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Esistono omosessuali progressisti?


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Osservavo, mio malgrado, il post su fb di un ragazzo omosessuale che ironizzava contro il "nemico comunista", ridacchiando e chiacchierando in tutta amicizia asieme ad alcuni personaggi ciellini tipici dell'establishment corrotto e appiccicosamente parrocchiale della mia sordida città; amichevoli e confidenziali scambi di battute fra un ragazzo e coloro i quali sostengono esplicitamente e convintamente teorie sociali e politiche finalizzate alla negazione dell'esistenza e della legittimità del suddetto ragazzo.

 

Cosicché ho deciso di buttar giù due righe su un dubbio che mi ronza in mente già da parecchio tempo anche sulla base delle tante discussioni che ho avuto qui sul forum e altrove. Il dubbio è il seguente. In Italia esistono omosessuali di sinistra nel senso progressista ed eversivo del termine? Ve ne è qualcuno? Ragazzi gay che difendono a spada tratta il perbenismo cattolico, ragazzi gay diligentemente in Chiesa la domenica, ragazzi gay pdliani rampanti, ragazzi gay scout, ragazzi gay migliori amici di CLini e leghisti, ragazzi gay fashonissimi che votano Alfano, ragazzi gay che discriminano volentieri qualsiasi cosa possa essere discriminata, ragazzi gay contrari a matrimoni e adozioni gay, ragazzi gay che riescono a dire di essere etero per essere benevolmente perdonati del fatto di essere gay e vivere come gay, ragazzi gay attentissimi e diligentissimi nel ripulire ogni parola, ogni gesto, ogni intenzione, ogni pensiero da qualsiasi spigolo che possa ferire la sobria pulizia di tutto ciò che è trionfale ordine costituito.

 

Che cosa mi sono perso?

 

Forse la colpa è mia.

 

Nel senso che io ho sempre avuto idee molto lontane dal leggiadro e vellutato conformismo democristiano totalitariamente iniettato nelle vene dei miei miserabili connazionali fin da epoche remote, quindi forse mi viene automatico pensare che se uno è gay, solo per questo affronta una situazione di diversità dalla massa che gli impone/permette di assumere una più elevata consapevolezza di cosa significhi discriminare, di cosa significhi conservatorismo, di cosa significhi lotta per un diritto, di cosa significhi sviluppare un'identità nonostante la società non voglia assolutamente che tu la sviluppi.

 

Ma evidentemente non è così, giusto? Ossia, se uno è omosessuale, ciò non riesce in nessun modo ad implicare che costui possa essere in grado di sviluppare una coscienza interna ed esterna in grado di concepire se stesso e la società in modo diverso da come la società esige che ci si concepisca ed esige di essere concepita, vero?

 

Mi chiedo se sia probabile che in questo fenomeno giochi un ruolo fondamentale la sessuofobia imperante, la scissione generale fra vita pubblica e vita privata, che vieta di "pubblicizzare" la vita di relazione imponendo che il sesso sia vissuto clandestinamente; ciò è l'ideale per permettere a molti omosessuali di sfuggire al seccante fardello della creazione di una propria "concepibilità" sociale, sfogando in privato le esigenze sessuali e palesando in pubblico solo ciò che non è nascondibile ma che è tutto sommato perfettamente aderente ai canoni sociali di tipo conservatore, che si sentono così lusingati dall'avere degli ammiratori così strenui e magistralmente attivi.

 

Forse lo sviluppo di canoni estetico-sociali di tipo metrosexual può ulteriormente estremizzare questa volontaria, deliberata e ideologica non-presa di posizione, perché consente ad un rilevante numero di omosessuali di percepirsi come una morbida sfumatura innocua ed elegante delle élites raffinate ed annoiate alla ricerca di oziosi passatempi leggeri in cui credere religiosamente almeno per un po'.

 

E mi chiedo anche quanto sia probabile che l'utilizzo di ideologie conservatrici funga poi in realtà da vero e proprio collante sociale per l'inserimento di persone che altrimenti non potrebbero che avere una collocazione "eversiva", che però sono portati a rifiutare in maniera sdegnosa e disgustata.

 

Tutto questo permette la creazione di una schiera di persone eleganti, ordinate, sostenitrici dell'ordine costituito, perfettamente inquadrate in un sistema che le nutre con gli stessi strumenti con cui le schiaccia tendendole a bada, soffocandole dolcemente lì, dove devono stare, cioè nell'ombra, nell'oggettistica di arredamento, nel malizioso, nel non-si-dice.

Persone che sostanzialmente... tacciono quando è loro chiesto di tacere, non osando. Perché non sta bene.

 

Insomma, io percepisco che c'è qualcosa che non va, però percepisco anche che tutti gli attori di questa magnifica rappresentazione sono... perfettamente a loro agio.

 

Quello che vi chiedo, a parte qualche opinione vostra sull'argomento, è: qualcuno di voi ha avuto questa mia confusa sensazione? Se sì, come ve la siete spiegata?

