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L'Italia di Renzi


Rotwang

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La Repubblica

La conferenza dei capigruppo della Camera ha stabilito che il 27 febbraio la legge elettorale sarà all'esame dell'aula di Montecitorio. La decisione ha avuto il via libera da PD, M5S, Lega e FdI. La notizia battuta dalle agenzie ha disorientato, suscitando immediate reazioni. Soprattutto dei 5 Stelle, che con Di Maio cantano vittoria.

A chiedere la calendarizzazione della legge elettorale è stato, infatti, il M5S. Il vicepresidente pentastellato della Camera spiega che se effettivamente la legge approderà in aula il 27 febbraio, nel mese successivo "ci sarà il contingentamento dei tempi e entro metà marzo potremmo avere una nuova legge elettorale per andare a votare subito".

E il capogruppo del PD, Rosato, dice: "Siamo ad una accelerazione vera. C'è l'intesa dichiarata di fare rapidamente la legge elettorale. Ora bisogna far prevalere - spiega - la sintesi politica con un lavoro che accolga le indicazioni del presidente Mattarella. Per questo serve il senso di responsabilità di tutti. E' bene che il Parlamento doti il Paese di una buona legge elettorale. Lo abbiamo fatto faticosamente con l'Italicum; speriamo di fare meno fatica oggi".

Nel giorno della preoccupante (per Renzi) dichiarazione di Bersani sulla scissione, l'ennesima mossa verso una accelerazione al voto non potrà che accrescere la tensione nel PD. Ma intanto reagiscono duramente Forza Italia con Renato Brunetta ("Comportamento indecente del PD") e Sinistra Italiana con Arturo Scotto: "Forzatura di PD, M5S e Lega per contingentare tempi parlamentari su legge elettorale. Proprio come con Italicum. L'asse dell'avventurismo". Negativa anche l'opinione di Angelino Alfano per NCD: "Esprimiamo grande preoccupazione - ha detto il ministro degli Esteri - su una corsa verso il voto mentre il Paese è attanagliato da mille problemi, alcuni dei quali chiedono urgente soluzione come il terremoto, le banche e l'Europa".

Il segretario del PD taglia corto con una battuta, scritta via sms e mostrata in studio dal conduttore Giovanni Floris: "Per me - dice Renzi - votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso. L'unica cosa è evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini. Sarebbe assurdo".

Edited by Rotwang
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Che i rapporti tra Matteo Salvini e Umberto Bossi non fossero proprio idilliaci, lo si era capito da tempo. Ma nessuno avrebbe mai creduto ad una rottura definitiva tra i due. E invece i i toni dello scontro si sono fatti più alti così da far ipotizzare una mancata ricandidatura del fondatore della Lega, dimessosi da segretario nel 2012 dopo gli scandali che avevano colpito la sua famiglia. A riportare l’indiscrezione è stato Il Corriere della Sera che ha anche riportato alcune posizioni di Salvini proprio su Bossi: secondo il quotidiano di Via Solferino, il segretario del Carroccio accuserebbe il Senatur di “intelligenza con il nemico” Berlusconi per indebolire il partito. “Bossi è ormai filoguidato da Berlusconi” è il virgolettato riportato nel retroscena.

 

Umberto Bossi al Giornale: “Salvini non ha i voti”
Il nuovo scontro – questo, forse, definitivo – è iniziato con l’intervista rilasciata da Umberto Bossi proprio al Giornale della famiglia Berlusconi. “Salvini si è messo in testa di fare il premier e pur di arrivare al suo obiettivo è disposto a tutto, persino a sacrificare la Lega – ha detto il Senatur al quotidiano diretto da Alessandro Sallusti –. Salvini ha i sondaggi ma non ha i voti”. Poi il consiglio, seppur non richiesto, di una alleanza con Berlusconi e Forza Italia: “bisogna andare al voto subito ma prima bisogna modificare la legge elettorale possibilmente puntando ad un sistema elettorale che assicuri alla Lega un suo peso specifico. E questo lo si può fare solo grazie alle alleanze, prima fra tutte quella con Berlusconi”. Queste parole non devono essere piaciute al segretario del Carroccio.

