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Lo sfogo del giornalista Luis Pabon


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Cazzeggiando fra i vari siti di informazione/cultura gaya mi sono imbattuto in questa lettera aperta riportata su gay.tv

 

http://www.gay.tv/articolo/non-voglio-piu-essere-gay/64061/

 

Facendo una breve ricerca trovo che quella è la traduzione di un'articolo/sfogo pubblicato da un giornalista statunitense, tale Luis Pabon, apertamente e dichiaratamente gay, che negli States ha suscitato un certo fermento nella "comunità" LGBT.

In sintesi il giornalista dice provocatoriamente di voler "smettere di essere gay" per tutta una serie di motivi che sono, in definitiva, quelli che spesso si ritrovano sottolineati anche qui su questo forum (incapacità di avere relazioni stabili, sessuocentrismo, promiscuità, superficialità, etc..); motivi che una parte della cd comunità, solitamente quella più attiva politicamente, sostiene inesistenti o marginali.

 

Riporto per completezza un commento all'articolo preso da un sito USA. L'articolo riporta il link al testo originale e, secondo me ben più interessante, i commenti dei lettori (lettori LGBT, dato che è un sito "dedicato", niente commenti omofobi perciò). I commenti sono in larga parte, e con toni anche aspri, contro le posizioni espresse da Pabon, argomentati in vario modo:

 

http://www.gaystarnews.com/article/us-journalist-pens-open-letter-%E2%80%98why-i-no-longer-want-be-gay%E2%80%99221114

 

Che ne pensate vobis? Siete più in linea con i commentatori, che considerano le critiche sollevate dall'autore per lo più "bullshit", oppure concordate, in tutto o in parte, con le questioni sollevate da Pabon?

Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/28723-lo-sfogo-del-giornalista-luis-pabon/
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Penso sia il mio argomento preferito :)

 

Se così tanti gay lo pensano, non può che essere vero.

Come è possibile che - nonostante siano così tanti -

non siano ancora riusciti a trovarsi tra di loro?

La risposta può essere una sola: coloro che si lamentano

pensano queste cose l'uno dell'altro.

incapacità di avere relazioni stabili, sessuocentrismo, promiscuità, superficialità, etc..

 

ma questo non è un problema dell'essere gay, asessuale o eterosessuale: questa è la situazione della società contemporanea

che poi avrei delle difficoltà a trovare accettabile una strada che per decreto ci riportasse verso relazioni stabili e indissolubili... il giornalista in questione può sempre prendere questa strada in autonomia, per scelta personale, difendendosi dal sessocentrismo senza per questo dover stravolgere la propria polarità affettiva

 

troverei molto più sensata e appropriata un'altra critica, invece: quella legata alla facilità di avere a disposizione qualsivoglia contenuto pornografico senza più alcuna barriera, o anche l'uso indiscriminato delle meccaniche sessuali come mezzo di stimolo pubblicitario

ma anche qui abbiamo dei mezzi di difesa a disposizione dati dalla non-partecipazione, io ad esempio ho messo tre anni fa il televisore in soffitta e lì rimarrà

dunque? secondo me in occidente viviamo nella migliore delle società possibili perché in questa società è possibile fare delle scelte mediamente consapevoli...

Edited by conrad65
Saramandasama

In questo articolo c'è qualcosa di simile, ma a parlare è una persona cresciuta da genitori gay. ( E fate caso a come questi tipi di giornali abbiano più notizie glbt di queerblog*_*)

http://www.tempi.it/sono-cresciuta-con-due-mamme-e-questa-e-la-mia-storia-per-favore-non-approvate-il-matrimonio-gay#.VHTcbcnN0pU

In questo articolo c'è qualcosa di simile, ma a parlare è una persona cresciuta da genitori gay. ( E fate caso a come questi tipi di giornali abbiano più notizie glbt di queerblog*_*)

 

Beh aspetta, il giornalista del topic ha fatto una dichiarazione "polemica" e provocatoria, ma praticamente priva (da quel che ho capito) di conseguenze pratiche: non è che intenda diventare etero XD

 

I casi che cita un giornale come "tempi" sono i soliti esempi di ex-gay, usati strumentalmente come "buon esempio" in opposizione a questi gay che si ostinano a rimanere tali :D la cosa si commenta da sè mi pare.

 

Sono due prospettive ben diverse.

Edited by NewComer

comunque la soluzione di tutte le lagnanze è semplice:

 

il giornalista in questione può sempre prendere questa strada in autonomia, per scelta personale, difendendosi dal sessocentrismo senza per questo dover stravolgere la propria polarità affettiva

tutto il resto è noia

Ma no.