Edited by Sampei
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https://www.gay-forum.it/topic/27428-esistono-omosessuali-progressisti/
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Sampei, è sbagliato credere che un gay debba essere 'rivoluzionario', 'eversivo' (parole-feticcio, che non hanno mai avuto un significato politico realmente determinato, 'politicamente' investibile), per il fatto di essere gay. Tutta la battaglia della contemporaneità realmente progressiva si basa su rivendicazioni di tipo opposto: inclusione, non rivoluzione, acquisizione di diritti civili e costituzionali, i medesimi diritti delle persone eterosessuali, abbandono dell divisa 'noi siamo diversi', che serve solo alle società eteronormative per ricacciare gli omosessuali in un luogo a parte, etc. La 'lotta rivoluzionaria', applicata alle persone omosessuali, è stata fatta, 30-40 anni fa, ed ha esaurito il suo potenziale, già nel passato, e molto presto, proprio perché era sostanzialmente un fatto di costume, ideale-ideologico, con punte addirittura di tipo 'estetico', e molto poco un fatto politico: a maggior ragione oggi non è e non sarebbe portatrice di nulla di determinato, di politicamente investibile. Veramente scottante è la rivendicazione dell'inclusione, è l'inclusione stessa, è ogni piccolo diritto conquistato, è una normalità agita. Poi va da sé che essendo persone come tutte le altre, i gay son di estrema destra e di estrema sinistra, passando attraverso tutti i gradi intermedi: è cosa nota. 

Ci vuole qualche anno per maturare la consapevolezza

che non solo l'omosessualità non basta a renderci giacobini,

ma anzi è un potente sprone per coltivare un certo conformismo.

 

Uno dei fenomeni più evidenti è la ricerca di un capro espiatorio

che permetta all'omosessuale di stornare dalla propria identità

le violenze del proprio branco: un diverso più diverso

per condividere con gli amici etero le gioie del nemico comune.

 

Altre volte un certo gusto per il bello che si dice accompagni l'omosessualità maschile

- o un certo amore per la vita di caserma che sembrerebbe si addica alle lesbiche -

diventa motivo per frequentare l'alta borghesia o il sottobosco ideologico dei militari.

O - come è noto - le sottane dei prelati o i veli monacali...

 

D'altra parte quando l'omosessuale si trova a militare in ambiente rivoluzionario

non fa altro che prendere le distanze dalla sua sessualità,

senza mai volersene fare reale carico: invece di sognare un'utopia in cui sentirsi valorizzato

immagina che nel caos virtuoso che seguirà la Rivoluzione la sua omosessualità sia dimenticata.

non è che uno perchè nasce gay poi diventa giacobino

Ma ok, e fin qui ci arrivo, ma il punto è: perchè? Come concili la tua esistenza con il fatto di dover ritenere fideisticamente di essere socialmente inferiore? Perché non ti colpisce la scintilla che ti fa capire che potrebbe non essere vero che sei una merda anche se ti dicono che, in fondo in fondo, sei una merda?

 

Io ero giacobino già da prima di rendermi conto ed accettare di essere gay, e quindi forse non faccio testo, ma un omosessuale nel percorso di accettazione come può non compiere un'evoluzione in senso anticonservatore del proprio modo di concepire la realtà?

 

Come può verificarsi questa distorsione spaziotemporale?

 

@Isher ma la lotta dell'inclusione è anch'essa, di nuovo, eversiva, perché dire "come cazzo ti permetti di ipotizzare di essere migliore di me" è un gesto di rottura, in una cultura in cui l'omofobia trasuda dagli stessi modi di dire, dalle abitudini, praticamente da ogni cosa.

 

@Almadel la tua è una prospettiva molto preoccupante, nella quale sembra impossibile la parallela concretizzazione della concepibilità sociale dell'omosessualità e dell'accettazione interiore della stessa nell'individuo. Spero di aver frainteso.

 

 

 

La sensazione di cui vi parlavo la potrei provare a definire come una colossale sindrome di Stoccolma collettiva di cui quasi nessuno pare rendersi effettivamente conto.

Edited by Loup-garou
Ilromantico

@Isher ha fatto un'analisi ineccepibile. @Sampei tu confondi la rivoluzione con la rottura automatica di schemi. Nel passato c'era bisogno di 'rottura di schemi' per rivoluzionare la società, oggi invece si punta sull'inclusione perché fortunatamente i gay oggi possono puntare a quello e non si è costretti a costruire mondi e realtà alternative. Io piuttosto vorrei capire perché certi gay abbiano così tanti pruriti e paure di integrarsi senza barriere nella società. Essere gay è solo un orientamento sessuale, non vedo come questo incida sul fatto di dover avere gli stessi pensieri e le stesse mentalità.

privateuniverse

 

 


Osservavo, mio malgrado, il post su fb di un ragazzo omosessuale che ironizzava contro il "nemico comunista", ridacchiando e chiacchierando in tutta amicizia asieme ad alcuni personaggi ciellini tipici dell'establishment corrotto e appiccicosamente parrocchiale della mia sordida città; amichevoli e confidenziali scambi di battute fra un ragazzo e coloro i quali sostengono esplicitamente e convintamente teorie sociali e politiche finalizzate alla negazione dell'esistenza e della legittimità del suddetto ragazzo.

