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Cosa pensate dell'origine dell'omosessualità?


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Non è il numero di gay ad essere in aumento, ma è la parte omosessuale degli individui ad esserlo, e aumenterà sempre di più.

Basta andare indietro negli anni per capire il motivo di questo aumento, di questa visibilità e via dicendo, in passatto la comunità pensava che quasi tutti gli individui avessero rapporti sessuali dopo il matrimonio, che fossero pochi a praticare la masturbazione, che era sbagliato masturbarsi e fare sesso prima del matrimonio, c'era questa mentalità, che causava non pochi problemi a molti soggetti, c'era molta ignoranza sul campo sessuale e in molti quando praticavano sesso dopo aver fatto il matrimonio avevano problemi, dovuti all'inesperienza e sul fatto che non ci fosse informazione in ambito sessuale.

A quei tempi erano tutti religiosi, tutti facevano quello che si "doveva" fare, tutti credevono di essere uguali e nessuno voleva sgarrare, a quei tempi c'era gia l'omosessualità, ma non solo non era ben vista ma i soggetti che la praticavano si nascondevano e non si rendevono visibili, erano visti come deviati, malati, e che il loro fosse un vizio, una scelta e via dicendo.

Fu un qualcuno di nome Kinsey a cambiare tutto questo, un genio, uno che ha rivoluzionato il mondo, è grazie a lui se oggi si insegna educazione sessuale nelle scuole, è grazie a lui se le donne presero una posizione nella società, grazie a lui se è nata la scienza sessuologica, ecc... ecc... ecc... ecc.....

Ed è anche grazie a lui se oggi si parla di omosessualità, bisessualità e via dicendo in modo aperto, e con più informazioni.

A quei tempi la gente vedeva il mondo in bianco e nero, i normali eterosessuali che erano la maggioranza, la cosa giusta, l'uomo e la donna, la religione, la famiglia, e poi gli omosessuali, la scelta, la deviazione, la malattia, la tentazione, la piccolissima minoranza.

Grazie alle sue ricerche, alla sua raccolta di esperienze e storie della gente, raccolse dati che cambiarono il modo di vedere l'ambiente sessuale, "scopri" che il sesso prematrimoniale ed extraconiugale era comune, e che 1/3 degli uomini aveva un rapporto omosessuale.
Cosi pubblicando i suoi libri, prima quello del comportamento sessuale maschile e poi su quello femminile, rivelò a tutto il mondo, principalmente all'america, di come non era tutto bianco e nero, che ogni persona era diversa dall'altra, e che le ideologie che si avevano a quei tempi erano quasi tutte errate.

Ed è normale pensare che qualcuno, non pochi, a quei tempi si opposero a kinsey, per il semplice motivo che kinsey sbatte in faccia a tutti la verità su cosa pensava e sentiva la gente comune in ambito sessuale, una cosa dura da digerire, difficile da pensare che ci siano cosi tanti casi di rapporti omosessuali, masturbazione, e sesso prima del matrimonio, soprattutto quando si è cresciuti in un ambiente religioso, bigotto e dove si viene cresciuti a vedere il mondo in bianco e nero.

Oggi come oggi la cosa si sta evolvendo, vero, ci sono molti più casi di persone famose che fanno coming out, tra cantanti, attori, atleti, e questo numero aumenterà sempre di più, e aumenteranno anche i rapporti omosessuali, tra la propaganda gay, tra le pubblicità gay, trai le leggi gay, tra la televisione, giornali, informazioni, internet, la gente inizia a scoprire un lato che veniva nascosto da troppo tempo.

Si arriverà ad un punto dove si scoprirà che la scala kinsey è perfetta.

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AndrejMolov89

Ripeto la questione è semplicemente scientifica. Non è un caso che la stessa si sia focalizzata su questo filone, abbandonando di fatto le teorie psicologiche, le quali si soffermano unicamente su dati secondari, ovvero lo sviluppo dell'orientamento sessuale e le implicazioni sociali dello stesso. 

