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La Turchia di Erdogan a rischio dittatura?


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Assolutamente no, non si emigra per una dittatura ma per una guerra e per la miseria, al momento la Turchia è un paese in pace e abbastanza prospero.

 

Non è affatto così: le dittature se la prendono sempre con varie categorie della comunità civile. Nel caso di Erdogan ci sono minoranze religiose che si sentono, a ragione, minacciate di morte. Se il Governo turco manterrà le promesse fatte in periodo elettorale, una parte della popolazione turca scapperà dal Paese. Questo senza contare una futura e possibile degenerazione delle condizioni di vita che le dittature in genere portano.

Rimane pur vero che è l'unico paese del medio oriente, a parte Israele che non

conta per ovvi motivi, ad avere una rivista LGBT, delle Associazioni LGBT, un Gay Pride,

nessuna legge che incrimina l'omosessualità etc

 

Esistono anche studi universitari sulle condizioni economiche e sociali dei gay turchi

http://researchturkey.org/summary-results-of-the-social-and-economic-problems-of-lesbian-gay-bisexual-and-transsexual-lgbt-individuals

Rimane pur vero che è l'unico paese del medio oriente, a parte Israele che non

conta per ovvi motivi, ad avere una rivista LGBT, delle Associazioni LGBT, un Gay Pride,

nessuna legge che incrimina l'omosessualità etc

 

Esistono anche studi universitari sulle condizioni economiche e sociali dei gay turchi

http://researchturkey.org/summary-results-of-the-social-and-economic-problems-of-lesbian-gay-bisexual-and-transsexual-lgbt-individuals

 

Quando si parla di dittature la situazione può cambiare radicalmente da un anno all'altro.

Non c'è dubbio, ma allo stato attuale ci sarebbero più validi

motivi di scappare in quanto gay, da Arabia Saudita, Egitto,

Libia, Siria Palestina Iraq Iran etc

 

Che non mi pare brillino neanche quanto a democrazia compiuta

Non c'è dubbio, ma allo stato attuale ci sarebbero più validi

motivi di scappare in quanto gay, da Arabia Saudita, Egitto,

Libia, Siria Palestina Iraq Iran etc

 

Che non mi pare brillino neanche quanto a democrazia compiuta

 

Questo è vero ma qui non stiamo raffrontanto la Turchia con altri Paesi. Quando si parla di dittatura le situazioni cambiano velocemente e non in meglio. Personalmente, poi, devo ancora vedere una dittatura rispettare i diritti lgbt.

Beh vediamo cosa capita in fondo Erdogan governa dal 2003, non da oggi

 

Esatto, e sta anche vivendo da anni un boom economico considerevole, chi voleva emigrare per ragioni politico-sociali l'avrebbe fatto, come in Russia dove tutto sommato, vista anche li la buona situazione economica, la gente vede di buon occhio la democrazia autoritaria di Putin.

Esatto, e sta anche vivendo da anni un boom economico considerevole, chi voleva emigrare per ragioni politico-sociali l'avrebbe fatto, come in Russia dove tutto sommato, vista anche li la buona situazione economica, la gente vede di buon occhio la democrazia autoritaria di Putin.

In Russia? Stai parlando di quel Paese in cui si prostituiscono le ragazzine e si vendono le donne a causa della povertà?

Ragazzi non si emigra per ragioni politico o sociali si emigra per ragioni economiche punto. Poi per carità ci sono le eccezioni alla regola però i grandi movimenti umani sono dati da profonde crisi economiche e-o guerre

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

Beh la Turchia ci ha dato il più prolifico regista

gay naturalizzato italiano, vivente...Ozpetek

 

Però Renzi ci ha ripensato e non ha messo lo

sbarramento al 10%, anche se molti piddini quando

se ne parlava sostenevano fosse necessario contro

la frammentazione politica

Ragazzi non si emigra per ragioni politico o sociali si emigra per ragioni economiche punto.

 

Ragioni politiche si emigra eccome, altrochè, guarda ad esempio quanti iraniani lasciarono il paese dopo la rivoluzione khomeinista del 1979-80, quanti cubani dopo la rivoluzione del 1959 o ancora i cileni e gli argentini dopo i colpi di stato degli anni '70...

La nuova rivoluzione dell'Hdp (Partito Democratico del Popolo) aveva sul Bosforo il suo ponte oltre le regioni dove è forte la presenza curda: lì erano diventati una bandiera di democrazia per tutti i turchi. Fra la gioventù di Gezi Park e i liberali quarantenni, i blogger anti censura e le associazioni per i diritti civili, il partito di Demirtas appariva come la buona sponda per dare una scossa alla Turchia sempre più islamica e conservatrice del presidente Erdogan. «Le donne, i movimenti Lgbt, i giovani, gli operai, si sono rispecchiati nella rivoluzione culturale che abbiamo avviato», spiega Edip Berk, deputato dell'Hdp: «Non abbiamo forzato il nostro messaggio, che resta la questione curda. Ma dimostrato che partendo dalle sofferenze dei curdi possiamo capire e riscattare le voci che il governo vuole mettere a tacere. Proponendo nuovi modelli».

