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contagia il partner ignaro della sua sieropositività, denunciato viene arrestato


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Ha l’Hiv ma non lo dice Infetta amico: arrestato

Un giovane di 34 anni di Ozieri nasconde al compagno d’essere sieropositivo L’amante sassarese resta contagiato, si rivolge ai carabinieri e lo denuncia

 
 
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di Antonello Palmas

OLBIA. Ha nascosto al compagno di essere sieropositivo e ha avuto rapporti sessuali non protetti con lui, infettandolo con il virus dell’Hiv. Per questo motivo è stato arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri di Olbia un uomo di 34 anni, nato a Ozieri: per lui la Procura di Tempio ha disposto l'ordinanza di custodia cautelare dei domiciliari. L'accusa è di lesioni personali aggravate. È quindi finita con una denuncia e il terrore di vedersi la vita stravolta dalla malattia la storia gay di due giovani che per motivi di lavoro si frequentavano a Olbia. A scegliere le vie legali è stato un cuoco del Sassarese. La vicenda sarebbe dovuta restare segreta, vista la delicatezza del caso, ma è trapelata ieri ed è stata confermata, pur mantenendo la massima riservatezza sull’identità delle persone coinvolte.

L’ozierese sapeva di essere sieropositivo, ma (per amore, o forse per egoismo?) ha nascosto la sua condizione al compagno, conosciuto nella città gallurese e con il quale aveva cominciato una relazione sentimentale andata avanti per qualche tempo. Quando un giorno il cuoco ha avuto bisogno di fare delle analisi, ecco la terribile sorpresa: era stato infettato dal virus dell’Hiv. Incredulità e smarrimento, quindi il contagiato ha avuto un confronto con il partner e i sospetti sono divenuti certezze: era stato lui a trasmettergli la temuta malattia, che nella fase acuta diviene Aids e può risultare letale. Per lui era evidente che il compagno sapesse e così ha deciso di denunciarlo. Una scelta sofferta, anche sotto il profilo sentimentale. Le indagini non sono state semplici, vista la delicatezza dell’argomento, e nei giorni scorsi ecco la svolta con l’ordine di arresto da parte della Procura tempiese, eseguita dai carabinieri.

E anche la fase giudiziaria successiva si preannuncia piena di insidie. Occorrerà dimostrare che il contagio è avvenuto a causa dei rapporti tra i due e che l’ozierese fosse davvero consapevole di essere portatore del virus. Ma si dovrà anche stabilire se siamo in presenza di colpa o di dolo eventuale (quando si accettano i possibili danni altrui per un atto pericoloso). La casistica dice che per i giudici conta anche il numero di rapporti non protetti avuti per valutare la volontà di accettare l’eventuale contagio. La giurisprudenza, in casi simili, spesso non è stata tenera con chi non ha avuto il coraggio di astenersi o prendere precauzioni, arrivando a condanne piuttosto pesanti.

Di recente l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha lanciato un allarme: il rischio di contrarre la malattia tra i gay è ben 19 volte più alto che tra gli eterosessuali a causa delle modalità dei rapporti. Si è infatti constatata una recrudescenza nei contagi all’interno del mondo omosessuale, che lascia temere un’esplosione della malattia. Il consiglio che è stato dato è di natura preventiva: assumere farmaci retrovirali e fare uso dei profilattici. Il rischio si abbasserebbe del 25 per cento e si eviterebbero – è stato calcolato – un milione di contagi in dieci anni.

 

http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2014/08/22/news/ha-l-hiv-ma-non-lo-dice-infetta-amico-arrestato-1.9800948

 

 

Io ancora non ho ancora capito se sia reato o meno non comunicare alla persona con cui si hanno rapporti il fatto di essere hiv+

 

Una merdaccia simile merita la deportazione.

 

al di là del giudizio etico morale, che comunque condivido, c'è una responsabilità penale in situazioni simili?

 

O vale la regola del "sta a te proteggerti" 

Chissà legalmente come viene vista la cosa.

 

Se veramente uno sa di essere sieropositivo, non comunicarlo e farlo in modo non protetto mi pare veramente una cosa agghiacciante e da persona instabile, ma queste storie hanno sempre dei risvolti che tanto sanno solo gli interessati.

 

A me non piace comunque che si vada a parlare di vicende così sensibili di certe persone: poi sempre questa accoppiata gay/hiv che veramente è un binomio indistruttibile ormai.

 

La vicenda, legalmente ha qualcosa da dire, ma trovo infelice farci un articolo, non mi pare così avvincente se si toglie la vicenda legale, anzi lo trovo di pessimo gusto.

c'è una responsabilità penale in situazioni simili?

