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Come reagiscono nei paesi CIVILI davanti all'omofobia


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Si si che siano intrecciati non c'è dubbio, il mio punto era questo: siamo certi che tutti gli italiani LGBT che DICHIARANO di volersi trasferire all'estero per le migliori condizioni sociali, poi sarebbero davvero disposti a farlo SE NON CI FOSSE ANCHE LA SPINTA DELLA RICERCA DI LAVORO?

 

Mettendo tutto nel calderone ci finiscono sia quelli emigrati solo per i diritti, sia quelli emigrati solo per il lavoro, sia quelli emigrati più per il lavoro ma che ne hanno approfittato per avere migliori diritti (leggasi: cerco lavoro all'ester perchè in Italia non ce n'è, ma già che ci sono lo cerco in un paese friendly): per la seconda e la terza categoria citata magari da sola la spinta dei migliori diritti non sarebbe stata sufficiente a causare l'emigrazione.

 

Ovviamente il modo migliore per testare queste ipotesi sarebbe una rilevazione statistica, magari dati+questionari, ma dubito che qualche società si voglia sbattere per questo motivo XD

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Questo discorso, che può sembrare una gran pippa mentale (e probabilmente lo è :D) mi è venuto in mente anche in associazione ad un'altra discussione in cui è emersa la "pigrizia" politico-rivendicativa dell'italiano megio (compreso il gay-italiano-medio): in quest'ottica, se ci fossero dati ufficiali sull'emigrazioni rosa, chi se ne va per avere migliori diritti E LO DICHIARA (dice "io me ne vado perchè l'Italia è intollerante") sta facendo una sorta di protesta attiva, per intenderci fa qualcosa di simile all'astensionismo al voto che si è visto alle ultime elezioni come protesta per una classe politica considerata inetta per intero. Al contrario, anche con dati ufficiali e resi pubblici, chi se ne va solo per lavoro o principalmente per lavoro, dichiarandolo fa una protesta nei confronti del mercato del lavoro italiano, ma non nei confronti della situazione "diritti LGBT": l'eventuale peso politico sarebbe ben diverso.

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Ilromantico

Temo che certi argomenti scadano un po' sul viperismo italiota. Interessante l'argomento, ma penso che il tema dell'immigrazione gay (perché "rosa"??) si stia trattando con troppe pippe mentali, falsi miti e morbosità. Chi non riesce a dichiararsi con amici e parenti in Italia non è che risolve molto cambiando paese, perché se non ha la forza né coraggio vivrà da velato anche nei paesi piu gay-friendly del mondo. Anche se sta all'estero i CO e le spiegazioni dovra sempre darne...

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 il tema dell'immigrazione gay (perché "rosa"??) si stia trattando con troppe pippe mentali, falsi miti e morbosità.

 

Fu, se non ricordo male, il gay center (Marrazzo & co, per chi è di Roma) a fare qualche anno fa un abbozzo di studio col titolo "la diaspora rosa"

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Io proprio fatico a vederci qualcosa di morboso

 

L'emigrazione interna dalla provincia alle grandi città

è una realtà talmente scontata da essere riscontrata

in tutto il mondo

 

I gay essendo una minoranza tendono a concentrarsi come tutte

le minoranze in grandi centri urbani

 

L'emigrazione all'estero può essere tranquillamente lo sviluppo di

questo fenomeno su una scala internazionale

 

E non mi venite a dire che essere gay a Milano è uguale

ad esserlo a Canicattì, perché non è vero

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E non mi venite a dire che essere gay a Milano è uguale

ad esserlo a Canicattì, perché non è vero

 

Mi scuso che nel precedente intervento pareva che io "sminuissi" l'episodio di omofobia al centro del topic.

E' un fenomeno che a me non piace...non mi piace l'idea di dover organizzare la mia vita attorno al mio orientamento sessuale (difatti non lo sto ancora facendo)

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Per scappare dal paesello e dai parenti serpenti basta

l'istinto di sopravvivenza

 

Gli omosessuali lo hanno sempre fatto, anche senza fare

CO, figuriamoci, bastava un : "Vogliamo Vivere" per citare

il titolo italiano di una nota commedia americana del 1942

 

Qui però non si tratta di sminuire o ingrandire, direi sia

una constatazione...però "morboso" mi pare veramente

incongruo

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E non mi venite a dire che essere gay a Milano è uguale
ad esserlo a Canicattì, perché non è vero

 

Secondo alcuni qui nel forum pare Canicattì sia persino meglio..

