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Precarietà lavorativa e desiderio di indipendenza (e di crescere!)


Akira86

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Buongiorno a tutti!

 

Questo post è rivolto principalmente a coloro che si sono già laureati e che stanno affrontando le prime esperienze lavorative (o che magari lavorano già da un po' e che devono fare i conti con questo mondo del lavoro malato!).

Mi sono laureato da circa un anno e mezzo e tutto sommato mi posso ritenere fortunato: poco dopo laureato ho ricevuto una proposta di lavoro inerente al mio percorso di studi e pagato decentemente (circa 1000 euro al mese). Il contratto è chiaramente a progetto a scadenza annuale. A dicembre 2013 altra fortuna: rinnovo per un altro anno.

 

Ora, va bene che ho un lavoro, va bene che mi sto facendo un mazzo tremendo e che sto imparando molte cose nuove e va bene che mi sento fortunato, ma in tutta sincerità vorrei anche fare un altro passo: andare a vivere da solo ed iniziare a crearmi una mia indipendenza. Il punto che mi frena di più è proprio la precarietà: è pur vero che non bisogna farsi frenare da questo, sennò uno il passo di andare a vivere solo non lo fa più, ma se prendo un affitto e a dicembre non mi rinnovano il contratto, che faccio? torno dai miei? la loro casa sarebbe aperta, ma mi sentirei sconfitto. 

 

Ci sto ragionando da un po' e ho deciso di provarci. Se dovessero mandarmi via a dicembre tornerei dai miei...però non nego che l'idea non mi piace molto, ma tanto alternativa non c'è.

 

La domanda che vi pongo è la seguente: voi come vi relazionate nei confronti di questa situazione attuale del mondo del lavoro? vorreste andare via di casa ma la paura della precarietà vi perseguita? 

Edited by Akira86
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Se i tuoi ti accolgono senza problemi tentar non nuoce

personalmente non mi avvince l'idea di pagare un affitto per poi non aver mai niente di proprietà e nemmeno dare un anticipo e stare con l'ansia del mutuo per anni ma son punti di vista

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caro Akira.

 

da precaria o, meglio, da funambola di lungo corso, uno dei pochi vanti della quale è quello di non essere tornata sui suoi passi neanche quando si è trattato di cambiare una ventina di volte casa o accettare uno straccio di lavoro ovunque, e in assenza d'altro, nell'ultima dozzina e passa d'anni - pur di poter contare o di non dover mai derogare dal principio della propria autonomia, mi auguro tu non attenda condizioni migliori per muovere i tuoi passi oltre la soglia di casa dei tuoi.

temo, infatti, ritarderesti ulteriormente un'esperienza che, anche stante lo stallo politico-economico dell'italia,  secondo me, val bene intraprendere o arrischiarsi a fare, e più prima che poi.

mille euro, e a roma per di più, non consentono granché. ma avere un tetto sulla propria testa insegna ad assumersi in prima persona delle responsabilità delle quali, fino a quando rimarrai tra le mura paternematerne, nemmeno potrai renderti conto, con la conseguenza di crescere impedendo a te stesso di ricavare dall'esperienza della tua propria indipendenza l'insegnamento di quel riconoscimento dei propri limiti e delle proprie possibilità che francamente, invece, auguro a te, come a chiunque altro abbia anche soltanto vent'anni, di vivere sulla propria pelle.

 

quanto alla tua condizione, nel particolare, è proprio della precarietà lavorativa e dunque, a conti fatti, esistenziale il non poter consentire a chi ne è coinvolto o succube di programmare, non dico il futuro ma, più semplicemente, il domani.

e non intendo il domani o un domani chissà quanto lontano ma il domani che, ogni giorno, segue all'oggi, così come un oggi, ogni giorno, segue al suo ieri.

 

se e quando, poi, verrà il momento che la precarietà dovesse malauguratamente levarti la terra sotto i piedi, sarai magari già attrezzato abbastanza da non darla vinta a una società che vuole ancora "giovani" persino i quarantenni...

... e potrai pure, sì, tornare dai tuoi ma anche, perché no, decidere, precario per precario, di spiccare il volo altrove.

