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Essere sul web come nella realtà


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Salve a tutti :salut:

 

Giorni fa, dopo aver commentato su facebook lo stato di un ragazzo - a cui inviai la richiesta d'amicizia perché mi piaceva la sua faccia in foto: poi scoprii anche che era gay  :banana: ) - ho riletto ciò che avevo appena scritto e poi ho pensato:"cazzo, ma davvero ho scritto io quella frase?". Per carità, non era nulla di che, ma il solo il fatto di abbattere ogni barriera così, come se nulla fosse, per il solo fatto di stare dietro ad una tastiera, sinceramente, mi... non so, mi turba... mi fa un effetto strano: non sono io!

 

Io mi vergogno perfino di salutare una persona che conosco quando la incontro per strada - rischiando anche di risultare cafone e scortese - io sono il massimo della timidezza e della vergogna, ma non sul web perché, appunto, non c'è contatto fra le persone.

 

Quel ragazzo che mi piaceva, e a cui ho inviato una semplice richiesta di amicizia (che termine del cazzo è "richiesta d'amicizia"? Un termine da imbecilli!), io non mi sognerei neanche di guardarlo per strada per la troppa vergogna! invece su internet (FB) è come se nulla fosse...

 

Alcuni di voi penseranno:"Embè? Non è meglio allora che l'ha "conosciuto" così?", io dico sì, ma solo per certi aspetti: questo semplificare tutto del web mi ha fatto perdere ogni contatto con la realtà, ogni tipo di interazione con le persone reali. Mi capita spesso anche qui sul gay-forum - dove tutto peggiora ancor di più, visto che non ho neanche un'identità quale potrebbe essere il mio vero nome - di pormi questa domanda. Ad esempio mi ritrovo a parlare di particolari che terrei solo per me, oppure a discutere su qualcosa con delle persone, mentre nella vita reale le sfanculizzerei con un "va be', è come dici tu".

 

 

Io nel web mi ci sono ritrovato molto tardi - gli altri già ci sguazzavano che era una meraviglia - e sinceramente ora rinnego il giorno che mi sono iscritto a qualsiasi cosa - argomento che non vale per questo sito, visto che non potrei mai andarmene in giro a domandare:"tu che pensi, dovrei dirgli a quel ragazzo che sono gay e che mi piace tanto...?"-.

 

Insomma: io rivoglio la vita reale! Rivoglio la sigaretta fumata dopo una birra con gli amici! Voglio un contatto con loro! Me ne sbatto le pelotas dei tag, dei link, dei poke, dei file e di tutte le altre cazzate di cui è piena la rete! Ma la realtà esiste ancora? Boh... non ricordo neanche l'ultima volta che ho fatto una camminata con gli amici: con loro, oramai, ci si vede solo al sabato o al venerdì sera per bere come gli asini (unico divertimento che conosciamo).

 

Mi capita di chiedere a qualcuno di vederci per un caffè, e la risposta è sempre:"ma gli altri escono" oppure "ma solo io e te che usciamo a fa?" perché subito pensano alla sbronza in comitiva.

 

La realtà dov'è? E' finita?!? Fra l'altro non posso neanche prendere in considerazione il fatto di conoscere qualcuno qui per poi incontrarlo, chiacchierare e fare le normali cose che la gente normale fa.

 

 

 

 

Scusate lo sfogo... anche se, in fin dei conti, non me ne importa nulla: tanto siamo sul web. ;) (ovviamente scherzo, mi spiace dilungarmi - anche perché ho un modo di scrivere parecchio contorto -).

 

 

PS Ho sbagliato sezione, qualcuno, per cortesia, lo sposti :D

Edited by Angelo1900
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https://www.gay-forum.it/topic/26072-essere-sul-web-come-nella-realt%C3%A0/
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Il discorso è affascinante e quantomai complesso, oserei dire omnicomprensivo dei problemi che hanno investito l'umanità nel Novecento.

Parliamo di esistenzialismo a cui si cerca di porre rimedio nei modi più creativi possibili, anche riducendo distanze e inibizioni come permette il web, a costo, però, di cadere in quella stessa alienazione da cui si vorrebbe fuggire.

 

Il tuo stesso discorso soffre -e vive- di questo paradosso: criticare i nuovi mezzi di inter-comunicazione, usufruendo di uno di essi, asserendo di essere nostalgico di un modo di rapportarsi che -fino a prova contraria- non dovrebbe essere disgiuntivo rispetto alla realtà virtuale.

Insomma, dovrebbero poter coesistere, e verosimilmente lo fanno, ma il problema effettivo è che tale coesistenza è sempre solamente superficiale, direi a compartimenti stagni: perché anziché unificare i piani, li sfruttiamo per sdoppiare la nostra personalità, e -come suggerisci tu- permetterci di comportarci nella realtà virtuale (ma, poi, quanto è reale?) come non possiamo/vogliamo nella vita di tutti i giorni.

 

Personalmente, ci vuole equilibrio per non snaturarsi rischiando, davvero, di alienarsi dalla semplicità e dalla tangibilità della vita vera, e -al contempo- riuscire a sfruttare proficuamente le indubbie opportunità offerteci da questi nuovi approcci telematici: dovremmo essere più noi stessi -ma con sensibilità, buon gusto e misura- nelle relazioni "fittizie" che sfruttano le nuove tecnologie, ma soprattutto avere maggiore capacità di affermare la nostra personalità anche in quei posti e con quelle persone di cui temiamo il giudizio nella quotidianità.

Spesso, invece si crea una discrasia: sul web siamo così spudoratamente senza inibizioni da essere la parodia della nostra persona e nella realtà ci rintaniamo sociopaticamente in un guscio che ci impedisce di esprimerci per quello che siamo.

