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Inautenticità responsabile


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Ciao ragazzi,

 

stamattina c'è stata una cosa che ha suscitato in me non poche riflessioni. Ve ne parlo cercando consiglio, anche sperando che qualcuno qui ci sia passato prima di me ed abbia risolto.

Il fatto è breve: sono diversi mesi, o forse anche un paio d'annetti, che mi rendo conto di essere "affettivamente vuoto".

Ricordo che in passato avrei fatto tutto per le persone cui volevo bene, e vivevo con loro una compassione veramente grande: la loro sofferenza era la mia sofferenza, e se a qualcuno capitava qualcosa io stavo veramente male per loro, anche proprio "fisicamente".

Oggi invece no: un dispiacere per un amico, un lutto, un esame non andato bene. In apparenza agisco con buon senso, non mancando in nessuno dei miei "doveri" di cura e rispetto per il prossimo, ma in fondo mi dico che non me ne frega una mazza.

E questo, purtroppo, coinvolge anche i rapporti più stretti che ho, addirittura quelli familiari.

Ci tengo a precisare questo: se venite da me a dirmi un problema, io proverò sempre, per come mi è umanamente possibile, a suggerirvi una soluzione, etc., ma fondamentalmente quello che avvertirò dentro - ed è qui che risiede la mia difficoltà - sarà un'indifferenza pazzesca.

Preciso che non escludo che questa mia situazione sia stata generata da diverse cose: tra queste, il fatto di sentirne davvero tante (le vengono a dire tutte a me?), di sentirne strane (specie in quest'ultimo anno ho raccolto "confessioni impossibili"), il mio maturare una certa, maturata e in buona parte anche superata nelle cause indifferenza verso la mia famiglia (della serie, non ci pensare, fai finta di nulla altrimenti si litiga.. diciamo che ho subito torti e capricci, bassezze veramente brutte, che o la prendo così o li mando a quel paese per sempre... e loro "muoiono") mai condita, però, da un'indifferenza relazionale (io coi miei, ad esempio, cerco sempre e comunque il dialogo, malgrado tutto...), e il fatto - forse - che tra ambienti religiosi frequentati in passato e studi universitari, sono forse stato "costretto" a maturare un senso di attaccamento alla speranza, al conforto, al convincere gli altri a crederci anche in casi impossibili... insomma... un'ipocrisia, se vogliamo, ma orientata al bene, al togliere qualche pensiero dalla testa alle persone non dicendo bugie, ma comunque provando ad alleviare le "pene" dell'altro... anche in casi veramente disperati.

Inoltre credo che anche che il clima culturale che si respira nella mia terra di appartenenza, ricca zeppa di drammi e di suicidi soprattutto a seguito della crisi industriale, abbia ancora incentivato questo..

Ecco... il provare (ed il "dovere", anche proprio per il mio "lavoro" di studente) ad essere per tutti ha forse, ne sono quasi sicuro, finito per sfinirmi sotto questo punto di vista della compassione intesa come il "provare emozioni con..., assieme a..". In un certo senso mi ha assuefatto. E ora non so provare più niente, resto indifferente o, se preferite, imperturbabile.

Preciso che non mi sento in questo momento depresso, ma imperturbabile in una cattiva accezione si. E questo, temo, mi limita anche molto nella sfera amorosa, riducendomi - ove il sentimento non arriva - a guardare tutto in un'ottica più o meno sessuale.
E se questo potenzia, e di molto, le mie esperienze e le mie capacità "creative" nel "lavorarmi" gli altri come mi pare, d'altro canto mi allontana da rapporti "autentici" che vadano oltre, oltre a mettermi contro i miei principi e a ridurmi in un controsenso in una lotta intestina, generalmente vinta dal mio buonsenso (come quando, con gli altri, continuo ad "esser vicino" senza provare più quel volerlo essere..) per reprimere un me che non mi piace e che oggettivamente - menefreghista com'è diventato - non merita granché in termini di stima (non è una condanna alla sfera sessuale, che pure vivo con semplicità, ma il comprendere dentro di me che non riesco - in tutte le cose della mia vita - a vivere più un'affettività piena).

 

Che dite? Qualche buon consiglio?

Non escludo di parlarne anche con uno psicologo se la cosa andrà oltre..

Edited by Fe92
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https://www.gay-forum.it/topic/28143-inautenticit%C3%A0-responsabile/
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Ma non lo so...forse ti sei stufato di fare il "buon samaritano"

cioè la persona che viene considerata solo perché è il confidente

ideale, quello che ti ascolta con pazienza e dice sempre la cosa giusta

quella ragionevole.

 

Hai fatto così da una vita...e cosa ne hai ricevuto in cambio?

 

Qualcuno si è mai interessato veramente a te, per come sei e non

solo per ciò che gli stavi dando?

 

Cioè per intendersi, tu ti immedesimi in una mia situazione di difficoltà

mi dai dei consigli, ma io sono capace di fare altrettanto con te ( a parte

la questione che noi due siamo entrambi gay, mentre gli altri magari sono

etero ed hanno una difficoltà ad immedesimarti in te ) oppure meglio riesco

a trascinarti a fare qualcosa che ti porta anche a scoprire qualche altro lato

di te, più nascosto...il Fe92 che vuole divertirsi, anche in modo infantile o

irresponsabile etc.

 

La butto lì, eh...?

Ricordo che in passato avrei fatto tutto per le persone cui volevo bene, e vivevo con loro una compassione veramente grande: la loro sofferenza era la mia sofferenza, e se a qualcuno capitava qualcosa io stavo veramente male per loro, anche proprio "fisicamente".

(...)

Ci tengo a precisare questo: se venite da me a dirmi un problema, io proverò sempre, per come mi è umanamente possibile, a suggerirvi una soluzione, etc., ma fondamentalmente quello che avvertirò dentro - ed è qui che risiede la mia difficoltà - sarà un'indifferenza pazzesca.

