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il fatto (forse) nuovo, che gli avvenimenti di ieri hanno evidenziato, è che Renzi non controlla la base parlamentare del PD (oltre ad avere contro, con diverse sfumature, tutta la dirigenza storica del partito, anche quella che non ha fatto la scissione)

la sua esigenza di correre alle elezioni non è dettata soltanto dall'ambizione di tornare a fare il presidente del consiglio, ma anche dalla necessità di candidare nelle liste del PD e portare in parlamento gente più vicina alla sua linea politica

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Hinzelmann

Renzi ha qualcosa come 700 delegati su 1000 della pletorica

Assemblea Nazionale, avendo questa volta preso il 66% fra gli

iscritti ( lo scorso congresso poteva esistere un contrasto fra il

45% dei consensi fra gli iscritti ed il 67% dei non iscritti )

 

Il Partito oramai è suo

 

Quel che mi pare molto meno chiaro è "per fare cosa", cioè tu

se oltre a vincere vuoi convincere, dovresti avere una linea politica.

Renzi ha qualcosa come 700 delegati su 1000 della pletorica Assemblea Nazionale, avendo questa volta preso il 66% fra gli iscritti ( lo scorso congresso poteva esistere un contrasto fra il 45% dei consensi fra gli iscritti ed il 67% dei non iscritti )   Il Partito oramai è suo

e mica lo so, eh..

quanto di quel 66% è dei vari Franceschini, De Luca, Fioroni & capi bastione vari?

gente che, se dovesse capire che il cavallo è perdente, non esiterebbe un attimo a mollarlo e a trovarsene un altro!

 

non dimenticarti che da decenni là lo sport preferito è disarcionare il leader 5 minuti dopo che l'han messo in sella!

Edited by freedog

La Repubblica

 

Altro che larghe intese, adesso Matteo Renzi riparte dalla sinistra. E dall’idea di un patto con Pisapia a Palazzo Madama. «Niente più Rosatellum o Mattarellum - detta la linea ai suoi - ormai è chiaro che in questo Parlamento non c’è spazio per una riforma e si voterà con le leggi attuali. Per questo, ho già detto a Giuliano di correre divisi alla Camera, ma in coalizione al Senato».

Lo schiaffo è stato violento, inutile negarlo. Ma il segretario del Pd prova comunque a ridurre il danno. Costretto ad accantonare il sogno del voto anticipato e ad accettare l’orizzonte del 2018, traccia in un pomeriggio elettrico una bozza di piano B. «La legislatura va avanti – scandisce con i fedelissimi riuniti al Nazareno - D’ora in poi ci occuperemo di economia e lotta alla povertà, senza più parlare di legge elettorale». Basta soglie di sbarramento e premi di maggioranza, insomma, inutile inseguire una riforma impossibile. L’unica via d’uscita è un cambio di direzione repentino, con destinazione Pisapia: «Al Senato la soglia è all’8%, ma diventa il 3% per i partiti coalizzati». Un accordo con l’ex sindaco, dunque. E nessun accordo speculare con il centro: «Con Alfano non se ne parla».

Seguire in diretta l’affondamento del “patto a quattro” non giova all’umore del leader. La reazione è immediata: sente al telefono Silvio Berlusconi e Gianni Letta, poi organizza un lungo colloquio con Paolo Gentiloni, che da tempo lo implorava di accantonare imprudenti velleità elettorali. A tutti offre la stessa lettura: «Era sempre più evidente che il patto stesse barcollando. Poi, certo, andare sotto su un emendamento di Forza Italia, votato dai grillini, è paradossalmente una cosa perfetta...». Perfetta forse no, ma certo fa piacere puntare il dito contro la Casaleggio associati: «La colpa di tutto questo è di Grillo». E dopo lo “smarcamento” dei cinquestelle una via d’uscita non c’era: «Non potevamo accettare quanto accaduto. E non solo perché l’Svp è un nostro alleato fondamentale al Senato. È diventato un problema politico».

Resta un quesito, però: con quale sistema si tornerà al voto? Renzi non ha dubbi, a costo di scontentare i vertici istituzionali: «Si voterà con le leggi attuali - confida ai suoi – Al massimo, se dovesse servire, faremo all’ultimo un decreto tecnico». Un atto minimo, per correggere il nodo delle preferenze di genere e mettere in pista due leggi giudicate al Nazareno “auto-applicative”. Nulla di più e di diverso, comunque: «Non sono possibili neanche modifiche al Consultellum. Lo so, c’è chi chiede la coalizione. Ma davvero pensate che Grillo possa sostenerla? E poi, questo Parlamento è pieno di parlamentari che pur di non andare alle elezioni affonderebbero qualsiasi riforma».