La polemichetta sulla promiscuità/superficialità del mondo gay

è di solito una questione tutta interna al mondo gay maschile.

 

Le lesbiche avranno anche i loro difetti,

ma definirle promiscue o superficiali è proprio difficile.

 

Quello che i gay dicono degli altri gay si divide invece in due categorie:

a) Le argomentazione da femmina etero ("I maschi pensano solo a scopare, cercano sempre quelle più giovani, ti usano sessualmente e poi spariscono")

B) Le argomentazioni da maschio etero - meno frequenti - ("Le femmine sono tutte troie e se ola tirano, pensano solo ai tuoi soldi, a fare shopping. a deriderti con le amiche perché lo hai piccolo")

Probabilmente è stato scagato da uno che gli piaceva e ha voluto lagnarsi in pubblico abusando squallidamente della sua posizione di giornalista invece che mangiar gelato alla vaniglia davanti alla TV. Generalizzare è tipico delle persone presuntuose e viziate.

 

 

Probabilmente è stato scagato da uno che gli piaceva e ha voluto lagnarsi in pubblico

 

Però, come vogliamo stereotipare la "lagna" della superficialità, renditi conto che anche la tua è una risposta molto "stereotipata": tipica risposta quando escono questo tipo di critiche è infatti:

-E' un gay represso, oppure

-E' uno sfigato

In questo caso dato che il poveretto è dichiarato e "fiero", ovviamente si usa la seconda.

 

Cavolo, non è che qualsiasi posizione "contro" sia a prescindere sempre il frutto di una tara mentale.

 

Anche perchè, @Sampei, il tuo sì che è un comportamento da presuntuosi: non ti sforzi nemmeno di analizzare la questione nel merito, perchè a parere tuo il tipo è uno sfigato, quindi non merita nemmeno lo sforzo mentale. Bah

In generale credo che il nostro modo di "vedere" la vita sia influenzato da ciò che abbiamo vissuto in prima persona.Abbiamo un punto di vista spesso limitato perché troppo influenzato da esperienze vissute.

Io posso dire che nel nostro "ambiente"noto una diffidenza diffusa,c'è poca leggerezza nell'approccio iniziale,c'è gente che vuole avere subito certezze e se c'è anche solo una piccola possibilità che l'altro non corrisponda a ciò che si cerca c'è la tendenza a non approfondire la conoscenza.Personalmente penso che molti cerchino una relazione stabile,il problema è che poi ci si blocca,c'è paura di esporsi,di raccontarsi,di conoscersi davvero.Fare questo richiede un certo impegno e anche una buona dose di coraggio.Così diventa più semplice saltare questo passaggio e buttarsi nel sesso facile.Chiaramente non si può generalizzare,io per primo non mi rivedo in quanto ho scritto,però è quello che percepisco in molti.

Appunto, state dando risposte stereotipate. Mi ha colpito un commento a quella lettera:la comunità gay è come la musulmana, non accetta e non fa autocritica.

E questo topic ne è l'evidenza, si ci limita a mettere la testa sotto la sabbia ed evitare un'onesta autocritica. Inoltre non capisco questo atteggiamento di menefreghismo, siccome non è un problema per voi o avete la vita risolta allora gli altri non dovrebbero aver motivo di lamentarsi. Io sto in coppia e fortunatamente non devo affrontare certe problematiche, posso pure distaccarmi dall'ambiente e comunità gay perché tanto non è necessario alla mia vita di coppia, eppure non posso improsciuttarmi gli occhi e non essere solidale e critico con chi purtroppo deve dipendere dalla comunità e dalle logiche degli approcci gay. Sono cose che ho vissuto e che vedo con i miei amici gay single quindi è inutile girarci attorno e dire che è "un caso su mille" o sono "esagerazioni". Ci sono evidenti problemi, inutile farne drammi, ma abbiate l'onestà di ammetterlo una buona volta...

Mi piacerebbe capire quanti omosessuali conoscono quelli fra voi che si dicono d'accordo con questo cretinetti.

 

Io conosco un certo numero di persone gay, e trovo decisamente ripugnante l'alterigia di chi sfoga le proprie personali frustrazioni parlando totalmente a sproposito di categorie astratte di persone per sentirsi in qualche modo appagato.

Conosco uomini, donne, ragazzi, ragazze, gradevoli, simpatici, interessanti, ognuno con una vita, delle esperienze, delle storie da raccontare.

