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Convivere: istruzioni per l'uso


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Credo sia la sezione giusta, era un argomento che avrei voluto sempre trattare, ma non ne so nulla, visto che a seguito di "relazioni" da me avute mi son sempre ritrovato sul punto (immagino prematuro) di andare a convivere (anche se alla fine tutto cadeva ancor prima di fare l'effettivo salto nel vuoto).

Penso che tutti aspirino a crearsi il proprio nido con il nostro compagno, per cui volevo "raccogliere" testimonianze, consigli, "trucchi" su come poter CONVIVERE con il proprio LUI o LEI...

Intanto io pongo delle mie domande per iniziare, visto che penso sia nota a molti la mia voglia di vivere fuori dalla nidiata:

 

1- In una relazione, quando si può cominciare a cercare di convivere?

2- C'è un'età precisa in cui si può andare a convivere? Ovvero, se ho 20 anni e il mio compagno pure, con entrambi un        lavoretto, è possibile andare a vivere insieme?

3- Se uno dei due non ha un lavoro come si fa? L'altro paga spese e tasse mentre il disoccupato fa il "parassita"?

4- E' problematico infiltrarsi nell'appartamento del proprio compagno?

.....Non mi viene in mente altro... Se volete aggiungere qualcosa fate pure.....

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https://www.gay-forum.it/topic/28642-convivere-istruzioni-per-luso/
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orodeglistupidi

L'idea di convivere può essere condita di risvolti romantici e sognanti, ma la faccenda è seria e va trattata con estremo senso pratico e anche un pizzico di cinismo.

Nella situazione ideale, entrambi i partner hanno un'entrata economica stabile, in modo tale che non si creino situazioni di dipendenza. Inoltre, credo sia meno problematico entrare insieme in un nuovo appartamento piuttosto che uno dei due si "infiltri" nella casa del compagno.

E' già difficile trovare un equilibrio tra le differenti abitudini e i rispettivi confini in una casa "neutra", figurati in una che in ogni dettaglio reca la storia e i modi di uno dei due partner.

Credo che, in generale, un buon modo per gestire la cosa sia agire tenendo sempre davanti agli occhi lo scenario peggiore, cioè che per qualche motivo il rapporto fallisca.

Puoi immaginare le conseguenze di una convivenza naufragata, se uno dei due fino a quel momento si è appoggiato economicamente all'altro, magari "infiltrandosi" anche nell'appartamento dell'altro?

Se, per qualche motivo, i partner non hanno pari "forza contrattuale" nella convivenza, gli esiti possono essere ancora più disastrosi in caso di fallimento.

Può essere che nella pratica delle situazioni diverse possano funzionare. Sono curioso anche io di leggere le esperienze degli altri.

solo sul punto 1:

 

c'è gente che convive dopo 3 giorni che ha conosciuto qualcuno. io vivo col marito nello stesso appartamento solo dopo averlo sposato, e abbiamo iniziato a vivere assieme credo 9 mesi dopo esserci sposati (o 1 anno e 9 mesi, boh...).

1- ah boh! ognuno fa storia a sè! io ho iniziato la sera stessa che la dolce metà mi baciò..

2 - mah, pure qui.. in nord europa-USA a 16 anni parecchi già lo fanno; diciamo che noi siamo più pigri e/o mammoni..

3. tasto dolente: se uno c'ha i soldi che gli escono dalle orecchie e non ha nessun problema a mantenere il partner, 8 su 10 vanno bene così. Se invece uno fa qsa in nero o straprecaria mentre l'altro sta a spasso (-> può diventare un problema pagare le bollette), gli scazzi sono inevitabili. Se poi il *parassita* è pure un testone orgoglioso che non vuol fare il mantenuto o già di suo c'ha la delicatezza del carro armato (ogni riferimento a nipoti di mia conoscenza NON è casuale..), beh.. la guerra termonucleare è sicura!

4. problematica è la divisione degli spazi, più o meno vitali: dagli armadi/stipiti/armadietti alla disposizione degli oggetti e dei mobili in casa! Se poi uno dei due è maniaco dell'ordine e l'altro può capitare che lasci un po' di cianfrusaglie in giro (per pigrizia o perchè vado.. ehm.. va di corsa), la discussione / lite è certa et quotidiana!