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Premetto che non capisco perché dovresti rivolgerti ai laureati.. U.u

Boh comunque conta che se non ti rinnovano il lavoro

Avresti altri 8 mesi di indennitá di disoccupazione

(12 mesi se prende il via la nuova naspi)..

 

Inoltre in quei mesi potresti cercare lavoro col vantaggio di esser laureato

E di avere due anni di esperienza..

 

Io aspetterei ancora prima di trasferirmi ma se rinnovano ci andrei al volo..

Poi dipende anche da quanto è lo stipendio e se l'idea è di convivere

Con la propria ragazza/o..

 

Insomma è molto soggettivo.. Non credo esista una scelta dubbia e una corretta..

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oddio, con 1000 euro mi sa che non ci vivi da solo tra affitto, bollette, macchina, spesa ecc ecc.. a meno che i tuoi ti passino un 400 al mese..

 

se invece siete in 2 potreste farcela, ma accontentandovi dell'affitto perché con due stipende da 1000 euro il mutuo col cazzo che ve lo danno.. Io fossi in te starei, purtroppo, dai miei mettendo da parte i soldi.. Adesso avrai il rinnovo, magari non te lo daranno più tra 2 anni e ti ritroverai a emigrare all'estero

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E' anche vero che con uno stipendio di 1000 euro ci vorranno almeno vent'anni per metter su una cifra consistente, tale da acquistare casa senza mutuo

Per quanto riguarda gli affitti sono molto variabili, un single puo accontentarsi di monolocale in periferia e allora 1000 euro bastano (lo stipendio di impiegato pubblico non è molto di più),

Il traguardo (anche il mio) sarebbe la casa di proprietà, ho, faticosamente, messo da parte dei risparmi ma non bastano! dannazione!!!

Voi come pensate di fare, aspettate l'eredità dei vostri  :grin:  o cosa?

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faby91

dell'aspi, come della mini-aspi, beneficiano soltanto i lavoratori dipendenti (ossia con contratto, almeno, a tempo determinato), i quali abbiano involontariamente perduto la loro occupazione.

quanto ai lavoratori cosiddetti a progetto, rientranti nell'ambigua categoria dei varii co.co.pro., il solo sussidio cui possono ambire, salvo rientrare preliminarmente in diversi requisiti tipicamente burocritaliani, è un contributo una tantum, in virtù del quale il lavoratore ex-co.co.pro., dopo e soltanto dopo due mesi dalla fine del rapporto, sempre che non abbia trovato un'altra occupazione, potrà percepire il 30% del reddito da lui percepito nel corso dei dodici mesi precedenti.

insomma, una somma che, nel caso di akira, mi domando quanto potrebbe sensatamente giustificare una procrastinazione della sua, precaria sì, ma comunque emancipazione.

 

fab_90

questione di scelte, di filosofia e di stili di vita, ovvio. ma milleuro, ce la si può fare - magari contando sui propri piedi (e fermo restando che, nell'eventualità si adoperasse a traslocare altrove dai suoi, avendoli vicini, ovviamente Akira potrebbe anche contare su piccoli ma indubbi vantaggi che possono derivare dall'avere la propria famiglia a pochi chilometri). 

inoltre, ovvio pure che Akira, sempre che lo vorrà, dovrà condividere un appartamento: ma potrebbe farlo anche con un amico o un'amica o affidarsi al caso e al suo intuito, cercando una stanza nella zona di roma a lui più consona. più di una generazione, emigrata tanto dal sud quanto dal nord, popola gli immobili della capitale: e non sempre le case in cui si finisce sono squallide o deprimenti, se ci si impegna nella ricerca. (quei pochi buoni amici che ho qui, a roma, li ho conosciuti convivendoci).

quanto al mutuo, non è questione dei milleuro, ma del fatto che le banche non lo concedono certo a un lavoratore a progetto. e poi, quello che Akira cerca è di fare un passo oltre la soglia di casa, mi sembra: non una sistemazione, una volta per tutte. e se anche questo fosse il punto, probabilmente ha persino la "fortuna" di avercela già una casa a roma: quella dei genitori, appunto.

