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Banca Etruria


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responsabilità politiche sicuramente ci sono, su quelle penali dovrebbe indagare la magistratura

Banca Etruria è una banca ben radicata tra la Toscana e l'alto Lazio, in un bacino elettoralmente vicino a quello di alcuni grossi calibri dell'attuale governo, come Lotti, Renzi e Boschi

inoltre ci sono dei legami storici accertati tra questa banca, la massoneria toscana e la massoneria deviata di Licio Gelli, curiosamente morto in questi giorni ad Arezzo (ma "aveva pure 96 anni" come ha detto un giornalista l'altro giorno)

ma ci sono anche dei legami storici con la finanza cattolica... insomma sembra il classico crocevia di poteri, la camera di compensazione o "camera caritatis" che serve a spartirsi le torte

Arezzo non è una qualunque città della provincia italiana: ad Arezzo scorrono fiumi d'oro, letteralmente (si lavora ad Arezzo una percentuale non trascurabile a livello mondiale dell'oro usato in gioielleria)

negli ultimi anni, con la crescita delle quotazioni dell'oro, è diventata anche un importante polo nella produzione di lingotti

 

http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2012/12/11/815570-arezzo-oro-lingotti-oreficeria.shtml

 

la mossa di Renzi di nominare Raffaele Cantone commissario, non si sa bene di cosa e non si capisce con quali deleghe, viene presentata come una garanzia verso i piccoli risparmiatori ma, a pensar male, potrebbe essere un modo per tenere fuori da certe situazioni le autorità che sarebbero preposte al controllo, come Banca d'Italia

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/17/salva-banche-renzi-raffaele-cantone-sia-larbitro-sulle-truffe-agli-obbligazionisti/2312920/

 

insomma più il governo si immischia nella faccenda, più rischia di rimanere invischiato: al posto di Renzi mi terrei a prudente distanza dala vicenda e non farei delle mosse che in un secondo momento potrebbero essermi addebitate

Edited by conrad65
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La famiglia Boschi è in quota Cattolici

 

Comunque resta pure sempre una cattolica toscana, meno omofoba

della media del PD, come d'altronde lo stesso Renzi ( anche se questo

spiega benissimo perchè il PD non sia e mai sarà, un partito laico...)

 

La questione è stata molto impostata sul conflitto di interessi, ma non

so quanto Banca Etruria abbia finanziato Renzi, il punto sarebbe questo

 

Banca d'Italia tutela più le Banche dei risparmiatori, da sempre...ma per certi

versi è legittimata in questo dalla stessa legge, si tutela il risparmio solo in

via mediata attraverso la tutela della banca

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La difesa della Boschi mi pare abbastanza efficace, salvo

forse un punto che però non mette in discussione le sue

dimissioni

 

Se suo padre era così "umile" forse la sua nomina non è

stata del tutto "meritocratica" ed il CdA di queste banche

dovrebbe essere meno espressione di indicazioni politiche

di appartenenza e più di competenze tecniche amministrative.

 

Ripeto però, se non mi si dimostra che il padre è stato messo

lì, per fare favori a Renzi, alla sua corrente, ai suoi referenti etc

non vedo dove sia il caso politico

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di penalmente rilevante sembra non esserci niente

di politicamente rilevante, rispetto agli standard italiani, sembra esserci poco

ma se fosse accaduto in un paese protestante, dove ministri si sono dimessi per non aver pagato i contributi alle colf, la Boschi sarebbe definitivamente uscita dalla vita politica

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(scusate il doppio post)

la vicenda di banca Etruria ha una sua emblematicità e meriterebbe di essere approfondita, ma non tanto sul versante dei comportamenti dei singoli e sulle classiche rampogne verso il familismo italico, quanto sul sistema economico italiano nel suo complesso

l'Italia si regge sulla piccola e media impresa, a conduzione familiare: si tratta di Srl ma spesso addirittura di Snc o di Sas

sono aziende quasi sempre manifatturiere monoprodotto, con punte anche di eccellenza; il credito è gestito sempre a livello locale da quella rete diffusissima di banche popolari e banche di credito cooperativo

spesso è una forma di credito basata su strumenti molto semplici e poco sofisticati, come il classico scoperto di conto corrente

le popolari a loro volta sono controllate dagli imprenditori e dalle famiglie in una gestione "condominiale", basata sul meccanismo di voto capitario