 

 

 

So che c'è già stata una condanna, a un uomo che aveva contagiato la moglie in una situazione simile.

http://www.repubblica.it/online/fatti/hiv/hiv/hiv.html

 

Io sono d'accordo con la condanna.

Assolutamente indignato.

Il giudice ignora le più elementari basi della lotta all'HIV.

 

 

 


Occorrerà dimostrare che il contagio è avvenuto a causa dei rapporti tra i due e che l’ozierese fosse davvero consapevole di essere portatore del virus.

 

La gravità del fatto sta tutta in questa frase,

il cui ovvio corollario è: "Se non sai di essere sieropositivo, non sei responsabile

e quindi è meglio se non ti fai mai il test".

 

L'effetto di criminalizzare i sieropositivi consapevoli

sarà assolutamente controproducente

e avrà come unico effetto quello di aumentare i contagi.

Questo post mi ricorda tanto quello "qualcosa in più da sapere sull'hiv"

Credo che non sia illegale non dire diessere s+ ma certamente se si decide di fare sesso non protetto è doveroso e giusto avvisare il partner lasciargli la possibilità di scegliere se rischiare o meno. Indipendentemente dal fatto che oggi la malattia si possa controllare è pur sempre una malattia e, se avvengono casi come questo, ritengo che la responsabilità morale e penale sia tutto del ragazzo che non ha detto della sua malattia. Non puoi non dirlo e poi contagiare chi ti capita a tiro: o insisti per rapporti protetti o lo dici (soprattutto ad un partner fisso con cui si vuol costruire qualcosa di più)... lasciare al caso la.possibilità del "tanto prendo regolarmente i farmaci e non sono contagioso" è semplicemente da egoisti, incoscienti, pezzi di me**a

 

Nessuno dice che è meglio non fare il test per evitare rischi. Il comportamento corretto è fare il test e poi stare attenti a non contagiare nessuno.

Certo comunque chi sa di essere contagioso deve essere punito non solo per il fatto stesso ma anche perché ha maggiore responsabilità di chi non lo sa. Questo è un dato di fatto: se sai di poter contagiare perché lo fai? Se non sai di esserlo (non perché non hai fatto il test ma perché magari all'ultimo test sei risultato negativo) certo non ti aspetti di far danno e non lo fai apposta.

Edited by salvosax

 

 


La gravità del fatto sta tutta in questa frase,
il cui ovvio corollario è: "Se non sai di essere sieropositivo, non sei responsabile
e quindi è meglio se non ti fai mai il test".

Da un punto di vista legale e di buon senso mi pare del tutto comprensibile il ragionamento del giudice, a parte naturalmente la conclusione di non fare il test.

Un buon criterio potrebbe prevedere di indagare se e quanto l'interessato ha fatto l'ultima volta il test e se dopo di esso ha avuto rapporti ad alto rischio.

 

Io penso che se si vuole combattere realmente il virus andrebbe effettuato almeno un test annuale su tutta la popolazione attiva e, se ci si rifiuta di farlo, ci si fa carico delle responsabilità morali e penali della negligenza.

ché poi il profilattico andrebbe usato pure se si è sieronegativi..

a molti sento dire che non usano profilattico perché lo fanno solo col partner..

ma siccome l'essere umano ha il tradimento nel DNA, meglio non fidarsi MAI!!!!!

ecco i risultati..

se ci si ama si può chiedere al partner il test periodicamente..

se lui rifiuta, bye bye

al di là del giudizio etico morale, che comunque condivido, c'è una responsabilità penale in situazioni simili?

 

O vale la regola del "sta a te proteggerti" 

Legalmente la responsabilità penale c'è se si prova l'elemento soggettivo (colpa o dolo, che è il motivo per cui la consapevolezza di essere sieropositivi viene vista come un requisito) e la connessione causale (ovvero, bisogna dimostrare che il contagio è avvenuto a causa di quel determinato rapporto sessuale non protetto, altrimenti vale il principio in dubio pro reo; in pratica se la vittima ha avuto altri rapporti sessuali non protetti, diventa impossibile provare che è stato proprio quel rapporto a trasmettere il virus).

 

Al di là di questa giurisprudenza, la cosa che mi sorprende di più è il fatto che il giudice abbia ritenuto addirittura necessario disporre la custodia cautelare. Cioè, qual era il rischio, che il tipo andasse in giro a infettare altre persone?

 

(Ma perché nel titolo si dice "Infetta amico" se erano compagni?)

Io denuncerei anche il giornalista che ha scritto nel titolo "amico" anzichè subito "compagno" come dentro al pezzo .

