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Riflessione filosofica


Beppe_89

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Esteriorizzare la propria anima equivale a perderla? 

 

http://www.dailymotion.com/video/x1qddnd_visionari-di-corrado-augias-freud-rai3-22-4-14_shortfilms&start=2805

 

Ho visto questo spezzone di una puntata de "i visionari" di Augias...e trovo interessante la riflessione che fa il filosofo Umberto Galimberti sulla "omologazione dei modi di sentire".

 

In sostanza, se non avete voglia di vedere il video, Galimberti dice che si sta diffondendo sempre di più una omologazione dei modi di sentire...si esteriorizzano le proprie emozioni, i propri sentimenti e intimità nei social ecc (lui fa l'esempio delle trasmissioni tv) spacciando il tutto come sincerità e autenticità quando in realtà è solo spudoratezza (parole sue) perché appunto...esteriorizzare la propria anima significa perderla, sempre a suo parere. 

 

Voi che ne pensate? 

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Concordo, non completamente, ma concordo. A volte esternare "troppo a troppi" equivale a disperdere il proprio io e ad essere, secondo me, più infelici. Un po' come chi non ha nessuno col quale confidare i propri malesseri, ma l'esatto opposto.

Edited by Rotwang
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Piú che altro esteriorizzare tutto significa svendere i nostri pensieri a tutti. In pratica tutto ció di intimo e nostro perde di importanza, perché alla portata di tutti

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Piú che altro esteriorizzare tutto significa svendere i nostri pensieri a tutti. In pratica tutto ció di intimo e nostro perde di importanza, perché alla portata di tutti

quoto 

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Sono in parte d'accordo. E' come se le sentimenti e sensazioni perdessero il proprio valore... Per quanto riguarda il mondo del web, ritengo che in questo senso facebook sia il male maggiore, al contrario invece blog come tumblr o blogspot ecc..  possono essere utili come fonte di sfogo(anonima o meno) per esternare le proprie sensazioni, magari anche per cercare consiglio; ovviamente sarebbe più sano esternare le proprie emozioni dal vivo e non in digitale, tuttavia oggigiorno pare sia il metodo più semplice!

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Secondo me si tratta solo di manie di protagonismo.
 

 

Beh secondo me è una questione ben più complessa e profonda quella sollevata da Galimberti. E non riguarda solo i social network ecc... ma le relazioni interpersonali in senso lato. 

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Esteriorizzare la propria anima equivale a perderla? 

 

...pensa che io evito pure di farmi fotografare :D

Galimberti mi fa incazzare, perché entro da Feltrinelli e i suoi volumi occupano più spazio di Shakespeare...

mi fa doppiamente incazzare quando penso che probabilmente conduce il tipo di vita che io, gran fancazzista, avrei desiderato per me.

 

Comunque pensavo la faccenda l'avessimo già esaurita col primo Grande Fratello e col rigurgito social dell'avvento Facebook...sì, c'è chi si fa i selfie col cappuccino tutte le mattine e lo posta su Twitter, chi scrive alla De Filippi per riallacciare i rapporti colla figlia che ha fatto la fuitina...

davvero dobbiamo coniare la locuzione "esteriorizzazione dell'anima"?

 

A proposito di "omologazione dei modi di sentire" credo invece che il vero abbaglio sia credere che siano esistite epoche in cui il fenomeno non esisteva.

Godeva solo di diversa pubblicità, di una più contenuta pubblicità.

Ciascuno sente quel che sente, ma se ne parla evidentemente rende pubblico qualcosa di privato...le parole che adopererà, la descrizione che fornirà dei propri stati d'animo, pressapoco, saranno sempre tarate entro l'ordine dei discorsi correnti per i parlanti, siano amici, followers, telespettatori.

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Capricorno57

 

 

si esteriorizzano le proprie emozioni, i propri sentimenti e intimità nei social ecc

 

è quello che a turno facciamo più o meno sul Forum , o mi sbaglio ?

certo, qui c'è di mezzo l'anonimato. 

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Beh secondo me è una questione ben più complessa e profonda quella sollevata da Galimberti. E non riguarda solo i social network ecc... ma le relazioni interpersonali in senso lato.

È solo un modo per far parlare di sé criticando i social netwnetwork. Anche questo è omologazione.

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unragazzo1989

A me pare che Facebook si sia trasformato da mezzo con cui condividere notizie/pensieri/foto con amici a vera vetrina in cui mostrare il lato migliore della propria vita (=quanto si è fighi/si festeggia/si vive bene) se non, al contrario, condividere in maniera esagerata i "problemi" che si hanno (sempre e solo problemi "non veri" o quantomeno non gravi: la litigata con l'amico che merita frasi come "Sono stanca/o di fare tutto senza essere ricambiato #basta", ecc.)...dietro l'una e l'altra cosa penso ci sia solo voglia di attirare l'attenzione -altrimenti nemmeno si cercherebbe di fare di tutto per arrivare ad avere 1000, 2000 o 3000 amici.

