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L'importanza dell'"etichetta."


NewMarc

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Ma i cinesi e i neri di NY si sentono orgogliosamente Asian/Chinese-American ed African-American infatti...

È proprio perché essere americano non implica essere bianchi che c'è bisogno di specificarlo (white American).

 

Mentre in Italia, che quanto a lotta al razzismo è agli inizi visto che solo di recente diventata un paese di immigrazione, qualsiasi riferimento all'etnia di una persona implica "non Italiano."

Perché ovviamente laddove di razze non si parla si è più razzisti, e quindi se dico arabo o musulmano o cinese pensi automaticamente a "cittadino extracomunitario."

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Non c'è nulla di male nel rivendicare con orgoglio la propria identità..

significa aver accettato la propria 'diversità' (perché è una diversità, inutile girarci attorno, rispetto alla 'norma' intesa in senso statistico) e averne fatto un punto di forza, un cavallo di battaglia. Il che è magnifico. 

Io penso di dare un esempio a molti - anche persone eterosessuali - se dimostro agli altri di vivere la mia sessualità senza pregiudizi e con serenità. E molte persone invidiano l'omosessuale orgoglioso perché vedono in lui la libertà che a loro manca. E questo rispetto prescinde dall'orientamento sessuale dell'osservatore.

Non ritengo necessario specificare sempre il proprio orientamento sessuale, ma chi lo fa non è una persona 'debole' che ha bisogno di un' etichetta, bensì una persona forte che non teme il giudizio altrui e lo fa vedere.

Come a dire ''Io sono gay, e non m'importa niente di quello che pensi'.

L'omosessualità non è una 'tendenza' che si potrebbe anche  mettere da parte e nascondere durante la 'comunicazione' con l'altro, ma una vera e propria identità, come l'essere neri o l'essere cinesi. Il problema sta più che altro in chi nasconde quest' identità, vergognandosene.

Edited by Olimpo
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Dire "per me non ci sono bianchin neri e gialli ma solo umani!" E' qualcosa che solo un bianco direbbe. Solo chi fa parte della maggioranza e non sa cosa sia la discriminazione.

 

L'uomo bianco non è una maggioranza ma manco pe' gnente XD è più corretta l'interpretazione di Schopy quando dice:

 

 

 

Più che appartenenza alla maggioranza, a mio avviso è l'appartenenza ad un gruppo che detiene maggior potere

 

@NewMarc comunque hai bypassato la mia domanda: alla fine di tutto il sermone quindi, secondo te, qual è l'approccio corretto alla questione? Se non intendevi dire che un* ragazz* gay deve specificare sempre e comunque la propria "ideantità" (dato che "etichetta" è stato preso come termine negativo), qual è il comportamento per te opportuno in merito? Perchè per ora hai solo dato giudizi verso chi fa questo e chi fa quell'altro, senza specificare cosa sarebbe per te il "do it right"

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Non ritengo necessario specificare sempre il proprio orientamento sessuale, ma chi lo fa non è una persona 'debole' che ha bisogno di un' etichetta, bensì una persona forte che non teme il giudizio altrui e lo fa vedere.

 

Olimpo ma la questione non è non specificare il proprio orientamento: la questione è che non in tutte le occasioni l'orientamento sessuale c'entra.

 

Faccio un esempio stupido: se sono single e vado in una agenzia immobiliare a chiedere info per un appartamento, devo specificare all'agente che sono gay? Per quale motivo? Non è questione di vergogna o repressione, semplicemente non c'entra nulla. Secondo te bisognerebbe dire "buongiorno, sono Mario e sto cercando un due locali con cucina abitabile. Ah, e sono gay!"??

 

Nessuno ha mai detto che chi ci tiene a specificare sempre e comunque il proprio essere gay sia "debole" perchè ha bisogno di etichettarsi, si è detto semmai che in alcune occasioni un gay può non dichiararsi tale non perchè si sente in difetto o per opportunità, ma solo perchè la situazione prescinde da questo. Ovvio che se, riprendendo l'esempio stupido del comprare casa, l'agente immobiliare si spendesse in una invettiva sui gay del tipo "ah guardi l'altro giorno è entrata una coppia gay...io a quelli la casa non la darei mai!" allora lì nascondere il proprio essere gay sarebbe un fatto di vergogna o di mera convenienza (non lo dico perchè voglio la casa), ma a parte questa situazione limite, nella media dei casi sarebbe una informazione del tutto irrilevante.

