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Aborto: pro o contro? Perché?


MalcomBraumGraves

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MalcomBraumGraves

Buonasera gente.

La domanda che volevo farvi era la seguente, come da titolo:

Siete favorevoli o non favorevoli all'aborto? Se si/no, perché?

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Favorevole in caso i genitori, con libero arbitrio, decidano di abortire qualora il feto presenti malformazioni/disfunzioni/malattie genetiche tali da provocare una bassissima qualità della vita al nascituro, totalmente dipendente dagli altri.

Anche qualora la donna venisse stuprata e/o le proprie condizioni, personali/sociali che siano, le impediscano una gravidanza serena e desiderata.

E' un argomento delicatissimo che non unirà mai completamente le opinioni della gente. Bisogna valutare caso per caso.

Di certo non tollero quelli che lo escludono e condannano a priori

Edited by Laen
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Favorevole, è diritto sacrosanto di qualsiasi donna interrompere una gravidanza indesiderata e non voluta. La dovuta educazione sessuale rimane comunque preferibile.

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Personalmente credo che sarebbe più giusto dare il bimbo in adozione piuttosto di sopprimerlo, lo giustifico solo quando nascerebbe afflitto da menomazioni o handicap.

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Il feto durante la gestazione fa parte del corpo della donna. Possiamo comprimere il diritto all'aborto ai primi mesi della gravidanza, ma sarebbe innaturale pretendere di togliere alla donna il diritto di decidere del suo corpo.

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KrarayanDasH999

Come dice Laen, ogni caso va valutato singolarmente.

Generalmente sono contro. L'aborto "per capriccio" non lo concepisco: tu, donna adulta e consapevole, t'a sei spassata, hai fatto il danno e mo t'o tieni o.ó

Sarò pur moralista, ma è pur sempre un vita dal momento del concepimento

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Quindi fatemi capire, considerato che il diritto di abortire in italia é concesso nei primissimi mesi della gravidanza, voi obblighereste una donna a farsi 9 mesi di merda solo perché pensate che abortire sia un capriccio e partorire un dovere?

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L'aborto "per capriccio" 

 

L'idea che una donna abortisca per capriccio mi sa tanto di sensazionalismo cattofascista. Comunque non sono terribilmente informato al riguardo e può anche essere che sia un fenomeno conclamato, quello degli aborti ricreativi. Molto verosimile.

 

Per quanto riguarda l'aborto in generale non ho mai capito quale sia il problema... Non si sta parlando di assassinare bambini ma di prevenire una nascita che non è voluta e che COMUNQUE non sarebbe dovuta avvenire. In che modo la contraccezione è diversa? Quanti bambini uccidiamo ogni giorno masturbandoci? E soprattutto, come sopravviveremo al senso di colpa?!?!

 

Quando cominciamo a riferirci a "bambini in potenza" le cose si fanno inutilmente convolute e meno adese alla realtà, quando tutto quello di cui stiamo parlando potrebbe benissimo essere un grumo di cellule che noi idealizziamo in modo bigotto (e possibilmente anche sessista) a "povero innocente assassinato dall'irresponsabilità di una donna puttana che se l'è spassata, quella degenerata".

 

 

 è pur sempre un vita dal momento del concepimento

 

E' proprio questo il punto. Ho sempre faticato a vedere uno sputo di cellule staminali come UNA VITA. Lo è in potenza come lo è ogni singolo spermatozoo. Ma a questo punto ritorniamo al problema di cui sopra, no?

Edited by wwspr
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KrarayanDasH999

Come è già stato fatto notare, su quest'argomento probabilmente non si troverà mai un punto d'incontro. Ognuno è libero di dir la propria o no?

Semplicemente, per me, l'aborto (se non in casi delicati e particolari) equivale a commettere un omicidio. <--- PARERE PERSONALE, NON VERITÀ INDISCUSSA XD

La contraccezione è già diversa...si parla di "bambino" da quando avviene il concepimento, non ce ne annamo così indietro [emoji14]

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LocoEmotivo

Né pro né contro: è un problema che non mi tocca da vicino, ergo evito di giudicare.

