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Roma sprofonda, Milano splende


Rotwang

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ok.

ma allora dici: "scusate, è un'emergenza, ci serve portà qua una discarica" eccetera

senza sta a fà tutti sti balletti di mezze verità, mezze smentite che non smentiscono e che anzi ti sputtanano eccetera.

 

così passi solo per un cialtrone

e fai incazzà de brutto la gente


e fidati, da quelle parti si stanno a incazzà assai!

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Ma tanto non cambia nulla, si incazzerebbero uguale

Le discariche non le vuole nessuno e a ragione

 

Ti deprezzano casa

Almeno dessero in cambio un'esenzione sulla tarsu/tia/tares/tari

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Addio bus. Addio roma.

 

se è per questo l'altro giorno è andato a fuoco il quinto, forse sesto, o forse ottavo autobus a Roma da inizio anno

 

http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/bua_atac_fiamme_via_grottarossa-2440822.html

 

il diverso conteggio dipende dal fatto che l'ATAC considera incendi solo quelli in cui l'autobus va completamente distrutto in un rogo purificatore; gli incendi parziali, che sono molti di più, non vengono conteggiati dalla statistica ufficiale

c'è ancora incertezza tra le autorità se avviare una inchiesta amministrativa, una penale, oppure chiamare l'esorcista

Edited by conrad65
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Capricorno57

milan l'è 'n gran milan... 

ma questa la sapevate già, è già stata postata, o arrivo con l'ultimo treno? 

http://gayburg.blogspot.it/2017/02/flop-del-telefono-anti-gender-di.html  

https://www.gaypost.it/centralino-anti-gender-scherzi-telefonici-regione-lombardia  

 

(ammetto di aver letto il topic poco e male) 

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Linkiesta

Auto parcheggiate male, in seconda, terza, quarta fila. Chissà a che fila potremmo arrivare: guida alla comprensione pratica della geometria non euclidea. Volanti impazziti, sinfonia di clacson e insulti, traffico. Tutto bloccato. Magari, però, nell'attesa, hai il tempo di ascoltare l'ultimo di Fibra o l’oroscopo di Fox. Tram che non arrivano mai e allora la gente si mette a chiacchierare, socializza o sbraita, legge, guarda pensosa l'orizzonte. Lavori della metro che non finiscono, ma potrebbero trovare la nuova Atlantide qui sotto. Scritte sui vagoni e muri imbrattati? Non sia mai. Blu a Ostiense va bene però, quella è street art. Turisti che balneano nelle fontane romane? Non sia mai. Anita Ekberg andava bene però, non aveva la panza e non portava una canottiera bianca. Eppoi era Fellini. E quando si nomina Fellini a Roma cala il silenzio. In qualsiasi discussione. “Ti sei messa troppo trucco sugli occhi”. “Tutte le donne di Fellini erano truccate così”. Un minuto di silenzio.

Dai muratori ai centurioni. Molestatori. Gli uomini ti urlano zozzerie per strada. Che modi. Meglio quelli che si guardano i piedi cercando di schivare la folla a spallate, o quelli che sono impegnati a controllare l'iPhone collegato all'iPad collegato all'orologio contapassi. Posti loschi dove andare la sera, nessuno mai abbastanza cool, mai nemmeno alla moda underground, mai nemmeno alla moda underground dell'underground. A Roma la gente è sempre vestita male, stonata. Sempre quell'aria di decadenza che si respira, di muffa. Che puzza. “Roma è decadente”. È un'altra delle affermazioni solite che si fanno sulla città eterna per farla sembrare una macchietta. Lo dicono i romantici pensando alla luce dorata che filtra al tramonto attraverso la vegetazione vagabonda e i pratici pensando “che palle”. Tanto 'sta gente malvestita non ci arriva nemmeno alle feste.