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Quale cosa?

 

p.s. continui a non rispondere alla mia domanda, ed io comincio a pensare tu non abbia una risposta valida...nella prima repubblica questo comportamento lo chiamavano "benaltrismo"

Edited by NewComer
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LOL Sei sicuro di conoscere il significato del termine benaltrismo? 

 

La tua domanda non ha risposta perchè è una situazione che non esiste. E' semplicemente una parodia omofoba dei gay.

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Il termine benaltrismo c'entra alla perfezione, dato che la mia domanda a NewMarc è

 

"visto che secondo NewMarc il rifiutare le etichette è 90 su 100 una sofisticata modalità di evitare di ammettere la propria identità sessuale (e su questo, fra l'altro, sono perfettamente d'accordo), ma al contempo NewMarc sostiene che non si debba sbandierare sempre e comunque la propria identità (perchè questo accade solo ne "i soliti idioti"...ed anche su questo sono, in parte, d'accordo), qual è il comportamento giusto da tenere secondo NewMarc??"

 

e la risposta di NewMarc è però sempre in negativo, ossia "non bisogna di certo fare questo" oppure "ah beh, questa cosa di sicuro no perchè succede solo nelle parodie"....proprio come il democristiano dice "ahhh non è di certo questo il modo di affrontare la questione!" ma senza portare la propria personale alternativa, limitandosi a dire che quel modo è sbagliato.

 

Quindi chiedo per la terza volta a NewMarc: qual è il comportamento giusto (o opportuno, o consigliabile, come meglio preferisci) SECONDO TE da tenere per non cadere nei due casi estremi??

Edited by NewComer
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Punto primo: Quello non è il significato di benaltrismo.

 

Punto secondo: Il gay che sbandiera di continuo e vive solo per dire a tutti che è gay non c'è bisogno di evitarlo perchè non esiste nella realtà ma solo nella fantasie omofobe di alcuni.

 

Punto terzo: Ognuno può vivere come meglio crede. Quello che mi scoccia sono i gay repressi che intralciano la lotta all'omofobia. Nessuno è obbligato a combattere ma andare in giro a inventarsi l'esistenza di gay stile macchietta o giustificare gli omofobi che non vogliono per nessuna ragione sentir parlare di omosessualità è tutta un'altra cosa.

 

Non c'è una via di mezzo fra il fingere di essere etero e essere apertamente, normalmente, serenamente gay.

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E per la terza volta continui a tergiversare 

 

Allora prova a partire da una tua frase, vediamo se una risposta la cavo

 

 

 

essere apertamente, normalmente, serenamente gay

 

Secondo NewMarc cosa comporta NEL CONCRETO "essere apertamente, normalmente, serenamente gay"?

 

Spiego cosa intendo con "nel concreto". Qui stiamo parlando di comportamenti, non di attitudini mentali: quindi, se a livello interiore sappiamo bene cosa vuol dire essere "serenamente gay" (accettazione di sè e tutto il resto), vorrei invece sapere quale COMPORTAMENTO concretamente osservabile qualifica un gay come "gay che è apertamente, normalmente, serenamente gay"?

 

Perchè detta come l'hai detta è solo una frase fatta (come quelle formule aziendalistiche tipo "orientamento al miglioramento continuo"...)

Edited by NewComer
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Significa che quando (come capita a qualunque persona normale 10 volte al giorno) qualcuno ci pone una domanda la cui risposta, se schietta, ci identifica come gay o etero non si fa lo slalom con le parole per evitare di identificarsi come gay con la scusa che tanto "non conta." Ripeto,non dichiararsi va benissimo, fintanto che non si cerca di giustificare l'omofobia, subita o interiorizzata, che sta all'origine del non dichiararsi con argomenti del tipo "tanto non conta."

 

Comunque tutto questo è off topic. Il problema è un'altro e molto più profondo. Il Tentativo di alcuni di minimizzare l'intera esperienza dell'essere omosessuali. 

