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Sull'esistenza del me etero


Loup-garou

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Vorrei condividere due episodi che mi sono capitati, giusto per non dare certe cose per scontato che ho visto dare per scontato.

 

Parlando con un mio amico etero, tempo fa mi confida va di invidiare di noi gay il fatto che noi abbiamo dei luoghi di aggregazione dove è facile fare sesso, mentre le ragazze sai quanto se la tirano!

 

Recentemente ho avuto una relazione con un ragazzo cieco. Un'altra amica, che è diventata cieca all'età di 15 anni, ci raccontava che se gli offrissero la possibilità di vedere di nuovo accetterebbe subito. Lui invece (che è diventato cieco all'età di 6) ha detto di non saper rispondere perché non riusciva a immaginarsi in modo diverso.

 

Prendo spunto da questi episodi per sottolineare una cosa importante a cui già accennava Demò.

Essere gay vuol dire semplicemente che ci piace un genere. A differenza di essere ciechi non comporta difficoltà o svantaggi intrinseci.

Per dare quindi un significato rigoroso all'affermazione "Vorrei essere gay/etero" dovremmo quindi guardare agli svantaggi e ai vantaggi del fatto che ci piaccia un genere piuttosto che l'altro.

Ad esempio, il mio amico vede un vantaggio nell'essere gay perché è più facile trovare sesso con uomini, nowhere ci vede uno svantaggio perché i potenziali partner sono numericamente di meno.

 

La maggior parte delle persone che dicono "Vorrei essere etero" però non si riferiscono a questo. Più propriamente, ciò che lamentano è "Esiste un conflitto tra ciò che sono e ciò che la società vuole che io sia. Vorrei che questo conflitto non esistesse".

Quello che trovo sconvolgente è appunto che questo naturalissimoo desiderio si trasformi in "Vorrei essere diverso". Esiste infatti un'alternativa: "Vorrei che la società cambiasse".

 

Per paradossale che possa sembrare, è più facile che sia la società a cambiare piuttosto che lo faccia io. Questo perché, sebbene siamo naturalmente in grado di adottare uno stile di vita e un'identità sociale etero, ciò che ovviamente intendiamo quando diciamo "Vorrei essere etero " è "Vorrei fare quello che fanno gli altri e si aspettano che io faccia E esserne felice".

Che è impossibile.

 

Dire "Vorrei essere etero " è sostanzialmente un'idea suicida. Non c'è differenza tra dire "Vorrei essere etero" e "Vorrei non essere", perché quando ci immaginiamo il soggetto della prima frase stiamo pensando a una persona che non siamo noi, che non esiste.

Che cosa ci dice di una persona il fatto che di fronte a un rifiuto la sua risposta sia l'autodistruzione piuttosto che la rivendicazione e l'autoaffermazione (che sono comportamenti opposti)?

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A me fa paura in egual maniera chi per legittimare la propria esistenza deve arrivare a negare anche le più semplici delle realtà, per rafforzare la propria idea.

Bu! Paura?

 

Ops...è arrivata la panzer divisionXD

Edited by Demò
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Infatti quello che trovo angosciante è il solo pensare di voler cambiare me stesso,invece di LOTTARE per cambiare il modo di vedermi di chi mi è ostile a causa di un pregiudizio.

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Fra l'essere a posto con il proprio orientamento e il dover a tutti i costi negare l'evidenza della realtà, ce passa un autotreno.

 

Concordo pienamente: l'accettazione o meno di come si è, ossia il fatto di dire "sono fatto così (in questo caso "gay", ma varrebbe anche per alto/basso-magro/grasso-estroverso/introverso etc..) e sono contento di essere così" non ha nulla a che vedere con fatti oggettivi che attengono alla mera convenienza. Il fatto di essere etero non garantisce a priori una vita facile ma, a parità di condizioni, da una vita "più" facile rispetto all'essere omosessuale (per tutte le questioni pratiche già citate).

 

 

 


Però non rincuora chi dice che a parità di condizioni un etero è più felice in quanto etero:questa secondo me è una gran cazzata. 

 

Scusa, ma poniamo un caso: un ragazzo che per qualche motivo è oggetto di prese in giro (ad esempio, perchè grasso). Nel caso in cui fosse etero, avrebbe il problema appena detto, verrebbe cioè preso in giro perchè grasso. Nel caso in cui fosse invece gay, il problema ce l'avrebbe comunque, e in più avrebbe anche tutto il set di problemi a livello di rapporti con "la società" che l'essere omosessuali ad oggi comporta.