 

Al momento le posizioni di Forza Italia e Lega Nord sono molto distanti soprattutto su due questioni dirimenti per il futuro politico del centrodestra: la data delle elezioni politiche e le proposte programmatiche di una futura coalizione unitaria. Per quanto riguarda il primo aspetto, le posizioni dei due leader sono note da tempo: Salvini vorrebbe votare subito a costo di essere accusato di vicinanza con Renzi che condivide con lui la stessa posizione, mentre Berlusconi sta cercando in tutti i modi di rallentare lo scioglimento delle Camere in vista della sentenza della Corte Europea di Strasburgo che, almeno secondo i suoi legali, potrebbe restituirgli l’agibilità politica e permettergli di ricandidarsi in prima persona.

Sul programma, invece, la posizione più distante è quella sull’euro: i “lepenisti” Salvini-Meloni vorrebbero uscirne (e subito) come professa il guru economico del Carroccio, Claudio Borghi, mentre Forza Italia è da sempre su posizioni filoeuropeiste tanto da ritrovarsi nel gruppo del PPE al Parlamento Europeo, guidato dai falchi di Angela Merkel.
Così, al momento, un’alleanza tra Lega e Forza Italia sembra sempre più lontana. Ma da qui alle elezioni politiche c’è tempo a sufficienza per fare e disfare la tela delle coalizioni. Senza contare che tutto dipenderà dalla legge elettorale con cui si andrà a votare.

Edited by Rotwang
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Per maggiori informazioni potete visionare l'articolo qui.

http://www.termometropolitico.it/1243648_umberto-bossi-rottura-matteo-salvini.html

 

Cosa vuoi dimostrare? Tu non sai niente, lo sai? Continuerò a copincollare articoli di cronaca politica per tenere aggiornati i forumisti, fattene una ragione.

Edited by Rotwang
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Che male c'é che ho linkato la fonte scusa ? Cosa avrei voluto dimostrare ? Tanto più che il tuo obiettivo è informare dovresti citare le fonti. Lo so che non so niente infatti la mia ignoranza mi ha sempre divertito molto al contrario della tua.

 

Mi ami?

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State flammando, offtopicando e anche un po' puzzando. Rot e Blonde o vi amate carnalmente entro breve oppure finitela che parete Giustino e Marilù.

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La Repubblica

Battezzando il neonato movimento ConSenso, Massimo D'Alema aveva evocato la scissione dal Pd in caso di elezioni anticipate. Adesso, seduto nello studio della sua Fondazione Italianieuropei nel cuore di Roma, e con il voto anticipato che appare una prospettiva sempre meno probabile, vede uno scenario diverso: "Se prevalgono buon senso e responsabilità - dice - riprenderà il percorso ordinario che porta al congresso del Pd. Ma l'obiettivo resta la discontinuità con la stagione renziana. Serve un cambio di contenuti e di guida".

Presidente D'Alema, ma perché considera il voto anticipato una iattura?
"La situazione del Paese è gravissima. I dati sullo spread dimostrano che ogni incertezza internazionale ha un effetto immediato sull'Italia. In Europa siamo ultimi per crescita, quartultimi tra i 30 Paesi più industrializzati. Sono cresciute gravemente povertà e diseguglianze. Drammatica è la frattura tra Nord e Sud. Il meccanismo di crescita dell'occupazione, sostenuto dagli incentivi, si è inceppato. La priorità del governo oggi dovrebbe essere dare risposte alla crisi".

Non potrebbe farlo meglio un governo legittimato dal voto?
"L'idea di precipitare verso elezioni anticipate con una legge proporzionale, con prospettiva certa di ingovernabilità, è una scelta folle. Con quale progetto? Con quale ipotesi di alleanze? ".