Nessuno è mai puntuale. Il quarto d'ora accademico, comodità d'élite, a Roma diventa regola universale. Musei tristi, antichi, scassati. Ma a Roma esci e sei in mezzo alla cultura. Non serve farla. Basta guardare, girare, perdersi. I ragazzini giocano a pallone per strada. Che scempio. Marciapiedi rotti. Erbacce ovunque. Posti abbandonati. Orologi fermi. Sorci che mordono donzelle. Corvi che mangiano i sorci. Gabbiani che mangiano i corvi. Ragazzini che tirano pallonate ai gabbiani. Poi c'è la fine del mondo. A Roma sembra costantemente vicina. Alberi che cadono (!). Asfalto che si scioglie o crolla (!!). Buche. Crateri. Fori. E pure i gatti che zampettano sui Fori sporcano. Puzzano. Ma quanto sono belli i gatti che prendono il sole su pezzi di colonne doriche. Sono belli solo lì. Randagi e fermi, diventano statue pure loro. Venditori abusivi peggio dei gatti, dei sorci e dei corvi. Vendono di tutto, poggiati sulle rovine. Borse. Cappelli. Santini. Fiori. Rose. Rose. Rose.

Ma la star dei lamentosi è la monnezza. Ai piedi di busti levigati cumuli di spazzatura fradicia, contesa da stormi di gabbiani formato King Kong. Monnezza e gabbiani. Monnezza e piante selvatiche. Monnezza e corvi. Monnezza e sorci. Monnezza e puzza. La retorica del degrado sta travolgendo Roma. Tanto che vi aspettate l'ennesimo articolo contro la Roma sbracata, marcia, lenta. Un altro “Roma fa schifo” con i suoi 107.000 follower su Twitter e i suoi post tutti uguali. O un “Make Roma Milano again” + “Roma è bellissima ma quanto è sporca / Roma è bellissima ma quanto è disorganizzata / Roma è bellissima ma i romani / Roma è bellissima ma a Milano si vive meglio”. Invece no. Roma non è Milano come i Sex Pistols non sono Tenco. È bello essere diversi, o no?
Roma è bellezza sfrenata, che fa paura, Milano è bellezza controllata -hanno piantato palme per darsi arie romane, losangeline, ma niente, le palme sono tutte ordinate una dopo l'altra, le guardi e non esce nemmeno un sospiro.

Mentre Milano era una palude nebbiosa piena di zanzare Roma dominava il mondo. Milano sta ancora scalando la vetta. Roma ha segnato il picco massimo raggiungibile secoli fa. Dopo lo splendore attivo è giusto che si rilassi sorniona. Il massimo della forma è questa: calma, lentezza esasperata, inattività da pennica meridiana. Roma non è decadente, è decaduta. È nella terza e ultima fase (eterna) delle città ed è perfetta. Così. Com'è. Prima ci si stabilisce e si inizia a sistemare la situazione. Poi c'è l'espansione -attività, muscoli e tecnica (la fase in cui adesso è impegnata Milano). Poi c'è la terza fase. Quando sei arrivato al culmine e puoi solo morire, come hanno fatto Cartagine e Babilonia.

E Roma sta morendo benissimo. Con stile. Se puzza un po' è solo perché la putrefazione ha i suoi effetti. I turisti dovrebbero prendersi una vacanza dalle loro vite organizzate al dettaglio e venire ad ammirare non l'efficienza dei trasporti o la pulizia sfrenata, ma proprio questo rilassamento. Ok, la coscienza della decadenza e della morte in ogni momento può risultare sgradevole ma la cura anfetaminica della città come dell'organismo (dieta, vestiti, sport, parchi-divertimento) non fa parte del DNA romano. Basta accettarlo, o trasferirsi. Già se ne sono andati i giornali, adesso pure i Tg. L'ideale sarebbe lo spopolamento. Pochi. Meditativi. Sonnacchiosi e goderecci. Resterebbero solo quelli che maledicono i lavori di restauro di certe facciate che prima erano grigiogotiche e ora sono solo color salmone, quelli che si struggono per cameriere sdentate che ti danno il latte fresco in certi bar, quelli che si commuovono per posti anonimi che a Milano sono solo posti anonimi mentre a Roma con un capitello fiorato affianco diventano posti stranianti, teatrali. Se a Giorgio Agamben piace vivere a Venezia perché è una città spettrale, a qualcuno potrà piacere vivere a Roma, città morente. Paolo Sorrentino è uno di questi. In un'intervista confessò che Roma è il posto migliore del mondo in cui vivere perché è una straordinaria città morta duemila anni fa. Un cadavere. Miracoloso.