Gli scogli, in realtà, restano ancora tutti lungo la rotta del capo del Pd. La coalizione con Pisapia, ad esempio, presenta spine che il leader dem non ignora, perché l’ex sindaco di Milano ospita nel suo progetto anti renziani del calibro di Massimo D’Alema. Senza contare il Colle, che da tempo invita i partiti ad armonizzare in modo organico le leggi della Consulta, oppure a dar vita a una riforma diversa in Parlamento.
I contatti tra l’ex premier e Mattarella non bastano a sbrogliare la matassa. E le posizioni restano distanti. Per i renziani, soltanto il Quirinale può sciogliere il dilemma dell’immediata operatività delle due leggi uscite dalla Consulta. Il Colle, però, si spende da mesi per reclamare l’armonizzazione dei due sistemi. Di più: Mattarella è convinto che la strada di una riforma resti ancora percorribile. Con il “tedesco”, oppure con un altro modello, perché il traguardo di fine legislatura è ancora distante. Di certo, ogni tentazione renziana di un decreto elettorale - circolata nel bel mezzo dell’implosione del patto - non trova sponda al Quirinale.

La verità è che l’intoppo sul “tedesco” ha distrutto i fragili equilibri delle ultime settimane. Non c’è solo il rapporto tra Grillo e il Pd, tornato ai minimi storici. Le truppe parlamentari dem nuotano nei veleni interni. E anche Silvio Berlusconi mostra segnali di nervosismo, perché rischia di ritrovarsi ai margini del sistema. «Dobbiamo essere responsabili fino alla fine e riaprire la partita in commissione – è allora l’invito del Cavaliere ai big riuniti a Palazzo Grazioli – L’Italia è tripolare, non abbiamo alternativa al proporzionale». Renzi osserva, indebolito e costretto a rinunciare al sogno delle urne. Almeno fino al prossimo incidente parlamentare.

Hinzelmann

Al contrario di Serra io capisco benissimo le ragioni

per cui parte del Pd potesse non gradire l'ipotesi di

una legge senza voto disgiunto che avrebbe favorito

il governissimo con Berlusconi

 

Il problema però è che se la tua linea è questa, perseveri

non è che rendi le armi sul Trentino Alto Adige, mentre se

la tua linea è l'alleanza con Pisapia non proponi una legge

che è fatta in modo tale da precluderla in  partenza

 

E' possibile sapere quale Renzi è ( o sarebbe ) quello vero?

 

Capisco che i giornali abbiano tutto l'interesse a non farvelo capire

ma insomma a tutto c'è un limite è da Dicembre che aspettiamo che

Renzi si schiarisca le idee e ce le comunichi ( ed in teoria avrebbe dovuto

dirlo almeno PRIMA del congresso )

È probabile che lunedì mattina, dopo l'inevitabile tracollo alle amministrative, la base del Pd imponga a Renzi di dimettersi e resetti il partito per non finire al 10% l'anno prossimo.

 

Tra parentesi alle amministrative si preannuncia un tracollo senza precedenti per un partito politico italiano, al nord presenta candidati giusto per partecipare (Alessandria, Genova, Cuneo, La Spezia, Como, Piacenza tutte rette dal Pd rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio), dovrebbe tenere qualcosa al centro-sud, ma è molto probabile che non confermi nessuno dei 15 capoluoghi al voto. La partita più importante si gioca a Palermo, governata da circa un quarto di secolo dal centrosinistra e dove potrebbe vincere Ferrandelli appoggiato da Forza Italia e Area Popolare (ma non da Fratelli d'Italia che va da sola). Dovesse perdere il capoluogo siciliano per Renzi è una debacle assoluta che gli impone le dimissioni e ritirarsi a vita privata.

 

Il M5S pur non raccogliendo molto potrebbe avantaggiarsene strutturandosi meglio per l'anno prossimo, dove, però, quasi sicuramente, si ripeterà il copione già visto in Polonia con Kaczynski e in Ungheria con Orban, una vittoria della destra euroscettica e clericale che oltre al governo nazionale amministrerà la gran parte delle realtà locali.

Edited by Fabius81

È probabile che lunedì mattina, dopo l'inevitabile tracollo alle amministrative, la base del Pd imponga a Renzi di dimettersi e resetti il partito per non finire al 10% l'anno prossimo.