Ogni volta che c'è una crisi di sistema la sinistra si schiera contro il ritorno alle urne. E sostenendo Monti pagò un prezzo alto.
"Rispetto al 2011 ci sono differenze fondamentali. Allora non c'era più un governo, oggi sì e per farlo cadere bisognerebbe provocare una crisi ad hoc. Stavolta non c'è prospettiva politica e non c'è legge elettorale. Finirebbe con lo spread a 400. E con la gente in mezzo alla strada, non so se è chiaro".

Quindi cosa dovrebbero fare Pd e governo?
"La priorità è la legge elettorale. Il Pd ne ha proposto cinque diverse. E non è la minoranza che rompe le scatole. Lo scontro più aspro è quello che divide l'idea di Franceschini di un premio alle coalizioni e quella di Orfini che lo vuole alla lista".

Lei cosa pensa?
"Non ho una particolare predilezione per i premi di coalizione. E non capisco bene quale sarebbe la coalizione del Pd".

Da Alfano a Pisapia, secondo Franceschini e Delrio.
"Ma Pisapia ha già detto che non ci sta. Quindi sarebbe da Alfano a Franceschini e Delrio. Mi ricorda qualcosa, si chiamava Democrazia cristiana ".

Franceschini lo considera un patto dei responsabili. Un argine all'onda trumpista in Italia.
"Quando sento qualcuno dire che destra e sinistra non esistono mi spavento. Peraltro non so se un partito che affronta il referendum come ha fatto il Pd possa esser considerato responsabile. Mi pare una definizione ambiziosa, diciamo".

Su quale legge dovrebbe puntare il Pd?
"Un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Occorre una legge che offra una chance di governabilità, con un premio ragionevole, alla lista che arriva prima. Ma i capilista bloccati vanno aboliti. Si vorebbe persino vergognosamente estenderli al Senato".

Ammesso che si trovi una intesa sulla legge elettorale, resta una situazione difficile e un governo debole.
"Bisogna intervenire sui temi del lavoro oggetto dei referendum proposti dalla Cgil. Su voucher e subappalti, o le norme le cambia il governo o sarà il voto referendario a farlo. Poi servirà una manovra, lascito del governo Renzi che ha voluto accavallare la campagna con la legge di stabilità e ha utilizzato risorse per mance e regalie. Ha perso il referendum e sono rimasti i debiti".

Il rigore dell'Europa non aiuta a uscire dalla crisi.
"Apprezzo l'iniziativa di Merkel che vuole rispondere al nuovo contesto rafforzando l'integrazione dei Paesi disponibili. La sinistra dovrebbe rispondere: bene, ma occorre un cambio delle politiche nel senso della crescita e della giustizia sociale. Io non sono di quelli che danno la colpa all'euro. Il problema è una politica economica che ha messo al centro solo l'obiettivo della stabilità monetaria. Draghi ha cambiato qualcosa, ma non basta. Ci sono delle responsabilità che solo la politica si può prendere".

Renzi, più di altri leader del passato, ha cercato di incrinare il fronte del rigorismo Ue.
"Le regalo una copia di un mio libro sull'Europa uscito qualche anno fa. Renzi lo presentò con me e disse che era la piattaforma della sua battaglia europea ".

Allora lei lo definiva "una speranza". Poi alla poltrona di Alto rappresentante per la politica estera Ue è andata Federica Mogherini. È nata così la guerra?
"Non voglio commentare queste stupidaggini. Come è noto, ho contrastato Renzi per ragioni politiche, molto prima delle vicende europee, fino a quando non è diventato segretario del partito e ho ritenuto ragionevole sostenerlo in una difficile campagna elettorale. Non è certo colpa di Renzi se non sono andato a ricoprire il ruolo di Alto Rappresentante. Si sa, i grandi paesi non vogliono un ex capo di Stato in una funzione di quel tipo".