Ovvio che se ci mettiamo ad incrociare casi diversi, sarebbero possibili situazioni in cui un gay ha, sommando tutti gli aspetti, una vita più facile o meno complicata rispetto ad un etero, ma appunto se consideriamo casi "a parità di condizioni", il fatto di essere in più (oltre a quelle condizioni) omosessuale comporta secondo me maggiori problemi oggettivi-pratici.

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Alcuni di voi sono talmente tristi come gay

 

che se foste etero sareste tragici XD

 

Invece come gay alla fine dei giochi vi salvate in corner

perché c'è "la strada in salita"

 

Che esserci c'è, beninteso ; ma un etero vittimista e grasso

chi se lo piglia....giusto la mamma!

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Avessi dato una connotazione etica all'essere etero rispetto che all'essere gay, potevo pure capirlo.

Ma dato che da nessuna parte mi son sognata di dire che gli etero sono "migliori", ma mi son basata solo su ragionamenti casistici e su come stanno le cose, sinceramente non capisco perché tirar fuori discorsi come "perché dobbiamo lottare per cambiare il mondo!!!111unounouno", senza sapere che, forse, ci son persone che già ci mettono la faccia e già quotidianamente fanno coming out.

 

Ma lo capisco eh, cioè è importante avere dei rafforzativi che possano aumentare la forza delle sicurezze di cui si ha bisogno per andare avanti in un mondo in cui si è obiettivamente una minoranza.

 

Se poi vogliam dire che il mondo lgbt è tutto arcobaleni ed unicorni, buon per voi.

 

Aspetto solo il prossimo topic in cui qualcuno dirà che non trova altri omosessuali se non tramite chat e incontri non spontanei o serate a cui si va perché non si sa dove sbattere la testa.

 

Almeno io lo faccio consapevole del fatto che questa è la mia realtà, senza raccontarmi storie su arcobaleni vari :asd:

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No, non credo che vorrei essere etero...in più momenti però, in cui mi sono "tuffato" per fare esperienze con altri gay, ne ho cavato grandi delusioni.

Difficoltà a mantenere rapporti continuativi nel tempo (anche per colpa mia eh), difficoltà a trovare ragazzi con cui intendermi indipendentemente dall'orientamento sessuale. Credo però che questi siano i riflessi di uno stato di omofobia un po' latente, che col tempo spero andrà attenuandosi :D

Edited by schopy
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AndrejMolov89
 

 

@nowhere Io ho incontrato il mio moroso a caso. Siamo diventati morosi spontaneamente. Ripeto, a mio avviso non c'è nulla d'intrinsicamente difficile nell'essere gay, ci sono solo difficoltà estrinseche. Non è che il malessere sia generato dalla mia stessa esistenza, bensì dall'impossibilità di poterla vivere perché esistono dei cretini che vogliono imbrattare il mondo con la loro sudicia presenza. Non sei né cinic* né l'unic* essere con un occhio in un branco di ciechi, se non capisci quale differenza sostanziale esiste tra intrinseco ed estrinseco, sono un po' azzi tua, però evita di farci sembrare come dei cretini :3 vivi pure nel tuo mondo fatto di unicorni decapitati :3

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Io ho fatto un coming out in tutta la mia vita,tutti però sanno che sono gay e nemmeno me lo chiedono più.Non perché si vede ma perché vivo la mia vita gaya come un qualsiasi etero vive la sua.Mai stato su chat o siti di incontro.Semplicemente ho smesso secoli fa di farmi paranoie.Assolutamente rivendico il fatto che se qualcosa o qualcuno deve cambiare non sono io.

Chi vive in un mondo virtuale incontri non ne farà.USCITE di casa,siate voi stessi e sorridete,vi prego,sorridete...

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@Greed89 ho detto che è più difficile, NON impossibile.

 

E non c'entra un H il discorso di come viverla, perché ci sono determinati fattori che rimangono a prescindere se sei dichiarato o meno.

Dichiarandoti la cosa ti aiuta, ma di certo non aumenta vertiginosamente il numero di omosessuali presenti sul pianeta.

Siamo una minoranza, è un dato di fatto.

 

Non si tratta di  dar dei cretini, mi sembra solo assurdo andare a negare determinate questioni oggettive solo perché siccome la persona è gay, allora deve essere tutto arcobaleni e unicorni.

