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Il genocidio del Medio Oriente


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@Privateuniverse,

tieni anche presente che, morto un papa, se ne fa un altro, forse meno buono, forse meno capace, forse meno intelligente (o forse anche più buono, capace, intelligente), ma se ne fa un altro.

Non è detto che, mollato dagli Stati Uniti, Israele non trovi altri protettori tra quegli Stati che ormai sono sufficientemente potenti e ricchi per mettere il naso e non solo quello in altri continenti.....

 

E comunque rimane sempre il vecchio rimedio, per chi non vuole assolutamente fare la pace, di guerreggiare con pietre e bastoni.

 

Quanto poi alle "concessioni" di Begin e di Shamir agli Americani minacciosi, ho il sospetto che Israele non abbia mai concesso più di quanto volesse concedere, ma abbia prima negato quello che era già disposto a concedere per poi negare più facilmente tutto quando non era disposto a concedere:

il solito giuoco insomma, ben noto a noi Italiani, di chiedere o negare 100, per ottenere o concedere 50.

 

Non so perché, ma a me gli Americani danno spesso l'impressione di essere sostanzialmente grossi tardoni e che solo la loro strabordante (finora) potenza economica e militare copra i loro ripetuti pasticci.

Edited by Mario1944
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Posto una interessante lettera aperta scritta da una ebrea italiana... chi ne è in grado, dopo averla letta, rifletta.

 

 

 

 

Lettera aperta a Noa, a Naomi Wolf e a tutti quelli che parlano a nome mio

 

Venerdì 25 luglio il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera di Noa, la cantante israeliana. Canto e piango per i due popoli. Un’altra strada c’è: tendere la mano ai moderati. Pochi giorni dopo l’intervista di Alessandra Farkas a Naomi Wolf, dal titolo Tocca a noi ebrei all’estero schierarsi.

Bene, oggi tocca a me. Non so se il Corriere della Sera mi darà spazio. Non ho una bella voce e non ho mai fatto parte di nessuna amministrazione americana. Però sono un’ebrea. E per di più italiana. E di voci ebraiche italiane durante questo periodo se ne sono sentite davvero poche.

 

Più volte ho scritto al Direttore. Non mi ha mai risposto. Fa niente. Conosco la forza del web. Che spesso stravolge anche i numeri della carta stampata. La libertà di parola, la possibilità di fare sentire anche la mia voce, me la creo da sola.

 

Gentili Noa, Naomi Wolf e tutti quelli che parlano a nome mio

 

da settimane è in atto un conflitto senza precedenti. Ci sono missili sparati nei cieli israeliani con lo scopo di uccidere civili, donne e bambini, mentre dormono, cogliendoli nel sonno notturno. Ci sono tunnel che sfociano dentro a sale da pranzo in cui intere famiglie stanno sedute ogni giorno, tunnel da cui avrebbero dovuto sbucare terroristi assetati di sangue ebraico per uccidere più israeliani possibile. Siamo in Israele.

 

Ci sono razzi sparati da bambini, mitragliatrici impugnate da esseri poco più alti delle armi che imbracciano, ci sono creature di pochi anni che invece di venire vestite per andare a scuola vengono bardate a festa con cinture esplosive. Ci sono neonati che vengono imbottiti di tritolo con lo scopo di attirare, attraverso il proprio pianto, i soldati israeliani. Neonati che vengono fatti esplodere per poter trascinare con sé il nemico. Ci sono membri di organizzazioni che seminano terrore, che impiccano e fucilano chi osa ribellarsi alle regole degli assassini, che usano bambini per farsi scudo e potere diffondere le fotografie a chi non si farà troppe domande.Ci sono ambulanze in cui vengono nascosti kamikaze pronti al suicidio, ci sono campus estivi in cui i bambini imparano l’arte della guerra come noi in Italia impariamo a dipingere e suonare. Ci sono ospedali e scuole in cui si trovano arsenali in grado di fare proseguire la guerra per interi anni. Ci sono giornalisti minacciati di morte se racconteranno ciò che vedono al mondo. C’è un manuale con un insieme di regole ben chiaro per i reporter che vogliono raccontare cosa succede a Gaza. Siamo a Gaza.

 

Ci sono asfalti divelti, macchine distrutte, sinagoghe assediate, bandiere di Israele bruciate ed ebrei tenuti in ostaggio. Siamo a Parigi. Non a Gaza.

 

Ci sono cori di ‘morte agli ebrei’ per le strade, minacce di morte a un giornalista che porta un cognome semita, atti vandalici in luoghi di culto ebraici. Siamo a Miami. Non a Gaza.

