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Alla ricerca di un Dio perduto


Angelo1900

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Ah, capisco; ma qui si parla di quale opere lo abbiano ispirato, non della sua professione. 

 

difficile fare ipotesi sulla vera professione di fede di Dante, che era un esoterista appartenente al circolo dei Fedeli d'amore, che poi (probabilmente) divennero Rosacroce...

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@Hinzelmann e che ne so? io riporto quello che dicono alcuni testi... poi se mi chiedi se ho mai incontrato un rosacroce, la risposta è negativa....

i fedeli d'amore comunque sono esistiti, c'è un bellissimo libro che ne parla in rapporto a Dante

 

il-linguaggio-segreto-di-dante-e-dei-fed

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Hinzelmann

Lo so che esiste una florida produzione libraria

sui Rosa Croce...in alcuni casi nelle librerie esiste

un reparto dedicato, accanto ai Templari

 

So pure, per esperienza, che i gay impazziscono

da sempre per tutto ciò che è esoterico

 

Ovviamente i Fedeli d'amore erano legati ai Templari

e Luigi Valli....era gay

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Icoldibarin

È vero che abbiamo molte cose in comune con altre specie, soprattutto coi mammiferi, ma non è un pregiudizio antropocentrista quello di interpretare come espressioni di spiritualità questo tipo di manifestazioni? Dal momento che il linguaggio che abbiamo in comune con gli altri animali è piuttosto limitato, e sicuramente non copre campi come la spiritualità, l'assunzione che siano investiti da questo tipo di sentimento è quantomeno un po' azzardata.

Confesso la mia ignoranza sul tema; tendenzialmente condivido quanto scrive @Wotan88 a proposito del pregiudizio antropocentrista, per il quale ci estendiamo anche a specie non umane il detenere un qualche tipo di cultura o spiritualità. Se mi capiterà di approfondire la cosa sarò ben lieto di ricredermi.

Beh certo la spiritualità non umana è un'assunzione non dimostrabile facilmente, però noto che per moltissimo tempo è stata fatta l'assunzione contraria, cioè più che un pregiudizio mi pare una presa di coscienza del fatto che non siamo 'divinamente' così speciali.

A questo pregiudizio è pure imputata l'immotivata creazione del genere Homo, quando l'uomo dovrebbe essere un Pan Sapiens Sapiens...

L'esistenza della cultura animale è stata negata fino a pochi decenni fa senza delle vere motivazioni razionali. Più lontanamente, ma non troppo, si è negata anche in molti popoli indigeni, giustificandone lo sterminio o l'imposizione di una cultura terza.

Ora sappiamo che diverse società di scimmie antropomorfe hanno una cultura propria, similmente ad elefanti e delfini.

L'unica cosa che ci distingue certamente dagli altri animali è l'uso del linguaggio, intesa come capacità di produrre messaggi comunicativi con un significato potenzialmente nuovo e non precedentemente accordato. Questa peculiarità importantissima ci ha permesso di esprimere sensazioni e sentimenti molto più definitamente rispetto ad altre specie animali. Non v'è ragione alcuna però per assumere che loro non abbiano sensazioni e sentimenti simili ai nostri, anche se non in grado di esprimerli attraverso il linguaggio.

 

Credo che né gli atei, né i credenti dovrebbero giustificare la loro scelta, perché entrambe rispondono a delle esigenze emotive che ciascuno sente. Il problema semmai si pone quando la religione diviene un pretesto per comandare, o quando l'ateismo si riduce a un cretino liquidare come discorsi inutili riflessioni che hanno una radice in qualcosa di più profondo che un imprinting dovuto all'educazione religiosa.

Mi trovo assai concorde con quando detto, fosse così la società sarebbe luogo molto più ospitale. E ci sarebbe molto più terreno per poter parlare.
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Hinzelmann

Già è un problema accertare la religiosità dell'uomo primitivo

pretendere anche di capire cosa possa passare per la testa

di un animale...mi pare veramente arduo

 

Per carità, in punto di principio non avrei niente contro

( anzi sarebbe molto suggestivo...devo dire )

 

Ma è già un casino stabilire perchè l'uomo di Neanderthal

mangiasse il cervello dei morti...cibo? cannibalismo rituale?