è questo tessuto fortemente localistico ad aver fatto la fortuna dell'Italia, che ancor oggi rimane una grande economia manifatturiera nonostante la crisi

si è sempre detto che questo modello ha il limite di non permettere le grandi concentrazioni: ma non è vero

i campioni nazionali sviluppatisi in anni recenti, e che si sono rivelati anche colossi capaci di competere a livello internazionale, come la Ferrero e la Luxottica, sono nati in questi contesti come forze aggreganti di una pletora di microimprese nate nei bacini industriali della provincia italiana

per capire il senso di questo modello basta farsi un giro per il Cadore, andando ad esempio a Calalzo, e si rimaneva stupiti già un quarto di secolo fa dall'enorme numero di microimprese dedicate all'occhialeria: da lì è nato il gigante Luxottica

ma ci sono altri esempi di bacini industriali della provincia italiana che sono nati dalla proliferazione di microimprese e che sono potenzialmente in grado di far nascere colossi multinazionali di eccellenza, in vari settori (lavorazione delle pelli a Firenze, tessile a Prato, scarpe nelle Marche, ceramiche di Sassuolo, meccanica di precisione in Lombardia ed Emilia, etc.)

tutta questa premessa solo per dire che la spina dorsale di questo sistema sono le banche popolari, e che Renzi, nonostante venga dalla provincia italiana e nonostante dovrebbe conoscere bene la natura di questa tessuto imprenditoriale, ha commesso un errore a Marzo del 2015 quando, cedendo alle pressioni dei grandi poteri bancari europei, ha imposto la trasformazione delle maggiori popolari in Spa per legge

 

http://www.repubblica.it/economia/2015/03/24/news/il_governo_stringe_sulle_popolari_a_due_giorni_dalla_scadenza_del_decreto-110278266/

 

le popolari, che sono robuste a livello locale finché mantengono  la loro peculiare governance, come Spa risultano sottocapitalizzate e dunque facile preda dei colossi bancari, quelle grandi banche che sono all'origine della crisi del 2008 con i loro comportamenti dissennati e speculativi e che certo non prestano alla microimpresa italiana ma preferiscono giocare con i derivati

con la recente crisi delle 4 banche, tra cui Banca Etruria, i nodi cominciano a venire al pettine, e l'unica via di uscita, dopo il salvataggio, sarà la svendita a grandi gruppi bancari e la fine della copertura creditizia a livello locale, così come la conosciamo, con conseguente crisi delle microimprese di distretto

è questo il vero nodo politico della vicenda, non certo la moralità del babbo della Boschi

se diradiamo la nebbia, vediamo che ci sono delle forti pressioni politiche sul governo, probabilmente a livello europeo o comunque internazionale, affinchè Renzi continui a liquidare il sistema italiano delle banche popolari

Renzi ha compiuto le prime mosse, limitandosi alla trasformazione delle più grandi popolari in Spa, ma si colgono dei segnali per cui non sembra essere disponibile ad andare oltre (e fa bene)

lo "scandalo" in cui è stato coinvolto il governo tramite l'Etruria è una conseguenza di queste pressioni, che vorrebbero contrabbandare il sano sistema delle banche popolari in qualcosa di negativo, da cancellare a favore delle grandi concentrazioni bancarie

non ho idea se il governo saprà o potrà resistere a queste pressioni: ma su questo si gioca un importante tassello del futuro dell'Italia

Edited by conrad65
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Beh non del tutto @Conrad65

 

Nel senso che le piccole banche popolari, sicuramente hanno

i vantaggi che tu dici - e secondo me devono essere conservati MA

anche al prezzo di CdA meno professionali e più inquinati da criteri

politici di nomina ( controllo del territorio attraverso il controllo del credito

alla piccola impresa, controllo "politico" anche )?

