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non so se sia vero, ma pare che il governo stia cercando di addomesticare l'ISTAT

 

http://www.tempi.it/riordino-punitivo-uomo-renzi-istat

 

chissà, forse qualcuno davvero crede che si "esce" dalla situazione di crisi truccando i dati...

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non so se sia vero, ma pare che il governo stia cercando di addomesticare l'ISTAT

 

http://www.tempi.it/riordino-punitivo-uomo-renzi-istat

 

chissà, forse qualcuno davvero crede che si "esce" dalla situazione di crisi truccando i dati...

Tempi è un giornale nazista, si inventano di tutto e di più.

non so se sia vero, ma pare che il governo stia cercando di addomesticare l'ISTAT

 

http://www.tempi.it/riordino-punitivo-uomo-renzi-istat

 

chissà, forse qualcuno davvero crede che si "esce" dalla situazione di crisi truccando i dati...

 

Tempi è il giornale cattofascista che dà addosso al governo per le unioni civili, se lo pigliamo come fonte veritiera siamo a posto. O forse i grillini e i cattolici sono la stessa cosa...

 

 

Tempi è il giornale di Comunione e Liberazione, direi che va giusto bene per pulirsi il culo dopo aver mangiato al messicano.

 

complimenti per la rara espressione di cultura democratica, che dovrebbe esercitarsi sempre anche verso un giornale che avesse posizioni, del tutto o in parte, contrarie a quelle personali

 

riporto adesso una critica "da sinistra" a Renzi, riportata su un giornale che spero pregiudizialmente meno osteggiato

 

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2016/04/18/news/referendum-questo-pd-non-ha-piu-nulla-di-sinistra-1.260666

La cultura democratica si esprime anche con la critica a giornali spazzatura se lo sono. :sisi:

Libertà loro di scrivere spazzatura e libertà mia di pulirmici il culo. :sisi:

 

Hai visto? I complottardi difendono pure i giornali omofobi e cattofascisti se però danno addosso a Renzi.

 

 

I complottardi difendono pure i giornali omofobi e cattofascisti

 

le persone serie difendono tutti i giornali e tutte le voci, soprattutto quelle che sentono come più sgradevoli

per @@Sbuffo: sei giovane e ovviamente libero di dileggiare, nei limiti di legge, io trovo il dileggio un'abitudine da poveri di spirito, e preferisco la critica argomentata

Hai visto? I complottardi difendono pure i giornali omofobi e cattofascisti se però danno addosso a Renzi.

 

ll nemico del mio nemico è mio amico.

 

Per alcuni basta parlar male di Renzi poi va bene tutto, anche i fondamentalisti e omofobi cattolici.

 

le persone serie difendono tutti i giornali e tutte le voci, soprattutto quelle che sentono come più sgradevoli

per @@Sbuffo: sei giovane e ovviamente libero di dileggiare, nei limiti di legge, io trovo il dileggio un'abitudine da poveri di spirito, e preferisco la critica argomentata

 

Non è questione di età, quella robaccia dei Tempi non merita critiche argomentate, le critiche argomentate vanno riservate a chi se le merita.

le persone serie difendono tutti i giornali e tutte le voci, soprattutto quelle che sentono come più sgradevoli

 

Sei un gay d'altri tempi conrad, simpatico, ma pur sempre d'altri tempi, quelli de Il vizietto, di Jerry Calà e della DC, non devi insegnarci nulla. Ho ragione a pensare che i complottardi, anche se di differenti vedute, alla fine convergono sempre e andate respinti in massa.

Edited by Rotwang
  • 1 month later...

