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L'importanza dell'"etichetta."


NewMarc

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Certo, ma che importanza ha?

Sia che tu sia in una coppia insospettabile

sia che tu sia un frocetto flamboyant

ci accomuna la visibilità che è l'unica cosa che conta.

 

Io trovo i modi più strani per dichiararmi

anche quando sono da solo,

sono un po' come il Tenente colombo quando parlava di sua moglie*

 

* Ignora questo esempio se hai meno di 35 anni.

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...Scelta? Quale scelta sessuale, di grazia? Non si sceglie il proprio orientamento sessuale

Mea culpa, hai ragione. Ho cannato totalmente il termine (anche se non era una scelta razionale quella che intendevo). Sostituiamo "scelta sessuale" con "sessualità", il concetto rimarrà comunque quello.

 

 

 

Pararsi dietro al "ma infondo siamo tutte persone" per evitar di sentirsi "estraneo" o "meno persona" rispetto agli altri, determina che, dopo tutto, ti è scomoda la definizione della tua natura. Che è un po' il motivo che si cela dietro a tutti i pippotti filosofici dell'etichetta, per quanto mi riguarda.

No, mi dispiace. I problemi con la mia sessualità li ho risolti da un pezzo. E il fatto che rifiuto dell'etichetta e rifiuto della natura non siano correlati lo dimostrano le persone che hanno fatto coming out, che vivono la propria sessualità senza problemi, pur essendo contro l'utilizzo di etichette. Non è il sapere di poter rientrare nella categoria "omosessuale" che mi fa sentire in pace con me stesso, ma sapere di poter vivere la mia sessualità come meglio credo, senza tabù.

 

 

 

tu non cogli anzi non vuoi cogliere, la specificità della identità omosessuale

No, è proprio questo che invece voglio cogliere. Per me è proprio l'utilizzo dell'etichetta, della standardizzazione della sessualità che ne elimina la specificità perchè la rende oggettiva e non più soggettiva.

 

 

 

Se non partiamo dalla constatazione che gli omosessuali sono una minoranza invisibile, non possiamo inquadrare il tema del dover "mostrarsi" agli altri

Perchè dover "mostrarsi" agli altri? Perchè siamo una minoranza? Se è per la rivendicazione dei nostri diritti quali il matrimonio, l'adozione ecc non è questo il modo giusto, secondo me. Mi spiego meglio: non è la possibilità del matrimonio gay ciò che bisognerebbe ricercare, ma la possibilità che ogni coppia, indipendentemente da qualsiasi discriminazione, possa ottenere il matrimonio (ovviamente con l'eccezione per le coppie pedofile, specifico anche se non lo reputo necessario). E così per le coppie di fatto, per le adozioni e per tutti gli altri diritti che ci sono negati.

Ma, se il "mostrarsi" agli altri non dovesse avere come fine la rivendicazioni dei diritti che non ci sono concessi, allora qual è il fine? Per quale motivo è così necessario inquadrarsi in quel determinato gruppo?

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La storiella del "non importa di che orientamento sei" va di pari passo con l'altra bellissima affermazione "non vedo perché il mio orientamento sessuale debba essere pubblico" che sono a mio avviso i due più grandi flagelli di cui è armata l'omofobia interiorizzata.

 

ok, lo so che è passato più di un mese, ma mi spiegheresti perchè sostieni che il "non importa di che orientamento sei" è uno dei due più grandi flagelli di cui è armata l'omofobia interiorizzata? (è che l'ho visto solo ora....)