 

Il caso Boschi sta qui e lo si dovrebbe risolvere con criteri di nomina "seri"

ok se sei Boschi e sei immorale, però devi essere competente come un banchiere

tedesco

 

Ovviamente il consolidamento, può preludere in realtà ad incorporazione

( politica peraltro ventennale di Banca d'Italia ) come dici tu e quindi magari

il rimedio è peggiore del male. La Germania però le sue Casse popolari le

manterrà...le ha tutelate in passato e continuerà a farlo.

 

L'Italia ovviamente ha capito che la Germania salverà le sue banche popolari, con

il consueto ritardo...doveva essere la prima preoccupazione, la prima domanda :

 

Se ci avviamo a questo tipo di riforma europea , che ne è del prototipo tedesco, che l'Italia

ha imitato a suo tempo? Gli italiani hanno obbedito e poi capito che la Germania stava abilmente

rigirando le norme europee ed adattandosi in modo peculiare ( come d'altronde ci hanno fregato

sul Nord Stream2 che pare inattaccabile, seppur in violazione di norme europee )

 

Inoltre  l'Europa ha preso certe decisioni DOPO enormi salvataggi che noi Italiani abbiamo concorso

a pagare, mentre ora si nega un piccolissimo salvataggio ( sulla base di normative in parte anche

anticipate, perchè entravano in vigore il 1° Gennaio 2016 ) facendo perdere a risparmiatori italiani

ciò che i Francesi, Tedeschi e Olandesi non hanno perso. Ma lo si fa ben sapendo che l'Italia era

sotto attacco da parte del sistema bancario europeo e quindi impossibilitata a fare gli interventi pubblici,

per mancanza di liquidità, che gli altri facevano

 

Su questo secondo punto, è evidente che i risparmiatori italiani non sono stati difesi come

dovevano in Europa

 

Il primo punto è ovviamente molto più complesso, il problema è che i Tedeschi sono abilissimi

nel gestire situazioni complesse e ci anticipano regolarmente, gli Italiani no ( non è solo Boschi

ad essere incompetente...)

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anche al prezzo di CdA meno professionali e più inquinati da criteri politici di nomina

 

questo è un problema reale nella gestione delle banche popolari, in cui spesso i CdA sono in mano a partiti politici, sindacati, potentati locali vari etc. (poi abbiamo il caso tardo-medievale della Fondazione del Monte Paschi in cui in CdA siedono o sedevano di diritto il sindaco e l'arcivescovo di Siena) ma secondo me

 

 

 

il rimedio è peggiore del male

 

ovvero: eviterei di cadere nel tranello moralistico che, visto che le nomine nelle banche popolari sono opache, allora bisogna incorporarle nelle banche più grandi...

l'esempio che fai è calzante, infatti i tedeschi le loro popolari le salvano e le difendono con ben altra abilità politica (ma questo dipende anche dal peso che hanno in Europa)

tuttavia se i tedeschi fossero lungimiranti, si adopererebbero per salvare anche le banche popolari italiane perché dovrebbero ben sapere che la piccola e piccolissima industria italiana ha fatto la fortuna della grande industria tedesca (e viceversa)

ossia si è già creato nei fatti un sistema economico "integrato" in cui l'industrializzata Baviera compra componentistica e meccanica di precisione dalla piccola e media industria lombarda, con reciproci evidenti vantaggi

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Non so quanto siano lungimiranti i Tedeschi

 

Qualora pensassero di "grecizzare" l'Italia, dovremmo

supporre che intendano estendere il loro approccio colonialista

anche a noi

 

Ma ovviamente con una ipotesi del genere ti becchi del "grillino"

o del "leghista" populista etc

 