Mi è stato regalato l'Atlante Geopolitico 2016 della Treccani e dice questo del governo Renzi (contributo di Damiano Palano):

 

Per il governo guidato da Matteo Renzi, il 2015 può essere considerato come un anno di assestamento, e forse anche di relativa 'normalizzazione'. Il 2015 è stato soprattutto l'anno in cui inizia a delinearsi un progetto più ampio, che dovrebbe consentire alla leadership dell'ex sindaco di Firenze di trovare un più stabile radicamento e diventare così il perno di un nuovo equilibrio politico. Un simile progetto - giornalisticamente definito con la formula (forse discutibile ma calzante) 'Partito della nazione' - consiste nella completa trasformazione del Partito democratico (PD) in un vero e proprio catch-all-party: una formazione, cioè, capace di rivolgersi a tutto l'elettorato, che per questo deve abbandonare qualsiasi riferimento agli ultimi residui delle vecchie appartenenze ideologiche, adottando invece un'identità 'post-ideologica'. Anche se, non si tratta di un obiettivo di breve periodo, è indubbio che nel corso del 2015 alcune dinamiche cruciali ne abbiano rafforzato la traiettoria. In primo luogo, il miglioramento del quadro macro-economico e l'avvio di una ripresa della crescita del PIL hanno contribuito a consolidare il livello di fiducia nell'esecutivo, ma soprattutto a ridurre la percezione di incertezza sul futuro da parte di imprese e consumatori. In secondo luogo, il governo si è impegnato a fondo di una serie di riforme che, al di là dei risultati concreti, hanno consentito a Renzi di conservare, anche nella veste di presidente del consiglio, l'immagine di 'rottamatore' della 'Seconda Repubblica'. Infine, il PD ha irrobustito ulteriormente la posizione di centro che è venuto a occupare dopo le elezioni del 2013, a seguito della formazione di un assetto tripolare in cui le due opposizioni (Movimento 5 stelle da un lato, la coalizione di centro-destra dall'altro) sono fra loro incompatibili. Le modalità che nel 2015 hanno portato all'elezione del presidente della repubblica Sergio Mattarella hanno segnato infatti la rottura del cosiddetto 'Patto del Nazareno' tra PD e Forza Italia, ossia l'accordo sulle riforme istituzionali che aveva consentito a Renzi di conquistare Palazzo Chigi. Allo stesso tempo, è stato sancito anche l'avvio del processo di dissoluzione di Forza Italia, che ha lasciato ampio spazio al protagonismo mediatico della Lega Nord guidata da Matteo Salvini, col risultato che l'intera coalizione tende a radicalizzare il proprio messaggio e a spostarsi verso destra. D'altro canto, l'opposizione a Renzi all'interno del PD è uscita dal partito per dare forma a un nuovo soggetto (Sinistra italiana). E, al di là dei futuri esiti elettorali, in questo modo risulta eliminato un rilevante ostacolo all'ulteriore spostamento del PD verso il centro, oltre che nella direzione di un 'Partito della nazione'.

L'attuale governo si è comunque trovato alle prese con una serie di nodi problematici irrisolti. Il fronte principale da cui provengono le insidie è quello economico: la ripresa è rimasta infatti fragile, e alla sua base vi sono soprattutto fattori esogeni, come la diminuzione del prezzo del petrolio e le politiche adottate dalla BCE. E proprio la fragilità della ripresa, unita al debito pubblico, non ha messo certo al riparo l'Italia dai rischi di turbolenze analoghe a quella del 2011. Nel corso del 2015, il governo Renzi ha iniziato a incontrare qualche difficoltà, anche sul piano dell'immagine, dinanzi a due problemi cruciali come l'emergenza migranti e gli attacchi terroristici: problemi non nuovi per l'Italia, ma che l'instabilità in Nord Africa e Medio Oriente ha contribuito a rendere ancora più urgenti. Tali fronti problematici non hanno coinvolto solo l'Italia, e sono destinati ad accompagnare a lungo tutto il Vecchio continente, alimentando anche tendenze xenofobe dalle conseguenze imprevedibili. Per le sorti di Renzi, il nuovo quadro rappresenta però un fattore particolarmente insidioso, oltre che per i margini inevitabili di imprevedibilità che esso implica, soprattutto perché viene a scontrarsi con tutti i motivi cruciali dello storytelling renziano: una narrazione fondata sull'ottimismo, quasi interamente centrata sulla dimensione interna, e - come è emerso in occasione degli attentati terroristici di Parigi nel novembre 2015 - non sempre adeguata a fronteggiare situazioni di grave crisi, che può in particolare comportare dirette assunzioni di responsabilità per l'Italia anche sul terreno militare.