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La riflessione è molto bella, e la condivido molto.

Io anche penso che essere me stesso, con la mia omosessualità inclusa, sia il modo più bello per essere, anzi - per riprendere Heidegger - per "esserci".

Non vorrei un me diverso da me poiché altrimenti non sarei io. In caso contrario, la cosa infatti mi svilirebbe.

Non sono molto d'accordo sulla storia del ragazzo autistico: non si tratta di distruggere il ragazzo autistico e creare un figlio ex novo non autistico. 

L'autismo e l'omosessualità non possono essere messi sotto lo stesso piano: l'autismo limita le capacità relazionali dell'individuo, è una malattia che purtroppo esiste nel mondo e che reca danno. Non è un "tratto", una variante naturale come l'omosessualità. Lì il figlio lo si prende com'è e basta perché non c'è nulla di meno e nulla di più. Nei confronti della malattia, invece, uno il figlio come lo vorrebbe? Malato o sano? Io sceglierei sano, e non per "cancellare" il figlio malato, ma per cancellare semplicemente la sua malattia. MALATTIA. Il che mi pare pure giusto. 

 

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La riflessione è molto bella, e la condivido molto.

Io anche penso che essere me stesso, con la mia omosessualità inclusa, sia il modo più bello per essere, anzi - per riprendere Heidegger - per "esserci".

Non vorrei un me diverso da me poiché altrimenti non sarei io. In caso contrario, la cosa infatti mi svilirebbe.

Non sono molto d'accordo sulla storia del ragazzo autistico: non si tratta di distruggere il ragazzo autistico e creare un figlio ex novo non autistico. 

L'autismo e l'omosessualità non possono essere messi sotto lo stesso piano: l'autismo limita le capacità relazionali dell'individuo, è una malattia che purtroppo esiste nel mondo e che reca danno. Non è un "tratto", una variante naturale come l'omosessualità. Lì il figlio lo si prende com'è e basta perché non c'è nulla di meno e nulla di più. Nei confronti della malattia, invece, uno il figlio come lo vorrebbe? Malato o sano? Io sceglierei sano, e non per "cancellare" il figlio malato, ma per cancellare semplicemente la sua malattia. MALATTIA. Il che mi pare pure giusto.

 

Condivido tutto ciò che hai scritto.Non si tratta di appartenere ad una minoranza o altro,si tratta di amare ciò che si è.Non vi basta che ci sia già troppa gente a volerci/desiderarci DIVERSI?

La mia vita non è mai sarà arcobaleni ed unicorni ma difenderò me stesso da tutto e da tutti e vada come vada sarò sereno.Si da troppa importanza all'essere gay e molto poca a ciò che siamo davvero.Io sono un bravo ragazzo e questo mi basta per essere in pace con me stesso

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@nowhere Io ho incontrato il mio moroso a caso. Siamo diventati morosi spontaneamente.

 

Per caso fino ad un certo punto, come minimo se non lo hai

conosciuto in chat prima devi aver deciso di uscire di casa ed

andare in un luogo dove poi lo hai incontrato

 

Personalmente non farei graduatorie sull'innamoramento

ma certo se lo si vuole "spontaneo" bisognerà prima trovare

un luogo in cui comportarsi con naturalezza-franchezza cioè

frequentare un gruppo di persone gay senza aver combinato

una uscita a due

 

Escludere il gruppo, pretendere solo incontri a due e poi

lamentarsi che non è spontaneo

 

Ecco questo è un esempio lampante di Vittimismo

 

Si scelga ciò che si preferisce, per me son due alternative

da provare...ma se se ne esclude una, si ammetta di averla

esclusa

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Visto che nowhere ha ridotto il mio discorso a "perché dobbiamo lottare per cambiare il mondo!!! unounouno" cercherò di spiegarmi meglio.

 

Il problema non è negare i problemi a cui i gay vanno incontro. Il problema è, una volta appurato che ne esistono, che senso aggredire sé stessi quando si desidera qualcosa?