 

voglio dire: è tanto sbagliato interagire con una persona senza porsi problemi sulla sua sessualità? (intendo proprio senza porsi problemi: se una sera incontro un mio amico/conoscente con uno e mi dice "oh, ti presento il mio ragazzo" bene, altrimenti, se il livello di conoscenza non è così approfondito e non v'è l'occasione non vedo l'utilità di saperlo

 

io vengo da un paesino di 2000 abitanti dove ho incontrato l'unica persona omosessuale che conosco (leggi "l'unica persona che SO essere omosessuale per certo").... mi sembra strano che pur frequentando 5 anni l'università a pd, tre anni di dottorato in giro per il mondo ecc non ho mai incontrato qualche altro omosessuale.

ho incontrato un sacco di gente (anche se con pochi entro davvero in confidenza) e mai mi sono posto il problema se quella tale persona con cui vado a bermi una birra di tanto in tanto (o farmi la partitella di calcetto, ecc) sia gay o etero, e anche se me lo facesse sapere non saprei che farmene di questa info (ovvero continuerei a uscirci a bere una birra, farmi la partita ecc come sempre)

poi, ripeto, se viene fuori da discorsi, da atteggiamenti ecc... va bè, ok, non c'è problema alcuno, ma non vedo l'importanza di venirlo a chiedere e saperlo per forza

 

secondo me è molto peggio il totoscommesse, della serie "secondo me Tizio è gay. anche Grazia e Graziella dicono di sì, mentre Grazialcazzo dice che di sicuro no. tu che dici?"

per me ha la stessa valenza di dire "secondo me a Caio piace scoparsi la morosa a pecorina"................... esticazzi!

 

 

se invece tu ti riferisci al fatto "non mi interessa sapere se sei gay o meno" da tradurre come "non VOGLIO saperlo, quindi non azzardarti a scambiarti effusioni con il tuo/a moroso/a davanti a me", allora sono d'accordo

 

 

___________________________________________________________________________________________________

 

tornando al punto cruciale della discussione, tenendo ben presente l'intrinseca utilità degli "strumenti" che servono ad accomunare alcune caratteristiche sotto un solo nome, il "guaio" con le etichette è che è facile abusarne e i rischia di "apiattire" una categoria (in questo caso gli omosessuali) quando in realtà si tratta di un gruppo eterogeneo

 

di lì a cominciare a parlare per "etichette" dimenticandosi le persone che ci sono dietro, con ognuna il proprio vissuto, le proprie esperienze, la propria intelligenza, il passo è breve

e senza accorgersene si finisce a parlare di rumeni ladri-e-stupratori, terroni scansafatiche, gay [aggettivo a scelta], quando magari è solo la frazione più "rumorosa" di quella minoranza ad avere suddette caratteristiche

 

quindi possono essere un arma a doppio taglio

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Ma il fatto di promuovere la visibilità serve appunto

per evitare che sia "la frazione più rumorosa"

a dettare le caratteristiche di una comunità.

 

Se gli unici Rumeni che conosci sono quelli di cui leggi sul giornale

è ovvio che penserai che siano tutti ladri e stupratori.

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voglio dire: è tanto sbagliato interagire con una persona senza porsi problemi sulla sua sessualità? (intendo proprio senza porsi problemi: se una sera incontro un mio amico/conoscente con uno e mi dice "oh, ti presento il mio ragazzo" bene, altrimenti, se il livello di conoscenza non è così approfondito e non v'è l'occasione non vedo l'utilità di saperlo

 

Non è porsi un problema sulla sessualità altrui infatti ed hai già fatto un esempio che ti da la risposta. Se un tuo amico conoscente ti presenta il suo ragazzo, già sta mettendo in pubblica piazza il proprio orientamento così come fanno tutti gli etero sulla faccia del pianeta (a meno che non stiano facendo da amanti, che è un altro discorso XD), facendo la cosa più naturale del mondo: presentare la persona con cui condividere una relazione affettiva e che, se permetti, non rientra nella casistica di chi eventualmente neanche te lo presenterà come il suo ragazzo perché ragiona, appunto, come "non vedo perché il mio orientamento sessuale debba essere pubblico".

Il discorso non è renderlo visibile anche in mancanza di occasioni, il discorso è che molti sposano l'idea di non renderlo visibile anche quando le occasioni ci sono.