 

E' probabile che l'alto livello di coinvolgimento emotivo per i problemi altrui ti aiutasse a sentirti una persona migliore, mentre ora, questa mancanza, ti precipita nella situazione opposta. E' possibile che, nel momento in cui eri d'aiuto o di conforto a qualcuno, tu ti sentissi in grado di sbrogliare i casini dei tuoi amici (che invece ciascuno deve risolvere da sé); in particolare, ti sei chiesto se per caso questa sorta di indifferenza può dipendere dal fatto che, malgrado i tuoi sforzi, le persone che cercavi di aiutare non hanno tratto dei giovamenti? Se così è, questa "inautenticità" deriva forse da un sentimento di impotenza, o di frustrazione.

Aggiungo che, se pure meno empatico, non devi perdere stima di te; forse ti lasciavi coinvolgere molto dai problemi altrui perché ti sembravano realmente significativi, mentre ora, avendo acquisito tu per primo una maggiore autonomia, guardi a quelle prima ti parevano delle "sventure" come a degli inconvenienti ai quali tu invece sapresti far fronte.

 

Prendi tutto con le pinze, ché non conoscendoti potrei mancare in pieno il vero problema...

Ma non lo so...forse ti sei stufato di fare il "buon samaritano"

cioè la persona che viene considerata solo perché è il confidente

ideale, quello che ti ascolta con pazienza e dice sempre la cosa giusta

quella ragionevole.

 

Hai fatto così da una vita...e cosa ne hai ricevuto in cambio?

 

Qualcuno si è mai interessato veramente a te, per come sei e non

solo per ciò che gli stavi dando?

 

 

La penso esattamente allo stesso modo! 

Un po' come il tizio a cui vai a chiedere gli appunti delle lezioni ma con cui non andresti mai a prendere un caffè. 

Io non so se poi sia veramente questa la situazione con gli amici/famigliari ma credo che il fatto di aver dato tanto a tanti e non aver ricevuto mai niente in cambio ti abbia fatto maturare questo stato di "insensibilità" (non so in che altro modo chiamarlo).

 

Però non saprei che consigliarti T___T

E' tutto un percorso interiore che devi fare te. Dovresti trovare qualcuno di disinteressato e che non ti cerchi solamente quando ha bisogno.  

E se questo potenzia, e di molto, le mie esperienze e le mie capacità "creative" nel "lavorarmi" gli altri come mi pare, d'altro canto mi allontana da rapporti "autentici" che vadano oltre, oltre a mettermi contro i miei principi e a ridurmi in un controsenso in una lotta intestina, generalmente vinta dal mio buonsenso (come quando, con gli altri, continuo ad "esser vicino" senza provare più quel volerlo essere..) per reprimere un me che non mi piace e che oggettivamente - menefreghista com'è diventato - non merita granché in termini di stima

 

Quando ho letto questo pezzo mi sono detto.. Oddio ma l'ho scritto io?

 

Da come ti descrivi, mi pari la classica persona che, anche silenziosamente, scruta i comportamenti degli altri (amici,familiari..ecc) e dentro di se riflette su quei comportamenti, li giudica bizzarri, o va addirittura a ricercarne le cause: 'certo certo, fai il gradasso.. sotto sotto si vede che lo fai per far colpo su...' , ' fa finta di niente invece sotto sotto sta morendo di imbarazzo'...ecc 

 

Dici che sai come lavorarti gli altri, perché ti reputi, inconsciamente, una spanna sopra gli altri, almeno parlando di maturità, e magari è pure vero!

Quindi ricerchi un rapporto autentico, che si discosti da tutte quelle convenzioni che vedi di solito, uno che, oltre a scoparci, ti sappia realmente comunicare qualcosa.

 

Dici che ti capita di star vicino a certe persone, ma non con reale interesse: anche questa, per me, è maturità e, soprattutto, cinismo unito al buonsenso.

Cioè, sappiamo tutti di aver bisogno di esser circondati da amici, o comunque che la solitudine non è la chiave vincente, quindi alcuni (io sicuramente si) tendiamo a procedere in certi rapporti con inerzia: 'ma si dai, ora mi parla di quello con cui è uscito ieri.. bla bla'.... ' andiamo a farsi 'sta bevuta va'.. Ma non c'è reale interesse, ma non con cattiveria, sicuramente vuoi bene a queste persone.

 

Per me, quello che dovresti recuperare è la capacità di stupirti, di meravigliarti, di provare emozioni forti, intense.. Perché tanto la routine, le solite chiacchiere, le solite persone, senti di averle già comprese, assorbite, ed ormai non ti stimolano più.

 

Le emozioni forti si trovano, purtroppo, con poche poche persone, e di certo non andando ogni sera a scopare con qualcuno conosciuto su Grindr (alzo la manina), oppure coltivando qualcosa che ci riempia veramente la vita di gioie e soddisfazioni, da una forma d'arte, ad un passatempo, ad uno sport.

 

Ah ultima cosa... Dovresti anche, secondo me, recuperare te stesso: forse, sotto sotto, pensi di non valere un granché, quindi, per difesa, non ti butti a capofitto nella sfera affettiva/relazionale, e dici a te stesso che hai già capito tutto, e che ormai niente ha più segreti.. Insomma, l'apatia diventa una scusa per non approfondire, ma non solo perché non vuoi approfondire dato che non sembra interessarti, ma anche perché, magari, senti di essere altro rispetto gli altri, senti di valere di più.. Ma la gente, pur stupida come possa essere, sa cambiare idea e sa capire quando qualcuno ha personalità o meno, quindi sta a te dimostrarlo.

