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Andarsene dall'Italia perché gay?


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Ha volte mi chiedo se l'Italia sia un paese che nella mentalità riguardo l'omosessualità sia rimasta indietro rispetto ad altri Paesi occidentali (europei soprattutto), fino al punto che la società porta ancora chi è omosessuale a far propri i pregiudizi altrui e acquisire una visione negativa di se stessi complicando il percorso di accettazione, oppure se è solo rimasta indietro riguardo alla promulgazione di leggi che tutelino i diritti degli omosessuali.

Quanto percepite omofoba l'Italia da 1 a 10?

Pensate che sia soltanto la legislazione a cambiare nei Paesi più progressisti in materia oppure che effettivamente ci sia un clima diverso, più aperto riguardo alla sessualità, e che cresca più serenamente e viva meglio un'omosessuale nato all'estero?

Se convinti che un gay possa avere una vita nettamente migliore all'estero, considerate questo un motivo valido per emigrare, al pari della ricerca di migliori opportunità lavorative?

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https://www.gay-forum.it/topic/29867-andarsene-dallitalia-perch%C3%A9-gay/
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Non conosco nessun gay emigrato

che esplicitamente l'abbia fatto per l'omofobia in Italia.

 

Alla domanda specifica di solito parlano bene della comunità gay

e non dell'ambiente etero in cui sono andati a trovarsi;

dicono sempre "Eh i gay in Germania/Gran Bretagna/Francia/Spagna sono meglio dei gay italiani"

Secondo me alla fine dei conti gli omosessuali sono ovunque e la cattiveria anche e non credo che per sentito dire valga la pena trasferirsi in un altro paese oltre al fatto che servono soldi per trasferirsi cosa che spesso manca...

E non credo che l'omofobia possa portare a pregiudizi su se stessi se non nell'adolescenza in cui si è più vulnerabili... Comunque non si può negare che alla base dell'omofobia spesso c'è l'ignoranza...

Affronta i tuoi problemi qui , scappare non serve

Quoto! Può essere difficile, ma cambiare paese solo per questo motivo, non mi sembra "corretto". 

Se poi uno o più paesi sono fondamentali per la tua crescita lavorativa e quindi per un futuro più solido allora è un altro discorso.

 

Ad ogni modo, io credo che i problemi si trovino dappertutto, forse qui la percentuale è più alta, lo ammetto.

Piuttosto, direi che all'estero si è più tutelati da un punto di vista giuridico, ci sono leggi e quant'altro che ci tutelano, qui no; di sicuro non si ha la certezza di trovare al 100% un ambiente più aperto(determinate situazioni, purtroppo, si presentano un po' dappertutto :( )

messa così, non potrei fare altro che ripeterti quanto ti han già detto qui sopra.

Eppure esiste un fenomeno noto come "esodo rosa": ci sono tanti gay italici che ormai da anni vivono -e spesso si sono sposati-.all'estero.

Ora, non so se qulcuno l'abbia quantificato, ma soltanto io - benchè non sia di certo st'osservatorio statistico perfetto- conosco una decina di cervelli (& culi..) in fuga a cui è andata così.

 

E tutti son partiti per lavoro; poi vabbè, lì han trovato l'ammore e messo su casa.

Ma nessuno di loro è scappato dall'omofobia. Per cui, non credo che st'elemento influisca tantissimo sull'emigrazione dei giuovin finokki; o almeno è molto marginale rispetto, per esempio, al riuscire a trovare fuori di qui un impego adeguato alle proprie competenze, anche accademiche

Suppongo che dovrei rispondere che bisogna rimanere in Italia, per cercare

di cambiarla

 

La realtà non è questa, tanti ne ho conosciuti che se ne sono andati, fra questi un

mio ex ai tempi dell'Università

 

E' chiaro che la risposta più immediata e vera in superficie è il "lavoro", ciò che dice freedog

è vero, corrisponde anche alla mia esperienza

 

