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Gli orrori del colonialismo italiano in Etiopia


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Ricorre il 120esimo anniversario della battaglia di Adua, momento culminante della guerra d'Abissinia, in cui l'esercito italiano venne sconfitto dalle truppe del negus d'Etiopia Menelik II. Se da una parte la sconfitta di Adua arrestò per molti anni le ambizioni coloniali del nostro paese, dall'altra proprio il suo ricordo e il desiderio di vendicarla contribuirono non poco a rinfocolare quelle stesse ambizioni in un periodo successivo, quello del colonialismo fascista in Africa Orientale.

 

Come già avvenuto in Libia, anche in Etiopia la dominazione italiana si distinse per la sua durezza e per le atrocità compiute nel tentativo di stroncare la guerriglia indipendentista delle popolazioni locali che resistevano all'occupazione. Del resto, a eseguire materialmente la repressione in Etiopia furono le stesse persone che già se n'erano occupate in Libia. Un esempio abbastanza eloquente di questo è il massacro di Debre Libanos, avvenuto nel 1937, in cui in risposta a un attentato vennero sterminati tutti i monaci del principale monastero copto etiope—con un bilancio che va da circa 500 a oltre 1.600 vittime.

 

"Nessuno ha mai osato tanto: nessuna potenza coloniale, nella storia pur tragica del colonialismo, si è mai macchiata di una simile colpa," ha detto Angelo Del Boca, il massimo storico del colonialismo italiano, parlando di quell'episodio. Eppure, il ricordo di quella strage così come quello dei crimini coloniali italiani è sempre stato sopito e rimosso, tanto che è stato persino possibile che venisse eretto un monumento alla memoria del suo principale esecutore.

 

Di tutti questi argomenti si occupa If Only I Were That Warrior, un documentario girato tra l'Italia e l'Etiopia che cerca di raccontare, ricostruire e approfondire l'eredità storica del colonialismo italiano in Africa. Presentato in anteprima mondiale al Festival dei Popoli di Firenze lo scorso novembre, il documentario ha riscosso un grande successo e al momento è in tour in giro per il mondo. Ho parlato con il regista Valerio Ciriaci del colonialismo italiano e del perché a distanza di un secolo l'Italia non è ancora riuscita a fare i conti con il suo passato.

 

 

VICE: Il tuo documentario prende le mosse da un episodio di cronaca: la costruzione del sacrario di Affile in onore di Rodolfo Graziani nel 2012. Perché hai scelto proprio questo punto di partenza?
Valerio Ciriaci: Quando nel 2012 è stato inaugurato ad Affile il monumento al gerarca fascista Rodolfo Graziani la notizia ha fatto subito il giro del mondo, visto che Graziani è tristemente famoso per i crimini di guerra che ha commesso in Libia ed Etiopia e per la sua attiva e mai rinnegata partecipazione alla Repubblica di Salò. In Italia ne avevano parlato alcuni giornali, ma a dare l'allarme erano state più che altro testate internazionali come il New York TimesEl País e la BBC.

In quel periodo io vivevo a New York e sentendo parlare della questione ho deciso di andare a una conferenza sul tema organizzata dal Centro Primo Levi. In quell'occasione ho visto per la prima volta la furiosa indignazione di alcuni membri della comunità etiope presenti all'incontro, le cui testimonianze riportavano alla luce le atrocità italiane in Etiopia e mi hanno fatto capire quanto poco si sappia delle guerre coloniali italiane, le cui conseguenze si vedono ancora oggi.

 

Il fatto che si parta proprio da qui è interessante, perché la figura di Graziani è abbastanza emblematica della rimozione dei crimini di guerra italiani dalla nostra memoria storica. Com'è stato possibile secondo te?

La rimozione è uno dei temi principali del film. Sicuramente, in parte ciò è avvenuto perché non si sono mai tenuti processi per i crimini commessi durante l'invasione e la successiva occupazione dell'Etiopia. Per citare Del Boca, il massimo storico del colonialismo italiano, non c'è mai stata una "Norimberga d'Africa." Per questo personaggi come Graziani non solo hanno scontato pochi mesi di carcere ma spesso si sono ricostruiti una nuova immagine, arrivando spesso anche a ricoprire cariche pubbliche nel dopoguerra.