 

(Forse ci ho messo dentro un po' di cose che vorrei dire a me stesso, ma in generale il messaggio spero sia passato ahah)

Edited by Luchetto93

 

 

Ma non lo so...forse ti sei stufato di fare il "buon samaritano" cioè la persona che viene considerata solo perché è il confidente ideale, quello che ti ascolta con pazienza e dice sempre la cosa giusta quella ragionevole.   Hai fatto così da una vita...e cosa ne hai ricevuto in cambio?   Qualcuno si è mai interessato veramente a te, per come sei e non solo per ciò che gli stavi dando?
 

 

Si, in effetti fare il "buon samaritano" non è un'attività che ti lascia indifferente. Per carità, non voglio far passare il messaggio che io sia o sia stato davvero un buon-buon samaritano, lungi da me, ma in effetti credo che da parte mia ci sia comunque un'assuefazione, come dicevo prima.

Cosa ho ricevuto in cambio? Beh, diciamo che non credo di aver ricevuto chissà cosa dalle persone cui ho dato, questo ancora ancora ci può stare, ma non posso dire nella mia vita che mi siano mancati gli affetti. A tal proposito, forse, mi viene da pensare che però i "mittenti" non siano stati - colpevolmente - da me graditi, così come i "destinatari" non hanno compreso e ricambiato, in fondo, il mio affetto.

Cioè insomma... ho ricevuto molto affetto da persone che tuttora fatico a ricambiare, e tuttavia non ne ho avuto da persone da cui avrei voluto fosse ricambiato il mio. Questo forse si, potrebbe essere, ma non lo vedo un punto cruciale, forse sbagliandomi.

Dietro l'insidia dell'affetto non ricambiato da parte mia potrebbe esserci eccessivo razionalismo o vanità, questo non lo escludo affatto.

 

oppure meglio riesco a trascinarti a fare qualcosa che ti porta anche a scoprire qualche altro lato di te, più nascosto...il Fe92 che vuole divertirsi, anche in modo infantile o irresponsabile etc.

 

Questo è importante: quasi nessuno è mai riuscito a "smuovermi". Forse qualche ragazzo con cui ho provato a costruire qualcosa, ma non di più.

Sicuramente non gli amici. Ho amici con cui il bene è profondo e reciproco, ma la sintonia dell'oltre-ordinario manca: perlopiù perché forse ero più serio io e più "liberi loro", mentre ora loro sono "invecchiati" e io sparo continuamente minchiate.

 

un buon consiglio: se ti piacciono i cani prendine uno che loro hanno ancora sentimenti autentici non mossi da altri interessi.   potrebbe essere assuefazione, un sintomo depressivo, l'invecchiare o nausea da problemi altrui.
 

Ehhmmm.. vivo 10 mesi l'anno da fuori sede. Mi piacerebbe un cane piccolo, da "camera" (anche se tra cane e gatto sceglierei il gatto. che è in fondo uno "stronzo buono" come me), ma 2 coinquilini come animali domestici forse sono troppi, e stando in casa condivisa le situazioni sono più difficili, ecco....
All'inizio il tuo consiglio mi sembrava strano, e tuttora mi sembra non indicato per il mio problema, ma tutto sommato ci penso su, grazie :).

 

in particolare, ti sei chiesto se per caso questa sorta di indifferenza può dipendere dal fatto che, malgrado i tuoi sforzi, le persone che cercavi di aiutare non hanno tratto dei giovamenti? Se così è, questa "inautenticità" deriva forse da un sentimento di impotenza, o di frustrazione.

Può essere non tanto per i problemi degli amici, ma per le situazioni che sapevo perse in partenza. Ma se tutto sommato lo sapevo, non sarà il fallimento di una mia azione, ma l'averci a che fare la roba "noiosa"..

 

 

 

Aggiungo che, se pure meno empatico, non devi perdere stima di te; forse ti lasciavi coinvolgere molto dai problemi altrui perché ti sembravano realmente significativi, mentre ora, avendo acquisito tu per primo una maggiore autonomia, guardi a quelle prima ti parevano delle "sventure" come a degli inconvenienti ai quali tu invece sapresti far fronte.

POTREBBE essere come una forma di mia personale superbia. Il che genererebbe distacco, si...

 

 

 

Un po' come il tizio a cui vai a chiedere gli appunti delle lezioni ma con cui non andresti mai a prendere un caffè.  Io non so se poi sia veramente questa la situazione con gli amici/famigliari ma credo che il fatto di aver dato tanto a tanti e non aver ricevuto mai niente in cambio ti abbia fatto maturare questo stato di "insensibilità" (non so in che altro modo chiamarlo).

Generalmente questi tipi hanno vita breve con me: non nego una mano a nessuno anche quando capisco (e ho un fortissimo intuito!) che mi stanno "sfruttando", ma la cosa non si ripete più di tre volte. Dopodiché queste persone vengono "brutalmente" toppate, 3 indizi di sfruttamento fanno una prova e allora glielo metto a quel servizio...

 

Riprendendo un po' quanto detto sopra, amici disinteressati ne ho. Non sono forse "i miei tipi", e questo forse è il problema, ma ne ho....

[Per "non sono i miei tipi" intendo, ad esempio, restando in ambito universitario, persone troppo serie, seriose o troppo diverse da me (per questi ultimi ad es. quelli che per uscire devono ubriacarsi per forza) o, che ne so, le due ragazze - pure carine xD - che mi corteggiano in uni... (che ovviamente non mi filo perché son gay ma loro non lo sanno...)]

 

 

 

Quando ho letto questo pezzo mi sono detto.. Oddio ma l'ho scritto io?

Luchetto, sarà contro l'orgoglio che portiamo entrambi dentro, ma se non l'hai capito - malgrado ti immagini molto diverso da me "esteriormente" - nutro una certa simpatia nei tuoi confronti perché penso che in fondo ci assomigliamo molto.. ;).