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Auto parcheggiate male, in seconda, terza, quarta fila. Chissà a che fila potremmo arrivare: guida alla comprensione pratica della geometria non euclidea. Volanti impazziti, sinfonia di clacson e insulti, traffico. Tutto bloccato. Magari, però, nell'attesa, hai il tempo di ascoltare l'ultimo di Fibra o l’oroscopo di Fox. Tram che non arrivano mai e allora la gente si mette a chiacchierare, socializza o sbraita, legge, guarda pensosa l'orizzonte. Lavori della metro che non finiscono, ma potrebbero trovare la nuova Atlantide qui sotto. Scritte sui vagoni e muri imbrattati? Non sia mai. Blu a Ostiense va bene però, quella è street art. Turisti che balneano nelle fontane romane? Non sia mai. Anita Ekberg andava bene però, non aveva la panza e non portava una canottiera bianca. Eppoi era Fellini. E quando si nomina Fellini a Roma cala il silenzio. In qualsiasi discussione. “Ti sei messa troppo trucco sugli occhi”. “Tutte le donne di Fellini erano truccate così”. Un minuto di silenzio.

 

Dai muratori ai centurioni. Molestatori. Gli uomini ti urlano zozzerie per strada. Che modi. Meglio quelli che si guardano i piedi cercando di schivare la folla a spallate, o quelli che sono impegnati a controllare l'iPhone collegato all'iPad collegato all'orologio contapassi. Posti loschi dove andare la sera, nessuno mai abbastanza cool, mai nemmeno alla moda underground, mai nemmeno alla moda underground dell'underground. A Roma la gente è sempre vestita male, stonata. Sempre quell'aria di decadenza che si respira, di muffa. Che puzza. “Roma è decadente”. È un'altra delle affermazioni solite che si fanno sulla città eterna per farla sembrare una macchietta. Lo dicono i romantici pensando alla luce dorata che filtra al tramonto attraverso la vegetazione vagabonda e i pratici pensando “che palle”. Tanto 'sta gente malvestita non ci arriva nemmeno alle feste.

 

Nessuno è mai puntuale. Il quarto d'ora accademico, comodità d'élite, a Roma diventa regola universale. Musei tristi, antichi, scassati. Ma a Roma esci e sei in mezzo alla cultura. Non serve farla. Basta guardare, girare, perdersi. I ragazzini giocano a pallone per strada. Che scempio. Marciapiedi rotti. Erbacce ovunque. Posti abbandonati. Orologi fermi. Sorci che mordono donzelle. Corvi che mangiano i sorci. Gabbiani che mangiano i corvi. Ragazzini che tirano pallonate ai gabbiani. Poi c'è la fine del mondo. A Roma sembra costantemente vicina. Alberi che cadono (!). Asfalto che si scioglie o crolla (!!). Buche. Crateri. Fori. E pure i gatti che zampettano sui Fori sporcano. Puzzano. Ma quanto sono belli i gatti che prendono il sole su pezzi di colonne doriche. Sono belli solo lì. Randagi e fermi, diventano statue pure loro. Venditori abusivi peggio dei gatti, dei sorci e dei corvi. Vendono di tutto, poggiati sulle rovine. Borse. Cappelli. Santini. Fiori. Rose. Rose. Rose.

 

Ma la star dei lamentosi è la monnezza. Ai piedi di busti levigati cumuli di spazzatura fradicia, contesa da stormi di gabbiani formato King Kong. Monnezza e gabbiani. Monnezza e piante selvatiche. Monnezza e corvi. Monnezza e sorci. Monnezza e puzza. La retorica del degrado sta travolgendo Roma. Tanto che vi aspettate l'ennesimo articolo contro la Roma sbracata, marcia, lenta. Un altro “Roma fa schifo” con i suoi 107.000 follower su Twitter e i suoi post tutti uguali. O un “Make Roma Milano again” + “Roma è bellissima ma quanto è sporca / Roma è bellissima ma quanto è disorganizzata / Roma è bellissima ma i romani / Roma è bellissima ma a Milano si vive meglio”. Invece no. Roma non è Milano come i Sex Pistols non sono Tenco. È bello essere diversi, o no?

