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Elezioni presidenziali negli USA del 2016


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ora che ci penso; quest'uomo non vale nemmeno un'unghia del nostro cavaliere: lui non si è mai scusato per essere colui che è...

Uno sta in america, l'altro in italia.

 

In america se ti scusi in tv gli elettori ti perdonano.

 

In italia gli elettori li compri coi condoni edilizi o con gli 80 euro.

Edited by marco7
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Il secondo dibattito tra Trump e Clinton è la peggior pagina politica che si sia mai vista. Le più vergognose scene della televisione trash italiana sono un cartone Disney al confronto. Qui uno spezzone dove Trump dice ai Clinton che Bill ha stuprato delle donne.

 

http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2016/10/10/usa-2016-confronto-tv-clinton-trump.html

Edited by Rotwang

la Clinton sostiene di essere l'ultimo baluardo tra noi e l'Apocalisse

 

http://www.repubblica.it/speciali/esteri/presidenziali-usa2016/2016/10/11/news/trump_ancora_contro_ryan_debole_e_sleale-149558097/

 

mi pare un formidabile spot a favore dell'Apocalisse :asd:

La complottara Jill Stein, candidata del Green Party, ha detto che Donald Trump è meno pericoloso di Hillary Clinton sulla politica estera perché questa vuole iniziare una guerra nucleare contro la Russia. Molti elettori dei Verdi statunitensi sono antivax truther ( https://en.wikipedia.org/wiki/9/11_Truth_movement ) e fa sorridere che un'ambientalista "progressista" sostenga più uno che nega quasi totalmente il problema del cambiamento climatico, non voglia regolamentare neanche per sbaglio l'uso e la vendita di armi e sia contro a qualsiasi politica a favore delle energie rinnovabili.

Edited by Rotwang

Beh sicuramente Hillary cerca i voti di quei conservatori

americani che possono essere spiazzati dall'atteggiamento

di Trump in politica estera

 

Di qui l'annuncio di cyber attacchi alla Russia da parte di Obama

 

Certamente gli apparati Usa hanno la capacità di provocare seri danni alle strutture russe: in linea teorica potrebbero perfino causare lo stallo di ogni attività telematica per un consistente numero di ore. Ma una tale offensiva innescherebbe una nuova rappresaglia del Cremlino, potenzialmente altrettanto devastante. Perché, a differenza della guerra convenzionale, in ambito cibernetico le distanze tra i principali attori sono assai sfumate, per la natura fisiologicamente fragile della dimensione virtuale. Per questo le unità cibernetiche statunitensi si limiteranno a colpire con moderazione l’avversario, se mai agiranno.

Piuttosto le minacce in questione sono pensate a uso interno per tranquillizzare l’opinione pubblica e segnalare a Trump, estimatore di Putin, la volontà degli apparati di schierarsi dalla parte di Clinton. Di fatto una risposta “elettorale”, ovvero quella più adeguata.

 

fonte:  Limes

Il Post

 

Molti giornali americani si sono interessati a uno dei molti candidati “indipendenti” alla presidenza degli Stati Uniti (cioè non appoggiati dai partiti istituzionali, quello Repubblicano e Democratico). Il candidato in questione non è Gary Johnson, il candidato del Partito Libertario che qualche sondaggio nazionale dà intorno al 10 per cento, né Jill Stein, la candidata dei Verdi che punta ad attrarre i voti dell’ala sinistra dei Democratici. Si chiama invece Evan McMullin ed è un ex agente della CIA 40enne che si è candidato soltanto ad agosto. Per via del suo ingresso tardivo, il suo nome sarà presente sulle schede elettorali di soli 11 stati: eppure McMullin potrebbe diventare il primo candidato indipendente a vincere in un singolo stato da quasi cinquant’anni a questa parte, e persino risultare decisivo per l’esito delle elezioni. Com’è possibile?

 

Da dove spunta McMullin, e perché piace allo Utah

La carriera di McMullin finora è stata sostanzialmente anonima: dopo essersi laureato in Economia in una università prestigiosa –  la Wharton – ha fatto il volontario per l’agenzia dell’ONU per i rifugiati e ha lavorato per dieci anni alla CIA, per poi finire a fare il consulente per l’ufficio della Camera dei Rappresentanti dei Repubblicani.