 

Da come ti descrivi, mi pari la classica persona che, anche silenziosamente, scruta i comportamenti degli altri (amici,familiari..ecc) e dentro di se riflette su quei comportamenti, li giudica bizzarri, o va addirittura a ricercarne le cause: 'certo certo, fai il gradasso.. sotto sotto si vede che lo fai per far colpo su...' , ' fa finta di niente invece sotto sotto sta morendo di imbarazzo'...ecc 

Verissimo.. E credimi, c'azzecco anche! E questo mi porta a due cose: 
- A non aver paura di nessuno
- A giustificare, in fondo, tutto e tutti... troppo.. -> Relativismo -> Indifferenza -> Imperturbabilità -> Inautenticità

 

 

Dici che sai come lavorarti gli altri, perché ti reputi, inconsciamente, una spanna sopra gli altri, almeno parlando di maturità, e magari è pure vero! Quindi ricerchi un rapporto autentico, che si discosti da tutte quelle convenzioni che vedi di solito, uno che, oltre a scoparci, ti sappia realmente comunicare qualcosa.

Esatto. Non ho una grande autostima, ma sicuramente credo che nelle questioni di mente soprattutto molti siamo parecchio più rovinati di me, fondamentalmente perché mi "appallano". Il che è superbia, I know.

 

 

 

Dici che ti capita di star vicino a certe persone, ma non con reale interesse: anche questa, per me, è maturità e, soprattutto, cinismo unito al buonsenso. Cioè, sappiamo tutti di aver bisogno di esser circondati da amici, o comunque che la solitudine non è la chiave vincente, quindi alcuni (io sicuramente si) tendiamo a procedere in certi rapporti con inerzia: 'ma si dai, ora mi parla di quello con cui è uscito ieri.. bla bla'.... ' andiamo a farsi 'sta bevuta va'.. Ma non c'è reale interesse, ma non con cattiveria, sicuramente vuoi bene a queste persone.  

Anche questo è vero nella prima parte. Non lo è sempre nella seconda, però, nel senso che comunque tendo ad ascoltare con attenzione: insomma.. ci metto qualche "bla bla bla" in meno da come descrivi la scena :P.

 

 

 

Per me, quello che dovresti recuperare è la capacità di stupirti, di meravigliarti, di provare emozioni forti, intense.. Perché tanto la routine, le solite chiacchiere, le solite persone, senti di averle già comprese, assorbite, ed ormai non ti stimolano più.
Eh si, ma è praticamente un'altra forma di descrivere il mio problema. Senza risolverlo, ahimé ;). Comunque cogli bene.

 

Ah ultima cosa... Dovresti anche, secondo me, recuperare te stesso: forse, sotto sotto, pensi di non valere un granché, quindi, per difesa, non ti butti a capofitto nella sfera affettiva/relazionale, e dici a te stesso che hai già capito tutto, e che ormai niente ha più segreti.. Insomma, l'apatia diventa una scusa per non approfondire, ma non solo perché non vuoi approfondire dato che non sembra interessarti, ma anche perché, magari, senti di essere altro rispetto gli altri, senti di valere di più.. Ma la gente, pur stupida come possa essere, sa cambiare idea e sa capire quando qualcuno ha personalità o meno, quindi sta a te dimostrarlo.

Non ho una gran stima di me, t'assicuro, ma non credo di vedere l'apatia come una scusa. In fondo, sono uno che sa mettersi in gioco e in discussione, questo ce l'ho.
Quanto alla gente.... non credo di essere un piatto così raffinato, ma ti direi comunque che più lo sei più non ti capisce nessuno (specie se non sei uno dall'apparenza omologata)... per cui non piacere può essere pure un complimento (ma io fondamentalmente sono piaciuto e piaccio pure, non a tutti, ma la mia "nicchia" ce l'ho xD).

 

 

 

oppure coltivando qualcosa che ci riempia veramente la vita di gioie e soddisfazioni, da una forma d'arte, ad un passatempo, ad uno sport.
 
Un buon suggerimento pratico: mi ripropongo, reiniziando l'anno da fuori sede, di coltivare cose che mi facevano un tempo felice quando ero qui a casa (anche lo stesso "volontariato" ma fatto con altro genere di esperienze..). Me l'ero già ripromesso, spero di farlo.

Aggiungo due cose:

- Il clima culturale del luogo dove studio (e vivo) non è "interessante" quanto quello di casa. Non lo sono neanche le persone, molto più stereotipate, tutto sommato. Questo pure può incidere.
- Generalmente periodiche esperienze di fede mi hanno ri-orientato lungo l'asse dell'affettività. Ora che ne faccio poche o nulla, "accuso" il problema. Questo anche può contare, ma la fede non si trova a terra. E in un certo senso, pago ancora troppo, da essa, lo scotto del vivere come se non dovessi mettermi troppo in mostra con gli altri, e di lasciare il "vero me" solo a pochi eletti.

Beh, ragazzi, so che sono prolisso ed enigmatico in certi versi. Ma se vi viene in mente qualcosa vi sarei ancora molto grato. Ditemi tutto quello che vi passa per la testa, anche se sono cose che potrebbero non farmi piacere, apprezzerei molto.

Al momento vi ringrazio di cuore.


 

 

 

ma se non l'hai capito - malgrado ti immagini molto diverso da me "esteriormente" - nutro una certa simpatia nei tuoi confronti perché penso che in fondo ci assomigliamo molto.

 

L'avevo capito e.. La cosa è reciproca! :D ahah

 

 

 

non aver paura di nessuno

 

Una personalità forte è dura da portare avanti: cioè, mi spiego.

Dici di non temere nessuno, e fai bene, ma la tua imperturbabilità nel vedere gli altri, non rivela altro che il bisogno di rapporti autentici.

