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Lo sfogo del giornalista Luis Pabon


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Trovo particolarmente ironico che l'articolo apra con questa frase: In questa comunità, c’è talmente tanto disgusto di sé stessi che si incontrano continuamente uomini a pezzi, autodistruttivi, che sanno solo ferire, che sono crudeli e vendicativi gli uni contro gli altri

 

 

Dici? A me invece quella frase mi è sembrata, purtroppo,  di un realismo crudele e disarmante. Mi ha fatto rabbrividire nel pensare che a quest'ora anch'io potrei essere vittima di certi giri e situazioni se ai tempi non avessi usato un po' di sale in zucca contro quella gente che lui denuncia. La bisessualità almeno in quell'aspetto mi è tornata utile perché sapevo già che forma avessero le relazioni e i sentimenti e quindi era davvero impossibile abbindolarmi con visioni 'alternative'. 

Tuttavia, oggigiorno, credo che l'ambiente gay sia molto meno 'oscuro' rispetto ad anni fa e soprattutto ormai i giri e gli ambienti si stanno diversificando. Insomma sono d'accordo con il giornalista, ma non credo sia nemmeno il caso di farne un dramma, non più almeno, anche se è innegabile che certe dinamiche e giri da lui denunciati siano ancora presenti nonostante tutto.

 

Per il resto nessuno vuole vittimizzare il giornalista, ma non credo che ridicolizzare la sua esperienza aiuti. In effetti c'è ben poco da fare o da dire, se non quello di ammettere almeno che c'è un po' di verità in ciò che denuncia, ma nella peggiore delle opinioni io l'avrei buttata su un "in questo ambiente può succedere, ma non ne farei un dramma". 

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Il fatto che tu dica che lui in prima persona è a pezzi o rancoroso non risponde in alcun modo alle critiche mosse da lui però

Certo che risponde.

Ho appena detto che lui ha gli stessi difetti che sta criticando agli altri. Una persona che vuole essere aperta e disponibile a fare autocritica a questo punto dovrebbe assumere uno di questi due atteggiamenti: o rendersi conto che è lui per primo a dover cambiare qualcosa, oppure comprendere che gli altri che sta criticando sono nella sua stessa situazione e quindi attivare l'empatia a cui faceva riferimento Hinzelmann.

 

 

Che tipo di risposta ti aspettavi?

Facciamo un paragone. Sei appena stato lasciato da uno stronzo e vieni da me per piangere e dirgliene di tutti i colori. Chi è che ha bisogno di aiuto? Su chi dovrei puntare? Tu o lo stronzo?

Puoi anche chiedere agli altri di fare autocritica, ma a un certo punto l'unico approccio sano passa dal fatto che l'unica cosa che puoi cambiare nella tua vita sono il tuo comportamento, le tue azioni. L'autore è in un momento di disagio, ed è lui che andrebbe aiutato, è lui che andrebbe spinto a fare autocritica. Non la "comunità gay".

 

 

Assecondiamo il tuo ragionamento. Diciamo che la comunità gay deve fare autocritica.

Siccome io faccio parte della comunità gay partirò da me. Ritengo di dover fare autocritica in base a quello che ho letto in questo articolo? No. Non solo perché non mi sento descritto da nulla di quello che lui dice, non solo perché le mie esperienze sono diverse dalle sue, ma anche perché io ritengo nel limite delle mie possibilità di fare esattamente quello che lui lamenta manchi. Ovvero, ritengo di amare i miei fratelli gay e di dimostrare e aver dimostrato la mia solidarietà nel concreto.

 

Tu, NewComer? Stai facendo autocritica? Come stai rispondendo a questo grido aiuto?

 

E per quanto riguarda la comunità gay nel complesso, quale può essere lo spunto di autocritica, l'idea per cambiare? Diventassi presidente di Arcigay domani, che cosa pensi dovrei/potrei fare alla luce di questa critica che ho appena letto? Potrei/dovrei forse io convincere le persone con cui l'autore ha avuto a che fare a voler fare meno sesso e volere più stabilità relazionale? Potrei/dovrei forse io convincere le persone che non ci provano cui lui in discoteca ad essere più coraggiose?

