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Al netto di questo prestito forzoso di 3,8 miliardi che richiedono ai fornitori

della PA che invece richiedono ora...dopo che per anni ci han ripetuto che

era importante pagarli con puntualità

 

Poi ci si meraviglia se la gente vota personaggi improbabili!

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Corriere della Sera

 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato al Quirinale il presidente del Senato, Pietro Grasso, e la presidente della Camera, Laura Boldrini. Il capo dello Stato ha sottolineato «l'esigenza che il Parlamento provveda sollecitamente al compimento di due importanti adempimenti istituzionali: la nuova normativa elettorale per il Senato e per la Camera e l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale», si legge in una nota del Colle. Il presidente della Repubblica ha chiesto ai presidenti di Senato e Camera «di rappresentare ai rispettivi gruppi parlamentari l'urgenza che rivestono entrambe le questioni per il funzionamento del nostro sistema istituzionale», prosegue la nota.

Lo sanno anche i sassi da Gennaio che tutto è bloccato  fino alle primarie

del PD, ma il Capo dello Stato convoca i Presidenti delle Camere a 4

giorni dal voto...per una bella "strigliata".

 

Ridicolo...

mica tanto..

ha avvisato i naviganti che cmq ci sta pure lui

-effettivamente non è che la cosa si sia troppo notata finora-

e non possono fare solo il c. che gli pare.

 

mossa furbetta direi...

Next Quotidiano

Reporter sans frontieres ha pubblicato la classifica 2017 sulla libertà di stampa nel mondo per l’anno 2016. La prima sorpresa è che il nostro Paese ha guadagnato venticinque posizioni: dal 77° posto dello scorso anno siamo risaliti fino alla cinquantaduesima posizione. Quindi tutti i geni che nel corso del 2016 hanno rinfacciato a giornali e giornalisti di essere al servizio del regime spiegando (e sbagliando) che è per colpa degli articoli contro una certa parte politica che siamo “al 77° posto della libertà di stampa” ora si trovano in una posizione complicata.

Cosa misura il rapporto di Reporter sans frontieres sulla libertà di stampa?
Vale la pena di ricordare ai lettori che il rapporto annuale di Rsf non misura la qualità dell’informazione ma fotografa invece il livello di libertà dei giornalisti di poter fare il proprio lavoro in maniera indipendente senza subire intimidazioni e minacce e la qualità delle leggi a tutela della libertà di stampa. Inoltre bisogna considerare anche la modalità con cui con cui vengono assegnati i punteggi: i criteri di valutazione sono squisitamente soggettivi perché RSF si affida al giudizio di alcuni selezionati contatti locali che hanno il compito di giudicare il grado di libertà nei seguenti ambiti: pluralismo, indipendenza dei media, contesto e autocensura, legislatura, trasparenza, infrastrutture e abusi. Questo significa che a parità di punteggio su un dato argomento lo stesso voto non abbia lo stesso valore in Argentina e in Romania. Dal punto di vista assoluto un 3 dato in Argentina equivale ad un 3 dato in Italia, ma al punto di vista oggettivo dal momento che chi giudica potrebbe non usare lo stesso metro di giudizio ed essere influenzato da fattori locali differenti i due voti non hanno lo stesso valore.

C'è inoltre da considerare che a giudicare il livello della libertà sono i giornalisti stessi (non è noto quali siano), quindi quando ci si lamenta della poca libertà di stampa o del fatto che siamo “in fondo alla classifica” bisognerebbe chiedere conto a chi collabora con RFS di rendere noti i suoi ragionamenti. Oltre ai fattori qualitativi ci sono anche quelli quantitativi, che sono decisamente più interessanti, si tratta dei casi di omicidio, arresto e intimidazioni ai danni dei giornalisti, ivi comprese le aggressioni e le querele per diffamazione. Quest’anno il nostro Paese ha totalizzato 26,26 punti (una differenza 2,67 punti rispetto allo scorso anno quando l’Italia aveva totalizzato uno score pari a 28,93) che ci posizionano nei primi posti della “fascia arancione” ovvero in quella che Reporter sans frontieres definisce “problematica”. Per chi ama le classifiche siamo sotto Argentina e Papua Nuova Guinea e sopra Haiti e Polonia, ma come abbiamo detto poco sopra questi confronti non hanno valore assoluto. Lo si comprende se si prende la classifica 2015 che ci vedeva al 73° posto con un global score pari a 27,94 (più alto è il punteggio peggiore è la situazione).