Di una cosa soltanto sono sicuro: ogni interessata deve avere la possibilità di decidere.

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Saramandasama

Contrario. Ogni spermatozoo che è riuscito a fecondare un ovulo avrebbe diritto di vedere il frutto della sua risalita concretizzata. . Se non per altro, per premiare la faticaccia e l'impegno che c'ha messo. 

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Favorevole, ma solo per i primi mesi di vita e in ogni caso la donna dovrebbe cercare di evitare la gravidanza indesiderata a qualunque costo

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L'idea che una donna abortisca per capriccio mi sa tanto di sensazionalismo cattofascista.


Purtroppo (si.. dico purtroppo) conosco di vista una ragazza che ha abortito ben 3 volte, semplicemente perché non le andava di usare il profilattico o la pillola come contraccezione. 
La pratica abortiva in sé crea molti danni a livello fisico (si tratta sempre di una botta di ormoni, quindi se fai un aborto, ok può succedere.. ma se ne fai 3.. beh un controllino in futuro per eventuali tumori al seno o alle ovaie glielo consiglierei di farlo ;) ).. e anche psicologico: è successo di donne che dopo l'aborto cadessero in depressione perché ci avevano ripensato e resterà sempre una "ferita" che la donna si porterà dietro tutta la vita. 

Io non sono contro l'aborto: è un diritto che tutte le donne devono avere, tutte le donne devono poter decidere di cosa farne del proprio corpo.... però sono contro la stupidità delle persone. Ultimamente ne vedo fin troppa dentro le chiese, fuori, nelle scuole ecc. 

Si dovrebbe puntare, come già detto da molti, a una buona educazione sessuale.. ma fatta bene. Non il classico incontro di un'ora col sessuologo nell'ora di religione. 
Solo così, con una maggiore coscienza di sé e di quel che uno fa, ci sarebbero meno aborti, meno concepimenti indesiderati ecc ecc. 
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LocoEmotivo

Si dovrebbe puntare, come già detto da molti, a una buona educazione sessuale.. ma fatta bene.

:fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:  :fan:

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Personalmente credo anche io che vada valutato ogni caso.

 

Come dice Laen, ogni caso va valutato singolarmente.
Generalmente sono contro. L'aborto "per capriccio" non lo concepisco: tu, donna adulta e consapevole, t'a sei spassata, hai fatto il danno e mo t'o tieni o.ó
Sarò pur moralista, ma è pur sempre un vita dal momento del concepimento

Secondo me ti sfugge il fatto che una donna che se la spassa a sta maniera è altamente irresponsabile, di conseguenza non sarebbe in grado di crescere un bambinoche magari neanche vuole...

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KrarayanDasH999

Personalmente credo anche io che vada valutato ogni caso.

 

Secondo me ti sfugge il fatto che una donna che se la spassa a sta maniera è altamente irresponsabile, di conseguenza non sarebbe in grado di crescere un bambinoche magari neanche vuole...

Che non lo ammazzi, allora. Che lo dia a qualcuno.

 

Volevo precisare che credo di essermi espressa male, prima!

Non sono CONTRO l'aborto, è vero che ogni donna deve poter decidere del proprio corpo, solo lo trovo sbagliato :/

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Io la penso come Veronesi.

 

« Eppure io sono contro l'aborto. Tutti lo siamo, credo: non c'è persona che non sia idealmente contraria all'interruzione di gravidanza, perché è un atto contro natura (nel senso che si oppone all'imperativo genetico della riproduzione [...]) e perché produce conseguenze traumatiche dal punto di vista psicologico. Ma condannare l'aborto con una legge, renderlo illegale, non impedisce che gli aborti avvengano. [...] L'aborto volontario è un evento grave, ma l'aborto clandestino è una tragedia: per questo offrire a una donna l'opportunità di abortire in modo legale e controllato corrisponde alla scelta del «male minore». E allora, all'interno di questo male minore, la modalità della pillola RU486 – che ho sostenuto sin dai primi accenni alla possibilità di una sua introduzione in Italia – è la scelta migliore, perché è quella meno dolorosa per la donna.»