 

Nell'argomento in sè la penso come Almadel ; la questione dev'essere portata sull'interrogativo: il preservativo è stato usato ?

Non è un nuovo orientamento giurisprudenziale, piaccia o non piaccia

 

Come si capisce anche dal riferimento dell'articolo ad una "casistica"

diciamo che esistono tanti precedenti analoghi, con una serie di distinzioni

etc. 

 

Convengo comunque sul fatto che l'arresto appaia del tutto arbitrario

 

Meno - forse - sul fatto che al giudice possa imputarsi questo approccio

nel senso che il giudice, mi pare, rispecchi piuttosto fedelmente la opinione

comune degli Italiani e pure dei forumisti ( questo di per sé non significa che

abbia ragione, però non è un problema solo suo...)

Mah, certo il messaggio "non farsi i test per evitare beghe legali" è sbagliato, ma mi pare grave che un sieropositivo consapevole non debba essere ritenuto responsabile, possa fare sesso senza preservativo e senza avvisare il partner.

Lo trovo assurdo e fuori dal mondo.

Poi ovviamente un processo deve essere giusto e considerare tutto senza pregiudizio.

il problema purtroppo è che è difficile da provare

 

può sempre accusare l'altro di essersi contagiato da rapporti non protetti con altri partner e non da lui.

 

a volte servirebbe un po' di etica, coscienza  e onestà intellettuale.

Si puo' verificare se il contagio sia avvenuto attraverso il compagno o da altri sequenziando il virus dei dur portatori, perché é un virus che cambia molto. In svizzera a un processo a un ´guaritore´ che contagio' volontariamente con agopuntura tanti clienti fu fatto.

 

Il tipo presumibilmente non faceva una terapia antivirale perché altrimenti non sarebbe stato contagioso e potrebbe non aver saputo di essere sieropositivo. Poco dopo un contagio si é molto contagiosi e presumibilmente non si sa di essere sieropositivi.

 

Se lui lo sapeva é corretto per me condannarlo e presumibilmente bisogna svincolare il suo medico dal segreto professionale per sapere se lui lo sapesse, sempre che non abbia fatto il test da altri innforma anonima.

Al di là di quello che pensate sia "giusto"

io vi invito a ragionare con me su cosa sia "utile".

 

Io non accetto che si accusi il "positivo consapevole"

perché questo vorrebbe dire discolpare il "positivo inconsapevole"

e ciò equivale a un invito a non farsi il test.

 

Nè posso accettare la proposta orwelliana di @Icoldibarin del test obbligatorio per tutti

e conseguente marchiatura al fosforo per essere riconoscibili anche in dark-room

(La marchiatura al fosforo sarebbe una forma di tutela - per il positivo! -

nel momento che sarebbe perseguibile per tentato omicidio nel caso non lo dicesse)

Non la posso accettare perché purtroppo - come direbbe Giuliano Amato - c'è la Costituzione :)

beh è un orientamento consolidato, c'è su tutti i manuali di penale l'esempio del patner che nasconde la sua positività e contagia avendo rapporti non protetti......il fatto grave è la mancanza di rispetto per la salute dell'altro....poi dolo, dolo eventuale o colpa è un'altra storia

moralmente non mi sembra una cosa per niente corretta...

bisognerebbe sempre avvisare il proprio partner di queste cose

ma poi mi sorge una domanda :

e se anche, avendolo avvisato, il partner fosse stato ugualmente contagiato?

Avere rapporti sessuali ''protetti'', ed essere consapevoli di avere un partner sieropositivo, non sempre garantisce la salvezza dal contagio.

C' è sempre un rischio, un ' eventualità di contrarre questa malattia. Anche se chi prende preucazioni vede per forza questo rischio diminuire. La possibilità c'è . E questo spaventerebbe chiunque.

@Almadel

 

Il positivo consapevole se non lo dice e c'é un contagio per sesso non protetto per me porta tutta la responsabilità dell'aver taciuto la sua condizione e alla fine del contagio.

 

Il positivo inconsevole e il contagiato in seguito a sesso non protetto portano in ugual misura la colpa del contagio.

 

I contagi da sesso sicuro non esistono. Se si rompe il preservativo c'é la pep che protegge dopo l'esposizione e anche in questo caso non ci sono contagi dopo pep se fatta subito.

 

La prevenzione dovrebbe basarsi sull'uso del preservativo e sulla pep in caso raro di rottura del preservativo.

 

La prevenzione basata su coppie fedeli purtroppo spesso non funziona perché la gente tradisce senza dirlo e senza usare i preservativi quando tradisce.

