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Il (falso) mito della cultura gay.


NewMarc

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Credo che molte delle critiche alla così detta "assimilazione" originino da un mito fasullo, quello della primigenia e perduta "comunità gay." Una comunità con valori "rivoluzionari" e alternativi a quelli della società etero, che secondo il mito sarebbe esistita a New York e San Francisco negli anni 60, e che secondo alcuni di quelli che credono in questo mito sarebbe il vero e giusto modo di essere gay. 


Questa come tutte le leggende ha un fondo di realtà. Esistevano davvero alcune "comunità" bizzarre di gay con bizzarre abitudini ma consistevano letteralmente in poche centinaia di individui e rappresentavano forse lo 0,01% di tutti i gay. Senza dimenticare poi che molti di questi non vivevano certo soltanto della loro gaiezza, erano "rivoluzionari" la notte nelle saune e banali impiegatucci di giorno.


 


L'assimilazione non esiste, è la "cultura gay" a non essere mai esistita.  


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Credi male XD

 

Comunque non esiste nessun mito al riguardo, anzi il 99,9%

del gay forum e dei gay italiani ritiene che una cultura gay

non esista

 

Non che questo ci abbia reso dei gay migliori o più forti, anzi

 

Ma se un mito esiste in Italia è quello sulla inesistenza di una

cultura gay

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Il fatto è che ho spesso la sensazione che quando si parla di "cultura gay" ognuno intenda una cosa diversa. Per quanto mi riguarda, quello che l'espressione "cultura gay" mi fa venire in mente non ha nulla a che fare con l'idea di "vero e giusto modo di essere gay"...

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Concordo con l'idea che non esiste un'univoca "cultura gay"... è anche brutto pensarlo! Voglio dire, capisco essere orgogliosi di quello che si è e di come si è.... capisco avere alcune figure importanti di riferimento.. ma queste possono cambiare da persona a persona, no?  :fie:

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Credi male XD

 

Comunque non esiste nessun mito al riguardo, anzi il 99,9%

del gay forum e dei gay italiani ritiene che una cultura gay

non esista

 

 

Perchè esista un "mito" non è necessario che ci credano tutti. Basta che ci creda lo 0,1%. A loro io mi riferivo. 

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La comunità gay di San Francisco o di New York

non penso abbia mai rappresentato la "cultura gay" in senso lato.

 

Alcune comunità gay producono una cultura gay ne è l'espressione

- come Keith Haring a New York o John Waters a San Francisco -

altre comunità non lasciano tracce culturali significative.

 

Il rapporto tra una comunità e la sua cultura è spesso incerto

ed è spesso limitato a un'epoca ben precisa.

Non tutte le minoranze creano delle comunità,

non tutte le comunità sono composte da minoranze sessuali o etniche,

non tutte le comunità creano culture e non tutti gli artisti sono legati a una specifica cultura.

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Io credo che la 'cultura' gay esista, sia esistita ed esisterà, ma il vero mito falso sta solo nell'aspetto 'rivoluzionario' della cultura gay primordiale. Come già detto prima non era una 'rivoluzione' voluta quanto più una necessità dettata dai tempi. Negli anni 70/80 il gay doveva essere diverso dall'etero, ma ai giorni nostri le differenze si stanno notevolmente appiattendo. Basti pensare che il romanticismo gay o l'omoaffettività di larga durata sono concetti relativamente recenti. La cosa ovviamente fa 'imbestialire' i nostalgici gay 'old-style' che si erano costruiti una serie di preconcetti ed autocensure.

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L'idea che la cultura gay sia "rivoluzionaria" che avete spigolato dal topic sulle

etichette e dall'intervento di Silverserfer, non è e non può essere per forza di

cose la cultura gay, ma semmai una idea sulla cultura gay

 

Cioè una sua interpretazione, sono due cose diverse in realtà ;  non è neanche

quello poi è più che altro una idea su ciò che i gay dovrebbero fare in senso politico

cioè ha poco a che vedere con la cultura, è più una "posizione intellettuale"

 

Inoltre la cultura gay non è neanche necessariamente la cultura di una comunità

gay, Sandro Penna Luchino Visconti Pier Vittorio Tondelli etc

 

Ma per limitarci ad uno scrittore contemporaneo basti leggersi la polemica nota

di Dall'Orto su Tondelli, a cui Dall'Orto addebita di non essersi mai veramente

accettato nonostante i romanzi gay che ha scritto

 

http://www.giovannidallorto.com/biografie/tondelli/tondelli.html

 

Questo dovrebbe aiutare a capire che il problema in Italia è sempre stato, semmai

il contrario: i gay italiani credono in maggioranza che una cultura gay non esista ed

in più chi fa cultura gay non si è mai riconosciuto in nessuna comunità gay, pur

scrivendo romanzi gay.

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Hinzelmann, con cultura non mi riferivo a cose come la letteratura o l'arte in generale, (che comunque non credo possano mai essere definite "gay"), intendevo da un punto di vista sociologico o sociale.

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Appunto, tu la pensi come praticamente tutti i gay italiani

pensi che una cultura gay non esista, né alta ( lo precisi

ora ) né bassa ( sono solo stereotipi )

 

Tu credi che esista solo uno "stile di vita gay", che quindi

non vi sia né comunità, né possibilità di alcuna produzione

culturale

 

Tuttavia mi corre l'obbligo di segnalare che le cose non stanno

così

 

Per rimanere nell'esempio di Tondelli egli scrisse un romanzo sulla

propria malattia ed è l'unico romanzo italiano in cui si parla di AIDS

certo la malattia in quanto tale neanche viene nominata etc.

 

Ma nessuno può dubitare del fatto che un romanzo sull'AIDS può

esistere, solo nella misura in cui sia esistito un fenomeno sociale, chiamato

pandemia AIDS, su cui poi uno scrittore gay, morto di AIDS, ha potuto

scrivere.

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Esco un po' confuso dalla lettura di questa discussione XD ma cosa intendete per cultura gay? Perchè se ci si riferisce alla produzione "artistica" incentrata su temi LGBT, allora oltre a casi letterari abbiamo anche una vasta produzione cinematografica. Vi riferite a questo tipo di cultura o ad un altro?

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