Ma li conosco davvero, non faccio finta come il giornalista sputamerda frustrato.

E' così squallido chi, pur di non impegnarsi nel migliorare le proprie abilità sociali, nel conoscere sul serio la realtà di chi lo circonda, nel risolvere le proprie paure e i propri blocchi, si consola nel più patetico dei castelli di carte: "almeno io sono er meio de tutti quanti aho".

@@NewComer, quanti omosessuali conosci? Se non ricordo male hai detto che non te la senti ad uscire in luoghi in cui ci sono altri gay come i bar, i locali e le associazioni, però posso dire con certezza che tu conosca come minimo quelli che hai incontrato al raduno.

 

Ebbene? Dicendo che sei d'accordo con 'sto sfigato non ti accorgi che stai dicendo che ognuno degli omosessuali che hai incontrato al raduno del gayforum è un essere immondo, promiscuo, schifoso, che pensa solo al sesso alla droga e ad ubriacarsi e non è capace di amare ecc ecc?

 

In definitiva la mia provocazione è: come cazzo ti permetti di dar credito a boiate del genere NONOSTANTE tu abbia pure conosciuto una trentina di utenti del forum dichiarandoti felice di averli conosciuti?

 

Tu lo sai che gli utenti che hai conosciuto sono tutti gay? E tu lo sai che il target delle stronzate riversate da mister testa di cazzo giornalista sono i gay?

ad esempio, se io inizio a fare autocritica(più di quanto faccia abitualmente), nessuno di voi andrà in paradiso

sappiatelo

neanche tu ilromantico

 

quindi luis pabòn, la cui faccia pare non esistere su internet, è libero di contattarmi per assaporare con me le gioie della vita coniugale

Edited by Demò

Al sempre pacato Sampei, faccio due considerazioni:

 

1) Dire che i comportamenti descritti dal tizio sono COMUNI (diffusi se preferisci) non vuol dire sostenere che TUTTI i gay siano fatti così.

In ogni gruppo sociale più o meno omogeneo è possibile trovare linee comuni di pensiero/comportamento: per fare un esempio, esistono cattolici con la mente aperta sulla questione omosessualità, ma qualcuno si sentirebbe di dire che quella è l'attitudine generale dei cattolici? Ovviamente no, dato che l'attitudine diffusa fra la maggioranza è l'intolleranza.

Ora, se vogliamo dire che fra i gay la stabilità nelle relazioni è una regola diffusissima e comune diciamolo pure, ma è ovvio che, per citare il rag. Fantozzi, "è una cagata pazzesca".

 

2) Riguardo alla questione del presunto insulto ai componenti del forum conosciuti al raduno (ma insulto dde che?): il giornalista esprime difficoltà in campo relazionale/sentimentale. Il fatto che un soggetto sia uno stronzo nelle relazioni di coppia non implica che sia una persona orrenda o sgradevole, e questo vale anche per gli etero: il mio migliore amico (etero) è oggettivamente un pessimo fidanzato, ma è un ottimo amico ed una persona buonissima se non si considera il lato "rapporti di coppia".

In sostanza: affermare che sia difficile trovare gay disposti alla relazione stabile non implica che questi (quelli non da relazione) siano dei mostri a 360 gradi.

 

Riguardo poi alla onnipresente frecciatina sul personale:

 

 

 

quanti omosessuali conosci? Se non ricordo male hai detto che non te la senti ad uscire in luoghi in cui ci sono altri gay come i bar, i locali e le associazioni

 

Ho detto che non vado nelle disco perchè non mi piacciono le disco (sia quelle gaie, sia quelle etero), e non vado nelle associazioni, o meglio, ad arcigay, perchè la linea di pensiero dominante mi pare in soldoni quella che esprimi tu, linea con cui io non sento alcuna affinità.

Mai detto da nessuna parte che non vado in locali o associazioni per non andare in posti frequentati da gay. Anche perchè, a rigor di logica, avessi questa fobia di stare in mezzo ai gay non mi sarei fatto 300km per andare al raduno, non credi? 

 

Comunque, come quasi sempre, dalla discussione "spunti e riflessioni" si finisce alla discussione sul caso personale. Probabilmente proprio per l'impostazione mentale che mostri sempre su argomenti di questo genere: ossia che se uno ha qualcosa da ridire su un qualche aspetto dell cd comunità, necessariamente ha problemi di tipo personale (è sfigato, sociopatico, omofobo, laqualunque).

Il fatto che uno si possa fare una opinione in maniera razionale è inconcepibile no? Non ne ho le capacità intellettuali.

Non generalizzerei affatto!