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Non ritengo necessario specificare sempre il proprio orientamento sessuale, ma chi lo fa non è una persona 'debole' che ha bisogno di un' etichetta, bensì una persona forte che non teme il giudizio altrui e lo fa vede

 

Il problema è che a volte (molte?) il tipo di gay eccessivamente 'orgoglioso' finisce per crearsi e vivere in un mondo parallelo. Uno per cui la vita ruota solo e soltanto sul suo orientamento sessuale non è tanto diverso da un ultrà o da un represso. Poi che dirvi?Non c'è peggior sordo di chi NON vuol capire.

 

 

 

Ma i cinesi e i neri di NY si sentono orgogliosamente Asian/Chinese-American ed African-American infatti...

 

Il punto è che non vale per tutti i cinesii e i neri d'America. Anzi quest'ultimi dubito proprio che abbiano la benché minima motivazione per sentirsi africani (parliamo di antenati di 200anni fa...capirai...o forse trovi giusto che debbano sentirsi meno americani perché restano dei neri?). I cinesi invece molte volte sono dei clan molto chiusi e quindi l'orgoglio cinese molte volte ha pure ragione d'esistere, ma non credo valga per tutti i cinesi d'America. Ci saranno altrettanto cinesi americani che di cinesi hanno solo la razza e non sanno né cinese e si sentono 100% americani. D'altronde pure molti bimbi cinesi adottati qui in Spagna dubito che si sentano cinesi e non spagnoli.

 

L'esempio di @newcomer è verosimile, anche se a me non è mai capitato di sentire storie del genere non troverei così strano che possa succedere in certi contesti e situazioni. 

 

 

 

 

Io penso di dare un esempio a molti - anche persone eterosessuali - se dimostro agli altri di vivere la mia sessualità senza pregiudizi e con serenità. E molte persone invidiano l'omosessuale orgoglioso perché vedono in lui la libertà che a loro manca.

 

...o pensano che siano atteggiamenti fuori luogo o di poco buon gusto. Per dirti, un amico l'altra sera per 'rivendicare orgogliosamente' la sua omosessualità ha chiesto al cameriere chi fosse l'altro cameriere carino. Trattandosi al 99,9% di un cameriere etero direi che è stata una frase abbastanza fuori luogo (e sarebbe stato lo stesso se un etero lo avesse detto di una cameriera magari pure fidanzata o sposata. Quindi non rifilate la cosa dell'"orgoglio" :D). Ma poi sta cosa di rimarcare  a sbuffo il fatto di essere gay NON l'ho mai capita (da parte poi di persone che si capisce a mille miglia...boh!). A me capita di rimarcare di stare in coppia gay, ma perché la funzionaria di turno mi chiede della moglie e io: "ma quale moglie??Ho un marito!!

 

E poi, io verso tutti gli "orgogliosi" sono tremendamente prevenuto. Puntualmente sono molto "orgogliosi" solo quando vanno per locali gay o con gli amici, poi si scopre che la famiglia non ne sa nulla (o solo i classici familiari 'intimi'), al lavoro non si dichiarano e non vedono ragioni per cui gli omosessuali debbano fidanzarsi o metter su famiglia (aaah ma quanto sono orgogliosi..). Come detto prima, saranno forse orgogliosi nel loro mondo parallello perché la realtà globale non sembrano frequentarla molto. Ed il paradosso è che proprio molti "non-orgogliosi" sono invece quelli out con tutti, che si sposano e che non vivono solo in base al mondo gay. Ah, ma scusate...mi sa che saranno tutti "omofobi" :P

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E poi, io verso tutti gli "orgogliosi" sono tremendamente prevenuto. Puntualmente sono molto "orgogliosi" solo quando vanno per locali gay o con gli amici, poi si scopre che la famiglia non ne sa nulla (o solo i classici familiari 'intimi'), al lavoro non si dichiarano e non vedono ragioni per cui gli omosessuali debbano fidanzarsi o metter su famiglia (aaah ma quanto sono orgogliosi..). Come detto prima, saranno forse orgogliosi nel loro mondo parallello perché la realtà globale non sembrano frequentarla molto. Ed il paradosso è che proprio molti "non-orgogliosi" sono invece quelli out con tutti, che si sposano e che non vivono solo in base al mondo gay. Ah, ma scusate...mi sa che saranno tutti "omofobi" :P