 

L’aspetto rilevante della sua biografia è però un altro: McMullin è nato e vive nello Utah, uno stato occidentale molto conservatore in cui i candidati presidenti Repubblicani vincono ininterrottamente dal 1968. Lo Utah è anche lo stato americano dove è più diffuso il mormonismo, una dottrina religiosa di ispirazione cristiana fondata agli inizi dell’Ottocento: nel 2010 più del 60 per cento della popolazione dello Utah si definiva mormona. McMullin è molto di destra sui temi che interessano alla destra religiosa – diritto all’aborto, finanziamenti alle scuole private, riduzione della povertà – e soprattutto è mormone. Cosa che nello Utah aiuta molto, soprattutto se nessuno dei due candidati istituzionali risulta troppo attraente, per un motivo o per un altro.

 

È da settimane che i sondaggi locali dello Utah danno McMullin in rimonta. A settembre stimavano i suoi consensi attorno al 10 per cento: una percentuale rispettabile, per un candidato praticamente sconosciuto. Ora siamo un passo oltre: l’ultimo sondaggio diffuso nello Utah, realizzato dal Rasmussen Reports (un istituto solitamente serio), dà McMullin al 29 per cento, davanti a Clinton e dietro a Trump di un solo punto.

 

Molti giornali americani hanno legato l’ascesa di McMullin nei sondaggi al cattivo momento di Donald Trump, e più in generale al profilo della sua candidatura. Trump è un milionario di New York che in passato è stato vicino ai Democratici; McMullin ha lavorato per un’agenzia federale per dieci anni, ed è sempre stato vicino ai Repubblicani. Un tempo Trump appoggiava il diritto all’interruzione di gravidanza (anche se da qualche anno ha cambiato idea); nel suo programma, McMullin scrive che «una cultura che finanzia gli aborti su richiesta sta agli antipodi di quella americana». Trump è un personaggio esplicitamente sopra le righe, che dice e propone cose radicali ignorando estesi pezzi del partito Repubblicano; McMullin sta cercando di parlare anche agli elettori che non intendono votarlo (in un recente tweet ha parlato positivamente del movimento per i diritti degli afroamericani Black Lives Matter). Trump è presbiteriano, cioè protestante; McMullin è mormone. «Ho voglia di votare per una persona virtuosa e onesta», ha sintetizzato al New York Times un’elettrice dello Utah che ha assistito a un recente comizio di McMullin.

 

Cosa può succedere?

Naturalmente McMullin non ha nessuna speranza di competere con Trump o Clinton fuori dallo Utah, uno stato che ha un elettorato particolarissimo e poco rappresentativo della popolazione americana. McMullin è praticamente sconosciuto a livello nazionale –nei rarissimi sondaggi che chiedono di lui, ottiene l’uno o il due per cento delle intenzioni di voto – e ha una campagna praticamente squattrinata, in confronto a quelle di Trump e soprattutto di Clinton. Nella migliore delle ipotesi McMullin potrebbe sottrarre voti a Trump o persino vincere nello Utah. Sarebbe una notizia notevole: l’ultimo candidato indipendente a vincere uno stato fu l’ex governatore Democratico dell’Alabama George Wallace, che alle elezioni del 1968 ne vinse cinque con una campagna elettorale molto populista e razzista.

 

Un eventuale buon risultato di McMullin sarebbe inoltre un grosso guaio per Trump, che data l’attuale situazione politica americana ha molti meno voti “certi” di Clinton: gli stati che voteranno sicuramente Democratico sono una ventina, alcuni dei quali molto popolati, mentre Trump può contare sul sostegno certo “soltanto” di una quindicina di piccoli stati del sud o rurali. E fino a qualche giorno fa, lo Utah era uno di questi: nel caso estremo di una vittoria di McMullin, l’eventuale perdita dei suoi 6 grandi elettori sarà un problema (per vincere le elezioni un candidato deve raggiungere 270 “grandi elettori”, che ciascuno stato assegna – in proporzione al numero dei propri abitanti – al candidato che ottiene più voti).