Siamo già d'accordo che dire "Vorrei essere etero" è una fantasia, è completamente irrealizzabile, è un po' come dire "Vorrei essere un reale inglese", giusto? (In realtà il mio discorso era un po' più radicale, ma visto che l'hai ignorato concentriamoci su questo)

Se quindi quello di cui stiamo parlando sono fate e unicorni, pura fantasia, perché ti ritrovi a fare un desiderio distruttivo (perché elimina te come persona che ha una determinata identità) e impossibile (perché non hai alcun mezzo per farlo avverare) piuttosto che un desiderio possibile (sappiamo già che il mondo occidentale sta andando nella direzione di accettazione dell'identità LGBT) e costruttivo (perché ti dà una direzione in cui muoverti)?

In altre parole, se il problema esiste perché non desiderare che sparisca il problema piuttosto che sparisca io, visto che il problema non è connaturato a ciò che sono?

 

Questo per non entrare nell'altro discorso, cioè nel fatto che essere gay ha i suoi vantaggi e l'essere etero i suoi svantaggi, quindi il fatto che tu non riesca nemmeno a concepire il fatto che per qualcuno (non per te magari, ma per altri) i vantaggi possano superare gli svantaggi lo trovo preoccupante.

 

 

 

Per rispondere a Fe92, il fatto è che l'essere autistico è una parte integrante della tua personalità, che come dice la parola ti definisce come persona. Avrà pure degli svantaggi, ma non per questo è meno fondamentale per l'identità della persona interessata. Chiamarla MALATTIA (come se questa esistesse, e non la persona malata) non la fa diventare meno pertinente alla persona (allo stesso modo di chiamare l'essere gay ORIENTAMENTO).

Come genitore potrai pure aver voluto un figlio non autistico, ma una volta che il figlio è nato è questo qui che ti ritrovi. La domanda a quel punto può solo essere "Ti va bene o ne avresti voluto uno diverso?"

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Ilromantico

Non vogliatemene, ma sto topic sa un po' di gruppo di auto-aiuto! Tipo quelle terapie in cui lo psicologo insta i suoi pazienti a ripetere allo sfinimento certe frasi ("io sono forte"/"La mia vita prima di tutto"/"So dire di no" e bla bla) per far autoconvincere il paziente a superare le sue fobie e/o problemi. Voglio dire, nonostante l'argomento del topic voglia dimostrare un certo orgoglio o un non-problema, in realtà per me palesa esattamente l'esatto contrario, per il semplice fatto che se un argomento non ti sfiora non ti viene certo in mente di farti domande e ipotesi. Insomma, per essere schietti, non mi pare che gli etero stiano li a chiedersi come sarebbe la loro vita da gay o se vorebbero vivere un'altra vita da etero.

 

A me sinceramente non è mai capitato di pensare seriamente a "come sarebbe stata la mia vita se fossi stato etero, gay o che altro". Non capisco neppure cosa dovrebbe avere di speciale o particolare la mia vita solo per il mero fatto di essere bisex. Non vedo perché dovrei poi sentirmi superiore ad un etero o renderlo ridicolo per consolarsi. boh. Vorrei capire che abbia di triste e ridicolo un etero che si fidanza, si sposa, fa figli, si divorzia e poi si mette con la straniera. Come se una vita gay di sesso, mille storie, discoteca, palestra e hobbies fosse chissà quanto più profonda, costruttiva e interessante...

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 Come se una vita gay di sesso, mille storie, discoteca, palestra e hobbies fosse chissà quanto più profonda, costruttiva e interessante...

 

Ma è per questo che il buon Dio manda quelli come te a rendere mediamente più profonda la vita degli omosessuali/bisex

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. A differenza di essere ciechi non comporta difficoltà o svantaggi intrinseci.

 

Scusa ma questo ragionamento non sta in piedi: ci sono una serie di svantaggi oggettivi diretti e indiretti.

Dall'impossibilità di procreare, a quella di non avere una società già omosessuale, fino a quelli indiretti, gli inconvenienti

amministrativi del non potersi sposare e l'omofobia, ad esempio.

 

Sul secondo ragionamento (attribuzione interna/esterna negativa) trovo sia solo una questione

legata all'osservatore; sì, un'attribuzione dell'omofobia (ma in generale delle cose negative)

al mondo esterno (società, cultura, famiglia) sia molto motivante e costruttiva, ma che non tutti dispongano

di questa prospettiva.

 

Da qui a passare all'attivismo non mi sembra così ovvio. Moltissimi gay e lesbiche vivono bene la propria condizione

e considerano l'omofobia una caratteristica negativa della società, ma non per questo

sentono il bisogno di battersi attivamente per sradicarla.