 

Ci sono imam che inneggiano all’uccisione degli ebrei, ovunque si trovino. Siamo a San Donà di Piave. Siamo in Italia. Non siamo a Gaza.

 

L’odio per Israele non proviene solo da Gaza. L’estremismo, il terrorismo, non è concentrato in quei pochi chilometri quadrati.

 

E quindi, vi prego, smettetela di cercare nel vostro, nel mio popolo, la causa di ogni fallimento di pace. Cercatela lì, in ogni parte del mondo, dove le madri nutrono i figli con sogni di morte. Propria e altrui.

 

I sorrisi dei palestinesi rilasciati dalle prigioni israeliane in nome di una ipotetica pace, offuscati dalle lacrime delle famiglie che hanno visto ritornare a casa solo pezzi di corpi dei propri cari, fatti saltare per aria proprio da quegli uomini, sono ancora impressi nella nostra memoria.

 

I tentativi fatti da Netanyahu e dai suoi predecessori di sedersi al tavolo dei negoziati si possono ritrovare in qualsiasi giornale. Forse il nome Oslo ricorderà qualcosa.

 

Più volte Israele ha teso la mano a una controparte, tra cui l’Olp, anche se questa dichiarava apertamente di volere conquistare tutta la terra santa. E di non accontentarsi solo di una parte di essa.

 

 

 

Noa, Naomi e tutti voi che parlate a nome del mio popolo,

 

la guerra non è proprio scritta nel Dna del popolo ebraico.

 

Siamo un insieme di studiosi, di occhialuti e filosofi, di persone che arano la terra con un libro in mano. Siamo un popolo di sognatori, di persone che non si arrendono davanti alla realtà. Immaginiamo campi fioriti lì dove c’è il deserto assolato. Prosciughiamo paludi per costruirci grattacieli a cento piani. Nei nostri ospedali curiamo i feriti siriani, maciullati dai loro fratelli. Assistiamo persino i terroristi. Quelli che non sono ancora riusciti a raggiungere il proprio paradiso, pur avendoci provato.

 

Non inneggiamo alla morte di nessuno, gli estremisti di cui parlate li possiamo contare sulle dita di mezza mano. Nessuno di noi si aggira con le accette per le strade di Londra, non minacciamo di morte chi si presenta ai cortei pro-Israele con una bandiera palestinese.

 

Non facciamo proselitismo, la nostra religione non la vogliamo imporre a nessuno. Secondo l’ebraismo ogni individuo nasce con un valore intrinseco e non vale di più a seconda della religione che professa. Non dipingete il vostro popolo con tinte che non ha mai posseduto.

 

Noa, Naomi, il popolo ebraico aborrisce l’estremismo. La nostra nazione ha da sempre combattuto con le parole, con le idee, con una penna in mano.

 

Quando mettete sullo stesso piano un estremismo che minaccia di morte gli infedeli da ogni parte del mondo, un estremismo che dipinge ‘N’ rosse sulle case cristiane per sapere chi andare ad uccidere domani, che mozza le teste e lapida le donne, quando mettete sullo stesso piano questi individui e il mio popolo, temo conosciate davvero poco la vostra propria gente.

 

 

 

Forse farebbe comodo a tutti potere mettere sul piatto della bilancia i due contendenti. Così il conflitto sarebbe una normale guerra, tra due parti.

 

Purtroppo invece la realtà è molto diversa. Da una parte c’è un paese, Israele, una democrazia nel cui parlamento siedono arabi e sul cui territorio vivono più di un milione e mezzo di arabi israeliani. Dall’altra c’è una cultura che non vuole nessun infedele sulla propria terra. Nessun ebreo entro i confini palestinesi. Una cultura che alleva madri che sognano figli terroristi e assassini di infedeli. Da un lato c’è il popolo israeliano che imbraccia le armi solo per difendersi, dopo che per anni da Gaza hanno sparato e sparano missili su case, ospedali e asili. Dall’altro ci sono persone che crescono con un unico scopo di sbucare da un tunnel e fare un massacro. Che sognano di invadere Trafalgar Square e sgozzare il primo ministro britannico.

 

Da un lato c’è chi aspira alla vita. Dall’altra c’è chi non vede l’ora di rinunciarvi pur di toglierla agli altri.

 

Chi salva una vita salva un mondo intero è l’inno degli ebrei, in qualsiasi parte del mondo.

