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Il piacere vano delle illusioni


cassian

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NorwegianWood

Il problema penso non sia tanto il credere nelle persone: la fiducia è necessaria per costruire qualunque tipo di rapporto. Probabilmente è che in quelle persone proiettiamo qualcosa che è solo in noi, le carichiamo di troppe responsabilità, le idealizziamo cessando di vederle per ciò che sono. In questo modo le allontaniamo e perdiamo ciò che di bello avrebbero davvero da darci, spesso molto diverso da ciò che immaginiamo o vogliamo. L'importante è accorgersene in tempo e apprezzarle per come sono. E capire che solo da noi stessi possiamo realmente pretendere qualcosa.Comunque sì, Isher. Ho conosciuto la delusione, come tutti, come - temo- anche tu. E di recente. Ma soprattutto, pochi giorni fa, ho assistito a un adattamento scolastico di Turandot che, per vari motivi, ha ridotto a brandelli la mia razionalità e la mia proverbiale freddezza. Ora sono in balìa di quella stessa speranza che detesto e che delude, sempre.

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Probabilmente è che in quelle persone proiettiamo qualcosa che è solo in noi, le carichiamo di troppe responsabilità, le idealizziamo
Non c'è solo questo caso, fin troppo noto (e in parte ineliminabile, perché la tendenza a proiettare e a vedere con occhi "alterati" - da amore, amicizia, sentimenti - è, credo, forse riducibile ma non azzerabile). C'è anche il caso di persone che hanno doppie verità, o non conoscono se stesse e sono quindi inaffidabili, o si rifiutano per qualche forza o limite che è in loro a essere dirette, cioè assolutamente sincere. Bisognerebbe quindi accompagnare la fiducia che si concede a una reale conoscenza dell'Altro, e accordargliene tanta quanta quella conoscenza ci suggerisce di farlo. Può essere un interessante programma di vita futura...
Ora sono in balìa di quella stessa speranza che detesto e che delude, sempre.
I Greci avevano una valutazione altamente negativa della speranza. Lo ricordo non per fare accademia ma perché è un insegnamento profondo: la speranza diventa una virtù positiva con il cristianesimo e sappiamo in quale contesto.Bisognerebbe riuscire a concepire una speranza a brevissima gittata. Quasi una pulsione dell'Io o del Sé da reintegrare in sé stessi.Del resto tu stesso lo dici, che solo da noi stessi possiamo pretendere qualcosa. Certo, se le cose stanno così, c'è un certo numero di parole che andrebbero violentemente espunte dai vocabolari, come insensate e bugiarde.
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