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Attentati a Parigi


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Ok che la fonte è Giulietto Chiesa, da alcuni anni passato da esperto di politica estera a complottista estremo stile Povia, in questo articolo sostiene che il mandante degli attentati sia lo stesso governo francese, una sorta di strage di stato insomma...

 

http://www.articolotre.com/2015/11/giulietto-chiesa-la-francia-e-un-paese-terrorista-i-suoi-servizi-hanno-armato-gli-attentatori/

 

in questo video c'è tutta la spiegazione dettagliata di quanto sostiene https://www.youtube.com/watch?v=rhme9E-Yacs

questo è un altro che sta invecchiando malissimo..

l'altra sera in tv farneticava, urlando che l'Italia deve uscire dalla nato se vuole essere credibile come pacifista eccetera.

 

na roba imbarazzante proprio, signore mie!

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Sul fatto che l'intervento Russo abbia smosso la situazione e sia avvenuto

prima dell'attentato francese e che la priorità della NATO sia stata chiaramente

quella di far fuori la Russia dal teatro bellico e non di combattere l'ISIS non ci

sono dubbi

 

Non ci sono dubbi neanche sul fatto che - nonostante l'attentato in Francia - la

Turchia abbia chiaramente manifestato la medesima intenzione di prima, però questo

non basta certo per dire che i servizi segreti turchi hanno "manipolato" i terroristi, vuoi

per il fatto che in realtà l'elemento decisivo è stato l'abbattimento dell'aereo russo e non

l'attentato in sé, vuoi che semmai la strage pareva aver spinto a cercare una collaborazione

con Mosca

 

Più che altro fa un po' impressione agli Italiani abituati a Camorra mafia brigatismo rosso e terrorismo

nero, vedere l'isteria assurda della reazione del Belgio, che pare aver scoperto ad un tratto

l'esistenza dell'omertà negli ambienti criminali, come se non fosse la comune esperienza di un

qualunque poliziotto italiano e per certi versi pure la reazione isterica di Hollande ( più comprensibile

certo ) che comunque sarebbe tornato nei ranghi nel giro di 7 gg

 

Rispetto ad uno scenario complottistico sarebbe decisivo l'intervento di terra, la Russia potendo

contare sulle truppe di Assad, la NATO per ora solo su dei gruppi di fondamentalisti ex Qaedisti

forse insufficienti. Ma ogni mossa di una pedina sullo scenario rischia di provocare altri spostamenti

 

Una mossa Turca rischia di portare i Curdi Siriani verso Mosca e Assad etc

le notizie dei giorni scorsi

 

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/israele-non-agir-contro-i-jet-russi-siria-1198799.html

 

sembra che siano confermate: Israele avrebbe accordato ai caccia russi il sorvolo del proprio spazio aereo per bombardare la Siria

si tratta di una notizia di notevole peso, perché potrebbe precludere a un riposizionamento di tutta la politica estera israeliana

appare sorprendente visto che tra gli alleati dei russi ci sono sicuramente gli iraniani, ma evidentemente Israele ha un atteggiamento pragmatico, e, seppure in modo non conclamato, è favorevole ad Assad, o meglio, è favorevole alla creazione di uno stato Alawita sulla costa siriana, che potrebbe a mio avviso precludere alla creazione di altri stati che tutelino le minoranze e come tali implicitamente rendano Israele non "la" particolarità del Medio Oriente ma una delle componenti di un coacervo di stati regionali creati su base etnico religiosa non-araba (e che praticamente coinciderebbero dal punto di vista territoriale con l'antica dominazione romana del medio oriente e con la fascia costiera in parte occupata dai crociati circa 1000 anni dopo)

parallelamente questa scelta di Israele attesta un certo allontanamento dagli Stati Uniti, o meglio dall'attuale presidente Obama con il quale esistono punti di vista diversi sull'approccio al problema mediorientale e palestinese

Non so se israele sia proprio favorevole ad uno stato Alawita, ma certamente

ha intenzione di mantenere buoni rapporti con Mosca, vuoi per il milione di Russi

che oramai sono Israeliani, vuoi per questo e per le sanzioni economiche alla Turchia

che avvantaggeranno l'agricoltura israelana che lamenta il problema etichettatura-UE

( che è pur sempre una forma blanda di boibottaggio commerciale ) ed il turismo.