Roma è bellezza sfrenata, che fa paura, Milano è bellezza controllata -hanno piantato palme per darsi arie romane, losangeline, ma niente, le palme sono tutte ordinate una dopo l'altra, le guardi e non esce nemmeno un sospiro.

 

Mentre Milano era una palude nebbiosa piena di zanzare Roma dominava il mondo. Milano sta ancora scalando la vetta. Roma ha segnato il picco massimo raggiungibile secoli fa. Dopo lo splendore attivo è giusto che si rilassi sorniona. Il massimo della forma è questa: calma, lentezza esasperata, inattività da pennica meridiana. Roma non è decadente, è decaduta. È nella terza e ultima fase (eterna) delle città ed è perfetta. Così. Com'è. Prima ci si stabilisce e si inizia a sistemare la situazione. Poi c'è l'espansione -attività, muscoli e tecnica (la fase in cui adesso è impegnata Milano). Poi c'è la terza fase. Quando sei arrivato al culmine e puoi solo morire, come hanno fatto Cartagine e Babilonia.

 

E Roma sta morendo benissimo. Con stile. Se puzza un po' è solo perché la putrefazione ha i suoi effetti. I turisti dovrebbero prendersi una vacanza dalle loro vite organizzate al dettaglio e venire ad ammirare non l'efficienza dei trasporti o la pulizia sfrenata, ma proprio questo rilassamento. Ok, la coscienza della decadenza e della morte in ogni momento può risultare sgradevole ma la cura anfetaminica della città come dell'organismo (dieta, vestiti, sport, parchi-divertimento) non fa parte del DNA romano. Basta accettarlo, o trasferirsi. Già se ne sono andati i giornali, adesso pure i Tg. L'ideale sarebbe lo spopolamento. Pochi. Meditativi. Sonnacchiosi e goderecci. Resterebbero solo quelli che maledicono i lavori di restauro di certe facciate che prima erano grigiogotiche e ora sono solo color salmone, quelli che si struggono per cameriere sdentate che ti danno il latte fresco in certi bar, quelli che si commuovono per posti anonimi che a Milano sono solo posti anonimi mentre a Roma con un capitello fiorato affianco diventano posti stranianti, teatrali. Se a Giorgio Agamben piace vivere a Venezia perché è una città spettrale, a qualcuno potrà piacere vivere a Roma, città morente. Paolo Sorrentino è uno di questi. In un'intervista confessò che Roma è il posto migliore del mondo in cui vivere perché è una straordinaria città morta duemila anni fa. Un cadavere. Miracoloso.

gran cazzata.

molto esteticheggiante, ma cazzata rimane

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Pare che:

 

Il Tg5 lascia Roma, 150 tra giornalisti e tecnici in marcia verso Milano

 

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17_maggio_21/tg5-lascia-roma-150-giornalisti-tecnici-milano-17b8e320-3d88-11e7-a425-2bf1a959c761.shtml

 

Con l’eventuale trasloco del Tg5 si allunga la lista dei grandi gruppi che abbandonano Roma per Milano. Primo tra tutti Sky che ha annunciato lo spostamento di Skytg24 nel capoluogo lombardo: oltre 300 i trasferimenti e 200 gli esuberi. Ma c’è anche il quotidiano Libero: dal primo luglio andranno a Milano i 15 giornalisti della sede romana, inclusi i due vicedirettori.

 

Onestamente mi piacerebbe avere un sistema di informazione AUTOREVOLE  e di alto livello, capace di far rigare dritto chi ci governa, poi la redazione stia dove vuole.

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Roma non è luogo da giornalisti puritani, quelli che fanno rigare dritto i governi... a Roma i giornalisti vanno a mangiare nei ristoranti dei camorristi, gli stessi in cui vanno i politici

Roma è città di paparazzi, non di giornalisti

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Roma non è luogo da giornalisti puritani, quelli che fanno rigare dritto i governi... a Roma i giornalisti vanno a mangiare nei ristoranti dei camorristi, gli stessi in cui vanno i politici

Roma è città di paparazzi, non di giornalisti

 

Temo che l'Italia intera sia il paese dei paparazzi e non dei giornalisti.......

 

Mentre Roma sprofonda, Milano pure:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/05/15/news/no_lombardia_milano_pride_gay_lega-165529112/

 

Milano Pride, la Regione nega il patrocinio.