Mi soffermo sul lato numerico per il semplice fatto che è l'unica cosa che abbiamo per legare l'aspetto biologico all'aspetto comportamentale. Oggettivamente parlando il carattere suddetto è svantaggioso in termini di fitness, infatti come molte altri svantaggi genetici l'omosessualità è ai margini in termini di percentuali (siamo una minoranza), ma è anche evidente che seppur in minoranza abbiamo una percentuale abbastanza fissa 1/13, sono dati di studi. [bailey & al. 2000]

Ci si può chiedere il perché? E cercare risposte scientifiche a riguardo, in più, non siamo l'unica specie che presenta una certa variabilità di orientamenti, ce ne sono altre, e lì difficilmente possiamo assumere un qualsivoglia processo culturale che giustifichi nei termini in cui la ponete voi. Il problema è che volete tutto scevro dalla realtà, conseguentemente siamo due muri. Infatti è tutta adesso che cerco di porla in termini scientifici, trovare delle soluzioni in quell'ambito, perché tanto non cambia un cazzo essere omo,bi per natura o meno nel panorama delle discriminazione: è una semplice curiosità scientifica. 

 

 


difficilmente possiamo assumere un qualsivoglia processo culturale che giustifichi nei termini in cui la ponete voi.

 

Veramente la questione culturale l'hai introdotta tu scrivendo:

"ci si aspetterebbe che nei contesti molto favorevoli l'omosessualità aumenti le proprie percentuali".

 

Capisci bene che una cosa è dire:

è scientificamente accertato che si nasce omosessuali perché c'è un certo gene, cromosomo o come diavolo si chiama, che presiede a questo orientamento e che quindi impedisce che ci si orienti diversamente e, quando appare un diverso orientamento è solo simulazione.

 

Un'altra dire:

è scientificamente accertato che la percentuale di omosessuali nella popolazione complessiva è sempre costante, quindi è probabile, ma non necessario, dedurre che l'omosessualità sia innata.

 

Una terza ancora dire:

sembra che, anche in contesti apparentemente favorevoli, la percentuale di omosessuali nella popolazione complessiva sia sempre costante, quindi potrebbe essere  probabile, ma non necessario, dedurre che l'omosessualità sia innata.

 

Nel primo caso, dato che io non sono un esperto in materia, anzi me ne intendo molto poco, non metterei più lingua.

 

Nel secondo caso, stante l'accertata scientificamente percentuale fissa degli omosessuali, sarei dubbioso sulla conclusione, dato che anche la ripetizione dell'ambiente darebbe lo stesso effetto e quindi bisognerebbe capire quale specifico fenomeno ambientale ne sia la causa, per sapere se non sia un fenomeno  presente con la medesima percentuale in tutti i contesti umani di qualsiasi specificità culturale.

 

Nel terzo caso, che mi pare sia quello reale, non dovrei essere io a parlare di dubbi, ma dovresti essere tu a non parlare di certezza scientifica.

AndrejMolov89

Mi citi la stessa identica frase da qualche pagina. 
Premesso che le analisi storiche possono non rivelarsi utili, siamo d'accordo che per comprovare qualcosa sia necessario riferirsi all'attuale. Parlando di ereditarietà di un carattere
https://elearning.unipd.it/scuolaamv/pluginfile.php/12941/mod_folder/content/0/15%20Genetica%20di%20popolazione.pdf?forcedownload=1
Ecco un utile spunto. 
Il fatto è questo, e qui mi fermo perché non preferisco immergermi più approfonditamente sull'argomento, se bene o male la frequenza di questo carattere è piuttosto costante ci sono due soluzioni possibili:
a)Questo carattere non è svantaggioso nell'economia della specie, ne consegue che rimane costante perché non viene eliminato direttamente. Se rimane costante la cifra qualunque sia la condizione sociale (gli animali credo che siano un bell'esempio di omologia) si può dedurre che sia indipendente. 
B) Non è necessariamente genetica, però, ci deve essere un processo indipendente alla cultura e al substrato che la rende costante (avevo sentito di uno studio epigenetico degli interruttori genetici che posterò qua). 