 

Il problema principale Israele ce l'ha con Hezbollah e certo preferiscono una influenza

"russa" con cui si potrebbe convivere meglio che con una iraniana

ANSA

 

La Gran Bretagna entra in azione, la Nato quasi. I cieli della Siria si aprono anche ai bombardieri della Raf, attesi di qui a poche ore sull'onda del sonante voto favorevole incassato dal governo di David Cameron nella sfida per ottenere dalla Camera dei Comuni quell'ok ai raid contro l'Isis negato nel 2013 contro le forze di Bashar al-Assad. Il dibattito fiume è sfociato dopo una decina di ore nella prevista luce verde, con 397 sì e 223 no. A dispetto della protesta delle centinaia di irriducibili che hanno manifestato fino a sera fuori da Westminster al grido di "Stop the war".

Da Bruxelles, a spingere l'Alleanza Atlantica ci ha pensato intanto il segretario di Stato americano, John Kerry, invitando i 26 alleati a "fare di più" ed evocando, sia pure in termini generici, un incremento dello "sforzo militare" collettivo nei confronti dei jihadisti. Non si tratterà certo di "una guerra lampo", come ha sottolineato Paolo Gentiloni. E non si dovrà ripetere l'errore dell'Iraq, quando gli stessi Usa - ha ammesso Kerry - favorirono "il crollo di uno Stato" senza avere una strategia credibile per il dopo. Ma la sfida, pur in uno scenario affollato nel quale s'incrociano le bombe e gli interessi di molti attori - dall'Occidente alla Russia, dalla Turchia all'Iran, dai Paesi del Golfo a Israele - e' lanciata. A raccoglierla, questa volta per ultima, arriva ora anche Londra. La partita di Cameron si è chiusa ai Comuni al sopraggiungere della notte dopo lunghi mesi di esitazioni. Ed è stata affrontata con toni accesi, alimentati da qualche gaffe dal primo ministro conservatore. A spianare la strada era stata d'altronde la spaccatura interna al Labour, sfociata nella libertà di scelta che il leader Jeremy Corbyn - pur coriaceo fino in fondo nel suo 'no' - ha dovuto concedere alla fronda interna: diverse decine di deputati dissenzienti in grado di esprimere - con il concorso di figure storiche della sinistra come la ex titolare del Foreign Office Margaret Beckett o lo stesso ministro degli Esteri ombra Hilary Benn - i sì decisivi e di compensare abbondantemente la dozzina di Tory anti-raid.

Sì che Cameron aveva sollecitato come una necessità, sullo sfondo delle invocazioni d'aiuto del presidente francese Francois Hollande, dell'incoraggiamento del Dipartimento di Stato da Washington e dell'inedito invio di sei Tornado da ricognizione anche da parte della Germania di Angela Merkel, destinato a essere formalizzato fra qualche ora dal Bundestag. "Questi terroristi pianificano di ucciderci. Ci attaccano per quello che siamo, non per quello che facciamo", ha tuonato in aula. Il premier non ha negato che occorra una strategia "più ampia", oltre alle armi e ha fissato paletti più stretti che in passato, assicurando che la Royal Air Force colpirà solo l'Isis ed escludendo ogni nuova avventura 'boots on the ground'. Ma ha insistito che molte delle trame terroristiche degli ultimi mesi contro il Regno Unito (sette, secondo Downing Street) sono state "orchestrate in Siria". Un modo per dire che i raid dovrebbero aiutare a proteggere la sicurezza dei cittadini britannici.

L'esatto contrario di ciò che pensano Corbyn e gli altri oppositori, secondo i quali l'ennesimo ordine di fuoco agli aerei di Sua Maestà - previsto da un momento all'altro, con l'invio di altri 8 fra Tornado e Typhoon verso la base di Cipro da dove decollano da mesi gli otto jet impegnati in Iraq - è un brutto film già visto: che "accrescerà i rischi di attacchi terroristici" anzichè allontanarli. Tanto piu' che "i bombardamenti uccideranno ancora civili innocenti e creeranno più rifugiati". Per Corbyn, come per la larga maggioranza della base laburista e per gli scozzesi dell'Snp, i precedenti dell'Afghanistan, dell'Iraq e della Libia dovrebbero indurre alla prudenza "in nome del buonsenso, non del pacifismo". E i 70.000 miliziani "non estremisti" con cui, stando a uno dei passaggi piu' controversi di Cameron, ci si potra' coordinare sul terreno in Siria, non sono altro che un'illusione (cosa denunciata d'altronde pure da Julian Lewis, presidente della commissione Difesa ai Comuni e conservatore anti-interventista).