In parte poi è stato perché in Italia la transizione da regime fascista a Repubblica democratica è stata debole e ambigua. Guido Cortese, ad esempio, capo del partito fascista ad Addis Abeba e diretto responsabile di un brutale massacro ai danni della popolazione civile di quella città, è diventato poi Sottosegretario di Stato alle Finanze nel Governo Scelba. E anche lo stesso Graziani nel dopoguerra ha vissuto ad Affile dove ha lavorato come dirigente dell'MSI, un partito che si rifaceva ai vecchi valori del fascismo.

 

E questa rimozione ha portato anche a vedere la colonizzazione italiana come "buona" o diversa da quella delle altre potenze europee, nonostante i fatti provino il contrario. Vedi ad esempio il mito degli "italiani brava gente." 

In realtà questo mito risale già al primo dopoguerra, ma si è diffuso ed è diventato plausibile per via della debolezza e dell'ambiguità con cui l'Italia ha fatto i conti con il fascismo. Nell'assenza di un processo che rendesse pubblici i fatti realmente accaduti, è venuta a mancare un'indagine seria su quelle atrocità e di conseguenza anche una reale ammissione di colpevolezza da parte dello stato italiano.

Molti dei documenti che attestavano i crimini di guerra italiani, ad esempio, sono stati desecretati solo di recente e per decenni molte di quelle stragi sono state volutamente occultate. In questo modo le forze revisioniste hanno potuto creare questo mito, appunto, un'interpretazione di comodo ma assolutamente falsa, che ha attecchito profondamente nella coscienza collettiva degli italiani. Tant'è che ancora oggi vicende come quelle di Affile non sono un caso isolato.

 

Tornando al documentario, è stato difficile mettere insieme il materiale e le testimonianze?

È stato un percorso lungo, che ha richiesto molto lavoro di ricerca. Il documentario contiene molto materiale d'archivio, che proviene principalmente dall'Archivio Centrale dello Stato—dove ho avuto accesso al Fondo Graziani, una raccolta di documenti e fotografie che segue la carriera di Rodolfo Graziani dalla prima guerra mondiale fino alla Repubblica Sociale. Molte di queste immagini non erano mai state pubblicate né utilizzate in un documentario: io le ho usate per ricostruire il contesto storico dell'occupazione dell'Etiopia.

Per raccontare invece le stragi di Addis Abeba e Debre Libanos, avvenute nel 1937, ho deciso di intervistare lo scrittore Ian Campbell, che è considerato il maggior esperto sull'argomento. Sono anche stato di persona a Debre Libanos, dove ho filmato la testimonianza di uno dei pochi testimoni oculari di quel massacro ancora in vita.

In totale, quando è cominciato il montaggio mi sono ritrovato ad avere circa 100 ore di girato. Molte interviste, molti personaggi e molte immagini d'archivio sono quindi state escluse. In futuro mi piacerebbe estendere questo progetto e utilizzare tutto quel materiale che per motivi di tempo è rimasto fuori dal documentario finito.

 

Quanto a lungo hai lavorato a questo progetto e dove ti ha portato?

La realizzazione del film è durata circa tre anni e mi ha portato a viaggiare in tre diversi contenti. Le riprese in Etiopia sono state realizzate ad Addis Abeba, a Debre Libanos e nella regione del Tigray, teatro di diverse battaglie tra cui quelle dell'Amba Aradam e dell'Amba Alagi. In Italia ho girato a Roma, a Predappio e ovviamente ad Affile.

È stata una vera e propria impresa, abbiamo viaggiato con una telecamera a mano attraverso un sacco di luoghi e tempi e questo mi ha insegnato un sacco di cose anche dal punto di vista tecnico e logistico—non è facile pianificare un progetto di questo tipo, che si muove tra diversi continenti e diverse generazioni seguendo flussi migratori e storie familiari. Senza contare poi l'esperienza umana data dal confrontarsi con persone che non avrei potuto incontrare al di fuori di questo contesto.

 

Che reazioni sta ottenendo il documentario?

L'accoglienza è stata molto buona. Dopo l'anteprima mondiale al Festival dei Popoli di Firenze, ho ricevuto tante richieste per organizzare proiezioni sia in Italia che negli Stati Uniti. C'è tanto interesse, soprattutto nel mondo accademico, e spesso ricevo richieste da parte di professori che vogliono portare il film nelle proprie aule per utilizzarlo a fini educativi.

 

Quali sono gli interrogativi di fondo a cui volevi rispondere con questo progetto?

