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Il nostro cervello è strano?


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Non è strano, è solo complicato. E secondo me funziona pure un po' come lo abitui a funzionare.

 

Ci sono le persone che hanno la necessità di stare male perché in testa a loro solo così vengono prese in considerazione. Lo fanno e basta, neanche se ne accorgono.

 

Ci sono quelle che cercano di infettarti con la loro tristezza perché odiano il tuo sorriso.

 

Ci sono quelle che soffrono in silenzio e se dicono di essere tristi, tutti se ne meravigliano.

 

 

 

Forse hai solo bisogno di capire cosa hai che non va.

Si mi è capitato al punto tale da crogiolarmi nella mia tristezza. Non è poi così strano ho conosciuto altre persone a cui è capitato. Riguardandomi indietro però so che è sbagliato perché impedisce una reazione, un superamento dello stato d'animo stesso.

IlSuonatoreJones

La questione così posta è leggermente banalizzata.

L'uomo non è nato per provare emozioni univoche, a compartimenti stagni, come felicità, gioia, dolore e via dicendo. Vi è una così vasta rete di sensazioni che non possiamo fare a meno di accumularle, o fonderle. 

In generale, a mio parere, noi possiamo provare quello che tu definisci "appagamento" non solo in momenti di autentica leggerezza, ma - in modo più intricato e viscerale - anche tramite situazioni problematiche. Ecco quindi che l'essere umano può scegliere di affrontare il dolore "sublimandolo". Così facendo applica alla realtà dei fatti una lente specifica, che fa prevalere la sua interiorità sulle emozioni sensoriali.

Quindi, è come se nel dolore noi scoprissimo la nostra umanità più autentica, la nostra intrinseca complessità. E questo non è semplicemente bello, o interessante: è davvero meraviglioso.

Vi è mai capitato di avere così tante motivazioni di tristezza però non star triste per nessuna di esse in particolare? E di provare un qualche appagamento nello stare male? Come se fosse uno sfogo o un qualcos'altro?

Questa è la mia condizione da giorni

 

La chiamano disforia. O se preferisci la letteratura alla psicologia, malinconia, che come diceva Hugo "è la gioia di sentirsi tristi".

Sì, m'è capitato per qualche mese attorno ai vent'anni. Piangevo; sul bus, alla stazione dei treni, al telefono...era evidente che qualcosa non andava per il verso giusto. Ho superato la cosa stabilendo relazioni umane più costanti, e al contempo più leggere, di quelle a cui ero abituato prima.

Da qualche anno c'è manifestato di nuovo uno stato depressivo (mumble) anche se connotato in modo molto differente dal primo...

Ho 28 anni e mi sa che alla depressione mi ci devo rassegnare, devo trovare un mio modo per conviverci ecco.

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