 

Questo coro di libertà si è spento nelle elezioni. Il voto pro-Hdp si è concentrato di nuovo tutto qui, nel suo nido geografico, il Kurdistan. 

 

http://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/11/02/news/elezioni-turchia-la-delusione-del-popolo-curdo-con-erdogan-per-noi-non-c-e-piu-un-futuro-1.236901

Edited by Rotwang

Io più che altro troverei incongruo per dei Curdi emigrare ora,

quando per la prima volta nella storia esistono due entità statali

Curde, una in Iraq ed una In Siria

 

Alle scorse elezioni ottennero un insperato successo il 13% essendo

in tutto i Curdi il 15%, solo perchè il loro partito intercettò il voto di

protesta dei liberali, come dice lo stesso articolo dell'Espresso

 

Il problema è che da sempre il regime di Assad appoggia i Curdi Turchi

e li finanzia etc ( in teoria a sentire i Siriani perchè loro "sono di sinistra" )

ed i Curdi Siriani in conseguenza sono fortemente anti turchi

 

Erdogan quindi da un lato investe nel Kurdistan iracheno, per condizionarlo

e tenerlo diviso dal Kurdistan siriano, dall'altro non aiuterà mai Assad ed è

ufficialmente a favore di una presunta "opposizione democratica" al regime

di Damasco rifugiata in Turchia, ma nei fatti si sospetta aiuti l'Isis

 

Ad aggravare la situazione c'è l'intervento russo in Siria a favore di Assad

che per i Turchi è un pugno nello stomaco

Stiamo pur sempre parlando del buco nero dell'Europa in materia LGBT, dove il 78% delle persone trova l'omosessualità inaccettabile per la società http://www.pewglobal.org/2013/06/04/the-global-divide-on-homosexuality/ e l'88% non vorrebbe un vicino di casa gay http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/france/10065168/France-least-tolerant-country-in-Western-Europe-of-homosexuals.html e dove il "delitto d'onore" è ancora largamente tollerato dalle autorità...

Intanto in Europa ci stanno e questo è un innegabile vantaggio

 

In secondo luogo escono tutti e tre da una esperienza politica e

sociale europea, il Comunismo e tutti e tre si sono definiti nella

loro identità nazionale attraverso la liberazione dal dominio Ottomano

 

Nel caso della Romania, non si può parlare di occupazione perchè

era solo un vassallaggio

 

Certo esistono anche comportamenti indecorosi come quello di

venezia, ma si sa i Veneti sono infidi e dediti esclusivamente alla

convenienza economica, che tramò contro Skanderbeg

  • 3 weeks later...

La Stampa

 

L’abbattimento del Sukhoi-24 russo da parte degli F-16 turchi sul confine siriano porta il conflitto in corso sul pericoloso ciglio di una guerra fra Stati. Al momento in Siria è in atto un conflitto civile che vede Mosca ed Ankara schierate con determinazione su fronti opposti: la prima sostiene il regime di Bashar Assad, la seconda i ribelli islamici che vogliono rovesciarlo. Entrambe le nazioni sono militarmente presenti in Siria: il Cremlino ha un contingente di almeno duemila uomini e oltre cento jet nelle basi di Latakia da dove conduce raid contro i ribelli, Ankara ha oltre 10 mila soldati schierati a ridosso del confine ed i suoi jet effettuano raid contro basi curde siriane.  

 

La divergenza di approccio alla guerra in Siria è divenuta lampante al recente G20 quando Vladimir Putin, presidente russo, ha accusato individui di 40 Paesi- Turchia inclusa - di finanziare lo Stato Islamico (Isis) di Abu Bakr al-Baghdadi e la risposta è arrivata da Recep Tayyip Erdogan accusando Assad di acquistare greggio proprio da Isis per finanziare un nemico che lo rilegittima come leader nazionale.  

 

Tali e tanti contrasti nel mese scorso avevano portato anche ad attriti militari con i jet turchi “illuminati” dai radar russi lungo il confine: ora è questo fronte che diventa caldo. Precipitando il duello siriano fra Putin ed Erdogan sul sentiero più pericoloso

Edited by Rotwang
  • 3 months later...

Linkiesta

 

Un attentato, l’ennesimo in Turchia, nel cuore della parte europea d’Istanbul, provoca cinque morti e almeno 39 feriti. Il kamikaze, riporta l’agenzia stampa Dogan News Agency, grazie alla prova del Dna e al riconoscimento formale da parte del padre in un video mostrato dalla polizia, è stato identificato come Mehmet Oztürk, 24 anni, membro dell’Isis originario di Gazientep.

