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[FILM] Santa Sangre - Alejandro Jodorowsky


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Questa mattina, tra l'una e le due, non riuscendo a prendere sonno

ho provato a cercare qualcosa di guardabile in tv e mi sono imbattuto in un film

"Santa Sangre" (Sangue Santo) che non avevo mai visto e del cui regista,

sinceramente, non avevo mai sentito parlare (Alejandro Jodorowsky).

Un film per certi versi surreale, per altri grottesco, che mi ha affascinato

ed inquietato allo stesso tempo.

 

Mi piacerebbe rivederlo con più calma ed in un orario accettabile

ma dubito si tratti di una pellicola destinata ad essere trasmessa prima

dell'una o delle due... magari lo riuscirei a trovare in cineteca.

 

L'idea che madre e figlio vivano in simbiosi, anche sè....

(non ve lo dico perchè magari vi rovinerei il finale)

...produce alcune scene di indubbio valore mimico ed

estetico.

 

Alcune cose non le ho capite bene (soprattutto le scene

oniriche rimangono sfuggenti, forse perchè io stesso,

alle due del mattino, ero in parte "onirizzato")

 

Conoscete questo regista? Avete visto altri suoi film?

Sapreste consigliarmi qualche approfondimento? 

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https://www.gay-forum.it/topic/31182-film-santa-sangre-alejandro-jodorowsky/
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Ti so dire che sì, lo trovi in videoteca, e io qualche tempo fa avevo trovato in streaming La montagna sacra, che ti consiglio di recuperare perché è un'esperienza. Jodorowsky non lo conosco benissimo ma la rubrica di posta che aveva su XL, supplemento di repubblica, era spaziale. La sua psico-magia, e dico sua perché ne è il fondatore, è indubbiamente affascinante. Io avevo iniziato tempo fa Santa sangre ma non ho avuto tempo di finirlo. Jodorowsky è anche scrittore, fumettista, tarologo.
Puoi approfondire in modi molti diversi, perciò scegli quello che ti ispira di più!

un annetto fa -al festival di Roma, se non ricrdo male- avevamo visto & recensito [copiando spudoratamente 3/4 dei dati dalla cartella stampa] La danza della realtà, l'ultimo film che ha girato (se non ricordo male dopo una ventina d'anni che non faceva più niente).

ho riesumato la cinecritica e ve la copincollo

---

Alejandro Jodorowsky è un artista completo e totale: poeta, sceneggiatore di memorabili saghe a fumetti col geniale e compianto Moebius, cineasta surrealista e underground, grande psicomago, lettore e divulgatore di Tarocchi, affabulatore appassionato e instancabile, autore del film più visionario e straordinario mai concepito da mente umana e mai, purtroppo, arrivato sullo schermo, l'ambiziosa trasposizione del romanzo di Frank Herbert a cui è stato dedicato lo splendido documentario Jodorowsky's Dune. A 84 anni e 23 anni dopo Santa Sangre, l'artista cileno è riuscito, investendo parte dei suoi soldi e con l'aiuto del produttore dello sfortunato Dune, Michel Seydoux, a tornare dietro la macchina da presa per realizzare un nuovo film, fusione di due capitoli dei suoi libri “autobiografici”, La danza della realtà, appunto, e Il tesoro dell'ombra.

 

Non è un Amarcord velato dai toni dolci della nostalgia, ma è un film ambizioso che vede lo Jodorowsky di oggi ricordare il se stesso bambino in un momento di grande infelicità, con cui si è ormai riconciliato. Nel film confluiscono tutte le esperienze dell'autore, dal misticismo ai Tarocchi, ma è anche una presa di coscienza del fatto che, una volta divenuti adulti e capaci di capire quali fossero i loro limiti umani, si può perdonare tutto ai genitori, comprese le inutili crudeltà e le prepotenze.

 

Jaime, il padre supermacho e stoico di Alejandro, a cui Jodorowsky concede nel film un ravvedimento e una espiazione che nella realtà non ha avuto, con gli occhi della maturità viene, se non giustificato, “spiegato” nelle sue azioni, mentre la madre da lui schiavizzata, che sognava di fare la cantante lirica, per tutto il film canta da soprano i suoi tormenti e le sue gioie.

