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Legge sulle Unioni Civili


Sbuffo

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Ovviamente no, perchè il Presidente della Repubblica

sta facendo le consultazioni, per verificare la possibilità

di non scioglierle....all'esito delle consultazioni deciderà

 

Se le Camere non vengono sciolte faranno la solita proroga

 

Tuttavia anche qualora chiedesse a Renzi di rimanere in

carica per il disbrigo degli affari correnti e decidesse di

sciogliere le Camere ( hp peraltro difficile perchè non mi

pare sia sua intenzione ) niente osterebbe in principio alla

possibilità di fare ugualmente delle proroghe ( certamente

una proroga è più "ordinaria" di una operazione militare o

del riconoscimento di un o stato estero )

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Ho trovato una possibile falla nella legge: se Mario prende il cognome di Mirco e il primo fa un bambino con la maternità surrogata, questi avrebbe il cognome di Mirco. Se l'unione civile si scioglie il bambino non avrebbe più lo stesso cognome del padre, bensì quello di Mirco, che tra l'altro non godrebbe di diritti genitoriali perché la stepchild adoption è stata tolta. È così?

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addirittura non votare piu'

 

Ineffetti sempre più spesso mi domando a che serva andare a votare, tanto poi, gira e rigira, governo, parlamento, partiti e, soprattutto, amministrazione pubblica fanno i loro porci comodi in spregio dei cittadini, delle promesse fatte loro e talvolta perfino delle norme vigenti.....

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Il Ministero della Giustizia ha trasmesso alla presidenza del consiglio, il 7 dicembre, gli ultimi decreti attuativi della legge sulle unioni civili che quindi ora verranno approvati definitivamente.

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Il ministro della giustizia Orlando ha trasmesso i decreti al consiglio dei ministri.

https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_13_1_1.page;jsessionid=dmyrc7WXqpgzKmofMHQz3Fhd?contentId=COM1297140&previsiousPage=mg_13_1

 

Il nuovo governo ha ottenuto oggi la fiducia al Senato.

 

Immagino che in uno delle prossime riunione del consiglio dei ministri approveranno definitivamente i decreti.

 

La scadenza ultima entro la quale devono essere approvati i decreti definitivi è cmq il 5 marzo, data oltre la quale il decreto ponte perderà di validità.

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La scadenza ultima entro la quale devono essere approvati i decreti definitivi è cmq il 5 marzo, data oltre la quale il decreto ponte perderà di validità.

 

C'è giurisprudenza in merito alla possibilità che un decreto "pontificale" possa avere efficacia, se non di fatto, oltre i termini entro i quali la facoltà di legiferare delegatamente dovrebbe essere esercitata ?

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Ma siamo ancora nei termini.

 

Perchè il testo dice che si devono approvare i decreti entro 6 mesi ma dice anche che questo limite è prorogabile di ulteriori 3 mesi nel caso in cui il termine per l'espressione dei pareri parlamentari scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'emanazione dei decreti.

 

Siccome è proprio quello che è accaduto allora la data ultima per approvare i decreti è il 5 marzo.

 

Il testo di legge prevede poi che nelle more dell'entrata in vigore dei decreti legislativi si applichi il decreto ponte.

 

Adesso c'è il nuovo governo e immagino che in una delle prossime riunioni del consiglio dei ministri approveranno i decreti definitivamente.

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  • 3 weeks later...

E' pacifico che l'unione civile non è equiparata al matrimonio e quindi un'autorità pubblica può legittimamente distinguere i due istituti anche attribuendo loro orpelli diversi, ma è altrettanato pacifico che l'unione civile è un istituto legale cui può legalmente accedere il cittadino e quindi non è legittimo trattare i richiedenti in modo indecoroso calpestandone la dignità.

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E' pacifico che l'unione civile non è equiparata al matrimonio e quindi un'autorità pubblica può legittimamente distinguere i due istituti anche attribuendo loro orpelli diversi

Non è affatto legittimo fare distinzioni.

Il comma 20 della legge dice:

 

"Al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. La disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla legge 4 maggio 1983, n. 184. Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti."

Edited by Uncanny
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Non è affatto legittimo fare distinzioni.