 

Il paradiso dagli ebrei si guadagna salvando le vite. Non togliendole a chi professa una religione diversa.

 

Cara Noa, gentile Naomi, esiste un modo per uscire da tutta questa spirale di violenza e morte. C’è un’altra strada.

 

Si chiama educazione alla vita. Cosa che noi ebrei facciamo da migliaia di anni.

 

A nome mio e di milioni di altri ebrei del mondo.

 

Gheula Canarutto Nemni

Edited by ben81

 

 


osto una interessante lettera aperta scritta da una ebrea italiana

 

Ottimo Cicerone in ottima difesa della sua casa.

Peccato che ci siano altrettanto ottimi Ciceroni in ottima difesa della propria casa anche dall'altra parte.

Forse è per questo che sono ancora in guerra:

troppa perizia retorica in entrambi, ma poca volontà di pace, se non annichilendo il nemico.

Già lo disse Sallustio a proposito di Catilina:

satis eloquentiae, sapientiae parum......

@Pix l'ebraismo non anela a convertire tutti gli infedeli, anzi, il contrario... trai le tue conclusioni, se ti è possibile.

 

@Mario1944 io non sono della stessa casa della signora, eppure quanto da lei esposto risulta palesemente ed oggettivamente vero, basta informarsi prima di cianciare a vanvera.

 

 

Quindi ripeto, vorrei vedere se hamas lanciasse missili sull'Italia... non credo proprio che fareste tanto i '' porgi l'altra guancia''... é proprio vero il detto '' sono tutti froci col culo degli altri''

 

 


@Mario1944 io non sono della stessa casa della signora, eppure quanto da lei esposto risulta palesemente ed oggettivamente vero, basta informarsi prima di cianciare a vanvera

 

Neppure io sono della casa di uno dei due contendenti, ma ciò non m'impedisce di discernere le ragioni ed i torti d'entrambi.

 

Quanto al mio cianciare a vanvera, sono diciassette pagine che ciancio in merito e ti pregherei quindi di riferirti ad una mia opinione particolare, se ti pare contestabile, invece di trinciare fendenti a caso.

Del resto sei stato proprio tu che qualche post fa hai "dato i numeri" sui morti tedeschi nei bombardamenti della II Guerra Mondiale, rispondendomi poi, quando t'ho corretto, che l'errore non era tuo ma delle tue fonti:

se hai fonti tanto smarrite e confuse, faresti bene ad evitare di dipenderne come da una voce divinamente inconfutabile ;-)

 

 

 

 


Quindi ripeto, vorrei vedere se hamas lanciasse missili sull'Italia... non credo proprio che fareste tanto i '' porgi l'altra guancia''... é proprio vero il detto '' sono tutti froci col culo degli altri''

 

Nessuno in questo topic, ma proprio nessuno, neppure il più filoarabo, ha mai affermato che Israele debba porgere l'altra guancia al lancio di missili o di cose varie contundenti!

Quindi forse tu non sei di casa ebraica, ma certo sei tutto fuorché obbiettivo anche solo nell'esame degli argomenti pro o contro.

 

 


@Pix
io preferisco l'ebraismo per eletti che stanno tra loro al cattolicesimo che vuole evangelizzare tutto il mondo.

 

La cosa è comunque riferibile a tutte le varie sette cristiane, non solo a quella cattolica, oltre che ai musulmani.

Peraltro dobbiamo anche considerare che la religione di Yaveh in Europa si trovò in condizioni di minoranza sparuta ed oppressa dalla fine del IV secolo d.C. e che quindi un proselitismo ebraico non solo non sarebbe stato tollerato, ma avrebbe anche causato dure ritorsioni.

L'esame quindi dovrebbe essere riferito almeno ai secoli precedenti per escludere una propensione al proselitismo della religione di Yaveh.

E ineffetti, stando alle fonti storiche non sembra che si possa parlare di diffuso proselitismo degli antichi Giudei verso i "pagani", se non altro perché la religione di Yaveh era una religiosa riservata al popolo eletto, quello Giudeo appunto.

In questo il Giudaismo fu certamente simile al Paganesimo (per quanto sia improprio raccogliere varie religioni sotto un solo nome) e diverso dal Cristianesimo e dall'Islamismo, costruiti già dai rispettivi profeti come apparati atti alla diffusione della "verità" per il mondo oltre gli quindi gli angusti confini della terra d'origine.