Però, l'Italia fra gli altri difetti nazionali ha quello di essere un sistema cd a "capitalismo

di relazione" cioè fondato su reti di contatti, presentazioni, cooptazioni e conoscenze, più che

sulla valutazione del merito individuale

 

Sarebbe ingenuo il non considerare quanto questo aspetto intersechi la questione gay;

un omosessuale è potenzialmente un "isolato", rispetto alla società e rispetto alla famiglia e

spesso anche rispetto alla ipotetica comunità gay di riferimento ( non direi che essere disposto

a smarchettare per trovare un lavoro, fenomeno assai diffuso, possa considerarsi sintomatico di

un ambiente solidale ) quindi fatica di più a realizzarsi anche in ambito lavorativo.

 

D'altronde "dipendere" dai favori di una famiglia omofoba o di un gruppo sociale di riferimento

etero vincola l'individuo omosessuale a norme sociali di comportamento che ne limitano la libertà

( fatti i fatti tuoi in privato, non dare scandalo, stai zitto etc ) 

un omosessuale è potenzialmente un "isolato", rispetto alla società e rispetto alla famiglia e

spesso anche rispetto alla ipotetica comunità gay di riferimento ( non direi che essere disposto

a smarchettare per trovare un lavoro, fenomeno assai diffuso, possa considerarsi sintomatico di

un ambiente solidale ) quindi fatica di più a realizzarsi anche in ambito lavorativo. 

sai, quando sento i cattobigotti blaterare della "potentissima lobby gay italiana" (a propò: dov'è? qualcuno l'ha mai vista??) penso proprio a quanto scrivi tu.

e mi viene da piangere...

L'emigrazione omosessuale esiste da molti anni.

In Italia i flussi migratori non sono così forti come in atri paesi, spesso africani o del medio oriente, da cui i gay scappano per salvarsi la vita visto che là l'omosessualità è reato.

Ma comunque anche moltissimi italiani si sono trasferiti in Spagna, Olanda, Germania, Portogallo, ecc. 

è inutile dirlo, ma nei paesi del nord, spesso meno influenzati dalla religione, c'è totalmente un clima diverso e più liberale riguardo alla sessualità.

Certo che non rischiamo la vita in Italia ma ancora in tanti se ne vanno e  in tanti se ne sono andati una volta resi conti che formare una famiglia omogenitoriale in Italia senza diritti e mal vista non valeva la pena.

Personalmente una volta laureato ho intenzione di emigrare, sia per motivi personali, opportunità lavorative, sia perché mi sembra stupido vivere da cittadino di 2°classe, pagare le tasse e non avere gli stessi diritti degli altri.

L'omofobia secondo me non è il fattore determinante.

Cioè: non emigro per l'omofobia, ma per omofobia + situazione lavorativa + etc...

Certo è che dipende anche dagli obiettivi che ognuno si pone.

Se sei gay, vuoi metter su famiglia e adottare due o tre pargoletti, certamente l'Italia non fa per te.

Personalmente, io vorrei andarmene in Nord Europa (paesi come la Norvegia o l'Islanda) se ne avrò la possibilità.

Ma per diversi motivi di cui l'omofobia e la mancanza di diritti civili costituiscono solo una parte (comunque cospicua).

Lo farei anche se fossi etero.

Io credo che in Italia gli omosessuali siano veramente visti come una minaccia e non vengono in alcun modo tutelati, anche per via delle forti radici cattoliche. Mentre in altri paesi come negli Stati Uniti, c'è sicuramente maggiore libertà e tutela.

Beh, come hanno detto in molti, anche io ho preso in considerazione l'idea di andarmene ma principalmente per motivi lavorativi. 

È vero anche che una volta deciso di provare all'estero la scelta è ricaduta su quei paesi che a parer mio sono più aperti e meno intolleranti, non solo dal punto di vista della sessualità. Io ad esempio avevo pensato al Canada perché vorrei lavorare nel cinema e lì ci sono molte possibilità per i giovani talenti. E da quel che so moltissimi italiani si sono trasferiti lì.