Si capisce che non sei uno che si accontenta: cioè non ti basta una serata abbracciato ad un tipo carino perché il mondo, di punto in bianco, sia rosa e fiori.

Pecchi di superbia forse, vero, ma sai cosa? Fai bene, se puoi permettertelo perché no?

Sei avanti, su certi aspetti chiaro, e allora fai quello avanti.

 

 

 

Il clima culturale del luogo dove studio (e vivo) non è "interessante"

 

Eh, l'ambiente conta un monte.

Ma più che l'ambiente conta di chi ti circondi: per me il vero problema è che ti mancano delle amicizie autentiche, cioè qualcuno come te, con cui fare riflessioni più ampie, con cui parlare apertamente... Alla fine, dalla mia alta esperienza di 20enne, posso dire che le amicizie di una persona sono veramente tutto: non le compagnie, ma i singoli rapporti d'amicizia.. Un rapporto speciale con un amico/amica speciale è veramente molto appagante, al pari di una storia d'amore.

 

Quindi, per stare nel pratico, nuove amicizie, magari in campi dove puoi trovare gente che t'attizzi mentalmente.

 

Per l'autostima, bisogna essere meno astratti e più alla mano: l'autostima si accresce o facendo carriera in ambito professionale/scolastico, avendo buoni risultati in uno sport, o migliorando visibilmente l'estetica, o, ancora, essendo popolari.

 

Non si esce da qui, inutile dire tante cose. Trova qualcosa di quelle che ti ho elencato che sia fattibile e fai di tutto per realizzarlo, sono priorità per il benessere psico-fisico di una persona. 

e se fosse una fase di burn out?

nel senso che ti senti emotivamente così sfinito che non ce la fai ad emozionarti / provare empatia

per le persone / cose / situazioni che ti capitano intorno?

 

capita a tutti di dover ricaricare le pile!

purtroppo o per fortuna, si, mi rendo conto che - sebbene ne abbia tante - mi manca un'amicizia di quelle "a pennello", vero.
Con gli amici che avevo e che tuttora ho forse la differenza, per cambiamenti di ambo le parti, si è fatta troppo grande.. e l'affetto non basta, ecco.

Inoltre dove studio probabilmente neanche ho trovato quello che cerco, buoni compagni ma sempre persone non "calzantissime" a me.. mi rendo conto.

Forse è vero che sono io che chiedo troppo e sono pure un po' bastardo, e forse pure un po' sfigato, e bho... non so... Alla fine dalle mie risposte si può capire che tanto "semplice", malgrado mi sforzi di esserlo, non sono. E' un dato di fatto, pure un po' negativo magari.

Diciamo che l'"aria da prete di campagna" mi allontana e mi fa allontanare dai "matti", ma allo stesso tempo i "tranquilli" come me ci mettono un attimo a scoglionarmi. Cerco l'incudine e il martello perché sono, in tutte le mie cose, incudine e martello: dal passare a parlare con il lei con una persona "in alto" a mettere le "p..." sulla tavola perché stanno a fa gli str.. con me, ci metto un secondo. E cerco questa caratteristica negli altri. E non la trovo.

Trovo poche vie di mezzo, e quasi tutta la "trasgressione" che incontro inizia e finisce con due caxxate con le ragazze (che però a me non piacciono e che alla lunga mi rompo le scatole di "scemeggiare") e con numerosi boccali di birra, che per me sono quasi astemio valgono tipo come una pasta e fagioli a un celiaco che tra l'altro, oltre a non mangiare la pasta, schifa pure i fagioli.. -.-".

Quanto all'autostima lascerei perdere: altalenante pure questa (ora sto a casa, fase bassa, ma mo che torno e ricominciano i corsi probabile che risalga a mille!), il rischio è di perdere la testa. Tutto sommato recupero su un passato di sofferenze e di scelte forse sbagliate (anche con l'uni, che ho però ricominciato alla grande l'anno scorso dopo aver fatto un'altra facoltà e aver lavorato come impiegato), mi sto dando da fare con lo studio, col fisichetto, ho le mie (non appaganti) "cerchie".. mi basto, fatico già a gestire quel che già ho, forse.

@@freedog,

 

E' proprio questo, freedog. Secondo me con qualche riga sei riuscito a cogliere il nocciolo. Sono in burn out, okay. But how can I come out of this situation?

Come ne esco? Vacanza (che non ho fatto quest'estate.. ma poi con CHI xD)? Quasi quasi me ne vado in montagna in ritiro spirituale, a dar da mangiare ai polli e a zappare la terra.. chissà se...

 

Di certo però le "situazioni" (perlopiù frutto di confidenze) che ho nella mia mente non cessano di esistere.. 

E pensare che studio sapete cosa? Indovinate.. ! ;)
 

Edited by Fe92

Forse è perché, per una volta, desideri che gli altri ti chiedano come tu stai, cosa pensi tu di una determinata questione o qualsiasi altra cosa su di te.

Credo che capiti a tutti coloro che sono (stati) sempre buoni e gentili o, comunque, molto sensibili: a un certo punto scoppiano e iniziano a "pretendere" che i riflettori si girino anche verso di loro, poiché anche loro esistono sulla faccia della Terra.

E' comprensibile e non ci vedo nulla di male, di certo non sei malvagio o chissà cosa. Il tempo guarisce tutto, vedrai che troverai persone, amici o qualcuno di più importante per te che ti faranno tornare a scioglierti :)

@@Rage1992,

Ti ringrazio, ma fondamentalmente io queste persone ce l'ho. Persone attorno a me ho :).
Il mio problema non è questo, è che fondamentalmente ho dentro una grande indifferenza, sotto sotto non me ne frega nulla, niente mi coinvolge ed appassiona da dentro, né nelle persone, né tantomeno negli interessi (me ne restano "pochi", a colpirmi!).