Perché siamo così in basso rispetto ai nostri vicini europei? Perché – come denuncia Rsf – in Italia ci sono “ancora” sei giornalisti sotto scorta della polizia, ventiquattr’ore su ventiquattro, “perche’ minacciati di morte, dalla mafia o da gruppi fondamentalisti”. Per Reporter sans frontieres “il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali e fisiche, provocazioni e minacce) è allarmante, soprattutto nel momento in cui politici come Beppe Grillo, del Movimento Cinque Stelle non esitano a fare pubblicamente i nomi dei giornalisti che a loro non piacciono”.

Trump, Farage e Beppe Grillo: manganellatori dei media
Grillo è in buona compagnia assieme all’amico Nigel Farage (il Regno Unito è sceso di due posizioni) e a Donald Trump (gli USA passano dal 41° al 43° posto), due leader politici occidentali che come i portavoce del 5 Stelle non esitano a gettare discredito sui media per accreditarsi dinnanzi ai propri elettori come “anti-sistema”. Per Rfs Grillo è un politico che preferisce dedicarsi alla sua attività di blogger che rispondere alle noiose e fastidiose domande dei giornalisti che spesso e volentieri fanno parte della tanto odiata “casta”. La metodologia di Grillo comprende anche le famose liste di proscrizione dei giornalisti considerati nemici e la proposta di dare vita ad una “giuria popolare per le balle dei media“:

Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo. Così forse abbandoneremo il 77° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa.

Stranamente però a Grillo, che continua a fraintendere il senso della classifica della libertà di stampa, non danno fastidio le interviste apparecchiate senza contraddittorio o il fatto che i gestori della comunicazione dei parlamentari pentastellati concordino con i giornalisti le domande che possono essere poste ai portavoce. E come non ricordare l’eroico consigliere regionale M5S Davide Barillari che qualche mese fa minacciava di farla pagare ai giornalisti.

Il motivo per cui eravamo al 77° posto della classifica della libertà di stampa non è il modo con cui i giornalisti fanno il loro mestiere ma il fatto che ci siano alcuni soggetti, tra i quali anche il partito politico di Beppe Grillo, che vorrebbero impedire ai giornalisti di farlo. Ora tutti quelli che per un anno intero hanno commentato gli articoli di giornale “sgraditi” dicendo che era quello il motivo per cui eravamo così in basso nella classifica e spiegandoci che nei loro confronti era in atto una vera e propria “persecuzione giornalistica” dovrebbero quantomeno chiedere scusa. Perché la “persecuzione” era semmai quella che loro facevano nei confronti dei giornali sgraditi. Nonostante i loro piagnistei sulla qualità del giornalismo in Italia il nostro Paese ha risalito la classifica.

 

 

analisi della situazione abbastanza condivisibile  http://www.linkiesta...-giovani/25551/

 

si e no... la crisi italiana non è solo frutto di fattori endogeni, debito pubblico, corruzione etc., ma è soprattutto una conseguenza di come è cambiato il mondo (lo spostamento delle manifatture in Cina, India e Asia) e di come l'Italia pretenda di continuare ad essere competitiva rimanendo sul manifatturiero puro, cosa praticamente impossibile, senza prendere in considerazione una politica industriale di radicale riposizionamento su settori ad alto valore aggiunto

occorrerebbe imparare da quello che stanno facendo in altre nazioni, ad esempio Israele, dove agevolano le start up e sono riusciti a creare un distretto a livello mondiale sulla cyber security

in Italia ci sono delle eccellenze tecnologiche, ma non si riesce a far leva su queste eccellenze per creare "sistema"

Corriere della Sera

 

Domenica 30 aprile è il giorno delle primarie propriamente dette, quello decisivo per la scelta del nuovo segretario del Partito democratico. Dopo il voto nei circoli dello scorso 2 aprile, riservato agli iscritti, che ha designato i tre sfidanti - che come è noto saranno l’ex segretario ed ex premier Matteo Renzi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano -, la parola passa ora ad elettori e simpatizzanti (ovvero, stando allo statuto, «tutti coloro che dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito e di sostenerlo alle elezioni e che accettino di essere registrati nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori»). Non è dunque necessario essere iscritti al Pd per esprimere il voto. Sono considerati elettori tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 16 anni e gli stranieri residenti in Italia, appartenenti alla Ue o in possesso di permesso di soggiorno. Chi non è iscritto alle liste elettorali (sostanzialmente minori e stranieri) o si trova in una provincia diversa da quella di residenza può però votare solo se ha effettuato la pre-registrazione online.