 

Non posso essere d'accordo, considerato che è la legge stessa che distingue l'istituto matrimoniale dall'istituto "unionale" ed infatti la tua allegazione del comma della legge porta un argomento avverso proprio alla tua affermazione che non sia legittimo fare distinzioni:

basti leggere la prima frase del comma che ne indica la finalità esclusiva:

"Al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio (omissis) si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso."

 

e l'ultima frase che ne dichiara i limiti:

"La disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla legge 4 maggio 1983, n. 184"

 

E' espressamente scritto che gli istituti sono diversi ed è quindi legittimo che siano trattati diversamente:

ovviamente questo non implica che chi aderisca alle unioni civili possa essere trattato come un postulante fastidioso con pretese bensì legali, ma immorali, da accontentare perciò prestamentente e malamente per non dare pubblico scandalo!

 

Perciò ad esempio, rimanendo in ambito di "fronzoli ed orpelli", qualora ci sia una sala comunale esclusivamente e sottolineo  esclusivamente  destinata alle celebrazioni matrimoniali, a mio giudizio è legittimo non usarla, come del resto sarebbe legittimo usarla, per dichiarare le unioni civili, mentre non sarebbe legittimo usare gli sgabuzzini od i ripostigli o addirittura, in un impeto di creatività insultante, i cessi dell'edificio municipale e ciò non sarebbe legittino non in forza dell'equiparazione perfetta tra matrimonio ed unione civile, che infatti non esiste, ma in forza dell'obbligo costituzionale che ha l'amministrazione pubblica di non trattare, come ho detto nel mio post precedente, il cittadino richiedente in un modo indecoroso calpestandone la dignità.

Edited by Mario1944
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Perciò ad esempio, rimanendo in ambito di "fronzoli ed orpelli", qualora ci sia una sala comunale esclusivamente e sottolineo esclusivamente destinata alle celebrazioni matrimoniali, a mio giudizio è legittimo non usarla, come del resto sarebbe legittimo usarla, per dichiarare le unioni civili, mentre non sarebbe legittimo usare gli sgabuzzini od i ripostigli o addirittura, in un impeto di creatività insultante, i cessi dell'edificio municipale e ciò non sarebbe legittino non in forza dell'equiparazione perfetta tra matrimonio ed unione civile, che infatti non esiste, ma in forza dell'obbligo costituzionale che ha l'amministrazione pubblica di non trattare, come ho detto nel mio post precedente, il cittadino richiedente in un modo indecoroso calpestandone la dignità.

 

E' una lettura possibile, ma non è quella fatta propria dal TAR Brescia (sent. 29.12.2016, n. 1791) che con lunga ed articolata motivazione ha concluso

 

Merita, pertanto, condivisione la censura dedotta sub c) del ricorso introduttivo, laddove si afferma che “la circostanza che il luogo individuato per la costituzione sia diverso da quello assegnato ai matrimoni civili dall’art. 3 del citato regolamento rende, ex se, illegittima la delibera di giunta comunale n. 199/2016” e si sostiene che il comma 20 “dovrebbe esplicitare la sua portata regolamentare “ non solo “rispetto al rapporto generato dall’unione già costituita”, ma anche “rispetto alla fase genetica di quel rapporto”.

 

Il diritto di famiglia mi ha sempre annoiato a morte, per cui mi mancano sia la preparazione sia soprattutto la voglia  :P:  per cimentarmi in approfondimenti; prendo però atto della decisione del TAR che nel dirimere una lite forse bagatellare ha ritenuto di procedere a una rigorosa disamina delle norme e dei valori sottesi, dimostrando una sensibilità che ho molto apprezzato.

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E' solo la prima di una inevitabile coda di cause su cause

che nascono essenzialmente dal fatto di aver scritto una

pessima legge

 

Ci vorranno 5-10 anni per arrivare ad un assetto interpretativo

stabilizzato

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Certamente, Finrod, si possono avere opinioni diverse sull'obbligo della "location", come la chiamano gli anglofili, ma è un  fatto che gli istituti sono a norma di legge diversi ed infatti anche in ambito lessicale si parla di "dichiarare" l'unione civile, non di "celebrarla", come invece il matrimonio, e dunque una distinzione anche di "fronzoli ed orpelli"  non mi sembra per sé stessa giuridicamente censurabile, purché ovviamente, come già detto, non produca un trattamento insultante.

