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Fuori orario


Nathan

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di Martin Scorsese.

 

Trama:

 

Paul Hackett lavora in una società informatica. E odia il suo lavoro. E non ha praticamente vita sociale. Una sera, in un ristorante, incontra un’attraente bionda con cui inizia una brillante conversazione. Quando i due si separano lei gli lascia il suo numero di telefono, e quando lui la chiama lei lo invita nel suo appartamento. Ma le strade di SoHo sono buie e deserte, sembrano uscite da un film horror a basso costo. La vita di Paul Hackett, invece, entra d’improvviso in un vortice di disavventure che lo lascia senza fiato...

 

SoHo (“South of Houston Street”) è il quartiere degli artisti di New York, dove si possono trovare decine di gallerie d’arte e di jazz club. È un quartiere vivace e piuttosto bohemienne, forse meno coreografico del vicino Greenwich Village ma decisamente più intellettuale. In questo quartiere, in cui le costruzioni in ghisa sembrano quasi delle sculture postmoderne, lo sceneggiatore Joseph Minion ambienta questa kafkiana vicenda dell’uomo comune intrappolato in un incubo popolato soprattutto da donne dure e cattive. Martin Scorsese, di ritorno da “Re per una notte”, dirige con maestria una commedia la cui efficacia dipende molto dalla capacità di identificazione dello spettatore con il personaggio protagonista, l’uomo comune.

 

Attraverso una serie di situazioni bizzarre ed una sequela di dialoghi spesso geniali e sempre al limite (se non oltre) del realismo, prende vita davanti ai nostri occhi un universo di personaggi insieme comici e tragici, ridicoli e spaventosi, accattivanti e indisponenti.

È un nuovo capitolo del viaggio di Scorsese alla scoperta della città di New York, un capitolo perfettamente coerente con il resto della sua filmografia anche se realizzato su commissione, ed è forse il suo tentativo più riuscito di mettere insieme la commedia satirica e quel senso di paranoia generato dalla società moderna. A prima vista può sembrare solo un freddo esercizio di stile, con Griffin Dunne (anche produttore) a guidare una masnada di incontenibili caratteristi, ma è in realtà un film talmente particolare e ben fatto da riuscire a far sentire allo spettatore le stesse sensazioni che il protagonista prova sullo schermo.

 

E' un film davvero particolare, ampiamente sottovalutato.

Mi ha colpito il fatto sia geniale e concitato, un vortice di emozioni e situazioni incalzanti che si susseguono lungo tutta la durata. Mi viene da pensare ad un Kaleidoscopio. Il protagonista è sempre sul filo del rasoio, con alti e bassi.

Un'altalena tra situazioni tragiche e lo spiraglio di luce in fondo al tunnel, la salvezza, fino alla rinascita all'alba del nuovo giorno...

Da vedere, per me! :asd:

 

[allegato eliminato dall\'amministratore]

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