 

 

Queste critiche non mi riguardano. Tutto quello che posso pensare è che attraverso questo sfogo l'autore speri di riuscire a raggiungere le persone con cui ha avuto cattive esperienze con le sue critiche, indirizzandole anonimamente alla comunità nel complesso.

incapacità di avere relazioni stabili, sessuocentrismo, promiscuità, superficialità, etc..

 

tutti i maschi sono tendenti a questo, infatti nel momento in cui si viene a creare una trama sociale e sentimentale maschio+maschio è uscito fuori quello che gli etero farebbero davvero se le donne non li frenassero.

 

molti dei gay che sognano amori rosa hanno eredito questo concetto dalla cultura femminile perché i gay hanno la s/fortuna di poter aderire di meno agli stereotipi culturali di genere e prendere ispirazione qui e lì per la propria personalità.

 

certo poi a volte gli stessi gay aprono i topic in sesso&dintorni per lamentarsi che il fidanzato attuale non è superdotato quindi oltre che roteare gli occhi e comprendere che la prima causa del disagio sono loro stessi non posso fare.

Certo che risponde.

 

No, non risponde affatto. Se stai rubando qualcosa in un supermercato e uno te lo fa notare, anche se chi te lo fa notare è ladro a sua volta ciò non cambia il fatto che tu stessi rubando.

Quindi dire "eh ma lui dice X degli altri, però è X a sua volta" nulla ci dice sulla fondatezza o meno della critica.

 

Per il resto: dato che il sig giornalista si rivolge alla comunità presa nella sua interezza, tu in quanto LoupGarou non puoi far altro, ovviamente, che far autocritica su te stesso. Il giornalista infatti invita tutti i componenti della fantomatica comunità (tu, tizio, caio etc.) a fare autocritica, quindi non capisco perchè tu la metta sul piano esclusivamente personale ("io cosa dovrei fare?"...ma mica tu sei tutta la comunità o il suo legale rappresentante XD).

 

Riguardo a questo:

 

 

Tu, NewComer? Stai facendo autocritica? Come stai rispondendo a questo grido aiuto?

 

Io non ho mai fatto parte, non faccio parte tuttora e, verosimilmente, non farò parte in futuro della comunità gay, quindi la critica non è da intendersi rivolta a me (e, come me, a tutti gli outsider).

 

Nello specifico non ho mai tenuto i comportamenti elencati da Pabon; inoltre, non avendo altro rapporto col mondo gay che quello mediato dal virtuale, unica cosa che posso fare nel mio piccolo è tenere un minimo di educazione e correttezza nelle iterazioni che ho in questi luoghi, cosa molto rara (dato che l'essere protetti dallo schermo scatena di solito il peggio di malefucazione e menefreghismo nelle persone): questa cosa l'ho sempre fatta, anche senza la reprimenda del sig Pabon, e continuerò a farlo.

Edited by NewComer

Se un ladro mi desse del ladro, potrei dire "E allora?" Fine della critica.

Tra l'altro ribadisco: è il sig. Pabon che, avendo portato un suo stato di disagio, è da aiutare.

 

 

Che senso ha che mi dici che io non posso far altro che far autocritica su me stesso... e poi rimproverarmi perché è quello che ho provato a fare? Quello che stavo dicendo è che questa critica è una sciocchezza, perché la critica sulla comunità gay avrebbe senso se fosse qualcosa che io (in quanto destinatario del messaggio) potessi cambiare. Ti ho appena dimostrato che non è così, quindi criticare la comunità gay è ridicolo.

Se invece avesse criticato determinate persone che realmente rientrassero nella descrizione che ha dato, il messaggio, condivisibile o meno, efficace o meno, sarebbe stato per lo meno utile.

 

 

Per quanto riguarda il fatto che non ti senti parte nella comunità gay, l'autore denuncia sospetto, infedeltà, solitudine e mancanza di unione. Che non molti uomini gay sono disposti a sacrificarsi per i loro fratelli oggi.

Chi credi che riguardi questa descrizione, NewComer, sollecito invitante all'autocritica? Me o te?

