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Paese mio che stai sulla collina...


freedog

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Son già 5 volte che mi girano lo sfogo dell'ennesimo cervello in fuga; evidentemente sta diventando virale nel cybermondo gayo..

però, dopo aver letto tutto sto papiro, non riesco proprio a dargli torto..

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Caro Presidente del Consiglio…
Ummm… vaffanculo ai formalismi.

Caro Matteo, mi chiamo Michele, sono un ragazzo di 36 anni ed ho ancora tanti sogni da realizzare.
II vento che ha attraversato le stagioni della mia vita mi ha sempre dato la forza di lottare, di credere in un futuro migliore, di sperare, di puntare in alto, altissimo.
La mia famiglia ha fatto quello che ha potuto, il resto l’ho fatto io; mi sono tirato su le maniche ed ho lavorato sodo, ho studiato molto ed ho raggiunto tutti i traguardi che avevo immaginato.
Da adolescente sognavo l’America, avevo l’immagine di un paese libero, dove ognuno valesse il peso dei propri sogni, delle proprie passioni.
Con gli anni, però, come nelle peggiori storie, si rimane imbrigliati nelle proprie ambizioni, in quello che si crede essere il proprio futuro.
Ma nella mia mente aleggiava sempre quell’idea di libertà, accettazione, realizzazione…
Ci ho pensato spesso, ma era un pensiero leggero, come un solletico lieve che ti accarezza la schiena.
Col tempo, però, questa sensazione è diventata sempre più intensa, incalzante, fastidiosa.
Tutti i grandi traguardi che credevo di aver raggiunto, tutti gli sforzi necessari per arrivarvi, all’improvviso mi sembravano inutili, tutte le sfide si sono trasformate in sconfitte, in frustrazione.
Improvvisamente mi sono sentito uno tra i tanti ragazzi gay rappresentati nelle televisioni italiane, mi sono sentito la drag queen, il puttanone che manifesta mezzo nudo, mi sono sentito quel ragazzo effeminato che tutti additano, mi sono sentito addosso l’angoscia per ciò che non sono, per quell’immagine che in questa Italietta viene data delle persone come me.

Caro Matteo, nella mia vita ho lavorato, molto.
Ricordo che ad 8 anni aiutavo mio cugino in officina durante l’estate, a 15 ero tra gli scaffali in un negozio di calzature, a 16 facevo la guida turistica, poi dai 20 non ho mai smesso…
Ho pagato fino all’ultimo centesimo di tutte le tasse possibili ed immaginabili, ho sempre pensato che fosse un diritto pagarle, non un dovere.
Ho sempre vissuto di ideali e sogni.
“Bisogna sempre puntare in alto” mi diceva mio padre, ed in alto ho sempre puntato, ma con il rispetto e l’etica che troppo spesso nella nostra provinciale Italia viene meno.
Questo grande paese pieno di furbetti, pieno di gente che arriva solo perchè ha qualche santo in paradiso o perchè ruba i meriti di altri….

Caro Matteo, io ci credo ancora alle stelle in cielo, credo ancora che puntando quel dito lontano, sopra il proprio naso, i sogni si possano concretizzare, le speranze possano trovare realizzazione grazie agli sforzi, allo studio ed alla passione, e non voglio invecchiare frustrato ed iracondo;
immagino la mia vecchiaia serena e risolta, sogno una famiglia ricca di amore e di gioia.

Caro Matteo, a 36 anni ho deciso di lasciare un lavoro di responsabilità in un grande ospedale della Lombardia, ho deciso che la correttezza e la serietà con cui bisogna trattare le persone che lavorano con noi è più importante, ho deciso che non voglio aiutare gente senza scrupoli ad arricchirsi alle spalle del popolino.
Ho deciso che a questo mondo i valori con cui mia madre e mio padre mi hanno cresciuto sono più importanti di uno stipendio alto; ho deciso che preferisco guardare le persone con cui lavoro in faccia, dritto negli occhi e poter essere fiero di me e di come sono cresciuto.