Cosicché ho deciso di buttar giù due righe su un dubbio che mi ronza in mente già da parecchio tempo anche sulla base delle tante discussioni che ho avuto qui sul forum e altrove. Il dubbio è il seguente. In Italia esistono omosessuali di sinistra nel senso progressista ed eversivo del termine? Ve ne è qualcuno? Ragazzi gay che difendono a spada tratta il perbenismo cattolico, ragazzi gay diligentemente in Chiesa la domenica, ragazzi gay pdliani rampanti, ragazzi gay scout, ragazzi gay migliori amici di CLini e leghisti, ragazzi gay fashonissimi che votano Alfano, ragazzi gay che discriminano volentieri qualsiasi cosa possa essere discriminata, ragazzi gay contrari a matrimoni e adozioni gay, ragazzi gay che riescono a dire di essere etero per essere benevolmente perdonati del fatto di essere gay e vivere come gay, ragazzi gay attentissimi e diligentissimi nel ripulire ogni parola, ogni gesto, ogni intenzione, ogni pensiero da qualsiasi spigolo che possa ferire la sobria pulizia di tutto ciò che è trionfale ordine costituito.

 

Molto dipende anche da dove vivi.

 

La Lombardia, nel suo complesso, soprattutto la Lombardia settentrionale e orientale, è una delle regioni più conservatrici d'Italia, è inevitabile che le persone con cui hai a che fare siano prevalentemente come le descrivi.

 


Nel senso che io ho sempre avuto idee molto lontane dal leggiadro e vellutato conformismo democristiano totalitariamente iniettato nelle vene dei miei miserabili connazionali fin da epoche remote, quindi forse mi viene automatico pensare che se uno è gay, solo per questo affronta una situazione di diversità dalla massa che gli impone/permette di assumere una più elevata consapevolezza di cosa significhi discriminare, di cosa significhi conservatorismo, di cosa significhi lotta per un diritto, di cosa significhi sviluppare un'identità nonostante la società non voglia assolutamente che tu la sviluppi.

Ma evidentemente non è così, giusto? Ossia, se uno è omosessuale, ciò non riesce in nessun modo ad implicare che costui possa essere in grado di sviluppare una coscienza interna ed esterna in grado di concepire se stesso e la società in modo diverso da come la società esige che ci si concepisca ed esige di essere concepita, vero?

 

Secondo me sono c'è una parte di verità in entrambi i punti di vista.

 

Nell'omosessualità c'è una componente intrinsecamente "eversiva", e i casi di omosessuali "eversori", o comunque "non allineati", in tanti ambiti (nella politica, nella scienza, nell'arte, nella musica, nella letteratura) a mio parere sono numerosi. Appartenere a una minoranza può comportare una tendenza a rimettere in discussione gli habitus mentali prevalenti; basti pensare a quanti ebrei, tanto per fare un esempio, hanno portato innovazioni nelle società occidentali.

 

Ovviamente, non è così per tutti. Per riprendere il parallelo tra ebraismo e omosessualità, nel primo caso ci sono fattori culturali specifici che mancano nel secondo caso.

 

Ad ogni modo, man mano che l'omosessualità diventa qualcosa di "normale", avverrà sempre di più, com'è, tutto sommato, giusto, che gli omosessuali la pensino come il resto della popolazione.

 


Mi chiedo se sia probabile che in questo fenomeno giochi un ruolo fondamentale la sessuofobia imperante, la scissione generale fra vita pubblica e vita privata, che vieta di "pubblicizzare" la vita di relazione imponendo che il sesso sia vissuto clandestinamente; ciò è l'ideale per permettere a molti omosessuali di sfuggire al seccante fardello della creazione di una propria "concepibilità" sociale, sfogando in privato le esigenze sessuali e palesando in pubblico solo ciò che non è nascondibile ma che è tutto sommato perfettamente aderente ai canoni sociali di tipo conservatore, che si sentono così lusingati dall'avere degli ammiratori così strenui e magistralmente attivi.

Forse lo sviluppo di canoni estetico-sociali di tipo metrosexual può ulteriormente estremizzare questa volontaria, deliberata e ideologica non-presa di posizione, perché consente ad un rilevante numero di omosessuali di percepirsi come una morbida sfumatura innocua ed elegante delle élites raffinate ed annoiate alla ricerca di oziosi passatempi leggeri in cui credere religiosamente almeno per un po'.

E mi chiedo anche quanto sia probabile che l'utilizzo di ideologie conservatrici funga poi in realtà da vero e proprio collante sociale per l'inserimento di persone che altrimenti non potrebbero che avere una collocazione "eversiva", che però sono portati a rifiutare in maniera sdegnosa e disgustata.