non capisco questa tua generalizzazione bella e buona. Sembri ragionare in modo ''dicotomico'' : gli orgogliosi e i ''non orgogliosi'', quando la realtà è molto più variegata. il caso che mi citi del tipo che dice ''che carino quel cameriere'' non mi sembra un voler ostentare la propria omosessualità, se la consideri un 'ostentazione allora dovresti considerare allo stesso modo tutte le frasi che gli etero dicono sulle donne belle nei negozi appena le vedono. Ovviamente ognuno ignora se quella persona è sposata o meno, ma la battutina ci sta. E' nello spirito dell'uomo farle... L'orgoglio poi è una cosa molto soggettiva, ci sono gay che appunto si dichiarano orgogliosi ma poi bisogna vedere se nella vita di tutti i giorni hanno 'paura' a mostrare il loro orientamento sessuale agli altri oppure non se ne fanno un problema. Essere orgogliosamente omosessuale significa essere liberamente omosessuali. L'orgoglio coincide con la libertà. Chi non è libero non è felice. Chi non è orgoglioso è una persona che si vergogna della sua sessualità e la relega alla sfera privata, come se i sentimenti che sono la cosa più importante da condividere con gli altri, venissero privati della loro bellezza, trasformati in ''tendenze'' o in ''gusti''. Nell'amore omosessuale c'è molto più di un gusto, di una tendenza e di una preferenza, c'è un sentimento, che va MOSTRATO e deve essere mostrato, altrimenti l'opinione pubblica rimarrà sempre solo ''tollerante'' di facciata, Io sono orgoglioso perché per giungere alla scoperta della mia sessualità , e all'accettazione, ho fatto sacrifici che le persone ''etero'', quelle che si definiscono ''normali'', non hanno fatto, quindi conosco meglio di loro cosa significa avere il tarlo dell'incertezza, del dolore, della sofferenza. Molti di loro non essendosi mai posti il problema dell'accettazione o meno guardano il mondo secondo una prospettiva molto più banale e superficiale, non conoscendo le reali necessità dell'uomo, la bellezza dell'amore, il VALORE di una relazione. Solo chi è stato privato della ''libertà superficiale'' di cui godono gli eterosessuali, quella di tenersi per mano e baciarsi per strada, sa cosa significa aspettare dentro di se e sperare di trovare l'amore, e sa cosa significa poi, trovarlo davvero, a 20 anni, o anche a 30 o 40.

Edited by Olimpo
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Nell'amore omosessuale c'è molto più di un gusto, di una tendenza e di una preferenza, c'è un sentimento, che va MOSTRATO e deve essere mostrato

 

Olimpo hai una visione molto "di coppia" dell'orgoglio gay...i diritti che noi gay rivendichiamo ad oggi, in Italia, sono innanzitutto diritti della persona (che al momento, sembra paradossale nella società del politically correct, sono negati); è vero come dici tu che ci dovrebbe essere libertà di fare una carezza o dare un bacio al proprio compagno senza che qualcuno ti schifi o ti gridi "a froci!", ma ci deve innanzitutto essere la libertà per un gay di esprimersi in quanto gay e non essere per questo discriminato, insultato, deriso, picchiato etc..

 

Altrimenti se riduciamo tutto ad una questione di manifestazione d'amore pubblico o di riconoscimento della "veridicità" di una relazione, passa in secondo piano il fatto che un gay deve essere legittimato innanzitutto come singolo individuo, cui devono essere riconosciuti tutti i diritti riconosciuti a qualunque altro contribuente (non solo quando in coppia). Chiuso l'OT XD

 

Quello che mi chiedevo io, quanto ai comportamenti, è semplicemente questo (provo a spiegarmi con un esempio): consideriamo un gay "appariscente", il suo modo di dimostrare il proprio orgoglio è non piegarsi allo stigma sociale ed esprimere sè stesso (nel modo di vestire, di esprimersi, etc..) indipendentemente dagli insulti e dai pregiudizi di una società che, per la sua diversità, lo vorrebbe invisibile. Ok. Ma un gay che, bontà sua, non è immediatamente riconoscibile come tale (poniamo il "ragazzo della porta accanto") cosa dovrebbe fare per dimostrare il proprio orgoglio? Come ha detto Almadel, andare al pride e metterci la faccia, vivere una vita "normale" non celando la propria sessualità. Ma non in tutte le situazioni si può tirare in ballo la sessualità: l'esempio che ho fatto nel post precedente è uno, ma se ne potrebbero fare mille altri (se vai in banca ad aprire un conto corrente, come fai a "dimostrare" la tua sessualità??). Per questo mi sembra un po' esagerato archiviare come "voler celare la propria identità" tutti quei casi in cui non si specifica l'essere gay: alle volte semplicemente non è una cosa rilevante.