Contestazioni a cui si e' associato dalla Camera dei Lord niente meno che l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, massimo dignitario della Chiesa anglicana. E a cui si affianca una polemica rovente per l'epiteto di "simpatizzanti dei terroristi" rifilato ieri sera dal premier al leader laburista e ad altri 'compagni' che in gioventu' si fecero paladini del dialogo con la guerriglia nordirlandese: un epiteto per il quale Cameron si e' poi ostinatamente rifiutato di scusarsi. Ma alla fine non e' lo scontro personale, e neppure l'offesa, a determinare il risultato. I giochi sono fatti. David Cameron va alla guerra e saranno le conseguenze a dimostrare se lo scetticismo dei sudditi del Regno (favorevoli ai raid solo al 48%, passata l'emozione per gli attacchi di Parigi) non avra' avuto - anche stavolta - una sua ragion d'essere.

Putin sta spingendo l'acceleratore sulle accuse alla Turchia di comprare il petrolio dell'ISIS

le accuse sono sicuramente fondate, vista la contiguità territoriale e visto che la Turchia non è energeticamente autonoma e importa molto petrolio: sicuramente il governo turco non è coinvolto, ma tollera le operazioni dei frontalieri, considerando anche che il petrolio ISIS "puzza" e dunque si venderà a basso prezzo

 

è interessante analizzare la faccenda da un punto di vista geopolitco: come tutti sappiamo (almeno tutti coloro che fanno benzina) il prezzo del petrolio è molto diminuito a partire da fine 2014

 

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dietro questa diminuzione (pari a un dimezzamento del valore nel giro di pochi mesi) esiste una strategia del mondo sunnita: gli arabi infatti vogliono rendere costoso il petrolio estratto mediante la tecnica del "fracking"

il "fracking" negli ultimi 10-15 anni ha rivoluzionato le tecniche estrattive, raddoppiando ad esempio le riserve petrolifere degli Stati Uniti e facendo potenzialmente entrare nel mercato dei produttori di petrolio nazioni che in precedenza non lo erano

il costo di estrazione è tuttavia elevato, per cui il petrolio estratto con il fracking diviene conveniente per prezzi del barile al di sopra dei 60-80$

al contrario il petrolio arabo ha prezzi di estrazione bassissimi, ed è remunerativo anche con prezzi ben al di sotto dei 60$

guardacaso la linea di prezzo nel 2015 si è collocata stabilmente tra i 50 e i 60$ al barile, dunque è il livello "massimo consentito" che rende il fracking non economicamente conveniente

l'ISIS rientra in questo gioco sul prezzo del petrolio: è infatti evidente come vendere petrolio sottocosto alla Turchia elimina un grande acquirente petrolifero dal mercato regolamentato, dando luogo a una sovrabbondanza di domanda e dunque a un calo dei prezzi generalizzato

i sunniti in questo modo ottengono tanti piccioni con la stessa fava: fanno calare il prezzo del petrolio rendendo il fracking non competitivo; parallelamente avvantaggiano un paese sunnita come la Turchia, e insieme destabilizzano i regimi mediorientali "baathisti laici" (il "Baat clan" o Bataclan) come quello siriano con i loro protettori europei, Russia e Francia

la strategia va a svantaggio dei russi, che sono grandi produttori di petrolio e di gas naturale (commodity i cui prezzi sono legati a quelli petroliferi) e hanno bisogno di vendere petrolio a prezzi alti: questo a mio avviso è il principale motivo geostrategico dell'intervento russo in Siria e spiega perché Putin stia tanto insistendo sulla faccenda del contrabbando di petrolio tra Isis e Turchia

ma la strategia va anche a svantaggio degli italiani, o meglio dell'ENI che dirige la politica estera italiana: l'ENI, tramite Saipem possiede notevoli tecnologie per il fracking e ha una serie di attività in essere in tutto il mondo per incrementare i giacimenti che utilizzino queste tecnologie

dunque l'ENI dovrebbe essere alleata di Russia e Francia in questa partita, senonché c'è la posta libica (guardacaso destabilizzata a suo tempo dai francesi) che rende le cose più complicate e l'ENI fortemente ricattabile dai terroristi sunniti, dato che l'ENI è il maggior produttore di petrolio in Libia

gli americani paradossalmente sono neutrali rispetto agli eventi: infatti è vero che i loro giacimenti nazionali basati sul fracking risentono della diminuzione dei prezzi petroliferi, ma la loro politica è sempre stata quella di sfruttarli il meno possibile e comprare sul libero mercato, creando grandi scorte (tanto i prezzi del petrolio sono in dollari e, semplificando, per loro basta "accendere le rotative" per avere petrolio senza grandi difficoltà)

ma non solo: gli americani hanno dato una mano al crollo dei prezzi del petrolio con l'accordo con l'Iran, che permette a questo paese di rientrare nel novero delle nazioni esportatrici e dunque va nella direzione di incrementare l'offerta