 

Insomma, la costruzione del nido sarà tanto romantica, ma si litiga nel farla.. oh, se si litiga!

poi capita pure che a distanza di tempo si riparli delle litigate "perchè avevi lasciato le chiavi della cantina fuori posto e m'hai fatto diventà matto pe cercalle!" e ci si rida su.

 

Ma è normale: non vai a stare con un tuo clone o con un'ameba senza personalità, ma con una persona che ha le sue manie, i suoi spazi e le sue esigenze.

E ognuno si deve adattare a quelle dell'altr*!

Edited by freedog

1- quando notate che durante il tempo nel quale siete separati avete attacchi di ansia.

2- no

3- non lo so

4- dipende dal compagno, dagli scheletri che ha nell'armadio

aggiungo che "essere casalinga" è una cosa che pochi gay riescono a fare, non tutti sanno pulire, cucinare, gestire e mantenere la casa in condizioni non pietose, se sei un tipo che da solo vive tranquillamente e sai gestisce tutto non hai difficoltà a stare in coppia, forse potresti essere troppo severo col partner.

Credo sia la sezione giusta, era un argomento che avrei voluto sempre trattare, ma non ne so nulla, visto che a seguito di "relazioni" da me avute mi son sempre ritrovato sul punto (immagino prematuro) di andare a convivere (anche se alla fine tutto cadeva ancor prima di fare l'effettivo salto nel vuoto).

Penso che tutti aspirino a crearsi il proprio nido con il nostro compagno, per cui volevo "raccogliere" testimonianze, consigli, "trucchi" su come poter CONVIVERE con il proprio LUI o LEI...

Intanto io pongo delle mie domande per iniziare, visto che penso sia nota a molti la mia voglia di vivere fuori dalla nidiata:

 

1- In una relazione, quando si può cominciare a cercare di convivere?

2- C'è un'età precisa in cui si può andare a convivere? Ovvero, se ho 20 anni e il mio compagno pure, con entrambi un        lavoretto, è possibile andare a vivere insieme?

3- Se uno dei due non ha un lavoro come si fa? L'altro paga spese e tasse mentre il disoccupato fa il "parassita"?

4- E' problematico infiltrarsi nell'appartamento del proprio compagno?

.....Non mi viene in mente altro... Se volete aggiungere qualcosa fate pure.....

 

Allora, io ti parlo di casa in affitto, perchè qualora la relazione andasse male si abbandona tale casa senza troppi casini. Se si parla di COMPRARE casa e fare il mutuo la faccenda è ben diversa, ci devono essere certe basi, fiducia reciproca, relazione stabile ecc. Perchè qualora la relazione andasse male c'è la casa da vendere (a meno che uno liquidi all'altro la propria metà) e questo non è molto il momento di vendere una casa. Finchè non si vende bisogna continuare a pagare il mutuo.

 

Casa in affitto, non c'è un'età precisa in cui andare a convivere, quello che conta è avere entrambi 1300-1400€ mensili stabili per vivere dignitosamente senza fare salti mortali. Io andrei comunque a convivere anche dopo 6 mesi di frequentazione, tanto si è in affitto.. 

Se uno dei due non ha un lavoro non si va a convivere, personalmente non ritengo giusto che uno faccia il parassita a spese dell'altro. Se si parla di una casa di proprietà di uno dei due è giusto che l'altro paghi quantomeno le bollette e la spesa. 

Infiltrarsi nell'appartamento del compagno va bene per un periodo limitato, ma nulla di più per non essere parassiti. 

 

Rookie, tu hai un lavoro stabile mi sembra di capire.. Quindi prendi e vai se a casa non ti trovi bene.. Piuttosto con i coinquilini.. 

1) Non c'è un tempo fisso per ognuno, siamo tutti diversi. Io comunque prima di convivere con qualcuno vorrei conoscerlo un po', di certo non andrei dopo 3 settimane.

2)L'età conta in maniera relativa, più che altro contano i soldini. Andare a convivere con due lavoretti spuzzi vuol dire ansia per le spese da pagare ( e secondo me lo stress deteriora il rapporto, non potendo più vivere la storia senza tarli dovuti all'ansia).