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Beh, ma è ovvio che non c'è bisogno di specificare "sono gay"

in continuazione, in ogni situazione quotidiana

 

Ma questa è una caricatura insensata ed irreale

 

Devo dire ai miei alunni che sono un insegnante gay?

 

30 anni fa la risposta era obbligata: no

 

Perché avrebbe significato correre il rischio di un licenziamento

e non solo in Italia, ma un po' ovunque ( pensate a Milk...) Oggi

la risposta obbligata è no solo se insegno in una scuola cattolica

 

Quindi sono libero di scegliere se dirlo o non dirlo. E' necessario?

Certamente no, non esiste la necessità di dirlo..ma se me lo chiedono?

Perché non me lo possano chiedere devo avere un rapporto poco confidenziale

con la classe e cancellare ogni riferimento gay dalle materie che insegno

ma in questo modo non collaboro a perpetuare la cultura dell'autocensura

sistematica degli omosessuali e dell'omosessualità?

 

Cioè se volete dare un senso alla discussione dovete formulare interrogativi

del genere ed immedesimarvi, la risposta non è né facile, né scontata

 

Non certo l'esempio del conto corrente....suvvia

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L'esempio del conto corrente era per dire una situazione super ordinaria che qualsiasi gay può sperimentare. Non tutti i gay sono insegnanti, io ad esempio lavoro per uno studio commercialista e ti assicuro che l'argomento omosessualità è praticamente impossibile che esca, quindi a meno che io non dica così dal nulla "oh sono gay!" non ci sarà modo per i miei pochissimi colleghi di saperlo.

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Beh i tuoi colleghi parleranno sul lavoro della loro vita privata

se sono sposati o fidanzati o escono con qualche ragazza

 

In questi casi il gay - esattamente come l'insegnante - può scegliere

di fare CO o di rimanere nel vago, tenendo le distanze dai colleghi

 

Anche in questo caso fare CO non è necessario ma l'alternativa è

autocensurare il proprio privato sul lavoro

 

La differenza, rispetto all'insegnante, è che l'insegnante rischia

di più, ritenendosi il suo lavoro "educativo" si espone maggiormente

all'omofobia di genitori etc

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Stai sicuro che se ci rimani a lavorare a lungo, il momento

in cui ti faranno domande arriverà...a meno che non muoiano

o vadano in pensione prima XD

 

Certo se uno lavora da solo, il problema in questo specifico

ambito della propria vita, cade...abbiamo scoperto l'acqua calda?

Credo di sì XD

 

Si presenterà però inevitabilmente in altri, a meno di non vivere

in pressoché totale isolamento e solitudine, cosa che in effetti molti

gay hanno fatto per secoli...ma non credo nessuno di noi auspichi

per il futuro

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  • 4 weeks later...

 

 

Trovo estremamente offensivo il tentativo di minimizzare la portata di questa esperienza da parte di etero e bisex che chiaramente non possono comprenderla.


No, rimarcare l'inutilità della definizione, non ne sminuisce la condizione. Il fatto che tu sia gay, non vuol dire che debba essere aggrappato all'etichetta di omosessuale, anzi probabilmente questo attaccamento eccessivo all'etichetta può anche causare un impoverimento della situazione psicologica che ci cela dietro alla scelta sessuale di una persona, che è sicuramente molto più complessa rispetto alla mera etichetta. E allo stesso modo, comunque, così attaccato all'etichetta lo potrebbe essere un bisex o un etero. Non è di certo una prerogativa gay.

 

Credo che dietro si nasconda semplicemente la voglia di "essere come tutti gli altri."