Tuttavia se si pensa che questo implicasse maggior tolleranza del Giudaismo rispetto alle altre religioni vecchie e nuove, si sbaglia di grosso:

basti ricordare la spietatezza, teste la Torah, con cui in età più antica gli "idolatri" in Palestina furono combattuti e distrutti, ovviamente per comando del "vero" dio, ovvero in età alessandrina episodi come la conversione forzata degli Idumei ovvero, per venire a tempi più recenti, l'intolleranza verso gli "eretici" che fu propria delle comunità ebraiche europee non diversamente da quelle cristiane (Spinoza ne seppe qualcosa).

Quindi sarei cauto, molto cauto, nell'attribuire a questa od a quella "religione del libro" patenti di rispetto del credo altrui o almeno di tolleranza:

in materia di teologia o di culto nessuna religione antica o moderna fu mai rispettosa o tollerante delle altre o dei propri dissidenti, almeno quando e dove era prevalente, anche se non tutte eccelsero per proselitismo.

privateuniverse

@Pix l'ebraismo non anela a convertire tutti gli infedeli, anzi, il contrario... trai le tue conclusioni, se ti è possibile.

 

@Mario1944 io non sono della stessa casa della signora, eppure quanto da lei esposto risulta palesemente ed oggettivamente vero, basta informarsi prima di cianciare a vanvera.

 

 

Quindi ripeto, vorrei vedere se hamas lanciasse missili sull'Italia... non credo proprio che fareste tanto i '' porgi l'altra guancia''... é proprio vero il detto '' sono tutti froci col culo degli altri''

 

A parte che non è affatto "oggettivamente vero", almeno non del tutto.

 

Il punto è che è anche solo una parte di quanto è "oggettivamente vero".

 

 

Nessuno in questo topic, ma proprio nessuno, neppure il più filoarabo, ha mai affermato che Israele debba porgere l'altra guancia al lancio di missili o di cose varie contundenti!

Quindi forse tu non sei di casa ebraica, ma certo sei tutto fuorché obbiettivo anche solo nell'esame degli argomenti pro o contro.

 

 

Per non parlare di quando @ben81 ha riportato l'intervento di quel tizio che diceva di stare "con Israele, sempre"; quindi, qualunque cosa faccia.

 

La cosa è comunque riferibile a tutte le varie sette cristiane, non solo a quella cattolica, oltre che ai musulmani.

Peraltro dobbiamo anche considerare che la religione di Yaveh in Europa si trovò in condizioni di minoranza sparuta ed oppressa dalla fine del IV secolo d.C. e che quindi un proselitismo ebraico non solo non sarebbe stato tollerato, ma avrebbe anche causato dure ritorsioni.

L'esame quindi dovrebbe essere riferito almeno ai secoli precedenti per escludere una propensione al proselitismo della religione di Yaveh.

E ineffetti, stando alle fonti storiche non sembra che si possa parlare di diffuso proselitismo degli antichi Giudei verso i "pagani", se non altro perché la religione di Yaveh era una religiosa riservata al popolo eletto, quello Giudeo appunto.

 

[...]

 

Tuttavia se si pensa che questo implicasse maggior tolleranza del Giudaismo rispetto alle altre religioni vecchie e nuove, si sbaglia di grosso:

basti ricordare la spietatezza, teste la Torah, con cui in età più antica gli "idolatri" in Palestina furono combattuti e distrutti, ovviamente per comando del "vero" dio, ovvero in età alessandrina episodi come la conversione forzata degli Idumei ovvero, per venire a tempi più recenti, l'intolleranza verso gli "eretici" che fu propria delle comunità ebraiche europee non diversamente da quelle cristiane (Spinoza ne seppe qualcosa).

Quindi sarei cauto, molto cauto, nell'attribuire a questa od a quella "religione del libro" patenti di rispetto del credo altrui o almeno di tolleranza:

in materia di teologia o di culto nessuna religione antica o moderna fu mai rispettosa o tollerante delle altre o dei propri dissidenti, almeno quando e dove era prevalente, anche se non tutte eccelsero per proselitismo.

 

Concordo solo in parte.

 

E' vero che, nell'ebraismo, non esiste una tendenza al proselitismo; il motivo è che, nell'ebraismo, non credo esista l'idea secondo la quale è necessario aderire all'ebraismo per essere salvati. L'avvento del Messia, secondo l'ebraismo, porterà pace e giustizia per tutti, anche per i non ebrei.

 

Sono d'accordo sul fatto che l'assenza del proselitismo purtroppo non comporta, di per sé, la tolleranza.

 

Peraltro, non tutte le "sette" cristiane sono state intolleranti, anche laddove sono state maggioritarie.

privateuniverse

da settimane è in atto un conflitto senza precedenti.