Le rimproverano anche di aver riscoperto l'Ulivo, lei che non ne fu certo un teorico.
"L'atto costitutivo dell'Ulivo reca, tra le altre, la mia firma. E fui io a chiedere a Romano Prodi di assumere la guida del centrosinistra. E' ora di smetterla con le calunnie".

Chi sosterrà al congresso contro Renzi?
"Quando ci sarenno il congresso e i candidati farò le mie valutazioni. Oggi registro che da Bersani a Speranza, Emiliano, Rossi, sosteniamo posizioni simili e lo stesso Cuperlo ha più volte sottolineato che Renzi non può essere la guida adeguata di un nuovo centrosinistra".

Ma questo Pd lacerato ha chance di vittoria?
"Un rinnovato Pd può riunire intorno a sé movimenti civili, personalità e creare una grande lista aperta che possa aspirare ad avere molti voti. Forse non prenderà il 40%, ma ci andrebbe più vicino del Pd com'è messo ora".

Renzi è l'unico ad aver centrato il 40.
"Allora eravamo uniti. Poi Renzi ci ha diviso. E non dimentichi che quel 41% fu ottenuto con il 52% dei votanti. Forse queste due valutazioni Renzi avrebbe dovuto farle fin da allora. Io non sono rancoroso, sono addolorato. Non possiamo considerare zavorra i milioni di elettori che ci hanno lasciati. Il partito è diroccato. L'82 per cento dei ragazzi tra i 18 e 24 anni ha votato No al referendum.
Tutta la grande grande operazione di rottamazione ha creato questo: una sorta di partito dei pensionati ".

Sarà una sfida Pd-M5S?
"Non sottovaluterei la destra, che in coalizione può arrivare al 35 per cento. Se faremo una legge basata su questo meccanismo, si rimetteranno insieme e ci ringrazieranno ".

Ma M5S cos'è? Una costola della sinistra? Una destra mascherata?
"Niente di tutto questo. Sono una confusa coalizione di persone e culture che rappresentano il malessere del Paese. Esprimono il peggior sindaco d'Italia, la Raggi, che si è circondata della peggiore destra, e Appendino che è in cima ai sondaggi di gradimento ".

Aveva detto: non mi occuperò di politica italiana dopo il referendum.
"La gente che si era mobilitata per il referendum ha chiesto di non tornare a casa. E ho sentito il dovere di riunirli. Faccio il mio lavoro di presidente di una fondazione culturale e, quando sono libero, sono un militante. Fa parte dei diritti civili, che non mi possono essere negati".

E se rispuntano le elezioni anticipate? Fa una lista con Vendola e la sinistra?
"Non ho mai fatto parte della sinistra della sinistra, ma sempre del centro della sinistra. Sono solo preoccupato per il mio Paese. Il nostro gruppo dirigente appare debole e confuso. Abbiamo governato con Ciampi Amato e Prodi. Oggi, salvo poche eccezioni, c'è solo chiacchiericcio senza costrutto. Non ci si rende conto che siamo seduti su una polveriera ".

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pare che un gruppo nutrito di deputati renziani si sia messo per traverso sulla manovrina economica del governo

 

http://www.repubblica.it/politica/2017/02/10/news/l_irritazione_di_palazzo_chigi_per_la_mozione_anti_tasse_dei_renziani-157999674/?ref=HREA-1

 

spero si trovi il modo di agevolare il loro suicidio politico, senza fare troppi danni al paese

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Potrei anche dire che sono d'accordo coi Renziani

visto che si tratta di accise su tabacco e benzina

 

Ma considerando il fatto che sono tasse che aumentano

un anno sì ed un anno no e che mi sembra il più classico

degli espedienti fiscali da manovrina, non mi pare che sia

il caso di farci cadere il governo

 

Renzi in realtà vorrebbe votare a tutti i costi il 21 Giugno, con

una legge che gli conservi il potere di scegliere i capilista e di

far fuori la sinistra del partito

 

Più realistico a fine Settembre, ad indennità maturate in modo da

motivare i parlamentari meno fedeli

 

D'altronde ha già imposto un referendum a Dicembre....quindi perchè

non votare a Settembre?