 

Tuttavia approfitterei della provocazione per fare autoanalisi, come gay e come membro di un gruppo.

 

Secondo me quanto dice è parzialmente vero: ma non lo considererei un difetto del gay in quanto gay.

 

Ma del gay quanto gay figlio di una società che a prescindere dall'orientamento sessuale gira un po' in questo modo, e del gay che spesso ha subito uno sviluppo personale e sessuale non ottimale a causa della visione che questi tempi e quelli delle passate generazioni hanmo riservato all'omosessuale medio.

 

Insomma.. in contesti più "sereni" si costruirebbero relazioni più stabili.

Ciò non toglie che molti riescano a farlo anche oggi, e riuscivano a farlo anche ieri.

Beh, @NewComer mi fa piacere apprendere che le critiche

che eventualmente puoi condividere sui gay

si fermano al modo in cui i gay gestiscono la loro vita sentimentale e sessuale.

 

Questo spiega in toto il motivo per cui io non ho nessun pregiudizio negativo verso i gay:

sono stato quasi sempre fidanzato in vita mia e anche quando non lo ero

non ho mai cercato attivamente qualcuno con cui mettermi insieme.

 

Solo che - ammettendo questo - tutto torna a ridursi a un semplice lamento da single,

lasciando in ombra la possibilità di avere una visione oggettiva sulla comunità gay.

Da un lato le persone soddisfatte della loro vita sentimentale - o del loro essere single -

e dall'altra quelli che imputano agli altri di non voler fare sesso con loro (superficialità)

o di non voler fare sesso solo con loro (promiscuità).

 

E dove sarebbe la razionalità in questo?

Non ce la vedo.

A me pare che con questo tipo di risposte non fate altro che confermare le critiche del giornalista. Lui si lamentava della mancanza di fratellanza, autocritica ed empatia nonché di una superficialità e disumanità generalizzata. Ecco, non mi pare che limitare il discorso al 'single sfigato' sia corretto né sia il punto del discorso, anche perché il giornalista ha detto di aver vissuto apertamente come gay tra alcool, feste, sesso e festini. Non mi pare abbia avuto una vita da gay infelice o da sfigato, eppure probabilmente col tempo e con la ricerca di altri approcci e bisogni sentimentali sarà arrivato a un punto in cui ha tirato le somme.

 

Il fatto che uno non abbia mai avuto problemi nel trovare coppia non dice molto perché dipende tutto dall'aspettative e bisogni dei singoli soggetti. Anche perché coppia in certi casi gay vuol dire farsi andare bene per forza una serie di situazioni o sottostare a dei compromessi. Evidentemente il tipo in questione non è mai voluto piegare a dei compromessi che andassero contro quello che vuole e che ritiene che siano i suoi valori...e come dargli torto?

 

Per l'ultimo non è che il Mondo si divide in single e accoppiati per cui se uno è fidanzato non si relaziona con i single! Anzi direi che certe tematiche single stridono ancor di più quando stai in coppia. Noi siamo stati costretti a smettere di frequentare un bel po' di gente single gay che per tutta la serata parlava di "sesso, sesso, ambiente gay" perché risultava semplicemente patetico e noioso. Le piccole parentesi sono anche divertenti, ma la petulanza e la monotonia di argomenti non lo sono per nulla.

C'è però il fatto che questa persona ha deciso di raccontarci solo questo

aspetto dei suoi ultimi 7 anni di vita, sul resto della sua vita niente sappiamo

e niente possiamo dire, perché lui l'ha esclusa dalla discussione

 

Mi pare di capire che lui descriva una situazione di omofobia iniziale, una

prima fase in cui l'esistenza di luoghi sicuri in cui esprimersi sono stati una

opportunità apprezzata per poter guadagnare la "carica" l'energia per affrontare

il mondo esterno e diventare quello che lui chiama "attivista di me stesso"

 

Fatto questo però - certo non esiste un obbligo di diventare attivista per gli altri e

non sto sostenendo che avrebbe dovuto farlo per forza - non avendo trovato un

fidanzato non è riuscito a portare fuori - nella Società - quella realizzazione di coppia

che gli avrebbe consentito un confronto, fra mondo gay e mondo esterno

 

La prima cosa da dire è che il confronto interno ad una comunità deve essere ispirato

al rispetto e alla capacità empatica di confrontarsi fra persone diverse, se l'odio di sé

si esprime nell'odio degli altri gay ( quelli diversi da sé ) ciò che si produce è una identità

negativa, che è esattamente ciò che leggo in interventi simili

 