Se i maggiori pericoli per il progetto di 'Partito della nazione' sembrano così giungere dalla dimensione internazionale, le prospettive di consolidamento della leadership renziana devono fare i conti anche con un fronte problematico interno al PD. Un fronte che non riguarda tanto i rapporti con il parlamento, quanto la capacità del vertice nazionale del partito di esercitare il proprio controllo sulle articolazioni periferiche. In effetti, le vicende relative al comune di Roma e alla regione Campania - che nel 2015 sono diventati temi di acceso dibattito politico - sono stati per molti versi solo l'eclatante testimonianza della fragilità del tessuto organizzativo del PD sul territorio. Una fragilità che, evidentemente, ha costituito un ostacolo non da poco nel cammino che conduce verso il 'Partito della nazione'. E che, una volta di più, ha mostrato come la leadership di Renzi - insieme alla stabilità del suo esecutivo - sia ancora prevalentemente fondata sulla formidabile (anche se fragile) risorsa del carisma personale; rimanendo dunque ben lontana dall'ottenere un significativo radicamento organizzativo e istituzionale.

  • 3 weeks later...
  • 4 weeks later...

La Repubblica

Da Brexit alle banche, dalle periferie alla legge elettorale. E poi Equitalia e la sindaca di Roma, la banda larga, Telecom e lo scontro con l'ex premier Massimo D'Alema. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è un fiume in piena a Rtl 102.5. Ribadisce l'annuncio, già dato in altre occasioni, che entro la fine del 2016 l'agenzia Equitalia verrà chiusa: "Entro l'anno arriverà il decreto che cambierà il modo di pagare il fisco ed entro l'anno bye bye Equitalia".

Esalta il piano sulla banda larga, annunciandone la partenza nelle prime sei regioni. Poi l'attacco a D'Alema: "Talvolta mi accusano di non essere di sinistra. C'è stato qualche governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom facendo un regalo ai capitani coraggiosi con operazioni molto discutibili 20 anni fa. Ogni riferimento al governo di Massimo D'Alema è puramente casuale... Poi c'è chi, invece, fa la banda larga, una grandissima opera pubblica". Dura la risposta dell'ex premier ai microfoni del Tg5: "Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie sulla banca Etruria e dell'insider trading, questo è un argomento che forse conosce bene", accusa D'Alema e aggiunge: "Telecom era una società privata, non c'entrava nulla Palazzo Chigi. Noi, e quando dico noi parlo del governo, decidemmo solo di non intervenire in un'operazione di mercato".

Renzi difende Virginia Raggi ("facciamola lavorare") e approva che la sindaca sia andata ieri in periferia, a Tor Bella Monaca, a verificare personalmente la situazione dell'immondizia: "Il presidente del consiglio fa un altro lavoro. Non faccio comparsate show, noi abbiamo messo dei soldi per le periferie: 100 milioni per gli impianti sportivi, 500 milioni nella legge di Stabilità ai comuni".

E parlando di Europa, rassicura: "Non è l'Italia il malato dell'Europa. Non è più così, tutti insieme, con la Merkel, Hollande, possiamo fare un buon lavoro, purchè ci sia rispetto per noi". E in merito all'uscita del Regno Unito dell'Ue aggiunge: "Il dato di fatto della Brexit è un rallentamento dell'economia europea ma io sono convinto che farà più male a loro che a noi. Ad esempio noi stiamo provando con Beppe Sala a portare a Milano un po' di istituzioni finanziarie che sono a Londra" come l'Eba (Autorità bancaria europea) e l'Agenzia europea per i medicinali (Ema).