E perchè? Appropriazione di forza-potere ( ipotesi 1 ) o per

impedirgli di uccidere altri uomini ( ipotesi 2 che presuppone

l'incoscienza della morte e la credenza che sia causata da spiriti

dei morti -da qui la pratica di cibarsi del cervello...per impedirlo )

 

Quel che è certo è che niente ci consente di ipotizzare scenari

idilliaci...sulla religione primitiva

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Non v'è ragione alcuna però per assumere che loro non abbiano sensazioni e sentimenti simili ai nostri, anche se non in grado di esprimerli attraverso il linguaggio.

 

Beh no, ci sono limiti dovuti al cervello e come si è evoluto nelle diverse specie.

State attenti a parlare di "cultura animale" perché il concetto in etologia non corrisponde esattamente a quello che abbiamo noi di cultura, col rischio di umanizzare gli animali.

Sui Neandertal posso dirvi che gli studi sulle sepolture dei morti sono abbastanza dubbi per poter dire che esista o meno una sorta di culto religioso. E' troppo speculativo.

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Hinzelmann

Beh non è che le prove documentali sui Neanderthal siano enormi

per ovvie ragioni

 

Certamente nel neolitico abbiamo le varie statuette sulla Dea-Madre

e simboli solari, cioè prove più consistenti

 

Prima disponiamo di poco...pitture rupestri ( ma le scene di caccia

possono essere propiziatorie ed in effetti non ci dicono molto ) e le

prime -ipotetiche- sepolture "intenzionali" ( che possono far pensare

ad un culto dei  morti )

 

Nel caso dei crani forati si è ipotizzato il cannibalismo rituale

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In fondo, anche i più ferventi materialisti arrivano ad ammettere l'esistenza di entità immateriali.

 

L'entità immateriale non è necessariamente un'entità che implichi un dio e tantomeno un dio creatore.

 

 

 

No, ti assicuro, non sbaglio. Sei nel giusto quando dici che le nature divine prospettate dai credenti sono spesso contraddittorie, ma non ravvisi la necessaria distinzione tra il sentimento di una fede religiosa e la pretesa di spiegarlo razionalmente. È evidente che il sentimento del sacro non ha nulla di razionale, e quella che io chiamo fede tu potresti chiamarlo un generale ottundimento dei sensi dovuto a degli eccessi emotivi. Mi va benissimo così, resta il fatto che se una persona può provare questo sentimento e lo chiama Dio non c'è nulla di razionale che tu o lui possiate dire per giustificare o negare questo sentimento.

 

Ma è proprio perché ravviso "la necessaria distinzione tra il sentimento di una fede religiosa e la pretesa di spiegarlo razionalmente" che contesto l'equiparazione giustificativa ed emotiva che hai fatta tra atei e credenti scrivendo: "né gli atei, né i credenti dovrebbero giustificare la loro scelta, perché entrambe rispondono a delle esigenze emotive che ciascuno sente".

 

Quella dei credenti è quasi sempre, (non sempre.....), una scelta emotiva e infatti lo confessano essi stessi quando riconoscono: "credo perché credo!";  mentre quella degli atei è (o dovrebbe essere) una scelta razionale.

Ne consegue che anche l'equiparazione giustificativa è inammissibile, dato che l'ateo si fonda sulla ragione e quindi giustifica la sua scelta razionalmente, mentre il credente si abbandona all'emozione e quindi giustifica la sua scelta emotivamente.

Edited by Mario1944
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sembra annullare uno dei maggior meriti delle buone persone atee, la capacità di autoregolamentazione e discernimento degli atti fattibili e auspicabili a quelli non fattibili.
Cioè pensare che una persona non ti ammazzi solo perché non può (per Dio o per la legge) fa drasticamente scendere la stima che ripongo in quella persona. Questo bisogno di autorità mi lascia perplesso ed in fondo ritengo che le persone possano (e debbano) imparare a discernere per loro stessi, atei o credenti che siano.
Ma infatti la religione è uno strumento rozzo per sua natura, perché è fatta per educare persone rozze. L'ateismo è troppo raffinato come approccio concettuale alla realtà per poterlo dare per scontato. Veicolare concetti spaventosamente complessi come "giusto" e "sbagliato" in società primitive è un'opera quasi impossibile, in società evolute è leggermente meno difficile, ma credo che solo la generalizzata secolarizzazione di massa post-illuministica ti possa permettere di parlare di persone che "possono discernere per loro stesse".
 