Probabilmente la questione, come alcuni utenti mi hanno suggerito prima, inizia e finisce nella QUALITA' di certi rapporti.. al momento, resto alquanto scazzato... ;),

 

E' proprio questo, freedog. Secondo me con qualche riga sei riuscito a cogliere il nocciolo.  

Così parlò l'oracolo: da oggi me dovete da chiamà Maga Magò!! XD

è che ho sbagliato tutto nella vita io.. se me fossi messo a fà er sensitivo paragnosta figlio di paraganosta eccetera, quanti soldi avrei alzato???

 

Seriamente: come si esce dal burn out? Bel domandone da qualche miliardo di $!!

Quando mi capita io impacchetto tutto, coniuge compreso, e spariamo per un week end (o un ponte) completamente scollegati dal mondo; poi, ognuno ha il suo sistema: chi si spara in cuffia quei cd new age con 3 ore di rumori del boschetto (quelle cosa tipo ruscelli, cinguetti eccetera), chi fa yoga, meditazione tibetana eccetera.

Cmq ci sono anche dei manuali su come superare "il logorio della vita moderna" (cit); chissà, pure lì potresti trovare qualche suggerimento che faccia al caso tuo!

 

 

Seriamente: come si esce dal burn out?
 

 

in svizzera con burnout viene identificata una sindrome o malattia da affaticamento eccessivo dovuta sia a predisposizione della persona che al troppo lavoro in cui la persona si è messa o si è trovata e come conseguenza vi è uno sfinimento totale della persona che non riesce più a lavorare / studiare / vivere la sua vita quotidiana.

 

viene curata in cliniche specializzate e non si esce da soli dal burnout.

 

ma forse tu (o in italia) usi la parola burnout in altro senso come chi usa depressione in senso non medico.

 

qui

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_da_burnout

 

dicono che colpisce solo professioni mediche 

 

ma qui 

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Burnout_(psychology)

 

e qui

 

http://de.wikipedia.org/wiki/Burnout-Syndrom

 

non dicono che riguarda solo le professioni mediche. non c'è dunque una definizione standard di burnout.

beh, per come la so io, oltre alle categorie che citi, colpisce anche insegnanti, chi fa volontariato / lavora in ass.ni di charity o strutture tipo Emergency, medici senza frontiere eccetera.

 

Forse in Sivzzera siete più precisi e avete altre definizioni per questi tipi di logorio; qui si butta tutto dentro quel "calderone" e bon!

Edited by freedog

Io penso che, aldilà della mera "speculazione" sul termine, il mio non possa trattarsi di un burn out propriamente detto, ma insomma di un qualcosa di simile, senza abbattimento nel campo del mio "lavoro" di studente etc. (e più leggero). Per cui non "focalizzatevi" troppo sulla parola, in relazione al mio caso.

A titolo di curiosità, Marco, ti dico che comunque il burn out pur essendo classificato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nell'ICD (International Classification of Diseases), ma come generico "stato di affaticamento vitale" non è nel DSM, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, neanche nell'ultima versione (la 5) uscita da un annetto circa.

Il motivo è legato al fatto che la "psicologia dominante" lo ritiene un aspetto della depressione, ma applicato al ramo lavorativo.

Ciò premesso, ma perdonatemi se vi dico che da studente di psicologia ho puntualizzato ma non me ne frega proprio un emerito fischio, credo che come diceva freedog una vacanza potrebbe farmi bene, sebbene credo difficile realizzarla adesso per tanti motivi.

Dovrebbe ovviamente trattarsi di una vacanza di "stacco completo", isolato da tutto.

Lascerei a tipi più "new age" di me le cassette e i manuali che tanto vanno forti nella libreria della stazione ferroviaria ^^.

Comunque quel che ho capito è che:

- Ho una qualche stanchezza

- Provo questo anche per un fatto proprio di amicizie e relazioni, esistenti ma non appaganti completamente (e forse neanche a metà)

Ciò spiega molto, ma non tutto. Ma è già qualcosa.

Per farvi capire quello che provo, vi dico che mi sento una pessima imitazione del protagonista de "La grande bellezza". Non vi nascondo che il personaggio che interpreta Servillo mi attira, ma di certo non mi piace per la vita. Con i dovuti parallelismi, gli assomiglio: sono un po' così, dentro, nel vero, oltre l'apparenza da bravo, bravissimo ragazzo.
Sono meno figo di Jep Gambardella, senz'altro, ma la "matrice" è quella: fondamentalmente buona, pure "creativa", ma a tratti cinica, schifata, disinteressata. E pure un po' falsa (anche se è uno che quando deve non le manda a dire). Sono solo meno desideroso di protagonismo, forse. A me tutto sommato l'ombra sta comoda.

 

Forse perseguo una "fighezza radical chic" diventando sempre più complesso... ma in fondo dovrei essere e cerco d'esser semplice senza riuscirci...

Su un sito ho letto, di questo film:

"E’ un film sulla necessità elusa di “essere “umani e di abbandonarsi gratuitamente agli altri, poichè siamo dannati alla morte- con-dannati- e testimoni della bellezza estrema sia naturale che artificio dell’uomo". Io cerco questo, ecco.

 

 

 

 

 

 

 

Questo è importante: quasi nessuno è mai riuscito a "smuovermi". Forse qualche ragazzo con cui ho provato a costruire qualcosa, ma non di più.

Sicuramente non gli amici. Ho amici con cui il bene è profondo e reciproco, ma la sintonia dell'oltre-ordinario manca: perlopiù perché forse ero più serio io e più "liberi loro", mentre ora loro sono "invecchiati" e io sparo continuamente minchiate.

 

 

 

 

 

 

Ti mancano amici gay con cui cazzeggiare....o in base a quel che leggo poi, eventualmente

andare in vacanza.

 

Beh ma sei giovanissimo, dovrebbe essere ancora facile trovarne

@fe92

Io non conosco esattamente la tua situazione, ma hai fatto CO?