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Perché ci si adatta

 

Perché andare a Milano senza relazioni o segnalazioni

di questi tempi e senza il sostegno della famiglia può significare

dover smarchettare per raccattare dei lavori trimestrali e mal pagati

 

Per questo alcuni scappano all'estero...mica vorrete credere alla

"panzana" della fuga dei cervelli?

 

Certo c'è pure quella...ma per chi non è un "cervello" è più dura

ancora e sono molti di più

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non mi piace l'idea di dover organizzare la mia vita attorno al mio orientamento sessuale (difatti non lo sto ancora facendo)

 

:fie::shok::cray:

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Chi non riesce a dichiararsi con amici e parenti in Italia non è che risolve molto cambiando paese, perché se non ha la forza né coraggio vivrà da velato anche nei paesi piu gay-friendly del mondo. Anche se sta all'estero i CO e le spiegazioni dovra sempre darne...
Questa è una tua idea e non è affatto detto
Magari per tanta gente è un problema fare c.o. con una famiglia tradizionalista o religiosa o antiquata ecc. di Vicenza o di Cosenza, mentre fare c.o. con in nuovi colleghi di Toronto o Edinburgo non è un problema proprio per niente
 
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:fie::shok::cray:

 

C'è poco da sfottere :D

so anch'io che forse sarebbe stato meglio se l'avessi fatto, ma le cose stanno un po' così per il momento...e visto che vado per i 30 non so quanto riuscirò a cambiarle in meglio a dire il vero...

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Ilromantico

 

 


Questa è una tua idea e non è affatto detto
Magari per tanta gente è un problema fare c.o. con una famiglia tradizionalista o religiosa o antiquata ecc. di Vicenza o di Cosenza, mentre fare c.o. con in nuovi colleghi di Toronto o Edinburgo non è un problema proprio per niente

Sicuramente anche questo è uno scenario indubbio e realistico, ma ci sarebbe da chiedersi quanto effettivamente sia frequente. Ognuno ha la sua storia, ma moltissima gente che si è trasferita da realtà estere o da 'paesino' alle grandi città "gay-friendly" non mi sembra viva il suo orientamento in un modo libero e spensierato. C'è chi lo nasconde al lavoro, chi non si fa vedere mai in coppia, chi ad alcuni amici e/o conoscenti esteri  continua a non dirlo, c'è chi la sua omosessualità la limita a sessioni di grindr in quanto pensa che altro (coppia, amore, matrimoni, figli, vita da gay pubblica, ecc.) non si è nella posizione di volerloo e chiederlo. Insomma, la scusa della famiglia tradizionalista e religiosa non regge più di tanto se uno vive a KM di distanza ed è indipendente, anzi direi che è abbastanza preoccupante chi nonostante questa condizione 'privilegiata' non abbia né la volontà né le palle di farlo. Perché se il coraggio non arriva nemmeno così vuol dire che è rimasto comunque lo spettro di 'essere sbagliati' e l'ossessione auto-lesionista di aver paura di "deludere" gli altri. 

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Ci saranno anche persone che si illudono di liberarsi di certi pesi

scappando e basta, non rendendosi conto che si portano dentro

un peso interiore che li condiziona in una ipotetica nuova vita, che

invece finisce per replicare anche vecchie dinamiche

 

Ragionevolmente però - visto che non scriviamo un romanzo psicologico

ma descriviamo un fenomeno sociale, dobbiamo presumere che sia vero

quanto dice Krad77, quanto meno faranno dei CO a Milano o Edimburgo

saranno cioè coerenti con ciò che si riproponevano di fare

 

Certo come io stesso ho scritto in altri topic, dobbiamo iniziare a pensare

che vi siano dei CO parziali, il cui peso però rappresenta un condizionamento

per la comunità gay italiana ( da Cosenza a Milano ) non certo per quella inglese

( da Cosenza a Londra )

 

Questo dovrebbe rappresentare il differenziale fra l'approdo in un paese più civile

rispetto all'Italia...dove invece un ambiente sempre parzialmente ostile potrebbe non

consentire quella "svolta di vita" che ci si ripropone di fare

 

A meno di non ritenere che i gay ed i gay italiani in specie siano dei vigliacchi

connaturati

 

Ma sarebbe un po' offensivo...siamo noi gay italiani vigliacchi o è l'ambiente ostile?