Tutto questo permette la creazione di una schiera di persone eleganti, ordinate, sostenitrici dell'ordine costituito, perfettamente inquadrate in un sistema che le nutre con gli stessi strumenti con cui le schiaccia tendendole a bada, soffocandole dolcemente lì, dove devono stare, cioè nell'ombra, nell'oggettistica di arredamento, nel malizioso, nel non-si-dice.

Persone che sostanzialmente... tacciono quando è loro chiesto di tacere, non osando. Perché non sta bene.

Insomma, io percepisco che c'è qualcosa che non va, però percepisco anche che tutti gli attori di questa magnifica rappresentazione sono... perfettamente a loro agio.

 

Su questa terza parte del tuo intervento concordo meno. E' vero che noi italiani abbiamo una particolare tendenza a separare vita pubblica e convinzioni private, alla doppia morale, al nicodemismo. E' un fenomeno complesso, che ha molte cause, storiche e sociologiche, per la maggior parte legate alla presenza della chisa cattolica e che, ovviamente, riguarda anche gli omosessuali, con aspetti parossistici; ed è un conflitto che vivo anche personalmente.

 

Concordo parzialmente sull'osservazione circa le conseguenze dell'uso di etichette come quella di "metrosessuale", ma il punto, secondo me, non sta in questo; le etichette servono a enfatizzare la mercificazione della sessualità, alla sua "commoditisation", a renderla sempre più veicolo di consumo, più che a metterla in relazione con l'espressione della propria personalità.

 

Trovo, però, che la sessuofobia non c'entri niente (anche perché la società di oggi è molto diversa da quella degli anni 1960 e tutto è tranne che sessuofobica, casomai il contrario).

Ma ok, e fin qui ci arrivo, ma il punto è: perchè? Come concili la tua esistenza con il fatto di dover ritenere fideisticamente di essere socialmente inferiore? Perché non ti colpisce la scintilla che ti fa capire che potrebbe non essere vero che sei una merda anche se ti dicono che, in fondo in fondo, sei una merda?

 

ma già è un bel colpo scoprirsi omosessuali, vuoi poi che neppure si cerchi di attaccarsi ad un qualche intenso conformismo come un naufrago ad un relitto?

essere "disimpegnati" è un sollievo di per se

e non tutti sono vasi di ferro

e chi decide qual'è il limite minimo di anticonformismo accettabile per un gay?

 

 

@Almadel la tua è una prospettiva molto preoccupante, nella quale sembra impossibile la parallela concretizzazione della concepibilità sociale dell'omosessualità e dell'accettazione interiore della stessa nell'individuo. Spero di aver frainteso.

SantoddioXD odio come scrivi. Stai troppo tempo a respirare la cattiva sintassi dei testi universitariXD

 

esageri e distorci quel che ha detto, però: chi davvero riesce ad immaginare una tale utopia? In fondo è questione soprattutto di estetica "sociale"....come apprenderla se non le si nasce dentro? 

a qualcosa bisognerà pur attaccarsi, per trovare un'estetica con la quale campare, dato che la nostra sessualità è così potentemente eversiva di quella che ci è stata veicolata col latte materno

Hinzelmann

 

 


ma un omosessuale nel percorso di accettazione come può non compiere un'evoluzione in senso anticonservatore del proprio modo di concepire la realtà?

 

Per tanti anni - noi più vecchi di te - abbiamo scritto ( ora neanche lo facciamo più )

che il problema dell'Italia era l'assenza della Comunità

 

In questa assenza ci stava e ci sta anche lo slittamento a categorie politiche: se non esiste il gay con una

identità sociale definita ed una coscienza collettiva esistono tanti tipi di gay....il gay progressista ( che crede

di essersi accettato di più perchè ha una certa idea politica ) il gay rivoluzionario-antifascista militante-queer

il gay liberale ( intendo quello che crede basti: astensione dello stato, l'omosessualità è un fatto privato ) fino

ad arrivare al gay-neofascista-io sono un camerata virile 

 

In linea teorica nessuno di questi è un conservatore ed io potrei pure dirti che sono tutti giacobini

ma non perché si astraggono dalla realtà sociale italiana e quindi propongono formule politiche

vuote di contenuti, quanto per il fatto che essendo astratti dalla propria omosessualità non possono

fare a meno di essere persone astratte

 

Il problema è che essere giacobini....in politica sarebbe un difetto, non un pregio XD

 

Alle spalle l'incapacità di valorizzare la propria omosessualità, in cui un ruolo può svolgerlo pure la

sessuofobia perché siamo una minoranza sessuale 

 

Ma se mi consenti un richiamo prendendolo per il verso giusto questo vale forse più per te, che per un gay

disimpegnato, a te serve la concretezza del sesso come integrazione dell'animus giacobino

 

Il gay disimpegnato, individualista etc non ne ha alcun bisogno perchè si è fatto già il suo vestito

su misura il problema è che questo in Italia implica spesso odiare il fatto di poter appartenere ad una

minoranza, i locali-ghetto, lo stile di vita, il conformismo interno etc

 

 


Uno dei fenomeni più evidenti è la ricerca di un capro espiatorio
che permetta all'omosessuale di stornare dalla propria identità
le violenze del proprio branco: un diverso più diverso
per condividere con gli amici etero le gioie del nemico comune.