Anche perché a me non sembra che gli eterosessuali si facciano problemi a far presente il proprio orientamento, mentre qua ci stan solo gli omosessuali terrorizzati che tirano fuori le scuse come "la mia vita sentimentale è personale". Non è una motivazione, è la scusa successiva che si trova perché si ha paura a fare coming out (...tralasciando il discorso degli eventuali motivi che sono a monte del mancato coming out, la mia è una constatazione che devia dal discorso sul perché non si faccia.). Ditemi che non si è pronti, che in determinate circostanze ahimé può essere ancora deleterio (lavoro o determinate situazioni sociali). Ma per l'amor degli dei tutti, non parlatemi di vita sentimentale personale quando siamo bombardati dall'eterosessualità vitanaturaldurante.

 

Il discorso rimane sempre lo stesso: dato che si da per scontato che si vive in una società in cui è predominante l'eterosessualità, non si fa caso a quante volte essa venga celebrata di continuo perché ormai fa parte del modus vivendi quotidiano delle persone.

Ma in realtà sono innumerevoli i motivi per cui il discorso potrebbe uscire fuori.

Per noi, invece, è un continuo interrogarsi sul se sia il caso o meno.

 

@@Almadel, al solito, appoggio i tuoi interventi :asd:

Edited by nowhere
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Ma il fatto di promuovere la visibilità serve appunto

per evitare che sia "la frazione più rumorosa"

a dettare le caratteristiche di una comunità.

 

Se gli unici Rumeni che conosci sono quelli di cui leggi sul giornale

è ovvio che penserai che siano tutti ladri e stupratori.

sì, dopo che ho postato ho continuato il filone di pensieri e sono giunto alla stessa conclusione

 

Non è porsi un problema sulla sessualità altrui infatti ed hai già fatto un esempio che ti da la risposta. Se un tuo amico conoscente ti presenta il suo ragazzo, già sta mettendo in pubblica piazza il proprio orientamento così come fanno tutti gli etero sulla faccia del pianeta (a meno che non stiano facendo da amanti, che è un altro discorso XD), facendo la cosa più naturale del mondo: presentare la persona con cui condividere una relazione affettiva e che, se permetti, non rientra nella casistica di chi eventualmente neanche te lo presenterà come il suo ragazzo perché ragiona, appunto, come "non vedo perché il mio orientamento sessuale debba essere pubblico".

Il discorso non è renderlo visibile anche in mancanza di occasioni, il discorso è che molti sposano l'idea di non renderlo visibile anche quando le occasioni ci sono.

Anche perché a me non sembra che gli eterosessuali si facciano problemi a far presente il proprio orientamento, mentre qua ci stan solo gli omosessuali terrorizzati che tirano fuori le scuse come "la mia vita sentimentale è personale". Non è una motivazione, è la scusa successiva che si trova perché si ha paura a fare coming out (...tralasciando il discorso degli eventuali motivi che sono a monte del mancato coming out, la mia è una constatazione che devia dal discorso sul perché non si faccia.). Ditemi che non si è pronti, che in determinate circostanze ahimé può essere ancora deleterio (lavoro o determinate situazioni sociali). Ma per l'amor degli dei tutti, non parlatemi di vita sentimentale personale quando siamo bombardati dall'eterosessualità vitanaturaldurante.

 

Il discorso rimane sempre lo stesso: dato che si da per scontato che si vive in una società in cui è predominante l'eterosessualità, non si fa caso a quante volte essa venga celebrata di continuo perché ormai fa parte del modus vivendi quotidiano delle persone.

Ma in realtà sono innumerevoli i motivi per cui il discorso potrebbe uscire fuori.

Per noi, invece, è un continuo interrogarsi sul se sia il caso o meno.

ah ok, allora siamo d'accordo

e grazie per lo spiegone ;)

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Macché closet :D

Se dici "non mi piacciono le etichette"

tutti capiscono che sei omo o bisex

(o che sei un etero che studia filosofia

e hai appena fatto un esame su Foucault...)

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Se dici "non mi piacciono le etichette"

tutti capiscono che sei omo o bisex

(o che sei un etero che studia filosofia

e hai appena fatto un esame su Foucault...)