Ora, preferisco focalizzarmi unicamente sul lato quantitativo, quindi del passato ho relativo interesse. Sono stato sufficientemente chiaro?

Un altro problema del determinare se ci sono fluttuazioni o meno della percentuale è data dalla cultura presente che a mio avviso può dare una sottostima della popolazione. Per esempio il concetto di dovere sociale, nel senso che l'essere omosessuale in determinate culture non esclude avere un comportamento eterosessuale per adempiere ad un dovere famigliare, oppure anche dal fatto che molte persone non utilizzano una definizione analoga alla nostra quindi non si riconoscono. 
Per ora allo stato dell'arte si hanno delle percentuali più o meno confrontabili. Se volessi provare a valutare l'innatismo dell'orientamento inizierei a fare indagini su paesi in cui l'omosessualità non è uno stigma sociale e fare delle analisi comparate. Sono stati proposti dei modelli biologici ed evoluzionistici, ma credo che la costanza di percentuale riscontrata anche nel mondo animale possa permetterci di fare un analogia con l'uomo, come diceva Hikami88
 

L'uso di normale nel contesto non è dovuta a me ma ad Olimpo, la cui affermazione mi risulta poco comprensibile in quanto lega la normalità dell'attrazione al consenso del soggetto attratto, sia che si assuma "normale" nel senso di "prevalente" sia che lo si assuma nel senso di "lecito" anche se non prevalente.

 

scusami leggo solo ora quel che aveva scritto Olimpo; di qui capisco la tua perplessità, anche se credo che, formulata la faccenda così come ho fatto io più sopra, si possa ritenere accettabile :)

@Schopy,

anormale è un termine ambiguo, perché oltre ad un dato oggettivo, la differenza dalla norma, può indicare un giudizio di valore, che tuttavia non è necessariamente di disvalore:

Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio, Dante Alighieri ecc. furono certamente "anormali", ma certo la loro anormalità non potrebbe essere giudicata un disvalore.

Questo può valere, e qualcuno ne ha dato addirittura un giudizio di maggior valore, per l'omosessualità.

Molto dipende ovviamente dalla cultura di chi giudica e dall'etica del secolo in cui viviamo.

Nei due millenni passati l'omosessualità fu un'anormalità con disvalore, oggi, si spera, dovrebbe essere un'anormalità indifferente, domani potrebbe divenire un'anormalità con maggior valore: chissà.....

Comunque, sia prendendo la normalità nel senso di prevalenza numerica sia prendendola nel senso di preferenza assiologica, non mi è affatto chiaro perché la normalità dell'attrazione sessuale, ma anche di ogni altra attrazione, debba dipendere dal consenso dell'oggetto che ci attrae.

Edited by Mario1944

 

 


Mi citi la stessa identica frase da qualche pagina.

 

Perché è quella su cui verte il mio ragionamento!

 

Per il resto, non vorrei passare per uno che difenda la teoria ambientale rispetto a quella innatista o viceversa o che voglia escludere una qualche forma di "scelta".

Semplicemente, e mi sembra che i tuoi stessi post lo confermino, dico che a nessuno è lecito, allo stato presente dell'arte almeno, certificare che l'omosessualità sia innata o acquisita e come sia acquisita.

Poi ciascuno può trovare più calzanti alla sua situazione una o l'altra tesi, ma senza certezza di cogliere nel segno.

Del resto potrebbe essere anche che le cause fossero diverse a seconda dei soggetti:

perché uno che sia nato o che sia divenuto per cause ambientali eterosessuale non potrebbe volere provare l'omoeroetismo e, provatolo, trovarcisi così bene da rimanerci?

