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L'identità


nak9

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A volte mi domando a cosa serva l'identità sessuale. E' cioè davvero utile e\o necessario il doversi definire in base all'oggetto che ci soddisfa sessualmente? L'unica cosa che mi piace dell'identità è l'idea di poterci "giocare", di poterla costruire e disfare a piacimento. Tanto in ogni momento io non sono mai uguale a me stesso. Vi lancio questa "folle" provocazione. Che ne pensate?

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Spunto sagace e vivido di sfumature: da ciò, passibile delle ermeneutiche più variamente soggettive.

 

Poni un interrogativo rilevante, che affonda le proprie radici nell'antropologia, nella sociologia e nella filosofia: una stabile connotazione ideologica è necessaria per la giusta affermazione dell'individuo nella società? Oppure è un limite -imposto dal conformismo- alle proprie possibilità di determinazione?

Ognuno -ognuno giustamente, ci tengo a precisare- può interpretare la provocazione diversamente, giungendo a posizioni antitetiche.

 

Personalmente, ritengo l'identità fondamentale per l'emersione egotica di una personalità riconosciuta e riconoscibile, ma non credo assolutamente che debba essere immutabile, stantia: la mutevolezza è tra le principali doti dell'intelletto, e più genericamente della vita.

Edited by Mina Vagante
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Il nomade ha identità cangiante: o meglio un'unica -non univoca- identità continuamente in evoluzione.

 

In una discussione generica che esula dalla sola identità sessuale, l'apolide sarebbe ancor più affascinante: senza identità se non quella della propria esperienza e dei propri ricordi, ergo del proprio pensiero.

Sarebbe non più identità, ma essenza in fieri: veramente noi.

Ma è davvero possibile essere tali? O dobbiamo rispondere comunque alle istanze della storia e del pragmatismo, dell'affermazione di una forma di sé che ci definisca e protegga?

Edited by Mina Vagante
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L'identità sessuale non è inutile, è parte di te, come si può rifiutare qualcosa che si crede un'imposizione quando è solamente una definizione di ciò che sei nella logica naturale delle cose? Purtroppo si confonde sessualità con caratteri e comportamenti, quando sono elementi totalmente distaccati. I comportamenti e i caratteri si acquisiscono e quindi si cambiano, la sessualità no.

Edited by Rotwang
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No, non è affatto inutile.

Contesto solo che la si intende troppo spesso in maniera monolitica, come giustamente noti anche tu: come se ad essa debba corrispondere un unico -coerente, integrale- modo di pensare, agire, desiderare e quindi comportarsi.

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L'identità sessuale è ovviamente la base della persona. Anche chi si ritiene nomade e pansessuale pone il nomadismo e la pansessualità come caratteristica determinante della sua persona, tant'è vero che conia nuovi termini e concetti per affermarla: in un certo senso, è molto più identitario e preoccupato (in tutte le sfumature di significato del termine :D ) dell'identità di chi si riconosce più semplicemente o come eterosessuale, o come omosessuale o come bisessuale.

 

La mancanza di una chiara identità sessuale è, molto semplicemente, una mancanza - un difetto, nel senso etimologico.

 

Chi vuole farne, all'opposto, un plus, non un minus, deve prima dimostrare (innnanzitutto a sé stesso), di averla, una chiara identità sessuale, se davvero sente il bisogno di trascenderla. Non è un trascendere l'andare vagando, ovviamente: è solo un brancolare, magari raccontandosi la canzone che si gioca, si disfa e ridisfa l'identtà. Ma se non ce l'hai, l'identità, con che giochi, che cosa disfi o ridisfi?

 

Quello che viene spontaneo osservare è che questo bisogno di nomadismo e di pansessualità (termini, a mio avviso, spesso usati in modo ingenuo e equivoco) viene sempre...dagli omosessuali.

 

Ora che l'identità omosessuale sia più difficile da conquistarsi che non quella eterosessuale è il minimo che possa dirsi. Per ovvie ragioni storiche culturali politiche etc. Non sarà che chi afferma il nomadismo, sta sotto la soglia dell'identità, non sopra? A mio parere, nella stragrande maggioranza dei casi (lascio quindi la porta aperta a qualche eccezione), sì: sta sotto, e non lo ammette.

 

Recentemente parlavo con un ragazzo di 25 anni, eterosessuale, molto interessato al sesso, e che ne fa molto; un ragazzo evoluto, sensibilissimo alla causa dei diritti glbt, ad esempio. Diceva che lui sarebbe contento di avere esperienze sessuali omo, per arricchire il suo ambito d'espressione sessuale; solo, finora non ha sentito mai una specifica attrazione sessuale per maschi.