 

Io credo che se approdo a Londra e vedo coppie per strada mano nella mano, se so

che esiste una tutela legale e sento percepisco che la gente intorno a me reagirebbe

a comportamenti incivili, anche ad immaginare che sia il più timido-introverso- pauroso

dei gay italiani sono incoraggiato ad uscire dall'armadio. Se vedo che la gente reagisce

BENE al mio CO e non mi guarda con commiserazione, compassione, o peggio come

succede al mio paese questo significherà qualcosa per me no? Perchè in Italia certi

ambienti ti fanno rimangiare pure il CO

 

Insomma mi pare un discorso di buon senso

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Il discorso semmai è un altro

 

Anche ipotizzando tutti i benefici gay che ho esemplificato e che ai gay italiani

sono ben noti ( ma fin dai tempi de La patata bollente, dove il protagonista si

trasferiva in Olanda... )

 

Ci sono altre difficoltà

 

Io a Londra sarò solo, non ho la competenza linguistica, perdo le mie competenze

professionali o non sono in grado di farle rendere immediatamente sul mercato del

lavoro, perdo cioè il mio status sociale-professionale ( per questo è più facile partire

da giovani o da studenti, per questo è più facile farlo....se sono disoccupato )

 

Questo è un problema per chiunque debba affrontare la difficoltà di essere uno

straniero e non tutti siamo dei "geni" che possono essere impiegati come ricercatori

universitari ottenendo anche quel riconoscimento professionale che l'Italia ci nega

( che è l'unica parte del fenomeno di cui si parla in Italia )

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Ilromantico

Io direi che l'ambiente ostile alimenta, condiziona ed è la causa di quella "vigliaccheria" a cui accenni. Non è che deriva dall'essere italiani, ma per pura logica un ambiente ostile non aiuta certo ad avere una visione più tranquilla e spensierata sul tema. Io nel mio piccolo lo noto tra me e mio marito, io mi sento un po' forzato a specificare il mio orientamento sessuale, mentre a lui la cosa non pesa minimamente e lo dice con totale naturalità a chiunque. Per quanto si tratti di piccolezze è indubbio che l'ambiente ostile italiano mi abbia comunque condizionato.

 

L'esempio di Londra in teoria funziona, ma in pratica c'è una contraddizione molto grossa. Il problema sono quelle persone che a Londra sì vivono da persone libere perché stimolate dall'ambiente positivo, ma poi al loro paese d'origine continuano a fingere con parenti ed amici. Se uno non riesce a liberarsi di quel peso e di quel senso di colpa a poco serve poter recitare la parte del gay "emancipato" e visibile.

 

Inoltre vorrei sfatare sto falso mito delle città gay-friendly per cui le situazioni sono sempre super discrete e gay-friendly. Di me e mio marito ad esempio lo sa tutto il quartiere, perché per quanto possa essere una grande città risponde sempre a logiche di quartieri e questi sono comunque fatti di vita e di persone. L'ambiente è comunque discreto e se la gente sparge la voce mi fa sinceramente un favore xD, ma comunque le dinamiche sociali alla fine non sono tanto diverse da quelle italiane;)

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Per come la vedo io il problema è che anche quelli che a Londra

trovano il coraggio per poi fare CO a casa possono cambiare l'Italia

fino ad un certo punto

 

Certo se la famiglia lo recepisce bene possono fare le vacanze in Italia

con il marito o il compagno e la cosa ha un suo impatto sul paese

 

[ nel suo piccolo io in Toscana vedo che c'è differenza fra piccoli paesi

d'arte tipo Cortona S. Gimignano etc dove si vedono tante coppie gay straniere rispetto

al paese in cui questa influenza positiva non c'è ]

 

Però ci sono tanti "se" nel mezzo che riducono questi benefici su un piano

quantitativo e senza colpa per questi gay, è oggettivo. Se stai in Australia

non puoi tornare spesso, se la famiglia è ostile non è colpa tua, se non hai

i soldi per fare vacanza, se non hai il fidanzato etc

 

Poi certo c'è anche chi - complice la lontananza - magari decide di non fare

CO e questi sicuramente l'Italia non la cambiano...su questo non c'è dubbio

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Tre anni fa, con il mio ex, avevamo l'abitudine di passare ogni tanto la domenica a cazzeggiare girando in vari capoluoghi del Nord.

Anche se discreti, qualche effusione c'era comunque, e insomma non era poi così difficile capire che stessimo insieme.

Ebbene, la gente mi si rivolgeva sempre e inesorabilmente in inglese, convintissima che fossimo una coppia gay straniera in Italia.

 

Buffo! Ne potrei insomma dedurre che per l'ambiente provinciale italiano non è del tutto inconcepibile l'omosessualità di coppia... l'importante è che non sia concepita come fenomeno italico, ma come esterno, estero, lontano, temporaneo. Il tempo di un finesettimana turistico.

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