 

 

Me o te?

 

Riguarda te in quanto TU, non io, fai parte della comunità. Quando ti dichiari tale, ciò implica che oltre ai normali "obblighi" verso il genere umano in termini di comportamento (che hai in quanto essere umano) e quelli che ti derivano dall'essere cittadino (rispettare la legge) hai anche degli obblighi più o meno espliciti verso i tuoi "fratelli": nel caso della "fratellanza" gay questi obblighi potrebbero essere solidarietà, empatia, reciproco aiuto e così via.

 

Questi obblighi impliciti se li assume chi vuole essere parte di quella comunità: tu ti dichiari parte attiva della comunità gay, quindi è tuo preciso obbligo trattare i tuoi "confratelli" con empatia, aiutarli e sostenerli in caso di difficoltà. E con tu intendo tu LoupGarou ma anche tutti gli altri comunitari.

Io di tale comunità non faccio parte, quindi non mi becco i benefici dell'appartennenza (rete sociale, aiuto, empatia) ma nemmeno gli obblighi: quindi non puoi recriminare a me la mancanza di empatia e solidarietà, perchè non sono tenuto ad averne.

 

Per la questione dell'autocritica continui a travisare: se tu fai autocritica è solo che positivo, noon ti ho mai criticato per l'autocritica. Ho detto che l'utilità del tutto non sta nel spingere te, singolo componente, a cambiare tutta la comunità (è ovviamente impossibile) ma spingere quanti più membri della comunità che fanno le cose descritte da Pabon a fare autocritica, così da migliorare la situazione generale.

Se tu fai autocritica, già eri fra i "buoni" prima, quindi nulla cambia. Ma se la fa uno "stronzo", e ne cava qualcosa di buono, c'è uno stronzo in meno nella comunità. Quella è l'utilità.

NewComer, rileggendo l'articolo noterai che la parola "gay" viene usata interscambiabilmente con comunità gay.

 

Il sig. Pabon non dice "Non voglio più far parte della comunità gay". Dice "Non voglio più essere gay".

Non dice "Non ci sono molti esponenti di questa comunità disposti a sacrificarsi per i loro fratelli". Dice "Non ci sono molti uomini gay [...]".

Eccetera, eccetera.

 

Per il sig. Pabon, così come per me, tu sei parte della comunità gay in quanto gay. E se si parla di obblighi morali o sociali, riguardano te allo stesso modo di tutti noi.

D'altronde, che tu dica che non ti becchi i benefici dell'appartenenza alla comunità gay è una falsità. Le conquiste sociali non fanno distinzione tra chi si tira fuori e chi si riconosce nella comunità gay.

(Sfrutti poi sempre questo forum.)

@NewComer, guarda che tu fai parte della comunità quanto Loup-garou.

 

"La comunità gay" significa più o meno "Le ragazze etero".

E' impossibile tirarsene fuori anche volendo.

 

Ovvio che se uno dice: "Le ragazze etero sono tutte troie!"

Tu - in quanto ragazza etero - puoi dire: "Non sono troia!

Sono sottomessa al mio ragazzo!/ Voglio morire vergine per Gesù!"

ma nessun ragazzo etero distinguerà te dalla collettività delle ragazze etero...

 

Strano a dirsi tendono a dirsi "parte delle comunità gay" invece che semplicemente "gay"

proprio le persone che cercano di superare le critiche sull'individualismo.

 

Per me NewComer è un membro della comunità gay - persino meritorio -

perché cerca di dare dei consigli a degli omosessuali come lui

ed è disposto a conoscerli anche senza (troppi) secondi fini sessuali o romantici.

Beh, è molto di più rispetto a quello che potremmo dire di molti altri gay, no?

ed è disposto a conoscerli anche senza (troppi) secondi fini sessuali o romantici.

Beh, è molto di più rispetto a quello che potremmo dire di molti altri gay, no?

 

Sono sicuro che il sig. Pabon ci troverebbe da ridire. Al di là di tutta la tiritera, il messaggio di tutto l'articolo mi sembra essere "Voglio qualcuno che voglia una relazione stabile con me e che faccia la prima mossa."