 

Prendendo per buona questa sua affermazione, e io credo lo si debba fare in buona misura, ecco, questo è il caso di uno che si arricchisce (o arricchirebbe), che va (o andrebbe) oltre: ma lo può fare proprio perché ha una chiara identità sessuale, cui non rinuncia, ed essendo una persona evoluta mentalmente, e molto erotica, potrebbe sperimentare, aprirsi (momentaneamente, talora, per eccezione) ad altro che non il suo specifico orientamento sessuale. E lo può fare senza affogare nell'equivoca e triste nozione di nomadismo sessuale: anzi, la riafferma, la sua identità sessuale.

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Di nomadi e apolidi, Isher, parlavo secondo connotazioni molto più generiche e vaste della sola identità sessuale, come mi pare d'aver scritto in premessa.

 

Nello specifico, ribadisco di considerarla determinante per lo sviluppo della persona, per quel disvelamento graduale e consapevole di una maturità prima intellettuale che meramente e atavicamente fisica e istintiva.

Solo poi, provocatoriamente, ma con cognizione dialettica convinta, sottolineavo il rischio di farne inutilmente-ottusamente un baluardo, sino a intenderla monoliticamente. E su questo, come puoi immaginare, non sono d'accordo, il che non implica che la mia visione sia giusta o estendibile a tutti, sia ben chiaro! Anzi...

D'altronde, non è proprio il tuo amico l'esempio più fulgido di questa comprensione del limite che permette di trascendere -se vogliamo, e non per gioco o scienza- il limite stesso: di intravedere nuovi sbocchi e nuove esperienze?

Dico di più: l'identità inerisce all'ontologia, a ciò che siamo -spesso connaturatamente, e quindi irrimediabilmente- ma non esclude un divenire dialettico, non antitetico, ma che ampli i nostri confini.

 

Sul tema -concludo- sono semplicemente scettico, nel suo etimo più puro: che non significa che non la pensi come te, come probabilmente è nei fatti.

Ma mi piace considerare la vicenda con il giusto criticismo, appunto scetticismo: saremmo noi stessi delle monolitiche monadi se non fossimo in grado di alienarci da noi e porci secondo prospettive originale e inedite. Non necessariamente più vere o condivisibili, certamente arricchenti (anche qualora non le abbracciassimo).

Edited by Mina Vagante
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Quello che viene spontaneo osservare è che questo bisogno di nomadismo e di pansessualità (termini, a mio avviso, spesso usati in modo ingenuo e equivoco) viene sempre...dagli omosessuali.

 

Direi che semplicemente a molti omosessuali pesa dirsi "gay"

per una particolare forma di omofobia interiorizzata

che ha in Foucault il suo padre nobile :)

 

Definirsi in un modo rispetto ad un altro

non preclude alcuna esperienza.

 

Poter essere oggi gay e domani etero

non significa "trascendere le identità"

significa solo essere bisessuali.

 

Una identità complicata

- come ad esempio travestirsi da donna per fare sesso con le donne

e da Batman per fare sesso coi maschi, invertendo ruolo sessuale a ogni lunazione -

può essere raccontata o può essere taciuta.

In assenza di complessi può sempre essere sintetizzata in un orientamento.

 

A che serve dichiararsi, allora?

A dare una testimonianza contro l'omofobia.

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non credo che sia necessario mettersi sulla maglietta un etichetta con scritto chi tu sia o verso chi o cosa si è attratti. lo sai tu qual'è la tua identità sessuale e questo basta. la società ha bisogno di etichette perchè deve tener controllata ogni persona facendone dei gruppi. 

 

l'identità sessuale  è dentro di noi e ci serve per vivere serenamente. io non sarei felice se stessi con un ragazzo perchè so che non mi darebbe mai quello che mi da una ragazza. l'identità sessuale è una cosa che possiamo nascondere agli altri ma non a noi stessi.

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Molto interessante l'intervento di Isher. Faccio un paio di precisazioni: nel momento in cui provocatoriamente smitizzo l'importanza dell'identità, in ogni caso ne affermo una. Io mi definisco "bisessuale", e forse in questa etichetta sintetizza proprio un continuo bisogno di trascendere. Anzi, a me piacerebbe conoscere persone aperte proprio come il tuo amico etero che vuole approfondire la propria conoscenza sessuale (e quella degli altri). 