In questo caso non si parlerebbe di scelta?

AndrejMolov89

Sinceramente a me interessa se c'è un legame tra processi uterini e genetici per l'orientamento. Io tenderei a voler vedere se la ricerca va verso questa risposta. Nella pratica preferisco non intromettermi più di tanto nelle interpretazioni di ciascuna persona. Mi spiego meglio, io ritengo che l'innatismo non ci cambierebbe più di tanto la vita come omo-bisessuali, perché di fatto non ci protegge eventualmente da una discriminazione, o comunque non aiuta ad avere rispetto per noi stessi. 
Molte persone usano la questione dell'esserci nato per "rassegnarsi" ad essere omo-bi, a mio dire non è il modo corretto per auto-accettarsi, bisognerebbe cogliere che l'essenza di ciò che siamo si esprime anche in questo modo e che il nostro mezzo per l'autosoddisfazione è prendere banalmente ciò che dice "il cuore". 
Quando difendo la tesi innatista, la difendo unicamente dal lato scientifico, perché mi pare la più sensata in relazione ai dati che abbiamo, nella pratica, cioè al come mi approccio alle persone preferisco che siano le stesse a trovare un modo per metabolizzare. Per esempio l'esempio che mi hai citato, me l'ha posto una ragazza che considera il suo essere lesbica come una scelta maturata col tempo, in quel caso personalmente non ci metto bocca. 
L'orientamento sessuale omo e anche in parte bisessuale pone delle problematiche a livello evolutivo e dato che il problema suddetto non è unicamente umano, cioè, ci sono altre specie animali che presentano identicamente questa variabilità interna, mi pongo delle domande meccaniche unicamente per dipanare curiosità scientifiche. 
Riguardo l'omosessualità propriamente umana mi pongo le ragioni per cui in relazione ai dati che abbiamo attualmente sia più o meno costante, a livello di percentuali anche in società in cui non è uno stigma sociale, questo indicherebbe un tratto "in equilibrio", però, ripeto sulle origini dell'omosessualità si può discutere solamente in sede di ricerca, sta alle persone decidere quale narrazione della loro persona si adatta meglio al loro sentimento.

 

 


Mi spiego meglio, io ritengo che l'innatismo non ci cambierebbe più di tanto la vita come omo-bisessuali, perché di fatto non ci protegge eventualmente da una discriminazione, o comunque non aiuta ad avere rispetto per noi stessi.

 

Ovviamente la risposta scientifica dev'essere indipendente dall'utilità di essere considerati nati così, ammesso che sia utile ad esempio contro l'omofobia, ma io non lo credo.....

 

perché uno che sia nato o che sia divenuto per cause ambientali eterosessuale non potrebbe volere provare l'omoeroetismo e, provatolo, trovarcisi così bene da rimanerci?

 

 

Quando mai nella storia dell'umanità è successa una cosa del genere?

 

Chi è gay sa che gay non si diventa.

 

esatto

 

 

 

l'omosessualità è presente in ogni ambito sociale, con percentuali piuttosto fisse.

quando si ha a che fare con percentuali fisse, beh li vuol dir che l'evoluzione c'ha messo lo zampino.

per esempio il 50% dei nati, su per giu' è di un sesso il 50% è di un altro,

significa che è così che dev essere per vantaggio alla specie, come è ovvio da comprendere

lo stesso per i gay

è chiaro che ci sono (ci siamo) per un qualche motivo, difficile da comprendere ma ci siamo, dunque è una necessità dell'evoluzione

 

 


Riguardo l'omosessualità propriamente umana mi pongo le ragioni per cui in relazione ai dati che abbiamo attualmente sia più o meno costante, a livello di percentuali anche in società in cui non è uno stigma sociale, questo indicherebbe un tratto "in equilibrio", però, ripeto sulle origini dell'omosessualità si può discutere solamente in sede di ricerca, sta alle persone decidere quale narrazione della loro persona si adatta meglio al loro sentimento.