3) Si ritorna al punto 2: a meno che uno dei due pigli molto, secondo me son da aspettare tempi in cui si è occupati in due. Io non andrei mai a convivere senza lavoro, se esco di casa voglio essere indipendente: così come non voglio che l'affitto me lo paghi mamma, altrettanto non voglio che me lo paghi il mio lui.

4) Dipende da te: problematico no, se in questo modo si riescono ad evitare delle spese perché no... attenzione però che se poi la storia naufraga, bye bye home sweet home! Sarebbe meglio forse la condivisione dei beni entro certi limiti ovviamente.

vabbè, ma alla condivisione dei beni cmq col tempo ci si arriva!

 

esempio pratico: col mio boy abbiamo la stessa taglia e siamo all'incirca alti uguale (lui è + basso di 2 cm), per cui ormai da anni i vestiti nell'armadio sono allegramente mischiati e nessuno sa cosa sia suo e cosa dell'altro;

per cui, anche se qualcuno non sapesse che.. conviviamo nel turpe peccato (cosa che non è), basta che veda lo stesso maglione e/o paio di pantaloni un giorno addosso a me e qualche giorno dopo a lui.

 

E se sa fare 2+2, non ci mette molto a capire che non condividiamo solo il tetto..

1) La prima volta ci sono andato a convivere dopo tre mesi e la seconda dopo un anno.

La mia prima convivenza è durata un anno e qualcosa e la seconda otto anni (nove in tutto).

 

2) Non mi pare che l'età sia molto importante.

Io abito a Padova e qui è normale che gli studenti fuorisede convivano presto.

 

3) Mai lavorato in vita mia e sono/sono stato mantenuto da entrambi i miei conviventi.

Non è stato un problema né col primo (che guadagnava bene e aveva i genitori che ci aiutavano)

né con l'attuale che guadagna molto meno e non può contare sulla famiglia.

Dopo che col precedente ci siamo mollati, non mi è stato rinfacciato di aver fatto il "parassita".

Vivere con un "casalingo" non costa molto di più che vivere da solo.

Il problema - più che mantenere - risulta l'essere mantenuti, come insegnano le femministe.

 

4) Dipende se vive da solo, quali sono i suoi ritmi e quali sono le sue pretese.

Io e il mio compagno siamo andati a vivere assieme dopo che ci frequentavamo da un anno e mezzo...secondo me non c e un momento giusto o un età giusta per andare a convivere.

Io sono andato a vivere a casa sua ma dividiamo a metà ogni singola spesa...e non è stato per nulla difficile trasferirmi a casa sua....tanto che adesso condividiamo tutto...sopratutto i vestiti....

Io ho convissuto col primo ragazzo col quale sono stato il tempo della nostra relazione.

Tra me e lui stavo meglio io, lavorativamente parlando, e, a differenza di lui non pagavo l'affitto e quindi collaboravo alle spese di vitto e bollette e di generi necessari per lui che pagava l'affitto.

Periodo duro e difficile, i soldi non sembravano bastare... Ma posso assicurarti che la pasta al burro e le coccole nel letto erano migliori di qualsiasi prelibatezza e di qualsiasi agio.

Un periodo finito ma anche io non ho recriminato nulla: quello che ho vissuto, sentimentalmente parlando, è statoeraviglioso...

In bocca al lupo [emoji6]

Quando... beh, levando i primi mesi (nei quali è ovvio che tutto funziona alla perfezione), il momento migliore è banalmente quando ve la sentite entrambi... cioè quando siete convinti, sicuri che sia il passo da fare considerato che è più facile cominciare che smettere. Non è un passo che fai alla "vabbè sticazzi male che vada ci risepariamo" perché separarsi è sempre uno sbattimento.

E ovviamente una base finanziaria decente serve, pochi cazzi.

 

Il resto è ricerca di un equilibrio, banalmente. Non c'è una risposta univoca.. dipende dalla coppia, dal periodo, da tante cose. Difficile così su due piedi.