Ciò che lui addebita agli altri, nei contesti che a lui premono ( il rimorchio ) lo sta facendo

in questo articolo pure lui e non se ne rende conto perché manca empatia e capacità di

confronto

 

Curiosamente dicendosi giovane questa persona arriva ad esprimere un atteggiamento

nostalgico, per i bei tempi andati ( quando c'era la solidarietà perché c'era l'AIDS ?!? Forse

chi ha vissuto quei tempi potrebbe obiettare che non è bello veder morire un amico )

 

Ma la nostalgia è esattamente l'altra faccia della stessa medaglia della leggerezza che addebita

agli altri : vivere solo nel presente ha il pregio di essere effettualmente vero, rispetto al vagheggiare

su un passato mitico mai vissuto, in entrambi i casi si sceglie di essere innocui per la Società.

Ed è significativo il fatto che si finisce per contrapporre al gay perennemente svagato e divertente

la Tragedia con la T maiuscola

 

Questo atteggiamento vittimistico non serve a niente

E l'atteggiamento di condanna e aggressività(non nel tuo caso) a che serve? Già avete ipotizzato uno scenario di cui in realtà non si sa nulla e non credo che importi. In quei 7anni ha vissuto apertamente e probabilmente continuerà a farlo nonostante tutto (non ha altra scelta), direi che ha avuto tempo e vissuto per poter tirare certe somme. E poi ripeto, la sfortuna sua nelle relazioni non mi pare una giustificazione oggettiva alle critiche che ha elencato.

Ma guarda che è lui quello che condanna... È inutile che continui a girare la frittata.

 

 

Trovo particolarmente ironico che l'articolo apra con questa frase:

In questa comunità, c’è talmente tanto disgusto di sé stessi che si incontrano continuamente uomini a pezzi, autodistruttivi, che sanno solo ferire, che sono crudeli e vendicativi gli uni contro gli altri.

 

Sul "disgusto di sé stessi" non mi esprimerò, ma che il resto della frase descriva l'immagine che l'autore ha dato di sé con questo articolo mi pare alquanto incontestabile.

E poi ripeto, la sfortuna sua nelle relazioni non mi pare una giustificazione oggettiva alle critiche che ha elencato.

 

Esattamente, quando escono queste critiche la si butta sempre in vacca tirando in ballo ragioni personali imperscrutabili, ma nessuno risponde o tenta di rispondere nel merito.

 

La cosa strana è che questo tipo di risposte possono anche avere senso se rivolte a persone come me, che non ho grandi rapporti con l'ambiente, ma sono abbastanza strane se rivolte ad un tipo che il "mondo gay" lo ha vissuto per anni. Proprio il fatto, anzi, che le conclusioni tratte da Pabon siano frutto non di congetture ma di esperienza diretta, dovrebbe spingere verso una riflessione "nel merito": il limitarsi ad elencare il perchè e il per come il tizio sia arrivato a tali conclusioni non risponde in nessun modo alle critiche poste.

 

E' abbastanza sui generis il commento di @LoupGarou: il tizio fa critiche sulla base di una esperienza soggettiva ma concreta, mentre i commentatori (sia quelli dell'articolo, sia voi qui in questo topic) criticano lui sulla base di congetture indimostrabili (è sfigato? è stato rifiutato? boh, nessuno lo può sapere). A me sembra ben più legittimo trarre conclusioni da esperienze, piuttosto che da congetture.

 

Anche perchè la domanda che mi viene è: se, stando a ciò che dite, sono in molti quelli che si lamentano di ciò che si lamenta Pabon, possibile che siano/siamo tutti sfigati/repressi/asociali? Se fosse un problema infrequente il sospetto sarebbe legittimo, ma quando è una cosa così diffusa ciò che è razionale pensare è che ci sia davvero un problema di fondo.

Edited by NewComer

Veramente è esattamente il contrario NewComer. Siete voi che state facendo mille ipotesi sulla sua storia.

 

Io mi limito a fare riferimento all'unico elemento certo di tutta questa discussione: quello che lui ha scritto. E da quello che lui ha scritto si ricavano alcune cose su di lui: che sente di essere stato trattato scorrettamente, che lui è a pezzi per questa situazione e che sta aggredendo una comunità di persone.

 

Che è ironicamente la stessa cosa che lui critica agli altri:

In questa comunità, c’è talmente tanto disgusto di sé stessi che si incontrano continuamente uomini a pezzi, autodistruttivi, che sanno solo ferire, che sono crudeli e vendicativi gli uni contro gli altri.

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