Fino a qualche settimana fa mi sentivo apatico, privo di vita, dopo aver lasciato forzatamente un ragazzo con cui stavo davvero bene. Questa cosa mi ha devastato, ero totalmente incapace di concentrarmi sullo studio o di provare empatia verso i miei amici perché mi "sentivo solo". Loro non potevano sapere di tutto ciò, dato che abito molto distante da loro.

Tornato a casa, ho fatto CO con 3 amici e finalmente ho avuto modo di sfogarmi e, in qualche modo, di riprendermi da quanto accaduto. 

Potrebbe essere questo il tuo caso? C'è qualche relazione naufragata da poco?

Ti mancano amici gay con cui cazzeggiare....o in base a quel che leggo poi, eventualmente

andare in vacanza.

 

Beh ma sei giovanissimo, dovrebbe essere ancora facile trovarne

Beh si, inutile che ve lo riscriva. A me più che un amico, manca un amico complice nella quotidianità...

 

Quanto alle vacanze... st'anno è capitato che non ci sono andato perché dei soliti amici alcuni sono andati con le ragazze e alcuni hanno prenotato a febbraio, e non me la sentivo di farlo con loro sei mesi prima, quest'anno.

 

Ho poi rifiutato alcuni inviti... ma di gente che mediamente torna a casa ubriaca una sera si e l'altra pure, e non credo mi sarei divertito a passare le nottate a portarli a casa. Forse si, mi mancano AMICI GAY, quello si. A parte pochi conoscenti che volevano da me più che altro qualche altra cosa, quelli si, mi mancano.

 

@@losvedese,@@marco7,

 

sono dichiarato con gli amici, e tutto sommato se qualcuno me lo chiedesse, se lo conoscessi un po', non ne farei mistero. A casa no, invece. Ma non è questo il fatto.

 

Quanto alla relazione finita male... beh, diciamo che la mia vita relazionale poteva andarmi meglio finora, ma delusioni particolari non ne ho avute, e le stesse storielle sono praticamente sempre terminate perché tutto sommato dopo un po' mi rompo le scatole, mi annoio, mi scazzo. 

Beh si, inutile che ve lo riscriva. A me più che un amico, manca un amico complice nella quotidianità...

 

Quanto alle vacanze... st'anno è capitato che non ci sono andato perché dei soliti amici alcuni sono andati con le ragazze e alcuni hanno prenotato a febbraio, e non me la sentivo di farlo con loro sei mesi prima, quest'anno.

 

Ho poi rifiutato alcuni inviti... ma di gente che mediamente torna a casa ubriaca una sera si e l'altra pure, e non credo mi sarei divertito a passare le nottate a portarli a casa. Forse si, mi mancano AMICI GAY, quello si. A parte pochi conoscenti che volevano da me più che altro qualche altra cosa, quelli si, mi mancano.

 

@@losvedese,@@marco7,

 

sono dichiarato con gli amici, e tutto sommato se qualcuno me lo chiedesse, se lo conoscessi un po', non ne farei mistero. A casa no, invece. Ma non è questo il fatto.

 

Quanto alla relazione finita male... beh, diciamo che la mia vita relazionale poteva andarmi meglio finora, ma delusioni particolari non ne ho avute, e le stesse storielle sono praticamente sempre terminate perché tutto sommato dopo un po' mi rompo le scatole, mi annoio, mi scazzo. 

 

Beh, il fatto di "rompersi le scatole di una relazione" può, a mio modo di vedere le cose, essere la causa o un effetto di questo tuo malessere. 

1) Come causa, magari trovi solo ragazzi superficiali con cui non riesci a costruire una relazione stabile e duratura e tutto questo ti deprime dal punto di vista emotivo

2) Come effetto, potrebbe darsi che questo tuo inaridimento venga percepito dal partner con cui inevitabilmente il rapporto va deteriorandosi

Beh se proprio bisogna sbilanciarsi in voli interpretativi

direi che questo difetto di "anima" tenda a riemergere

anche nelle relazioni affettive 

 

Magari saranno stati pure fidanzati "superficiali" ma c'è

anche un super io un po' conformistico, un po' schiacciato

su credenze morali, che in modo molto tipico in un gay  si

oppongono all'individuazione dei veri bisogni

Diciamo che io ho bisogno dei miei tempi e dei miei spazi.

 

Sono molto "sociale", ma allo stesso tempo reclamo dei momenti in cui non mi va di telefonare, mandare messaggini e anche di vederci, perché nom

 

Il perché di questo risiede nel fatto che è un mio modo di "riposare", di cui necessito, e che mi rigenera per l'indomani.

 

Ad esempio, se prendo la chitarra e chiudo la porta, essa deve restare chiusa e nessun congegno deve squillare nel raggio della mia cameretta.

 

Questo rispetto di questi momenti, raramente l'ho trovato nei ragazzi frequentati, probabilmente anche perchè ci conoscevamo poco.

 

Io preferisco i rapporti sulla lunga distanza, non mi piace correre, mi piace conoscere e farmi conoscere. Purtroppo, anche per colpa mia, mai questo.

 

Al secondo appuntamento eravamo a letto.. e io di buon grado ho accettato praticamente sempre (non che abbia avuto tutte ste esperienze però eh xD) se vedevo nel ragazzo un voler costruire qualcosa. I solo sesso li ho sempre scartati.

 

Probabilmente questo "correre" ha sempre generato un bruciare le tappe. Un avere in fondo già conosciuto tutto, un aver già "succhiato" (non alludete xD) tutto dall'altro, almeno on apparenza. E anche un non essermi fatto conoscere bene, dalla mia.

 

È palese che questo difetto d'anima si manifesti anche nelle relazioni e sia concausa della loro non riuscita.