Caro Matteo, se guardo quel sentiero da cui arrivo, non c’è nulla che cambierei nel mio modo di vedere questa vita, nel modo in cui sono cresciuto e nel modo in cui ho manifestato quel sentimento di rispetto verso i miei pazienti ed i miei dipendenti, ma voglio davvero invecchiare sereno e non cadere nel turbine della frustrazione e del senso di colpa.
Quel venticello che solleticava la mia schiena è diventato tempesta, turbine, impetuosa incombenza, bisogno di essere, necessità che ognuno rispetti la mia vita, i miei sentimenti, le mie idee, i miei ideali, le mie paure, i miei sogni, ma nonostante quel dito punti sempre lassù, in alto,
a volte gli obiettivi che vorremmo raggiungere hanno bisogno degli altri, di quel mondo intorno che ho sempre tutelato e rispettato, di quel mondo che mi ha ricambiato solo sfruttandomi, non riconoscendo mai il valore della mia persona, dei mie sentimenti e dei miei sogni.
Oggi ancora una volta, ascolto compiaciuto la bellissima notizia che un altro paese ha riconosciuto la possibilità che due persone, anche dello stesso sesso, che si amano possano avere gli stessi diritti di chiunque altro; e perchè non dovrebbero averli? Magari hanno sempre pagato le tasse, sono dei cittadini modello, hanno grandi sogni ed un’etica al di sopra della media.

Perchè caro Matteo?
Perchè il politico di turno con tendenze pedofile o corrotto, condannato, divorziato e risposato chissà quante volte possono decidere della mia vita?
Perchè Matteo?
Perchè?
Prima o poi dovrai rispondermi, o magari mai, ma quel dito, il mio, punta sempre in alto, e chiedere ad un primo ministro il perchè di tanto ottuso opportunismo, di tanta ignorante intolleranza, chiedere una spiegazione lecita al disinteresse verso la vita dei propri cittadini è un dovere e un diritto.

Caro Matteo,
l’impeto e la tempesta che mi hanno assalito pian piano, nel tempo hanno portato in me dei cambiamenti.
No, il dito è sempre lì, dritto come una bandiera, porta l’orgoglio di mio padre e i valori di mamma.
Ieri ho venduto casa, quella casa acquistata con tanta fatica e tanti sacrifici, venduta.
La settimana scorsa ho presentato le dimissioni a quel datore di lavoro che sfrutta la gente ed a cui non importa nulla del benessere dei pazienti.
Ho lasciato anche la macchina, non voglio nulla che porti in se alcun legame materiale col passato.
Oggi ho firmato un nuovo contratto di lavoro, all’estero, non ho dovuto fare fatica per far emergere i miei meriti, le mie fatiche, i miei studi; tutto era lì, chiaro e lindo come il sole all’alba, non c’era il solito amico, colluso o ignorante; figurati chi si prenderebbe la responsabilità di assumere un incompetente e raccomandarlo fuori dall’Italia.
C’ero solo io, messo alla prova con rispetto ed onestà, apprezzato come persona, con la mia famiglia e col mio vissuto.
Qui, anche se indosso pantaloni e camicia come in Italia, la gente non mi vede nel proprio immaginario con piume di struzzo e perizomi vertiginosi, la gente mi guarda come un ragazzo di 36 anni, con un bel sorriso, qualche chilo in più e pochi capelli…

Caro Matteo,
non voglio guardare al passato con angoscia perchè credo che ogni esperienza porti con sè un insegnamento, voglio guardare al futuro, voglio vedere le tasse che pagherò spese per gli ospedali in cui sarò curato, voglio vedere dei maestri degni di questo nome che crescano mio figlio e gli insegnino il valore delle parole rispetto ed onestà; e non importa se il piccolo parlerà Tedesco, Inglese o Francese, sarà bello regalarlo al mondo e raccontargli che quel paese laggiù, quello dove vivono ancora il nonno e la nonna, quello in cui i suoi papà sono cresciuti non è un paese cattivo, non è un paese dove odiano le famiglie come le nostre, non è un paese dove un uomo vestito di bianco con una gonna non accetta l’amore di qualcun’altro soltanto perché dello stesso sesso, lo rassicurerò, gli dirò che a volte la paura allontana le persone diverse da noi, lo rassicurerò dicendogli che nella storia è successa la stessa cosa a tanti altri, è successo ai neri, e come ogni altra cosa prima o poi passerà, basterà puntare quel piccolo dito puro e innocente verso il cielo, chiudere gli occhi e sognare il mondo che c’è già nel suo cuore, prima o poi sarà così, o almeno lo sarà laggiù, qui è già così….