Questo comunque è verissimo, ci sono tantissimi frosci che lo fanno massicciamente ma senza accorgersene, e mi sembra così incredibilmente miserabile come comportamento! E' un danno molto grave nell'ambito di un'evoluzione globale del costume, perché la categoria di minoranza ingloba con gioioso entusiasmo gli identici meccanismi di prevaricazione utilizzati a suo tempo proprio contro di lei.

 

 

 


e chi decide qual'è il limite minimo di anticonformismo accettabile per un gay?

No cè zio figa oh, mi stai dicendo che il tuo limite di anticonformismo lo metti qui-->

 

 

 


chi davvero riesce ad immaginare una tale utopia?

Speravo che il tuo limite di anticonformismo si piazzasse su qualcosa di più irrilevante per la società, non so tipo sul bondage col fildiferro, sull'erezione post-impiggagione o sul pissing dopo aver mangiato il risotto con gli asparagi. :(

 

[NDR: il cambiamento di registro linguistico serve per punire la tracotanza di Demò, il quale non sa, o povero ignaro fanciullo, che tempo un annetto e farà la mia stessa identica fine linguistica.]

 

 

 


le etichette servono a enfatizzare la mercificazione della sessualità, alla sua "commoditisation", a renderla sempre più veicolo di consumo, più che a metterla in relazione con l'espressione della propria personalità.
D'accordissimo sul punto, ma questo non deve implicare che l'unico obiettivo buono fra i due debba comunque essere perseguito e difeso. Ti dirò, al mio quarto coming out mi sono accorto di una costante che mi ha lasciato molto perplesso: che il destinatario del coming out fosse un etero, un gay, una lesbica, un amico, un genitore, un conoscente, che fosse omofobo o gay friendly, c'era sempre un piccolo dettaglio molto strano nelle sue parole: il tentativo di sminuire la frase "io sono gay" con discorsi sulla fluidità della sessualità, sul fatto che" forse non è detta l'ultima parola", sul fatto che "com'è che fai ad esserne così sicuro?" sul fatto che "non si può mai sapere come sarà in futuro" sul fatto che "da fuori non si vede proprio, quindi magari stai guardando solo un lato di te e in realtà non puoi essere così categorico" ecc...

Quindi è vero che delle etichette si fa spesso un uso distorto... ma anche della loro eliminazione può farsi un uso distorto!!!

 

 

 


Il problema è che essere giacobini....in politica sarebbe un difetto, non un pregio

E' una cosa che credi tu, a mio parere non vera; e non solo, ciò di cui parlo non si ferma alla politica ma è qualcosa che può essere molto utile negli stessi rapporti interpersonali quando sono falsati dall'omofobia.

 

 


Ma se mi consenti un richiamo
ti consento ogni cosa, ma non ti seguo Hinz.
Ilromantico

Sì, ma tutto questo tuo astio a cosa si deve? Io non capisco davvero. A me pare che si confondano spesso i confini tra una dovuta posizione personale, con relativo rispetto della pluralità di pensierio, e una ben più bambinesca e capricciosa imposizione di pensiero("sessuofobi, morale cattolica, borghesi, perbenist e altro"). Lo stare in posizioni diverse non è un buon motivo per estremizzare e disprezzare posizioni diverse dalle nostre. Se sto in un matrimonio gay non vedo per quali assurdi motivi dovrei criticare un matrimonio etero che va in chiesa, ha 5 figli e una morale sul sesso e sulla coppia. Allo stesso modo dei 40enni single o dei matrimoni "alternativi" non ho motivi per ricercare cause freudiane o critiche.

AndrejMolov89

L'omosessualità non è eversiva intrinsecamente, lo è contestualmente alla società in cui è inserita. 
L'omosessuale non è obbligato ad avere un determinato atteggiamento nei confronti del mondo. A mio avviso l'unico fronte comune possibile è quello di allargare le maglie della normatività sociale ed essere inseriti a parimerito entro determinati valori dominanti. Questa è una semplice strategia di sopravvivenza, l'importante è crearsi uno spazio che difficilmente verrà tolto dalla società oppressiva, e permette in linea teorica maggiore margine anche per chi vuole essere eversivo. Molte persone rifiutano battaglie di civiltà perché sono eversivi e se non mi credi, leggi una qualsiasi stronzata queer, in cui c'è quasi l'obbligo dell'omosessuale ad essere un mostrum sociale a prescindere dalle proprie disposizioni personali o che danno battaglia contro il diritto al matrimonio e all'adozione, e in un certo senso questa massa di eversivi usa le stesse argomentazioni degli omofobi conservatori bigotti, soltanto che attaccano da "sinistra".