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poi leggi ste cose

http://odisseaquotidiana.blogspot.it/2017/05/donald-trump-roma-cosa-cambia-nel.html

e sei TANTO contento de stattene in trasferta tutta sta settimana..

 

In breve: Parioli isolata dal resto del mondo x 2 giorni + non si sa quanti blocchi volanti ogni volta che sto stronzo si muoverà in giro x la città??

Facile previsione: Roma domani & dopodomani sarà la capitale mondiale delle bestemmie!

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Roma fa schifo

 

Un anno intero a governare a favore delle peggiori lobbies che si sono masticate la città negli ultimi trent'anni. Pancia a terra per tutelare gli ambulanti, i dipendenti pubblici, i sindacati più micidiali, i cartellonari, le municipalizzate, i palazzinari, i balneari. Dopodiché ci si permette di strumentalizzare e tirare per la giacchetta figure come Giovanni Falcone o, addirittura, San Francesco. Ovviamente con link - come da contratto, andatevelo a rileggere - al blog di Grillo. Che serve per raccogliere la pubblicità. Siamo sempre stati amministrati da una classe politica mediocre, ma mai si era giunti a questo livello. Come sollevarsi? Difficile rispondere.

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Dal 2006 al 2015 l’offerta complessiva di trasporto pubblico locale di Roma è diminuita di 13 milioni di vetture-km, l’offerta di bus elettrici è stata ridotta dell’80% e l’offerta tranviaria è calata del 30%. La programmazione del trasporto di superficie non è stata mai rispettata, e quella del trasporto metropolitano quasi mai. C’è carenza di mezzi, l’età media del parco bus è ormai pari a 10 anni e quella dei tram è pari a 32 anni, mentre la mancata manutenzione delle metropolitane provoca continui ritardi e guasti. La percezione della qualità del servizio da parte dei romani va costantemente e vertiginosamente peggiorando.

L’ATAC è stata usata da tutte le amministrazioni di destra e di sinistra come bacino clientelare per ottenere voti. Il risultato è un’azienda fallita che non offre al cittadino un servizio efficiente, che perde centinaia di milioni di euro l’anno, che ha accumulato un deficit di 1,1 miliardi di euro, totalizzando più della metà delle perdite del settore a livello nazionale, e che quindi non riesce a investire in mezzi nuovi. Il vero problema non è l’evasione sui biglietti, che anche se eliminata consentirebbe un recupero di appena 80 milioni, ma il conflitto di interessi tra il controllore (Roma Capitale) ed il controllato (ATAC, di proprietà esclusiva di Roma Capitale).

Per invertire la rotta occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Le gare stimolano le imprese, pubbliche o private che siano, a comportarsi in modo virtuoso, e l’apertura alla concorrenza introdurrebbe anche forme più moderne e innovative di trasporto. Roma Capitale è ferma, così come il Paese, e ha bisogno di attrarre nuove realtà imprenditoriali che possano investire: contro i monopoli (sia pubblici che privati), ma anche contro le privatizzazioni agli amici degli amici: se non liberalizziamo ora il servizio la svendita di ATAC sarà l’unica “soluzione” che, nei prossimi anni, proporranno alla città.

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Internazionale

Cumuli di immondizia accanto ai cassonetti, le emergenze cicliche, l’inadeguatezza di un’assessora iperattiva e inquisita come Paola Muraro: nell’ultimo anno si è parlato molto di rifiuti a Roma, tanto che sono diventati familiari alcuni personaggi come le assessore all’ambiente – prima Muraro, adesso, da quattro mesi, Pinuccia Montanari – e anche più chiare alcune questioni tecniche, a partire da una certa terminologia.

Per esempio si è imparato a sapere cosa sono gli impianti di trattamento meccanico e biologico (tmb) che selezionano e lavorano i rifiuti indifferenziati; si è capito che a Roma questi tmb sono quattro, due pubblici (dell’Ama, l’azienda partecipata al 100 per cento dal comune, la quale gestisce i rifiuti della città attraverso un contratto di servizio) e due privati (della Colari di Manlio Cerroni); si è capito che nel territorio di Roma finisce solo una piccola parte dei rifiuti prodotti in città, mentre il grosso va in discariche, inceneritori, altri impianti nelle regioni centrosettentrionali, oltre che in Austria e in Germania, dove può essere riciclato o trattato in modo da tale da diventare una risorsa anche economica.