 

Dopo l’attentato di Ankara - che ha provocato la morte di 37 persone - la tensione continua ad essere ai massimi livelli in Turchia. Ma che succede nel Paese? Dietro al caos generato dagli attentati il governo starebbe portando avanti la sua agenda politica allo scopo di trasformare la Turchia in una repubblica presidenziale “alla turca”. Ne è convinta Maya Arakon, editorialista, docente di scienze politiche e di relazioni internazionali presso l’Università Süleyman Şah d’Istanbul e specialista di conflitti e mediazioni.

 

Come possono essere letti gli ultimi avvenimenti in Turchia con il perpetrarsi di attentati?
Si tratta del sesto attentato nello spazio di cinque mesi. Stento a credere che i servizi di sicurezza turchi non abbiano avuto alcun informazione riguardo questo ennesimo attentato nel cuore della nostra città. Il perpetuarsi di attentati su suolo turco ha a mio avviso un significato oramai sempre più palese: esiste un’agenda politica segreta per portare il paese ad un sistema presidenziale di cui il primo beneficiario sarebbe lo stesso presidente Recep Tayyip Erdoğan. Il processo è un processo consolidato: agitare lo spauracchio del terrorismo, spaventare e contemporaneamente rassicurare il proprio elettorato. È come se si dicesse senza mezzi termini : «Se non voti per me, se non mi dai fiducia assoluta continuerai a vivere nella paura». Cosi il governo fomenta la paura per giustificare machiavellicamente i propri obiettivi politici.

Una sorta di « strategia della tensione », cosi come l’abbiamo vissuta sia in Italia sia in Turchia nel recente passato ?
Esattamente. Questo tipo di tensione permanente permette ogni sorta di abuso ma soprattutto lo smantellamento progressivo dello stato di diritto vigente in Turchia. È quello che stiamo vivendo. In effetti davanti alla tensione costante il sistema s’irrigidisce, diventando autocratico e spingendo verso la direzione di un sistema presidenzialistico. Davanti alla violenza del terrorismo è solo il pugno duro a rassicurare, soprattutto l’elettorato base dell’Akp. Il sistema a cui si punta poi non è né quello americano né quello francese ma un sistema «alla turca» in cui i poteri di Recep Tayyip Erdoğan sarebbero sconfinati. Sarebbe la fine della Turchia democratica.

È una sconfitta del governo nella sua lotta al terrore, ma anche una sconfitta dei servizi segreti interni della Turchia ?
Il problema è: cosa si sta facendo in Turchia per sventare la minaccia terroristica? La risposta è: niente. A Parigi, dopo gli attentati, il governo francese ha fatto enormi sforzi e preso le misure necessarie per contrastare la piaga terroristica. In Turchia nulla è stato fatto a questo livello. Non si può essere poi cosi stupidi da credere che tutti questi attentati, tutto ciò che accade in questo momento storico in Turchia abbia altro scopo se non quello di giustificare politicamente ciò che il governo vuole prepararci per il futuro. Per quanto riguarda i servizi turchi per loro questo è un fiasco totale.

Tutto ciò avviene in un momento storico in cui la Ue s’è avvicinata alla Turchia per risolvere la crisi dei rifugiati e si ridiscute l’adesione...
L’Unione Europea sta guardando con attenzione alla Turchia esclusivamente per risolvere il problema dei rifugiati, ma cinicamente sembra non essere interessata a ciò che accade all’interno del Paese, ovvero allo smantellamento dello stato di diritto, alle violazioni dei diritti umani, della libertà d’espressione e della libertà di stampa. Il governo turco approfitta di questa cecità europea – fin tanto che i rapporti economici e commerciali sono floridi – per giustificare la violenza interna che vediamo in atto. Sono mesi che la Turchia è nel caos eppure l’Europa sembra guardare altrove.

 

Cosa pensa dell’accordo Ue-Turchia sul problema dei rifugiati ?
Fuor di metafora, io credo che questo accordo sia una vergogna soprattutto per l’Unione Europea. Vuol dire che fin quando la Turchia fa il lavoro sporco che l’Unione Europea non vuole fare la Ue è disposta anche a chiudere gli occhi sulle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’Europa si riempie la bocca di parole come libertà, democrazia, opportunità ma è una bugia perché poi richiude a doppia mandata la sua “fortezza” disinteressandosi di ciò che accade alle sue porte.