 

Falsissimo.

 

Ci sono, purtroppo, molti precedenti, ben più gravi.

 

Ci sono missili sparati nei cieli israeliani con lo scopo di uccidere civili, donne e bambini, mentre dormono, cogliendoli nel sonno notturno. Ci sono tunnel che sfociano dentro a sale da pranzo in cui intere famiglie stanno sedute ogni giorno, tunnel da cui avrebbero dovuto sbucare terroristi assetati di sangue ebraico per uccidere più israeliani possibile. Siamo in Israele.

 

Se in questo paragrafo si sostituisse la parola "israeliano" con "della Striscia di Gaza" e "ebraico" con "arabo", e si rimpiazzasse la parte sui tunnel con una parte sugli aerei, il paragrafo manterrebbe assolutamente intatto il suo significato.

 

Ci sono razzi sparati da bambini, mitragliatrici impugnate da esseri poco più alti delle armi che imbracciano, ci sono creature di pochi anni che invece di venire vestite per andare a scuola vengono bardate a festa con cinture esplosive. Ci sono neonati che vengono imbottiti di tritolo con lo scopo di attirare, attraverso il proprio pianto, i soldati israeliani. Neonati che vengono fatti esplodere per poter trascinare con sé il nemico. Ci sono membri di organizzazioni che seminano terrore, che impiccano e fucilano chi osa ribellarsi alle regole degli assassini, che usano bambini per farsi scudo e potere diffondere le fotografie a chi non si farà troppe domande.Ci sono ambulanze in cui vengono nascosti kamikaze pronti al suicidio, ci sono campus estivi in cui i bambini imparano l’arte della guerra come noi in Italia impariamo a dipingere e suonare. Ci sono ospedali e scuole in cui si trovano arsenali in grado di fare proseguire la guerra per interi anni. Ci sono giornalisti minacciati di morte se racconteranno ciò che vedono al mondo. C’è un manuale con un insieme di regole ben chiaro per i reporter che vogliono raccontare cosa succede a Gaza. Siamo a Gaza.

 

Anche ammesso e non concesso che tutto quel che è descritto nella lettera sia vero, l'autrice tace su tante altre cose.

 

Tace sul blocco di cui è vittima la Striscia di Gaza, sul fatto che, negli Stati Uniti (e anche in altri paesi) i media espongono solo il punto di vista del governo israeliano, sull'occupazione militare della Cisgiordania, sugli insediamenti costruiti espropriando le risorse dei palestinesi con ogni pretesto, sui coloni che commettono violenze ai danni dei palestinesi; tace sugli israeliani che si vanno a godere i bombardamenti della Striscia di Gaza sulle alture di Sderot.

 

Certo, non si può pretendere che gli abitanti di quella città, bersaglio molto frequente dei razzi dello Hamas, siano particolarmente pacifici; ma, allo stesso modo, come si potrebbe pretendere che lo siano i bambini della Striscia di Gaza, sottoposti ai soprusi e alla violenza di Israele?

 

Ci sono asfalti divelti, macchine distrutte, sinagoghe assediate, bandiere di Israele bruciate ed ebrei tenuti in ostaggio. Siamo a Parigi. Non a Gaza.

Ci sono cori di ‘morte agli ebrei’ per le strade, minacce di morte a un giornalista che porta un cognome semita, atti vandalici in luoghi di culto ebraici. Siamo a Miami. Non a Gaza.

 

Indubbiamente, la recrudescenza dell'ostilità nei confronti degli ebrei nei paesi occidentali non è ammissibile.

Ma perché ci si dovrebbe aspettare un atteggiamento freddamente obiettivo da parte degli arabi immigrati nei paesi europei, quando la lettera di questa persona non lo è di certo?

 

Ci sono imam che inneggiano all’uccisione degli ebrei, ovunque si trovino. Siamo a San Donà di Piave. Siamo in Italia. Non siamo a Gaza.

 

Ci sono anche rabbini che hanno usato espressioni spregiative nei confronti degli arabi. Anche Meir Kahane e Ovadia Yosef sono, o erano, rabbini.

 

(Non ti spiego chi fossero, visto che tu hai detto di essere informato lo saprai certamente).

 

L’odio per Israele non proviene solo da Gaza. L’estremismo, il terrorismo, non è concentrato in quei pochi chilometri quadrati.