Forse chi si abitua a voler condividere in questo modo cose magari anche intime spera che un gran numero di persone accorra ad ammirarlo (mi piace) o a consolarlo (commenti)...ma se è così magari significa che è perché non ha qualche vero amico con cui confidarsi, cui chiedere supporto, e la cosa sarebbe anche ben triste.

Alla fine si degrada quello che si sente (ridotto a banalità scritte su un social network una dopo l'altra), si omologano le sensazioni e si appiattiscono anche i modi di renderle (stesse frasi o citazioni "celebri")...almeno, a me arriva questa impressione sfogliando la Home di Facebook...mi pare di vedere molti amici che sembrano persone l'una uguale all'altra.

Quindi Galimberti ha detto sicuramente una cosa sensata... ;)

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A proposito di "omologazione dei modi di sentire" credo invece che il vero abbaglio sia credere che siano esistite epoche in cui il fenomeno non esisteva. Godeva solo di diversa pubblicità, di una più contenuta pubblicità.

 

Su questo sono abbastanza d'accordo, in un contesto pubblico

come un funerale in cui ci si aspetta il pianto, Monicelli faceva

ridere i protagonisti di Amici miei no?

 

Quella risata era molto più "spudorata" delle lacrime di maniera

( perché c'era dietro anche un pensiero? )

 

Due possono essere i dubbi, un primo se andare oltre una certa

"quantità" cambi il fenomeno ( dico subito che non lo so )

 

La seconda possibilità è individuare una specificità, ma questa

sicuramente non può stare nella omologazione, su questo condivido

con te @Schopy

 

Secondo me Galimberti non individua la specificità, perché mette

sulla stessa barca i social e la TV del pomeriggio, che c'è da oltre

30 anni, cioè una possibile critica nuova ( che non fa ) ed una critica

vecchia ( già fatta )

 

Non ho problemi a dire che l'idea del mio fidanzato che in una gita

dove volete voi, fotografa in continuazione e condivide subito su facebook

a me - che non ci sono cresciuto e abituato -  dà ai nervi

 

Cioè io ad istinto direi, goditi la città e goditela con me....invece che

attraverso i mi piace o i commenti degli amici

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"Heil, Hitler!" detto con la voce di Paperino mi mancava...

Comunque, non sono sicuro di aver capito il legame tra omologazione dei modi di sentire (che di per sé credo sia un fenomeno proprio di più o meno tutte le epoche storiche) ed esteriorizzazione dell'anima (su questo sono abbastanza d'accordo con Galimberti, ed è uno dei motivi per cui sono molto riservato nell'uso dei social network; per esempio, non credo aprirei mai un thread su questo forum per chiedere consigli sulla mia vita sentimentale).

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Effettivamente non metterei nello stesso calderone i mega-contenitori pomeridiani/domenicali (alla Barbara d'Urso/la vita in diretta, per intenderci) e l'uso dei social network.

Con l'esteriorizzazione dell'anima e l'omologazione dei modi di sentire credo c'entri di più il secondo fenomeno: le storie strappa-lacrime in TV (o in generale la cd "tv del dolore") o i tronisti che vanno a consacrare relazioni nuove e vecchie da barbarella le vedo più come il "quarto d'ora di celebrità" che, pian piano, sta diventando più alla portata di tutti; l'uso dei social, quando eccessivo, ha invece più quella dimensione di esteriorizzazione dell'anima (secondo me), in primis perchè più continativo nel tempo (mentre la TV si limita a questa o quella ospitata una volta ogni tanto), e in secondo luogo perchè l'esposizione è diretta non ad un pubblico indifferenziato e "distante" (e potenzialmente indifferente/non interessato) ma ad una platea di amici, conoscenti, amici di amici di amici etc... , ossia un insieme di persone potenzialmente interessate ad "appropriarsi" di queste cose "esposte" sulla pubblica piazza.

 

 

 

Comunque, non sono sicuro di aver capito il legame tra omologazione dei modi di sentire (che di per sé credo sia un fenomeno proprio di più o meno tutte le epoche storiche) ed esteriorizzazione dell'anima

 

Se ho capito bene credo che l'eccessiva esteriorizzazione di certi sentimenti o modi di affrontare la vita/le a senso unico (sempre nello stesso modo o in un certo modo) crei indirettamente una sorta di "modello dominante" che a sua volta crea pressione sugli individui spingendoli a sentire e percepire le cose come si fa in TV/sui social. 

Esempio stupido: per dare l'idea di essere un* che "si sa divertire", molti postano su fb la foto alla serata supefiga tal dei tali con in mano il bicchiere di vodka lemon circondati da persone sorridenti, e indirettamente quello diventa IL modello di divertimento/vita sociale (ossia per dimostrare di essere una persona che si diverte e fa vita sociale devi o sei portato a postare la foto come sopra).