 

No cè zio figa oh, mi stai dicendo che il tuo limite di anticonformismo lo metti qui-->

 

 

 

Speravo che il tuo limite di anticonformismo si piazzasse su qualcosa di più irrilevante per la società, non so tipo sul bondage col fildiferro, sull'erezione post-impiggagione o sul pissing dopo aver mangiato il risotto con gli asparagi. :(

 

[NDR: il cambiamento di registro linguistico serve per punire la tracotanza di Demò, il quale non sa, o povero ignaro fanciullo, che tempo un annetto e farà la mia stessa identica fine linguistica.]

 

No il limite è anche tuo, come il buon, saggio Hinzi tende a sottoporti

Almadel diceva: il gay rivoluzionario aspira al grande nirvana post rivoluzionario nel quale la sua omosessualità verrà dimenticata

 

Perfino ilromantico per una volta ha ragione: l'utopia consiste nell'immaginare un mondo in cui l'omosessualità viene "dimenticata" perchè entra nella norma.

Ma la cosa(e per quanto lui la sogni con una certa coda di paglia) è evidentemente impossibile allo stato attuale, non è un mio limite il sostenerlo.

Allora l'unica valida alternativa è quella che dice Hinzi: la nicchia ecologica. Ma il nostro saggio aggiunge: non si sa perchè, ma a noi italiani sta proprio sulle palle la possibilità di non appartenere al grande conformismo collettivo e doverci distinguere facedo parte di una comunità autenticamente comunitaria oltre che realmente esistente. Implica una rottura troppo forte con tutto ciò che nella nostra cultura conta: la famiglia, la messa la domenica mattina etc(prendile come immaginifici esempi idealizzati figliolo, non come prospettive concrete).

 

A questo punto, un valido surrogato, è quello del disimpegno, della checca flamboyant come il gotico borgognone, quel tipo di persona di fronte al quale tu storci il naso e gridi: "penitenziagisci! Diventa anche tu giacobino!Smettila di scopare a destra e sinistra e centro e  vieni con me ad ascendere l'Empireo lungo la scala luminosa della sublimazione!". 

 

NB: Spero tu apprezzi la mia scrittura fatta di alti bassi e allitterazioni. Ci troviamo e scriviamo a 4 mani(o due no? siamo in due e se anche tu fossi ambidestro io no quindi al limite sarebbe uno scrivere a tre mani...).....dicevo, scriviamo un romanzo di peccato e redenzione, un romanzo di formazione adolescenziale tipo jack frusciante è uscito dal gruppo, ricco di slang giovanili e parolacce....? 

Hinzelmann

Non state un po' abusando della mia presunta saggezza?

 

 

 


è una serie di caratteristiche sociali come l'eversismo?

 

Questa io proprio non l'ho detta...

 

 


No il limite è anche tuo, come il buon, saggio Hinzi tende a sottoporti

 

Ho detto in effetti questo, ma senza per questo ignorare il problema del gay disimpegnato

 

"nicchia ecologica" ok può essere parliamone...cioè il problema che viene prima è

quanti degli iscritti al forum ne fanno parte

 

Perchè se poi rimaniamo in due a parlarne...sempre due siamo

Hinzelmann ti uso come citazione autorevole per foraggiare le mie truppeXD

 

Comunque abbiamo un misunderstanding sul senso della nicchia ecologica

 

 

 

 

p.s. un particolare ringraziamento a @Greed89 che ha ispirato il mio subconscio ad usare il termine nicchia ecologica

Edited by Demò
AndrejMolov89

La nicchia ecologica è sacra. :D Fortunatamente non mi hai mai sentito parlare di entropia statistica, riesco ad interpretare la realtà persino con le funzioni matlabbe.

 

La questione dei gay italiani è legata alla loro frammentarietà ideologica. Abbiamo gay,bisex,transex and so on che non vogliono determinati diritti per essere accettati dall'aspetto della società repressiva, mentre altri sono radicati nell'idea di una diversità eversiva, e che quindi vogliono cercare con la loro stessa esistenza di distruggere la società repressiva (quest'ultima è veramente utopistica, ma ho sentito questi discorsi, per questa gente non ha senso neppure il principio di causa-effetto).

A mio parere una persona LGBTQI non deve essere eversiva o necessariamente progressista in tutti i temi (dipende dall'individualità della persona), ma dovrebbe necessariamente fare fronte comune sull'estensione di determinati strumenti giuridici anche agli individui LGBTQI e costruire comunque un tessuto sociale interno a prescindere delle loro posizioni ideologiche. Per come sono fatto io, vedrei un fronte unitario su qualsivoglia diritto sociale e civile, però è difficile e al quanto utopico pretendere che tutti accettino questa visione. 