 

vorrei far notare un'altra coincidenza: il prezzo del petrolio crolla a fine 2014 e da Gennaio 2015 comincia, con Charlie Hebdo, l'offensiva sunnita contro la Francia

c'è anche un oscuro episodio del recente passato che meriterebbe di essere approfondito: la morte del presidente di Total, l'azienda petrolifera nazionale francese, in un disastro aereo mentre decolla dall'aeroporto di Mosca

 

http://www.repubblica.it/esteri/2014/10/21/news/incidente_aereo_all_aeroporto_di_mosca_muore_christophe_de_margerie_ceo_di_total-98614798/

 

l'aereo in fase di decollo impatta su un mezzo preposto a spazzare la neve dalle piste: una cosa totalmente assurda, per chi conosce un minimo i protocolli di sicurezza nei movimenti di terra degli aeroporti, controllati tramite avanzate tecnologie radar

De Margerie muore il 21 Ottobre 2014, quindi in un momento cronologicamente importante (era appena partito il "crollo" delle quotazioni petrolifere)

una morte davvero strana, alla Enrico Mattei; Putin esprime sincero cordoglio alla notizia, definendo De Margerie un amico della Russia

da notare che in questa morte sono simbolicamente colpiti i due paesi oggi più esposti contro l'ISIS, Russia e Francia; Putin dopo i recenti attentati a Parigi è stato il primo a dichiarare un'alleanza incondizionata alla Francia

 

insomma si può dire? Allah c'entra molto poco in tutta questa faccenda.... si manipolano quattro esaltati spingedoli al martirio ma la strategia che c'è dietro è ben altra cosa...

non è una guerra di religione, questa è una guerra sul petrolio e sulla tecnologia, guerra nella quale gli indolenti arabi sunniti, vissuti finora di rendita, si giocano la loro futura opulenza

Edited by conrad65
Saramandasama

Non è che ci voglia molto a manipolarli. Essendo l' approccio dottrinale diretto, qualsiasi improvvisato può diventare il nuovo califfo. Sentendo parlare la convertita italiana Fatima, capirete la sua volontà precisa di imparare correttamente anche l' arabo. Lo si evince dalla sua pronuncia di shari'a. Con una "ayn" ( lettera dell' alfabeto arabo molto difficile da pronunciare) perfetta. Io ci vedrei più il contrario. La religione islamica che usa giochi di potere mondani per farsi sempre più spazio. In un Europa secolarizzata, neoconvertiti all' Islam che imparano una lingua così complicata per fede. Per poter loro stessi leggere quello che c' è scritto nel loro libro sacro, vuoi che dubiteranno di ogni virgola ispirata da Maometto?...

La Stampa

 

Un altro muro può cadere domenica sera in Europa, quello che finora ha tenuto fuori dalla politica ufficiale il Front National in Francia, relegandolo a un deposito marginale e in gran parte virtuale di frustrazioni e di rancori. Se allo scrutinio delle regionali il partito di Madame Le Pen risultasse il primo, come sembra da diversi sondaggi, e fosse dunque in condizione di conquistare al ballottaggio di domenica 13 il governo anche di solo una porzione del territorio francese, assisteremmo a una rottura storica. La politica francese si avviterebbe in una spirale che non esclude l’impensabile di un’alleanza destra-sinistra come union sacrée per fronteggiare l’estrema destra. Già se ne parla, anticipando la profezia di Michel Houellebecq che l’aveva prevista per il 2022 nel suo discutissimo «Soumission», uscito in terribile coincidenza con la strage di Charlie Hebdo. 

 

Ma non solo. La presa del potere di Marine Le Pen, candidata nel sinistro e deindustrializzato Nord, le consegnerebbe più di quanto non abbia già ora la leadership del populismo europeo, innescando una dinamica politica dall’esito imprevedibile. La Francia non è l’Ungheria di Orbán, né la Carinzia degli eredi di Haider, o una porzione di Belgio dove il Vlaams Belang (alleato del Front) rivendica il suo «interesse nazionale». La Francia non è nemmeno la Catalogna o l’ex Padania della Lega che ora si pretende partito nazionale. La Francia è l’idea stessa dell’Europa, l’eresia o l’«impostura» lepenista (come la definisce oggi nel suo fondo il direttore di Le Monde Jerôme Fenoglio) ne rappresentano la negazione. 

 

Tutto questo per dire che l’appuntamento elettorale francese di domani non è il rituale rendez-vous di metà legislatura, dove d’abitudine il pendolo politico francese castiga il partito di governo e illude l’opposizione di poter vincere le presidenziali prossime venture (2017). Ma è un appuntamento con la Storia al quale il Paese arriva in uno stato d’animo a dir poco difficile, come s’è visto negli scontri di place de la République di domenica scorsa, dove si è arrivati perfino all’oltraggio della memoria della vittime dei devastanti attentati del 13 novembre.