 

Tra parentesi alle amministrative si preannuncia un tracollo senza precedenti per un partito politico italiano, al nord presenta candidati giusto per partecipare (Alessandria, Genova, Cuneo, La Spezia, Como, Piacenza tutte rette dal Pd rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio), dovrebbe tenere qualcosa al centro-sud, ma è molto probabile che non confermi nessuno dei 15 capoluoghi al voto. La partita più importante si gioca a Palermo, governata da circa un quarto di secolo dal centrosinistra e dove potrebbe vincere Ferrandelli appoggiato da Forza Italia e Area Popolare (ma non da Fratelli d'Italia che va da sola). Dovesse perdere il capoluogo siciliano per Renzi è una debacle assoluta che gli impone le dimissioni e ritirarsi a vita privata.

 

Il M5S pur non raccogliendo molto potrebbe avantaggiarsene strutturandosi meglio per l'anno prossimo, dove, però, quasi sicuramente, si ripeterà il copione già visto in Polonia con Kaczynski e in Ungheria con Orban, una vittoria della destra euroscettica e clericale che oltre al governo nazionale amministrerà la gran parte delle realtà locali.

In quale realtà parallela tutto ciò?

Frequentando bene la realtà di Genova e Alessandria, dove la gente odia a morte i rispettivi sindaci del Pd che si sono rivelati un disastro e dove ci saranno probabili ballottaggi M5S-DX.

e niente, non ne imbrocchi MAI mezza, manco pe sbaglio...

 

oh, è un'abilità pure questa:

volemo sapè come andranno le cose?

ti si legge, e sappiamo già che sarà esattamente il contrario, SEMPRE!

Più che altro a Palermo Leoluca Orlando credo abbia umiliato il PD

cancellandone il nome dalle liste e fa storia a sé ( vince con la DC,

vince con la Rete vince con le Civiche...) non può certo essere presa

come pietra di paragone, è un caso eccezionale a prescindere: a Palermo

vince o perde solo Leoluca Orlando

 

Alessandria mi pare uno dei pochi casi in cui il PD pare andato benino

considerando che il vantaggio del Centrosinistra a Pistoia e Lucca non

costituiscono una grande sorpresa.

 

A Genova il PD rischia forte, ma Renzi ci incastra poco Crivello non è

certo un Renziano e nemmeno lo era Doria, qui perde la sinistra che avversa

Renzi ( semmai )

Lol stamattina fanfare mediatiche a dire che m5s ha perso rimanendo escluso da grandi città genova palermo catanzaro lol e bo' una città sarda mi pare

 

 

Gesú son anni che m5s punta solo su politiche e perde locali, si é fatto tentare da Roma e ci sta rimettendo solo

A Parma Pizzarotti vince con una lista civica (andrà al ballottaggio con il CSX) mentre il candidato del M5S ha preso appena il 3%.

 

A Verona al ballottaggio ci sono due candidati di centrodestra, quello "ufficiale" del CDX unito e la moglie di Tosi che era uscito dalla Lega.

 

A Padova ha vinto Bitonci del CDX al primo turno col 40,3%, ma probabilmente perderà al ballottaggio con il candidato del PD (29,4%) dal momento che il terzo arrivato con il 22,7% è anch'esso nell'area di CSX.

 

A Rignano sull'Arno, il paese di Renzi, il PD ha perso in modo netto. Il sindaco uscente ha quasi raggiunto il 50% mentre la candidata sostenuta dal PD ha preso circa il 30%.

 

Il mio paese sarà commissariato perché l'unico candidato presente non ha raggiunto il 50% di voti (l'affluenza è stata del 43%). :sisi:

e niente, non ne imbrocchi MAI mezza, manco pe sbaglio...

 

Questa volta quasi tutti gli osservatori puntavano su un Pd al tracollo (stile Ps di Hollande) e uno scontro M5S-ex PDL, invece è completamente crollato il M5S!

 

Mi hanno stupito i risultati di Genova e Alessandria, le realtà che conosco da vicino per una due motivi:

 

1) le amministrazioni uscenti del Pd erano alquanto impopolari (a dir la verità hanno ereditato situazioni pessime)

2) in tutta quest'area c'è la questione dell'alta velocità, malvista dalla popolazione e su cui il M5S ha da tempo preso le redini della battaglia

 

Invece si va ad un ballottaggio classico CSX-CDX con quest'ultimo in leggerissimo vantaggio, ma totalmente incerto al ballottaggio (i voti di Paolo Putti a Ge e Oria Trifoglio ad Al saranno quelli che faranno la differenza). Nel nord-ovest il vero tracollo per il PD si è avuto ad Asti, dove non conosco molto la situazione ma c'erano delle faide interne devastanti. Pd che stravince a Cuneo (60% al primo turno) e che aggregate le liste civiche andate da sole al primo turno ha buone possibilità a La Spezia.