 

Veronesi sostiene inoltre che, dalla fine degli anni ottanta alla prima metà degli anni duemila, il numero degli aborti sarebbe drasticamente diminuito, in Italia, grazie alla legge 194. Anche a tale riguardo, egli ha parlato della scelta del «male minore»:

 

« La lotta a un grande male (l'aborto) se viene combattuto con una misura non idonea (il proibizionismo) conduce a un male ancora maggiore (cioè alla clandestinità delle pratiche abortive con le gravi conseguenze relative), mentre l'analisi delle cause che sono all'origine del male e la loro rimozione conduce alla misura corretta: a impedire che accada. La soluzione del male sta nella sua prevenzione.»

Il proibizionismo non è mai la soluzione, e non solo per quanto riguarda l'aborto (alcol, droghe leggere, prostituzione, etc...)

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Freewheeler

Favorevole. La decisione aspetta alla donna e a nessun altro.

Lo Stato deve limitarsi a delineare le modalità e i tempi, non a scegliere al posto suo.

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A parte che la domanda è posta un po' maluccio. Cioè "favorevole all'aborto" non si può sentire: sembra che uno va in giro a convincere le donne incinte a liberarsi di questo gravoso fardello. Ciò premesso oggi, a quanto so, la legge individua nella capacità del feto di sopravvivere al di fuori del corpo della donna il discrimen tra la possibilità di abortire o meno. Capacità che la scienza neonatale individua non prima dei 3 mesi a partire dal concepimento. e,quindi, per legge prima dei 3 mesi una donna è libera di abortire. Assolutamente ragionevole. Mi pare ovvio che si deve rispettare la volontà di chi porta avanti la gravidanza; imporre una gravidanza non voluta mi sembra una cosa davvero surreale. Oltretutto vietare l'aborto per legge produrrebbe conseguenze ancor più disastrose. 

Poi certo non è questione che si possa liquidare con troppa facilità

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favorevole, con molti "SE".

se vengono diagnosticate malattie o complicazioni che mettono in pericolo il figlio O la madre (ad esempio mia cugina ha dovuto passare 7 mesi distesa a letto per non rischiare di compromettere la gravidanza, e dopo il parto le ci sono voluti mesi per riprendersi.)

Se la gravidanza è dovuta a uno stupro.

Il rischio, rendendo l'aborto più accessibile, è che:
1)perdano d'importanza i contraccettivi. 

2)avvengano, come già detto, gli aborti per capriccio, o per volontà dei genitori, o per non "compromettersi la carriera" (e anche li il discorso è complicato).

insomma, in confronto i diritti lgbt sono bruscolini, in quanto a dilemmi etici XD

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Purtroppo (si.. dico purtroppo) conosco di vista una ragazza che ha abortito ben 3 volte, semplicemente perché non le andava di usare il profilattico o la pillola come contraccezione.

ecco per "donne" così proporrei l'isterectomia forzata :)

 

personalmente sono favorevole nei primi mesi di gravidanza, qualora fosse il figlio di una gravidanza accidentale e non fosse voluto, se fosse il risultato di uno stupro, e se avesse malattie genetiche (è una cosa che mi fa imbestialire i genitori che fanno dei figli, consapevoli di essere entrambi portatori del gene malato).

Anche se forse forse solamente in caso di gravidanza accidentale, sarebbe meglio obbligare la madre a partorire e dare in affido il figlio, in caso non lo volesse. se una è tanto adulta da far sesso che si assuma le sue responsabilità.

Un bel corso di educazione sessuale sarebbe la risposta a tutte quelle 16enni che si mettono a figliare e poi vanno a TeenMoms su Mtv.

Edited by Chaos
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Il proibizionismo anti-abortista è stato un disastro, l'aborto veniva praticato comunque, spesso con pratiche pericolose o, per chi se lo poteva permettere, nelle cliniche private.