 

Nel post da cui ho tratto questa citazione ci sono molte cose sensate che dici e con le quali concordo. Cito però questa frase per il suo ultimo inciso, «quale narrazione si adatta meglio al loro sentimento» di sé. Ecco, è proprio la parola 'narrazione' che scatena i miei dubbi. Siamo veramente così demiurgici da poter fare affidamento sulla nostra propria narrazione, e non sulla verità? E se la narrazione copre, occulta, qualcosa che non è stato compreso? Inoltre, l'autonarrazione è sempre seconda, mai prima, anche se le persone si illudono del contrario. È vero che una autonarrazione di sé è probabilmente sempre necessaria, ma io penso (forse sbagliando) che essa funzioni bene o benino quanto più è ridotta al minimo. 

 

Altro punto, completamente diverso da questo, è quando dici che delle origini dell'omosessualità si può discutere solo in sede di ricerca, affermazione che io collego a quanto hai scritto in un altro post dove molto sbrigativamente dici che il dato storico può non essere rilevante, e te ne sbarazzi. Qui il nostro disaccordo è capitale. In questo momento non ho le forze per tematizzare questo punto, eventualmente potrà farlo qualche forumista che sia d'accordo con il mio punto di vista ed eventualmente lo raccolga. 

lo stesso per i gay

è chiaro che ci sono (ci siamo) per un qualche motivo, difficile da comprendere ma ci siamo, dunque è una necessità dell'evoluzione

 

Se ti riferisci al contenimento della popolazione umana, sarebbe potuta essere più sicuramente conseguita con la sterilità di una percentuale di popolazione pari a quella degli omosessuali, infatti rimane incontrovertibile che un omosessuale può generare e spesso, per copertura dall'omofobia, molti omosessuali generarono.

 

 

 

quando si ha a che fare con percentuali fisse, beh li vuol dir che l'evoluzione c'ha messo lo zampino.

 

Ma potrebbe anche darsi, se la causa fosse ambientale, che la percentuale "fissa" fosse dovuta al ripresentarsi delle medesime circostanze ambientali in percentuale fissa.

Edited by Mario1944

Se ti riferisci al contenimento della popolazione umana, sarebbe potuta essere più sicuramente conseguita con la sterilità di una percentuale di popolazione pari a quella degli omosessuali, infatti rimane incontrovertibile che un omosessuale può generare e spesso, per copertura dall'omofobia, molti omosessuali generarono.

 

non consideri la competitività per le femmine, se io sono sterile, non lo so, posso competere con i maschi fertili, formare una coppia, sottraendo così una femmina fertile alla sua possibilità di riprodursi.

Invece da omosessuale non mi interessano le femmine, evito di avere quindi motivi di competizioni con gli altri maschi, e gli eventuali conflitti, riducendo ugualmente il numero dei nascituri.

AndrejMolov89

L'omosessualità è semplicemente un "errore" di madre natura, come qualunque altra forma di disabilità.

 

 

 

Certo certo, come no.

Vedi, la natura non commette nessun errore, ma non commette neppure qualcosa di giusto. Ogni tanto spunti fuori con delle cretinate che mi inducono ad avere tenerezza per la tua sofferenza, ma al contempo disgusto per la stupidità delle tue affermazioni. 

 

 

 

Nel post da cui ho tratto questa citazione ci sono molte cose sensate che dici e con le quali concordo. Cito però questa frase per il suo ultimo inciso, «quale narrazione si adatta meglio al loro sentimento» di sé. Ecco, è proprio la parola 'narrazione' che scatena i miei dubbi. Siamo veramente così demiurgici da poter fare affidamento sulla nostra propria narrazione, e non sulla verità? E se la narrazione copre, occulta, qualcosa che non è stato compreso? Inoltre, l'autonarrazione è sempre seconda, mai prima, anche se le persone si illudono del contrario. È vero che una autonarrazione di sé è probabilmente sempre necessaria, ma io penso (forse sbagliando) che essa funzioni bene o benino quanto più è ridotta al minimo. 