 

Nel resto d'Italia sorprende il risultato non edificante del Pd nel Lazio e quello altrettanto deludente del Cdx in Veneto, con Verona probabilmente persa (i voti del Pd confluiranno sui tosiani), Belluno al ballottaggio csx-civiche e addirittura il rischio che la Lega perda il feduo di Padova.

 

Quindi ad eccezione di Asti (quasi sicuro cdx) e L'Aquila (quasi sicura csx) tutti i ballottaggi saranno incertissimi.

A Lampedusa la sindaca uscente Giusy Nicolini perde nettamente, arrivando solo terza.

 

-

 

Lampedusa, sconfitta Giusy Nicolini Il nuovo sindaco Martello: sull’accoglienza deve cambiare tutto

 

PALERMO – Parla di «una rivincita consumata a sangue freddo« Salvatore Martello, Totò per gli amici, il nuovo sindaco di Lampedusa che spodesta «Giusy» Nicolini. L’avversaria di sempre. Entrambi Pd. Con circoli separati. E con rivincita covata da cinque anni, da quando Martello cominciò a gridare all’impostura vedendo l’ex segretaria di Legambiente volare sulle prime pagine di tutti i giornali accanto a Papa Francesco, Obama e Renzi che l’ha voluta in segreteria nazionale Pd. Immagini e storia che Martello, sindaco per due legislature fino al 2001, proprietario di alberghi e leader dei pescatori di Lampedusa, liquida infierendo: «Ladra di medaglie».

 

Il buio dell’isola

 

Lei non incassa e respinge al mittente epiteti e provocazioni, ma deve fare i conti con lo scrutinio che fa trionfare con 1.566 voti Martello condannandola addirittura al terzo posto con 908 voti, dopo il giovane assicuratore e giornalista scelto dal Movimento Cinque Stelle, Filippo Mannino, che ha raggiunto quota 1.116. In coda la pasionaria della Lega Nord, Angela Maraventano, ferma a 231 voti. Questo il verdetto dei quattromila lampedusani affluiti ai seggi in massa, con una percentuale che sfiora il 79 per cento. Per una notte tutti svegli. Anche quando nell’isola è andata via la luce per un guasto e lo scrutinio s’è bloccato per riprendere prima dell’alba.

 

Accoglienza da modificare

 

Alla stessa ora in cui una motovedetta della Capitaneria rientrava dopo una missione di soccorso con 102 migranti recuperati vicino alle coste libiche. Un’altra operazione che Giusy Nicolini, premio Premio Unesco per la Pace, forse avrebbe visto come un buon segno in caso di vittoria, riproponendo l’immagine di una Lampedusa che apre le braccia. Mentre per Martello è la conferma che «adesso sul piano dell’accoglienza, o meglio dell’organizzazione dell’accoglienza, deve cambiare tutto». Eccolo pronto ad una rivoluzione copernicana che forse non piacerà a molti: «Le nostre braccia restano aperte, ma vogliamo prima sapere quali sono le regole date: quanti ne possono arrivare, quanto tempo debbono restare, dove debbono stare».

 

Migranti e reti metalliche

 

Riferimento esplicito alla gestione dell’hotspot, del Centro di contrada Imbriacola, a quattro chilometri dalle spiagge, circondato da reti metalliche e agenti di guardia. Perché Martello è categorico: «Non ne possiamo più di vedere sciamare i migranti ovunque. Debbono dirci se da quel Centro si può entrare o uscire senza problemi. Stabiliamo le regole. Si dica se reti metalliche e poliziotti servono solo per non fare entrare i lampedusani nel Centro accoglienza».