Io credo che non si possa dare per scontato che la Germania

abbia un certo tipo di approccio, però mi preoccuperei di indagare

in tutti i modi possibili quale potrebbe essere, perchè ciò che è successo

in Grecia mi pare estremamente preoccupante per un paese che tenga

alla propria dignità

 

Inoltre il caso Grecia ha dimostrato che o ti difendi da solo, o sei spacciato

( vedi alla voce Francia, Spagna Italia etc, se ragioniamo per stati ; o partito

socialista europeo se ragioniamo per partiti politici, con Schultz che non ha mosso

un dito )

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questo articolo

 

http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/12/21/merkel-renzi-germania-ha-dichiarato-guerra-all-italia___1-v-136275-rubriche_c287.htm

 

delinea un quadro preoccupante delle banche italiane e dell'approccio tedesco al problema, che sembra proprio quello di "grecizzare" l'Italia

Draghi per ora è riuscito a tamponare le falle con un'ondata di liquidità al sistema bancario, ma temo che nel 2016 balleremo parecchio....

 

aggiungo: se queste sono le premesse, è ragionevole ipotizzare che dopo il referendum la Gran Bretagna uscirà dall'Europa nel 2016

in UK ormai vivono con i proventi della piazza finanziaria di Londra, non possono certo dare le chiavi del loro eldorado ai tedeschi

Edited by conrad65
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Il quadro preoccupante delle banche italiane deriva dai livelli di insolvenza ufficiali e da quelli che 

da anni vengono camuffati con per altro maldestri giochi di equilibrismo finanziario. La Germania

conosce la poca trasparenza degli istituti del nostro paese e la difficoltà di poter vigilare con la dovuta

diligenza e tempestività (solo nella mia provincia ci sono 3/4 istituti locali commissariati negli ultimi anni

che ne hanno fatte  davvero di tutti i colori) visto il livello di frammentarietà.

 

Chi conosce anche solo superficialmente gli eventi che riguardano le 4 banche salvate dal governo

sa bene quanto non sia un caso che questi istituti di credito si trovino nello stato in cui versano.

Che scandali, malaffare, clientelismo dominino i processi di erogazione del credito. Altro che assistere

le piccole imprese!

 

Ed all'orizzonte si scorgerebbe già un altro manipolo di istituti, numericamente più consistente, pronto

a sollevare un più grande vespaio.

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La Repubblica

 

Nessun conflitto di interessi per il ministro delle riforme Maria Elena Boschi. Dopo aver superato la mozione di sfiducia della Camera, la Boschi ora ha anche il parere dell'Antitrust: "Non c'è alcun conflitto di interessi sulla vicenda del salvataggio della Banca Etruria", riferiscono fonti qualificate dell'Authority, in una risposta al deputato del Movimento 5 stelle Alessandro Di Battista, che aveva sollecitato un pronunciamento sulla vicenda.

 

La ministra è finita nell'occhio del ciclone dopo il salvataggio delle 4 banche da parte del governo con il decreto Salva-banche, che ha ha azzerato i risparmi di coloro che avevano sottoscritto le obbligazioni subordinate. Tra questi 4 istituti c'è anche Banca Etruria, di cui il padre della Boschi è stato vice-presidente.

 

"In base alla legge Frattini numero 215 del luglio 2004 sui conflitti di interesse" riferiscono fonti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato "l'antitrust ha verificato che non sussiste alcuna circostanza in base alla quale il ministro abbia partecipato all'adozione di alcun atto con danno dell'interesse pubblico". L'articolo 3 della legge, infatti, precisa che "sussiste situazione di conflitto di interessi ai sensi della presente legge quando il titolare di cariche di governo partecipa all'adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità ai sensi dell'articolo 2, comma 1, ovvero quando l'atto o l'omissione ha un'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate, secondo quando previsto dall'articolo 7 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, con danno per l'interesse pubblico".