Praticamente sul web diciamo di essere come, forse, vorremmo esserlo nei fatti, ma -spento lo schermo- fatichiamo ad affermare quella presunta versione migliore di noi e restiamo senza identità.

 

Equilibrio, ribadisco.

Anche se è difficile perché le istanze della modernità rispondono ad un'esigenza atavica dell'umanità: essere multiformi, infinite vite con infiniti volti in infiniti luoghi in indefiniti tempi con compagnie spesso indefinite e potenzialmente infinite.

 

Più coraggio, ci vuole!

Il coraggio di spegnere il computer, o chissà quanti altri dispositivi di ultima generazione, quando inizia a starci stretto.

E il coraggio di stringere le mani di sconosciuti, sorridere senza remore, mostrare frammenti di noi che troppo spesso riserviamo solo ad ignoti avatar.

 

L'identità non può essere virtuale!

Edited by Mina Vagante

@Mina Vagante io sono d'accordo con il fatto di spegnere il pc e altri dispositivi! C'ho provato e continuo a provarci! Se capita di cavarli dalla loro tana li trovi lì a cazzeggiare con quei cavolo di smartphone! Sono dappertutto! Non posso far altro che rassegnarmi (?).

Ma no!

Io, per fortuna, quando esco di casa non so neanche cosa sia uno smartphone!

E come me ce ne sono tanti, tanti altri.

 

Forse meno della moltitudine divorata e obnubilata da questa overdose di iper(per me, ipo!)realismo, ma ce ne sono!

questo forum è il solo spazio di socialità virtuale che mi sono concessa in trentanove anni di vita. 

 

detta premessa, è evidente che il mio scetticismo nei confronti di una conoscenza la quale, almeno inizialmente, prevede vi sia uno schermo tra due esseri umani è piuttosto radicato.

 

più della metà della mia vita ha avuto come unico luogo d'incontro la strada.

e, per quanto mi riguarda, oggi, la consapevolezza di non potervi essere altro modo dalla realtà per poter incontrare qualcuno è in fondo la stessa degli anni durante i quali era per strada, e soltanto per strada, che accadeva la vita.

 

ovvio, poi, sebbene restìa, ho seguito, anche se con puntuale ritardo tecnologico, le tappe che ci hanno portato in poco meno di un ventennio dal cellulare e al pc, allo smartphone e al tablet e tant'altro che nemmeno conosco, passando per il web.

 

non se ne può fare a meno, inutile girarci attorno.

e, per quanto non mi esalti il fatto che un tale progresso dipenda innanzitutto da una mera questione economica (la rete non è mica poi tanto libera...), non sono così conservatrice dal disprezzare le straordinarie potenzialità offerte dall'interconnessione globale: potenzialità che, nell'ultimo decennio speso in ogni dove per l'europa, hanno permesso anche a una veneratrice degli anni fin de siècle come me, un contatto prima altrimenti impensabile o inimmaginabile.

chiaro come il sole.

 

ma se l'uso della rete passa dall'essere un'utile consuetudine al diventare l'unica modalità di relazionarsi al mondo - nostro, e degli altri, con gli altri, non c'è dubbio per me che un tale (ab-)uso sia il segno, da parte di chi se ne rende artefice al tempo stesso, però, subendola o lasciandosene invadere, di un'incapacità sia a vivere di petto la propria solitudine sia a condividere una socialità a viso scoperto, in carne e ossa, con gli altri.

 

secondo me, se riconosci a te stesso di esserti lasciato irretire anche troppo dall'incanto della virtualità e arrivi a dirti, così, di "rivolere" la tua vita reale (e in questo "ri-", in questo volere di nuovo la realtà, neanche fosse umanamente possibile dimenticarla o accantonarla, è un campanello d'allarme che sento francamente suonare alle mie orecchie), non hai che da spegnere qualche attimo gli schermi.

 

i cani continuano ad abbaiare per strada, i marciapiedi continuano a essere pieni di cicche, gli alberi continuano a perdere foglie in autunno e a rifiorire in primavera, i fiumi continuano a trascinare rifiuti e le onde del mare in tempesta a infrangersi sulle scogliere, le metro continuano a puzzare del sudore di chi passa, le piazze continuano a essere un luogo dove darsi appuntamento, fiumi di birra continuano a passare per la gola degli assetati, e c'è persino gente che, ancora, cammina.

 

non conosci nessuno che sappia apprezzare la tua compagnia in carne e ossa?

se anche fosse così, ora, basta mettere il naso fuori dallo schermo, domani, rivolgere la parola a qualcun altro, finché non c'è qualcuno che ci tocca, ci ascolta, ci segue o ci accompagna.

Questa è la società moderna, questo è il futuro, i rapporti virtuali hanno in larga parte sostituito i rapporti umani, in parte è un bene dal momento che così facendo si ha l'occasione di avere  e mantenere contatti col mondo intero senza nemmeno il bisogno di uscire di casa, ma da una parte è anche un male, dal momento che per nessuna ragione il rapporto virtuale può sostituire il rapporto umano, il primo è evidentemente distaccato, il secondo invece possiede un calore, e una " realtà ", una " tangibilità " che non ha niente a che vedere col primo, e purtroppo si tende sempre di più a pensare che la realtà sia il web ( è in parte vero ai giorni d'oggi, ma a realtà virtuale è una cosa distinta e separata da quella reale ).

Diciamo che le due cose come sempre andrebbero equilibrate...nel tuo caso magari il rapporto virtuale, vista anche la profonda timidezza, può essere un inizio e un modo per rompere il ghiaccio, da esso poi può sempre scaturire il rapporto umano che comunque ci deve essere.

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