 

Il problema è che anche senza tutto questo da tempo la Le Pen e il suo «rassemblement bleu marine» avevano costretto all’inseguimento gli storici partiti francesi, destra e sinistra, i «repubblicani» di Sarkozy e i socialisti di Hollande. Tutto sembrava congiurare a favore della creatura politica di Marine, un ircocervo mutante rispetto all’originario Front del vecchio padre di Madame, Jean-Marie, ormai ben oltre gli ottanta e ripudiato dalla figlia insieme al suo ferrovecchio di partito nato all’inizio degli Anni Settanta in un revival di nostalgie coloniali e collaborazioniste, sempre sul filo dell’imbarazzante tradizione antisemita. Madame, nata nel ’68, ha costruito su quel relitto un marketing politico convincente e apparentemente orizzontale. È la prima a dire superata la barriera destra-sinistra, nel suo programma ci sono tutti i luoghi comuni anti-euro e anti-Bruxelles di cui si nutre da sempre anche la gauche estrema. 

 

Il risultato sono sondaggi a ieri strabilianti. L’ultimo Ipsos-Cevipof per Le Monde dà il Front primo partito al 30 per cento; la destra sarkozista (che solo grazie all’alleanza con i centristi aveva vinto le dipartimentali di primavera) è ferma al 29; il Ps di Hollande al 22. Gli incerti sarebbero solo l’11 per cento degli elettori. Nel Nord-Pas-De-Calais e Piccardia, dov’è candidata Marine e in Provenza- Costa Azzurra dov’è in lizza la nipotina (figlia della sorella) 26enne Marion, i sondaggi danno il partito al 40 per cento. E sarebbe vincente anche in Alsazia (35 per cento) dove si candida il numero due del partito Florian Philippot, in Linguadoca e in Borgogna.  

 

Il Front raccoglie il voto del 50 per cento dei commercianti ed è ormai il primo partito tra gli operai (45 per cento) e gli impiegati (40 per cento) e quasi un terzo delle libere professioni. Al Nord con la sua voce roca da accanita fumatrice Marine parla il linguaggio duro degli operai, a Sud l’angelica Marion fa vibrare il cuore dei monarchici rievocando il «Sacre de Reims», il libro sacro su cui giuravano a partire dal mille i re di Francia. Un’accozzaglia di simboli che contiene un programma economico statalista, autarchico e populista che il quotidiano Les Echos vicino agli imprenditori ha definito la più vera realizzazione dell’«ideale comunista». Saprà François Hollande, rilanciato nell’opinione pubblica dalla fermezza bellicista di fronte all’attacco dell’Isis, frenare anche Marine Le Pen e salvare l’Europa? In Francia, e non solo, ne dubitano in molti. 

Il Front National è il primo partito di Francia alle regionali con il 29,5%, seguito dai Républicains di Nicolas Sarkozy con il 27% e dai socialisti con il 23%. Questi i primi exit poll diffusi dalla tv francese. Il partito di Marine Le Pen sarebbe davanti in 6 regioni secondo le prime stime. 

La Repubblica

Il Front National in testa in sei regioni e primo partito alle elezioni regionali francesi con il 29,83%. Quando lo scrutinio ha già raggiunto l'80% dei seggi, la vittoria del Front National appare consolidata. Col 26,55% dei voti al secondo posto il partito di centrodestra guidato dall'ex presidente Nicolas Sarkozy, mentre i socialisti, che oggi occupano l'Eliseo con François Hollande, si devono fermare al 22,88%. Debout La France, altra compagine di centrodestra, si attesta al 3,69%. Infine i Verdi si fermano al 3,69%.

Un successo personale oltre ogni previsione per la leader del partito di estrema destra Marine Le Pen, che supera il partito del presidente François Hollande. "La Francia rialza la testa. Siamo il primo partito - ha detto la leader del Front National, Marine Le Pen - . E' un risultato magnifico. Nulla potrà fermare la profonda volontà del popolo". "Siamo noi l'unico fronte veramente repubblicano", ha aggiunto, invitando tato tutti gli elettori, "tutti i patrioti francesi", a votare il Front National nel ballottaggio di domenica prossima. La Le Pen e il suo popolo sono in festa. A Hénin-Beaumont, piccolo comune del nord della Francia, si assapora la vittoria della presidente del Front National che con il 42,1% è a un passo dalla presidenza della regione Nord-Pas-de-Calais-Picardie, tradizionalmente di sinistra, con 6 milioni di abitanti e 3 miliardi di euro da gestire.