 

È comunque un’ipotesi ancora piuttosto fragile: per rendere possibile la vittoria di McMullin dovrebbero succedere altre cose molto rilevanti per gli elettori dello Utah, come ad esempio un inciampo di Trump su una questione religiosa o un endorsement a McMullin del popolare ex candidato Repubblicano Mitt Romney, che è mormone, molto popolare nella destra religiosa e notoriamente ostile a Trump (una fonte di Politico ha detto che Romney sta effettivamente valutando se appoggiare o meno McMullin).

 

L’ipotesi-fantapolitica di FiveThirtyEight
Qualcuno si è spinto ancora oltre, fino a immaginare la possibilità che McMullin diventi presidente degli Stati Uniti. Ne ha scritto il giornalista Benjamin Morris in un recente articolo su FiveThirtyEight, che è diventato uno dei più letti del sito durante tutta la campagna elettorale.

 

Semplificando molto, lo scenario immaginato da Morris è questo: McMullin vince nello Utah, e né Trump né Clinton riescono a ottenere i 270 grandi elettori necessari per essere nominato presidente. A quel punto la legge americana prevede che il presidente sia scelto dalla Camera fra i tre candidati più popolari – e quindi Clinton, Trump e McMullin – mentre il Senato riceverebbe l’incarico di scegliere il vicepresidente fra i due candidati vicepresidenti più popolari. Alla Camera i negoziati sarebbero sostanzialmente bloccati, fra le decine di Repubblicani che non ne vogliono sapere di scegliere Trump e i Democratici che starebbero sostanzialmente a guardare. A quel punto il Senato avrà già già deciso chi eleggere fra Tim Kaine, il candidato vicepresidente di Hillary Clinton, e Mike Pence, il candidato vice di Donald Trump. La loro elezione dipenderebbe dal partito che controlla il Senato: se fossero i Democratici, Kaine sarebbe nominato vicepresidente. Se fossero i Repubblicani, verrebbe nominato Pence. Una volta nominato il vicepresidente, il partito del suo avversario avrebbe tutto l’interesse per nominare McMullin presidente: se i Repubblicani controllassero il Senato e Pence fosse nominato vicepresidente, i Democratici preferirebbero nominare McMullin a presidente piuttosto che ritrovarsi Trump. L’ipotesi, nel suo essere irrealistica, vale anche a parti inverse.

 

Stiamo parlando di uno scenario molto, molto, molto improbabile. Secondo il modello di Nate Silver, la probabilità che nessuno dei due candidati ottenga i 270 grandi elettori è dello 0,3 per cento. La vittoria di McMullin in Utah invece è data attualmente al 6-7 per cento. In caso di vittoria di McMullin nello Utah e di situazione “bloccata” al Congresso, Nate Silver stima che McMullin avrebbe una possibilità su 10 di diventare presidente. Combinati tutti questi dati, attualmente McMullin ha lo 0,02 per cento di possibilità di diventare presidente (una ogni cinquemila simulazioni).

@@marco7 credo che Trump facesse riferimento alle vicende delle elezioni presidenziali del 2000, in cui Bush figlio vinse contro Al Gore su decisione della Corte Suprema che assegnò a Bush i candidati della Florida senza ordinare un riconteggio delle schede: Bush vinse, sulla base di un conteggio molto controverso, per poco più di 500 voti

Gore accettò il verdetto, ma non fece certamente il bene dell'America: sappiamo poi come sono andati gli 8 anni della presidenza Bush, a partire dall'11 Settembre 2001 che ha dato avvio a una limitazione delle libertà degli americani con il "patriot act" e a una metodica destabilizzazione da parte degli Stati Uniti di tutta l'area mediorientale, cosa di cui pagheremo le conseguenze ancora per qualche decennio

la presidenza si concluse con l'epocale crisi economica cominciata nel 2007-2008, della quale siamo ancora prigionieri: è stata certamente la peggior presidenza del dopoguerra e una delle peggiori in assoluto

 

per quanto riguarda il dibattito di ieri, sebbene tutti i giornali leggano una chiara vittoria della Clinton, Trump è riuscito a conquistare definitivamente il voto dell'America rurale con la difesa ad oltranza delle armi ad uso privato

occorrerà capire se questo può configurare una vittoria a sorpresa di Trump, tipo la Brexit, dove Londra è stata sconfitta dalle periferie

secondo me i sondaggi non dicono tutto e parlano solo dell'America liberal e politically correct, che ovviamente voterà per Clinton, ma questo lo sapevamo già

Clinton gode di evidenti appoggi da quelli che potremmo definire "poteri forti", che esercitano il loro influsso sui maggiori giornali e manipolano varie vicende al contorno, come ad esempio quella di Assange che, esule da 4 anni nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, ha avuto in questo giorni l'accesso a internet negato, per evidente paura delle rivelazioni che poteva fare sulla Clinton (nell'ambasciata dell'Ecuador non vale evidentemente il primo emendamento della Costituzione USA...)