 

 

 

 

il TAR Brescia (sent. 29.12.2016, n. 1791) che con lunga ed articolata motivazione ha concluso (omissis) “rispetto alla fase genetica di quel rapporto”.

 

Parlare di "fase genetica di quel rapporto" per indicare la stanza dell'edificio comunale dove si dichiara, non si celebra, l'unione civile direi che è meravigliosamente esilarante!

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Pizzo, provincia di Vibo Valentia, il 30 dicembre 2016 è stata celebrata dal sindaco Gianluca Callipo la prima unione civile del paese tra due ragazzi. A rito concluso, il sindaco ha pubblicato su Facebook un bellissimo post, in cui si dichiarava “orgoglio ed emozionato” per l’evento.

 

unioni_civili_calabria_2.png

 

La pubblicazione dello scatto ha provocato dibattiti e polemiche nell’opposizione locale: Giorgio Caridà, esponente pizzitano di Forza Italia e “collaboratore del consigliere regionale Giuseppe Mangialavori“, come sottolinea il sindaco, ha pubblicato sui social un post contro l’evento, contraddistinto da insulti retrogradi e omofobi.

 

unioni_civili_calabria_.jpg

 

Il sindaco non ci sta, e replica con un post alle infamanti accuse dell’opposizione. “I diritti delle coppie gay sono ormai riconosciuti dalla Legge e nessun sindaco, comunque la pensi, può infrangere la Legge, che va sempre e comunque rispettata“, chiosa il sindaco. Che controbatte: “Se vuole cambiare le regole dovrebbe candidarsi al Parlamento e non al Comune di Pizzo, come invece pare sia intenzionato a fare. Intanto, grazie al suo fanatismo violento e intollerante, i pizzitani si stanno facendo un’idea precisa di chi siano i rappresentati locali di questo partito. Fortunatamente, aggiungerei. I bassifondi di Internet sono pieni di ‘webeti’, come dice Enrico Mentana che ha coniato questo neologismo, ma Pizzo merita molto di più“.

 

unioni_civili_calabria_3.png

Edited by Rotwang
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Dal momento che la legge sulle unioni civili avrebbe dovuto comprendere anche la stepchild adoption, penso possa essere una notizia pertinente al tema di discussione.

 

-

 

I gemelli con i cognomi di due papà (che per l’Italia non sono fratelli)

 

La Corte di Appello di Milano ha accolto la richiesta di trascrizione dei certificati di nascita di due gemelli figli di una coppia gay italiana, nati in California grazie alla maternità surrogata. I bambini, che hanno 15 mesi, secondo la legge americana sono fratelli e hanno come genitori tutti e due i padri. In Italia possono adesso conservare il doppio cognome (è la prima volta che succede), ma ognuno ha un padre diverso e non sono legalmente fratelli.

 

Il decreto

 

Il decreto della Corte di Appello, a cui i due padri si sono rivolti assistiti dall’avvocato Manuel Girola di Rete Lenford, sana la situazione precedente per la quale, dopo il rifiuto del Comune di Milano di trascrivere i certificati (confermato anche dal Tribunale di primo grado), i bambini non risultavano loro figli e quindi oltre a perdere i diritti ereditari non potevano essere cittadini italiani né spostarsi liberamente nel nostro Paese, con tutte le difficoltà che ne derivavano anche solo per l’iscrizione all’asilo.

 

Padri diversi

 

L’Ufficiale di stato civile aveva negato la trascrizione perché riteneva che i gemelli non potessero avere due padri diversi e perché i bambini sono nati con la gestazione per altri, vietata in Italia dalla legge 40. Il Tribunale di Milano, a cui i due genitori avevano fatto ricorso, aveva confermato la decisione del Comune. Nel dispositivo depositato il 28 dicembre scorso i giudici di secondo grado spiegano invece che «i due minori sono nati dalla fecondazione di due distinti ovuli» di una donatrice, che «ciascuno ovulo è stato fecondato con il seme dei due reclamanti e i due embrioni ottenuti sono stati impiantati nell’utero della donna che li ha poi partoriti, con ricorso alla tecnica di “gestazione per altri” lecita nello Stato della California» e rilevano che si tratta di un concepimento possibile anche in natura, tanto che «la comunità scientifica ha registrato vari casi, sia pure pochissimi al mondo, di gemelli nati da ovuli della stessa madre, fecondati con lo sperma di uomini diversi».