Non mi importano gli sproloqui da passivo disturbato di Pabon:

questo è il livello di analisi sul mondo maschile che ha mia nonna.

Ci manca solo che dica "Oddio, non ci sono più gli attivi di una volta!

Adesso si girano tutti!"

 

 

Il fatto che tu dica che lui in prima persona è a pezzi o rancoroso non risponde in alcun modo alle critiche mosse da lui pe

 

non risponde alle critiche ma fa di più: le depotenzia, le rende prive di credibilità

è uno dei fenomeni psicologici più noti, si chiama "proiezione"

accade che uno addebiti al mondo esterno (a volte a qualcuno in carne e ossa, a volte a un'intera categoria o comunità) i problemi che lui stesso vive

la risposta non può essere quella di accedere al suo (blando) livello di psicosi, ma di fargli notare che è lui stesso ad avere un problema, che sta parlando in realtà di un "suo" problema

Alla fine il nucleo del problema per un Omosessuale Moralizzatore è solo quello: Pabon, così come coloro che s'uniscono al suo tristo lamento, si dimandano: "Ah Giove Sempiterno, perché mi arrapano solo quegli specifici tizi che se ne sbattono di avere una relazione seria con me?"

E sono costretto a dire SPERIAMO che sia questo l'unico motivo che spinge l'Omosessuale Moralizzatore a lagnarsi sulla crudeltà del mondo gay, perché l'unica altra ipotesi è che stia cercando scuse cattolichine per reprimersi e vivere un'orrenda vita da boy scout con i mutandoni alti di lanacotta, il semolino al naturale per colazione e la totale assenza di tracce di vita relazionale o di tentativi di vita relazionale, tranne laddove si debba aiutare il parroco a fare il giro dell'isolato per convincer le vecchiette a sottoscrivere l'otto per mille.

Edited by Sampei

 

 

"Ah Giove Sempiterno, perché mi arrapano solo quegli specifici tizi che se ne sbattono di avere una relazione seria con me?"

 

Dici? Io direi il contrario.
La mia domanda sarebbe:

"Perché NON mi arrapano tutti quei tizi

che come me si lamentano della comunità gay?"

Mah, ho appena letto lo struggente pezzo Di questo piangina e ho pensato: 7 anni fa si e' accettato, e ha cercato amore, intimita', e fratellanza. Non ha trovato ste cose, Ed ha iniziato con alcolica, droga , sesso, e feste. E adesso deluso, parla Di " una volta" quando l'uomo aveva ancora I valori veri, non le apps sull'iphone. Ma quanti anni ha sto imbecille? Spero non piu' Di 30' anche se ha un approccio emotivo Di una bambna dodicenne.

Avro' culo io, ma di uomini gay che valgono e che sono persone stupende ne conosco un sacco. Sono d'accordo con chi dice che chi trova solo "sfigati" , o se LI cerca apposta, oppure e' tutto quello che si puo' permettere.

@newcomer non capisco bene la tua logica. Se sei gay hai ben poco da poterti tirar dietro. L'unica scelta che puoi adottare è quella di vivere la tua vita o non vivirla, ma non puoi certo decidere di non far parte della comunità...è una realtà di fatto che non dipende da te.

 

Per il resto, il giornalista farà anche la "vittima", ma non capisco questo atteggiamento di dargli addosso e sbeffeggiarlo...

Il "povero" Pabon ha scritto un pezzo che insulta tutti I gay. Io in quanto gay, perche' mai dovrei essere solidale con questo ( mamma Mia) artista, poeta, scrittore, cantante e cantautore? Ha scelto Di vievr la propria omosessualita' in una sola dimensione ( droga, feste, e sesso) e va a rompere le palle a tutti I gay generalizzando Ed insultando? ( perche' a me sembrano veri e propri insulti).

