Jump to content

Eutanasia


Guest conrad

Recommended Posts

[modbreak=yrian]Segnalo che, a causa dei recenti avvenimenti, di questo argomento si discute ampiamente nella sezione "News".[/modbreak]Appello video: http://multimedia.repubblica.it/home/424701Articolo Repubblica.it: http://www.repubblica.it/interstitial/interstitial662921.htmlQuesta testimonianza pone ai nostri occhi una realtà, forse dura da accettare. Un uomo che non può più svolgere alcuna funzione autonomamente, se non quella di pensare e ragionare in piena lucidità. Una grave malattia, la distrofia muscolare, che, nel giro di qualche mese, ha costretto un uomo forte e possente in un letto ospedaliero.E' impossibile, allora, non pensare all'eutanasia. In casi estremi come questo, perchè sentirsi costretti a percorrere una strada che non vede miglioramento? Perchè non poter porre fine alla propria vita, ormai trasformatasi nel semplice funzionamento - mantenuto artificialmente - di un organismo biologico? Come dice Piergiorgio, citando Benedetto XVI, intenzionato a proteggere il corso naturale della vita, cosa c'è di naturale in una morte rinviata per mezzo di sostanze chimiche, macchine elettriche e meccaniche?O, probabilmente, nonostante ci si volesse liberare da una tortura (non solo personale, ma sofferenza patita anche dalle persone care), è impossibile e/o sbagliato decidere quando porre fine alla propria vita o a quella delle persone che non sono capaci di intendere e di volere?Eutanasia. Diritto di morire pari a quello di vivere? "Capriccio" di pochi eccentrici?A voi :cool:. Vi pregherei, però, di astenervi dal postare pareri telegrafici.Kisses :***

Link to comment
Share on other sites

sono sempre stato favorevole all'eutanasia come anche al semplice suicidio assistito.

 

nel primo caso perche' deve essere veramente difficile vedersi cambiare la vita in questo modo, costretto in un letto senza alcuna speranza di guarigione , nel secondo caso semplicemente perche' la vita non e' mai una scelta, si nasce e basta indipendentemente dalla nostra volonta' quindi e' lecito voler decidere di non vivere. alla fine chi vuole morire realmente (e non sto parlando di un semi suicidio per attirare l'attenzione) lo fa e lo trovo scandaloso che sia costretto a farlo nelle maniere piu' barbare. a chi e' immobilizzato, con la sola coscienza vigile non oso pensarci.... chissa' quante volte avranno pregato Dio che li facesse morire ... allora perche' non femare questo strazio? diritto alla vita e diritto alla morte indolore.

Link to comment
Share on other sites

non saprei... io ho sempre visto l'eutanasia come un fallimento medico e soprattuto come la massima espressione dell'accanimento terapeutico... però io sono anche quello che dice a tutti i parenti e amici che voglio che si accaniscano su di me per "resuscitarmi" anche quando non sembra ne valga la pena... mah... il suicidio non è poi così strano... non più strano dell'omosessualità :cool:

Link to comment
Share on other sites

  • 2 months later...

Non mi sembra più che altro possibile prendere posizione: ognuno a un suo percorso di evoluzione/involuzione non sapremmo mai quando possiamo e quando non possiamo intervenire. Alcuni potrebbero obbiettare che la persona ha diritto alla vita, altri obbietteranno che tale diritto non può essere impost. Alcuni diranno che la vita è di Dio, altri diranno che Dio non esiste e quindi si sceglie cosa fare per se. Taluni diranno che è coraggioso colui che la richiede, altri che è debole.....intanto mentre questi grandi personaggi religiosi discutono la persona soffre. Mentre i bioetici stanno ad arroventarsi il cervello egli soffre. Nel momento in cui i positivisti dibattono sulle potenzialità che non ci sono ancora della scienza quella scienza che l'ha mantenuto in vita e che non può salvarlo lo lascia lacerato dentro. Però se qualcuno mettesse da parte ciò e comunicasse con il malato dubito che alla sofferenza non sia ingrado (messa da parte etica e morale e non-etica e non-morale) di sentirne la sofferenza e di volerlo aiutare. Può darsi che provi a vedere con la scienza (tutto sommato il mondo è diviso tra totalitarismo scientifico e fanatismo religione due disgustose correnti) e non troverà nulla, allora potrebbe decidere di staccare la spina....ma ciò sarebbe omicidio allora chiede consiglio alla religione che gli nega ciò (ovvio che meno fedeli gli fanno poco comodo) e quindi il singolo è sballottato come una foglia al vento. I medici col giuramento non dovrebbero uccidere il paziente, qualunque sia il caso, quindi questo povero singolo cosa si trova a fare? Potrebbe leggere lui stesso libri di bioetica o filosofia e trovarsi ancora peggio di prima.....il problema resterà sempre senza soluzione poiché nessuno delle due posizioni: Diritto alla Vita e Diritto alla Morte vogliono trovare un compromesso (Avendo entrambi obbiettivi economici troppo forti in gioco)....quindi cosa si può fare? Le leggi non possono essere sui singoli casi, diventerebbero troppe sul già troppo che vi è....l'unica reale soluzione sarebbe lasciar scegliere al singolo, però in tal caso sarebbe suicidio e via da capo! L'unica soluzione che mette d'accordo le due parti è non curarlo all'origine e lasciarlo morire, ma chi può prevedere se esso poteva salvarsi oppure se sarebbe rimasto paralizzato a vita?