Penso che l'interrogativo principale sia stato, "Com'è possibile che in uno stato che per Costituzione condanna il fascismo si possa costruire, usando fondi pubblici, un monumento a un gerarca fascista come il sacrario di Affile?" So che può sembrare una domanda scontata, ma durante la produzione del film ho capito che non lo era affatto.

In qualche modo, penso di aver trovato una risposta a questa domanda. Anche se l'obiettivo principale del film non è offrire una risposta definitiva e unica, ma dare adito a nuove domande. Si tratta di un tentativo di aprire una discussione finalmente aperta e trasparente sul tema del colonialismo italiano, discussione che fino ad oggi è mancata.

 

Secondo te, perché a distanza di così tanti anni l'Italia non è ancora riuscita ad accettare i suoi trascorsi coloniali?

È una domanda complessa, a cui è davvero difficile trovare una risposta univoca. Posso solo dirti che l'insieme di questi interrogativi è il flusso concettuale che connette tutte le parti del film. Probabilmente prima di passare attraverso l'accettazione di questi fatti storici è necessario un processo di analisi e interpretazione che ancora non è arrivato, e un processo di maturazione che ancora non c'è stato. È proprio per contribuire a questo che ho deciso di realizzare il documentario.

 

 

 

Angelo del Boca dovrebbe studiare le vicende del Congo Belga o della guerra d'indipendenza algerina prima di uscirsene con frasi del tipo "nessuna potenza coloniale osó macchiarsi di crimini simili".

 

Che la vicenda coloniale sia stata rimossa é frase topica che mi convince poco: l'unico legame che unisce le altre potenze europee ai loro passati coloniali, o meglio, al colonialismo africano(o dell'indocina o indiano, colonialismi di sfruttamento non di popolamento come quello americano o australiano) é la massiccia presenza di immigrati da paesi ex colonie e l'influenza residua su questi.

 

Il fatto che tali legami siano recisi nel caso italiano(salvo le ragioni petrilifere degli altri interessi occidentali in libia) dimostrano che l'esperienza coloniale italiana é stata irrilevante, non certo che noi si sia di memoria piú corta rispetto a francesi e inglesi.

 

Addurre ragioni morali a giustificare fenomeni storici é operazione ingenua o interessata.

Il fatto che tali legami siano recisi nel caso italiano(salvo le ragioni petrilifere degli altri interessi occidentali in libia) dimostrano che l'esperienza coloniale italiana é stata irrilevante, non certo che noi si sia di memoria piú corta rispetto a francesi e inglesi.

 

Addurre ragioni morali a giustificare fenomeni storici é operazione ingenua o interessata.

 

Per legami recisi s'intende la poca conoscenza del passato coloniale italiano a differenza di altri Paesi che sì, l'hanno avuto più complesso e lungo di noi, ma l'hanno riconosciuto. Da noi è un po' come la Resistenza, non vi è una visione univoca perché siamo fascisti dentro, tant'è che disconosciamo i nostri crimini nei Balcani e in Africa. Quindi, secondo il tuo ragionamento, la Shoah non è ricordata se non per la presenza ebraica in qualche luogo sparuto, altrimenti chi se la incula. Italiani brava gente!

Ti sei drogato? Cosa c'entra il massacro nazista?

Non tirare fuori alla cazzo di cane eccezioni a cose che non ho detto e non c'entrano.

Poi diamine, sempre l'olocausto e i nazisti saltano fuori in queste obiezioni farlocche.

 

Quel che dico é il colonialismo italiano é stato breve e ha coinvolto, salvo la guerra etiope(inclusa nei movimenti di soldati delle guerre fasciste) scarse quantità di italiani.

Del resto, é finito con la sconfitta fascista, anzi, un paio di anni prima. Ovvio che sia stata dimenticata a fronte del ben piú rilevante aspetto della guerra mondiale persa.

La questione della resistenza non é pertinente: il fatto che sia controversa dimostra che non é dimenticata, mentre il colonialismo non é controverso, é solo dimenticato. Le controversie eventuali sono solo tra quattro o cinque vecchi storici politicamente schierati.

 

Non é pertinente confrontarci a francesi o inglesi, i cui imperi coloniali sono finiti piú recentemente e la cui fine é stata di per sè un evento storico autodeterminato, che ha coinvolto enormi masse di uomini e ha lasciato legami intatti tra le elites.

 

Semmai il confronto va fatto col colonialismo tedesco, artificioso, tardivo, poco irrilevante e cessato con una sconfitta.