 

decisamente quoto :D Non ho mai conosciuto eterosessuali preoccupati, nel caso lo si domandasse loro, di dichiarare di essere eterosessuali (con l'eccezione di un caro amico che stava studiando i libri di Judith Butler).

Però vabbè, se uno è gay e non lo vuol dire c'avrà pure le sue ragioni; non è che mi incazzo, penso che tutto sommato sia un po' peggio per lui...a mio modo di vedere, ecco.

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di per se secondo me bisognerebbe abolire il genere femminile e maschile per introdurre il neutro. niente più donne e uomini, wc separati e stronzate simili.

 

così ognuno si opera come vuole, non c'è problema sui matrimoni gay, ci si tromba chi si ha voglia senza guardare che c'è nelle mutande e non ci sono le etichette sull'orientamento sessuale delle persone.

 

siamo solo persone e non categorie. anche la categoria passiva / attiva andrebbe abolita.

Edited by marco7
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Non ho mai conosciuto eterosessuali preoccupati, nel caso lo si domandasse loro, di dichiarare di essere eterosessuali (con l'eccezione di un caro amico che stava studiando i libri di Judith Butler).

Ma difatti è quello il problema.

Cioè che queste grandissime pippe mentali se le fanno esclusivamente i non etero, che hanno bisogno di mettere le mani avanti e far presente che "apparteniamo tutti al genere umano (a cui aggiungerei un bel grazie Capitan Ovvio)" per giustificare l'appartenenza alla minoranza.

 

 

 

Però vabbè, se uno è gay e non lo vuol dire c'avrà pure le sue ragioni;

Ma qui infatti non è un processo a chi non può fare coming out. Come detto, preferisco uno che mi dica "ho paura ad essere discriminato in famigli/scuola/lavoro/situazionisocialivarie" piuttosto che sentirmi propinare la storiella del "è una questione privata".

Nel primo caso sono paure legittime, nel secondo caso è provare a dare una giustificazione morale (che io chiamerei paraculismo :asd:) pur di non ammettere che si ha umanamente paura.

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Macché closet :D

Se dici "non mi piacciono le etichette"

tutti capiscono che sei omo o bisex

(o che sei un etero che studia filosofia

e hai appena fatto un esame su Foucault...)

 

 

Ovviamente chi si lamenta delle "etichette" lo fa solo in presenza di altri gay. Con gli etero è closeted

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In Italia - a parità di lavoro - c'è già la parità salariale dal momento che si fa riferimento a contratti nazionali.

 

I contratti nazionali! Ovviamente stai parlando a chi ha più di 35 anni .. :D  In senso globalizzato, invece, identificarsi può anche essere un vantaggio. Google America ti integra nello  stipendio l'assegno famigliare del compagno/a a carico se lo stato in cui vivi non riconosce i matrimoni gay. Da un'indagine è risultato persino che alcune aziende prediligono le domande di lavoro fatte dai gay, questo per alcune caratteristiche pratiche (pochi permessi famigliari) ma anche per "stereotipi" positivi che un omosessuale potrebbe portare nel ruolo lavorativo (socializzazione, creatività, mitezza ...).

 

Insomma, nelle società civili "progressiste" l'etichetta può essere un vantaggio. Qui in Italia, dove il maggior progresso verso il riconoscimento dell'omosessualità lo sta compiendo un concilio ecumenico indetto da un Papa, francamente non lo è mai. Le ragioni le ha spiegate bene Nowhere. Viviamo in una società gallista e sciovinista dove l'esibizionismo eterosessuale è un imperativo categorico. 

 

@Hinzelmann 

 

Io distinguerei tra l'etichetta che ti viene data dagli altri e l'identità in cui ci si riconosce. Io posso essere omosessuale e rifiutare l'etichetta dell'omosessuale, proprio perché sta ad indicare delle caratteristiche "di lavaggio" sbagliate. Se poi questa etichetta, come spesso capita in Italia, serve a prendere meglio la mira, diventa anche uno svantaggio. 