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Per rispondere a Fe92, il fatto è che l'essere autistico è una parte integrante della tua personalità, che come dice la parola ti definisce come persona. Avrà pure degli svantaggi, ma non per questo è meno fondamentale per l'identità della persona interessata. Chiamarla MALATTIA (come se questa esistesse, e non la persona malata) non la fa diventare meno pertinente alla persona (allo stesso modo di chiamare l'essere gay ORIENTAMENTO).

Come genitore potrai pure aver voluto un figlio non autistico, ma una volta che il figlio è nato è questo qui che ti ritrovi. La domanda a quel punto può solo essere "Ti va bene o ne avresti voluto uno diverso?"

Si, certo che mi andrebbe bene. Non sono genitore, ma credo e spero penserei quello.

Perché sarebbe mio figlio, nel bene o nel male unico nel suo genere, bello così com'è.

 

La differenza però permane: se non posso scegliere, così com'è, accetto la faccenda.

 

Ma se potesso scegliere, ad un autistico eviterei a tutti i costi la malattia. Quella è un limite oggettivo (lasciando perdere le intelligenze di alcuni, sarebbe contentino banale).

Se sapessi invece che un mio nascituro fosse gay se nascesse e io potessi cambiare... non cambierei ciò che "random" è di per sé. Gay o no lascerei ciò che è.

Calcolando anche l'eventuale surplus di difficoltà di un figlio gay per i pregiudizi della società. Ciò è più che superabile!

Edited by Fe92
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Facendo una proporzione tra vantaggi e svantaggi

devo dire di essere felice di essere omosessuale,

ma immagino che mi sarei adattato anche a essere etero

esattamente come hanno fatto i miei amici dell'adolescenza:

uno si è sposato, ha due figli e ha divorziato

l'altro passa da una storia all'altra da sempre.

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Visto che nowhere ha ridotto il mio discorso a "perché dobbiamo lottare per cambiare il mondo!!! unounouno" cercherò di spiegarmi meglio.

...Ad essere sincera non mi riferivo a te, ma vabbé :asd:

 

 

 

Siamo già d'accordo che dire "Vorrei essere etero" è una fantasia, è completamente irrealizzabile, è un po' come dire "Vorrei essere un reale inglese", giusto? (In realtà il mio discorso era un po' più radicale, ma visto che l'hai ignorato concentriamoci su questo)

Se quindi quello di cui stiamo parlando sono fate e unicorni, pura fantasia, perché ti ritrovi a fare un desiderio distruttivo (perché elimina te come persona che ha una determinata identità) e impossibile (perché non hai alcun mezzo per farlo avverare) piuttosto che un desiderio possibile (sappiamo già che il mondo occidentale sta andando nella direzione di accettazione dell'identità LGBT) e costruttivo (perché ti dà una direzione in cui muoverti)?

Quindi, se io affermo che avrei preferito  essere etero, faccio un desiderio irrealizzabile e distruttivo. Se invece desiderassi chessò, essere multimiliardaria e stragnocca, invece no :look:

Diciamo che eticamente parlando per la nostra categoria il primo è un discorso che va a toccare tasti evidentemente sensibili, mentre il secondo invece è più accettabile.

 

Ah fra l'altro, non sto dicendo che nel mentre non immagino un mondo migliore o dei cambiamenti positivi per il futuro nel mondo lgbt.

E neanche che mi nascondo o non ci metto la faccia (salvo alcuni casi, già citati anche quelli).

Resta il fatto che a prescindere dalla posizione che si adotta, il numero degli omosessuali nel mondo non aumenterà eh, sempre una minoranza saremo.

 

Quindi, e ribadisco per la 3.000 volta, davanti a situazioni palesi (che ho già citato nel mio primo post di questa discussione) non mi si può rispondere che devo accettare la mia situazione e continuare a lottare, perché non c'entra un H con il discorso che sto facendo rispetto al perché preferirei essere etero.

 

Quindi sì, preferirei essere etero. Sì, nel mentre continuo a fare la mia vita lgbt senza passare le giornate a fantasticare su quanto sarebbe essere etero.

E si, mi piace vincere facile, quindi preferirei essere etero così come preferirei essere miliardaria, essere una gran fica, avere un super lavoro stra-pagato senza fare nulla, avere un paio di ali e saper respirare sott'acqua. Ma scommetto che è solo il discorso "etero" che farà storcere i nasi qua dentro :asd:

 

E per il resto...