Non chiedo tanto, ma per lo meno, per le battaglie che ci riguardano tutti ci deve essere un fronte comune e anche varietà delle tipologie di aggregazione e puntare all'uguaglianza sostanziale e formale.

Hinzelmann

Vabbè ma chiariamo cosa significa "nicchia ecologica" io non ho niente contro

il termine, salvo constatare che sono gli altri gay ad essere allergici all'idea

 

Greed89 dice "sopravvivere" in contrapposizione alle cd "stronzate queer"

rivoluzionarie : che poi io vorrei capire perché frequentare gente dei centri sociali

se non andate d'accordo su niente? XD Forse perché almeno ci potete litigare? 

 

Certo di discussioni sul post-femminismo e sull'antifascismo militante non se ne può più

e siamo d'accordo

 

Almeno finché c'era il femminismo ci litigavano le lesbiche ( era compito loro XD )

Insomma si tornava alle 5 del mattino...dopo aver ballato e....consumato il bombolone

caldo, nella certezza che le lesbiche erano ancora lì ( e fra le 3 e le 4 era comparso un

trozkista...tipo Dra-Kula ) e l'unico modo di rabbonirle  era sfamarle

 

Quello era il vero momento queer : quando la lesbica mangiava il bombolone

 

Queste cose vanno sicuramente confinate al libro dei ricordi di vecchie generazioni

 

Il problema mi pare sia che nel frattempo l'associazionismo è entrato in crisi

sarebbe dovuto crescere, in concretezza, in capacità di creare relazioni sociali

e consapevolezza ( diffusione di ) ed invece pare di no

 

C'è forse ora qualche piccolo fermento isolato, ma ancora non c'è il segno

di un cambiamento generalizzato

privateuniverse

 

D'accordissimo sul punto, ma questo non deve implicare che l'unico obiettivo buono fra i due debba comunque essere perseguito e difeso. Ti dirò, al mio quarto coming out mi sono accorto di una costante che mi ha lasciato molto perplesso: che il destinatario del coming out fosse un etero, un gay, una lesbica, un amico, un genitore, un conoscente, che fosse omofobo o gay friendly, c'era sempre un piccolo dettaglio molto strano nelle sue parole: il tentativo di sminuire la frase "io sono gay" con discorsi sulla fluidità della sessualità, sul fatto che" forse non è detta l'ultima parola", sul fatto che "com'è che fai ad esserne così sicuro?" sul fatto che "non si può mai sapere come sarà in futuro" sul fatto che "da fuori non si vede proprio, quindi magari stai guardando solo un lato di te e in realtà non puoi essere così categorico" ecc...

Quindi è vero che delle etichette si fa spesso un uso distorto... ma anche della loro eliminazione può farsi un uso distorto!!!

 

Io mi riferivo all'etichetta "metrosessuale", che mi sembra più una categoria di consumo che un vero e proprio fenomeno sociale.

 

In questo senso la "metrosessualità" la trovo irrilevante, ininfluente ai fini che dicevi tu.

AndrejMolov89

 

 


Greed89 dice "sopravvivere" in contrapposizione alle cd "stronzate queer"
rivoluzionarie : che poi io vorrei capire perché frequentare gente dei centri sociali
se non andate d'accordo su niente? XD Forse perché almeno ci potete litigare? 

Io sono piuttosto aperto, ma allergico alle stronzate. Quando mi dicono che l'orizzonte delle battaglie non deve fossilizzarsi su una normalizzazione sono d'accordo, perché a mio avviso tutti hanno il diritto di venire rispettati anche se non vogliono costruirsi una famiglia o se vogliono crearsi un nucleo poliamoroso. Però se mi dicono che i gay non devono avere accesso al diritto del matrimonio perché devono essere diversi e costruire un enucleazione di "significante fluttuante" che distrugge l'ordine costituito, la reazione più rispettosa è ridergli in faccia. Non perché non rispetti magari il lato essenziale, ovvero quello di non creare una società esclusiva che solo coloro che vogliono aderirla hanno il diritto al rispetto, ma perché le argomentazioni a contorno sono totalmente illogiche e prive di un significato reale. Sono d'accordo con molti concetti, condivido essenzialmente molti aspetti con un gruppo ecologista, essenziali, ma se poi sparano delle stronzate epiche mi permetto di rimanere fuori dai loro gruppi. 

Attualmente vedo la questione dei diritti una necessità ideologica, ovvero l'uguaglianza sostanziale e formale, ma anche pratico.