Però non credo che l'omofobia sia un motivo valido per trasferirsi in un altro paese, o meglio influisce sicuramente sulle scelte ma non è il solo.

Capricorno57

La percezione dell'omofobia italiana mi arriva dai mezzi di comunicazione, tv principalmente e, da poco, questo ottimo Forum. 

Sinceramente non saprei quantificarla nella scala proposta, della quale non sono chiari i termini: assegno 1 nel caso i gay siano pubblicamente osannati e 10 se siano gettati dalla torre come avviene da qualche parte?

 

La mia percezione dell'omofobia della "mia terra" , della mia provincia e della mia realtà sociale, può essere definita bassa, molto bassa, e si limita a qualche battuta da bar generica, mai rivolta volontariamente e direttamente alla mia persona o a quella del mio compagno, anzi posso testimoniare che viene apprezzata la nostra presenza, la nostra (la sua...) simpatia e ovviamente la nostra disponibilità...

Il vecchio gay storico della mia città che tutti conoscevano, mai subì scherzi o vessazioni, pur avendo attività commerciale che andava praticamente a gonfie vele, nella quale lavorava il suo boy di turno.

Abitare in terra di Lega, in buona sostanza, non influisce sul comportamento della gente comune che, all'atto pratico, è in massima parte gay-friendly. 

 

Credo che a oggi un gay debba emigrare o per motivi di lavoro (ma non in quanto gay) o per mettere su famiglia.

 

 

si limita a qualche battuta da bar generica

 

Io sono passato dalla tua città per Pasqua due anni fa e ancora

ricordo la smentita in prima pagina del giornale locale sulle cause

della morte di un fratello "estroverso" e "noto" negli ambienti della

vita notturna ( suppongo voci sulla morte per AIDS di un fratello gay )

 

Non mi ha fatto una bella impressione...però certo è un episodio

 

Bisogna intendersi su cosa significa "omofobia", certo se il termine

di paragone è l'Iran, cioè la violenza fisica, no ( ma a quel punto avremmo

diritto allo status di rifugiati politici! ) in un sistema - da sempre - cd a tolleranza

repressiva, come il nostro si tratta metaforicamente di una morte per lento

"soffocamento morale"

Andarsene dall'Italia perchè si vuole vivere in un migliore contesto, sia gay, sia societario, cioè perché si vuole vivere meglio la propria omosessualità (in sostanza, piano dei diritti, delle opportunità, del contesto gay), funziona bene solo se si danno una serie di condizioni:
 

1 essere molto giovani: cioè decidere questa cosa già negli anni del liceo, in modo da studiare e imparare molto bene la lingua del posto in cui si andrà, programmare gli studi universitari lì, o eventualmente un dottorato lì, etc.

 

2 questo presuppone condizioni di partenza, sia di cultura, sia di agio economico, medio-alte 

 

3 e presuppone una volitività, una decisionalità, al limite una 'cocciutaggine', ancora più alte

 

Un tempo avrei detto che bisogna effettuare questo trasferimento entro i 30, massimo 32 anni. Ovvio che si può sempre fare a questa età, e anche dopo. Ma, come accennavo, oggi penso che, se si vuole costruire una propria vita in un paese estero, bisogna andarsene molto prima. 

I motivi oggettivamente palpabili che mi possono venire in mente per abbandonare l'Italia per motivi legati esclusivamente alla gayezza sono:

La possibilità di sposarmi

La possibilità di adottare

La possibilità di vivere in un quartiere gay

Il poter gestire la mia vita burocratica relazionandomi con una pubblica amministrazione alla quale è formalmente vietato essere omofoba.

 

Non è certo poca roba

 

Ma è chiaro che uno se ne andrebbe per sottrarsi agli effetti dell'omofobia istituzionale, non dell'omofobia sociale.