Michele D.

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Retorico ed autocelebrativo, ma ci può stare in uno sfogo . Certo è che parliamo di uno che può anche permettersi di lasciare tutto, vendere casa (solo qui il mercato immobiliare ti obbliga a tenere in vendita per anni un appartamento senza riuscire a venderlo?) e firmare un contratto in un paese non anglofono - e se non vai a servire ai tavoli devi saper comunicare efficacemente nel loro idioma .

 

Buon per Michele, è comunque una scelta anche se l'immagine che qui siano tutti cattivoni mentre lì dove andrà a lavorare ci sia onestà e trasparenza non convince del tutto . Certo, dobbiamo sempre fidarci delle sue parole, che magari sono dettate dall'entusiasmo di questo vento di cambiamento .

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Retorico ed autocelebrativo, ma ci può stare in uno sfogo . Certo è che parliamo di uno che può anche permettersi di lasciare tutto, vendere casa (solo qui il mercato immobiliare ti obbliga a tenere in vendita per anni un appartamento senza riuscire a venderlo?) e firmare un contratto in un paese non anglofono - e se non vai a servire ai tavoli devi saper comunicare efficacemente nel loro idioma .

 

Buon per Michele, è comunque una scelta anche se l'immagine che qui siano tutti cattivoni mentre lì dove andrà a lavorare ci sia onestà e trasparenza non convince del tutto . Certo, dobbiamo sempre fidarci delle sue parole, che magari sono dettate dall'entusiasmo di questo vento di cambiamento .

Quoto in pieno, aveva un lavoro e una casa, di cazzo si lamentava non so

Anzi sai che gli dico.....vaffanculo!

Edited by Iron84
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Saramandasama

Si lamentava di quello a cui molti gay, ormai scesi a patti colla loro omofobia internalized e rassegnati allo status quo di questo paese, nemmeno fanno caso più caso, credo..

Del resto la rappresentazione culturale del mondo in cui si nasce, non può che far sembrare plausile e condivisibile anche la merda più patente. Una sindrome di Stoccolma all` ennesima potenza. Bello dire " restiamo, combattiamo. .." Per arrivare a diritti che ora ci sono in altri paesi e che da noi forse tra 20 anni?

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Si lamentava di quello a cui molti gay, ormai scesi a patti colla loro omofobia internalized e rassegnati allo status quo di questo paese, nemmeno fanno caso più caso, credo..

 

Ma anche qui con la solita solfa dell'omofobia interiorizzata? E che palle regà, riusciresti a tirarla in ballo anche se si stesse parlando di piante grasse

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Io laureato, specializzato,masterizzato e bla bla non trovo un cazzo di lavoro e spendo ancora soldi in formazione e mi devo sorbire questo che se ne va fuori per, giustamente, realizzare il suo sogno di paternità ma non venisse a romperci le palle che fuori tutto funziona meglio perchè ste esterofilia mi ha rotto gli zebedei. Per noi l'estero ha il clima della Spagna, lo stato sociale scandinavo, l'efficienza tedesca, la precisione svizzera e la pressione fiscale inglese.

 

Il fatto che diano in adozione bimbi ai gay non li rende tanto meglio, dire semplicemente vado via perchè in questo paese non mi riconoscono un diritto per me sacrosanto è un discorso, tirarsela dietro co sta menata retorica mi ha rotto le palle!!!

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Ilromantico

A me non piace lo stile della lettera, un po' troppo prolisso, ma nella sostanza il tipo ha ragione da vendere.

Le critiche non le capisco, fanno molto frustrati, invidiosi e/o volpe che non arriva all'uva. Mi riferisco in generale visto che ho già letto la lettera e le critiche su altri siti.