Edited by marco7

Io condivido la preoccupazione di Almadel per questa "politica", anche se per motivi diversi.

 

Non sono convinto del fatto che condannare solo i sieropositivi consapevoli incentivi a non fare il test. A me pare che la spinta a tutelare la propria salute dovrebbe essere già un incentivo sufficiente a contrastare la spinta contraria a tutelarsi dal punto di vista giuridico (a maggior ragione visto che le due cose non sono necessariamente in contrapposizione l'una all'altra, basterebbe fare il test e tenere un comportamento responsabile).

 

Quello che a me preoccupa di più a livello di "politica di prevenzione" non è il messaggio di deresponsabilizzazione verso i sieropositivi inconsapevoli, ma quello di deresponsabilizzazione verso i sieronegativi.

 

Basta leggere i commenti a questo topic per rendersene conto. Il messaggio che questa giurisprudenza fa arrivare al sieronegativo medio è che è il solo sieropositivo ad aver sbagliato in questa situazione, ad essere responsabile del contagio. Addirittura il sieronegativo finisce per sentirsi rafforzato nella sua convinzione che il sieropositivo dovrebbe informarlo della sua situazione sierologica* (con l'implicita conseguenza che "se non me lo dice è sieronegativo").

 

Anche se credo sia innegabile che la responsabilità del sieropositivo consapevole sia maggiore, non bisogna mancare di evidenziare che una responsabilità ce l'ha anche il sieronegativo che fa sesso non protetto.

Non solo questo comportamento negligente può provocare danni alla sua salute, ma anche a quella degli altri. A furia di adottare questo comportamento infatti, quel sieronegativo potrebbe diventare uno di quei sieropositivi inconsapevoli che la legge penale ignora.

 

 

 

* Mi preme sottolineare questo punto. Io non capisco questo coro di voci "il partner avrebbe dovuto informarlo". (O meglio, lo capisco visto che qui non si parlava di un rapporto occasionale, ma di una coppia. Ma mi pare che i sostenitori di questa "etica" ne facciano una regola assoluta e universale).

Ciò che si può rimproverare al sieropositivo non è di non averlo detto, ma di aver adottato un comportamento che sapeva poteva ledere l'altro. Gli accorgimenti da adottare per avere un rapporto sessuale sicuro sono sempre gli stessi, il dire o non dire di essere sieropositivi di per sé è irrilevante ai fini di prevenire il contagio.

C'è anche un ulteriore problema.

 

Criminalizzando il sieropositivo consapevole

criminalizzate solo i positivi in coppia stabile.

 

Se un sieropositivo se ne va allegramente a fare sesso occasionale

è assolutamente impossibile per un altro contagiato

dimostrare di chi sia stata la colpa per un'infezione.

Gli unici che puoi prendere "con le mani nel sacco"

sono quelli che stanno in coppia chiusa.

Non ho capito questa tua ultima osservazione, Almadel.

Il discorso che fai tu vale non per i sieropositivi, ma per i sieronegativi contagiati.

 

Se X era sieronegativo, fa sesso non protetto con A, B, C e D, e alla fine si scopre sieropositivo, diventa impossibile determinare chi sia stato a contagiarlo. A, B, C e D son tutti scagionati.

 

Se X era sieropositivo, fa sesso non protetto con A, B, C e D, e alla fine si scopre che A è diventato sieropositivo, il fatto che X sia stato con B, C e D è irrilevante ai fini di dimostrare il nesso di causalità.

Beh certo il sieronegativo monogamo che abbia fatto sesso

con un sieropositivo consapevole, suo partner fisso infedele,

il quale non dicendo niente nel momento in cui lo scopre non

può più dire...ti ho contagiato prima che ne fossi consapevole

 

Il meccanismo è questo, direi

State dicendo che se il sieropositivo è infedele è più facile per lui dimostrare di essere stato inconsapevole nel momento in cui ha contagiato il partner perché potrebbe anche essersi beccato il virus il giorno prima?

 

Vero anche quello.

La gravità del fatto sta tutta in questa frase,

il cui ovvio corollario è: "Se non sai di essere sieropositivo, non sei responsabile

e quindi è meglio se non ti fai mai il test".

 

Condivido in parte, nella misura in cui ci si fa il test comunque per se stessi prima che per gli altri...ma io sono un filo ipocondriaco, quindi probabilmente non ho il polso della situazione.

Non so cosa pensare di questa denuncia; temo che per il contagiato sarà dura ottenere "giustizia", se si può dir così, date le tante linee di difesa di cui immagino disporrà l'avvocato della parte avversa.