 

L'Autorità, invece, ha ricevuto specifiche da parte del governo in base alle quali viene confermato che il ministro non ha partecipato alle riunioni del Cdm di approvazione dei provvedimenti. In particolare la Boschi non era presente il 20 gennaio 2015, l'11 novembre 2015 con il decreto Salva-banche e neanche il 16 novembre con il decreto legislativo numero 180. L'assenza della Boschi è stata inoltre confermata anche nelle riunioni del 6 e del 13 novembre.

 

Sul fronte delle attività patrimoniali della Boschi e dei suoi familiari, l'Antitrust segnala che la dichiarazione fu presentata il 21 maggio 2014 e non riporta il possesso di azioni bancarie della Banca Etruria, anche se il questionario impone l'obbligo di dichiarare il possesso di azioni solo sopra i 50 mila euro.

Edited by Rotwang
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stamane sul Corriere della Sera c'è un ottimo articolo di Federico Fubini in cui viene spiegato in modo chiaro qual è la questione centrale all'origine del dissidio tra il governo italiano e l'Unione Europea per quanto riguarda i salvataggi bancari

 

http://www.corriere.it/economia/15_dicembre_24/banche-ragioni-un-dissidio-destinato-durare-e21a68a4-aa0f-11e5-85c0-9f00ee6a341c.shtml

 

Il resto della posta in gioco però è anche più complesso, perché riguarda il ruolo dell’Italia nell’area euro. Ed è qui che i dissensi fra Roma e Bruxelles sui bilanci bancari diventano importanti. L’operazione sulla Cassa di Teramo, con contributi volontari e fiscalmente deducibili da parte delle altre banche, dimostra che il Paese sa ancora trovare soluzioni efficienti. Ma è sul «salvataggio» di Banca Etruria e Marche e delle Casse di Ferrara e Chieti che gli scogli europei sono venuti fuori. Nel suo rapporto di ieri il Tesoro fa capire che l’intervento del Fondo interbancario era stato disegnato dal governo e della Banca d’Italia in modo rigoroso, ma non traumatico. Le perdite sui crediti inesigibili dei quattro istituti sarebbero state quelle già registrate dalla gestione straordinaria dei commissari. Il capitale sarebbe stato abbattuto, non cancellato o portato i n negativo. Azzerati o quasi i soci, per ricostituire il patrimonio sarebbe bastato convertire in azioni le obbligazioni subordinate. Ci sarebbero state perdite, non un disastro. E dal Fondo interbancario di tutela dei depositi sarebbe stata sufficiente un contributo da 2,2 miliardi.
È qui che la Commissione Ue ha frenato. Per lei le banche andavano «risolte» in base alla nuova normativa europea, cioè liquidate salvandone le parti buone. Gli obbligazionisti subordinati e gli azionisti dovevano perdere tutto per sempre. Costo dell’operazione (finanziato dal Fondo di risoluzione, sempre pagato dalle altre banche italiane), 3,7 miliardi. La chiave è in quella differenza di un miliardo e mezzo fra 2,2 e 3,7. Sappiamo infatti che la soluzione impostasi, quella gradita a Bruxelles, svaluta i crediti in default delle quattro banche fino ad appena al 17,6% del valore originario. Si può dunque immaginare che l’operazione da 2,2 miliardi proposta dall’Italia trattasse quegli stessi crediti al valore di bilancio intorno al 40%: un miliardo e mezzo di perdite in meno. Quel prezzo al 17,6% che piace a Bruxelles è da liquidazione, da vendita al più presto domattina. Il 40% che prevale nei bilanci delle banche in Italia per i crediti in difficoltà invece è un valore di lungo periodo: a volte dietro ci sono anche ville a garanzia, o aziende in crisi che ripartono. E questa forbice fra le due letture è esattamente ciò che oggi blocca un intervento di sistema in Italia per rimuovere dalle banche italiane ben 200 miliardi di prestiti in default.

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