 

Sull'aborto in sè e le sue implicazioni etico/morali non mi prononuncio con tanta sicurezza, ma al contempo penso che il corpo appartenga alla donna e che, fino a quando l'embrione non è divenuto un feto ben formato, la donna debba decidere per sè. E non credo che decidere di abortire sia una decisione facile, presa a cuor leggero.

Edited by Lor24
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Loup-garou

Permettetemi di fare l'avvocato del diavolo, ma a me sembra che nessuno fino ad ora abbia risposto alla domanda del topic, cioè: Aborto: pro o contro? Perché?

Cioè, io leggo per lo più una serie di risposte non motivate o motivate a livello puramente emotivo, oppure ancora risposte che ricalcano in modo assolutamente acritico le disposizioni di legge italiane attuali.

 

Se vogliamo improntare un discorso sull'aborto, queste mi sembra che siano alcune domande a cui bisogna rispondere.

 

 

1) Il nascituro è una cosa senza diritti, un soggetto con diritti inferiori o una persona con piena titolarità dei diritti?

Tutte e tre le impostazioni hanno conseguenze e problematiche.

 

Se il nascituro è una cosa completamente priva di diritti, allora il diritto di abortire della madre è assoluto e non hanno alcun senso i distinguo che sono stati citati in questo topic. Anche parlare di "capriccio" non avrebbe senso.

Se il nascituro è un soggetto inferiore alla madre, tale per cui i suoi interessi sono subordinati a quelli di quest'ultima, si apre la strada a un sindacato sulle decisioni della madre, ma in base a quali criteri? Chi può sindacare che cosa è "capriccio" e in base a quali criteri?

Se il nascituro è una persona con pieni diritti (la visione cattolica insomma), allora ovviamente l'aborto diventa difficilmente giustificabile, visto che bisognerebbe che il diritto alla vita del nascituro sia contrapposto a un diritto altrettanto forte della madre per poter essere sacrificato.

 

2) Se alla prima domanda si dà la prima o seconda risposta, la domanda ancora più a monte è: che cos'è un essere umano e in base a quali caratteristiche si diventa titolare di diritti e dignità associati?

Che cos'hanno il neonato, il disabile mentale grave o la persona in stato vegetativo di più del nascituro?

 

3) Una questione più specifica, ma probabilmente dai risvolti pratici più importanti di qualsiasi altra: Come si può trattare disabilità o malattie genetiche condizioni per l'aborto?

Se si considera il nascituro una cosa senza diritti, allora l'aborto del feto malato e quella del feto sano dovrebbe essere assolutamente uguale. La questione allora può diventare come si evitano risvolti eugenetici.

Negli altri casi invece, come si può considerare che il nascituro malato con meno diritto alla vita senza che questo implichi una diseguaglianza di diritti e dignità anche dei disabili/malati già nati?

 

 

 

Questi sono i miei spunti di riflessione. Appena posso cercherò anche di rispondere. XD

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Icoldibarin

I tuoi spunti di riflessione sono molto interessanti :rolleyes:

L'aborto è sempre stata una questione su cui ho avuto visioni contrariate. Un punto di svolta l'ho avuto leggendo un libro di informatica, "La società della mente", bellissimo testo e molto impegnativo dal lato filosofico.

Andando avanti ad esplorare è crollata la mia credenza che esistesse un confine ben preciso e definito fra la vita e la non vita in luogo di un lunghissimo continuo. L'uomo ha questa necessità di discretizzare un mondo che discreto non è affatto.

 

Perciò mi sento di sposare tutte e tre le tue impostazioni. Un nascituro è inizialmente un qualcosa senza diritti, poi un soggetto con minori diritti ed infine un essere umano con piena titolarità. Naturalmente i passaggi sono assolutamente sfumati.

Il problema sorge perché la legge necessità di cesoie che delimitino confini ben precisi.