 

http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/19/news/l_ecuador_stacca_internet_ad_assange_non_interferisca_sulle_elezioni_usa_-150092409/?refresh_ce

trump non accetta che la campagna elettorale sia stata basata su cose atte a screditare la sua vita privata (come il fatto che, da imprenditore, ha fatto quello che fanno milioni di altri imprenditori ovvero evadere le tasse e trattare le donne come trofei... sì, terribile, ma che c'entra?) e comunque su cose accadute in passato, e personalmente non è piaciuto nemmeno a me. penso che tirare fuori un suo audio privato di dieci anni fa sia stato uno dei punti più bassi della politica nonché l'ennesima dimostrazione che clinton viene appoggiata da media e istituzioni che farebbero di tutto (letteralmente) per non arrestare la corsa della propria pupilla, e quando sei appoggiata dai media mainstream è ovvio che tu non sia il messia salvatare degli oppressi. 

 

 

trump non accetta che la campagna elettorale sia stata basata su cose atte a screditare la sua vita privata
In America la campagna elettorale s'è sempre fatta così; tant'è che ancora tirano fuori la storia di Bill Clinton e Monica Lewinsky per screditare... sua moglie! 
clinton viene appoggiata da media e istituzioni che farebbero di tutto (letteralmente) per non arrestare la corsa della propria pupilla, e quando sei appoggiata dai media mainstream è ovvio che tu non sia il messia salvatare degli oppressi. 

Non esistono messia che salvano gli oppressi, e se esistono di sicuro non hanno un patrimonio di 4 miliardi di dollari, non sono appoggiati da Wladimir Putin e pagano le tasse. 

In America la campagna elettorale s'è sempre fatta così; tant'è che ancora tirano fuori la storia di Bill Clinton e Monica Lewinsky per screditare... sua moglie! 

Non esistono messia che salvano gli oppressi, e se esistono di sicuro non hanno un patrimonio di 4 miliardi di dollari, non sono appoggiati da Wladimir Putin e pagano le tasse. 

 

 

 

appunto, tra i due con appoggi forti dietro le quinte ci sarebbe da preferire chi si comporta da quello che è, e non chi finge. 

appunto, tra i due con appoggi forti dietro le quinte ci sarebbe da preferire chi si comporta da quello che è, e non chi finge. 

 

Trump non finge? Essere sostenuti dal Cremlino non è un appoggio forte? Ma dico, hai mai sentito e letto cosa dice Trump? Perché voi grullini parlate ancora? Non ti rendi conto che dietro Trump ci sia un vuoto ideologico e politico molto più ampio di Clinton ed è ignorante quanto una scarpa? Se lo ritieni migliore di Hillary, francamente non so che persona tu sia, sicuramente uno di quelli che ritiene Renzi peggiore di Berlusconi, però a tal punto c'è molto poco da aggiungere.

Edited by Rotwang

 

 

credo che Trump facesse riferimento alle vicende delle elezioni presidenziali del 2000

 

su quell'affermazione ora sono preoccupato veramente, perché penso, leggendo quello che ho percepito dai giornali che Trump ha scarsissime possibilità di vittoria.