 

Mi sembra evidente che, identificandosi o meno, appartenga alla comunità LGBTQ l'onere di smentire le etichette e sicuramente il modo più logico è manifestando la contraddizione della verità della propria "identità di genere". 

 

Non mi piace invece il  modo molto moderno "no politically correct" che equipara sommariamente "il frocio" (l'etichetta) all'omosessuale (l'identità). Secondo me la forma è sostanza e accettare anche ironicamente certi appellativi legittima parecchi stereotipi negativi.

Non si può e non si deve accettare etichette da persone che usano appellarsi alla libertà di pensiero per far passare opinioni di etero fondamentalismo o, peggio, richiamarsi alla democrazia per rivendicare la dittatura della maggioranza etero. Scendere a compromessi in tal senso significa "ghettizzarsi". Della serie ---> facciano quel che vogliono a casa loro. 

 

Altra questione è l'identità di genere. Credete seriamente di poter essere quello che siete senza che gli altri se ne accorgano? Non sospettino? A meno che non fingiate, ovvio.  

La nostra diversità sta soprattutto nel rifiuto di quell'etichetta "etero - normale". Il nostro più grande problema è che si tratta spesso di un'etichetta anche per gli/le etero e quindi c'è chi ci legge un attentato alla tradizione culturale di un popolo o ---> un attentato all'istituto tradizionale della famiglia ---> OMOFOBIA. L'omosessualità non è un problema fino a quando non mette in crisi quelle convinzioni che nulla hanno a che vedere con l'eterosessualità, ma usano il brand per etichettare un modello sociale che pretende di essere "naturale". 

 

Chiudo il pippotto. 

 

Mi sta bene quello che sostiene Almadel fino a quando asserisce di pretendere la fede nuziale, proprio perché la trovo un'insana smania di uniformarsi a un'etichetta più che affermare la propria identità di genere. Al contrario pretendo il valore sociale di quella fede nuziale quando firmo un contratto di lavoro e pagando le tasse non ho accesso agli stessi diritti di un etero-normale. Per pretenderlo e ancor prima compiere una battaglia civile in tal senso, è inevitabile identificarsi e oserei dire anche "opportuno" farlo. Sta di fatto che questa posizione (pretendere la fede come gli etero normali) esula dall'identità di genere e mi rendo conto che si tratta più di una posizione politica. 

 

Ai confratelli bisessuali intervenuti alla discussione ---> Il nostro approccio alla questione è differente. Ho sorriso di gusto all'intervento di Oscuro che ha fatto l'equazione normale = bisex. C'è molta verità in questo  :D  Noi non possiamo certo dividere il mondo tra chi piace la patata e chi il ravanello. Per noi risulta ghettizzande qualsiasi etichetta e interpretiamo l'identità di genere come un'opzione variabile.

 

Basta così.

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Mi sta bene quello che sostiene Almadel fino a quando asserisce di pretendere la fede nuziale, proprio perché la trovo un'insana smania di uniformarsi a un'etichetta più che affermare la propria identità di genere. Al contrario pretendo il valore sociale di quella fede nuziale quando firmo un contratto di lavoro e pagando le tasse non ho accesso agli stessi diritti di un etero-normale. Per pretenderlo e ancor prima compiere una battaglia civile in tal senso, è inevitabile identificarsi e oserei dire anche "opportuno" farlo. Sta di fatto che questa posizione (pretendere la fede come gli etero normali) esula dall'identità di genere e mi rendo conto che si tratta più di una posizione politica. 

 

Ma infatti quella del matrimonio è una questione essenzialmente politica. E' ovvio che se due persone vogliono stare assieme, lo possono fare anche senza che i loro nomi siano protocollati in un registro: per il resto, come si era detto in una discussione proprio sul matrimonio, una fetta dei diritti negati dall'ordinamento come coppia sono "sostituibili" con dei contratti fra privati elaborati ad hoc (una parte importante di tali diritti ne rimane comunque esclusa).