Credo sia la sezione giusta, era un argomento che avrei voluto sempre trattare, ma non ne so nulla, visto che a seguito di "relazioni" da me avute mi son sempre ritrovato sul punto (immagino prematuro) di andare a convivere (anche se alla fine tutto cadeva ancor prima di fare l'effettivo salto nel vuoto).

Penso che tutti aspirino a crearsi il proprio nido con il nostro compagno, per cui volevo "raccogliere" testimonianze, consigli, "trucchi" su come poter CONVIVERE con il proprio LUI o LEI...

Intanto io pongo delle mie domande per iniziare, visto che penso sia nota a molti la mia voglia di vivere fuori dalla nidiata:

 

1- In una relazione, quando si può cominciare a cercare di convivere?

2- C'è un'età precisa in cui si può andare a convivere? Ovvero, se ho 20 anni e il mio compagno pure, con entrambi un        lavoretto, è possibile andare a vivere insieme?

3- Se uno dei due non ha un lavoro come si fa? L'altro paga spese e tasse mentre il disoccupato fa il "parassita"?

4- E' problematico infiltrarsi nell'appartamento del proprio compagno?

 

 

Posso rispondere in modo univoco alle tue 4 domande, in primis la convinvenza è un passaggio delicatissimo in quanto le relazioni amorose riescono a sopportare lunghi periodi di stasi ma difficilmente riescono a superare passi indietro. Una convivenza prematura, se fatta con leggerezza può compromettere una storia anche con basi solidissime.

 

Purtroppo per storia e vissuti personali il mondo si divide in due categorie: le persone autonome e quelle che sole proprio non ci sanno stare, non c'è un modo giusto di essere solo che poi diventa facile sbagliare.

 

A mio mdoo di vedere la convivenza è condivisione, già il fatto di andare a fare l'ospite a casa di qualcuno è un presupposto sbagliato. Pur non essendoci ricette io ho maturato alcune convinzioni che riguardano la condivisione.

Già se vai a vivere da qualcuno finisce che anche se vuoi mettere un quadro al muro ti sentirai in difetto mentre la casa, l'arredamento, la sistemazione dei mobili deve rappresentare i gusti d'entrambe. Quando uno torna a casa deve trovare un ambiente in cui si riveda, magari figlio di un compromesso per carità però comunque sentirlo proprio e per fare questo è necessario mettere su casa insieme.

Poi come gay non si hanno garanzie e non è piacevole finire fuori casa con una mano davanti e l'altra dietro.

 

Da ragazzi, sinceramente, penso sia prematuro a 20 anni viviti la vita, c'è tempo per convivere e comunque questo passo andrebbe fatto quando tutti e due hanno un minimo di indipendenza economica.

Collaborare alle spese di casa è un modo per avere voce in capitolo, quindi è importante, poi è normale che non starei a guardare l'euro però anche se si hanno disponbilità differenti un minimo deve essere apportato.

 

Diciamo che la base è creare un rapporto paritario e costruirsi un nido insieme.

Io personalmente avrei tanta voglia di vivere una storia d'amore normale e canonica ma la convinvenza solo a certe condizioni altrimenti è cosi bello stare in coppia ognuno a casa sua!

 

 

Se, per qualche motivo, i partner non hanno pari "forza contrattuale" nella convivenza, gli esiti possono essere ancora più disastrosi in caso di fallimento.
Era il mio primo pensiero :)): 

 

 

c'è gente che convive dopo 3 giorni che ha conosciuto qualcuno. io vivo col marito nello stesso appartamento solo dopo averlo sposato, e abbiamo iniziato a vivere assieme credo 9 mesi dopo esserci sposati (o 1 anno e 9 mesi, boh...).
quanto tempo è passato prima di convivere da quando vi siete conosciuti? 

 

 

tasto dolente: se uno c'ha i soldi che gli escono dalle orecchie e non ha nessun problema a mantenere il partner, 8 su 10 vanno bene così. Se invece uno fa qsa in nero o straprecaria mentre l'altro sta a spasso (-> può diventare un problema pagare le bollette), gli scazzi sono inevitabili. Se poi il *parassita* è pure un testone orgoglioso che non vuol fare il mantenuto o già di suo c'ha la delicatezza del carro armato (ogni riferimento a nipoti di mia conoscenza NON è casuale..)
dove vuoi andare a parare?