 

Sono preoccupato perché se vincerà la Clinton, la vittoria verrà messa in discussione e visto l'estrema divisione dei due contendenti a preoccuparmi sono i sostenitori di Trump, quella parte di america (a quanto pare molto numerosa) rurale e sostenitrice delle armi ad oltranza ad uso privato come dici giustamente che potrebbero causare forti disordini interni con riflessi anche sulla nostra già malata e in stato comatoso economia.

se vincerà la Clinton, la vittoria verrà messa in discussione

 

a mio avviso questo pericolo non sussiste se la Clinton vincerà con ampio margine

può invece sussistere se si ripete uno scenario tipo Bush - Gore del 2000 (a parti invertite perché in quel caso fu svantaggiato il candidato democratico) 

 

per chi vuole rileggersi l'oscura storia del voto in Florida del 2000 (Stato del quale era governatore il fratello di Bush) consiglio questo articolo

 

http://www.corriere.it/esteri/speciali/2008/elezioni_usa/notizie/link-florida-2000_999237d2-8fe2-11dd-83b2-00144f02aabc.shtml

 

La decisione di Gore, che non trovò sostegno in tutto il Partito democratico, di non proseguire la lotta legale, permise a Bush di aggiudicarsi la Florida con un vantaggio dello 0,00009% e diventare il quarto in tutta la storia degli Stati Uniti a essere proclamato presidente avendo ricevuto in assoluto meno voti dell'avversario.

Edited by conrad65

 

 

appunto, tra i due con appoggi forti dietro le quinte ci sarebbe da preferire chi si comporta da quello che è, e non chi finge. 

Oh cielo cielo... ma cos'è quest'epidemia di berlusconismo cammuffato à la page? Questo discorso è completamente assurdo; uno che nemmeno si sforza di apparire una brava persona è una persona senza vergogna e senza etica alcuna, una persona pericolosa.

Secondo questo pericolosissimo ragionamento che bisogna premiare "l'onestà nella disonestà" si finisce col preferire sempre il candidato peggiore, quella che ha più processi, i trascorsi più luridi, le idee più minchione. Si finisce col non applicare allo zozzone nessun metro etico perché tanto "è apertamente zozzo" (come se essere apertamente zozzi diminuisse la sozzura in qualche maniera), mentre invece si inizia a fare le pulci su tutto a chi ha il lodevolissimo intento di avere un'immagine pubblica pulita. Invece della gara a chi ha la faccia migliore inizia la gara a chi fa più schifo di tutti e più apertamente. Una cosa semplicemente pazzesca. 

 

 

il lodevolissimo intento di avere un'immagine pubblica pulita
 

 

questo però non rende la Clinton necessariamente migliore: il fatto che si sforzi di apparire presentabile e di buttare la sporcizia sotto al tappeto può essere encomiabile, se l'ipocrisia diventa un valore (e nella società puritana statunitense lo è), ma non è in grado da sola di migliorare o rendere appetibile la sostanza politica del personaggio

la Clinton è stata abile a riportare il confronto elettorale alle affermazioni sessiste di Trump, ma questo ha finito specularmente per rendere brutta questa campagna presidenziale e in un certo senso togliere valore a una probabile vittoria della Clinton stessa

In effetti gli italiani avevano commentato le avventure di berlusconi con un " almeno gli piace la figa".

I miei concittadini burini ( e a quanto pare molti italiani) si accontentano di " uno che dice quello che pensano tutti ( i razzisti, misogini, ladri, e ignoranti).

 

Sono molto contento di non avere figli...

 

 

Abbiamo già visto Trump: https://www.theguard...ister?CMP=fb_gu

 

invece di fare articoli con confronti più o meno probabili, la stampa dovrebbe seriamente chiedersi come è possibile che una grande democrazia si sia ridotta a una contesa elettorale indcente (e i dibattiti televisivi hanno mostrato tutto il livello di indecenza)

Trump è quello che è, neanche se mi impegnassi a fondo potrei riuscire a peggiorare l'immagine del personaggio; ma anche la Clinton è impresentabile, e lo è come moglie di un ex presidente, restato in carica 8 anni, poi segretaria di stato sotto Obama e a suo tempo già sconfitta in una primaria elettorale da Obama stesso

diciamo la verità, se non ci fosse dall'altra parte un Trump, bersaglio facilissimo, la Clinton non avrebbe alcuna chance di essere eletta

quindi la critica su Trump ci sta tutta, ma gli americani dovrebbero anche fare autocritica sulla Clinton e domandarsi seriamente cosa sta succedendo all'istituto presidenziale

facciamo un riepilogo

1980-88 Bush padre vicepresidente di Reagan

1989-1992 Bush padre presidente

1992-2000 Clinton presidente

2001-2008 Bush figlio presidente

2009-2012 Clinton Hillary segretario di stato

2017-? Clinton Hillary presidente?

 

è "normale"?

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