Ma è giusto che sia così! Visto che hai tirato fuori il paragone con i neri lo riutilizzo: perchè i neri possono desiderare di essere considerati semplicemente "persone" e noi gay no? No, noi dobbiamo essere gay! E' questo ciò che affermi sostenendo l'importanza dell'etichetta ossia la necessità di essere considerati in quanto gay, ma è sbagliato perchè, per lo stesso ragionamento, gli etero dovrebbero ritenere di essere considerati in quanto etero e non in quanto persone e così via per tutte le possibili etichette! E così facendo non si fa che aumentare il divario, la distanza tra le persone che non rientrano nella medesima etichetta. Io sono cristiano e tu no. Io sono gay e tu no. Io sono italiano e tu no. Io sono bianco e tu no. E quindi? Cos'abbiamo ottenuto? Abbiamo constatato che siamo persone diverse, ma questo non cambia la sostanza dei fatti. Le persone erano gay anche prima che nascesse l'etichetta "omosessuale". Non vedo perchè sia così necessario rimarcarne l'importanza.

 

Se solo la gente si rendesse conto che gli etero "sbandierano" il proprio orientamento sessuale in continuazione, solo che siamo talmente abituati a tale condizione che determinati segnali li diamo per assodati nella società e non come "sbandieramento"... [:asd:]


Qualche esempio? No perchè il fatto che una persona viva la propria vita seguendo la propria sessualità non vuol dire sbandierare. Se hai un atteggiamento considerato da gay, non stai sbandierando la tua omosessualità, la stai solo vivendo. Se fai un comizio in piazza su quanto bello sia essere gay stai sbandierando la tua omosessualità.

 

Un bisex o un etero o un gay pieno di odio per se stesso dicono: Le "etichette" non servono." Un gay con un minimo di capacità di ragionare risponde dimostrando che invece servono. Allora il bisex o etero o gay pieno di odio per se stesso rispondono: "Ma la vostra vita gira solo intorno all'essere gay!!!!" E' una fallacia logica.


Questa non è una fallacia logica. Una fallacia logica si ha quando si nega un assunto lapalissiano, ovvio e logico. Qui si parla di argomenti più che opinabili e come tali non possono sottostare a delle leggi di logica uguali per tutti. La struttura logica, se proprio vogliamo dirla tutta, presenta una fallacia nella prima premessa: secondo quale teoria dai per certo che chi afferma che le etichette non servono sia un bisex un etero o un gay pieno di odio per se stesso? Dove sta il nesso logico? E' lì che va dimostrata la correlazione tra i due fatti. Per fare un ragionamento logico con due premesse è necessario che le premesse si fondino su basi ben precise, altrimenti si tratta di una fallacia ad lapidem, senza addurre motivazioni valide.

 

Gli etero di etichette ne hanno eccome e le usano a ogni piè sospinto.


Fallacia anche questa. Se lo fanno loro, non vuol dire che sia giusto farlo.

 

La smettete di usare il termine "etichetta"?


No, il topic ha come titolo "L'importanza dell'etichetta" e quindi è su questo che si discute. Identità ed etichetta sono due cose diverse e qui credo si cerchi di dibattere sulla seconda.

 

Dire "per me non ci sono bianchin neri e gialli ma solo umani!" E' qualcosa che solo un bianco direbbe. Solo chi fa parte della maggioranza e non sa cosa sia la discriminazione.


Ma assolutamente no! Io stesso ho subito discriminazioni in quanto siciliano, ma abitante nel Veneto. Questo non vuol dire che avendo subito discriminazioni non consideri più il concetto di umanità unica.

 

Il problema è un'altro e molto più profondo. Il Tentativo di alcuni di minimizzare l'intera esperienza dell'essere omosessuali.


Esatto! Ed è l'etichetta il problema, è quella che minimizza l'esperienza sessuale perchè la vincola a dei parametri standard che ti identificano come gay. L'esperienza dell'essere omosessuali è invece individuale per ognuno di noi e quindi non può rientrare all'interno di etichette. E' questo quello che mi porta ad allontanarmi dall'utilizzo di etichette, limitano e definiscono con limiti situazioni che non dovrebbero esserlo.
 
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A parte che...

 

 

 

un impoverimento della situazione psicologica che ci cela dietro alla scelta sessuale di una persona

 

...Scelta? Quale scelta sessuale, di grazia? Non si sceglie il proprio orientamento sessuale

 

 

 

Abbiamo constatato che siamo persone diverse, ma questo non cambia la sostanza dei fatti. Le persone erano gay anche prima che nascesse l'etichetta "omosessuale". Non vedo perchè sia così necessario rimarcarne l'importanza.