 

 "essere casalinga" è una cosa che pochi gay riescono a fare, non tutti sanno pulire, cucinare, gestire e mantenere la casa in condizioni non pietose, se sei un tipo che da solo vive tranquillamente e sai gestisce tutto non hai difficoltà a stare in coppia, forse potresti essere troppo severo col partner.
concordo, spesso litigo con mio fratello maggiore perchè butta vestiti a destra e a manca....

 

Allora, io ti parlo di casa in affitto, perchè qualora la relazione andasse male si abbandona tale casa senza troppi casini. Se si parla di COMPRARE casa e fare il mutuo la faccenda è ben diversa
Beh ovvio che non è concepibile comperare casa in quest'epoca....

 

Rookie, tu hai un lavoro stabile mi sembra di capire.. Quindi prendi e vai se a casa non ti trovi bene.. Piuttosto con i coinquilini.. 
ehm... mio fratello mi licenzia per difficoltà economiche.... il lavoro non è molto stabile...

 

se esco di casa voglio essere indipendente
vero!!!!

 

Il problema - più che mantenere - risulta l'essere mantenuti, come insegnano le femministe.
il problema è che io non riesco ad essere mantenuto, il senso che mi viene è come se dovessi poi dovergli essere sempre grato di tutto.... io ODIO essere debitore, specialmente se mi convivo con un compagno :(

 

Io mi sentirei un fallito.
No, non un fallito, ma sentirei che non sto facendo la mia parte, @@Almadel, tutto sommato non ha torto, se l'altro può tranquillamente badare ad entrambi perchè non farsi "mantenere"? alla fine molte nostre madri (credo) son casalinghe mantenute, il che ha un tono molto maschilista e sessista ma vabbè a loro va bene così :D

 

 

esempio pratico: col mio boy abbiamo la stessa taglia e siamo all'incirca alti uguale (lui è + basso di 2 cm), per cui ormai da anni i vestiti nell'armadio sono allegramente mischiati e nessuno sa cosa sia suo e cosa dell'altro
Awwwww è la cosa più romantica che abbia mai letto <3<3<3 poi faccio un discorsetto io e te in privato, riguardo:

 

delicatezza del carro armato (ogni riferimento a nipoti di mia conoscenza NON è casuale..)

 

Io sono andato a vivere a casa sua ma dividiamo a metà ogni singola spesa...e non è stato per nulla difficile trasferirmi a casa sua
e com'è stato? non hai dovuto "lottare" con la sua routine?

 

Periodo duro e difficile, i soldi non sembravano bastare... Ma posso assicurarti che la pasta al burro e le coccole nel letto erano migliori di qualsiasi prelibatezza e di qualsiasi agio.
<3<3<3<3<3<3<3

 

In bocca al lupo
????

 

il momento migliore è banalmente quando ve la sentite entrambi... cioè quando siete convinti
beh questo mi pare ovvio, col tempo ho capito benissimo che è una decisione non da prendere alla leggera...

 

Diciamo che la base è creare un rapporto paritario e costruirsi un nido insieme. Io personalmente avrei tanta voglia di vivere una storia d'amore normale e canonica ma la convinvenza solo a certe condizioni altrimenti è cosi bello stare in coppia ognuno a casa sua!
condivido in pieno il tuo ragionamento, il fatto di entrare nella casa dell'altro mi da già un'idea come di stupro 

 

@Rookie92

 

credo 5 anni.

Uauu!!!!

 

 

 

Comunque mi sa che qui c'è una piccola incomprensione da parte vostra.... io non sto andando a convivere e non sono fidanzato..... se mi sbaglio chiedo venia ma ho come l'idea che abbiate travisato il topic, io l'ho aperto perchè chi è in procinto o chi sta pensando alla convivenza trovasse già delle dritte e potesse trarre spunto da esperienze di altri :D

Forse quel che si può dire, certo è una banalità ragionevole, ma

è anche ragionevole...è che se ci sono forti differenze può essere

opportuno conoscersi meglio

 

Tipo: lui ha una casa ed io no, si tratterebbe di vivere nella casa di un

altro

 

