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Il dibattito sulle unioni civili visto dai figli delle coppie gay


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In questi giorni, l'iter del ddl Cirinnà viene sballottato qua e là nel mare magnum della politica. Di ora in ora arriva una nuova onda, inaspettata e a tradimento, che lo fa approdare o naufragare altrove.

 

Prima sembrava che ci fosse una maggioranza perché passasse così com'è, poi si sono aperte le cateratte del cielo con nubifragi di emendamenti, dopodiché è intervenuto un supereroe marsupiale per difendere il mondo gaio dal diluvio. A quel punto, però, tempesta rinviata una prima e una seconda volta. Fiato sospeso intervallato a geremiadi e bestemmie in lingue sconosciute.

 

Segue una ricerca di scialuppe di salvataggio con voti reietti all'interno da racimolare un po' ovunque, mentre si guarda di sfuggita all'ammiraglio della flotta Senato per sapere come intende agire. Alla fine, il capitano in seconda prende l'iniziativa e propone un auto-ammutinamento dal sapore di autogol: stralciare dal ddl la parte incriminata che rischia di affondare bagnarola e burattini con una falla grossa come il buco nell'ozono o in altre parti meno celesti del pianeta. Insomma, potremmo quasi aprire un toto-scommesse sulla prossima mossa e su chi la twitterà per primo.

 

In tutto questo, che assomiglia più a un balletto comico dai risvolti molto tragici, i signori parlamentari che invocano i diritti dell'infanzia, ricordandoci che bisogna "PENSARE AI BAMBINI!" prima di trasformarci in orchi brutti cattivi comunisti magnagàt e magnabebè, i signori parlamentari, dicevamo, si dimenticano che, forse, quei bambini una testa ce l'hanno e che, magari, quella testolina funziona meglio della loro. Bambini che hanno una mamma e una mamma - che fanno due mamme - o un papà e un papà - che fanno due papà - e, mirabile dictu!, non sono ancora diventati mostri a sei zampe con le antenne da teletubbies, ma soprattutto non sono diventati froci (che è una condizione ben più grama, ci dicono, di quella dei mostri a sei zampe con le antenne da teletubbies).

 

Ecco, proprio quei bambini miracolosamente sopravvissuti all'assedio della gaiezza, frocitudine, malanatura e quant'altro, sono i più stupiti, indignati e, più di ogni altra cosa, annoiati e arcistufi di sentirsi dire corbellerie sulle loro due mamme e i loro due papà da parte di perfetti sconosciuti che si chiamano "senatori".

 

In questo articolo, dal titolo Il dibattito sulle unioni civili visto dai figli delle coppie gay, potete leggere le loro parole e immaginare le loro vocine pronunciarle. Forse, come me, arriverete alla conclusione che, in un parlamento infantile dove sgambetti e dispettucci sono la regola, introdurre dei bambini non abbasserebbe certo l'età mentale media dei suoi membri; potrebbe al massimo ringiovanirlo con una cura più efficace dell'elisir di Cagliostro e, nello stesso tempo, dargli una bella raddrizzata, indirizzando la prua verso le Isole della Saggezza e il Triangolo Arcobaleno dei Diritti Civili.

 

Buona lettura e bon voyage!

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I figli delle sentinelle sono spesso sentinelle.

 

I figli dei froci difendono i froci.

 

I figli dei socialisti sono socialisti e i figli dei capitalisti sono capitalisti. Non sempre ma spesso.

 

Personalmente non darei troppo peso alle opinioni dei figli perche' i figli alla fine hanno spesso l'opinione che sentono in famiglia.

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NorwegianWood

Io dico solo che se loro, i bambini, non vedono il problema, il problema non esiste. Esiste solo per chi, da fuori, crede di parlare in nome di bambini e famiglie che nemmeno conosce. Sempre se lo fa in buonafede.

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Un bambino che cresce con due papa' o due mamme ha quella realta' e quello e' il suo mondo come un bambino che cresce con un solo genitore ha quel mondo o un bambino che cresce con un papa' e una mamma conosce quello.

 

Non e' che si,accorge che gli manca qualcosa anche se gli mancasse veramente qualcosa perche' lui conosce quel che ha, non quel che gli manca.

 

La adozione del cogenitore servono a tutelargli l'altro genitore nel caso che il genitore biologico morisse. Servono a dargli la sicurezza che almeno Il genitore superstite non lo perde anche se un genitore dovesse morire. A questo secondo me servono le adozioni del configlio. A dare al bambino la sicurezza legale di avere i due genitori.

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In effetti da una parte si potrebbe osservare che un bambino creciuto male non s'accorge d'essere cresciuto male, ma d'altra parte se un bambino è affezionato a  coloro che l'hanno cresciuto, probabilmente costoro sono stati buoni genitori naturali  o putativi.

 

Comunque in generale il problema mi sembra mal posto:

 

innanzitutto numericamente, perché si dovrebbero esaminare tutti o gran parte dei figli di coppie gay per stabilire in che misura i bambini siano soddisfatti dei propri genitori e di quali, se cioè di quelli naturali o di quelli putativi, siano più o meno soddisfatti;

 

poi eticamente, perché essere un genitore gradito al bambino non significa essere necessariamente un buon genitore secondo l'etica giuridicamente ammissibile in una data temperie sociale e culturale:

oggi educare un bambino a fare tutto quello che vuole senza limiti può comportare un altissimo grado di soddisfazione del bambino verso i genitori, ma eticamente non è considerato socialmente e culturalmente lodevole;

 

infine comparativamente, perché si dovrebbe considerare quanto siano soddisfatti dei propri genitori e come siano educati i bambini delle coppie etero e comparare la loro soddisfazione ed educazione con quella dei bambin di coppie omo.