Il tipo vive nella Capital Region, percio' a o vicino Washington DC. E' il 2014, Ed e' un '"artista". Se non ha scelto lui, significa che e' un disagiato sia sociale che mentale. Sono andato a cercare notizie sul tipo, Ed ho trovato che e' un social worker con esperienze lavorativa con persone con problemi mentali e la sua "arte" si basa su raccontare esperienze di "trasformazione, speranza, e auto-realizzazione". Chissa' perche' non sono sorpreso della sua formazione. Sul suo blog ha un altro articolo. Contro il Thanksgiving, e per il rispetto per il tacchino, I'm rifiuto Di leggere Chissa' quali altre cazzate avra' scritto.

privateuniverse

La gran parte delle critiche non sono pertinenti.

 

Alcune sono argomenti ad personam, per di più basati sul nulla, visto che nessuno di noi conosce l'autore dell'articolo.

 

L'ultimo argomento di @bullfighter3 è, anch'esso, del tutto privo di consistenza da un punto di vista logico: se anche l'autore avesse scritto novecentonovantanove articoli difendendo tesi sbagliate, non è detto che il millesimo articolo debba essere anch'esso sbagliato.

 

Neanche l'argomento "ci sono tanti ottimi gay" è valido, come confutazione; e il motivo l'ha ben descritto @NewComer.

 

Non è possibile dimostrare la validità della tesi sostenuta nell'articolo, ovviamente; si tratta di un giudizio personale.

 

Secondo me c'è un fondamento di verità ma è sbagliato generalizzare.

 

Credo che molti gay, anche in passato, pensassero, o pensino, le stesse cose; e che molti si siano fatti le stesse domande e si siano dati le stesse risposte, prima o poi, almeno una volta nella vita, anche se certe cose non si possono dire pubblicamente perché poi arriva l'Amicone (inteso come direttore di Tempi) di turno che le usa per sostenere che i gay sono tutti pervertiti inaffidabili che è bene facciano le loro cose di nascosto, senza godere di alcun riconoscimento sociale; anche se in fondo, "The Boys in the Band" è del 1970, e certe cose si dicevano già allora, anche se, all'epoca, la colpa non era di internet e dei siti di profili ma della clandestinità e del disprezzo che rendevano difficile cercare qualcosa di più del sesso occasionale.

Chi l'avrebbe mai detto che il sogno di ogni omosessuale è quello di diventare arcivescovo. C'è chi aspira a diventare come la Federica Pellegrini, o come Paolo Nespoli, o come Umberto Eco , e poi c'è chi aspira a fare il Cardinal Ruini.

 

Ora resta da capire come mai tutti quelli che aspirano a fare il cardinal Ruini sono gay.

 

 

è uno dei fenomeni psicologici più noti, si chiama "proiezione"

 

Forse non solo

 

Alle spalle -o prima- c'è una dinamica che nasce dal problema di ogni appartenenza ad una minoranza

tra confronto interno ( alla comunità ) ed esterno ( con la Società ) e certamente l'odio di sé che poi

diventa disprezzo per gli altri, ci si innerva, ci si radica sopra

 

Un gay che viene tendenzialmente considerato un "diverso" dovrebbe acquisire un grado di consapevolezza

di sé che gli consenta di sostituire alla "diversità" ( negativa ) la "differenza" ( positiva o comunque neutrale )

 

Se si continua ad agire attraverso il dispositivo dell'oppressione, cioè si legge la realtà con le lenti della

"diversità" ( negativa ) si porta dentro la comunità ciò che si subisce fuori dalla comunità, senza capire

le differenze che dentro qualunque gruppo sociale pur ci sono ( ma dovrebbero nascere da un confronto

e da una capacità di confrontarsi fra e con gli altri....) e si replicano pure i meccanismi di relazione del singolo

individuo al gruppo

 

La diversità tiene il luogo della differenza, perché al "confronto", si è sostituito "adattamento" ( ma un gay

dovrebbe adattarsi nella società e solo laddove vi sia ostilità, non certo nella comunità dove è libero di fare

ciò che vuole ed esprimersi )

Io accetterei il discorso sul minority stress se queste critiche fossero tipiche dei gay

e non fossero identiche a quelle delle comari del paesino in "Bocca di Rosa".

 

Tipico del nostro minority stress è invece il sentirci in obbligo di commentare

per paura che qualcuno di esterno possa sentirci parlare male di noi.