 


E' però un approccio alla credenza un po' rozzo; voglio dire, pare che si parta dal presupposto che qualcuno (le caste sacerdotali?) abbia sempre detenuto una sorta di sapienza superiore involgarita ad uso e consumo della plebe tramite il mito e la fandonia della colpa->punizione.
Ma infatti ripeto che la religione è il più rozzo degli approcci organizzativi della conoscenza. E parto proprio dll'evidentissimo presupposto storico della coartazione della psicologia della massa a fini organizzativi, socio-economici, poilitici, militari. Le varie teologie e cosmogonie sono strumenti concettuali giustificativi del sistema nel suo complesso. Ogni apparato gerarchico ha l'obbligo di crearsi una autogiustificazione perché ogni apparato deve basarsi sul consenso dei suoi elementi.
 
L'autorità esige un fondamento, altrimenti non può esistere.
 
Se io sono un sumero del 3000 a.C. chi diavolo sei tu, sacerdote nella Ziqqurat per dirmi che devo scavare pozzi e canali, irrigare e arare e poi darti metà del raccolto perché tu lo ristribuisca secondo criteri che tu conosci e io no? Non ti obbedirò se non costruisci un apparato concettuale giustificativo (teologico) che legittima la tua esistenza e la tua posizione. La religione è prodigiosa perché è... modesta: io sacerdote non sono il tuo Dio, perché ho palesmente fattezze umane: però IO SO COSE CHE TU NON SAI, e quindi posso dire di essere intermediario con il "superiore". Tu non lo vedi, MA CI CREDI, e la società procede.
 
Lo strumento prodigioso, stupefacente e insuperabile della religione è questo: innestarsi nel rapporto di causalità materiale fra gli eventi e SCEGLIERE quale causa è generatrice dell'effetto osservato.
 
Uso volutamente un esempio clamoroso ed estremo.
In Oklahoma c'è una serie particolarmente intensa di uragani.
Gli uragani sono causati dallo scontro violento di masse di aria molto calda proveniente dal Golfo del Messico e molto fredda proveniente dal Canada.
 

Io sacerdote evangelico-pentecostale-mormone ecc del villaggio di contadinotti dell'Oklahoma, posso innestarmi su questo rapporto di causalità, il quale è oscuro, fumoso, poco chiaro alla maggior parte delle persone, e dire che la causa è ciò che IO ho l'autorità e la sapienza di dire. Sceglierò la causa a seconda dell'esigenza politica del momento. Per esempio, se voglio proteggere il precetto che Dio vieta gli atti di sodomia (precetto probabilmente finalizzato alla coartazione sociale dell'attività sessuale a soli fini procreativi) potrò dire che l'accoglimento del matrimonio gay a livello federale è la causa di questi sconvolgimenti naturali. L'evento naturale è punitivo. Sono io che lo dico perché scelgo io la causa da ufficializzare.

 

Gli uragani sono colpa dei gay.

 

Voilà come funzionano le cose da millemila anni.

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Ma infatti ripeto che la religione è il più rozzo degli approcci organizzativi della conoscenza. E parto proprio dall'evidentissimo presupposto storico della coartazione della psicologia della massa a fini organizzativi, socio-economici, poilitici, militari. Le varie teologie e cosmogonie sono strumenti concettuali giustificativi del sistema nel suo complesso. Ogni apparato gerarchico ha l'obbligo di crearsi una autogiustificazione perché ogni apparato deve basarsi sul consenso dei suoi elementi.

 

Io non conosco le tue fonti ma mi pare una tesi un po' eccessiva.

 

Lo strumento prodigioso, stupefacente e insuperabile della religione è questo: innestarsi nel rapporto di causalità materiale fra gli eventi e SCEGLIERE quale causa è generatrice dell'effetto osservato.

 

Credo tu stia riducendo un po' la portata che può avere una religione organizzata per una comunità, ed elimini tutto quel che concerne l'umano desiderio soteriologico. Insomma per come la metti giù pare che stiamo nella trama del primo film di Stargate. A proposito poi del "rapporto di causalità fra gli eventi" eccetera...sì, è dai tempi di Lucrezio, anzi di Democrito, che qualcuno tenta di spiegare come va il mondo riferendosi solo alle sue parti materiali, ma il mancato riferimento ad altri tipi di causalità ad eccezione di quella che l'aristotelico chiamerebbe "efficiente"...è una conquista piuttosto recente anche per la storia della scienza.