Edited by Rotwang

Mi sorprenderebbe il contrario.

Tra uno non molto sveglio e un'ombra... vincere è facile.

 

Comunque, Renzi dovrà avere più lungimiranza, umiltà e lanciare meno fregnacce.

Ma, visto ciò che è stato in questi anni, ho qualche dubbio che ci riuscirà...

Edited by Layer

Corriere della Sera

 

Quasi il doppio della fatidica soglia considerata il minimo per un successo da Matteo Renzi, un milione. Decisamente meno rispetto ai 2,8 milioni delle primarie del 2013. L’affluenza alle primarie — tra 1.900 mila e 2 milioni di voti — si colloca in quella via di mezzo che fa esultare il segretario uscente, «una grande festa della democrazia», e che fa storcere il naso ai due sfidanti, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Ma al di là dell’affluenza, il risultato finale (che era ancora non definitivo) non lascia dubbi e rispetta le previsioni: Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito democratico, con oltre il 70 per cento. Ben distanziato, c’è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che si attesta intorno al 20 per cento. E, ultimo, il governatore della Puglia Michele Emiliano, tra l’8 e il 10 per cento.

 

«Come si fa a dire che questo è un partito di un uomo solo?»

Renzi scrive su Facebook il suo grazie, raccontando che dopo il referendum voleva «mollare tutto». Alla fine gli elettori lo premiano, dandogli un risultato superiore alle aspettative. Renzi parla dal Nazareno, lanciando due nuove parole d’ordine: «responsabilità» e «umiltà». Il nuovo segretario rivendica il voto: «Noi abbiamo un popolo, non salotti o tweet. E questa non è una rivincita, non è il secondo tempo della stessa partita, ma una pagina nuova». E non si dica che è il Partito Di Renzi: «Come si fa a dire che questo è un partito di un uomo solo? Può essere che abbia un leader forte, lo vedremo. Ma questo partito ha una comunità forte». Renzi vince bene anche in regioni tradizionalmente di sinistra, come l’Emilia-Romagna. Ma c’è un forte calo rispetto al 2013 proprio in regioni come Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Umbria e anche in alcune città come Genova e Firenze. In Emilia-Romagna votano in 200 mila, la metà del 2013. Spiega Sandra Zampa: «I dati di questa regione testimoniano che il Pd è cambiato ed è diventato il Pdr, il partito di Renzi».

 

«Governo più forte»

La sua vittoria così netta sarà un problema per il governo Gentiloni? No, secondo il ministro Dario Franceschini: «Questa vittoria rafforza il governo, non lo indebolisce». Conferma Lorenzo Guerini: «Non si va verso un voto anticipato». Il premier, nel frattempo, si congratula via telefono dal Kuwait con Renzi. Il tema delle alleanze viene ripreso da diversi esponenti renziani. Come Emanuele Fiano, che smentisce un rapporto privilegiato con Berlusconi: «Renzi non ha mai parlato di un’alleanza con Forza Italia». E Renzi parla di «grande coalizione con cittadini non con presunti partiti»

 

«Saremo leali non ubbidienti»

Se qualcuno pensava che dopo il voto ci potessero essere ulteriori fuoriuscite, dopo la nascita di Mdp, Francesco Boccia smentisce: «Non abbiamo voluto la scissione, ci batteremo all’interno. Rispetteremo chi ha vinto ma chi ha vinto deve rispettare chi ha perso. Saremo leali ma non ubbidienti». Anche Emiliano conferma che lavorerà «per costruire il Pd del futuro». Gianni Cuperlo risponde con chiarezza che non lascerà il Pd. Ma aggiunge: «Il partito va diretto non comandato». Fa discutere l’evocazione dei nemici interni, visto che l’ex premier durante il viaggio per Roma rispolvera un vecchio termine divisivo, postando una foto di uno zainetto con «gufi colorati». Ma intanto, il Pd prova a ripartire: «C’era chi aveva già fatto il funerale alle primarie — dice Guerini — Ma ancora una volta il popolo Pd li ha sonoramente smentiti».