 

Purtroppo il discorso è totalmente a circolo e senza senso. Si continua all'infinito, tanto che l'unica cosa è che il sofferente morirà di anzianità....

 

Questo però ancora prima che essere una questione è uno scontro, uno scontro dialettico tra vita e morte...l'eutanasia è posta al centro nel senso positivo, il suicidio nel senso negativo. Nessuna delle due parti cederà per far spazio alla morigeratezza buona....quindi in questo mondo polare l'unica vera cosa da fare, per evitare che certe persone soffrano inutilmente è sedarlo e staccargli la spina, per lasciargli la dignità che essi cercano.

 

A coloro che diranno "Ma Gesù in croce ha sopportato molto di più" per favore ricordino anche Luca 20, 38 ("Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui") è veramente vivo chi è morto dentro? Direi di no se teniamo conto anche di: Matteo 8, 22 e Luca 9, 60 ("Ma Gesù gli disse: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti»." e "Ma Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va' ad annunziare il regno di Dio».") i morti non possono seppellire i loro morti, è ovvio che il Cristo indicava coloro che sono morti dentro, già che coloro che richiedono l'eutanasia sono morti dentro non potendo condurre una vita normale e trovandosi da soli, non possiamo finalmente concedergli un atto di pietà conducendoli a una buona e vivente morte?

Link to comment
Share on other sites

Ho letto ieri un articolo(non ricordo dove,come mio solito,mi liniterò a citare il caso) dove si parlava di Welby intenzionato a morire e di un altro uomo nello stesso stato di Welby che invece dichiara di voler continuare a vivere. Ho notato che chi è contro l'eutanasia si schiera con quest'ultimo facendone una bandiera contro la morte assistita, ma personalmente trovo sia sbagliato prendere le parti di questo e non tutelare l'altro, come accade anche per l'aborto.

 

Mi spiego meglio: legalizzare l'eutanasia significherebbe che Welby potrebbe finalmente avere quello che vuole, mentre l'altro potrebbe comunque continuare a vivere senza vedersi negato il suo diritto; non concedere l'eutanasia invece fa sì che vivano tutti e due,nonostante uno di questi non ne sia affatto intenzionato. Questa per me è una violazione ad un diritto, perché non stiamo parlando di lasciar morire una persona che si vuol gettare dalla finestra perché depressa o quant'altro(e che quindi potremmo in qualche modo tentare di recuperare), ma di lasciar vivere una persona tenuta in vita solo dalle macchine, totalmente cosciente e decisa a voler mettere fine al suo calvario perché nessun aiuto psicologico che si può dare ad un aspirante suicida potrà mai ridargli la capacità di respirare autonomamente. Ci tengo inoltre a ricordare che se non fosse per le macchine questo uomo sarebbe già morto, e che non so quante persone contrarie all'eutanasia, trovandosi nella stessa situazione, rimarrebbero fedeli al proprio credo nel momento in cui fossero costrette a letto, prive di ogni capacità di movimento, capaci di respirare solo perché c'è una macchina che te lo permette e totalmente dipendente da famigliari e parenti(cosa che per me sarebbe definitiva per scegliere di morire,perché mai vorrei che qualcuno sacrificasse la propria vita privata e lavorativa per me come è successo a mia madre anni fa con mia nonna; lo si fa,è vero,per amore,ma è un sacrificio che io non voglio chiedere a nessuno).