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elimini tutto quel che concerne l'umano desiderio soteriologico

Al contrario! L'intrinseco e disperato desiderio delle popolazioni e degli individui di ogni luogo e di ogni epoca di sognare un futuro di salvezza è proprio ciò che risponde alla domanda del contadino sopra citato: "perché devo ubbidirti, sacerdote?" "perché se mi ubbidisci, in qualche modo raggiungerai la salvezza eterna! Sei disposto a rischiare di non poterla raggiungere?".

 

E' solo il desiderio soteriologico che spiega [non solo l'esistenza delle religioni, ma anche] il loro dirompente ed indiscutibile successo nella storia, come mezzi SIA di coartazione punitiva, SIA di incentivo premiale. Sarai punito se non fai così. Sarai premiato se farai cosà.

 

Il desiderio soteriologico è un'attitudine del comportamento umano: viene sfruttata da chi ha l'esigenza di controllare una massa. Infatti è utilizzato anche in società totalitarie che si proclamano atee (e sono obbligate a farlo perché altrimenti non si riesce a fondare il culto dello stato e del suo leader): Stalin, Hitler, Kim Jong Un guideranno la nazione verso la salvezza eterna. Questo è il messaggio.

 

Come la pubblicità solletica attitudini interne dell'uomo, tipo l'attenzione al sesso, per dirigerne il comportamento, così fa la religione con la salvezza eterna... quindi solleticando il desiderio di immortalità del mortale.

Edited by Sampei
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Al contrario! L'intrinseco e disperato desiderio delle popolazioni e degli individui di ogni luogo e di ogni epoca di sognare un futuro di salvezza è proprio ciò che risponde alla domanda del contadino sopra citato: "perché devo ubbidirti, sacerdote?" "perché se mi ubbidisci, in qualche modo raggiungerai la salvezza eterna! Sei disposto a rischiare di non poterla raggiungere?"

 

Sono stato troppo conciso; volevo dire che nella tua analisi il desiderio di salvezza è ridotto solo ad un "passaggio obbligato" che viene adoperato in modo strumentale. Io non credo sia (solo) così, ecco.

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io sono una mente semplice,

 

Quindi, stando alla religione cristiana, sei in possesso del regno dei cieli:

"beati i poveri nello spirito perché loro è il regno dei cieli" (Matteo 5, 3).

 

 

 

L'intrinseco e disperato desiderio delle popolazioni e degli individui di ogni luogo e di ogni epoca di sognare un futuro di salvezza è proprio ciò che risponde alla domanda del contadino sopra citato: "perché devo ubbidirti, sacerdote?" "perché se mi ubbidisci, in qualche modo raggiungerai la salvezza eterna! Sei disposto a rischiare di non poterla raggiungere?".

 

Mi pare che tu estenda arbitrariamente ad ogni tempo e luogo una concezione abbastanza recente e in ogni caso non universale qual è quella soteriologica intesa come aspettativa di salvezza eterna.

Il tuo ragionamento potrebbe essere accettabile solo se s'intendesse "soteria" nel senso originario di "salvezza" e quindi non di salvezza eterna riferita ad un'altra vita, ma di salvezza su questa terra riferita ad eventi difficilmente controllabili dall'uomo primitivo e che del resto in buona parte sfuggono anche al controllo di quello moderno, come i fulmini, le inondazioni, i terremoti, le malattie, le guerre ecc.

 

Comunque sono sempre convinto che la valenza potestativa (in bene o in male)  delle pratiche religiose sugli eventi naturali sia posteriore alla semplice ricognizione attributiva di una causa nota e certa ad eventi d'origine ignota ed incerta e del resto la valenza potestativa presuppone tale ricognizione:

se non riconosco un dio come autore d'un certo evento, come posso pensare che una pratica religiosa verso quel dio abbia efficacia nel provocare o nello stornare quell'evento?

Edited by Mario1944
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il volto del mala

Quindi secondo tutto quello ke ò letto saremmo qui x caso? saremmo un errore genetico.una singola cellula uovo ke si è evoluta dando origine alle varie specie?una teoria del caos x cui tutto deve avvenire xkè deve avvenire?o in fin dei conti c'è qlcs d inspiegabile ke sia dio o qualsiasi altra identità x cui vale la pena vivere?