 

Dovendo essere un po' più pratici credo sia corretto riconoscere alla madre il diritto di interrompere la gravidanza fissando però dei paletti che siano graduali. Se per il primo mese e mezzo può essere ammissibile ricorrere all'aborto senza troppe complicazioni superato questo paletto (che ovviamente non è reale ma fittizio) le limitazioni dovrebbero essere più sostanziose, per esempio troverei verosimile ammetterlo in caso di stupro, pericolo reale di salute o a seguito di un accurato percorso psicoterapeutico per accertarsi che la scelta sia ponderata sufficientemente. Dal terzo mese in poi solo per grave pericolo di vita.

 

 

Come si può trattare disabilità o malattie genetiche condizioni per l'aborto?

 

Questione ancor più delicata. Io sarei contrario a ricorrere a qualsiasi pratica eugenetica ma sarei disponibile ad acconsentire una rinuncia alla gestazione nei primi due mesi in caso di patologie molto gravi che compromettano seriamente la potenziale vita del nascituro e richiedano un onere genitoriale permanentemente elevato.

 

In generale l'aborto è una questione molto delicata poiché vengono a confliggere due diritti distinti e attribuire un peso (per altro in continuo movimento) all'uno o all'altro non è facile ed è una grossa responsabilità.

 

Ad ogni modo il miglior modo per evitare di incorrere in questo terreno spinoso è una buona educazione sessuale corroborata da un accesso garantito alla contraccezione.

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1) Il nascituro è una cosa senza diritti, un soggetto con diritti inferiori o una persona con piena titolarità dei diritti? Tutte e tre le impostazioni hanno conseguenze e problematiche.

 

In realtà nel dibattito sulla questione, il punto focale della discussione è quasi sempre:  "quando il nascituro diventa un essere umano a tutti gli effetti(quindi titolare del diritto alla vita)?"

 

Ovviamente pretendendo di individuare un momento preciso che discrimini.

 

Nel passato questo momento era individuato con il  parto,  l'aborto veniva qualificato come "attentato alla stirpe", non era un delitto contro la persona del feto, ma contro lo stato e la continuazione della razza(stiamo parlando ovviamente del codice rocco fascista).

Precedentemente si alternavano varie soluzioni frutto di una dialettica che vedeva da una parte il diritto canonico che individuava nell'aborto un vero omicidio, dall'altra una visione laica che lo considerava(date la scarsità delle conoscenze tecniche) "uccisione della speranza", perchè non si poteva sapere se la gravidanza, nel caso in cui non fosse stata interrotta artificialmente, si sarebbe conclusa con la nascita di un bambino vivo.

 

Paradossalmente le opinioni attuali più estreme coincidono: i cattolici considerano la vita umana dal momento del concepimento, i laici più arrabbiati non pretendono di contraddire ma dicono che l'aborto debba trovare le sue ragioni nell'obiettivo di assicurare uno standard di "qualità della vita" ai nascituri, eliminando quindi quelli portatori di gravi handicap(quindi gli utenti qui fanno loro un po' entrambe le opinioni).

 

Io non credo si possa trovare una soluzione motivata da una giustizia assoluta, si tratta di prendere una decisione, bilanciando da una parte gli interessi della madre(alla sua salute, a non essere costretta a portare a termine una gravidanza indesiderata o pericolosa, a non dover crescere un figlio affetto da disabilità tali da peggiorare la qualità della vita dei genitori-non si può certo obbligarla a partorire per dare il nato in adozione-), dall'altra tutelare il nascituro(sano o portatore di handicap), al quale ovviamente non si può attribuire un'aspettativa alla vita, visto che non è in grado di "pensarla". Ma la nostra cultura dei diritti e della dignità umana ci impone di riconoscere questa tutela.

 

 

Quindi mi sembra una buona soluzione la legge italiana. E' inutile domandarsi cosa sia giusto in termini assoluti o quando il feto diventi un essere umano vero e proprio.

Bisogna avere un approccio pragmatico. E' giusto che la madre veda limitata la possibilità di abortire ai primi mesi, che coincidono con il periodo di "esiguità" della vita del feto. Poi, se non ha preso una decisione, dovrà portare a termine la gravidanza.