 

Edito per agiungere un articolo: http://www.corriere.it/solferino/romano/06-12-13/01.spm

 

Qui di nuovo si parla di dare più attenzione a chi vuole vivere rispetto a chi vuole morire: giustissimo,perché chi vuol vivere deve avere diritto di farlo e di chiedere che la ricerca si muova allo scopo di trovare il modo di sostenerli fino all'ultimo; ma, ripeto, la lamentela fatta dal dottore il quale "si dichiara amareggiato di vedere che si investe moltissimo (in denaro, impegno politico, comunicazione mass-mediatica e così via) per iniziative incentrate soltanto sulla rivendicazione del diritto a morire, mentre non si prendono quasi mai in considerazione le ragioni, le testimonianze, le iniziative di chi, pur in condizioni clinico-fisiche analoghe o anche peggiori di quelle di Welby, si impegna in una direzione contraria ossia per la continuazione della vita" mi spinge a ricordare ancora che si sta dibattendo su un diritto che in Italia non è riconosciuto, e che l'attenzione posta su una persona che vuole morire non implica che sulle reti televisive e sui giornali non ci sia spazio per denunciare la carenza di tutela per quelli che invece vogliono vivere. Di spazio ce n'è a iosa, penso.

Link to comment
Share on other sites

"Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, nè suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo."

 

Questi problemi sicuramente non c'erano qualche secolo fa. Se avevi un tumore morivi. Punto. La selezione naturale è sempre stata impietosa. La morte è una cosa naturale, la più naturale.

Si può dire lo stesso della medicina? Ovviamente no. La valeriana contro l'insonnia o il finocchio contro la colite sono ovviamente accettabili da questo punto di vista, ma tenere in coma un grande ustionato affinchè non senta dolore? O estrarre, centrifugare, filtrare e reimmettere il sangue in circolo a qualcuno lo sono?

Non è importante, visto che la medicina salva oggi molte più vite di quante ne salvassero le arti sciamaniche qualche tempo fa.

Quello che conta è che il modello di ciò che è naturale si è invertito: ai miei occhi è molto più naturale una secolare nonnina con il morbo di Alzheimer che un poveretto che muore di polmonite a 50 anni.

 

Più la medicina avanza più gli sfigati che si beccano una malattia incurabile sono sfigati. I malati sono dei perdenti oggi, e più la medicina andrà avanti più lo saranno. E sono tanto più dei perdenti quanto più viene loro negato il diritto a morire.

 

La nostra società non può perdere tempo a legiferare su qualche caso particolare di malato incurabile, sono cose che vanno analizzate caso per caso, si dice. In fondo chissenefrega, tanto morire ora o tra qualche settimana quando verrà il momento che differenza fa? E poi perchè rovinarsi il Natale con questi argomenti?

 

Immagino che chi lavora in un reparto oncologico abbia molto meno tempo per farsi seghe riguardo alla moralità dell'eutanasia. Credo che questa sia una prassi abbastanza consolidata negli ospedali. La cosa ridicola è che certe cose vadano bene fintanto che rimangono non dette. E' una cosa che mi ha sempre stupito.

Link to comment
Share on other sites

"Ho letto ieri un articolo(non ricordo dove,come mio solito,mi liniterò a citare il caso) dove si parlava di Welby intenzionato a morire e di un altro uomo nello stesso stato di Welby che invece dichiara di voler continuare a vivere." [Wythe]

 

Siamo uomini perchè siamo egoisti ma non ci piace ammetterlo. Il signore di cui parli si è risvegliato da uno stato di coma vegetativo e fa da contraltare alla posizione di Welby rivendicando la sua volontà a vivere. Quant'è la dose di egosimo in questa posizione? Quest'uomo si è svegliato dal coma e si è ritrovato per incanto al centro dell'attenzione di tutta la sua famiglia, accudito, amato (per quanto ancora?) da tutti quelli che gli stanno intorno... ma no, che dico, sicuramente la sua è una battaglia formale per rivendicare la sacralità della vita.

Link to comment
Share on other sites

Ecco qua un articolo di Bioetica relativo all'Eutanasia:

 

Gli interrogativi riguardanti l'eutanasia sono aumentati di pari passo con l’aumento delle capacità della tecnica, questo è vero, la quale ha consentito la realizzazione di strumenti in grado di sostituire le funzioni vitali di un individuo. È evidente che nel momento in cui a funzionare sia solo l’apparato organico dell’individuo e non quello cosciente sorge il problema se abbia maggiore importanza la vita biologica (vita dell’organismo) o la vita biografica. A tale proposito, come comportarsi nel caso dei bimbi anencefalici? Cosa dire di coloro che sono affetti da malattie a carattere degenerativo? Ad esempio: il malato di Alzheimer, il quale si allontana pian piano dal una propria autocoscienza può essere forse considerato meno in vita di un individuo sano? Questi interrogativi mostrano pienamente l’intrigo della questione riguardante l’eutanasia. Tuttavia, rispetto alle ovvie risposte che fornisce un pensiero collegato alla sacralità della vita propria della religione cattolica (l’eutanasia non va applicata in nessun caso), ad essi ha cercato di dare nuove risposte la corrente utilitarista.