Edited by Rotwang

la vittoria di Renzi non può nascondere tutti i problemi che sono emersi

- Renzi resta un leader plebiscitario, che, perso un referendum istituzionale, ne ha preparato un altro, privato, su misura, per poterlo vincere

- la forzatura evidente ha comportato la rottura dell'unità del partito: quegli 800.000 votanti in meno conteggiano la scissione e i delusi per la leadership di Renzi, povera di contenuti politici e ricca di slogan e teatralità

- Renzi è leader di un partito ormai diverso rispetto al vecchio PD, in cui la sinistra laica è assente e i valori di sinistra sono rappresentati solo dalla cosiddetta sinistra sociale di area cattolica: la vocazione maggioritaria di ispirazione veltroniana è definitivamente tramontata, sostituita nelle intenzioni dal leaderismo plebiscitario, ma basterà questo a vincere le elezioni? può il leaderismo plebiscitario sostituire integralmente il dibattito politico? abbiamo davvero bisogno di un leader che concepisce le politiche di sinistra come "elargizione" (dagli 80 euro in busta paga fino alla Boschi che disse a suo tempo, riguardo alle unioni civili, che loro ci avrebbero "dato" i diritti)?

- la forza di Renzi è una forza relativa, lui giganteggia ma soltanto perché si confronta con la pochezza dei contendenti: non ci sono altri leader all'orizzonte in grado di contrastarlo seriamente, ma questo non significa che Renzi sia la persona giusta al momento giusto

- l'approccio istituzionale resta grezzo e inadeguato: lo si vede dal modo in cui si è gestita a suo tempo la riforma istituzionale, puntando a una vittoria senza un piano B in caso di sconfitta; e nel modo in cui (non) si sta gestendo, adesso, la necessità di approvare una legge elettorale che dia certezza e stabilità di governo

La verità è che Renzi ne esce vincitore ancora una volta perché ha la stoffa per guidare un partito moderato che l'ha incoronato ancora una volta insieme al suo elettorato e a sostenitori non PD, la restante sinistra dalemiana, civatiana, bersaniana ne esce sconfitta, più invisibile e debole di prima, ed è giusto così. Volente o nolente solo Renzi può vincere, gli altri non valgono niente e vivono d'invidie personali.

A me sembra che la forza di renzi sia nella sua grande capacita' oratoria e di comunicazione.

 

Questo basta per prendere i voti della gente ma non quelli in parlamento.

 

 

La verità è che Renzi ne esce vincitore ancora una volta perché ha la stoffa per guidare un partito moderato che l'ha incoronato ancora una volta insieme al suo elettorato e a sostenitori non PD

 

È proprio il contrario, da quando Renzi lo ha preso in mano il PD ha collezionato solo sconfitte: Liguria 2015, Torino 2016, Roma 2016. Questo proprio perché buona parte dell'elettorato non ha accettato di governare con quelli dell'(ex) PDL, riversando i voti sul M5S o sull'astensione.

L'aver trasformato il partito da forza di lotta a forza di governo è stato deleterio.

Le elezioni primarie della Lega Nord si svolgono il 14 maggio 2017, per scegliere il suo segretario.

Sotto la dirigenza di Matteo Salvini, eletto con le primarie del 2013, la Lega si è avvicinata a posizioni più euroscettiche, ha iniziato a collaborare con il Front National francese di Marine Le Pen attuando una svolta "nazionalista", ricevendo critiche dell'area indipendentista del partito guidata da Umberto Bossi e da quella europeista guidata da Flavio Tosi, poi espulso dal partito.

La corsa di Salvini è pertanto caratterizzata dalla volontà di guidare il centrodestra italiano, slegando il suo partito dal Nord Italia e avvicinandolo a posizioni sovraniste e contrarie all'Unione Europea.

Stavolta, al posto del fondatore e presidente onorario del partito Umberto Bossi, a gareggiare per la candidatura di segretario è Giovanni Fava, contraltare di Salvini poco noto ed ex assessore regionale lombardo ed ex parlamentare: è, ad esempio, a favore delle unioni civili, avversate da Salvini e da molti alti quadri leghisti; è a favore della legalizzazione delle droghe leggere; è contrario ad un'alleanza con il lepenismo perché forza centralista ed è, infine, per il ritorno alle posizioni "padane" della Lega delle origini.

