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Carol - una piacevole sopresa e un dubbio


Sampei

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Di recente sono andato a vedere questo film e mi ha affascinato molto. Mi piacerebbe commentarlo, così, per gioco.

E' la storia di una facoltosa signora disincantata, di una ingenua commessa che coltiva un sogno e della folgorante attrazione che sconvolge la loro routine in maniera irreversibile, nella New York degli anni Cinquanta.

 

Naturalmente non poteva che trattarsi di un dramma, perchè le epopee saffiche, si sa, tendono a non contemplare il lieto fine nemmeno nel mondo dei sogni, ma bisogna dire che rispetto alle tragedie strazianti cui sono abituato questo film è infinitamente più composto ed elegante, preferendo chiudere con una educata, pulita ed affascinante sensazione di nostalgia.

 

Sono rimasto sorpreso perchè dal tenore delle recensioni non mi aspettavo assolutamente che il legame lesbo fosse così mainfestamente esplicito. Non mi riferisco alla scena di sesso, molto delicata ed estremamente coinvolgente, ma al modo in cui i personaggi del film si relazionano con la "questione".

 

La dinamica dell'avvicinamento, il suo svolgimento e l'epilogo sono perfetti nel tratteggiare quello che è capitato alla maggiorparte delle ragazze lelle che conosco, quindi non so se potrei consigliarne tanto facilmente la visione, sapendo di risvegliare antichi ricordi sopiti. Il brutale consumarsi della fiamma di questo incontro mi fa pensare, scherzosamente, che potrebbe essere fin troppo autobiografico per molte di loro.

 

Se c'è qualcosa che mi  dispiaciuto è sicuramente la scarsa attenzione nel coltivare i dettagli del legame fra le due protagoniste: questo, a mio parere, rende il film un po' troppo veloce nella sua fase centrale, impedendo di sentirsi completamente coinvolti nel legame. Comunque questo non ha impedito di apprezzare l'inizio in crescendo della vicenda e soprattutto la forza emotiva del finale.

 

C'è una sola cosa che non riesce a non lasciarmi perplesso, ossia l'ambientazione storica: non riesco a percepire come verosimile una vicenda del genere negli anni Cinquanta, perlomeno non nei suoi risvolti pubblici, mi sembra fortemente incompatibile con la mentalità dell'epoca. Potrebbe trattarsi molto più verosimilmente di una vicenda degli anni Settanta-Ottanta, ma onestamente non riesco a configurarmela come presessantottina.

 

Ciò che in particolare non riesco a comprendere è, come dicevo, il modo in cui tutti i personaggi si relazionano all questione anche solo astratta dell'omosessualità. Sembra quasi che non ci sia omofobia in nessuno di loro, non un commento brutale, non un gesto di odio, di disprezzo, quasi nemmeno di scandalo. Tutte le emozioni negative sembrano rivolte solamente alla questione del divorzio di Carol e al rifiuto di Therese di partire per la Francia.

 

L'omosessualità delle protagoniste (già nota quella di Carol, appena scoperta quella di Therese) appare come normalizzata, come qualcosa di "non osceno" agli occhi delle persone con cui interagiscono, in primis mariti/corteggiatori e poi anche parenti e avvocati, e in effetti anche nelle due protagoniste, al punto che nessuna delle due avverte nemmeno l'ombra dell'esigenza di coltivare il legame nella clandestinità.  Questo dettaglio lo percepisco come fortemente anacronistico.

Forse è stata una licenza poetica della scrittrice autrice del libro da cui è tratto il film? O forse è un mio punto di vista falsato perchè il mio parametro è l'omosessualità maschile, che spesso ha avuto un trattamento sociale ben diverso da quella femminile? In fondo in certi casi quest'ultima non viene nemmeno percepita come "istituzionalmente esistente" ma solo come comportamento aleatorio e contingente. O magari ho io un'idea sbagliata degli anni Cinquanta, e quindi questo rivela una sorta di mio pregiudizio sulla capacità della mentalità dell'epoca di concepire, metabolizzare e gestire senza isterismo omofobico l'argomento omosessualità? In fin dei conti mi sono dovuto ricredere fortemente (e con mia grande gioia) quando ho visto dal vivo il modo in cui viene affrontata vissuta e manifestata l'omosessualità in alcune società islamiche, cosa per me quasi impensabile prima di vederlo con i miei occhi.

 

Mi piacerebbe approfondire la questione e chissà magari trovare delle fonti che possano chiarire un po' meglio questa (vera o ritenuta?) discrasia.

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Io l'ho visto e mi è piaciuto molto, proprio un bel film.