Suppongo che uno la frequenti, ci dorma, ci mangi e quindi inizi a sentire

la casa anche come propria ed al contempo veda come il partner si relaziona

a ciò che è "suo", se è un po' troppo attaccato alle sue abitudini alle sue cose

o se è disponibile a cambiare qualcosa e a non far sentire il partner un "ospite" etc

 

 

Suppongo che uno la frequenti, ci dorma, ci mangi e quindi inizi a sentire la casa anche come propria ed al contempo veda come il partner si relaziona a ciò che è "suo", se è un po' troppo attaccato alle sue abitudini alle sue cose o se è disponibile a cambiare qualcosa e a non far sentire il partner un "ospite" etc
qui allora il compagno che ospita deve essere capace di non far sentire il nuovo arrivo solo come un ospite 

Beh direi di sì, mi pare ragionevole no?

 

Ci sono delle differenze che sono oggettive, poi conta

molto l'approccio soggettivo alla situazione

 

Se io sono un gay che ha fatto della sua casa il proprio

"museo" o sono un maniaco dell'ordine o ho un attaccamento

viscerale alle mie cose e sono possessivo etc

 

E tu invece non chiedi niente perché non vuoi sentirti debitore

nei miei confronti ( senza arrivare ad espressioni forti come

"fallito" ) o comunque ti autocensuri, perché non ti senti legittimato

a chiedere "non facendo la tua parte"

 

In un caso come questo, si parte male, secondo me. Ma non

è detto che sia così: magari mi proponi di sistemare il soggiorno

e la cosa mi entusiasma

 

Inoltre se partiamo entrambi da zero, è vero che la parità

è assoluta e c'è anche il gusto dell'avventura, ma è anche

vero che ci sono meno possibilità di conoscere i reciproci

difetti, perché la parità assoluta è astratta

Il discorso fallito è anche molto legato ad un fattore culturale, l'uomo deve portare i soldi a casa, però se una donna sta in casa non è nulla per nessuno (e parliamoci chiaro anche una donna che sta in casa se la gratta e si fissa sulla polvere sui mobili e sulle pattine).
 

Ci hanno inculcato che è fallito chi non porta i soldi a casa, a mio modo di vedere è fallito anche l'imprenditore di successo che non sa mettere due parole in croce e sta dalla mattina alla sera a lavorare perchè è talmente misero da non vedere altro, è fallito l'avvocato che non conosce altro che tribunali e scartoffie mentre trovo vincenti le persone che hanno tanti interessi, vivono una vita piena di cultura e conscono i problemi della vita.

Poi magari possono fare i trombettisti a via del Corso e non hanno un euro in canna.

Parto da questo spunto (la questione Almadell è solo uno spunto non c'è nessun paragone perchè non lo conosco), per ricordare un film che straconsiglio a tutti e si chiama Secretary, la storia del rapporto masochistico tra una segretaria e il suo avvocato sadico ma innamorato.

E' una storia d'amore bellissima che insegna che c'è sempre la persona adatta a sè solo che bisogna avere il coraggio di trovarla, di accettarla ed accettare il rapporto che può derivare.

Perchè chi l'ha detto che tutti vogliono vivere in un rapporto paritario?

 

Ecco quel film mi ha aperto un mondo, un nuovo modo di vedere.

Però chiudo qui che siamo off-topic

Edited by Iron84

Il punto è che i maschi sono educati ad una certa "competizione"

ed i gay si formano nell'idea che non devono riprodurre la coppia

eteronormativa maschio-femmina ( quella tradizionale intendo )

 

Da qui l'idea di un rapporto "paritario" e "contrattato" che si regga

sulla "complicità" ed in assenza di modelli sociali di coppia di riferimento

 

Come ogni idea però va calata nella realtà e la realtà non può restituirci

la fotografia esatta di un ideale

 

Il film Secretary è carino, ma ci svia...nel senso che è una erotizzazione

di una relazione di potere ( dico carino perché in realtà è una storia d'amore

eccentrica ma assolutamente romantica...non sappiamo come queste due

persone vivranno la quotidianità di coppia )

 

 

ehm... mio fratello mi licenzia per difficoltà economiche.... il lavoro non è molto stabile...