 

Il casus belli mi pare troppo anticipato, Renzi forse vuole dare un avvertimento

a Gentiloni ( no tasse, no logoramento di immagine, vai allo scontro con l'UE )

ma non mi pare abbia scelto l'uomo giusto per interpretare il trumpismo

 

Comunque se Renzi si è convinto di dover interpretare Trump lo farà

difficilmente Renzi cambia idea

 

Il primo passo però lo deve fare lui, se vuole anticipare il Congresso PD

deve dimettersi subito

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Corriere della Sera

Più poteri ai sindaci per la sicurezza delle città. Il consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, ha approvato un decreto che realizza un patto tra prefetto e sindaci per dare loro più strumenti, come i poteri di ordinanza.

In particolare è previsto che chi deturpa zone di pregio delle città non potrà più frequentarle per un periodo di 12 mesi. Un provvedimento simile al «Daspo» in vigore oggi negli stadi. Ma prima di arrivare a questo vengono introdotte sanzioni amministrative da 300 a 900 euro con l’allontanamento fino a 48 ore per chi lede il decoro urbano o la libera accessibilità o la fruizione di infrastrutture, luoghi di pregio artistico, storico e turistico, anche abusando di alcolici o droghe, esercitando la prostituzione «in modo ostentato», facendo commercio abusivo o accattonaggio molesto.

Il Daspo urbano interviene quando tali lesioni siano ripetute. Il periodo di allontanamento è di 12 mesi mentre diventa più lungo, da uno a 5 anni, per chi spaccia droga nelle discoteche e locali di intrattenimento. Al giudice invece la possibilità di disporre il ripristino o la ripulitura dei luoghi pubblici (o il risarcimento), per chi deturpa o imbratta beni immobili o mezzi di trasporto pubblici o privati. «Non diventiamo come il sindaco di New York ma almeno abbiamo una norma che ci dà poteri concreti» commenta con soddisfazione il sindaco di Bari Antonio Decaro, presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni.

Su rifugiati e immigrazione clandestina, il governo ha esaminato anche un altro decreto del ministro Minniti. Si prevede la riduzione dei tempi per ottenere lo status di rifugiato, attualmente di due anni, l’accelerazione dei rimpatri per chi non è in regola, il raddoppio dei fondi per i rimpatri volontari, la sostituzione dei Cie con i Cpr, centri permanenti per il rimpatrio, che dovranno essere al massimo uno per Regione e non potranno accogliere più di 1.600 persone. Infine, sì ai lavori socialmente utili non retribuiti per favorire l’integrazione. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha anche annunciato l’istituzione in 14 tribunali di sezioni specializzate sull’immigrazione.

Un disegno di legge delega della ministra Roberta Pinotti riorganizzerà le Forze Armate. Riguarderà i vertici del ministero e le relative strutture e il modello operativo. Due gli obiettivi: ridurre le risorse umane e finanziarie senza incidere sulle capacità operative e risparmiare. E integrare le varie componenti, eliminando duplicazioni, riducendo i livelli gerarchici e semplificando le procedure.

Diventa «universale», aperto a tutti i giovani che potranno anche andare all’estero e ridotto a 25 ore settimanali con programmazione triennale. Si potrà svolgere in vari settori, dall’assistenza alla protezione civile, dall’ambiente alla riqualificazione urbana, dal patrimonio artistico e culturale allo sport, all’agricoltura.

Edited by Rotwang
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Perché non chiudere questa discussione? Quella di adesso non è più l'Italia di Renzi.

Perche' lui vuole ancora fare il presidente del consiglio e penso ci riuscira' con qualche intrallazzo come quando caccio' letta.