 

Maternità surrogata

 

Secondo i magistrati inoltre non è rilevante ai fini della trascrizione che i bimbi «siano stati messi al mondo mediante una pratica di procreazione assistita, con cosiddetta maternità surrogata, non consentita in Italia»: la Cassazione ha infatti stabilito nel 2016 che di una scelta «imputabile ad altri non può rispondere il bambino che è nato e che ha un diritto fondamentale alla conservazione dello status legittimamente acquisito all’estero» (per il quale i due uomini sono gli unici genitori dei bambini). In base allo stesso pronunciamento della Cassazione, il «giudice italiano chiamato a valutare la compatibilità con l’ordine pubblico dell’atto di stato civile straniero» deve «verificare non già se l’atto straniero applichi una disciplina della materia conforme o difforme a una o più norme interne» ma solo «se esso contrasti con le esigenze di tutela dei diritti fondamentali dell’uomo».

 

Tutelare l’«interesse superiore del minore»

 

In questa vicenda, conclude la Corte, si tratta quindi di tutelare l’«interesse superiore del minore anche sotto il profilo della sua identità personale e sociale», che «nella specie si sostanzia nel diritto a conservare lo status di figlio, riconoscendogli un atto validamente formato in un altro Paese» e di cui costituisce un «profilo complementare» anche il «diritto alla conservazione del cognome». «Siamo felicissimi che i bambini siano finalmente italiani, ci dispiace solo che ci sia voluta una trafila così lunga - commentano i padri che chiedono di rimanere anonimi -. Questo è un primo passo importante: adesso speriamo che i gemelli possano presto essere riconosciuti come fratelli e figli di entrambi, quali sono».

 

http://www.corriere.it/cronache/17_gennaio_03/gemelli-cognomi-due-papa-italia-non-sono-fratelli-ea6e5756-d130-11e6-bd06-82890b12aab1.shtml

Edited by Uncanny
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Che bella notizia infatti. Sembra che i figli dei gay siano dei mostri fatti da frankenstein. Sono gemelli con due padri diversi e la stessa madre. Col doppio cognome, diverso dai cognomi dei due padri.

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Nei giorni successivi all’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni gay, molti quotidiani italiani si apprestavano a parlare di «flop» supponendo poche richieste di cerimonie. E invece, a sei mesi di distanza dall’approvazione del testo, si può parlare di tutto fuorché di flop: ad oggi la legge Cirinnà ha permesso a quasi 1.000 coppie di convolare a nozze.

 

La prima unione civile italiana è stata officiata nel luglio scorso a Castel San Pietro, in Emilia Romagna, tra Deborah Piccinini ed Elena Vanni. E da quel momento in poi sono arrivati a pioggia altri fatidici da parte di donne e uomini che da anni coltivavano il sogno di poter ufficializzare e soprattutto proteggere dinanzi allo Stato italiano il loro amore.
 
Tuttavia, se da una parte le statistiche ci mostrano come molte coppie sono riuscite a coronare il loro sogno, è ancora diffusa nella nostra società la paura del coming out. Fabrizio Marrazzo, storico esponente della comunità LGBT, spiega: «Le coppie gay spesso preferiscono rimanere nella riservatezza, spesso non chiedono il congedo matrimoniale e non vogliono rendere pubblica la notizia della loro unione. C’è ancora un po’ di paura». E poi, «rimane scoperto il problema delle adozioni».
 
Per quanto riguarda le statistiche delle mille coppie gay unite fino ad oggi, è Monica Cirinnà a fornire un primo quadro della situazione: «I primi corsi in Comune a unirsi sono state persone grandi o molto grandi. Non sono stati i giovani». Per quanto concerne la distribuzione geografica, invece, al primo posto spicca Milano con un centinaio di coppie iscritte nei registri; bene anche Napoli, così come Sardegna e Sicilia. Sembra però che Roma stia recuperando parecchio: nella Capitale le domande fatte al Campidoglio vanno ben oltre il centinaio.
Edited by Rotwang
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