Il padre, è anche una metafora del Cile, ne incarna le anime e le sofferenze e attraverso la sua vita vengono rappresentati i drammi che colpiscono un popolo in perenne miseria e schiacciato da feroci dittature.

 

Fin dalle immagini iniziali si comprende però la felicità del regista nel tornare al paese in cui, unico immigrato, per di più ebreo e bianco, era disprezzato ed emarginato dai coetanei che lo chiamavano Pinocchio per i suoi (raffinati) diversi lineamenti. Si vede la sua gioia nel trovarlo quasi identico dopo decenni e l'entusiasmo con cui lo ripopola della fauna umana della sua infanzia: i mutilati delle miniere, Teosofo (vero e proprio Matto dei Tarocchi), il gelataio, il nano che pubblicizza il negozio di biancheria del padre.

Non ci sono ombre ormai, la fotografia è nitida, luminosa, coloratissima, come lo sguardo di un bambino coccolato dalla madre e bistrattato dal padre, un bambino infelice ma curioso e avventuroso, che accetta il mondo come lo vede perché non può fare altro ma che da grande, con la sua arte, contribuirà a cambiarlo.

Se l'adulto s crea nell'infanzia, anche il dolore ha una sua funzione. Jodorowsky lo ha accettato e guarda oltre. Non a caso lui nel film è il presente che motiva il bambino del passato e l'ultimo sguardo è rivolto avanti, verso il futuro. Quel futuro che i Tarocchi non possono prevedere ma sanno orientare, perché è comprendendo da dove veniamo che possiamo cambiare il nostro presente e dunque quel che seguirà.

 

Il padre è interpretato con straordinaria bravura, in una performance molto fisica che passa dalla violenza fatta a quella subita, fino ad arrivare alla redenzione, dal figlio di Jodorowsky, Brontis, attore bambino a 7 anni in El Topo, previsto interprete di Dune a 12 e a 27 protagonista di Santa Sangre. Nel ruolo dell'anarchico si vede anche il figlio più giovane, Adan, compositore delle splendide musiche.

 

E in questa danza della realtà, arcana, atroce, divertente e illuminante, sensorialmente coinvolgente, ci ritroviamo nostro malgrado a danzare anche noi. Non importa capire tutti i simboli o le visioni che questo grande sciamano evoca, quanto ricordare che il cinema non è soltanto il bombardamento di blockbuster svuotapensieri a cui siamo ormai tutti assuefatti. Come accadeva spesso negli anni Settanta e sempre più di rado adesso, c'è – ci dovrebbe essere - anche un cinema che parla all'anima, allarga gli orizzonti e resta a lungo negli occhi e nel cuore di chi lo vede

Di Jodorowski ho visto tutti i suoi film, non tanti a dire il vero, ti consiglio El Topo, è un cinema nuovo che colpisce per la sua estetica assolutamente fuori da ogni etichetta, stile e limite.

La montagna sacra è un film assolutamente difficile ma che ti colpisce e non sai dire nemmeno perchè, non posso dire che mi appassioni il suo cinema ma di certo mi ha molto incuriosito così come intellettuale, ho imparato i tarocchi partendo dal suo punto di vista psicomagico, di grande concretezza e oserei dire scientificità.

Mi riprometto sempre di leggere alcuni suoi scritti che trovo molto interessanti, è un mondo di conoscenza di grande fascino, approfondisci non ti lascerà indifferente.

tesò, e mi cadi sul banale!!

ti sei scordato che ogni gay è tanto tanto stregaccia (più o meno) cattiva inside??

e allora come può non affascinarci uno che si occupa di psicomagia?

 

dai, sò le basi della froceria moderna queste!!!

pensa solo a tutti i cartomanti che scheccano senza ritegno nelle tv private...

gente de na certa classe, eh..

tipo lui https://youtu.be/2GNUpYpBgaA

Edited by freedog

Perchè piace tanto ai gay?

 

a questo non saprei rispondere meglio di @freedog: ma a te che sei un cinefilo, consiglio la visione (ammesso che non l'abbia mai visto) de' La montagna sacra

un film surreale, grottesco, mitologico, simbolico, astruso, volgare, insensato e cruento.... comunque molto particolare

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