Edited by marco7
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La Repubblica

 

La direzione del Partito democratico ha approvato l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza per avviare subito, con un'assemblea che si svolgerà tra il 18 e il 19, il congresso del partito. A favore hanno votato in 107 sì, 12 contrari e 5 astenuti. Il presidente Matteo Orfini, al termine della riunione, ha deciso di mettere ai voti solo l'odg di maggioranza e considerare precluso quello presentato dalla minoranza, che aveva richieste opposte.

"Si chiude un ciclo alla guida del Pd". Così Matteo Renzi ha parlato alla direzione convocata in via Alibert a Roma, lasciando capire che si dimetterà per anticipare il congresso del partito. Che si terrà con le "stesse regole dell'ultima volta", ossia nel 2013, quando Gianni Cuperlo sfidò l'ex premier e l'assise si concluse in due mesi e mezzo. E nella replica, dopo una lunga serie di interventi, ha affermato: "Ho fiducia nella nostra gente. Penso che un punto vada messo, non io, non noi, ma l'assemblea che è sovrana...Va bene tutto ciò che serve per creare un clima per sentirsi a casa, ma quando si ha paura di confrontarsi con la propria gente con le modalità dell'ultimo congresso io credo che l'ennesimo passo indietro non sarebbe capito neanche dai nostri. Andiamo al congresso con il sorriso sulle labbra, così saremo un partito ancora più democratico, se altri vogliono farsi governare da un algoritmo è un problema loro".

 

Voto su due mozioni. La direzione si è chiusa con il voto su due mozioni: da un lato un ordine del giorno firmato da esponenti di tutte le correnti di maggioranza (renziani, Area dem, giovani turchi, Sinistra è cambiamento) per invitare "il presidente dell'assemblea nazionale a convocare l'assemblea per l'avvio dell'iter congressuale auspicando la definizione di regole analoghe a quelle utilizzate per lo svolgimento del congresso del 2013". A firmare l'odg Mirabelli (Areadem), Ermini e Marcucci (renziani), Paris (giovani turchi), Campana (area di Maurizio Martina). Dall'altro la mozione della minoranza che chiede di "sostenere il governo Gentiloni fino a scadenza naturale mandato", la "convocazione di un congresso in tempi tali da garantire il coinvolgimento della nostra comunità con una discussione larga e approfondita", e anteporre una conferenza programmatica "alla fase finale della scelta della leadership da svolgersi fra i mesi di ottobre e novembre 2017".

 

Il ritorno dei caminetti. "Dopo il 4 dicembre le lancette della politica sono tornate indietro, quasi ai tempi della Prima Repubblica: sono tornati i caminetti, ci si perde nei litigi e non si fanno proposte", esordisce Matteo Renzi (maglioncino alla Marchionne, alla sua destra il premier Paolo Gentiloni) dopo aver intonato l'inno nazionale assieme all'assemblea. Poi, rivolto alla minoranza interna, afferma: "Basta amici e compagni, diamoci una regolata tutti insieme. Non è possibile che tutto venga messo in discussione". E invita i tg a toglierlo dai pastoni: "Liberatemi dallo spazio del pastone, permettetemi di girare tranquillo per il Paese. A chi in questo partito vuole giocarsi la carta della contendibilità della leadership dico porte aperte, ma il mondo fuori da qui ha Trump e Le Pen, in Italia si discute di caminetti e polizze vita. Bisogna cambiare passo. Dobbiamo uscire da una sorta di terapia di gruppo per cui noi ci parliamo addosso mentre l'Europa corre".

La sconfitta del 4 dicembre. A chi lo accusa di non aver discusso a sufficienza la disfatta referendaria risponde: "L'analisi del voto l'abbiamo fatta: io ho pagato il pegno, mi sono dimesso. Se l'errore principale della campagna elettorale è stata la personalizzazione, ho cercato di evitare la personalizzazione almeno nel post referendum". E poi aggiunge: "Da due mesi la politica italiana è bloccata. Improvvisamente è scomparso il futuro da ogni narrazione. L'Italia si è rannicchiata nella quotidianità".