 

Il punto del matrimonio/unione civile è che finalmente equiparerebbe dal punto di vista "ontologico" l'unione fra due persone di sesso diverso a quella di due persone dello stesso sesso. Gran parte della delegittimazione della dignità degli omosessuali da parte degli etero passa proprio per il fatto che "i gay scopano e basta, le coppie gay non sono vere coppie, non c'è vero ammmmore", tant'è che spesso il paragone fatto è quello del sesso con gli animali ("eh, allora se io voglio sposare un cane me lo fate sposare?") oppure con la pedofilia, ossia tutti rapporti "patologici" o comunque parafilie. Da lì ovviamente il tutto può essere facilmente esteso a tutti gli aspetti della vita, facendo de facto del gay una sorta di pervertito, che al massimo deve essere "curato" (si sta parlando sempre della cosa vista nell'ottica dell'etero medio/mediamente omofobo).

 

Quindi secondo me il matrimonio/unione civile è importante indipendentemente che se ne voglia usufruire o che la si ritenga una necessità sociale: per un etero la "legittimità" della coppia passa anche dal riconoscimento formale di essa, e se vogliamo imporre la nostra "legittimità" agli etero dobbiamo parlare nella loro lingua.

 

Chiudo questo OT ehehe

 

Per il resto sono molto d'accordo su questa parte

 

Io distinguerei tra l'etichetta che ti viene data dagli altri e l'identità in cui ci si riconosce. Io posso essere omosessuale e rifiutare l'etichetta dell'omosessuale, proprio perché sta ad indicare delle caratteristiche "di lavaggio" sbagliate. Se poi questa etichetta, come spesso capita in Italia, serve a prendere meglio la mira, diventa anche uno svantaggio. 

 

e quest'altra

 

 

Non mi piace invece il  modo molto moderno "no politically correct" che equipara sommariamente "il frocio" (l'etichetta) all'omosessuale (l'identità).

 

Si tende spesso a confondere l'etichetta che ci viene affibiata dagli etero (o almeno da certi etero) con l'identità reale, e quindi paradossalmente diventa "deviante" un gay che non si voglia conformare all'idea che l'etero ha del gay stesso (è una frase contorta, lo so). Questa cosa mi viene in mente anche per i concetti che sono venuti fuori in una discussione che sto seguendo parallelamente, per cui il gay "straight acting" commette una sorta di peccato mortale - anche se non lo fa recitando ma è così "di natura": anche in quel caso sembra che per essere gay "autentici" si debba essere necessariamente un po' "queer" o comunque stravaganti o comunque in qualche modo "differenti nell'aspetto o nel comportamento" rispetto a un qualsiasi altro ragazzo.

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Bah fate come me e san girolamo. Rinunciate alla filosofia e scendete su questa terra. Piuttosto andate a crogiolarvi nella discussione di Sampei su quanto poco sembrate gay. La questione dell'etichetta ha in se due elementi. Il primo riguarda l'identitá personale, ed é quello ciò che voi sembrereste contestare. Il fatto é che tutto in questo mondo ha un nome e un'etichetta. Voi potete anche citare la frase sulla rosa che esiste al di la del suo nome, ma di un nome e di un'etichetta avrete sempre bisogno. Certo contestate il disvalore sociale di questa etichetta. E qui entra in gioco il secondo elemento, quello politico. Non si ottiene riconoscimento e tutele senza etichetta. E il senso del movimento gay é questo, tanto é vero che man mano che saltano fuori nuove etichette potenzialmente destabilizzanti, si aggiunge una nuova letterina...... . Può essere che un giorno la Gerusalemme celeste calerà dai cieli e nel grande nirvana dell'umanitá ognuno fará all'amore come dove con chi vorrà. Ma adesso accettare sta benedetta etichetta é un atto di responsabilitá politica. Non se ne scampa. Quindi se volete, continuate a creare sistemi ideali per gettare una luce nuova sul fatto che desiderate il pene(potevo dire cazzo ma voglio essere pacato e non desidero offendervi). Ma vivete nella storia e alle esigenze di questa vi tocca piegarvi. Perchè tanto la vostra etichetta, come il nome che portate, non siete voi ad attribuirveli.