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Si può essere bisessuali, si può essere però anche monosessuali

 

Io non sento la mia monosessualità come un limite, certo essendo gay

so benissimo che ha comportato una serie di fregature per colpa della

società in cui vivo, ma a parte questo sessualmente parlando, no.

 

Non mi ha neanche impedito di provare l'eterosessualità, forse non

ho goduto della libertà e della disinvoltura per ritenerla veramente

un arricchimento ( ero troppo giovane in una società troppo omofoba )

Forse - avessi avuto più numeri per aver successo con le donne - sarebbe

stato diverso ( ma credo di aver suscitato sempre più affetto che sesso )

 

Tuttavia non mi ha limitato neanche in questo....

 

Poi l'identità sessuale è fatta di tante cose: sesso-genere-orientamento-sessualità

ed io mi percepisco sessuato per ognuno di questi elementi non solo per

uno ( l'orientamento )

 

A me è sempre bastata la sessualità ad arricchire la mia identità e

bisogna pur riconoscere che la sessualità consente di fare tantissime

cose, pur ritenendosi monosessuali

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A me non pare che aver fatto sesso con le donne

(anche recentemente ho combinato qualcosa)

abbia aggiunto qualcosa di particolare alla mia sessualità.

Penso che sia stato più significativo per me il sesso a tre o il BDSM.

 

Non dico che non sia un'esperienza interessante.

Personalmente ho sperimentato tutto quello verso cui non ho un'avversione

ed effettivamente anche le donne hanno fatto parte di questo bagaglio.

 

Descrivere la propria identità sessuale solo con i generi con cui si fa sesso è probabilmente limitante,

ma alle persone intorno a noi interessa più sapere se siamo gay, etero o bisex

rispetto a sapere se desideriamo adolescenti, anziani o entrambi.

E il nostro ruolo sessuale interessa solo ai gay che vogliono fare sesso con noi...

 

"Trascendere" non trascende nessuno.

Quello che fa la differenza sono le esperienze non le definizioni.

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mi spiegheresti gentilmente cosa significa monosessuale?

 

In generale è un aggettivo che significa "di un solo sesso"

"che riguarda un solo sesso"

 

In biologia si contrappone a ermafrodito

 

in sessuologia a bi-sessuale

 

Comunemente viene impiegato per indicare -Etero e Gay- con

un unico termine ( i due orientamenti sono accomunati dal fatto

di essere entrambi mono-sessuali, riguardano l'attrazione per un

solo sesso )

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non l'avevo mai sentito usare. anche oggi ho imparato qualcosa :) grazie.

 

ci sono così tante identità sessuali. ognuno "sceglie" quella che più gli aggrada.

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La prima cosa che fa un organismo vivente nella sua esistenza è costruire una membrana; senza membrana non c'è vita. Ovvero, la prima cosa che fa l'organismo è definire cosa è sé e cosa è non-sé, allora inizia a vivere. 

Poi, chiaro, fisicamente tutto al suo interno ogni singolo elemento cambia, perfino la stessa membrana, quindi quello che accade è che ciò che resta dell'identità è la continuità e coerenza di una narrazione. E questa continuità non può prescindere da alcuni elementi fissi, da alcuni punti fermi su cui potersi appoggiare almeno per una "durata", se non per sempre. Anche nella vita sessuale è così. 

Edited by FreakyFred
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Per una volta che mi dai ragione, Almadel, mi devi far arrabbiare :D

 

 

 


Direi che semplicemente a molti omosessuali pesa dirsi "gay"
per una particolare forma di omofobia interiorizzata
che ha in Foucault il suo padre nobile :)

 

Perché ha in Foucault il suo padre nobile? 

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A me non pare che aver fatto sesso con le donne

(anche recentemente ho combinato qualcosa)

abbia aggiunto qualcosa di particolare alla mia sessualità.

 

 

Beh non sei gay, sei bisessuale e ti sei convinto di essere gay anche se sai di non esserlo. L'assurdità sta proprio in questo, gli etero non sono condizionati da certi preconcetti che hanno i gay, non si pongono il problema dell'identità o altro, fanno sesso con le donne e sono etero, fine, se uno è gay non fa sesso con le donne, fine.

Edited by Rotwang
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Perché ha in Foucault il suo padre nobile?