Sullo sfondo degli attentati c’è anche l’inasprirsi della guerra tra il governo ed il Pkk che nel Sud-Est sta provocando migliaia di vittime
La verità è che la trattativa stato-Pkk oramai è saltata e le due parti non hanno intenzione di raggiungere alcun accordo di pace. Da parte nostra, degli intellettuali, della società civile turca, noi abbiamo chiesto più volte ad entrambe le parti di ritornare a sedere al tavolo del negoziato ma per ora questa prospettiva sembra impossibile. Adesso sono solo le armi a parlare. Non accuso solo il governo, che pure nel Kurdistan turco ha deciso il pugno duro anche su civili inermi e la cui reazione è stata spesso spropositata, ma anche i comandanti del Pkk che hanno dichiarato che dal prossimo aprile estenderanno la guerra non solo alle zone curde ma a tutta la Turchia.

Teme che l’escalation di attentati continui data la complessa situazione turca tra crisi siriana, problema rifugiati e guerra nel Kurdistan turco?
Purtroppo ne sono convinta, temo che avremo altre esplosioni, altri attentati. Ma non solo od esclusivamente perché la Turchia in questo momento ha più fronti caldi. Io credo che la situazione sia perfetta per il governo per portare avanti la propria agenda politica segreta, agenda che non è riuscito a portare avanti per via elettorale e parlamentare a causa dei risultati sorprendenti alle ultime elezioni del partito pro-curdo Hdp. Dunque il programma continua soltanto attraverso altri mezzi.

Edited by Rotwang
  • 1 month later...

La Stampa

 

La nuova Costituzione della Turchia deve essere «religiosa». Lo ha dichiarato il presidente del Parlamento turco, Ismail Kahraman, intervenendo nel dibattito sulla nuova carta fondamentale, che il partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, di cui fa parte lo stesso Kahraman, intende cambiare in profondità.  

 

«In quanto Paese musulmano perché dovremmo negare la religione? Siamo un Paese musulmano. Per questo dobbiamo avere una costituzione religiosa», ha affermato Kahraman nel corso di una conferenza intitolata «Nuova Turchia e nuova costituzione», stando a quanto riferito dal sito del quotidiano «Hurriyet».«Nella nuova costituzione non dovrebbe esserci spazio per la laicità», ha sottolineato il presidente del Parlamento. «Francia, Irlanda e Turchia hanno costituzioni che includono la laicità. Ma ognuno la interpreta come vuole. Non dovrebbe essere così», ha aggiunto, suggerendo che la nuova carta fondamentale dovrebbe «essere coerente con la società» 

Sia Erdogan che buona parte del partito Akp hanno preso le distanze da Kahraman dicendo che la costituzione deve rispettare la pluralità religiosa e che su questo si basa la laicità.

Kahraman ha poi ha detto che la sua era una posizione del tutto personale.

  • 2 months later...
  • 6 months later...

Internazionale

Recep Tayyip Erdoğan è a un passo dal sogno di diventare un superpresidente. Il parlamento turco ha infatti adottato in prima lettura un progetto di riforma costituzionale che garantirebbe al capo dello stato poteri illimitati, senza contrappesi. In concreto questa legge, che i membri del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp, fondato da Erdoğan nel 2001) considerano necessaria per affrontare i problemi economici e di sicurezza del paese, prevede che il presidente possa nominare e licenziare i ministri, tornare a essere il capo del suo partito e governare in teoria fino al 2029 – o addirittura fino al 2034.


Un altro cambiamento importante è l’abolizione dell’incarico di primo ministro. Cosa che non sembra disturbare molto l’attuale capo del governo. “In seno all’esecutivo ci deve essere una sola autorità”, ha dichiarato Binali Yıldırım la settimana scorsa durante un dibattito.

Gli esponenti dell’opposizione e i militanti per la democrazia vedono in questa legge, che sostituirà la costituzione del 1982, un’ulteriore deriva verso l’autoritarismo. Dal 2014, anno in cui è stato eletto a suffragio universale – una novità in Turchia – Erdoğan, 62 anni, ha continuato a rafforzare la sua autorità eliminando tutti coloro che l’ostacolavano, a cominciare dai giornalisti dei mezzi d’informazione liberi.

Presto un referendum
I 18 articoli del testo saranno oggetto di un nuovo dibattito e poi di un voto in seconda lettura. Se la riforma sarà approvata da almeno 330 dei 550 deputati, in primavera verrà organizzato un referendum.

Secondo Ilter Turan, professore di scienze politiche all’università Bilgi di Istanbul è molto probabile che in quel momento le autorità, invece di concentrarsi sul contenuto del testo, cercheranno di trasformare questo voto in un plebiscito a favore o contro l’Akp.

Nel clima di tensione che ormai caratterizza il paese dal colpo di stato fallito del 15 luglio 2016 – un’atmosfera segnata da una caccia alle streghe di enormi dimensioni – quest’evoluzione legislativa non promette un futuro più stabile, osserva Serkan Demirtaş del quotidiano Hürriyet. Invece Sami Selçuk, ex presidente della corte di cassazione, prevede un passaggio da uno “stato costituzionale” a uno “stato con una costituzione”: un cambiamento significativo.

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