 

Altro punto, completamente diverso da questo, è quando dici che delle origini dell'omosessualità si può discutere solo in sede di ricerca, affermazione che io collego a quanto hai scritto in un altro post dove molto sbrigativamente dici che il dato storico può non essere rilevante, e te ne sbarazzi. Qui il nostro disaccordo è capitale. In questo momento non ho le forze per tematizzare questo punto, eventualmente potrà farlo qualche forumista che sia d'accordo con il mio punto di vista ed eventualmente lo raccolga. 

:D ne abbiamo parlato prima per telefono, ma per completezza dipano il dubbio. Il termine narrazione dovrebbe essere circoscritto ai casi in cui l'omosessualità è vissuta positivamente. E' un modo per riconcigliarsi con le proprie esperienze e darne senso compiuto, è un percorso personale di auto-accettazione e visione della propria vita, non deve essere una giustificazione alla "considerata" croce dell'omosessualità. Personalmente ho sempre vissuto con questi sentimenti e non potrei far che coincidere la narrazione con il mio vissuto, più che per un interpretazione dei miei comportamenti alla luce della scoperta tardiva della mia omosessualità, per altri, che hanno vissuto per lungo tempo con quella sensazione di incompletezza e magari di rifiuto valutare il loro vissuto nel rispetto di ciò che si è accettato e compreso come qualcosa di non negativa in sé stessa può essere semplicemente d'aiuto a scoprirsi. La circoscriverei in un ambito positivo e maturo del proprio percorso, non ovviamente in una narrazione che giustifica un lato indesiderato. 

Per quanto riguarda i dati storici, lì semplicemente volevo circoscrivere il problema dell'omosessualità dal punto di vista biologico. Perché un conto sono gli aspetti culturali, un conto è come giustificare questo carattere osservato in più specie alla luce del paradigma della selezione naturale. Credo che conoscere o meno l'origine biologica dell'omosessualità sia indifferente per il proprio percorso e un'arma "politica" in ambienti circoscritti in cui le frange estremiste sono disarmate. A me interessa anche comprendere la manifestazione dell'omosessualità nella cultura, nel senso come l'orientamento sessuale si esprima in relazione all'ambiente culturale, oggi mi hai parlato che si potrebbero fare delle considerazioni semiquantitative in cui è emerso che probabilmente un tempo la bisessualità fosse dominante. Però nella mia ottica potrei ricondurla al fatto che abbiamo l'abitudine noi tutti di ingabbiare l'orientamento in caselle prestabilite: omo,bi,etero, quando si potrebbe a ragion veduta vederlo come un continuum tra due end member (omosessuale  - eterosessuale) se è effettivamente considerassimo l'orientamento sessuale come un segmento continuo ci si potrebbe porre nell'idea che attualmente anche le percentuali a nostra disposizione sono un po' falsate. Però, sfortunatamente non conosco nulla della storia degli orientamenti e preferirei sempre riferirmi all'attuale di cui ho a disposizione della letteratura per me potabile. 

L'omosessualità non è un errore della ''natura'', ma una delle tante strade della sessualità.

E dando per vera l'ipotesi secondo cui l'omosessualità sia un errore, allora la bisessualità cosa ''sarebbe'' ? un mezzo errore? 

 

Uomini anche sposati possono provare attrazione per le persone dello stesso sesso, a dimostrazione che non esiste una sessualità ''unica'' e un unico modo di viverla. 

 

L'intento della sessualità non è la ''procreazione'' : quindi la procreazione non è né un requisito per l'amore né un requisito per la genitorialità. La procreazione non è che una casuale conseguenza di un atto d'amore, ma non ne è la causa finale.