 

E' un'idea di Dall'Orto, che fa discendere il rifiuto teorico delle identità forti dei "decostruzionisti"

dal fatto che Foucault non ha mai davvero avuto il coraggio di dichiararsi gay :)

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Sì, lo so, fa parte di un suo furor antifoucauldiano, che però è infondato. tra l'altro non è vero che Foucault non si sia dichiarato gay. Ha fatto CO in America, quando è stato invitato a insegnare nell'università di S. Francisco, ma anche in Francia non na mai nascosto la propria omosessualità, tutt'altro. Se vai su Culturagay troverai una mia recensione a una biografia di Foucault in cui cito tutta una serie di dicharazioni in cui, fin da giovane, Foucault parla esplicitamente della propria omosessualità, tra le quali una (cito a memoria) che suona press'a poco così: «dobbiamo accanirci a diventare sempre più gay».

 

A parte questo, il punto è un altro. Foucault era molto interessato alla problematica del Potere e in fondo tutta la sua opera verte su questo. Era giunto alla conclusione che il Potere non deve essere più inteso alla maniera arcaica, facciale, frontale, come una palizzata da abbattere, cioè come un Sovrano che nega e che incombe, ma che il Potere, nella contemporaneità, agisce come un reticolo disseminato di poteri i quali stabiliscono una relazione, nella quale si danno punti di "resistenza" da parte dei soggetti coinvolti. Sono questi punti di resistenza che contano, o possono contare. Per lui dunque era quasi irrilevante credere di reagire al Potere dicendo "io sono gay", cosa che, al limite, rafforza il Potere stesso. Questo perché il Poter, nella contemporaneità, non nega e non è più rappresentato dal diritto di dare la morte, ma, al contrario, agisce permettendo, incitando, non negando ma investendo le vite, dando la vita: questa è, all'osso, la biopolitica, un potere che si è autoriformato ed è entrato nelle nostre vite sotto forma di impulso a parlare, agire, esprimersi, a soggettivizzarsi assoggettandosi.

 

Ti consiglio di leggerti L'ordine del discorso, un libretto di Foucault edito nella PBE, che riproduce il suo discorso inaugurale al Collège de France, quando fu chiamato a insegnarvi. Lì si parla dell'ordine del dscorso, ma la problematica è sempre la stessa. ;-)

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Specchioinfranto

Se per identità sessuale intendi l'orientamento sessuale secondo me è importante perchè l'orientamento è parte di noi, è uno degli aspetti che caratterizzano la nostra persona. Si nasce gay, etero o bisessuali e questo è un dato di fatto! Dichiararsi gay/etero/bisex significa in fondo chiarire verso quale genere sessuale è orientata e indirizzata la nostra attrazione emotiva, sentimentale e sessuale, tutto qui, non è nè limitante nè significa affibiarsi un'etichetta come molti pensano.

Sento spesso persone che hanno difficoltà a dichiararsi gay o bisex (e ciò non mi stupisce affatto visto il contesto in cui viviamo) addurre come giustificazione della loro reticenza il fatto che neanche gli etero si presentano specificando la loro eterosessualità ma io sono del parere che un etero non ha bisogno di farlo perchè la nostra società già da per scontato che si nasca così; per un omosessuale dichiarsi gay o lesbica non significa soltanto legittimare il proprio orientamento e ripudiare un ruolo che qualcuno ha arbitrariamente e convenzionalmente stabilito per lui ma equivale ad affermare: "Fermi tutti! Io non sono come voi credete e date per scontato che io sia, io sono gay/bisex e in quanto tale voglio essere ugualmente accettato, apprezzato e amato!"

Edited by Specchioinfranto
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Specchioinfranto

Verissimo!


gli etero non sono condizionati da certi preconcetti che hanno i gay, non si pongono il problema dell'identità o altro, fanno sesso con le donne e sono etero, fine, se uno è gay non fa sesso con le donne, fine.  
Edited by Specchioinfranto
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Il fatto che gli etero di solito non lo facciano

non significa che non lo facciano se glielo chiedi.

 

Se domandi a un ragazzo: "Sei etero, gay o bisex?"

E questo ti tira il pippone sul "trascendere le etichette"

è sempre un bisex o un gay molto giovane.

A quel punto si fa più bella figura a dirlo subito.

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Specchioinfranto

Ovviamente non volevo giudicare o criticare chi si comporta come ho descritto nel precedente messaggio! Evidentemente chi lo fa è perchè ha difficoltà ad accettare il suo orientamento sessuale e sicuramente è una persona che soffre, il mio messaggio voleva solo essere una constatazione obiettiva, non conteneva alcuna critica!

Edited by Specchioinfranto
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