 

Io MOLTO alla lontana, mi ci ritrovo nella lettera del tipo. Cambiare paese col senno di poi è stato un sacrificio, ma la mia vita in qualità è aumentata a livelli stratosferici, Sia in amore che nel lavoro e anche come vita di città. Basta fare il triste paragone con alcuni amici che ancora fanno lavori sottopagati, sfruttati ed essendo pure iper-laureati. Qua le offerte NON fioccano affatto, ma almeno se vali minimamente qualcosa lavori senza raccomandazioni e leccaculismi all'italiana.

Edited by Ilromantico
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E' un po' retorico e ampolloso, e forse esagera col giudizio negativo sull'Italia, però ha ragione.

Sintetizzerò quello che penso riguardo l'Italia in: "Bellissima dal punto di vista culturale e metà ideale per una vacanza, ma viverci no".

Se ha l'opportunità di andarsene, perché no? Non dice balle: all'estero può costruirsi una carriera lavorativa, vivere in modo più che dignitoso, costruirsi una famiglia e quindi raggiungere una sua serenità. Tutte cose che in Italia non avrebbe.

Poi sarà che ho una visione cosmopolita, ma non capisco questa visione dell'attaccamento alla patria come valore positivo e demonizzazione dell'emigrazione all'estero. Il mondo è enorme e ovunque tu troverai il tuo posto in esso, sarà bene così.

Quelli che mi fanno più ridere sono quelli (in rete se ne trovano molti) che considerano coloro che se ne vanno dalla patria come codardi perché non combattono per il proprio futuro e fuggono dai problemi. A parte che è una battaglia contro i mulini a vento, ma davvero codardi? Al contrario, hanno un coraggio straordinario: lasciare tutto (genitori, parenti, amici, casa, etc...) abbandonando le proprie sicurezze per avere un futuro migliore.

Edited by Uncanny
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Farlo, lasciare tutto è una cosa : scrivere una lettera che presumo non sarà nepppure stata inviata è un altro, con quel piglio da "ehi Matteo ti dò del tu perchè siamo entrambi esseri umani,yeah, e dico pure Vaffanculo che fa sembrare giovane, minchia che buono, e intanto dico a tutti che io ho le palle di farle, le cose!" .

 

Da dove viene, ed in quale mezzo è stata distribuita  ? Facebook ? E il destinatario è proprio Renzi, o forse la gente che legge e dice "che bravo!" ?

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La forma con cui è stata scritta la lettera è certamente criticabile (retorica, ampollosa, un po' superba ed eccessivamente critica verso l'Italia), ma non capisco la critica alla sostanza.

Al di là del fatto che sia arrivata o meno a Renzi (cosa che non ritengo importante per colui che se la legge in rete), racconta dell'esperienza di vita di quest'uomo e di una non marginale parte di persone italiane (non è di certo il solo). E ne ho lette diverse sul web di lettere simili. Vogliono far capire a chi magari il lavoro ce l'ha la loro situazione o spronare chi non ce l'ha a valutare di andarsene. E soprattutto sono rappresentative della condizione di moltissimi giovani e non giovani, laureati e non laureati, nella disatrata Italia.

In questo caso poi, anche delle conseguenze della mancanza di diritti civili (che vanno dalle leggi antidiscriminazione a unioni ed adozioni) per le persone omosessuali e dell'ipocrisia di certe persone e istituzioni.

Non è certo un capriccio ad averlo portato ad andarsene, ma un crescente disagio interiore che ha finito per sopraffarlo.

Edited by Uncanny
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E il destinatario è proprio Renzi, o forse la gente che legge e dice "che bravo!" ?

 

La seconda XD io non ci vedo (leggo), sinceramente, nessuna reale volontà di critica ad un sistema marcio, nè tantomeno la volontà di suscitare un "moto d'orgoglio" nel lettore. Mi sembra un pippone autocelebrativo (come in molti avete detto) in cui la morale è un po' "ehi, io c'ho i soldi e vado a vivere il sogno americano, lavoratori?! tiè".

 

 

 

A parte che è una battaglia contro i mulini a vento, ma davvero codardi? Al contrario, hanno un coraggio straordinario: lasciare tutto (genitori, parenti, amici, casa, etc...) abbandonando le proprie sicurezze per avere un futuro migliore.