 

 

Non vedo perché dovrei poi sentirmi superiore ad un etero o renderlo ridicolo per consolarsi. boh.

E' quello che mi chiedo pure io, dato che non ritengo l'etero superiore a me in qualche campo specifico né mi ritengo superiore.

Anche perché incontriamo le medesime difficoltà nella vita di tutti i giorni, solo che per noi subentra anche la questione del c.o. eterno e del minority stress.

Quindi  è una questione di "livello di difficoltà settato su difficile" prima di iniziare la partita della vita.

Edited by nowhere
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Dire che una vita gay non è migliore ne peggiore di una etero è molto banale e riduttivo.Perché la qualità della vita non dipende dalla nostra sessualità ma dalla capacità di ognuno di noi di affrontarla.Certo se uno pensa che l'unico modo per realizzarsi nella vita sia quello di fidanzarsi/sposarsi/procreare (legittimo pensarlo,non dico che sia sbagliato)capisco che possa trovare difficoltà nel essere gay per una serie di problemi che tutti conosciamo.Penso però ,per quanto riguarda me,che la vita ti dà molto più di questo,dagli amici alla famiglia,un lavoro che piace,coltivare interessi..e che il mio essere gay non mi condizioni per nulla nell'avere tutto questo.Sono stato fidanzato,oggi sono single ma poco importa,i miei ex non li ho conosciuti in modo strano rispetto a un etero ma a scuola,lavoro e locali,proprio come un qualsiasi etero.

L'unico sforzo che ho fatto è stato quello di uscire di casa ed essere quello che sono,senza farmi 2000 paranoie.Se poi il mio discorso sembra un cercare di voler convincere qualcuno a cambiare idea oppure un auto/aiuto come detto da altri che dire..pazienza!!

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Una prima considerazione preliminare:  voi a differenza di altri soggetti appartenenti ad

altre minoranze, essendo figli di eterosessuali siete privi di coscienza e di memoria storica

 

L'omosessualità, certo, comporta degli svantaggi, diciamo pure che è una strada in salita

ma Jean Genet nel 1950 per rappresentare in Un chant d'amour il desiderio omosessuale

usava la metafora del carcere

 

Fra una strada in salita e una prigione c'è una bella differenza, essere consapevoli di questo

significa anche non prendere gli svantaggi sociali come un dato di realtà immodificabile, perché

altri gay prima di voi hanno già contribuito a modificarli

 

Quindi voi osservate la vostra omosessualità come se fosse qualcosa di estrinseco, ritenete

per questo di essere "superiori" perché presumete che questo vi consenta di avere uno sguardo

"neutrale" ( quindi oggettivo, quindi "scientifico" ) ma dell'omosessualità cogliete solo un eterno

presente, perché siete e vi sentite  "figli dell'eterosessualità" ( dei vostri genitori )

 

 


Ma scommetto che è solo il discorso "etero" che farà storcere i nasi qua dentro

 

No, non è un discorso "etero" è un discorso infantile

 

Non ti offendere ma l'adolescente che si guarda allo specchio e desidera essere

bello-ricco-potente perché non si è ancora formato una identità e quindi si sente

impotente

 

E' un adolescente, stop

 

Poi certo se quell'adolescente è anche gay, aggiungerà alla lista: eterosessuale

 

bello-ricco-potente-eterosessuale

 

Ma resta un osservatore adolescente non adulto

 

Il problema è se un gay possa diventare gay adulto o sia condannato a rimanere

a causa della propria omosessualità, un eterno adolescente con una identità mai

compiutamente definita

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Ilromantico

Che pizza con sta storia degli attivisti gay del passato di mezzo secolo fa, manco stessimo parlare di Santi o gente che abbia raggiunto chissá quali conquiste. Hanno gettato le basi, ma le conquiste moderne sono degli attivisti moderni, dell'inevitabile cambio della società e soprattutto di chi ci mette la faccia. Della memoria storica sinceramente me ne frego.