Ciononostante, non si è riusciti a comprendere perché questo tema sia così urgente. Una delle ragioni sta nel fatto che l’impatto visivo dei rifiuti – perfino le immagini apocalittiche di montagne di 20mila tonnellate ammassate nei tmb – non riesce a trasmettere il senso di disagio dato dalla puzza e dalle esalazioni probabilmente tossiche che investono gli abitanti delle zone più vicine agli impianti – per esempio quelli di Rocca Cencia, di Maccarese, di Malagrotta, ma soprattutto quelli di Villa Spada, Fidene, Serpentara e Nuovo Salario.

I colli di bottiglia
Ogni volta che ho passato con loro qualche ora, a fare interviste, o a visitare gli impianti, sono tornato a casa con tosse, senso di nausea, mal di testa, un malessere fisico così acuto da farmi restare incredulo rispetto alla possibilità di poter vivere in quelle condizioni – tappati in casa, a respirare senza pace un’aria acre – e mi provocava un senso di rabbia tale da farmi perdere la lucidità.

Serve un monitoraggio quotidiano e non sporadico da parte dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, l’Arpa.

Il fatto che non sembrino prospettarsi soluzioni reali a breve termine non è solo avvilente, ma vergognoso.

Vediamo almeno di capire perché, facendo il punto su quello che sappiamo.

Le emergenze a Roma sono cicliche per diversi motivi. Gli impianti, soprattutto i centri di smistamento e lavorazione dell’indifferenziato, sono appena sufficienti al fabbisogno della città. Appena si verifica un rallentamento della macchina o un intoppo negli impianti, si crea un collo di bottiglia e i rifiuti restano in strada.

Questo può succedere per esempio in prossimità di un periodo di feste anche breve – vedi l’ultima emergenza tra la fine di aprile e l’inizio di maggio – quando in servizio ci sono meno operatori a occuparsi della raccolta o a lavorare nei tmb.

Oppure può accadere perché gli impianti destinati all’indifferenziato, sia quelli a monte (i tmb) sia quelli a valle (inceneritori, impianti di riciclaggio, che sono fuori dal Lazio) hanno bisogno di una manutenzione continua, o subiscono dei piccoli guasti, o lavorano a mezzo servizio (come per esempio può fare e fa Manlio Cerroni con i suoi due tmb di Rocca Cencia), per cui il flusso normale di smaltimento rallenta.

Siccome le emergenze sono cicliche e in parte prevedibili, il comune da anni ha adottato una politica che potremmo definire di contenimento o di “riduzione” del danno: per evitare che alcuni impianti vadano in sovraccarico, per esempio si è soliti accumulare i rifiuti in uno dei due tmb di proprietà del comune – Rocca Cencia o Salario – in modo da lasciare l’altro più vuoto nel caso si renda necessario uno stoccaggio maggiore o si presenti qualche altro problema. Sembra un ridicolo gioco delle tre carte, ma questo è.

Un problema strutturale
La gestione dei rifiuti a Roma dipende in larga parte dai privati. Si è visto nell’ultima emergenza, che è stata determinata dal fatto che la società Colari – quella di Manlio Cerroni, che gestisce i due tmb di Malagrotta – ha ridotto ad aprile la quantità di rifiuti da trattare, vista l’impossibilità del comune di pagare il servizio poiché il consorzio è stato colpito da una interdittiva prefettizia antimafia.

Senza quegli impianti a pieno regime, Roma viene sommersa dai rifiuti. Di fatto decine di migliaia di tonnellate si sono accumulate nelle fosse di stoccaggio degli altri due tmb dell’Ama che si sono saturati – peggiorando ulteriormente la vita di chi abita nei dintorni. Con il commissariamento deciso dal prefetto, i due impianti di Colari hanno ripreso a funzionare a regime, e la situazione – di normale anormalità – è tornata a com’era prima. Il problema però resta chiaramente strutturale.