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@bastianich azz non lo sapevo! >_<

 

Comunque @fab90 daje che ci sono affitti anche

A 250-350 denari al mese quindi con 1000 soldi ci si puó vivere..

Il problema è se da gennaio poi non entrano piú questi denari mensili...

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Ora, va bene che ho un lavoro, va bene che mi sto facendo un mazzo tremendo e che sto imparando molte cose nuove e va bene che mi sento fortunato, ma in tutta sincerità vorrei anche fare un altro passo: andare a vivere da solo ed iniziare a crearmi una mia indipendenza. 

 

Io non ho esperienze lavorative solide alle spalle...intendo, non son mai stato pagato più di 250 euro al mese (collaborazioni con l'Università, che più o meno ripagavano il costo della retta)...ho amici nel ramo umanistico, perciò a noi mille euro al mese non paiono pochissimi :D

 

Aneddoti a parte, hai valutato la possibilità di andare a vivere con altra gente?

Quando ho convissuto, ho convissuto con amici, e di tanto in tanto tornavo dai miei nel finesettimana, non è male se ognuno si fa un po' i cazzi suoi e ci si rispetta. Perché se guadagni 1000 euro al mese è un po' stupido sputtanarsene che ne so, 400 d'affitto di un monolocale se puoi prenderti una stanzetta pagandone 200. Poi non conosco le tue abitudini eh...

 

perciò quoto @bastian

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@faby91: neanche io fino a quando, dopo circa tre anni a progetto, mi sono ritrovata in mezzo a una strada, uscita dalla porta di una sede dell'inps, a stringere mosche nel palmo di una mano... ad ogni modo sembrerebbe, comunque, che 'sti fasulli contratti a progetto, sotto i quali puntualmente si celano rapporti né più né meno che di subordinazione (a conti fatti, spesso e involontariamente, il lavoratore co.co.pro. si ritrova con gli stessi doveri di un dipendente - orario lavorativo e mansione equiparabili perfettamente a un suo pari assunto a tempo indeterminato - ma con nessun diritto, dalla sua, a tutelarlo - ferie, malattie, tredicesima), siano destinati prossimamente a sparire.

il consiglio di bastianich, ad ogni modo, è di pararsich il culo: bisogna armarsich di un'ardente pazienzach e, comunque e sempre, cercarech un contratto a tempo determinatoch.

 

@shopy: purtroppo, a roma, è categoricamente da escludere la possibilità di affittare una stanza il cui affitto costi sotto i trecentocinquanta euri (e sto parlando di periferia). a meno che uno non opti, ovvio, per una soluzione abitativa extra-raccordo anulare: e, francamente, con le mostruose distanze capitoline e il conseguente stress che ne può derivare, augurerei soltanto al mio peggior nemico un destino del genere.

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Premetto che non capisco perché dovresti rivolgerti ai laureati.. U.u

 

Infatti ho scritto che il topic era rivolto anche chi lavora da un po'...io chiaramente parlavo degli studenti mantenuti.

 

In ogni caso il topic non è sulla mia scelta; io ho deciso che voglio fare questo passo. L'argomento è la scelta di vita. 

Purtroppo io non condivido la mentalità del "me ne vado quando sto bene". Oggi come oggi ragionare così è solo una scusa per non prendersi le proprie responsabilità e rimanere a casa con mammà e papà. Ma questa è la mia idea...

 

Fra l'altro con 1000 ci si può tranquillamente vivere: certo che se non si vuole rinunciare a nulla è praticamente impossibile (ma il tipico ragazzo medio italiano ha difficoltà a capirlo)

Edited by Akira86
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@shopy: purtroppo, a roma, è categoricamente da escludere la possibilità di affittare una stanza il cui affitto costi sotto i trecentocinquanta euri (e sto parlando di periferia). a meno che uno non opti, ovvio, per una soluzione abitativa extra-raccordo anulare: e, francamente, con le mostruose distanze capitoline e il conseguente stress che ne può derivare, augurerei soltanto al mio peggior nemico un destino del genere.

 

:o... specificità che non conosco, perciò si vede che ho lanciato consigli a caso.

Immagino che comunque prendersi una stanza sia meno esoso che affittare un monolocale..