 

Credo che la critica non sia mossa ad una presunta codardia, nessuno manca di riconoscere ai "cervelli in fuga" (a volte solo "in fuga"... ) uno spirito di adattamento e persino un coraggio sopra la media. Ciò che contesto e, mi par di capire, si contesti sotto questo punto di vista è l'equazione estero=mondo migliore. L'estero è la terra promessa solo sotto certe condizioni (essere "formati" dal punto di vista delle competenze, conoscere la lingua e, non ultimo, avere notevoli disponibilità di capitale in banca), molti di quelli che vanno da "dilettanti allo sbaraglio" o tornano con la coda fra le gambe, oppure finiscono a fare quei lavori umili e malpagati che in Italia avrebbero schifato: perchè un conto è pulire i cessi a Milano, ma ehi, i cessi di Londra sono più cool".

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La seconda XD io non ci vedo (leggo), sinceramente, nessuna reale volontà di critica ad un sistema marcio, nè tantomeno la volontà di suscitare un "moto d'orgoglio" nel lettore. Mi sembra un pippone autocelebrativo (come in molti avete detto) in cui la morale è un po' "ehi, io c'ho i soldi e vado a vivere il sogno americano, lavoratori?! tiè".

A me non ha dato quest'impressione (in parte sì, ma non solo), ma alla fine ognuno recepisce le cose a suo modo.

Tizio può vederci il pippozzo autocelebrativo, Caio la critica alla situazione lavorativa e Sempronio altro ancora. :D

Credo che la critica non sia mossa ad una presunta codardia, nessuno manca di riconoscere ai "cervelli in fuga" (a volte solo "in fuga"... ) uno spirito di adattamento e persino un coraggio sopra la media. Ciò che contesto e, mi par di capire, si contesti sotto questo punto di vista è l'equazione estero=mondo migliore. L'estero è la terra promessa solo sotto certe condizioni (essere "formati" dal punto di vista delle competenze, conoscere la lingua e, non ultimo, avere notevoli disponibilità di capitale in banca), molti di quelli che vanno da "dilettanti allo sbaraglio" o tornano con la coda fra le gambe, oppure finiscono a fare quei lavori umili e malpagati che in Italia avrebbero schifato: perchè un conto è pulire i cessi a Milano, ma ehi, i cessi di Londra sono più cool".

No, molte di quelle che ho letto erano intese nel senso che ho spiegato. Si parlava ad esempio di persone con laurea, master e dottorato, costrette ad andarsene all'estero (non il primo scemo quindi) per avere qualche chance, molto consapevoli di ciò che facevano.

Poi sul tuo discorso sono d'accordo, l'estero non è certamente la terra promessa e molti ci vanno da incoscienti e senza un minimo di qualifica lavorativa. Però l'equazione estero = mondo migliore per quel che riguarda il lavoro (quello minimamente qualificato, non il lavapiatti) non la considero sbagliata.

Edited by Uncanny
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Però l'equazione estero = mondo migliore per quel che riguarda il lavoro (quello minimamente qualificato, non il lavapiatti) non la considero sbagliata.

 

Ecco, su questo, rispetto alla lettera di cui si discute, sono perplesso. Ti faccio notare una cosa: il tipo dice di lavorare nella sanità (in ospedale) e di volersene andare perchè disgustato dalla condotta del suo direttore sanitario, che pensa al profitto e non al bene dei pazienti. Sacrosanto.

Poi dice di avere il mito del "sogno americano", possiamo anche spingerci ad ipotizzare che la sua destinazione siano gli States. Ora: il sistema sanitario degli States credo sia quello, al mondo, meno attento al bene dei pazienti che esista in occidente, se non hai una assicurazione sanitaria, che tu abbia un calcolo renale o un cancro, ti fanno una flebo e ti sbattono fuori XD

 

Quindi capisci, ok la meritocrazia assente, ok le prospettive di realizzazione familiare, ok il trattamento da parte dello Stato: però di fatto la motivazione "concreta" addotta è fuffa. E questo mi fa sospettare che tutto il discorso sia, di conseguenza, impostato un po' più su una "idea" che su un reale paragone di situazioni concrete (ed è ovvio che se paragoni una idea ad una situazione concreta - per di più non proprio edificante - il concreto ne esce perdente di sicuro).