Edited by Rotwang

Corriere della Sera

 

Dopo la riforma del 2006 del governo Berlusconi, si allargano di nuovo le maglie della legittima difesa. Potrebbe non essere più punito chi, in casa, di notte, magari con figli minori che dormono nella stanza accanto, reagirà in preda a «un grave turbamento». Anche sparando. Per reagire a un assalto «violento, con minaccia e inganno», che mette a rischio la sua incolumità fisica e quella dei suoi cari. In altre parole, con la legge che oggi la Camera si appresta ad approvare in prima lettura con i soli voti della maggioranza (il centro destra, unito, è contrario perché ritiene il testo troppo blando e anche i grillini sono orientati per il no) il magistrato avrà uno strumento in più per valutare con un proscioglimento tutti quei casi limite che ora finiscono con una condanna per eccesso colposo di legittima difesa. L’impianto della legge voluto dal relatore Davide Ermini (Pd) e fortemente sostenuto dai centristi di Ap può essere applicato anche per assalti effettuati di notte nei negozi e negli uffici. Resta comunque ferma la necessità che vi sia proporzione tra offesa e difesa, che rimanga costante l’attualità del pericolo e che l’aggressore non desista dandosi alla fuga davanti alla reazione.

 

La colpa

Nella legittima difesa domiciliare, dunque, è sempre esclusa la colpa di chi spara se l’errore, in condizioni di pericolo per la vita e la libertà personale o sessuale della persona aggredita, è conseguenza di «un grave turbamento psichico causato dall’aggressore». A questo si aggiunge poi la norma contenuta in un emendamento Lupi-Marotta (Ap) che rafforza ulteriormente i confini della legittima difesa nel caso di assalti notturni armati. Un’altra novità riguarda il rimborso delle spese legali per gli indagati che vengono prosciolti. Nel caso in cui venga dichiarata la non punibilità per legittima difesa, tutte le spese processuali e i compensi per gli avvocati saranno a carico dello Stato. La copertura, è stato calcolato, sarà di 295.200 euro l’anno a partire dal 2017. La cifra non è enorme, ha chiarito il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, perché attualmente i processi pendenti per i quali è riscontrabile la legittima difesa sono appena 126: «Appena il 5% — ha aggiunto — dei reati consumati tra le mura domestiche». Il Pd, che ha accolto molte richieste dei centristi e del ministro Enrico Costa (Ap), causando qualche mal di pancia al suo interno, aveva quasi raggiunto un accordo anche con Forza Italia. Ma alla fine il centro destra (anche con Fratelli d’Italia) si è ricompattato sulla linea dura della Lega che considera troppo blando il provvedimento, puntando invece sulla legittima difesa automatica (escludendo cioè la valutazione del giudice) ogni qual volta si verifica una aggressione violenta nell’altrui domicilio.

 

Forza Italia

Silvio Berlusconi ha dato la linea a Forza Italia: «Chi è costretto a difendersi in casa non può essere processato. Voteremo contro questa legge». L’equilibrio della nuova norma, «che tutela chi è vittima di un reato senza creare il Far West», è stato difeso dal relatore Ermini che accusa Berlusconi di «non conoscere il testo in esame e forse neanche quello approvato nel 2006 dalla suo governo».

Edited by Rotwang

Renzi ha salvato l'italia.

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2017/05/05/sp-conferma-il-rating-dellitalia-bbb-_57bf48f7-0f2e-4c5d-a63e-1fdc58de3c20.html

 

La discesa agli inferi e' finita. Ora solo stabilita' o miglioramenti (sempre se la vacca non vince in francia, altrimenti addio grecia e italia).

cmq, a me continua a terrorizzare sta quantità industriale di webeti (o leoni da tastiera),

che ti fa sembrare il Napalm 51 di Crozza una mammoletta gentile..

 

Ultimo esempio: la figlia di Strada ha fatto il riassunto degli insulti che le sono arrivati solo sta settimana via web;

una rassegna desolante, che fa quasi tifare per l'estinzione della specie umana.

Segue prova

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