 

Non è effetto sul partner perchè mediamente lo stesso neanche si accorge, si può dire neanche possa far differenze tra il vero me e quello, ma apprende a mia decisione presa.

 

Quanto ai principi morali, Hinz, può esserci la presenza di questo superio, vero.

 

Ma in fondo non mi credo un puritano (anzi proprio non lo sono!), ne ho mai propagandato questi ideali.

 

Anche con la mia religiosità la cosa convive abbastanza serenamente: per me un sentimento autentico che implica un progetto con una persona non è peccato anche quando compiuto con la sessualità, anche quando questa è precoce se ci sono tutte le premesse per volersi conoscere e conoscere anche in quello, appunto.

 

Se poi anche andassi contro questo mio principio di massima non è che non mi perdonerei...

 

Per cui cosa di morale c'è? Cosa può non andare?

 

La mia è più che altro spocchia, forse, non moralità.

Beh ma nel mio intervento la parola sesso non compariva

neanche, poi l'Italia non è un paese puritano è un paese

cattolico, non sarebbe vero neanche in generale

 

E se l'inganno fosse in questo?

 

Nel credere che una remora di tipo morale costituisca

solo una limitazione al sesso e non vi sia una ricaduta

proprio laddove si trasforma un bisogno affettivo in un

"progetto" cioè in un altro dovere, l'ennesimo della lista,

piuttosto che in un piacere?

 

Con il risultato di essere freddo coi tuoi amanti ed impedirti

di poter veramente amare ed essere freddo con gli amici gay

che invece magari scarti, perché li giudichi moralmente come

"a-progettuali" ( laddove invece potrebbero insegnarti a lasciarti

andare un po'...tanto più che sarebbero solo amici e non altro )

complimenti per la lucidità, Fe92.

 

penso sia positivo, o comunque inevitabile, il fatto di (accettare di) cambiare la prospettiva del proprio sguardo sul mondo: è segno che si cresce, che passa il tempo e si cresce... non dovresti giudicarti. ascoltarti, piuttosto. ascoltarti più a fondo, senza censure.  fottertene di giudicarti o di giudicare quello che senti come manchevole, segno di una qualche tua deficienza, o ipocrisia, o apatia, o sia quel che sia. (altrimenti, che jep gambardella saresti, poi, tu?).

 

non azzardo interpretazioni circa la tua "improvvisa" indifferenza nei confronti degli altri che ti gravitano attorno.

 

provo soltanto a condividere una mia personale convinzione: in ogni crisi, per così dire "interiore", c'è la possibilità di un rinnovamento (che, detta così, mi rendo conto ci starebbe tutta, anche una grassa pernacchia...).

 

ma, siccome al peggio non c'è mai limite, oso pure quest'altra banalità: senza l'"ombra", in fondo, la luce non sarebbe la luce.

perciò, fattela amica.

@@Hinzelmann,

 

il progetto per me non è mai stato un dovere: il progetto in fondo è il mio obiettivo, quello che vorrei io per davvero, è la stabilità che cerco conscio anche del fatto che ciò che deve diventare stabile soffrirà di instabilità precedentemente.

Non è una forma di dovere, ma l'espressione del mio piacere, il suo luogo.

Tuttavia il tuo commento, aggiunto ad alcune cose vissute (non credo "a caso") oggi, anche facendo un passo indietro, mi fa riflettere sul fatto che dovrei soffermarmi ad essere più amico, anche con altri, anche liddove il "progetto" in ballo non coincide con il mio obiettivo primario ma comunque con un qualcosa di positivo, con l'affetto di un amico che mi fa sentire il suo calore: devo cercare e cercare poi di vivere (anche quelle che già ho) esperienze del genere, di umano calore, per reinnamorarmi forse della bellezza di condividere qualcosa, qualsiasi cosa, con un amico.

Forse il mio periodo di "stagnazione" risiede nel fatto che stagnanti sono le amicizie che vivo in questo periodo, cui si aggiungono problemi, ma che parallelamente non ricevono anche la grazia del rinnovamento. Ossia più problemi e immutate, invece, le gioie.

Probabilmente per "amare" devo imparare a sentirmi amato lungo orizzonti non ancora percorsi, abbattuto come sono dalle crepe di torri gloriose che però stanno notevolmente invecchiando dopo anni di intemperie e zero ristrutturazioni, complice anche il fatto che io stesso non mi sono adoperato per la causa.

Forse davvero tutto si può risolvere, me ne convinco, nel sentirmi amare e di conseguenza amare: ne ho quantomai bisogno lungo molteplici direttrici (dove la "relazione" potrebbe essere solo una di queste, e neanche la prima), rigenerandomi nelle relazioni amicali, aggiungendo a quelle che ho e cominciano ad ammuffirsi esperienze nuove. A questo associo il tentativo di riprendermi da certe stanchezze emotive, che pure ho :).

Grazie mille davvero per la tua vicinanza ed il tuo supporto.

Ringrazio anche @@bastian, per le sue parole, che non mi sentirei mai di banalizzare anche liddove la tentazione ci sarebbe tutta.
In fondo resto abbastanza sereno e stranamente mi inquieto ben poco rispetto alle altre volte. In più, provo a piegarmi e temprarmi, conscio che nella vita ci vuole anche questo e che soprattutto, come ben lasci intendere, non si finisce mai di migliorarsi e di mettersi in gioco. Io quantomeno provo a provarci, con tutta l'umiltà che mi è possibile e che talvolta posso non garantire e garantirmi.

Le tue ultime parole, bastian, mi ricordano una tra le mie canzoni preferite, che pone in me grande serenità in questo periodo. Mi permetto di pubblicarla qui, per farla a conoscere a tutti, per chi non la conosce già.

Ve ne faccio, pur non avendo titolo, ma con grande gratitudine, omaggio.

 

Edited by Fe92

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