No al ricatto sul calendario. Dopo un'ampia panoramica sui principali fatti accaduti nel mondo (dalla Cina cha apre al libero mercato agli Usa di Trump che si chiudono nel protezionismo fino alle regole dell'Europa da cambiare non da violare), Renzi arriva al punto e rivolto alle opposizioni dem chiarisce: "Si dice o fai il congresso prima delle elezioni o me ne vado. Mi sembra un ricatto morale e sono difficilmente incline a cedere ai ricatti. Fare il congresso come alternativa al renzismo? Troppo onore, il congresso si deve fare come alternativa al trumpismo, al lepenismo, al massimo al grillismo".

Nessuna scissione. E poi aggiunge: "Non voglio nessuna scissione: se deve essere, sia una scissione sulle idee, senza alibi, e non sul calendario. Agli amici e compagni della minoranza voglio dire: mi dispiace se costituisco il vostro incubo, ma voi non sarete mai il nostro avversario, i nostri avversari sono fuori da questa stanza. Non possiamo più prendere in giro la nostra gente".

Congresso come l'ultima volta. Quindi, tornando sul congresso, conclude, senza annunciare apertamente le sue dimissioni, ma facendole sottintendere: "Facciamo il congresso, non sarò il custode dei caminetti. Usiamo le regole dell'ultima vota (quelle del congresso in cui si sfidò con Gianni Cuperlo) ma torniamo alla politica". E riepiloga i suoi successi: "Ho preso un partito al 25% e l'ho portato al 40,8%. Ho dato una casa europea al Pd, inserendolo nel Pse. Ma ora si chiude il ciclo. E chi perde rispetta l'esito del voto. Io non dico andate, dico venite, confrontiamoci, vediamo chi ha più popolo".

Le elezioni. Per Renzi non c'è urgenza di andare al voto: "Il congresso del Pd non si fa per decidere quando si fa alle elezioni politiche: prima o poi si andrà a votare. Il congresso serve per essere pronti quando ci sarà il voto". Contro l'ipotesi di elezioni anticipate si è schierato anche l'ex premier Romano Prodi: "Si voti al tempo dovuto, nel 2018, con collegi uninominali".

Edited by Rotwang
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Perche' lui vuole ancora fare il presidente del consiglio e penso ci riuscira' con qualche intrallazzo come quando caccio' letta.

Non credo. Con le elezioni tra un anno, ritornare adesso vorrebbe dire governare per poco e giocarsi la possibilità di venire rieletto.

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non ho detto che renzi vuole ritornare subito pdc.

Immagino tuttavia che cercherà di tornare tramite primarie e poi elezioni. Altrimenti è un suicidio politico (l'ennesimo peraltro).

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Immagino tuttavia che cercherà di tornare tramite primarie e poi elezioni. Altrimenti è un suicidio politico (l'ennesimo peraltro).

 

Renzi sicuramente vincerà le primarie del Pd. C'è però un fattore esogeno che non trascurerei : la pressione internazionale, statunitense in primis. Essendo l'Italia (dagli anni '50 in poi) un protettorato di fatto americano, sarebbe gradito dalla Casa Bianca, ora che è saldamente in mano repubblicana, un governo di sinistra/centro-sinistra in Italia? Io penso decisamente di no, ricordiamoci che nel 1976 l'influenza di Washington sulle elezioni italiane ci fu eccome... Certo i tempi sono cambiati, ma non troppo...

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Renzi sicuramente vincerà le primarie del Pd. C'è però un fattore esogeno che non trascurerei : la pressione internazionale, statunitense in primis. Essendo l'Italia (dagli anni '50 in poi) un protettorato di fatto americano, sarebbe gradito dalla Casa Bianca, ora che è saldamente in mano repubblicana, un governo di sinistra/centro-sinistra in Italia? Io penso decisamente di no, ricordiamoci che nel 1976 l'influenza di Washington sulle elezioni italiane ci fu eccome... Certo i tempi sono cambiati, ma non troppo...