Nonostante ciò il padre Jean-Marie, defenestrato e cacciato dal partito, ha cercato di guastare la festa della figlia e della nipote con un tweet provocatorio. Il fondatore del Front National, sconfessato dalla figlia per le sue provocazioni di connotazione xenofoba e razzista, ha pubblicato questa sera su Twitter un video in cui si vede Christian Estrosi, il candidato neogollista nella regione Provence-Alpes-Cote-d'Azur - arrivato questa sera al secondo posto dietro alla nipotina Marion Maréchal Le Pen - mentre balla con un gruppo di ebrei e rabbini. "Contre mauvaise fortune bon coeur" (Buon viso a cattivo gioco), commenta il fondatore Fn. Una nuova inquietante provocazione che si aggiunge alle sua lunga serie di sparate sugli ebrei e le camere a gas naziste.

Dopo le stragi di Parigi del 13 novembre, la Francia si affida all'estrema destra. Il grande sconfitto di questa sera appare Sarkozy, che con i suoi repubblicani non è riuscito a mobilitare gli elettori ed è persino sceso di un punto su scala nazionale. "Il risultato delle regionali dimostra che i francesi sono esasperati, che la Francia ha troppo indietreggiato e lo ha fatto soprattutto in questi ultimi quattro anni. E chiedono che non arretri più", ha detto Sarkozy, dopo il deludente risultato elettorale, annunciando di rifiutare qualsiasi forma di alleanza con il partito socialista nei ballottaggi delle regionali che si terranno in Francia domenica prossima. "Noi comprendiamo l'inquietudine di chi ha votato il Front National, ma c'è il rischio che si creino le condizioni di un disordine pericoloso nelle loro regioni e nel nostro paese", ha aggiunto l'ex presidente Sarkozy.

Il Partito socialista ha deciso di ritirare i suoi candidati nelle regioni dove sono in testa le due Le Pen, Paca (Provence-Alpes-Cote d'Azur) e Piccardia-Nord-Pas-de-Calais, nella speranza di impedirne l'elezione al secondo turno.

A vincere è infatti anche l'altra le Pen, la nipote di Marine. Marion-Maréchal Le Pen è accreditata prima al 41,2% al primo turno delle elezioni regionali nella regione Provence-Alpes-Cote-d'Azur, mentre Florian Philippot, il numero due del Front National, ha ottenuto circa il 35% dei voti in Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorraine, ed è in pole position per il secondo turno. Ma il Front National non conquista l'area di Parigi, che resiste al ciclone Le Pen. Secondo Ipsos per France Info, la repubblicana Valérie Pécresse è in testa nella regione parigina (Ile-de-France) con circa il 30,5% dei voti davanti al socialista Claude Bartolone (25,4%) e il candidato del Front National Wallerans de Saint Just (18,75).

Edited by Rotwang

ecco cosa profetizzò l'autorevole Veggente dei Balcani, la famosa Baba Vanga :sisi:

 

«Nel 2016 si inasprirà la guerra dell’Occidente contro il mondo islamico cominciata con la primavera araba. La fine si avrà soltanto nel 2043, quando verrà istituito un nuovo califfato che avrà Roma come suo epicentro». A parlare non è Nostradamus, ma una anziana donna non vedente di origine bulgara, dal nome Baba Vanga, venuta a mancare nel 1996 a 85 anni dopo oltre 50 dedicati alla chiaroveggenza.
Le sue parole non farebbero così paura se non si considerasse che nella sua vita abbia predetto una serie di eventi, tragicamente verificatisi qualche anno dopo la sua morte. Primi tra tutti, gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, che sconvolsero l’America e tutti i suoi alleati, e lo tsunami del 2004. Ripercorrendo tutte le profezie della donna, da molti conosciuta come la “Nostradamus dei Balcani”, ci si accorge che il suo margine di errore è piuttosto ridotto, circa il 15%.
Baba Vanga, nata a Strumica, attuale Macedonia, nel 1911 da una famiglia di origini poverissime, perse la vista, secondo quanto riportato dai tabloid locali, dopo essere stata colpita da un tornado a soli 12 anni. Ben presto ebbe le prime apparizioni: si diffuse la credenza che la donna riuscisse a leggere nel pensiero e a prevedere il futuro. Addirittura i leader comunisti del Paese chiesero il suo aiuto paranormale per organizzare la loro agenda politica.
Tra gli altri eventi da lei predetti ci sarebbero anche la tragedia del sottomarino Kursk, avvenuto nel 2000, l’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti, sottolineando che sarebbe stato afroamericano e l’ultimo della storia, e la Primavera araba. Proprio da questi ultimi eventi, Baba Vanga avrebbe avvertito l’Europa di correre ai ripari contro la furia islamica, che stravolgerà il Vecchio Continente così come lo abbiamo conosciuto finora e ne sterminerà le popolazioni. Fino a che, come riportato dal sito News.co.au, nel 2043 l’economia europea sarà soggetta alla legge di un nuovo califfato che sorgerà a Roma. Addirittura, nel 2066 la Capitale italiana, sotto il nemico musulmano, sarà bombardata dagli Usa con un’arma climatica.