Sul tema delle crisi delle banche il premier tranquillizza: "L'accordo con l'Ue è a portata di mano. I correntisti di Mps dormano tranquilli. Qualche banchiere un po' meno". Mentre sul piano fiscale i prossimi interventi in legge di Stabilità saranno dedicati a "famiglie, pensionati e una serie di realtà a cui va dato un aiuto in cambio di semplificazione come le partite Iva e gli artigiani".

Quanto alle riforme, il presidente del Consiglio prende le distanze dal dibattito politico degli ultimi giorni: "Il referendum, lo spacchettamento, il premio al partito o alla coalizione... Tutte cose che interessano il futuro dei politici che sono interessati alla loro seggiola, al loro posto. Ma alla gente interessa dei posti di lavoro".

Sulla chiusura di Equitalia risponde a Renzi il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio con un tweet:


Ci fa piacere che M5S detti l'agenda politica del Premier. Basta annunci! Renzi passi dalle parole ai fatti #Equitalia

 

 

Fa o dice solo che farà? Faccio fatica a seguire

è l'effetto annuncio, da decenni cronico effetto collaterale del mktg politico,

che alla fine non fa più distinguere tra una cosa solo annunciata e quello (molto poco, alla fine) che viene concretamente realizzato

Vediamo se questa alternanza riuscirà a fare tanti danni sociali quanto il ventennio berlusconiano.

Dovremmo aprire una discussione su questo ventennio disastroso su molti aspetti non solo politici.

Che ne dici?

 

Inviato dal mio HUAWEI VNS-L31 utilizzando Tapatalk

"Telecom era una società privata, non c'entrava nulla Palazzo Chigi. Noi, e quando dico noi parlo del governo, decidemmo solo di non intervenire in un'operazione di mercato"

 

D'Alema si scorda di tante cose... all'epoca il governo aveva la golden share e poteva bloccare quella discutibile scalata, fatta completamente a debito, debito che poi con una fusione societaria fu ovviamente caricato sulle spalle della stessa Telecom Italia e che ancora oggi la soffoca... debito che ha affossato per sempre il primato italiano nelle telecomunicazioni, primato che fu indiscusso durante tutti gli anni '90...

si vanta perfino di non essere intervenuto, come se permettere quello scempio sia stata una sua personale gloria e non uno dei tanti imbarazzanti insuccessi che costellano la sua "carriera", giù fino all'altrettanto gloriosa bicamerale...

vogliamo ricordarlo davvero quel periodo? E allora riprendiamo la perfetta definizione che ne dette Guido Rossi.

 

«A Palazzo Chigi c'è l'unica merchant bank dove non si parla inglese». Correva l'anno '99 quando l'avvocato Guido Rossi commentava con una velenosissima battuta la benedizione dell'allora premier Massimo D'Alema alla scalata a Telecom da parte di Colaninno, della razza padana di Gnutti, con la partecipazione di Mps e delle coop rosse di Unipol.

 

http://www.ilgiornale.it/news/politica/palazzo-chigi-si-mette-fare-merchant-bank-1218561.html

Edited by conrad65
  • 2 months later...

Renzi rilancia il ponte sullo Stretto di Messina...

la buona notizia è che sembrano abbandonate le jatture olimpiche

la notizia meno buona è che il governo non vede altra soluzione possibile, per una ripartenza dell'economia del paese, che quella di affidarsi all'edilizia delle grandi opere pubbliche

detto questo, sbaglia chi considera il Ponte sullo Stretto inutile: è il tassello necessario per far arrivare l'Alta Velocità in Calabria e permettere la creazione di uno snodo con due possibili rami, uno verso Palermo, l'altro verso Catania... vuol dire abbattere i costi di trasporto delle merci siciliane e dunque renderle più competitive in Europa

la Sicilia è oggi distante dal paese ma resta fondamentale per la ripresa economica di tutto il sud

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