Vedi, la natura non commette nessun errore, ma non commette neppure qualcosa di giusto. 

 

Come spieghi le persone che nascono con la Sindrome di Down?

 

@Olimpo

 

Il tuo mi sembra lo stesso concetto (e in quel caso sarei d'accordo) della differenza fra la disabilità e l'essere diversamente abili

L'omosessuale non è un disabile infatti omosessualità non è sterilità. L'omosessuale, volendo potrebbe procreare ma non lo fa perché è orientato verso le persone del suo stesso. Ciò non significa che non lo potrebbe fare e in passato sicuramente succedeva che una persona omosessuale si ammogliasse.

 

Non si tratta di un essere abili , un essere diversamente abili o un essere disabili, perché nella sessualità non esiste una ''funzione'' unica. La sessualità  ha varie funzioni, la prima è quella sociale, cioè quella di accomunare l'uomo alla donna, o l'uomo all'uomo o la donna alla donna, a secondo di che tipo di strada possa prendere.

 

La procreazione non è una funzione della sessualità, ma è solo un caso. Due persone si amano e (per caso) procreano, ma non è che si amano PERCHE' procreano (viceversa dovremmo dire che le persone anziane e le persone sterili non possono provare amore).

Ma che senso ha questa provocazione sulla disabilità? Dopo quella sulle cure poi.

 

Non ho mai detto che l'omosessualità si può curare, casomai ho detto il contrario.

 

@Olimpo

 

Si può dire lo stesso di molte malattie mentali e infatti alcuni lo fanno.

 

Resta il fatto che quasi chiunque potendo scegliere di diventare etero lo farebbe. L'omosessualità è una condizione di svantaggio rispetto all'eterosessualità.

Edited by NewMarc

 

 


non consideri la competitività per le femmine, se io sono sterile, non lo so, posso competere con i maschi fertili, formare una coppia, sottraendo così una femmina fertile alla sua possibilità di riprodursi.

 

Sì certo: formare una coppia legata da matrimonio indissolubile e per di più con i due rigorosamente fedeli......

E comunque questo non vale per tutti quei i maschi ruspanti che scopano a destra e a manca senza troppe preoccupazioni di formare coppie durature o fedeli e che quindi compensano abbondantemente quelli monogami e fedeli ma sterili.

Inoltre sembra che la percentuale di donne sia sempre costantemente superiore a quella degli uomini, quindi non sembra mancherebbe materia prima neppure se tutti i maschi fossero etero.

 

 


Resta il fatto che quasi chiunque potendo scegliere di diventare etero lo farebbe.

 

Parla per te, mentecatto.

 

 

 

 


L'omosessualità è una condizione di svantaggio rispetto all'eterosessualità.

 

Ma lo svantaggio non dipende certo dalla natura o da una necessità ineluttabile:

si tratta solo di uno svantaggio accidentale dovuto a circostanze culturali e storiche che vanno e vengono.

Infatti ci furono epoche storiche in cui l'omosessualità non solo non era svantaggiosa, ma anzi, rispetto alle norme sociali di conportamento, era vantaggiossima e sarebbe stato svantaggiato viceversa uno rigorosamente eterosessuale.

@Olimpo :

 

le malattie mentali rappresentano una condizione di neurodiversità, per usare un eufeumismo.

 

Il cervello degli omosessuali invece è perfettamente uguale a quelle degli eterosessuali. Nessuno squilibrio chimico, nessun bisogno di ''psicofarmaci o terapie psicologiche'', nessun bisogno di riparazioni.

 

L'omosessualità  è normale perché non è un ostacolo ad una vita felice e serena, come lo è invece ogni malattia mentale che non viene trattata e curata. 

 

Ultima cosa : come spieghi l'esistenza dell'omosessualità nel mondo animale?

E come definisci la bisessualità ? una mezza disabilità?

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