 

Io indubbiamente provo una forte antipatia per Israele (certo, minore dell'ostilità che provo per lo Hamas); un'antipatia basata sul fatto che, secondo me, è uno stato nato da un sopruso in un'epoca in cui questo non era più ammissibile, perché l'era del colonialismo era finita, e anche su altri aspetti, come il perdurare dell'occupazione militare della Cisgiordania, la pretesa di farsi giustizia da sé, le pressioni perché si intervenisse militarmente contro il programma militare iraniano (cosa che, forse, è nell'interesse di Israele, ma credo non nel mio interesse o in quello dell'Italia e di altri paesi).

 

Cosa c'entra questo con l'estremismo o con il terrorismo? E' anche Israele, da molti anni, a essere un paese estremista e governato da estremisti.

 

E quindi, vi prego, smettetela di cercare nel vostro, nel mio popolo, la causa di ogni fallimento di pace. Cercatela lì, in ogni parte del mondo, dove le madri nutrono i figli con sogni di morte. Propria e altrui.

 

Un penoso tentativo di impietosire con il vittimismo.

Israele non è l'unico responsabile dell'inesistenza di qualsiasi prospettiva di pace, ma i governi Sharon e Netanyahu ne sono, senza dubbio, i principali responsabili.

L'autrice della lettera, inoltre, dovrebbe spiegare in quale forma attacchi militari indiscriminati che hanno causato, finora, quasi duemila morti (e non è il primo caso) aiuterebbero la causa della pace o dimostrerebbero le buone intenzioni di chi li ordina.

 

I sorrisi dei palestinesi rilasciati dalle prigioni israeliane in nome di una ipotetica pace, offuscati dalle lacrime delle famiglie che hanno visto ritornare a casa solo pezzi di corpi dei propri cari, fatti saltare per aria proprio da quegli uomini, sono ancora impressi nella nostra memoria.

 

I palestinesi rilasciati dalle prigioni israeliane ci sono ritornati, in prigione, a stretto giro a esclusivo giudizio di Israele.

 

I tentativi fatti da Netanyahu e dai suoi predecessori di sedersi al tavolo dei negoziati si possono ritrovare in qualsiasi giornale. Forse il nome Oslo ricorderà qualcosa.

 

A me ricorda che Netanyahu è sempre stato contro gli accordi di Oslo.

 

Più volte Israele ha teso la mano a una controparte, tra cui l’Olp, anche se questa dichiarava apertamente di volere conquistare tutta la terra santa. E di non accontentarsi solo di una parte di essa.

 

Che confusione.

Fino a quando l'OLP ha dichiarato di non riconoscere il diritto all'esistenza di Israele non c'è stata, comprensibilmente, alcuna mano tesa.

Quando l'ha fatto il prodotto sono stati gli accordi di Oslo.

E, al governo di Israele, ora ci sono coloro che quegli accordi li hanno sempre avversati.

 

Noa, Naomi e tutti voi che parlate a nome del mio popolo,

 

la guerra non è proprio scritta nel Dna del popolo ebraico.

 

Siamo un insieme di studiosi, di occhialuti e filosofi, di persone che arano la terra con un libro in mano. Siamo un popolo di sognatori, di persone che non si arrendono davanti alla realtà. Immaginiamo campi fioriti lì dove c’è il deserto assolato. Prosciughiamo paludi per costruirci grattacieli a cento piani. Nei nostri ospedali curiamo i feriti siriani, maciullati dai loro fratelli. Assistiamo persino i terroristi. Quelli che non sono ancora riusciti a raggiungere il proprio paradiso, pur avendoci provato.

 

Non inneggiamo alla morte di nessuno, gli estremisti di cui parlate li possiamo contare sulle dita di mezza mano. Nessuno di noi si aggira con le accette per le strade di Londra, non minacciamo di morte chi si presenta ai cortei pro-Israele con una bandiera palestinese.

 

Falsissimo.

 

Gli ebrei sono stati un popolo di studiosi quando sono stati costretti a esserlo; ma non si può proprio dire che la loro sia la storia di un popolo pacifico, non meno di molti altri.

 

 

Non facciamo proselitismo, la nostra religione non la vogliamo imporre a nessuno. Secondo l’ebraismo ogni individuo nasce con un valore intrinseco e non vale di più a seconda della religione che professa. Non dipingete il vostro popolo con tinte che non ha mai posseduto.

 

Noa, Naomi, il popolo ebraico aborrisce l’estremismo. La nostra nazione ha da sempre combattuto con le parole, con le idee, con una penna in mano.

