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Omosessualità e Islam: un rapporto conflittuale?


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mi chiedo come nel 2016 gente ancora possa credere ai miti...

 

Il mito solletica le nostre speranze ed esorcizza le nostre paure:

io mi chiederei piuttosto come nel 2016 la gente potrebbe non crederci.....

 

Per il tema proposto:

certo che il rapporto etico dottrinale tra Islam ed omosessualità, ma preferirei dire omoerotismo, è conflittuale e probabilmente lo sarà sempre come del resto lo sarà sempre quello con gran parte del Cristianesimo.

Per una religione organizzata è difficile, se non impossibile, ripudiare una dottrina che risale albori della sua fondazione e che è stata sempre presentata come comandamento di un dio.

 

Comunque è sufficiente che le religioni non pretendano di attuare la propria dottrina etica nelle leggi civili, poi possono pur continuare a pascersi delle proprie stoltezze divinamente ispirate.....

Comunque è sufficiente che le religioni non pretendano di attuare la propria dottrina etica nelle leggi civili

Le religioni rivelate DEVONO farlo, perché sono in possesso non di una verità ma dell'unica Verità: il loro dovere, quindi, è quello di illuminare (persino a forza) gli apostati.

Questa incapacità di distinguere l'esoterico (la componente divina) dall'essoterico (la componente quotidiana) è imprescindibile da tale tipologia di religione,

Errata [...] corrige

Di errato non c'è niente.

La tua versione dei fatti è quella auspicabile, cioè quella in cui ogni credente decide secondo la propria coscienza e lascia agli altri il diritto di fare altrettanto, ma la mia è quella reale, cioè quella in cui un credente impone il punto di vista della sua Verità rivelata anche a chi non riconosce affatto questa autorità. E (mi ripeto) questo passo è connaturato nell'idea stessa di "religioni rivelate".

L'attuazione della dottrina etica di una certa religione nella legge civile di uno Stato è dipesa da particolari circostanze storiche e quindi non è sempre ed ovunque stata vera e certo non è vera oggi in Italia ed in genere nei Paesi cosiddetti occidentali.

 

Anche l'imposizione della verità presunta rivelata a chi non riconosce l'origine divina di tale verità è, a mio parere, più accidente storico che obbligo connaturato alla religione rivelata:

semmai si potrebbe affermare che sia obbligo connaturato la divulgazione della verità presunta rivelata, soprattutto quando pretenda avere efficacia salvifica, ma non ne farei una legge universale, dato che non mi risulta che ad esempio le religioni misteriche antiche, che pur presentavano una verità rivelate e pretendevano di essere salvifiche, avessero propositi divulgativi, anzi!

Probabilmente l'impeto divulgativo del Cristianesimo, poi ereditato dall'Islam, dipende dall'originaria impostazione di scuola filosofica ed infatti era ed è del tutto assente nell'Ebraismo, benché sia anch'esso una religione rivelata.

L'attuazione della dottrina etica di una certa religione nella legge civile di uno Stato è dipesa da particolari circostanze storiche

Non concordo.

Gli Ebrei, che tu citi come esempio, sono stati una teocrazia fino all'arrivo delle legioni romane.

Si ma che discorsi si voglion fare? Aspettare che la dottrina islamica trovi una nicchia dove giustificare il possibile sentimento omoaffettivo? Altri tempi sarebbero di certo quelli in attesa di "perdonare" eventuali pratiche sessuali a seconda della gravità.

Ma di che si parla? Un ragazzo musulmano con cui ho potuto parlare di ciò perchè era gay, praticava l'astinenza totale per non infrangere questi dogmi. Un altro invece il sesso lo faceva ma sentiva dei sensi di colpa enormi verso la famiglia e il suo dio perchè sentiva di offenderli.

O accetti la religione secondo gli istituti e regole che piovono dall'altro e quindi niente omosessualità, o fai il solito discorso tipo cattolico "non credo nella Chiesa ma ho un rapporto diretto con Dio e solo lui mi giudica" e allora tanto vale essere zoroastriano che musulmano o cattolico.

Edited by Efestione7

 

 

Aspettare che la dottrina islamica trovi una nicchia dove giustificare il possibile sentimento omoaffettivo?

 

Apparentemente per gli omosessuali religiosi la cosa sembra molto importante,

come se agli omofobi importasse qualcosa delle loro questioni di coscienza.

 

 

 

Un ragazzo musulmano con cui ho potuto parlare di ciò perchè era gay, praticava l'astinenza totale per non infrangere questi dogmi. Un altro invece il sesso lo faceva ma sentiva dei sensi di colpa enormi verso la famiglia e il suo dio perchè sentiva di offenderli.

 

Mi sembrano eccezioni.

La maggioranza dei gay musulmani che ho conosciuto

sono ipocriti quanto i gay cattolici.

E la considero una cosa positiva :)

 

 

Non concordo. Gli Ebrei, che tu citi come esempio, sono stati una teocrazia fino all'arrivo delle legioni romane.

 

Però io ho citato l'Ebraismo a proposito della mancanza d'interesse alla divulgazione della verità presunta rivelata, non a proposito dell'attuazione della dottrina etica religiosa nella legge civile dello Stato.

Peraltro anche questa attuazione non è necessariamente connessa con uno Stato teocratico, se non altro perché nei tempi più antichi ed in genere in quelli precristiani non c'erano grandi differenze:

così il mos maiorum romano era insieme civile e religioso, garantito sia dalla legge civile sia dagli dei in quanto conforme alla tradizione ancestrale.

 

PS:

Gli Ebrei non furono sempre retti da una teocrazia, anzi, mi pare che la teocrazia abbia interessato periodi abbastanza brevi della storia ebraica, che conobbe soprattutto forme di governo in cui il re era distinto dal sommo sacerdote.

