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Referendum sul matrimonio gay in Irlanda


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In generale la storia insegna che a periodi di grandi libertà seguono periodi di repressioni. Anche Berlino negli anni 20 visse un fervore intellettuale, sociale, ci furono attivisti per gli omosessuali, locali "trasgressivi"... e sappiamo come andò a finire.

 

La storia non è matematica né sempre ciclica, e chi lo sostiene è superficiale e mentalmente pigro.

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Ilromantico

Ma in realtà si dà una chiave di lettura edulcorata su certi eventi del passato. Il fatto che negli anni 20 ci fossero locali gay trasgressivi non vuol dire affatto che la società fosse gay-friendly. Le conquiste e l'accettazione lgbt sono storia recente, quindi inutile ripescare nel passato.

 

La schiavitù, il razzismo discriminatorio, il voto negato alle donne, la non possibilità di divorziarsi, i mancini. Sono tutte cose superate e risolte in Occidente e per cui è arduo credere possano ripresentarsi.

Hinzelmann

Non vedo analogie con la Germania di Weimar, perché tenderei ad interpretare

quel periodo della storia tedesca, come un periodo di anarchia e caos conseguente

al crollo di un ordine sociale e politico precedente

 

Nel nostro caso noi parliamo di leggi, di referendum, cioè di una libertà "codificata"

 

Certo un crollo complessivo dell'attuale ordine sociale potrebbe pregiudicare anche

la codificazione dell'emancipazione omosessuale, nel momento in cui i gay ottengono

qualcosa possono anche temere di perderlo e possono anche legittimamente ragionare

in un'ottica conservativa-conservatrice

 

Quando non avevamo niente e niente potevamo perdere eravamo portati ad essere

affini e ad empatizzare con l'anarchia in senso lato, salvo il fatto che dall'anarchia poteva

nascere la Reazione

 

D'altronde se noi ipotizziamo delle "catastrofi" è anche perché riteniamo di essere

altrimenti sufficientemente sicuri delle conquiste realizzate

Io non vedo ciclicità nella storia: i neri sono stati resi liberi dalla schiavitù per la prima volta solo nel secolo scors, così come le donne sono state rese indipendenti. La fine del secolo scorso è iniziata una rivoluzione mai avuta prima nella storia dell'uomo, tesa al benessere globalizzante. Di religioni nuove ce ne sono eccome ma tendono a ricercare il benessere del singolo, evitando di imporre divieti o regole ferree. Le religioni del futuro saranno molto più pragmatiche e utili ai fini della vita quotidiana.

Freewheeler

perché il comportamento della società riguardo l'omosessualità è cambiato più volte nel corso della storia, pensare che i diritti appena conquistati siano eterni sarebbe stupido

Pensare che TUTTI i diritti conquistati siano eterni è stupido.

 

 

Io non vedo ciclicità nella storia

 

la vera o presunta "ciclicità della storia" è un tema piuttosto vasto: ne parlò Vico, ne hanno parlato molti cosiddetti "esoteristi" e "tradizionalisti" del XX° secolo, tra cui vorrei ricordare Rene Guenon, infine convertito all'Islam

 

01_143043_Forme%2Btradizionali%2Be%2Bcic

 

senza voler condividere questi punti di vista, che legano periodi di rinnovamento palingenetico della storia a fatti cosmici ben precisi (il passaggio da un eone all'altro per effetto della precessione degli Equinozi, il cosiddetto "Mulino di Amleto" di De Santillana), è però necessario rendersi pragmaticamente conto che la civiltà attuale è frutto di un impulso storico che parte da metà '700, ha un vero inizio con le grandi rivoluzioni americana e francese, prosegue in Europa con Napoleone e infine passa il testimone agli Stati Uniti, che prendono il sopravvento dopo le due guerre mondiali in cui l'Europa e i residui dell'Ancien Regime si sono suicidati

parliamo di una piccola parentesi che dura da 200-250 anni, potrà consolidarsi ma questo non è affatto scontato, e mi stupisco che molti di voi lo diano per scontato

il consolidamento è solo un'opzione, l'altra è la regressione e l'annichilamento della civiltà democratica

ci sono forze già sul palcoscenico della storia e nate all'interno stesso delle democrazie occidentali che minano grandemente la possibilità di consolidamento dei trend democratici

le forze disgregatrici non sono più quelle che individuò il Marx originale, ma sono diverse: ad esempio una forza oggi "oggettivamente" disgregatrice è la grande finanza, il "bushismo" inteso come l'instaurarsi di dinastie laiche che prendono il controllo della cosa pubblica (qualcosa di analogo accadde nell'antica Roma con i triumvirati, e portò alla guerra civile e all'esperienza imperiale, a mio avviso fallimentare), la disgregazione degli stati nazionali a favore di regimi tecnocratici (l'Europa), etc.