 

Quando mettete sullo stesso piano un estremismo che minaccia di morte gli infedeli da ogni parte del mondo, un estremismo che dipinge ‘N’ rosse sulle case cristiane per sapere chi andare ad uccidere domani, che mozza le teste e lapida le donne, quando mettete sullo stesso piano questi individui e il mio popolo, temo conosciate davvero poco la vostra propria gente.

 

Serve a ben poco ammantarsi di affermazioni di principio quando la realtà è ben diversa.

C'è sempre stato, e c'è tuttora, un estremismo ebraico paragonabile, nei principi, a quello islamico.

 

 

 

Forse farebbe comodo a tutti potere mettere sul piatto della bilancia i due contendenti. Così il conflitto sarebbe una normale guerra, tra due parti.

 

Purtroppo invece la realtà è molto diversa. Da una parte c’è un paese, Israele, una democrazia nel cui parlamento siedono arabi e sul cui territorio vivono più di un milione e mezzo di arabi israeliani. Dall’altra c’è una cultura che non vuole nessun infedele sulla propria terra. Nessun ebreo entro i confini palestinesi. Una cultura che alleva madri che sognano figli terroristi e assassini di infedeli. Da un lato c’è il popolo israeliano che imbraccia le armi solo per difendersi, dopo che per anni da Gaza hanno sparato e sparano missili su case, ospedali e asili. Dall’altro ci sono persone che crescono con un unico scopo di sbucare da un tunnel e fare un massacro. Che sognano di invadere Trafalgar Square e sgozzare il primo ministro britannico.

 

Da un lato c’è chi aspira alla vita. Dall’altra c’è chi non vede l’ora di rinunciarvi pur di toglierla agli altri.

 

Chi salva una vita salva un mondo intero è l’inno degli ebrei, in qualsiasi parte del mondo.

 

Il paradiso dagli ebrei si guadagna salvando le vite. Non togliendole a chi professa una religione diversa.

 

Cara Noa, gentile Naomi, esiste un modo per uscire da tutta questa spirale di violenza e morte. C’è un’altra strada.

 

Si chiama educazione alla vita. Cosa che noi ebrei facciamo da migliaia di anni.

 

A nome mio e di milioni di altri ebrei del mondo.

 

Gheula Canarutto Nemni

 

L'educazione alla vita è un po' difficile se c'è qualcuno che ti spara contro e che ti toglie la possibilità di sopravvivere.

Sulle condizioni di vita degli arabi israeliani ci sarebbe qualcosa da dire. Il fatto che nessun partito arabo abbia mai fatto parte di una coalizione di governo in Israele, però, è abbastanza rivelatore del fatto che si tratta di una minoranza con uno status di inferiorità rispetto alla maggioranza.

Le sciocchezze sul "popolo che abbraccia le armi solo per difendersi" sono veramente troppo banali per essere confutate.

 

Questa lettera da un'immagine idilliaca di Israele e degli israeliani, come di uno stato che non desidera altro che vivere in pace, senza opprimere nessuno, senza aspirazioni territoriali, in cui i principi dell'ebraismo (a cominciare dall'aspirazione alla giustizia) sono applicati per quanto possibile, sanamente democratico, e che non fa che difendersi.

 

Peccato che quest'immagine cozzi in maniera alquanto stridente con la realtà.

 

Il che non significa che i palestinesi, e i loro leader politici, non abbiano le loro colpe; ma io mi rifiuto di considerare la questione nei termini che fanno comodo a Netanyahu e ai suoi ammiratori, per cui c'è una guerra dei buoni, tolleranti e democratici israeliani contro i cattivi, sanguinari e fanatici palestinesi, perché non tutti gli israeliani sono buoni e non tutti i palestinesi sono cattivi.

 

Questa rappresentazione della realtà, inoltre, quando è utilizzata per giustificare comportamenti criminosi, è non solo inaccettabile, ma disgustosa e rivoltante.

Edited by privateuniverse

privateuniverse, on 09 Aug 2014 - 9:03 PM, said:

Peraltro, non tutte le "sette" cristiane sono state intolleranti, anche laddove sono state maggioritarie.

Di solito per necessità di politica di sopravvivenza:

l'intolleranza dello stesso Lutero verso le opinioni dei suoi discepoli è nota, eppure proprio lui combattè le imposizioni del papa di Roma in nome della sua coscienza, ma evidentemente la sua era una coscienza "più cosciente" di quelle altrui.

Nella Givevra di Calvino fu arso sul rogo Serveto che ebbe da ridire sul concetto di trinità divina.