 

http://www.ilmessaggero.it/primo_piano/esteri/isis_profezia_veggente_balcani_roma_capitale_califfato-1399627.html

Edited by conrad65

il "califfo" (che non è Califano buonanima) sarebbe stato curato in Turchia, probabilmente in qualche ospedale NATO, e adesso è in convalescenza in Libia

 

http://www.ilmessaggero.it/primo_piano/esteri/al_baghdadi_rifugiato_sirte-1400587.html

Intanto l'escalation continua e il buon alleato iraniano che da un lato firma trattati che rassicurano l'occidente e dall'altro non ha mai dismesso il suo programma missilistico --> in questi giorni ha testato in pompa magna "Emad" definendolo " missile a lungo raggio".--> Potevano ben chiamarlo "Fotti l'ebreo".



Teheran applica la vecchia strategia double face di Arafat: da una parte fa il filo occidentale con un bel sorriso radical chic, firmando convenzioni e trattati, mentre continua la politica per allargare la propria area d'influenza e, vista la situazione fluida dei confini iracheno siriani, magari anche qualcosa di più.



Da quest'altra parte del mondo abbiamo Donald Duck Trump



Cui gli fa eco la Paperoca francese Marietta la Pen d'Oc, ma nessuno dei due può tenere il passo di lui --> Super Bullo Putin --> che attraversa il Bosforo ravanandosi le testate nucleari. Non c'è che dire --> Nessun momento storico prima d'ora aveva partorito geni politici di questa caratura!

Tutto questo però non ci riguarda ... noi siamo quelli buoni che invocano la misericordia giubilare e quindi perdoniamo tutti a prescindere. Il buon Papa Francesco torna dall'Africa dove apre la porta santa nella Rep. Centroafricana e sbatte sul grugno quella dei diritti lgbt agli omosessuali ugandesi. Il buon franceschiello ha commemorato il santo patrono di quel devoto paese che brama la pena di morte per gay e lesbiche, non a caso è un martire tipo Santa Maria Goretti ---> coppiere di un infido re frocio che attentò alla sua castità (virilità) cristiana, ma egli poté contare sulla misericordia di Dio che lo fece martire allo scopo di rendere l'esempio di virtù a tutti i debosciati froci che appestano quella santa terra. Evviva la misericordia di DIo! Ammazziamo i froci!

Una persona "dotta" qualche giorno fa mi ha redarguito dicendo --> Quando la chiesa intera si riunisce a pregare, il mondo deve ascoltarla --> Nel suo intento certo che non c'era una minaccia ... però a me è parsa proprio tale e quale.

Bah ... Intanto arriva Natale --> Secondo voi l'ufficio marketing di IS non avrà consigliato un bel ritorno d'immagine sfruttando Babbo Natale?

Nulla di nuovo sul fronte iraniano, si sapeva che parte del guadagno dalla rimozione delle sanzioni sarebbe stata investita anche nel comparto militare...in teoria si dovrebbe creare un nuovo equilibrio regionale, oppure un nuovo schieramento in opposizione alla NATO...in ogni caso il mondo sta cambiando, la Russia non è più quella che era appena caduta l' unione sovietica e vuole espandere la sua influenza, lo stesso farà la Cina.

Edited by Bad_Romance

Il Fatto Quotidiano


 


Sembra quasi la trama di un noir, di un romanzo inverosimile: un militante dell’estrema destra francese che rifornisce di armi uno dei jihadisti all’azione a Parigi nel gennaio scorso. E, invece, la procura di Lilla ci crede, eccome: Claude Hermant, 52 anni, e la compagna sono stati incriminati e si trovano ora sotto serrato interrogatorio, perché accusati di essere all’origine di alcune armi utilizzate da Amédy Coulibaly.