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Quindi secondo tutto quello ke ò letto saremmo qui x caso? saremmo un errore genetico.una singola cellula uovo ke si è evoluta dando origine alle varie specie?una teoria del caos x cui tutto deve avvenire xkè deve avvenire?o in fin dei conti c'è qlcs d inspiegabile ke sia dio o qualsiasi altra identità x cui vale la pena vivere?

 

Se cerchi una rivelazione tra le discussioni dei forumisti...accontentati di credere a quel che credi

 

Per conto mio, riassumendo a braccio:

 

Nessuno che pretenda di essere saggio può davvero credere che le cose stiano esattamente così, ma ciò non toglie che possano essere qualcosa di simile.

Occorre incantarsi con queste fantasie per trovare il coraggio di vivere e provare a togliersi la paura di morire.

 

E fantasie sono in ogni caso, che si voglia credere una cosa o l'altra. Tanto sono razionalizzazioni di animaletti storditi e scemi. Poi chissà...

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o in fin dei conti c'è qlcs d inspiegabile ke sia dio o qualsiasi altra identità x cui vale la pena vivere?

 

Il problema è che, qualunque siano i tuoi, i nostri bisogni esplicativi o esistenziali, essi non creano, per ciò solo che esistono in noi come bisogni, entità reali che li soddisfanno, al massimo creano entità fittizie che possono tentare di soddisfarli.

D'altronde, essendo appunto entità fittizie create da noi, vanno bene per alcuni, ma non per altri, vanno bene oggi, ma non domani e

questo spiega la varietà di forma e facoltà attribuite agli dei nei vari secoli dalle varie culture.

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il volto del mala

Certamente Mario1944.xò non c'è neppure la prova ke non esiste niente dopo la morte.o ke esista qlcs.e come qlcn dice dio non esiste.non esisterà x lui xkè forse non gli parla.non gli risolve i problemi.ma infondo secondo me ke siamo qui x caso non è la spiegazione più plausibile.certo abbiamo l opportunità di fare quello ke vogliamo xò da come la vedo io, da credente ma non praticante, non è solo una questione di egoismo x se stessi.infondo già l amore o gli altri sentimenti ke si provano sono lo specchio di un entità superiore

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Icoldibarin

Non per fare il bacchettone ma il forum non è un sms. Scrivere così rende disagevole la lettura e viola il regolamento.

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Ciclicamente, come in un eterno ritorno, sul forum si aprono discussioni come questa. Puntualmente si apre la vecchia disputa tra credenti e non credenti. La cosa che vi accomuna però mi sembra essere l'incomprensione della vanità dei vostri sforzi; due ragioni: 

 

- la fede è un atto soggettivo, e come tale non ha intersoggettività. L'intersoggettività la acquisisce via via che da fede si trasforma in ideologia. La fede è una delle poche cose che è impossibile vivere-con-gli-altri, perché anche ammesso che ci sia una trascendenza, dovremmo giungervi tramite la più soggettiva e anti-intersoggettiva delle esperienze: la morte.

 

- Le domande metafisiche hanno perso ogni utilità nel momento in cui Wittgenstein, se non erro, ne ha fatta notare la totale insensatezza: Dio non può essere né provato né falsificato, sicché chiedersi «Dio esiste?» è solo un modo per arrovellare il pensiero e masturbarsi il cervello. «Se anche Dio esistesse, nulla cambierebbe», per dirla con Sartre: se anche foste certi della sua esistenza davvero smettereste di avere paura della morte o di arrabbiarvi quando un vostro caro muore tra le impronunciabili sofferenze di un tumore alle ossa? No, non sareste umani.

 

Piantatela di chiedervi se qualcosa c'è o anche di sforzarvi di trovare prove per dimostrare che nulla ci sia, perché tanto l'unica realtà in grado di attirare la vostra attenzione sarà anche l'unica dalla quale potete iniziare a parlare di un'altra: quella che vi sta davanti, la orteghiana «realidad vivida».

 

La realtà è quella che è, nella sua brutalità, nel suo essere meravigliosa, a volte, e nel suo essere pienamente umana. E a quel punto tanto meglio prenderla come Pindaro, che citato da Camus, comanda: «O anima mia, non aspirare alla vita immortale, ma esaurisci il campo del possibile».