 

Concedere l'aborto solo "caso per caso" limitandolo all'apprezzamento delle ragioni della madre rischia nel concreto di far dipendere tutto dall'arbitrio(e dalle opinioni) di chi è chiamato ad esaminare tali ragioni.

 

Concederlo solo per i casi in cui il nascituro sia portatore di gravi patologie crea una discriminazione ingiusta rispetto ai feti sani, visto che non viviamo nel nazismo e non riteniamo di poter sopprimere gli individui più deboli(grazie a dio).

 

Per il resto, ripeto, bisogna essere pragmatici.

 

 

L'unica cosa è che tutto questo è difficile esprimerlo in slogan, mi piacerebbe aprire una discussione per chiedere, in casi del genere, come si possa rispondere brevemente ed efficacemente agli slogan pietisti cattolici

Edited by Demò
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Un nascituro è inizialmente un qualcosa senza diritti, poi un soggetto con minori diritti ed infine un essere umano con piena titolarità. Naturalmente i passaggi sono assolutamente sfumati.

 

Il problema è che i diritti sono assegnati ad arbitrio dell'ambiente socio culturale in cui il nascituro è concepito:

dire che il nascituro non ha diritti non ha più senso che dire che li abbia.

Non ha diritti perché non glieli riconosciamo, li avrebbe, se glieli riconoscessimo.

 

D'altronde l'assegnazione o no di diritti dovrebbe dipendere dal fatto che egli abbia o no vita fin dal primo concepimento, non essendo mi pare molto razionale, allo stato almeno delle conoscenze scientifiche presenti, affermare che il nascituro non abbia una vita umana qualche istante prima della nascita, ma l'abbia qualche istante dopo.

 

Certo il momento dell'assegnazione della vita umana (e quindi meritevole di tutela a prescindere secondo l'attuale concezione socio culturale)  al nascituro è una questione antica e controversa, infatti anche in ambito cristiano si disputava se l'anima fosse creata subito al concepimento o qualche tempo dopo.

 

Anche qui considerando la questione razionalmente (ma non biologicamente perché non sono un esperto in materia)  mi sembra difficile poter parlare di vita non umana  prima di un certo numero (quale che sia) di settimane del feto e di vita umana dopo.

 

 

 

 

Dovendo essere un po' più pratici credo sia corretto riconoscere alla madre il diritto di interrompere la gravidanza fissando però dei paletti che siano graduali.

 

Questo è un altro problema la cui soluzione ordinaria mi lascia perplesso:

perché solo la madre ha diritto di decidere in materia d'aborto?

Un tempo poteva decidere solo il padre, non solo per la comune incapacità giuridica della donna che era nella manus del marito, ma anche perché si credeva che il ventre femminile solamente ospitasse e nutrisse il seme maschile.

Oggi però sappiamo che il feto si forma per congiunzione di due semi, quindi perché, se uomo e donna, se madre e padre partecipano parimenti al concepimento, solo alla donna madre è poi permesso deliberare sul destino del feto (che sia considerato vita umana o no nel caso interessa poco)?

 

 

Un terzo problema, anch'esso spesso risolto a mio parere in modo illogico, è quello del rapporto tra aborto e pena di morte in relazione alla sacralità (in senso laico o religioso) della vita:

infatti v'è da una parte la posizione di chi afferma che il nascituro abbia una vita umana fin dal concepimento e quindi nega il diritto d'aborto sulla base della sacralità della vita, ma ammette nello stesso tempo il diritto d'irrogare  la pena di morte per un adulto;   dall'altra v'è la posizione di chi nega che il nascituro abbia vita umana fin dal concepimento e quindi afferma il diritto all'aborto, ma nega tuttavia il diritto d'irrogare la pena di morte per un adulto sulla base appunto della sacralità della vita umana.

 

Non ci siamo ancora decisi su che cosa considerare vita umana, da quando considerarla e con quale dignità considerarla e quindi navighiamo in palesi conflitti di razionalità......

Edited by Mario1944
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