Per quanto riguarda i tuoi dubbi sulla possibilità di vivere negli anni '50 storie così, dobbiamo fidarci dell'autrice del romanzo, che mi pare fosse omosessuale: se lo ha concepito in questo modo vuol dire che c'era questo spazio.

Comunque nel film ci sono riferimenti alla visione negativa dell'omosessualità, ad esempio quando Carol deve andare dallo psicologo per curarsi di questa sua caratteristica, se vuole avere più possibilità di vedere i figli.

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è interessante la tua riflessione, però riguardo il marito di Carol a me è sembrato evidente che questa situazione non l'abbia sorpreso perchè Carol stessa aveva avuto una relazione con un'altra donna (l'amica che vediamo nel film) e forse anche con altre donne prima. Quindi il marito di Carol è un caso a parte, è una persona esaperata da una situazione, di cui ha preso coscienza già molto prima dai fatti narrati nel film.

Riguardo il ragazzo che gira attorno a Therese, mi pare appaia piuttosto "aperto", infatti Therese non perde occasione di sputarli già da subito una provocazione riguardo l'omosessualità (una cosa tipo: "ti è mai capitato di sentirti attratto da uomini?") e lui non sembra particolarmente disturbato, ma sembra conoscere comunque questa realtà che giudica con indifferenza. Ma già dal principio vede in Therese qualcosa di diverso, quindi la tratta come tale anche all'interno della loro situazione sentimentale, anche lui non è sorpreso ma piuttosto incazzato che se ne vada con una donna. Credo che tutto questo possa essere molto realistico, siamo pur sempre a New York e non in una provincia bigotta dell'america!

Mi viene da ricordare un altro film intotolato "Aimee e Jaguar", lì siamo negli anni 30-40 a Berlino e la relazione tra le due non fa molto scandalo, addirittura una delle protagoniste ottiene il divorzio, anche se il marito è incazzatissimo, in questo caso si tratta di una storia verissima,  c'è anche un documentario a proposito. Però le due non vengono perseguitate in quanto lesbiche. Sicuramente c'entra il fatto che siano donne e non uomini, altro aspetto è che comunque una delle due appartiene a uno strato sociale particolare, questo succede anche in "Carol", stiamo parlando di ambienti borghesi, dove in qualche modo si è "protetti".

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  • 1 month later...
C'è una sola cosa che non riesce a non lasciarmi perplesso, ossia l'ambientazione storica: non riesco a percepire come verosimile una vicenda del genere negli anni Cinquanta, perlomeno non nei suoi risvolti pubblici, mi sembra fortemente incompatibile con la mentalità dell'epoca. Potrebbe trattarsi molto più verosimilmente di una vicenda degli anni Settanta-Ottanta, ma onestamente non riesco a configurarmela come presessantottina.

 

Ti sbagli nel senso che la vicenda è tratta da un romanzo lesbico di Patricia Highsmith del 1952

 

Hai ragione nel senso che il romanzo originale è uscito sotto pseudonimo e censurato e la stessa

Highsmith ne ha negato la paternità fino al 1989, quando uscirà a suo nome e nella versione integrale

 

Quindi di cosa parliamo? Di un romanzo scritto per un pubblico lesbico degli anni '50 da una lesbica

la cui vita sessuale puoi conoscere vendendo la voce Patricia Highsmith in inglese ( in Italiano la

sessualità della scrittrice è censurata )

 

Detto per inciso ma lo dico per @Schopy....XD

 

Strangers in the train cioè la sceneggiatura del secondo film di Hitchcock della trilogia dell'omosessualità

era tratto dal primo libro della Highsmith, lesbica....seguirà poi il Talento di Mr Ripley altro libro con un

criminale ambiguo e latamente gay

 

Per riuscire a pubblicare la Highsmith quindi si adegua ( romanzi criminali, criminali ambigui o criptogay )

ma al contempo "esprime" in modo indiretto la sua omosessualità

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O magari ho io un'idea sbagliata degli anni Cinquanta, e quindi questo rivela una sorta di mio pregiudizio sulla capacità della mentalità dell'epoca di concepire, metabolizzare e gestire senza isterismo omofobico l'argomento omosessualità?

 

Todd Haynes, che è il regista del film adotta la stessa estetica del

precedente Lontano dal paradiso ( scritto però da lui, gay dichiarato

oggi )

 

C'è - credo - l'ennesimo richiamo gay...all'estetica di Douglas Sirk

insomma il film è fotografato in un falso stile anni '50, come se fosse

stato fatto all'epoca, quando invece tu avresti solo potuto vedere il film

di Hitchcock

 

Devi immaginare quindi un gay cinefilo che guarda un film di Sirk in cui

Rock Hudson fa finta di essere etero e vive una storia drammatica d'amore

e 40 anni dopo si toglie la soddisfazione di realizzare in chiave gay quei film

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