 

Se ho ben inteso il punto

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Voi che ne pensate?

 

 

 

La psicanalisi è usata come uno strumento propagandistico per il controllo del modo di pensare nei programmi "De Filippi style" ? Niente di nuovo direi.

Certo se prendi dei pischelli carini che se la tirano, li metti in un programma di bimbeminkia arrapate, e gli chiedi un parere a freddo, è pure ovvio che cominciano ad esternare le peggio cavolate che gli passano per la mente, non che rappresentino realmente la loro "anima".

Distinguerei il fine dell'esternazione: quello come concetto di bisogno immediato di amici (virtuali su FB), sopprimere la solitudine come risoluzione del conflitto nevrotico (in senso Freudiano del termine) da quello semplicemente caratteriale.

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è quello che a turno facciamo più o meno sul Forum , o mi sbaglio ? certo, qui c'è di mezzo l'anonimato. 

 

No, onestamente non mi sentirei di mettere sullo stesso piano le due cose. Inanzitutto nel forum c'è una familiarità e intimità, o almeno può esserci, che si costruisce col tempo, con gli anni. Poi c'è di mezzo la scrittura: che sia smozzicata o curata, che siano brevi frasi o lunghi post, la scrittura ha quantomeno una sua specificità, implica una mediazione, la considero qualcosa di più rispettabile dello sfogo, o della apparizione televisiva.

 

Ma a parte questo, ha ragione Hinzelmann a dire che il Galimberti non ha molta profondità e intelligenza e mette sullo stesso piano due fenomeni diversi, uno noto di cui tutto si è detto, l'altro più recente di cui avrebbe potuto dire, e non dice, qualcosa di nuovo. Lui però potrebbe ribattere che la svendita e perdita di "anima" si ha in entrambi i casi, e io sarei d'accordo con lui. Ed è proprio in questo che sono convinto che un forum, come questo, quindi con la sua specificità - l'omosessualità - non sia la stessa cosa. Direi che in questo forum c'è sempre anche la possibilità - il che non significa che la possibilità passi all'atto - di costruire un piccolo rifugio, una protezione, all'"anima", intesa come interiorità, emotività, intesa come possibilità di «presa di parola» o accesso al parlare, per una persona, che magari non lo ha mai avuto, e ancora in qualche altro modo. 

 

Su Fb la tendenza all'esteriorizzazione di tutto è potenziata al massimo e le persone ci cascano felici come raganelle. L'esempio citato da Hinzelmann è classico: fare una cosa insieme, per poterla poi postare su Fb - il che ha una giustificazione solo quando quella cosa la si vuole condivere con poche persone scelte (ma la giustificazione vale solo se di questa facoltà ce ne avvaliamo - perché lo faccio anch'io - rarissimamente)

 

Quanto all'anima, chi l'ha detto che tutte le persone hanno un'anima? Io parto dal presupposto che non tutti hanno un'anima :D

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Se l'anima è invisibile, un motivo c'è. 

 

Ognuno può esprimersi tramite numerosi e diversi mezzi. Ma credo che sia necessario per l'individuo mantenere un proprio spazio segreto e invisibile. Esternare vuol dire adattare qualcosa al linguaggio altrui. Non so se mi spiego, diciamo che è mettere la propria intimità interiore alla mercé di tutti. Io non lo farei, forse perché mi sono sempre visto un po' distante dai modelli che vedo negli altri, e col tempo ho maturato una sorta di gelosia per questa distanza.

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Capricorno57

 

 

Inanzitutto nel forum c'è una familiarità e intimità, o almeno può esserci, che si costruisce col tempo, con gli anni.

Perfetto. Ma, limitatamente all' esteriorizzare le proprie emozioni, i propri sentimenti e intimità in modo anonimo e pur in ambiente protetto, non vi è pur sempre traccia, partecipando a un forum, di desiderio di "essere un'entità" in crescita in ambiente diverso dalla quotidianità, sotto forma di racconti da scrivere e da leggere, di esperienze da discutere e confrontare con le proprie; crearsi una sfera privata ma pubblica al riparo della quale si può essere addirittura più sinceri che nella vita corrente, quando non addirittura inventare di sana pianta un alter ego.

Resta il fatto che sui forum vige più o meno la legge dell'1% , mentre su FB no, per niente, altro che unpercento...

Forse la differenza sta tutta lì: su FB tutti i miei conoscenti reali sanno, sul forum i miei conoscenti virtuali (meeting a parte) sanno.

 

 

 

l'idea del mio fidanzato che in una gita dove volete voi, fotografa in continuazione e condivide subito su facebook a me ... dà ai nervi

usa il bastone :grin:

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