Il piano del comune di Roma lanciato dall’assessora Montanari è ottimistico e si basa soprattutto sull’educazione ambientale: si vuole incrementare il riuso (dai pannolini lavabili alle bottiglie per l’acqua), ridurre lo spreco alimentare, promuovere il compostaggio domestico, creare una “green card” (ossia una raccolta punti per ottenere sconti sulla tassa dei rifiuti e ingressi ai musei), e tanto altro. Tutto questo dovrebbe generare, secondo Montanari, un incremento della differenziata al 68,5 per cento entro il 2021. È una visione realistica? Chi dice di no non sembra un disfattista. Le idee di Montanari sembrano non considerare l’emergenza sociale rappresentata dalla gestione dei rifiuti.

Il piano triennale dell’Ama, che in genere è più operativo di quello comunale, sembra ugualmente pieno di ottime intenzioni ma di poche soluzioni per l’immediato.

Ipotizza una riduzione del 16,5 per cento del volume generale della spazzatura: le misure che dovrebbero portare a questo calo sono una fidelizzazione dell’utenza (1 per cento), campagna contro lo spreco alimentare (1 per cento), promozione del compostaggio domestico e di comunità (2,5 per cento), promozione dell’uso dell’acqua pubblica invece che di quella imbottigliata nella plastica (1 per cento), promozione dell’uso di tessili sanitari riutilizzabili (1 per cento), promozione dei centri di riparazione e riuso (1 per cento), programma di “acquisti verdi” (1 per cento), promozione dell’uso di prodotti alla spina (0,5 per cento), un regolamento per le feste all’aperto (1 per cento), una tariffazione puntuale della produzione del rifiuto indifferenziato (6 per cento), un progetto di valorizzazione degli scarti verdi (1 per cento), un protocollo per la gestione dei rifiuti dell’edilizia (1 per cento).

È chiaro che questa teoria di ottimi propositi ha una probabilità di concretizzarsi e di essere determinante – soprattutto per le percentuali indicate – tutta da dimostrare.

Inoltre, una delle questioni che Montanari continua a sottovalutare è che non si può pensare di accrescere la differenziata senza un incremento consistente del personale di Ama dedicato alla raccolta, e in questo momento un aumento sostanziale non è previsto.

Buoni propositi elettorali
La giunta comunale è insediata da circa un anno. Oltre agli avvicendamenti nell’assessorato all’ambiente, in otto mesi al vertice di Ama ci sono stati tre amministratori unici: Alessandro Solidoro, Antonella Giglio e Lorenzo Bagnacani – nominato alla metà di maggio dopo la defenestrazione di Giglio. Questo non ha giovato. Fare una buona politica sui rifiuti vuol dire accompagnare le decisioni. È ovvio che tutti vogliono incrementare la differenziata, ma è anche ovvio che affidarsi a una mutazione rapida dei comportamenti è ingenuo.

Tutti vogliono nuovi impianti (serve una discarica di servizio, ma servono anche altri impianti per la differenziata), ma nessuno li vuole nel proprio territorio. A nessuno piacciono i rifiuti in strada, ma non si possono sovraccaricare i tmb a danno della gente che ci vive accanto, non riuscendo a coordinarsi in modo più efficiente con la regione Lazio.

Il caso più emblematico di questo fallimento politico è quello del tmb di Salario: l’ex assessora Estella Marino (giunta Marino) aveva promesso la chiusura entro il dicembre 2015, l’ex assessora Paola Muraro si era impegnata per trasformarlo in un centro di raccolta dei rifiuti ingombranti, ora l’assessora Montanari dichiara che chiuderà entro il 2019, quando la raccolta differenziata sarà incrementata del doppio. Certo è veramente difficile continuare a credere a quelli che nel migliore dei casi sono buoni propositi, e nel peggiore ridicoli proclami elettorali.

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Trump si ritira dall'accordo di Parigi sul clima e a Roma danno subito una mano per inquinare meglio

 

http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_incendio_nube_tossica-2477128.html

 

credo che Roma sia l'unica città dell'occidente con gli sfasciacarrozze tranquillamente presenti all'interno dei quartieri abitati... se chiedete come è potuto succedere, vi risponderanno che lo sfasciacarrozze era lì da prima e che gli hanno costruito i palazzi attorno

 

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Edited by conrad65
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