Edited by Demò
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Non capisco il senso dell'intervento. Nessuno contesta l'etichetta "gay" nel senso "sono gay=mi piace il pene", io sono gay e mi piace decisamente il pene, e alla gente dico "sono gay", non certo "credo nell'ammore libbero/ho una identità sessuale fluida" o cose simili.

 

Quel che si contesta è tutto il resto, che è stato attribuito di fatto dallo stereotipo etero classico di gay e che alcuni gay hanno "esteso" come descrizione generale: intendo dire che voi, ad esempio, sostenete che essere gay non vuol dire solo "mi piace il pene" ma anche "mi piace essere stravagante" o " mi piace essere alternativo" o "mi piace avere comportamenti eccentrici"; di fatto molti ragazzi a cui piace il pene non rientrano in questa seconda descrizione. Io in prima persona non mi ci ritrovo: ma da questo non derivo la conclusione "allora non sono gay, ho solo una sessualità fluida", derivo anzi la conclusione che secondo me la vostra idea di cosa significhi essere gay sia un po' "limitata", nel senso che indica una certa fetta del popolo gay, non la sua totalità.

 

Dato che una etichetta deve essere di per sè, come una definizione, allo stesso tempo generale (coprire un numero ampio di elementi) ma calzante (deve effettivamente cogliere tratti comuni A TUTTI gli elementi compresi nella categoria), non possiamo dire che l'etichetta "gay" comprenda anche modo di vestire, comportamento etc.. perchè semplicemente così non è: a tutti i gay piace il pene, non a tutti piace lady gaga, non a tutti piace dire "addooorooo", non tutti i gay sono anche queer.

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Non capisco il senso dell'intervento. Nessuno contesta l'etichetta "gay" nel senso "sono gay=mi piace il pene", io sono gay e mi piace decisamente il pene, e alla gente dico "sono gay", non certo "credo nell'ammore libbero/ho una identità sessuale fluida" o cose simili.

 

Quel che si contesta è tutto il resto, che è stato attribuito di fatto dallo stereotipo etero classico di gay e che alcuni gay hanno "esteso" come descrizione generale: intendo dire che voi, ad esempio, sostenete che essere gay non vuol dire solo "mi piace il pene" ma anche "mi piace essere stravagante" o " mi piace essere alternativo" o "mi piace avere comportamenti eccentrici"; di fatto molti ragazzi a cui piace il pene non rientrano in questa seconda descrizione. Io in prima persona non mi ci ritrovo: ma da questo non derivo la conclusione "allora non sono gay, ho solo una sessualità fluida", derivo anzi la conclusione che secondo me la vostra idea di cosa significhi essere gay sia un po' "limitata", nel senso che indica una certa fetta del popolo gay, non la sua totalità.

 

Dato che una etichetta deve essere di per sè, come una definizione, allo stesso tempo generale (coprire un numero ampio di elementi) ma calzante (deve effettivamente cogliere tratti comuni A TUTTI gli elementi compresi nella categoria), non possiamo dire che l'etichetta "gay" comprenda anche modo di vestire, comportamento etc.. perchè semplicemente così non è: a tutti i gay piace il pene, non a tutti piace lady gaga, non a tutti piace dire "addooorooo", non tutti i gay sono anche queer.

Ma infatti Sampei ha aperto un topic per dire ché non è per nulla queer e stravagante, ma anzi, éperfettamente corrispondente allo stereotipo del maschio etero e io ho fatto un intervento strappalacrime/parodia per dire lo stesso....mi sembra che sia tu quello che si sente costretto a riempirsi di piercing e sculettare al punto da dover venire a scrivere qui che non ti piacciono le etichette piuttosto che vantarti di essere tutto maschio sull'altro topic
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@NewComer

E sarebbe questo il problema della "etichetta"?

Cioè il fatto che dicendo che sono "gay"

la gente penserà che mi piaccia Lady Gaga?

 

E chi sarebbe questa "gente"?