In Inghilterra dopo lo scisma d'Entrico VIII furono discriminati cattolici e protestanti non anglicani almeno fino al principio dell'800:

infatti i padri pellegrini, che sono considerati i primi veri coloni nei futuri Stati Uniti, fuggivano perché calvinisti l'intolleranza della Chiesa anglicana.

Negli stessi Stati Uniti, pur così tolleranti in materia religione, Ebrei e Cattolici furono a lungo discriminati de facto se non de iure.

Del resto, se guardiamo alla storia del Cristianesimo, notiamo un'iniziale richiesta di tolleranza dei polemisti cristiani alle autorità romane in nome della libertà di coscienza, almeno fino al IV secolo, quando la sostanziale vittoria riportata dai Cristiani con l'editto di Milano, che però non dimentichiamo fu un editto modernissimo di libertà religiosa per i fedeli di qualunque dio, pose le basi per gli editti d'intolleranza di Teodosio, emanati contro tutti coloro che non fossero Cristiani secondo il credo niceno.

 

 

privateuniverse, on 09 Aug 2014 - 9:03 PM, said:

E' vero che, nell'ebraismo, non esiste una tendenza al proselitismo; il motivo è che, nell'ebraismo, non credo esista l'idea secondo la quale è necessario aderire all'ebraismo per essere salvati.

Nel Giudaismo antico non c'era la concezione della salvezza dopo la morte grazie alla giusta fede ed alle giuste opere su questa terra:

non so se l'Ebraismo posteriore e attuale l'abbiano introdotta, ma non mi pare e in ogni caso è una concezione di derivazione greco-platonica.

Il Giudaismo antico e tutte le religioni antiche precristiane furono essenzialmente il culto d'uno o di più dei locali e nazionali:

Yaveh, Ammone, Baal, Zeus, Giove ecc.

L'esistenza del dio di un popolo non negava l'esistenza degli dei di altri popoli, che semmai erano vinti e cacciati quando vinto ed oppresso era il popolo che ne aveva il culto.

L'interpretazione monoteista del Giudaismo è tarda e fu evidentemente influenzata dalla cultura greca che s'era diffusa in tutto l'Oriente soprattutto dopo le conquiste d'Alessandro di Macedonia e che infatti produsse nel primo secolo i Settanta, cioè la versione greca della Torah, ormai incomprensibile a tutti i Giudei della Diaspora che parlavano greco e che quindi erano sostanzialmente di cultura greca.

 

Nelle religioni antiche e quindi anche nel Giudaismo il proselitimo non aveva gran senso:

al massimo il vincitore imponeva i propri dei al vinto, non perché gli dei del vinto fossero considerati inesistenti, ma perché il loro culto poteva essere poteva essere stimolo di ribellioni.

In genere comunque i vincitori erano abbastanza tolleranti quando non vi fossero pericoli politici:

esemplare il caso dei Romani, che raramente repressero le religioni dei popoli vinti ed inglobati nel loro impero.

 

La novità fu data dal Cristianesimo che nacque come religione-filosofia:

accanto al culto del dio Cristo, che la caratterizzava come religione, v'erano idee filosofiche d'origine greca, per lo più platoniche e stoiche, intorno all'essenza della divinità e dell'uomo, intorno alla relazione tra vita presente e vita futura, intorno alla salvezza eterna ed al modo di conquistarla o di perderla, intorno alla funzione dell'uomo nel creato ecc.

Non vi fu più quindi come prima solo il culto d'un certo dio, fosse pure nuovo, accanto al culto di molti altri dei, ma l'affermazione d'una verità assoluta, garantita da quel dio, Cristo, che era da sempre il solo e vero dio contrapposto all'inesistenza di tutti gli altri dei, falsi e bugiardi.

Si passò quindi dalla religione come culto d'un dio locale, accanto ad altri dei locali, alla religione come culto della verità assoluta garantita dal solo dio esistente;

quindi il proselitismo nel primo caso non aveva senso, perché ogni popolo aveva i suoi dei e tutti gli dei di tutti i popoli erano ugualmente esistenti;

nel secondo caso il proselitismo era quasi obbligato, perché chi possedeva la verità aveva il dovere morale di farla conoscere agli ignoranti ed ai ciechi, se necessario aprendo loro le menti e gli occhi con la forza.

In questo filone s'inserì poi anche l'Islamismo.

Infatti le sole religioni realmente e convintamente e professionalmente dedite al proselitismo sono sempre state e sono solo quella cristiana nelle varie sette e quella islamica.

Edited by Mario1944

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