Stai alludendo all'elezione di un candidato di centro destra? Per adesso non c'è nessuno che spicca per carisma. Il populismo invece è sovvenzionato da Putin.

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Io non darei un eccessivo peso alle dichiarazioni di nessuno

in questo momento

 

Non può esistere un confronto politico vero, se Renzi non dice

cosa vuole fare

 

E non lo dice perchè senza una legge elettorale che gli dica cosa

gli conviene fare, è incapace di formulare un pensiero politico che

si tenga in piedi da solo ( al di là della tattica )

 

Bisognerebbe parlare dei problemi veri del paese e di come risolverli

( cosa di cui probabilmente nessuno dei protagonisti ha la più pallida

idea ) avere come minimo una visione

 

Non si può pretendere che l'opinione pubblica, coi problemi che ha si

appassioni alla divisione fra "ulivisti" "progressisti" "scissionisti" e "Renziani"

in un confronto tattico, dove peraltro chi si oppone a Renzi non è in grado di

definire quale sia la tattica di Renzi, perchè lui si guarda bene dal dirla

 

Renziano in questo momento può significare tutto e niente e chi si oppone a

Renzi finisce quindi per fare polemiche su date, timing, durata del governo e/o

della legislatura...tutte cose che fanno solo perdere voti

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http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/delrio_fuorionda_renzi_pd_scissione-2265013.html

 

 

«Non ha fatto neanche fatto una telefonata, su... come cazzo fai in una situazione del genere a non fare una telefonata?»: a dirlo, parlando con Michele Meta dell'atteggiamento di Matteo Renzi rispetto alle ipotesi di scissione del Pd, è il ministro Graziano Delrio. Un video «fuori onda» rirpeso durante un incontro sul trasporto pubblico della Capitale. Delrio risponde a Meta che gli chiede: «Lui si adopera per contrastare sta roba, Matteo?».
I due, al tavolo dei relatori, parlano dell'ipotesi scissione (la conversazione è stata colta da Ala News che poi l'ha diffusa). Parte Meta, che rivolto a Delrio chiede se all'Assemblea nazionale si consumerà la scissione («Domenica riusciamo ad evitare...?») per poi aggiungere: «Ma quindi secondo te barano o fanno sul serio?». Delrio sembra pessimista: «No fanno sul serio». E all'obiezione di Meta che forse «una parte no», il ministro replica: «Una parte ha già deciso. Poi ci sono anche dentro i renziani che diminuiscono i posti da distribuire, no? Perché pensano poi che siamo...». E Meta: «Eh, sì...». «...una cosa - riprende Delrio - che fa vantaggio. Non capiscono un cazzo, perché sarà una cosa come la rottura della diga in California. Hai presente? C'è una crepa ... l'acqua dopo non la governi più».
«Lui si adopera per contrastare sta roba, Matteo?», chiede allora Meta. Delrio: «S'è intignato di brutto. Perché non è che puoi trattare questa cosa qui come un passaggio normale (audio incomprensibile) cioè tu devi far capire che piangi se si divide il PD non che te ne frega, chi se ne frega... Non ha fatto neanche una telefonata, su, come cazzo fai in una situazione del genere a non fare una telefonata?».

 

poi, sempre nel medesimo articolo, Del Rio in parte smentisce e ritorna nei ranghi... ma il fuorionda resta a mio avviso la foto migliore dell'attuale situazione del PD

Edited by conrad65
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Beh comunque non è che Bersani o Speranza possano rimproverare

a Renzi di dirigere il partito con un piglio "presidenzialista" perchè

quello è lo spirito del PD

 

Attualmente Renzi domina il partito ufficialmente con il 67%, nella

realtà fra giovani turchi e renziani acquisiti, saremo più verso l'80%

 

Stabilito che Renzi non li convince, né si sforza minimamente di farlo

ma impone ciò che vuole, è anche vero che può farlo

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