quindi si può anche essere ottimisti sul futuro delle democrazie, ma certi progressi non sono affatti scontati e andranno comunque consolidati attivamente

il gay "dotato di diritti" diventa pienamente cooptato nella difesa delle democrazie, quindi un po' meno maudit rispetto al passato e un po' più "imborghesito"

AndrejMolov89

La ciclicità della storia sta alla realtà, come io sto alla bellezza.
Oggettivamente la storia procede, in tutti gli ambiti, per processi competitivi che portano risultati differenti ogni epoca, quindi è auspicabile che l'umanità non ritorni indietro, se non in aspetto. Lo storicismo fa un po' cagare come prospettiva interpretativa.

jawhol 

 

esperienza imperiale, a mio avviso fallimentare

 

OTione

 

come diavolo fai a chiamare "fallimentare" una forma di governo che è arrivata a durare più di 400 anni in occidente e ben 1100 a costantinopoli?

 

(considerando che il principato non se l'è sognato augusto, ma è arrivato "per esaurimento" dopo una serie infinita di colpi di stato e guerre civili)

 

 

tornando a noi, onestamente, credete che eventi minori e temporanei come la vittoria di un partito o una crisi economica ci facciano regredire da un processo stabile e continuo in moto da un paio di secoli, proprio nel momento in cui le tecnologie ci uniformano e rendono impossibile la censura?

 

la questione dei periodi di libertà e di quelli di "rigidità" mi ricorda quel poco che ho sentito delle teorie di zygmunt bauman, che a me onestamente appaiono stronzate, considerando che mai una società è stata fluida e libera come la nostra e mai ha teorizzato in modo più querulo i ritorni a un passato identitario fermo e immobile come mai è stato.

Edited by Demò
come diavolo fai a chiamare "fallimentare" una forma di governo che è arrivata a durare più di 400 anni in occidente e ben 1100 a costantinopoli?

 

beh la durata è un aspetto ma non è tutto

se consideri che degli imperatori romani (ma credo anche di quelli dell'impero d'oriente) una percentuale attorno al 80% ma probabilmente più alta morì di morte violenta e/o veleno, se consideri che questo accadde perché Augusto (e nessuno dopo di lui) non normò mai la successione imperiale, se consideri che il governo imperiale è stato accettabile solo quando l'imperatore era persona degna, e che questo accadde tutto sommato in una minoranza di casi...

ecco confronta tutto questo obbrobrio con la nitida bellezza della macchina istituzionale della repubblica romana, che non è che sia durata meno dell'impero, anzi il suo mezzo millennio se l'è fatto tutto... ed è in quel periodo che fu fondata la potenza di Roma

direi che non c'è paragone... è come preferire un lungo e cupo tramonto (l'impero) a uno splendido mattino di Primavera...

scusate l'OT

Edited by conrad65

se consideri che questo accadde perché Augusto (e nessuno dopo di lui) non normò mai la successione imperiale

 

Beh essendo fondatore del principato imperiale se l'avesse normata sarebbe stato ucciso in quanto presunto tiranno che voleva instaurare una monarchia di tipo orientale, vedi tu.

Hinzelmann

Un problema di "tecnocrazia" rispetto ad una economia oramai

"finanziarizzata" secondo me, esiste

 

Non c'è bisogno di pensare che il capitalismo ed il mercato siano in

sé un male, per osservare che i vincoli finanziari alle decisioni pubbliche

promanano da autorità tecniche non elettive e che la politica è disarmata

rispetto ad una realtà ( quella degli strumenti finanziari ) largamente misteriosa

 

La sensazione è che le classi politiche addirittura dipendano da organi tecnici

non essendo più in grado di governare la complessità dei problemi che il mercato

propone

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