Insomma un buon motivo per andarsene lo vedrei nel poter creare una famiglia giuridicamente tutelabile dalle difficoltà, non nell'evitare gli sguardi indignati del pretarolo di turno, tanto quelli ci sono ovunque.

Edited by Sampei
Capricorno57

 

 

Non mi ha fatto una bella impressione...però certo è un episodio

oops...n n n non so...  n n non ricordo...

 

 

 

si tratta metaforicamente di una morte per lento "soffocamento morale"

rispetto la Tua opinione, ma è diversa dalla mia impressione generale (che ribadisco essere limitata), tenendo anche conto delle conoscenze, con relativo scambio di opinioni e esperienze, che ebbi a fare grazie al fermoposta, 25 anni fa circa, di poche decine di ragazzi lombardi e piemontesi, alcuni studenti e tanti lavoratori dipendenti. 

 

 

 

relazionandomi con una pubblica amministrazione

davanti alla quale il cittadino non è un coglione da spennare, soprattutto.

 

 

rispetto la Tua opinione, ma è diversa dalla mia impressione generale

 

Più che altro io non volevo che le vostre percezioni si limitassero all'equazione

omofobia=violenza fisica

 

 

 

tanti lavoratori dipendenti

 

Né intendevo dire che i gay italiani fossero tutti disoccupati, certo il "fermoposta" non è la manifestazione

massima di libertà di un gay contemporaneo ( ma neanche nel 1995 ) cioè è una forte autolimitazione della

propria libertà, a cui ( semmai ) ci si adatta

Capricorno57

 

 

certo il "fermoposta" non è la manifestazione massima di libertà di un gay contemporaneo ( ma neanche nel 1995 ) cioè è una forte autolimitazione della propria libertà, a cui ( semmai ) ci si adatta

Nei primissimi anni 90 leggevo Babilonia. Ricordo un articolo che illustrava una ricerca dell'Istat relativamente alla diffusione della omosessualità, e che parlava di un 5% (e che dipingeva il gay maschio come figlio unico con madre padrona , proprio come me...).

Essere parte di una netta minoranza implica sacrifici, se non altro nel trovare un proprio "simile", per cui ogni mezzo tendente allo scopo, ieri gli annunci oggi i siti di incontri, è pienamente giustificabile e non va vissuto, secondo me, come una "limitazione" castrante, semmai come uno sprone a darsi da fare, sbattersi a far chilometri per conoscere la potenziale anima gemella, o il compagno di sesso semplicemente. 

Posso dire che rappresenta un modo (anche) per vincere la timidezza e buttarsi giù dal trampolino?  

Quanti miei più o meno coscritti etero sono rimasti "zitelloni" per colpa della timidezza e della scarsa autostima? 

Sbaglio o sono leggermente OT? Mi scuso.        a + tardi. 

 

 

"limitazione" castrante

 

Beninteso non intendevo castrarti sessualmente

 

Questo eventualmente lo avrei potuto fare involontariamente se nel 1995

ti avessi incontrato e "giudicato" per il fatto di usare solo il fermoposta 

 

Il problema se io sia stato nel mio passato un gay castrante, perché pretendevo

"troppo" rispetto a ciò che mediamente da un gay italiano si poteva ottenere, me 

lo sono anche posto....quando rimorchiavo 

 

Va detto che ne ho sentite di cotte e di crude ( fosse solo questione di fermoposta...Lol )

 

In questa discussione -però - non intendevo rimorchiare nessuno, quindi posso essere

più "severo" Lol

Essendo straniero in Italia devo dire che percepisco anch'io una certa omofobia "formale", cioè mediatica, istituzionale e politica, ma ne vedo poca nella mia vita quotidiana. Da quando abito a Bologna, non ne incontro proprio più.