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Ecco, su questo, rispetto alla lettera di cui si discute, sono perplesso. Ti faccio notare una cosa: il tipo dice di lavorare nella sanità (in ospedale) e di volersene andare perchè disgustato dalla condotta del suo direttore sanitario, che pensa al profitto e non al bene dei pazienti. Sacrosanto.

Poi dice di avere il mito del "sogno americano", possiamo anche spingerci ad ipotizzare che la sua destinazione siano gli States. Ora: il sistema sanitario degli States credo sia quello, al mondo, meno attento al bene dei pazienti che esista in occidente, se non hai una assicurazione sanitaria, che tu abbia un calcolo renale o un cancro, ti fanno una flebo e ti sbattono fuori XD

 

Quindi capisci, ok la meritocrazia assente, ok le prospettive di realizzazione familiare, ok il trattamento da parte dello Stato: però di fatto la motivazione "concreta" addotta è fuffa. E questo mi fa sospettare che tutto il discorso sia, di conseguenza, impostato un po' più su una "idea" che su un reale paragone di situazioni concrete (ed è ovvio che se paragoni una idea ad una situazione concreta - per di più non proprio edificante - il concreto ne esce perdente di sicuro).

:love:

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Hinzelmann

Scriverla peggio era difficile

 

Ha messo al bando i "formalismi" e da quel momento han preso il sopravvento

però le sensazioni 

 

 

 

questa sensazione è diventata sempre più intensa, incalzante, fastidiosa
 

 

Ed è scomparso il "pensiero" del "cervello in fuga" che sembra solo 

capace di sentire-avvertire sensazioni e di esibirle e non di pensare-argomentare

denunciare in modo oggettivo

 

Questa lettera dimostra che la forma è sostanza ( ma non credo fosse lo

scopo XD )

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Ecco, su questo, rispetto alla lettera di cui si discute, sono perplesso. Ti faccio notare una cosa: il tipo dice di lavorare nella sanità (in ospedale) e di volersene andare perchè disgustato dalla condotta del suo direttore sanitario, che pensa al profitto e non al bene dei pazienti. Sacrosanto.

 

Poi dice di avere il mito del "sogno americano", possiamo anche spingerci ad ipotizzare che la sua destinazione siano gli States. Ora: il sistema sanitario degli States credo sia quello, al mondo, meno attento al bene dei pazienti che esista in occidente, se non hai una assicurazione sanitaria, che tu abbia un calcolo renale o un cancro, ti fanno una flebo e ti sbattono fuori XD

Ma dice che l'America era il suo sogno da adolescente; in 20 anni credo possa aver cambiato idea, venendo anche a conoscenza di quello che è il sistema sanitario statunitense. Quindi non mi baserei su questo per trarre conclusioni.

 

Quindi capisci, ok la meritocrazia assente, ok le prospettive di realizzazione familiare, ok il trattamento da parte dello Stato: però di fatto la motivazione "concreta" addotta è fuffa. E questo mi fa sospettare che tutto il discorso sia, di conseguenza, impostato un po' più su una "idea" che su un reale paragone di situazioni concrete (ed è ovvio che se paragoni una idea ad una situazione concreta - per di più non proprio edificante - il concreto ne esce perdente di sicuro).

Lui però dice "Oggi ho firmato un nuovo contratto di lavoro, all’estero, non ho dovuto fare fatica per far emergere i miei meriti, le mie fatiche, i miei studi; tutto era lì, chiaro e lindo come il sole all’alba, non c’era il solito amico, colluso o ignorante; figurati chi si prenderebbe la responsabilità di assumere un incompetente e raccomandarlo fuori dall’Italia."

Tralasciando la boria (comprensibile però, vista la rabbia), di fatto un paragone concreto lo fa.

Poi chiunque (compreso questo Michele) deluso del presente e fiducioso nel futuro, tenderà a idealizzare quest'ultimo: è inevitabile.

Ma sul fatto che sarà migliore di quello che ha in Italia non avrei grandi dubbi.

Edited by Uncanny
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