I miei vicini di casa rumeni? Mio fratello?

Mio fratello sa già che Lady Gaga non mi piace

e l'opinione dei miei vicini sui miei gusti musicali non mi interessa...

 

Io faccio largo uso delle "etichette".

Ad esempio nelle righe precedenti

ho inutilmente specificato la nazionalità dei miei vicini:

ma se avete pensato che siano stupratori seriali

è colpa del vostro razzismo, non mia.

 

Tutti gli etero che ho conosciuto e a cui ho detto di essere gay con una scusa qualsiasi

- magari accennando vagamente alle vacanze col mio ragazzO, parlando di Spagna -

sono stati costretti a paragonare il loro stereotipo sui gay con me.

Se dopo avermi conosciuto hanno deciso di mantenere intatti i loro precedenti pregiudizi

(c'è chi lo fa, basta considerarti un'eccezione)

o arrivano al punto di credere che tutti i gay siano come me...

beh, allora sono degli idioti irrecuperabili.

 

Il timore che la gente creda che tu sia effeminato solo perché dici che sei gay è folle.

Semmai - al contrario - penserà che tu sia gay se sembri effeminato...

Se non sei eccentrico nessuno penserà che tu lo sia se ti dichiari.

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mi sembra che sia tu quello che si sente costretto a riempirsi di piercing e sculettare al punto da dover venire a scrivere qui che non ti piacciono le etichette piuttosto che vantarti di essere tutto maschio sull'altro topic

 

Mah veramente sono intervenuto anche sull'altro topic XD e comunque possibile che non si possa discutere di una cosa avendo opinioni diverse, senza che poi la cosa si trasformi in un attacco personale? No perchè a me sembra di essere sempre abbastanza educato, e sta cosa (che succede di frequente) comincia ad infastidirmi.

 

Difesa a parte, ti dirò che proprio perchè non ho mai considerato per un gay l'essere effeminato un handicap o una cosa fastidiosa non sento la necessità di fare sempre il distinguo "ah bene inteso che io sono assolutamente maschile". Lo sono, ma non mi sembra una cosa rilevante, anche non lo fossi non sarebbe (per me) un problema, dato che sono gay ed esistono anche i gay effeminati/stravaganti

 

@Almadel ma è chiaro la malizia sta negli occhi di chi guarda, infatti se il discorso l'avesse fatto un etero amen. Il punto è che qui questo caricare di "stereotipi" l'etichetta "gay" viene fatto da altri gay, il che mi stupisce: cioè, mi aspetto che un etero non concepisca altro gay che quello effeminato o stravagante (l'etero medio almeno), mi lascia più perplesso che un gay sostenga che sì esistono una varietà di "tipologie" di gay (quello più maschile e quello meno) ma che in un certo senso il "vero gay" è solo quello più effeminato/stravagante.

 

Magari o frainteso io il tutto, però sommando alcuni interventi qui a quelli sul topic che ha citato Demò l'idea che passa è un po' questa 

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Ma di preciso chi sta caricando di stereotipi l'omosessualità maschile?

Chi ha mai detto che "il vero gay" è quello effeminato/stravagante?

 

La maggioranza dei gay è assolutamente insospettabile

perché se così non fosse non esisterebbero né le chat né i locali gay.

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Io veramente ho parlato di varie tipizzazioni e del fatto che

su questo forum...però no: solo nerd e bear

 

Prevalentemente suppongo perché in entrambi i casi non c'è

il problema di sentirsi degli oggetti sessuali, come accadrebbe

per altre etichette ( twink, palestrato etc )

 

Comunque in questo topic ho parlato solo di identità ed invisibilità

sociale, non delle varie declinazioni e di quelle che sono più ostiche

ai gay ( ovviamente non ai bisex che sono più legittimati al narcisismo )

 

 

 

spero che ora non arrivi qui a raccontarmi tutti i miei peccati asfaltandomi

 

Come vedi no - tutto dipende da quante volte mi farai riscrivere

lo stesso concetto 

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