 

Il medico di «Fuocoammare»

 

Una provocazione da Martello spesso riproposta negli anni dell’era Nicolini trovando spazio fra i suoi concittadini e molto meno sui mass media concentrati su eventi come l’Orso d’oro vinto a Berlino da «Fuocoammare», il docufilm di Gianfranco Rosi. Con un protagonista, Pietro Bartolo, il coordinatore del Poliambulatorio, sempre associato dalla stampa alla sindaca che Renzi volle al suo fianco per la cena con l’ex presidente degli Stati Uniti, Obama. Ma queste vulcaniche elezioni rivelano adesso che fra sindaca e Bartolo c’è stata una frattura e che il medico famoso per avere curato migliaia di migranti in campagna elettorale non stava dalla sua parte. Fa parte di quelle che Martello continua a chiamare «e imposture» di un’era, adesso alla svolta: «A cominciare dagli sbarchi. Se non c’è una emergenza perché continuano a portare migranti a Lampedusa, anziché sulla terra ferma, da Porto Empedocle a Pozzallo o Augusta? E’ arrivato il momento della chiarezza».

 

Il segretario amareggiato

 

Ma c’è chi interpreta tutto questo come una fase di restaurazione in un’isola dove ormai da quasi dieci anni esistono due circoli Pd, uno gestito dal marito della ex sindaca, Giuseppe Palmeri, e l’altro da Martello. Una guerra fratricida che ha visto schierare Renzi solo da una parte. Come lo stesso segretario provinciale di Agrigento, Peppe Zambito, scrittore e organizzatore di kermesse letterarie, amareggiato per Giusy: «Forse ha avuto troppi riconoscimenti e per molti siciliani non va bene. Siamo così bravi a farci del male da soli, da sempre».

 

http://www.corriere.it/amministrative-2017/elezioni-comunali/notizie/comunali-lampedusa-nicolini-sconfitta-1fedeeae-4f54-11e7-b3da-d63487cd15a9.shtml

 

 

con Verona probabilmente persa (i voti del Pd confluiranno sui tosiani)

 

Hai un modo tutto tuo di vedere le cose

 

A Verona al CSX non resta che appoggiare la compagna

di Tosi e tu ci vedi una sconfitta del CDX...io ci vedo una

città in cui la sinistra neanche arriva al ballottaggio contro

la compagna di Tosi...boh?

 

Semmai il CSX può avere una chance a Padova

 

Comunque in linea generale queste elezioni potrebbero rappresentare

la svolta per il Centrodestra, che torna ad essere competitivo se unito

ed in coalizione, si tratta solo di convincere Zaia a candidarsi

 

Siccome fino a ieri Berlusconi era contro le coalizioni e puntava

ad impattare per allearsi con Renzi, se Berlusconi si convince di

poter vincere con una guida leghista moderata, potrebbe tornare

a sostenere una legge elettorale tipo porcellum-consultellum

 

Lo spauracchio del M5S - al di là del fatto che per fare il titolo

molti giornali hanno puntato su chi sicuramente è fuori dai ballottaggi

( solo a fine corsa sapremo come è andata a Genova Padova Verona etc )

per ora è funzionale ad una riscossa della Destra

Hai un modo tutto tuo di vedere le cose

 

A Verona al CSX non resta che appoggiare la compagna

di Tosi e tu ci vedi una sconfitta del CDX...io ci vedo una

città in cui la sinistra neanche arriva al ballottaggio contro

la compagna di Tosi...boh?

 

Verona con il CSX fuori dal ballottaggio compensa parma dove è il CDX a non arrivare al secondo turno e costretto a convergere su Pizzarotti.

 

In tutto resta però incomprensibile questo flop del M5S che a questo giro aveva tutte e dico tutte le carte in regola per sfondare e provare ad essere un serio competitor, nemmeno dove ci sono i problemi veri legati alla TAV riesce a sfondare. Se non mettono a posto il movimento e Grillo continua a fare il padre-padrone la vedo dura...

 

Comunque un capoluogo con il M5S al ballottaggio c'è ed è Carrara.

prendere queste elezioni comunali a paradigma dei futuri assetti politici nazionali mi sembra poco realistico

comunque, se proprio vogliamo avventurarci in una previsione di cosa accadrà a livello nazionale: si andrà a votare con il cosiddetto "consultellum", e il grande spezzone PD post-scissione, che potrebbe pesare per un 25%, andrà al governo con un ampio residuo di Forza italia, valutabile attorno al 15%, per riformare in uno scenario proporzionale l'antica balena democristiana, con Renzi che sarà il vero erede di Berlusconi e diventerà il capo di un partitone di centro che nascerà fin dal principio con il problema delle correnti e sarà dunque la negazione del PD a vocazione maggioritaria

il grillismo a mio avviso si sgonfierà, la Lega in salsa nazionalista assorbirà i fascisti duri e puri e a sinistra si formerà "qualcosa": probabilmente due partiti, uno massimalista l'altro dialogante

Edited by conrad65

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