 

Ma devo dire che c'è un altro aspetto che mi da un po' noia. Fra i miei amici gay tedeschi tutti sono dichiarati ed è considerato fra di noi abbastanza scontato farlo. Fra i miei amici gay italiani c'è ancora una grossa parte che nasconde la propria omosessualità alla famiglia. Arrivano a 25, a 30, a 40 anni e oltre e fanno finta di niente, mentre nella maggiorparte dei casi sono convinto non avrebbero subito conseguenze cattive se avessero affrontato il "problema". Lo so che non è facile, non lo è stato neanche per me, ma a un certo punto mi viene difficile comprendere che uno preferisce fingere per tutta la vita. C'entra sicuramente anche il fatto che i legami alla famiglia sono diversi e che i giovani italiani spesso devono fare i conti con una dipendenza anche economica dalla famiglia che li frena a mettere a prova l'equilibrio. Certamente anche l'ostilità di certe istituzioni non trasmette coraggio a chi sta pensando di uscire allo scoperto. E infine anche questa sarà anche una delle tante differenze culturali che vanno accettate se uno sceglie di vivere all'estero... ;)

 

 

C'entra sicuramente anche il fatto che i legami alla famiglia sono diversi e che i giovani italiani spesso devono fare i conti con una dipendenza anche economica dalla famiglia che li frena a mettere a prova l'equilibrio. Certamente anche l'ostilità di certe istituzioni non trasmette coraggio a chi sta pensando di uscire allo scoperto. E infine anche questa sarà anche una delle tante differenze culturali che vanno accettate se uno sceglie di vivere all'estero... ;)

 

Promettimi di non dirlo mai più.

Noi Italiani cambieremo.

Capricorno57

 

 

Il poter gestire la mia vita burocratica relazionandomi con una pubblica amministrazione alla quale è formalmente vietato essere omofoba

 

 

Certamente anche l'ostilità di certe istituzioni non trasmette coraggio a chi sta pensando di uscire allo scoperto

Scusate l'ignoranza, ma non capisco.

Se hai il dubbio io ti direi invece di provarci. Se ritieni che qui per te non ci sia quello che cerchi vai e prova. Sarai sempre in tempo a tornare se cambierai idea. Penso che l'unica vera cosa di cui ti potresti pentire e non averci provato.

 

Francamente non condivido molto il discorso di restare per cambiare le cose. Può essere un obbiettivo legittimo ma francamente se uno non ha quel l'obbiettivo ma patisce l'ambiente in cui vive inutile immolarsi.

 

Per altro emigrare è anche utile per togliersi un po' di quei miti sui mondi perfetti al di là dei confini.

 

Io ai tempi ero emigrato in Olanda con lo scopo di restarci, pensando di trovare un ambiente in cui mi sentissi a mio agio. Alla fine sono ritornato e non emigrerei più. Altri miei amici invece, contrariamente a me, hanno fatto la scelta opposta e ora vivono felicemente ai quattro angoli del mondo, per motivi sia lavorativi che affettivi.

 

Credo veramente che si questo tema ognuno debba capire la risposta giusta per il proprio percorso.

Ilromantico

Assolutamente sì. Il mio grido di battaglia è "mai complicarsi la vita". Nel mio caso è coinciso con un odio patriottico e con il credo che per l'amore vero te ne vai pure al polo nord, ma sarei falso nel non ammettere che cercavo anche condizioni migliori. Non per un fattore "paura", ma bensì per un fattore "una paranoia in meno".

Pensate che sia soltanto la legislazione a cambiare nei Paesi più progressisti in materia oppure che effettivamente ci sia un clima diverso, più aperto riguardo alla sessualità, e che cresca più serenamente e viva meglio un'omosessuale nato all'estero?

Se convinti che un gay possa avere una vita nettamente migliore all'estero, considerate questo un motivo valido per emigrare, al pari della ricerca di migliori opportunità lavorative?

 

Dipende che resto d'Europa intendi : se parli della Scandinavia, del Regno Unito e della Germania la situazione è decisamente migliore che da noi, se parli della penisola balcanica, della Polonia e della Grecia è decisamente peggiore che in Italia.

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