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xò non c'è neppure la prova ke non esiste niente dopo la morte.o ke esista qlcs.

 

E dagli con le prove che qualche cosa non esista!

Ma ti rendi conto di quanto sia assurdo questa pretesa?

Sarebbe come se un investigatore su un delitto arrestasse tutti quelli che abitano nella città o nella provincia in cui è stato commesso il delitto e chiedesse loro, per rilasciarli, di provare che non l'hanno commesso!

Come puoi provare di non aver commesso un'azione?

Già è difficile spesso provare d'averla commessa!

 

 

 


e come qlcn dice dio non esiste.non esisterà x lui xkè forse non gli parla

 

Va bene, ma allora questo dio, che parla ad alcuni e ad altri no, come può essere un dio oggettivamente esistente, universale, eterno, provvidenziale, equanime verso tutte le sue creature?

Mi sembra invece un dio capriccioso, parziale, particolare, improvvido, temporaneo, soggettivamente presente nella testa appunto solo di alcuni.

 

 

 


infondo già l amore o gli altri sentimenti ke si provano sono lo specchio di un entità superiore

 

E perché mai?

Perché presupponi un dio amante degli uomini e delle sue creature?

A parte le evidenti contraddizioni quotidiane contro questo amore e a parte che ci sono molti dei che non sono rappresentati dai loro fedeli come amanti delle creature, perché il nostro amore dovrebbe avere causa in un dio e l'odio no?:

eppure odiamo noi uomini non meno che amiamo!

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Angelo1900

- Le domande metafisiche hanno perso ogni utilità nel momento in cui Wittgenstein, se non erro, ne ha fatta notare la totale insensatezza: Dio non può essere né provato né falsificato, sicché chiedersi «Dio esiste?» è solo un modo per arrovellare il pensiero e masturbarsi il cervello. «Se anche Dio esistesse, nulla cambierebbe», per dirla con Sartre: se anche foste certi della sua esistenza davvero smettereste di avere paura della morte o di arrabbiarvi quando un vostro caro muore tra le impronunciabili sofferenze di un tumore alle ossa? No, non sareste umani.

Se così hanno detto non posso che essere discorde:

- Se un Dio esistesse cambierebbe tutto: potremmo credere nel destino, ad esempio, e la predestinazione della vita la priverebbe dell'amarezza del suo non avere senso;

- Fossimo certi dell'esistenza sua non avrebbe senso piangere la morte (per lo stesso motivo di sopra).

Edited by Angelo1900
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Se così hanno detto non posso che essere discorde:

- Se un Dio esistesse cambierebbe tutto: potremmo credere nel destino, ad esempio, e la predestinazione della vita la priverebbe dell'amarezza del suo non avere senso;

- Fossimo certi dell'esistenza sua non avrebbe senso piangere la morte (per lo stesso motivo di sopra).

 

- Ma a quel punto saresti in malafede: il destino esisterebbe come tale a prescindere dal tuo credere o non credere in Dio, perché la tua stessa cognizione «credo/non credo» sarebbe predeterminata. Quindi, anche senza Dio nella tua vita, il destino ci sarebbe a prescindere senza il bisogno che tu creda in esso, se è veramente destino. Altrimenti, è semplicemente il significato arbitrario che tu dai agli eventi della tua vita (che è poi ciò che succede realmente).
  Il «senso» che una predestinazione darebbe alla mia vita non potrebbe che essere tragico: torneremmo all'hegeliana credenza per cui «niente verrà fuori nient'altro che ciò che c'era già», e dovremmo cioè accettare stoicamente l'arrivo di guerre, stermini, malattie, esattamente come accettiamo stoicamente gli eventi positivi della vita: tanto era destino. Se «dev'essere destino» allora devono esserlo tanto gli eventi negativi quanto quelli positivi. È curioso e ipocrita come le persone che credono nel destino smettano di crederci proprio nel momento in cui quello stesso destino ritenuto benevolo fa crollare su di loro cose orribili (morte di un caro con tremende sofferenze, per esempio).

  Fortunatamente l'esistenzialismo ha distrutto ogni residuo di panlogismo giustificazionista di stampo hegeliano (scusate le terminologie troppo tecniche, significa semplicemente che per uno che crede nel destino tende a giustificare ogni cosa in virtù dell'onnipotenza di tale destino) rimandando all'uomo come soggetto la responsabilità di ogni scelta.

