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[Film] - Grand Budapest Hotel


D.

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Ambientato in un Stato fittizio dell'est europeo, il film ripercorre, attraverso la tecnica narrativa del flashback, le vicende inverosimili, allucinate e stravaganti dei personaggi legati, per una ragione o per un'altra, alla maestosa figura del Gran Budapest Hotel, questo immenso confetto rosato immerso tra le alture, a sottolinearne lo spettro della solitudine pronto ad invaderlo.

E se sceneggiatura e scelte musicali generano di per sé una consapevole atmosfera di irrealtà, appare subito evidente che caratterizzazioni, ruoli, personaggi non potranno che seguire il filo conduttore, per ritrovarsi compartecipi di una vicenda quanto mai banale e priva di sostanza: non è certo nel suo soggetto che la pellicola ha voluto impegnarsi, quanto più nello sviluppo tecnico, ovvero scenografico e psicologico. Troviamo così, alla maniera di Anderson, ruoli poco particolareggiati ma assolutamente contraddistinti da almeno un dettaglio, il quale si rivela spesso decisivo nella risoluzione della trama: un direttore esteta, fanatico, umano e nevrotico; un fattorino immigrato sveglio, obbediente e fedele; una ragazza con una voglia sul viso a forma di Messico; cattivi dal forte tono gotico, contrapposti ad una bontà che riprende sempre i motivi liberty; donne novantenni innamorate come adolescenti; sguattere dal piede caprino.. il tutto girato con le note inquadrature dall'alto, le riprese di campi sterminati, la composizione maniacale della scena. Il linguaggio è forbito, i dialoghi sapientemente curati declinati in battute ora sagaci, ora volutamente ingenue, talvolta sfalsate nel tempo e/o nella semantica. Il sapore dell'assurdo e del grottesco attraversano l'intero film, e non mollano la presa se non sul finale, dove viene lasciato lo spazio per un'inedita «normalità», giacché se Anderson non solo perdona, addirittura elogia la diversità e la bizzaria nei suoi personaggi, sono essi stessi a non perdonarsi a loro volta.

 

A suo modo, un piccolo gioiello.

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Film stupendo, molto metaforico/hipster però è adorabile. Zubrowka è un immaginario Stato europeo tra l'Europa centrale ed orientale (un miscuglio di Cecoslovacchia, Austria e Polonia), vista decenni dopo che si è instaurato un tipico regime comunista est-europeo dopo una guerra mondiale simile alla nostra WWII.

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Tutto il film ha sempre quel gusto surreale che mi piace tantissimo. I personaggi sono affascinanti, a cominciare da Finnies.

 

Dello stesso regista avevo visto, al cinema, Moonrise Kingdom e anche quello risulta piacevole proprio per la sua "iperbolicità"

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L'ho trovato piacevolmente surreale e ricco di contenuti ... un film sicuramente da vedere almeno un paio di volte ... La trama è effettivamente molto serrata e scorre ad una velocità sorprendente, senza annoiare lo spettatore e senza scadere nella goffaggine sempre un po' collaterale ad un certo astrattismo. Buono davvero!

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Anderson è così, la sua ironia è particolarissima. Poi a livello registico non ne parliamo proprio, la sua cura per le immagini è maniacale :D uno dei migliori film del 2014!

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