 

Insomma sappiamo che ci sono coppie omo con bambini soddisfatti dei genitori e probabilmente anche ben educati e questo confuta certamente gli omofobi apocalittici, ma non è che le leggi si facciano o non si facciano in previsione dell'Apocalisse.....

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La voce di un bambino per quanto pura e apparentemente sincera non può essere credibile e neanche presa in considerazione anche se si parla di cose positive come questa poichè socialmente il pensiero di un bambino non ha valore come quello di un adulto laureato, lavoratore ecc...

La voce di un bambino non ha lo stesso peso di quella di un adulto, ma ha ugualmente un peso. Per questo, la legge 10 dicembre 2012, n. 219, ha inserito, nel codice civile, l'articolo 315-bis c.c. nel quale si prevede, al comma II, che "il figlio minore che abbia compiuto gli anni dodici, e anche di età inferiore ove capace di discernimento, ha diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano". L'audizione del minore è anzi obbligatoria nelle cause di affidamento, salvo nel caso in cui tale ascolto rechi danno al minore stesso e, quindi, sia contrario ai suoi interessi fondamentali. Se il sistema giuridico italiano prevede che un minore abbia voce in capitolo in tribunale, ovvero un luogo istituzionale, a maggior ragione dovrebbe averla in un contesto informale.

 

 

Detto ciò, concordo sul fatto che un bambino abbia presente la sua situazione e che su quella basi le sue convinzioni; pertanto, non potendo esperire situazioni diverse in famiglie diverse per composizione, carattere dei genitori, status e via dicendo, non potrà sapere che cosa gli manca, e nemmeno che cosa ha in più. Questo, però, vale anche per gli adulti e per ogni tipo di esperienza, non è un problema specifico dei bambini né delle situazioni familiari. Inoltre, più che soffermarsi su che cosa un bambino "ha in più" o "ha in meno", sarebbe forse più pertinente chiedersi che percezione ha il bambino rispetto a "ciò che ha". La sua è una sensazione di benessere? Vive in modo sereno il contesto familiare? Si trova a disagio? Queste sono domande a cui un bambino e, ancor più, un pre-adolescente può sicuramente rispondere.

 

Poi, certo, c'è la questione di come interpretare e filtrare le parole (e i pensieri che ne sono all'origine) dette o scritte dai bambini. Questa è un'operazione delicata, in effetti. Del resto, io stesso ho presentato l'articolo con un uno spirito provocatorio e toni satirici; prendere alla lettera le "testimonianze" dei bambini sarebbe semplicistico. Tuttavia certe frasi fanno meditare e sono uno spunto per avviare una riflessione.

 

Mi trovo inoltre in sintonia con Mario1944, che eviscera diversi punti critici di questa riflessione: innanzitutto l'affidabilità e portata di ciò che emerge dalle testimonianze. L'articolo è, di per sé, embrionale e necessita di approfondimenti, raccolte di dati, statistiche, così da essere un trampolino di lancio verso uno studio sistematico della questione. Altrimenti rischia di restare, come la mia presentazione, un pamphlet interessante e gustoso, ma privo di un valore concreto ai fini della discussione sul ddl Cirinnà. Per ora, in mancanza di tali ricerche, prendiamolo per ciò che è, cioè un punto di partenza. E, se siete a conoscenza di ricerche già pubblicate, condividetele!

 

Poi c'è la questione etica, sulla quale, di nuovo, mi trovo assolutamente d'accordo con Mario1944. La coppia "indice di gradimento-capacità genitoriale" è un falso binomio. Esistono buoni genitori severi e antipatici, e cattivi genitori indulgenti e simpatici, con tutte le combinazioni possibili. Quindi che un genitore piaccia non significa automaticamente che sappia fare il genitore. E qui torniamo al fatto che le parole dei bambini vanno interpretate, filtrate, soppesate, non prese in modo superficiale e semplicistico così come sono. Studi, controlli incrociati, sondaggi, interviste eccetera possono aiutare a raccapezzarsi e a dare il giusto peso e valore alle testimonianze.

 

Concludo dicendo che, sì, le paure degli omofobi apocalittici sono infondate - talmente infondate che, in teoria, basterebbe parlarne mezzora con loro perché si convincessero essi stessi, ma così non è: chi ha un sacro terrore millenarista non è nelle condizioni di voler sentire ragioni, sa di avere ragione e ciò gli basta. Purtroppo, però, c'è da aggiungere che alcuni di questi apocalittici poco o per nulla integrati le leggi le fanno, anche in previsione della loro Apocalisse personale, avendo, come tutti i parlamentari, il diritto-dovere di rappresentarci in Parlamento. E, nel loro caso, non ci sono studi che tengano: hanno già la propria Verità rivelata (e da imporre a chiunque non è stato folgorato a Damasco assieme a loro); altro non serve.

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