 

 

No, non un fallito, ma sentirei che non sto facendo la mia parte, @@Almadel, tutto sommato non ha torto, se l'altro può tranquillamente badare ad entrambi perchè non farsi "mantenere"? alla fine molte nostre madri (credo) son casalinghe mantenute, il che ha un tono molto maschilista e sessista ma vabbè a loro va bene così :D

 

 

 

Mi dispiace Andrea per la tua situazione.. Non demordere e cerca lavoro a più non posso. Eventualmente prova ad andare anche a fare il cameriere all'estero, almeno ti migliori un po' l'inglese.

 

Riguardo al farsi mantenere, io la vedo diversamente. Ritengo che ognuno deve, nel suo piccolo, avere un minimo di indipendenza economica propria sia per una questione di correttezza verso il convivente, sia per una questione di dignità propria. Nel senso, se mi devo comprare dei vestiti, pagare l'abbonamento dei mezzi/la macchina, andare in vacanza ecc chi me li dà i soldi? Il mio compagno?!? 

Per me il farsi mantenere non esiste proprio. Nemmeno se il compagno prende 8000€ al mese. 

 

Nella mia famiglia nessun coniuge/convivente è mai stato mantenuto, io stesso mentre ero universitario mi facevo dei lavoretti il weekend per pagarmi benzina, uscite, vacanze ecc. E non perché lo volevano i miei genitori, anzi loro erano preoccupati che il lavorare mentre studiavo potesse influenzare i miei voti/il laurearsi in tempo ecc. CVD, così non è stato. Mi sono laureato in corso, laurea specialistica in economia con 107.

Posso capire se si parla di un nucleo famigliare con 3 figli dove la madre magari non lavora per tenere in ordine la casa, badare ai 3 figli, oppure lavora solo part time. E lo fa solo se lo stipendio del marito è sufficiente. 

 

E poi scusa, se quello che lavora perde il posto?

Edited by Fab_90

Io mi sento di dire: state attenti alla routine.
Non è un problema dei primi tempi della convivenza, è vero, ma dopo un po' può saltare fuori.
Io e il mio moroso lavoriamo su turni entrambi, quindi nell'arco di una settimana i nostri turni possono coincidere come no con un andamento molto random; ci capita così di essere entrambi liberi in mezzo alla settimana, di avere ore in casa da soli mentre l'altro è a lavorare... non è una cosa che abbiamo scelto ma ci è semplicemente capitata, e ho scoperto che ci aiuta molto a combattere l'eventuale noia... non so magari sono io che cerco sempre l'aspetto positivo in ogni cosa :) però questa è la mia idea.

Per me il farsi mantenere non esiste proprio. Nemmeno se il compagno prende 8000€ al mese.

Secondo me è inadeguato il verbo 'mantenere' per molte situazioni.

Se una persona si occupa della gestione della casa e della cura dei figli non mi sentirei certo di chiamarla mantenuta. È un retaggio del capitalismo che postula che il fine del lavoro sia il profitto economico, quindi chi non guadagna non lavora.

Questa è una mentalità sbagliata e per accorgersene basterebbe parificare il lavoro casalingo ad analoghe prestazioni a pagamento.

Quanto costa una persona per fare le pulizie, per lavare e stirare, una cuoca, una babysitter, una persona che sbrighi le commissioni etc. se assunti a contratto?

Nella situazione odierna è importante spesse volte avere due lavori a causa della situazione economica e della contingente precarietà del posto di lavoro.

Però se una persona ha un posto di lavoro molto stabile ed un buono stipendio non mi metterei certo a sminuire la scelta di chi decida di rimanere a casa permettendo tra l'altro un risparmio considerevole in certi ambiti (vedi Asilo nido, cibi pronti o precotti, servizio di lavanderia, riparazioni domestiche etc.)

Secondo me è inadeguato il verbo 'mantenere' per molte situazioni.

Se una persona si occupa della gestione della casa e della cura dei figli non mi sentirei certo di chiamarla mantenuta. È un retaggio del capitalismo che postula che il fine del lavoro sia il profitto economico, quindi chi non guadagna non lavora.