 

A me pare che tu @hinzelmann non abbia capito proprio nulla del discorso di @nowhere . A me ha stupito perché l'esempio di fantasticare per gioco sull'essere ricchi, o avere certe caratteristiche che ti rendano la vita più facile, volevo farlo anch'io xD. Mi sfugge l'infantilità nel sognare di essere ricchi, potenti, bellissimi... Mi sembra una cosa logica sognare ogni tanto di avere una vita più facile e con più libertà e comodità. Però come ha detto @nowhere si tratta di fantasie irrealizzabili (tranne per alcuni fortunati) che non fanno certo angosciare se non si possono realizzare. Ossia un padre di famiglia con uno stipendio di 1.500 sarà comunque felice di quello che la vita gli da(amore della moglie, figli, amici, piccole vacanze, piaceri come partite di pallone, ecc,). Essere etero sarebbe stato più facile cosí come essere milionario ti da meno preoccupazioni, ma comunque poi la felicità della propria vita dipende da noi.

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A me ha stupito perché l'esempio di fantasticare per gioco sull'essere ricchi, o avere certe caratteristiche che ti rendano la vita più facile, volevo farlo anch'io xD.

 

Non avevo dubbi

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Io ho fatto un coming out in tutta la mia vita,tutti però sanno che sono gay e nemmeno me lo chiedono più.Non perché si vede ma perché vivo la mia vita gaya come un qualsiasi etero vive la sua.Mai stato su chat o siti di incontro.Semplicemente ho smesso secoli fa di farmi paranoie.Assolutamente rivendico il fatto che se qualcosa o qualcuno deve cambiare non sono io.

Chi vive in un mondo virtuale incontri non ne farà.USCITE di casa,siate voi stessi e sorridete,vi prego,sorridete...

:fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:

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Che pizza con sta storia degli attivisti gay del passato di mezzo secolo fa, manco stessimo parlare di Santi o gente che abbia raggiunto chissá quali conquiste. Hanno gettato le basi, ma le conquiste moderne sono degli attivisti moderni, dell'inevitabile cambio della società e soprattutto di chi ci mette la faccia. Della memoria storica sinceramente me ne frego.

E per espiare a questa eresia,

andiamo tutti ad accendere un lumino sotto la sacra effige di Harvey Milk!

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A me pare che tu @hinzelmann non abbia capito proprio nulla del discorso di @nowhere . A me ha stupito perché l'esempio di fantasticare per gioco sull'essere ricchi, o avere certe caratteristiche che ti rendano la vita più facile, volevo farlo anch'io xD. Mi sfugge l'infantilità nel sognare di essere ricchi, potenti, bellissimi... Mi sembra una cosa logica sognare ogni tanto di avere una vita più facile e con più libertà e comodità. Però come ha detto @nowhere si tratta di fantasie irrealizzabili (tranne per alcuni fortunati) che non fanno certo angosciare se non si possono realizzare. Ossia un padre di famiglia con uno stipendio di 1.500 sarà comunque felice di quello che la vita gli da(amore della moglie, figli, amici, piccole vacanze, piaceri come partite di pallone, ecc,). Essere etero sarebbe stato più facile cosí come essere milionario ti da meno preoccupazioni, ma comunque poi la felicità della propria vita dipende da noi.

 

Amen.

Dopo due pagine c'è qualcuno che ha capito il succo del discorso senza saltar su come un gatto a cui si pesta la coda perché non arrivo a negare l'evidenza pur di proseguire il ragionamento "omosessuale vince su tutto".

Siamo arrivati al punto che è persino infantile nonché quasi peccato mortale che richiede la fustigazione in pubblica piazza mettersi a cazzeggiare immaginando ed ipotizzando una vita diversa e più facile, perché pare che sei una che pensa 'sta cosa tutto il giorno o che non si sbatte nella vita reale per far funzionare quanto già ha e chi è.

 

E' raccapricciante.

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Potete girarci intorno quanto volete...ma lo sapete benissimo

che guardarsi allo specchio sognando di essere ricchi potenti

belli...edi incidentalmente eterosessuali è tipico della adolescenza

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@Ilromantico

Questi discorsi li fanno anche gli etero. Magari non con l'essere gay, perché quella è una cosa considerata indesiderabile a livello sociale.

Ad esempio, mia madre ripete continuamente che se rinascesse vorrebbe essere uomo.

 

Ad ogni modo, esistono differenze rilevanti oggi tra gay e etero, quindi anche se mi dici che i gay hanno bisogno continuamente di riaffermare la propria identità, la mia reazione sarebbe... duh!

 

Per quanto riguarda l'ultimo discorso, bisogna distinguere due aspetti.

Il primo è quello che facevo nel primo post. Cioè siccome sono gay, è ovvio che vivere da gay mi sembri l'opzione migliore. Puoi pure cercare di convincermi che Berlino sia una bellissima città, ma se sono un pesce d'acqua salata continuerò a preferire il mare. Non vuol dire che consideri vivere a Berlino peggio in assoluto, ma per me sì!