Edited by schopy
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se inizi a porti mille se e ma non andrai mai via di casa,provaci se andrà male i tuoi non ti spareranno mica!

se andrà bene avrai una TUA casa una TUA indipendenza..insomma che aspetti?! si fiducioso nel futuro..ti aspettano mille sacrifici ma se non provi....non lo saprai mai,sei giovane e laureato :closetema:

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ho sotto controllo tutte le mie spese con un foglio excel, e vedo che riesco a vivere a Roma senza farmi mancare niente con meno di 1000 euro al mese, ma ho la casetta di proprietà (il che non vuol dire che non ci siano spese, tra riscaldamento, condominio, nettezza urbana, IMU etc.)

ho anche una macchina che non uso tantissimo e che è una delle voci di spesa più ingenti

 

il mio consiglio, come ti hanno già detto altri, è di provare: affitta una stanza in una zona della prima periferia, ben servita dai mezzi pubblici (preferibilmente dalla metro), e rinuncia alla macchina che è una fonte di spesa anche se la tieni ferma :uhsi:

al limite comprati un motorino usato oppure, ancora meglio, una bici elettrica

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Una bici elettrica???????? Vade retro!!!!

Piuttosto una buona bici da cittá!

 

Poi se l'obiettivo è essere indipendente non ha senso eliminare l'auto

Che è uno dei simboli per eccellenza dell'indipendenza!

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Poi se l'obiettivo è essere indipendente non ha senso eliminare l'auto

Che è uno dei simboli per eccellenza dell'indipendenza!

 

Credo che ogni città abbia le sue consuetudini...se stai a Roma forse in effetti la macchina non la adoperi tanto.

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@faby91 la bici elettrica a Roma aiuta... non è pianeggiante, ci sono i colli :awk:

@schopy a Roma puoi stare senza auto se vivi nel centro storico o nella prima periferia, altrimenti è impossibile: io che abito nella lontana periferia senza auto sarei tagliato fuori da tutto

la uso poco solo perché il mio livello di vita sociale è scarso :uhsi:

però se vivi al centro e lavori in città, all'auto si può rinunciare: anzi l'auto è più un impaccio che altro, visto che non si riesce neanche a parcheggiare

infine è vero che è un simbolo di autonomia e libertà, ma quando i soldi son pochi bisogna pur rinunciare a qualcosa, e l'auto ti porta via almeno 1000/1200 euro l'anno (anche tenendola ferma)

Edited by conrad65
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AndrejMolov89

L'auto devi mantenerla. Vivere con 1000 euro al mese è possibile, però ti lascia le spalle scoperte per eventuali problemi (il consorte ha avuto un problema ai denti e ha dovuto sborsare 1400 euri XD, mandando a puttane il suo progetto di vivere un annetto a Padova XD)

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Ragazzi mi comincio a stufare. Il topic non è sul vivere o no con 1000 euro al mese ma sull'attuale precarietà del lavoro. Leggete la domanda che ho posto all'inizio:

 

voi come vi relazionate nei confronti di questa situazione attuale del mondo del lavoro?

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voi come vi relazionate nei confronti di questa situazione attuale del mondo del lavoro?

 

Io ho ceduto le armi in partenza, nel senso che verso i 23 son tornato a vivere dai miei, e ancora ci sto.

Pace. Se e quando trovo un lavoro che mi consenta almeno i mille euro al mese, spero di andarmene.

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beh, Akira, forse la questione del (potere) vivere o meno con milleuro al mese non è poi così off-topic.

 

se ci facciamo simili conti in tasca, va detto che anche questa triste contabilità non è che una conseguenza di quella precarietà ovvero di quella situazione attuale del mondo lavorativo (in italia, in una delle sue forme più aberranti o sprezzanti del diritto), cui tu fai riferimento: chi ha un contratto la cui veridicità legale è, spesso, pari allo zero (per le ragioni circa l'omessa subordinazione o dipendenza in cui si traducono molte cosiddette collaborazioni continuative, che ho provato a fare entrare nel discorso più sopra), salvo eccezioni, percepisce, come te, uno stipendio inferiore a chi, pur svolgendo la medesima mansione, avrà però nelle sue tasche, alla fatidica fine del mese, gli adeguati compensi - oltre che le sempre più calpestate tutele, garantitegli da un contratto a norma di legge, a tempo determinato o indeterminato che sia.