Esempio di ciò che intendo per stronzata colossale:
IL QUEER AI TEMPI DEI QUANTI

 
Creato: 09 Aprile 2014 Liana Borghi

Nuovi paradigmi tecno-scientifici come la termodinamica, le teorie del caos e della complessità, e la meccanica quantistica hanno cambiato radicalmente la nostra concezione della natura e quindi della soggettività. In ascolto di queste mutazioni e attratto da affetti, forze e movimenti, il neo-materialismo femminista e queer cerca di collegare l'umano con il non umano, e di ripensare la materialità dei corpi prendendo le distanze dal logocentrismo post-strutturalista – considerando che il corpo si forma in necessaria relazione con il mondo, come assemblaggio di stimoli, risposte, affetti e pensieri, ancor prima di parlare: un assemblaggio non dualistico di attori umani e non, che porta a ripensare sia il soggetto che il luogo dell'umano. Tra i molti spunti offerti dal neomaterialismo femminista per passare da una rappresentazione classica del mondo a un modo più nuovo di vedere e capire la sua materialità, ho trovato particolarmente interessante l'uso che Karen Barad fa della teoria dei quanti. Nel quantoqueer genere e sessualità sono eventi, azioni, incontri tra corpi. I corpi sono una performance, non sono una cosa e non sono permanenti. L'energia liberata al contatto con la cosa desiderata si esprime diversamente da un individuo all'altro. La sessualità mette in scena percezioni che ci compongono e a loro volta ci ri-compongono. I corpi sono del mondo, insiste Karen Barad; dalle loro intra-azioni emerge la nostra soggettività, la nostra agentività, la capacità di agire. I corpi sono assemblaggi formati da connessioni ricorrenti, necessarie per comporli e scomporli, performarli. Sono "carne sociale" che vive in relazione mediata e organica con l'ambiente in forme di nuovi entanglement/grovigli materiali che includono la sessualità, nell'ubiquità del desiderio e nella sua esuberanza biologica (Grosz; Giffney & Hird; Coole & Frost; Bagemihl) così come nelle sue repressioni normative. Nuove concezioni della complessità emergono anche dagli studi di ecologia queer (Sandiland & Erikson) e da indagini sull'ambiente naturale e il contesto urbano (Gandy), producendo alleanze eterotopiche e forme di coscienza politica ispirate al queer come pratica anticapitalista non produttiva (Halberstam, Muñoz, Tapley, Winters..). Urge tra queste una riflessione sulla nostra coesistenza con iperoggetti (Morton) quali il clima, il nucleare, l'evoluzione, la relatività – fenomeni molto queer che inquietano la nostra concezione della soggettività e ci portano inevitabilmente a riconsiderare lo spaziotempo e l'assetto della (nostra) collettivit

AndrejMolov89

Ecco un articolo critico e sensato: 
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/jun/29/same-sex-marriage-straightened?CMP=fb_gu
E' un approccio che preferisco maggiormente rispetto al movimento queer italiano, sarà un mio limite. 
 

Hinzelmann

Continua a sembrarmi del tutto ANOMALO il fatto

che bypassate che state parlando della Libreria delle

Donne, di Liana Borghi e di Femmisiste...

 

Cioè io capisco che gli interlocutori non abbondano 

ma quando mai si è posto il problema per un gay di

far parte di gruppi come la Società delle letterate?

http://www.societadelleletterate.it/

 

Semmai era e dovrebbe essere un problema delle lesbiche

AndrejMolov89

Continua a sembrarmi del tutto ANOMALO il fatto

che bypassate che state parlando della Libreria delle

Donne, di Liana Borghi e di Femmisiste...

 

Cioè io capisco che gli interlocutori non abbondano 

ma quando mai si è posto il problema per un gay di

far parte di gruppi come la Società delle letterate?

http://www.societadelleletterate.it/

 

Semmai era e dovrebbe essere un problema delle lesbiche

Ho citato quello come esempio, ma un discorso del genere l'ho sentito dire davanti a me. Da due persone che hanno iniziato a parlare della teoria queer. Ripeto la questione essenziale la reputo dignitosa, anzi la appoggio, ma quando me la veicolano in questo modo non so come pensarla, cioè rimango shockato. 

Sarà che sono limitato ma questi discorsi veramente non li digerisco. 

 

 


Almadel diceva: il gay rivoluzionario aspira al grande nirvana post rivoluzionario nel quale la sua omosessualità verrà dimenticata
Perfino ilromantico per una volta ha ragione: l'utopia consiste nell'immaginare un mondo in cui l'omosessualità viene "dimenticata" perchè entra nella norma.Ma la cosa(e per quanto lui la sogni con una certa coda di paglia) è evidentemente impossibile allo stato attuale, non è un mio limite il sostenerlo.

Ma infatti giacobinismo significa rivoluzione permanente.

 

 


Allora l'unica valida alternativa è quella che dice Hinzi: la nicchia ecologica. Ma il nostro saggio aggiunge: non si sa perchè, ma a noi italiani sta proprio sulle palle la possibilità di non appartenere al grande conformismo collettivo

Era proprio quello che volevo indagare, proprio ciò di cui faccio fatica a trovare una spiegazione efficiente e onnicomprensiva.

 


Ci troviamo e scriviamo a 4 mani(o due no? siamo in due e se anche tu fossi ambidestro io no quindi al limite sarebbe uno scrivere a tre mani...)

Ohibò, mi darai del cliché, ma non potevo che nascere rigorosamente ed estremisticamente mancino.

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