Essa promuove una teoria improntata sul concetto di qualità della vita, rispetto al quale si stabilisce il valore di un’esistenza. Per cui non solo le vite degli individui in stato di coma irreversibile, ma anche di quelli in stato vegetativo persistente o dei neonati con gravi malformazioni non hanno alcun valore in sé. Le definizioni di vita e di morte si intrecciano con gli importanti i problemi sollevati dall’esigenza di trovare un comportamento condiviso per i medici che entrano a contatto con individui che non presenta alcuno stato di coscienza e quindi non possono esprimere alcun consenso in merito alle terapie da seguire o alla soluzione drastica di interruzione delle cure. Ancora una volta entra in gioco la tecnica con i suoi strumenti: la constatazione, attraverso l’elettroencefalogramma (EEG), della assenza di attività cerebrale, sembra mettere tutti d’accordo sul fatto che  ci si trova di fronte a qualcosa di molto distante da un individuo vivo. Non costituisce dunque reato per i medici dare luogo alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale, avendo constatato regolarmente la morte cerebrale. A questa argomentazione gli avversari dell’eutanasia introducono l’argomento del "pendio scivoloso": consentire l’eutanasia vuol dire imboccare una strada dalla quale sarebbe poi molto difficile deviare. Affermano che dall’eutanasia di individui incoscienti si potrebbe giungere in seguito all’eutanasia di portatori di malattia neurologiche a carattere degenerativo e alla soppressione di embrioni portatori, ad esempio, del morbo di Huntngton (che non si manifesta prima dei 40 anni). Si riconsegnerebbe ai medici uno strapotere assai pericoloso, rispetto a cui solo loro e i loro mezzi tecnici sarebbero in grado di dire la verità sulla vita morente e nascente. I sostenitori dell’eutanasia obiettano a queste considerazioni con l’idea e la convinzione che un buon apparato giuridico consentirebbe di evitare l’imbocco di strade scivolose.

 

 

 

Il Vero problema alla fine rimane riguardo al Libero Arbitrio, all'Etica ed al Potere dei Singolo....finché non si stabilità su ciò si rimarrà bloccati....

Link to comment
Share on other sites

Sarà che vedo le cose da un punto di vista semplicistico, ma sono sempre stato favorevole all'eutanasia...per carità non elargita con facilità, ma in casi estremi, in cui la persona in questione ha la capacità di intendere di volere, e chiede espressamente di morire, perchè le sue attuali condizioni di vita sono inaccettabili, beh direi che mi sembra solo un "favore" quello di porre fine alle sue sofferenze.

 

Vi porto un esempio, la madre del mio capo, (sull'ottantina), è da poco morta, ma è stata per circa 8/9 mesi in uno stato al limite del vegetale: capiva e si faceva capire. Spesso, mi raccontava il capo, ripeteva: "lasciatemi andare".

Ormai la sua mente era già proiettata verso la morte, diciamo che stava già partendo, il suo corpo invece si aggrappava alla vita con ogni fibra...ma vi posso assicurare (l'ho vista con i miei occhi pochi giorni prima della sua morte) che quella non era sicuramente vita!

 

Questo accanimento teraupetico secondo me è solo una tortura, la vita di quella donna sarebbe potuta finire molti mesi prima e in modo sicuramente più dignitoso.

Link to comment
Share on other sites

Sarà che vedo le cose da un punto di vista semplicistico, ma sono sempre stato favorevole all'eutanasia...per carità non elargita con facilità, ma in casi estremi, in cui la persona in questione ha la capacità di intendere di volere, e chiede espressamente di morire, perchè le sue attuali condizioni di vita sono inaccettabili, beh direi che mi sembra solo un "favore" quello di porre fine alle sue sofferenze.

 

Quello che dici è giustissimo, il vero problema è che non si possono fare leggi ad personam! Poiché un singolo caso vale in un modo, ma la legge deve essere universale! Se uno stato creasse l'eutanasia ad personam, allora perché non anche tutte le leggi fatte per favorire ogni singolo individuo dello stato?

 

Per questo la bioetica si scontra con la politica, semplicemente bisognerebbe creare un corpo codice civile che preveda ogni singola malattia ed anche in quel caso starebbe al singolo decidere se morire o no.

Link to comment
Share on other sites

Si certo, hai ragione su questo, ma infatti penso (come hai già detto), che sarebbe necessario anche creare un corpo/giudice/supervisore che prenda in esame il singolo caso (il mondo è pieno di mitomani), e ne tragga le conseguenze.

Un pò (esempio che non c'entra tantissimo) come succede per i divorzi, non sempre i figli vanno alla madre, dipenda dal caso dal "background" che c'è dietro.

Link to comment
Share on other sites

  • 5 months later...

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...