L'altra questione è che, a livello pratico, per ogni persona essere gay o etero avrà comportato delle differenze e si può fare a livello ipotetico un soppesamento dei pro e i contro. Per esempio, io sono cresciuto con una comunità di riferimento cattolica ed ero molto bigotto. Scoprirmi gay mi ha costretto a cercare riferimento in un'altra comunità e ad aprire i miei orizzonti. Questo per me è stato un pro molto importante. Ovviamente questa è una cosa che vale per me, ma d'altronde non ho mai preteso di dire "gay è meglio di etero" in assoluto, ma per me sicuramente sì.

 

@dreamer

In pratica mi stai dicendo che c'è gente che la vede in modo diverso... duh! Se non fosse così non sentirei il bisogno di parlarne e confrontarmi, no?

 

@Fe92

Quindi stai dicendo "Ti accetto solo perché non posso cambiarti". Lo trovo un po ' limitante come discorso.

E se tuo figlio non volesse cambiare per adeguarsi ai progetti di vita che ritieni meglio per lui? Ritieni che un'identità da disabile abbia una dignità intrinseca, oppure solo nella misura in cui non riesci a distruggerla e riplasmarla in qualcosa di più accettabile?

 

@nowhere

Quando dici "Vorrei essere ricca" quello che ti immagini cambi non sei tu, sono le circostanze intorno a te. Tu domani potresti vincere la lotteria e ciò che sarebbe cambiata non è nowhere la persona. Tu già prima di vincere volevi essere ricca. Non è altro che la soddisfazione di un tuo desiderio.

 

Quando tu dici "Vorrei essere etero" invece non stai dicendo "Vorrei stare con un uomo". Questo lo potresti avere, ma non è quello che vuoi. Tu stai dicendo "Vorrei volere qualcosa che non voglio". È chiaro perché questo è un desiderio autodistruttivo?

In un caso stai sperando che quello che desideri si avveri. Nell'altro stai sperando di distruggere la tua persona, che desidera qualcosa, e di sostituirla con un'altra che desideri quello che gli altri desiderano.

 

E l'esistenza dei problemi è irrilevante ai fini di questa discussione. Non sto dicendo che i problemi non esistono, ma che la risposta "Vorrei essere etero" è malsana e autodistruttiva.

Non ti devono andare bene le cose così come sono, ma infatti lottare per cambiarle è già l'antitesi di accettarle. Ma ciò che mi preme non è nemmeno la lotta politica o sociale, è che prima di tutto esista, all'interno dell'individuo, un moto di ribellione verso l'aggressione esterna. Non un moto di autocancellazione.

Perché se ti ribelli politicamente ma poi rivendichi la giustezza del tuo voler essere etero esiste una contraddizione. Non solo a livello personale, ma anche di messaggio esterno. Perché io non voglio che il messaggio che arrivi sia "Dovete accettarci perché non potete liberarvi di noi. Se fosse possibile io sarei il primo a volermi liberare di me stesso."

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@Fe92

Quindi stai dicendo "Ti accetto solo perché non posso cambiarti". Lo trovo un po ' limitante come discorso.

E se tuo figlio non volesse cambiare per adeguarsi ai progetti di vita che ritieni meglio per lui? Ritieni che un'identità da disabile abbia una dignità intrinseca, oppure solo nella misura in cui non riesci a distruggerla e riplasmarla in qualcosa di più accettabile?

Nel caso di un disabile, si. Se avessi scelto ti avrei voluto non-malato.

Se a te "piace" esser malato e puoi scegliere ma non scegli, resta come sei. Ma io non condivido.

 

Dire che la disabilità è ricchezza non è uguale a dire che si può fare della disabilità ricchezza. Io credo solo al secondo caso.

 

Potendo scegliere, vorrei per te una vita senza malattia, che equivale a dolore.

 

È un po' il discorso di nowhere ma incanalato su altro.

 

La differenza è che per i gay il problema è sociale e per me risolvibile dalla stessa persona. Per i disabili è di serie, è tale in ogni società e tempo. È solo meglio tollerabile ma mai risolto. Lì, se potessi, scanserei.

Ogni altra formula mi sa di ipocrisia, di disposizione esasperata.

Edited by Fe92
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