 


Si tratta di uno degli attentatori, che uccise una poliziotta municipale a Montrouge, nella periferia sud di Parigi, e che poi attaccò l’Hyper Cacher, dove venne ucciso dalle forze dell’ordine. Coulibaly e i fratelli Kouachi, che assalirono la redazione di Charlie Hebdo, causarono la morte di 17 persone in pochi giorni. Alcune armi rinvenute nel supermercato kosher e nell’appartamento dove il jihadista risiedette per qualche giorno prima degli attentati, a Gentilly (per la precisione, un fucile d’assalto e quattro pistole Tokarev), sarebbero passate attraverso una società della compagna di Hermant. Lui, intanto, è già agli arresti dall’inizio dell’anno per un affare distinto ma sempre relativo al traffico d’armi. La coppia è originaria di Lilla.


 


Ma chi sono? Hermant, uomo dalle diverse vite, è stato paracadutista, esponente di punta del servizio d’ordine del Front National e mercenario in Africa. E dire che all’origine era figlio di un minatore, iscritto al Partito comunista. Dopo aver lasciato i paracadutisti (dove era diventato sergente) nel 1982, si era più tardi arruolato come volontario nelle legioni croate durante la guerra nell’ex Yugoslavia. Alla fine degli anni Novanta, dopo aver militato nel Fn (dal quale oggi prende le distanze), partì per la Repubblica del Congo (a Brazzaville finirà addirittura in carcere) e poi in Angola, mercenario e (forse) anche spia per i francesi. Tra le sue varie vite, è stato perfino pugile, di un buon livello.


 


Politicamente rifiuta l’etichetta dell’estrema destra, preferisce quella di “anarchico di destra”. Fra il 2008 e il 2012 ha gestito la Casa del popolo fiammingo, a Lambersart, vicino a Lilla, dove si ritrovavano giovani skinheads, accomunati da un miscuglio di “odio del sistema”, xenofobia e rivendicazioni regionalistiche fiamminghe. Al momento di essere arrestato, lavorava occasionalmente in una friggitoria, proprietà della compagna, e gestiva un terreno di paintball, il “campo Ares”, divinità greca della guerra, con stage contraddistinti da improvvise levatacce notturne, marce forzate, tecniche di sopravvivenza, ma anche la possibilità di assistere a una messa, per chi lo volesse. Per i suoi avvocati, “erano come dei campi scout ma più virili”.


 


Se, comunque, Hermant si trova già in prigione, è per un altro motivo: avrebbe organizzato tra il Belgio e la Francia un traffico d’armi provenienti dall’Europa dell’Est. Alcune sarebbero finite tra le mani di Coulibaly. Secondo fonti di polizia, citate dal quotidiano La Voix du Nord, “in questo genere di traffici ci sono sempre uno o due intermediari. Hermant non era per forza a conoscenza del destinatario finale di quelle armi. Ma forse esiste una porosità tra il mondo dell’integralismo islamico e il banditismo. Lo stiamo verificando”.


Edited by Rotwang

 

 

un militante dell’estrema destra francese che rifornisce di armi uno dei jihadisti all’azione a Parigi nel gennaio scorso. E, invece, la procura di Lilla

 

il momento in cui viene fuori questa notizia è perlomeno sospetto: la procura di Lilla difende la verità oppure serve a mettere in un angolo il Front National?

e non è detto che la procura di Lilla sia in malafede, potrebbe anche essere che le prove del coinvolgimento di questo ex del Front National esistano davvero ma siano state costruite

"Governare è far credere" (cit.)

il momento in cui viene fuori questa notizia è perlomeno sospetto: la procura di Lilla difende la verità oppure serve a mettere in un angolo il Front National?

e non è detto che la procura di Lilla sia in malafede, potrebbe anche essere che le prove del coinvolgimento di questo ex del Front National esistano davvero ma siano state costruite

"Governare è far credere" (cit.)

Non hai letto tutto l'articolo da bravo complottaro, vero?

  • 2 months later...

un'interessante ricostruzione sugli interessi in gioco in Libia

 

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-03-06/la-grande-spartizione-114530.shtml?uuid=ACe75oiC

 

Il bottino libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan, della Gran Bretagna quello della Cirenaica, tenendo a bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello della Tripolitania. Agli americani la supervisione strategica.

...

Ma gli interessi occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.

 

leggevo da un altro articolo che non ritrovo che gran parte dei combattenti ISIS in Libia non sono libici e proverrebbero dalle ex colonie francesi (Algeria, Marocco, Tunisia, Malì... così come l'attuale destabilizzazione della Libia fu decisa e messa in atto principalmente dal governo francese)

nasce il sospetto che la Francia sia stata funestata da attentati perché ha la coscienza sporca e mani che rimestano in molti paesi islamici... altro che indiscriminato attacco all'occidente

Edited by conrad65

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