 

Perché è una caratteristica. Nulla di più.

Pararsi dietro al "ma infondo siamo tutte persone" per evitar di sentirsi "estraneo" o "meno persona" rispetto agli altri, determina che, dopo tutto, ti è scomoda la definizione della tua natura.

Che è un po' il motivo che si cela dietro a tutti i pippotti filosofici dell'etichetta, per quanto mi riguarda.

 

 

 

 

Qualche esempio? No perchè il fatto che una persona viva la propria vita seguendo la propria sessualità non vuol dire sbandierare. Se hai un atteggiamento considerato da gay, non stai sbandierando la tua omosessualità, la stai solo vivendo.

Il mio quote si riferiva all'intervento di un utente che stava lamentandosi del perché i gay l'etichetta viene prima di tutto, quando non è vero.

Il fatto che venga fatta tale affermazione è semplicemente perché, avendo gli stessi comportamenti degli etero in soldoni (e come dici tu, quindi, vivendola), fra noi si parla di "etichetta", per gli etero invece è dato per assodato che i loro comportamenti (identici) sono nella norma e quindi non sbandierati.

Per gli esempi pratici, basta che vai a vedere il reply di Almadel, tanto per citarne uno.

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No, il topic ha come titolo "L'importanza dell'etichetta" e quindi è su questo che si discute. Identità ed etichetta sono due cose diverse e qui credo si cerchi di dibattere sulla seconda.

 

Ovviamente io lo posso dire, ma voi potete fare come meglio credete

 

Però il punto è che in generale si tende a parlare solo di etichetta, come

se questa non servisse a delineare in senso sociale una identità.

 

Io metto una etichetta su un vestito per mostrare agli altri come quel

vestito è fatto dentro

 

Tu dici che...sarebbe un attaccamento eccessivo etc.

 

Ma è sbagliato ( ovviamente mia opinione ) perché tu non cogli

anzi non vuoi cogliere, la specificità della identità omosessuale

 

La nostra specificità è quella di essere tendenzialmente invisibili

 

Non abbiamo un cognome ebraico o straniero, un colore della pelle

diverso, una qualche caratteristica di riconoscibilità sociale che esiste

a prescindere dalla nostra volontà

 

Se non partiamo dalla constatazione che gli omosessuali sono una minoranza

invisibile, non possiamo inquadrare il tema del dover "mostrarsi" agli altri

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E una volta che "ti sei fatto riconoscere" in quanto gay, anche in contesti neutri (che ne so, per strada) che vantaggio hai ottenuto in termini sociali? L'unico risultato che vedo è che una manica di sconosciuti incrociandoti per la strada avranno pensato "quello è gay"...embè? Cioè, non è una cosa negativa, ma non mi sembra nemmeno positiva, è semplicemente inutile

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@NewComer, non è affatto vero.

Non so a cosa tu ti riferisca né immagino come tu te lo immagini,

ma farsi riconoscere per strada è il cardine del nostro miglioramento sociale.

 

Potrei rinunciare al Pride, al coming-out coii genitori, ai talk-show, alle interviste e alle conferenze

ma l'unica cosa alla quale non rinuncerei mai è la mia visibilità quotidiana in strada, al supermercato, al lavoro, dal medico...

perché è qui che si combatte tutta la nostra battaglia.

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Non colgo il punto scusa

 

Anche perchè per strada, al supermercato, dal medico etc., a meno che tu non sia particolarmente effeminato, come fai a farti riconoscere come gay? Se sei in coppia è fattibile, ma da soli è un po' difficile

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Se anche tu e il tuo compagno siete entrambi molto "invisibili" (o insospettabili, per usare un termine controverso) camminando per strada potete segnalare di essere coppia (e quindi di essere gay) attraverso i classici atteggiamenti di una coppia (una carezza, un sorriso, un gesto...)

 

Se invece io sto camminando da solo per strada, e sono un ragazzo medio (o, anche qui, "insospettabile") come posso segnalare di essere gay e così rendermi riconoscibile? O mi metto a scheccare, o è molto difficile....questo era il mio punto

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