 

Se una giornalista avesse scritto che non vuole più essere etero

perché i maschi pensano solo a bere birra, cercano solo donne con le tette grosse e banalità simili

ci saremmo semplicemente dati di gomito dicendo: "Qualche acidella ha bisogno di cazzo, eh?"

 

Mentre se lo fa un gay lo prendiamo sul serio perché ci sentiamo assediati dall'omofobia

e temiamo che se non parliamo solo bene della comunità gay finiremo al confino...

Per me - invece - una tipicità gay esiste in questo tipo di discorsi

 

Cioè non me la sento di liquidare la cosa come discorso da "comare

di paesino" o da "passivo disturbato"

 

Il discorso ha una sua "serietà", opinione mia ovviamente 

@privateuniverse secondo me hai beccato l'elemento che stona in tutta la faccenda. Certe cose erano pienamente comprendibili negli anni 70, 80 o 90 dove l'omosessualità si doveva vivere in piena clandestinità, senza tutele e nel pieno disprezzo della gente. Quello che cozza è che in pieno 2014, con i diritti, l'appoggio della gente e la possibilità di vivere tranquillamente, certa gente gay si ostini a vivere in clandestinità e/o con dinamiche sociali/relazionali alienanti.

Quindi sì @bullfighter3, il problema è che, pure trovandosi vicino washington e vivendo nel 2014, il tizio è potuto ritrovarsi in giri usciti fuori dagli anni 70. Non è una possibilità così remota visto che anche qui esistono certi giri nonostante sia il 2014 e farsi una vita gay fuori da eccessi e clandestinità sia possibile.

 

@hinzelmann mi sembra un esempio fin troppo generico. Puoi fare degli esempi o riformulare?

Io direi solo che il pezzo è scritto molto meglio

rispetto a una lista di luoghi comuni sui maschi etero

che avevano le miei amiche infelici.

 

Non so, mi piacerebbe che mi fosse indicato

un qualche punto "tipicamente gay".

 

La cosa che mi ha colpito di più del pezzo di Pabon

è quanto siano desiderabili questi stronzi gay che conosce:

tutti cinici play boy vincenti che ti spiattellano i loro venti centimetri

e che cambiano ragazzi - sempre giovani quanto loro - come calzini.

 

Io mi chiedo in che paradiso vivano questi omosessuali infelici...

Niente ragazzetti sfigati, niente attempati amanti dell'opera,

niente trentenni bruttini, niente grassi o minidotati, né coppie.

Tipicamente gay è ciò che - per forza di cose - distingue

una gay "moralizzatore" dalle comari che denigrano "bocca di rosa"

 

Nel senso che nel caso di una comare abbiamo un gruppo sociale ( le comari )

ed una singola persona diversa ( Bocca di Rosa ) che mette in crisi credenze, convenzioni

( potremmo citare Teorema di Pasolini, The Servant con Dirk Bogarde e tutto un filone di

culturale che tematizza questo fenomeno )

 

Mentre queste critiche non vengono mai da un gruppo di persone ma da singoli

individui ( lo hai notato anche tu @Almadel: perché non vi riunite fra di voi? Perché

non lo fanno? Perché sono gay e non sono comari ) e non si rivolgono a singole

persone ma ad una indistinta comunità di persone

 

Come minimo c'è una significativa inversione

 

Che si spiega probabilmente per il fatto che,nel nostro caso questo Pabon (che poi

io non so se sia veramente un giornalista  ) appartiene ad una minoranza 

Ah ok, grazie.

Era proprio il mio esempio sulle comari a essere sbagliato.

 

Effettivamente ci sta meglio Mia Martini che canta "Gli uomini non cambiano..." :)

Lei sola e disperata in un mondo di maschi che la usano solo per una botta e via,

che la lasciano per una donna più giovane e tutto il resto.

 

Almeno le donne sole e disperate non si trovano tra loro perché sono etero,

mentre i gay soli e disperati non si incontrano mai tra loro

perché vivono in quel loro mondo assurdo dove sono tutti dei fighi spaziali tranne loro...

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