 

 

 

 

 

Apparentemente per gli omosessuali religiosi la cosa sembra molto importante, come se agli omofobi importasse qualcosa delle loro questioni di coscienza.

 

Suppongo che neppure agli omosessuali religiosi importi qualcosa delle questioni di coscienza degli omofobi ;-)

 

 

 

 

La maggioranza dei gay musulmani che ho conosciuto sono ipocriti quanto i gay cattolici. E la considero una cosa positiva :)

 

Non è consueta tale lode dell'ipocrisia, se non come forma di difesa contro una prevaricazione ingiusta, ma in questo caso non la definirei ipocrisia, bensì dissimulazione prudente......

Apparentemente per gli omosessuali religiosi la cosa sembra molto importante,

come se agli omofobi importasse qualcosa delle loro questioni di coscienza.

 

 

 

 

Mi sembrano eccezioni.

La maggioranza dei gay musulmani che ho conosciuto

sono ipocriti quanto i gay cattolici.

E la considero una cosa positiva :)

D'accordissimo infatti. Avendo avuto problemi assai simili pure io, a suo tempo optai per  libertà totale da religione, fare l'ipocrita mi riesce male purtroppo. Ma meglio un ipocrita sessualmente attivo che un religioso divorato da tormenti.

Saramandasama

Per il mussulmano gay è più semplice giustificare la sua omosessualità. Basta trovare il passo dove Allah perdona tutto e si mette l' anima in pace.( senza dovere aspettare l' interpretazione di chi che sia) Molto meno ipocriti dei cattolici e dei cattolici atei devoti che preferiscono essere considerati peccatori che ammettere che la loro condizione di malati sia stata depennata dai manuali e considerata non più una patologia anche dall' Oms grazie alle organizzazioni di psichiatri americani.

Poi basta vedere il degrado delle velate italiane e la loro condizione nevrotica, per capire quanto sarebbero necessari dei consultori di massa per i gay italiani.

sostituite "islam" con "cristianesimo" e scoprirete che la situazione è identica. ma del resto è anche stupido pretendere che una religione - cioè una istituzione privata - si adegui ai tempi che corrono come se fosse un locale alla moda.

L'Islam però è molto più facile da "adattare" alla propria morale

rispetto al Cattolicesimo, visto che loro non hanno un Papa che dice la propria.

 

La cosa buona del Cristianesimo è che è talmente impossibile da seguire

che alla fine nessun Cristiano lo prende sul serio.

 

Per il Vangelo devi "vendere tutto ciò che hai e darlo ai poveri"

mentre per l'Islam sei tenuto a donare solo il superfluo.

Per il Vangelo devi "farti eunuco per il regno dei cieli" e non sposarti;

mentre il Corano norma le relazioni tra uomo e donna.

E così via...

L'Islam però è molto più facile da "adattare" alla propria morale rispetto al Cattolicesimo, visto che loro non hanno un Papa che dice la propria.

 

Questo è vero solo in parte perché anche nell'Islam vi sono personalità religiose o comunqe esperte di faccende religiose che hanno un'autorità ampiamente, se non universalmente riconosciuta e comunque riconosciuta in un certo ambito, come il grande ayatollah per gli Sciiti almeno quelli iraniani o il grande imam di Al Ahzar del Cairo che ha grande ascolto presso i Sunniti non solo d'Egitto.

 

Semmai quindi il paragone dovrebbe essere fatto tra l'autorità papale per i Cattolici e l'autorità del grande ayatollah per gli Sciiti iraniani o quella del grande imam di Al Ahzar del Cairo per i Sunniti d'Egitto.

 

D'altronde se, invece del Cattolicesimo, consideriamo il Cristianesimo, la situazione di frazionamento dell'autorità e quindi della dottrina è simile a quella dell'Islam, se non forse peggiore, posto che tale frazionamento sia cosa peggiore:

la moltiplicazione delle sette cristiane non penso infatti abbia uguali nelle altre due religioni cosiddette abramitiche, soprattutto dopo la rottura dell'unità cattolica ad opera della Riforma con il diritto rivendicato da Lutero dell'interpretazione dei libri sacri secondo la coscienza individuale.

 

C'è poi da dire che la Chiesa romana ha una struttura gerarchica ed istituzionale, per di più supportata da tredici secoli da un'entità statuale, che non ha paragoni con le altre religioni e neppure con gli altri culti cristiani e che dà un sostegno fortissimo all'apparato dogmatico e dottrinale cattolico.

 

D'altra parte però bisogna considerare che i fedeli di ogni religione sono in gran parte ignoranti di materia dottrinale o comunque non hanno le competenze storico filologiche o anche solo linguistiche per studiare e quindi interpretare i testi sacri o le tradizioni della propria religione:

essi pertanto tendono a seguire acriticamente e pedissequamente gli insegnamenti dell'autorità di riferimento in una certa temperie politica e sociale.

 

Alla fine quindi si può trovare da una parte il cattolico che, pur sentendosi tale, è inserito in un tale contesto politico sociale ed anche culturale, da essere stimolato ad allentare, se non ad ignorare il rigore dogmatico insegnato dalla Chiesa romana, e dall'altra parte il mussulmano od anche il cristiano non cattolico che, pur non avendo un'autorità religiosa gerarchicamente a sé soprastante da cui istituzionalmente dipendere ed a cui dogmaticamente fare riferimento, tuttavia si sente vincolato, vuoi per ignoranza, vuoi per pigrizia, vuoi per educazione, alle interpretazioni  etiche e dottrinali della sua tradizione locale.

Edited by Mario1944

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