 

In ameno tre occasioni ho avuto a che fare con ragazzi sieropositivi...non ho corso rischi -con uno ho adoperato il preservativo, cogli altri due c'è stata masturbazione reciproca- ma m'è dispiaciuto che nessuno dei tre mi abbia preventivamente informato :(

Pur capendo le preoccupazioni per il messaggio che la sentenza lascia passare,non posso però ignorare la realtà.

 

Esempio:sono un compagno o una moglie fedele,faccio sesso senza preservativo con il mio compagno o marito perché non siamo coppia aperta e penso di non correre rischi.Scopro di essere sieropositivo e di essere stato contagiato dal mio compagno o marito che sapeva di essere positivo,non mi ha detto nulla e APPROFITTANDO della mia fiducia ha continuato a fare sesso non protetto con me.Scusate...ma del messaggio che può trapelare dalla sentenza me ne importerebbe nulla!

 

Stare in coppia o essere sposati comporta anche dei DOVERI,non parlo di fedeltà,nulla contro le coppie aperte(che poi sono le prime a proteggersi) ma parlo di lealtà e fiducia.

 

Se mi prendo l'HIV perché faccio sesso con uno sconosciuto o uno scopaamico e non mi proteggo allora

è un altro discorso.Non posso avere la pretesa che uno che non conosco mi fornisca informazioni veritiere sul suo stato di salute.Se mi contagio il coglione sono io.

 

Ma se sono sposato/convivenza/coppia allora una sentenza favorevole al contagiato la troverei corretta.

Edited by Gilbert

State dicendo che se il sieropositivo è infedele è più facile per lui dimostrare di essere stato inconsapevole nel momento in cui ha contagiato il partner perché potrebbe anche essersi beccato il virus il giorno prima?

 

Vero anche quello.

 

Mah insomma io credo che bisogna riconoscere il fatto che siamo in uno di quegli ambiti in cui

qualunque soluzione lascia margini di dubbio e incertezza

 

Ovvio che più ragionevolmente possiamo trovarci d'accordo nell'esprimere disaccordo con gli eccessi

che sicuramente ci sono stati ed in parte continuano ad esserci ( l'arresto ad esempio )

 

Ad esempio in passato fu condannata una prostituta per tentate lesioni gravissime ( ma parlo oramai

di 20 e passa anni fa ) pur in assenza di una parte offesa individuata ( se non genericamente la sua

clientela )

 

Ma era abbastanza chiaro - testualmente evidenziato nelle sentenze - il ruolo di supplenza del giudice ad una

legge specifica sul contagio da HIV, che si riteneva mancante nell'ordinamento e alla cui mancanza si

riteneva di dover rispondere usando i reati generali che c'erano ( tentato omicidio, tentate lesioni gravissime )

 

Detto questo un reato di contagio non esiste, ma sicuramente la mentalità del contagio esiste nonostante

non esista un reato specifico e poi il sesso offre una varietà di situazioni ambigue e molto differenziate ( dal

marito che lo scopre perché ricoverato al medico di famiglia che sa e deve decidere se dire o non dire alla

moglie - prevale la privacy ed il segreto professionale ? Non sono situazioni facili )

 

 


Nè posso accettare la proposta orwelliana di @Icoldibarin del test obbligatorio per tutti
e conseguente marchiatura al fosforo per essere riconoscibili anche in dark-room
(La marchiatura al fosforo sarebbe una forma di tutela - per il positivo! -
nel momento che sarebbe perseguibile per tentato omicidio nel caso non lo dicesse)
Non la posso accettare perché purtroppo - come direbbe Giuliano Amato - c'è la Costituzione :)

Temo che la mia proposta sia stata male interpretata.

Non ho mai proposto di rendere pubblica la sieropositività di un soggetto, penso invece debba esistere un diritto alla riservatezza più ampio possibile.

Ho proposto che il test HiV sia considerato dalle ASL e dai medici una prassi universale per chiunque abbia una vita sessuale attiva. I medici curanti dovrebbero proporre di fare il test almeno annualmente, come fanno con le vaccinazioni antinfluenzali. Potrebbe essere regolamentato un giorno di sospensione dal lavoro pagato per svolgere il test, similmente a quanto avviene già per le donazioni di sangue.

In materia penale dovrebbero essere ritenuti colposi i comportamenti:

  • Di chi accetta di avere un rapporto a rischio non protetto ed è consapevole della sua sieropositività senza dirlo al compagno.
  • Di chi accetta di avere un rapporto a rischio non protetto e non ha svolto un test hiv nell'ultimo anno o comunque dopo un evento manifestamente rischioso (sesso non protetto con persone terze) e non rende noto il compagno di ciò.

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