 

ovvio, anche i contratti a progetto vengono spacciati per contratti a norma di legge, in virtù della nota legge biagi - la quale, però  va pure detto, facendo riferimento alla flessibilità imposta da un mercato del lavoro ritenuto negli intenti mobile e in continua evoluzione con l'allargarsi delle frontiere o l'azzeramento dei confini in ambito u.e., certo non intendeva garantire quell'esteso ricattatorio sfruttamento in cui i datori di lavoro nostrani hanno saputo piegarla.  

 

che la stabilità non sia per nulla più un dogma è qualcosa di cui, ovviamente, può farsi esperienza anche oltreconfine.

tuttavia, in italia, a mio avviso per il basso livello di cultura o civiltà cui la induce una diffusa mentalità "imprenditoriale-manageriale-dirigenziale" votata alla furbizia, alla corruzione, al nepotismo o clientelarismo, al profitto dei propri affari e all'ingiustizia subìta dalle masse di coloro i quali, non potendosi fregiare di alcun vincolo di parentela o prostituita sudditanza nei confronti di chi, questa stessa mentalità, a pieno titolo la incarna, quella stessa flessibilità che, altrove, si è tradotta sì ugualmente negli ultimi anni, per via della fantomatica "crisi", in un più elevato indice di disoccupazione ma, se non altro, per chi almeno un lavoro ce l'ha, non si è discostata, come invece è accaduto nelle nostre patrie galere, da una seppur temporanea - ma giustamente, però, retribuita e tutelata - occupazione.

 

negli ultimi cinque anni, qui a roma, ho dovuto cambiare cinque volte lavoro: quattro su cinque dei miei datori di lavoro li annovero tra le perfette schiere dei beati potentelli italioti. senza alcuna ragione, se non il loro profitto, è gentaglia che, in giacca e cravatta, smartphone e suv, spiegandoti che c'è una crisi la quale, purtroppo, non dà loro alcuna scelta se non di assumere un lavoratore accollandosene un costo irrisorio, ti spreme finché può e poi, al primo colpo di vento contrario, ti dice arrivederci e grazie, forte del fatto che, dietro di te, c'è una fila di malcapitati, purtroppo sempre più lunga ed estenuante, sulla quale contare.

va da sé che probabilmente occorrerebbe soltanto che qualcuno, nella fila, alzasse la voce per sollevare in chi gli sta davanti o indietro un coro di protesta: ma, purtroppo, la solidarietà è rara, oggigiorno, più dell'amore. questo caos che spacciamo per società si nutre delle povere individualità alle prese, ognuna, con l'impresa ormai quotidiana di tenere a galla se stessi e il proprio orticello, mentre la nave, quella nave che dovrebbe essere di tutti, affonda. (schettino docet).

 

tra le conseguenze di questo caos: l'impoverimento del nostro mondo relazionale, a malapena nascosto dalle potenzialità del web le quali si traducono, stando a quello che mi sta attorno, in un riflettere le proprie occhiaie su un piccolo schermo luminoso mentre si è seduti sulla metro in temporanea sosta da quel correre imperterrito di qua e di là che, per molti, è la vita nell'urbe, e l'enorme difficoltà di progettare, da soli o con qualcuno, in vista di un futuro (di quelle centinaia e passa di miei simili con i quali ho un minimo rapporto di conoscenza: pochissimi si sono sposati, alcuni convivono dopo avere messo al mondo un figlio, altri sono tornati all'ovile paternomaterno, altri ancora hanno fatto un biglietto di sola andata per altrove, la maggior parte infine si barcamena come me... e, salvo i pochissimi convolati a nozze, direi che i restanti casi sono esemplari di quel mutamento socio-antropologico con il quale, evidentemente, le generazioni a partire dalla mia stanno facendo gli amari conti).