 

- Ma, sempre seguendo questa logica, il senso della vita sarebbe il morire: perché affrontare un mondo crudele quando si può sedere comodamente alla destra del Padre? Il cristianesimo scalza l'ostacolo sostenendo la peccaminosità del suicidio, perché evidentemente quando nelle persone si fa strada l'idea che si possa viver meglio in un ipotetico aldilà, il suicidio balena alla mente come un'ipotesi rosea e viene commesso con leggerezza. Al solito, l'ideologia cristiana ha bisogno di imporre potere, e per far ciò dice agli uomini che di là c'è un altro mondo, ma che raggiungerlo prima del tempo è un peccato.

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- Ma, sempre seguendo questa logica, il senso della vita sarebbe il morire: perché affrontare un mondo crudele quando si può sedere comodamente alla destra del Padre? Il cristianesimo scalza l'ostacolo sostenendo la peccaminosità del suicidio, perché evidentemente quando nelle persone si fa strada l'idea che si possa viver meglio in un ipotetico aldilà, il suicidio balena alla mente come un'ipotesi rosea e viene commesso con leggerezza. Al solito, l'ideologia cristiana ha bisogno di imporre potere, e per far ciò dice agli uomini che di là c'è un altro mondo, ma che raggiungerlo prima del tempo è un peccato.

 

E' un problema che si presentò ad Epitteto i cui discepoli volevano uccidersi per sfuggire ai mali del mondo e vivere una vita beata ed immortale.

Ma fu anche in fondo la scelta di Socrate che non volle fuggire la morte inflittagli, pur potendo, confidando in una vita degna dopo la morte.

D'altronde al di là delle chiacchiere e di divieti, la vita presente è la sola di cui abbiamo esperienza ed è ragionevole rinunciarvi solo quando divenga insopportabile senza speranza di miglioramento.

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«niente verrà fuori nient'altro che ciò che c'era già»

 

Scusate, sembra un discorso del senatore Razzi. Ogni tanto mi scordo di ricontrollare ciò che scrivo ahah

 

stavo citando Hannah Arendt «com'è rassicurante sapere, per dirla con Hegel, che non verrà fuori nient'altro che ciò che c'era già.»

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  • 2 months later...

E' possibile che la prima idea di Dio sia stata elaborata per forza con lo scopo di sottomettere qualcuno?

 

non so se nel frattempo hai trovato una possibile risposta, però voglio darti la mio opinione a riguardo

 

intorno agli anni 60, tale Skinner fece uno studio sui piccioni che metteva in evidenza come (e perchè) i piccioni sono superstiziosi

(se vuoi c'è un antipasto in questo video, dal minuto 1 + o -)

quindi secondo me la superstizione è "nata" come risposta naturale al fatto di "cercare" degli schemi e trovarli anche dove non ci sono(*)

successivamente, con l'aumento delle capacità di astrazione, si è passati a "formalizzare" tali superstizioni: "c'è siccità, mi inchino otto volte verso nord facendo il verso del coccodrillo in calore, il dio della pioggia si commuove per la mia sottomissione e piange regalandoci la pioggia"

come sempre accade c'è qualcuno che è più capace di farsi capire da dio (ovvero: ha più culo, che se io dico "yuppi-ia-ie" non succede niente, quando lo dice lui passa lo stormo di anatre) e quindi lo si fa sacerdote

infine, arrivano i furbi che dicono "solo noi possiamo parlare con dio (o con i dei), voi portateci i vitelli grassi che noi pensiamo a fare il sacrificio come dio comanda!" e così nascono le religioni

 

 

 

* non mi ricordo dove l'ho letto, quindi prendi questa info con le dovute precauzioni, ma mi pare che il ragionamento fosse il seguente:

gli individui che riconoscono schemi (es. banali e probabilmente imprecisi, ma solo per dare un'idea "uno mangia fungo rosso con i puntini bianchi --> muore"; oppure "sto male e succhio la corteccia del salice --> sto meglio") sono stati favoriti dall'evoluzione

chi trova schemi anche dove non ci sono (giro su me stesso --> cade un fulmine e sento il tuono) non viene sfavorito

risultato: l'evoluzione ha portato allo sviluppo di individui potenzialmente superstiziosi (che vedono schemi anche dove non ci sono)

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