Questa è una mentalità sbagliata e per accorgersene basterebbe parificare il lavoro casalingo ad analoghe prestazioni a pagamento.

Quanto costa una persona per fare le pulizie, per lavare e stirare, una cuoca, una babysitter, una persona che sbrighi le commissioni etc. se assunti a contratto?

Nella situazione odierna è importante spesse volte avere due lavori a causa della situazione economica e della contingente precarietà del posto di lavoro.

Però se una persona ha un posto di lavoro molto stabile ed un buono stipendio non mi metterei certo a sminuire la scelta di chi decida di rimanere a casa permettendo tra l'altro un risparmio considerevole in certi ambiti (vedi Asilo nido, cibi pronti o precotti, servizio di lavanderia, riparazioni domestiche etc.)

 

Ok, nei nuclei famigliari con 3 figli e il marito con un posto sicuro dallo stipendio buono questo discorso ci può stare. Perché effettivamente tenere a bada 3 figli e star dietro alla casa (che sarà proporzionata ai 3 figli appunto) richiede un certo impegno e se entrambi i coniugi lavorano full time sarà necessaria l'assunzione almeno part time di una domestica, in mancanza dei nonni che sarebbero disponibili a dare una mano.

Ma Rookie92 sta parlando di una convivenza con un compagno e stop, senza figli. Direi quindi che non è che in casa ci sia sto gran da fare e che quindi entrambi i conviventi hanno tutto il tempo di farsi il loro cavolo di lavoro da 8 ore. 

 

Nella mia famiglia nessun coniuge/convivente è mai stato mantenuto, io stesso mentre ero universitario mi facevo dei lavoretti il weekend per pagarmi benzina, uscite, vacanze ecc. E non perché lo volevano i miei genitori, anzi loro erano preoccupati che il lavorare mentre studiavo potesse influenzare i miei voti/il laurearsi in tempo ecc. CVD, così non è stato. Mi sono laureato in corso, laurea specialistica in economia con 107.

Posso capire se si parla di un nucleo famigliare con 3 figli dove la madre magari non lavora per tenere in ordine la casa, badare ai 3 figli, oppure lavora solo part time. E lo fa solo se lo stipendio del marito è sufficiente. 

 

E poi scusa, se quello che lavora perde il posto?

 

Non deve nemmeno essere una cosa ideologica, studiare non è una perdita di tempo e se la tua famiglia ti può mantenere senza particolari sacrifici non ci vedo nulla di strano.

Io purtroppo adesso per varie disavventure lavorative dipendo comunque dai miei ma lì è un discorso congiunturale e quindi non dipende tanto da me, però durante l'università il problema non me lo sono proprio creato.

E' un discorso di parità nella coppia che secondo me è importante, sono profondamente contrario a valutare il valore delle persone dal lavoro che fanno o che non fanno.

Non deve nemmeno essere una cosa ideologica, studiare non è una perdita di tempo e se la tua famiglia ti può mantenere senza particolari sacrifici non ci vedo nulla di strano.

Io purtroppo adesso per varie disavventure lavorative dipendo comunque dai miei ma lì è un discorso congiunturale e quindi non dipende tanto da me, però durante l'università il problema non me lo sono proprio creato.

E' un discorso di parità nella coppia che secondo me è importante, sono profondamente contrario a valutare il valore delle persone dal lavoro che fanno o che non fanno.

 

Ma io non sto dicendo che valuto le persone in base al lavoro che fanno. Uno può anche fare il più umile dei lavori, però dal mio punto di vista è molto importante che entrambi i conviventi siano occupati. O se uno dei due è disoccupato almeno si sforzi a trovare qualcosa per contribuire alla condivisione delle spese. 

Poi se si parla di una coppia con 3 figli che richiedono un certo impegno capisco che uno dei due stia a casa a badare ai pargoli finchè sono piccoli..

Scusate se vado OT ma vedo che stiamo dando tutti contro a Fan_90 lui sta dicendo comunque che l'idea che solo uno "sgobbi" non gli piace, ma tutto sommato non è un ragionamento mostruoso

 

Grazie Andrea!!!!

Effettivamente il mio pensiero è questo.. Non mi pare di aver detto cose che non stanno nè in cielo nè in terra :D

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