 

quanto alle possibilità di relazionarsi con l'attuale situazione del lavoro in maniera altra dal subirla, schopy, con il suo esempio, ne ha già indicato una: tornare a casa di mamma e papà.

le alternative? camminare su una fune sospesa su un abisso, ritirarsi in un piccolo centro per vivere nel quale possa occorrere decisamente meno di quanto non serva in una grande e puntualmente sovrappopolata e malgestita città, fuggire con o senza cervello in un altro paese, togliersi di torno come qualcuno purtroppo ha già fatto, fermare l'andazzo con uno sciopero ad oltranza di tutti i precari turbando il sonno di chi del loro sudore si nutre, fino a svegliarli e fargli correre sulla schiena i brividi di una giustizia finalmente vendicatrice.

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@bastian ha già detto tutto e ha fatto un quadro chiarissimo della situazione: io posso aggiungere solo la mia piccola esperienza di 48enne, arrivato una decina di anni prima di @bastian nel mondo del lavoro: sono stato fortunato, nel senso che un po' la laurea, un po' la situazione che era ancora "decente" (erano i primi anni novanta, si viveva ancora dei riflessi dei dorati anni '80 e dunque non c'era tutta questa precarietà e le aziende continuavano ad assumere), mi hanno permesso di fare la mia carriera cambiando 6 società nel giro di una dozzina d'anni

però è stato un percorso accidentato, vissuto nel disfacimento generale, e man mano che tentavo di arrampicarmi con le mie forze notavo le oggettive difficoltà che hanno finito con l'investire anche me, nel senso che attorno ai 40 anni sono stato licenziato (così come tanti amici e colleghi) e definitivamente buttato fuori dal mondo dorato del "posto fisso" XD

la mia fortuna è che nel frattempo avevo comprato una casetta e messo da parte dei risparmi, per cui ho avuto il tempo di riciclarmi e cambiare lavoro: ora guadagno decisamente meno di prima, sono "precario", i miei versamenti INPS sono pieni di buchi, avere la pensione sarà una corsa a ostacoli, ma almeno non ho dovuto subire l'umiliazione del rientro a casa a 40 anni...

cosa accaduta invece a molti amici coetanei (quasi tutti hanno subito almeno un licenziamento, sono precari, moltissimi divorziati)

gli unici amici e conoscenti che sono sopravvissuti a questo cataclisma sono coloro che decisero per tempo (e riuscirono) a entrare nel grande carrozzone pubblico o para-pubblico, e che oggi si trovano in una condizione invidiabile (seppure quasi mai se ne rendano conto)

Edited by conrad65
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  • 4 months later...

Sono da un po' nel mondo del lavoro, prima nei vari call center da studente, poi da medico. Sono conscio di essere quantomeno in una posizione più privilegiata rispetto ad altri laureati e sono consapevole allo stesso modo di essermi fatto un mazzo tanto per avere i lavori che ho ora .

 

Sono un libero professionista e so che allo stato attuale delle cose non avrò mai un posto fisso . I contratti, a tempo determinato o meno, nel nostro giro sono un miraggio in quanto conveniamo esser presi come consulenti. Ciò significa non avere comunque mai una certezza futura, non avere ferie ( se sto a casa non guadagno) nè malattia (idem, se sto male non vado e perdo la giornata) e dover avere a che fare col mondo delle partite iva, con costi che mi piacerebbe tanto evitare tra tasse fisse e parcella di commercialista .

 

Non mi lamento, so che in alcune regioni pure i medici non trovano lavoro mentre qui sono riuscito a scavarmi delle nicchie che mi hanno potuto di "professionalizzarmi" in campi alternativi a quello del mio indirizzo di specializzazione .  Ovviamente mi son dovuto adeguare, per cui devo fare più lavori medici uno diverso dall'altro, staccando da un posto ed accaccando in un altro, tra spostamenti in auto ed orari improbabili . Alla pensione non penso assolutamente, potessi non verserei neppure i contributi a quella lordura di ente pensionistico chiamato ENPAM (non abbiamo INPS) ma tant'è che siamo costretti .

 

Si naviga tra secche e rapide, con la consapevolezza che indietro ai vecchi tempi non si torna e che c'è stato un calo di registro totale in tutte le categorie. Quando ero studente io, i medici erano quelli "col grano", ora son quelli "con uno stipendio" (e meno male comunque).

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