 

Ma anche in questo caso, l'enorme massacro namibiano resta a testimoniare il passaggio tedesco.

 

Nel caso italiano, esistono episodi di atrocità repressive in libia ed etiopia. Nessun paese europeo ha chiesto scusa sua sponte, ma solo su richiesta degli ex sudditi. Per la libia abbiamo chiesto scusa a gheddafi, per l'etipia non saprei, considerato che gli etiopi non vogliono ammettere che quello italiano fu colonialismo, volendo mantenere il mito nazionale di non essere mai stati sottomessi(forse per ragione razziali visto che non pare si considerino del tutto uguali agli altri "negri").

 

Il fatto é questo: vai in giro per la Germania a chiedere cosa ne pensano del cameroon del togo e della oceania tedesca. Vediamo se l'uomo della strada se ne ricorda. Io dico di no.

Io pretendo di riconoscere e riconnettere una memoria collettiva del nostro passato coloniale e ciò che ha prodotto e tu vieni a tirarmi fuori quanto sono stati cattivi inglesi e francesi e tedeschi (e quindi noi santi ovviamente), che non c'entra una sega in questo topic. Le repressioni italiane in Libia e in AOI hanno numeri da genocidio consequenziale a persecuzioni dei resistenziali, se non vuoi riconoscerlo e ricordarlo con la dignità di cittadino italiano moderno che NON ti contraddistingue affari tuoi, fascista. Va' a baciare il mausoleo di Graziani.

Edited by Rotwang
gli etiopi non vogliono ammettere che quello italiano fu colonialismo, volendo mantenere il mito nazionale di non essere mai stati sottomessi(forse per ragione razziali visto che non pare si considerino del tutto uguali agli altri "negri").

 

la nazione etiope ha una storia peculiare molto antica, atipica rispetto al resto dell'Africa: il Negus era un capo politico religioso e secondo il loro credo discende direttamente da Re Salomone e la regina di Saba, come raccontato nel Kebra Nagast

in Etiopia esisteva una comunità ebraica di pelle nera antichissima, i Falasha, riconosciuta come autentica ed originaria dai rabbini e messa in salvo con l'emigrazione in Israele durante gli anni '80

Edited by conrad65

Rotwang, da uno studente di storia mi aspetto argomentazioni approfondite e pertinenti, non slogan superficiali e offensivi.

 

Se vuoi aprire una discussione, o accetti di discutere o non rispondi.

Nel primo caso devi accettare di rispondere in modo adeguato e non pretendere di poter fare l'arrogante che non deve abbassarsi a spiegare le sue ragioni.

 

 

Del resto, "riconoscere e riconnettere una memoria collettiva", oltre ad essere piú un titolo che un'argomentazione, é operazione che richiede la conoscenza delle ragioni che fino ad ora l'hanno impedito.

 

A parte la tua lettura idiota delle ragioni complesse che ho portato, che tendevano a individuare precise ragioni storiche, politiche ed economiche della rimozione del passato coloniale italiano, accostandolo al caso tedesco e opponendolo all'esperienza francese e inglese.

 

O sai rispondere a questo oppure tieni la bocca chiusa e impari a dare un senso alle tue uscite che vada oltre alle accuse di fascismo alla cazzo di cane.

Edited by Demò

A parte la tua lettura idiota delle ragioni complesse che ho portato, che tendevano a individuare precise ragioni storiche, politiche ed economiche della rimozione del passato coloniale italiano, accostandolo al caso tedesco e opponendolo all'esperienza francese e inglese.

 

Meglio che torni ad occuparti del codice di procedura civile.

"Nessuno ha mai osato tanto: nessuna potenza coloniale, nella storia pur tragica del colonialismo, si è mai macchiata di una simile colpa," ha detto Angelo Del Boca, il massimo storico del colonialismo italiano, parlando di quell'episodio. 

 

Uhm, per esempio il Belgio https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_II_del_Belgio#Il_colonialismo_privato_di_Leopoldo_II 

la Germania https://it.wikipedia.org/wiki/Herero#Storia 

il Portogallo https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_coloniale_portoghese#Angola 

la Francia https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d%27Algeria#Svolgimento_della_guerra

 

gli unici colonialismi "civili" furono (forse) quello britannico e quello olandese, ma anche li ci sarebbe da dire...

A quanto pare vuoi esporre tesi altrui su cose che non conosci.

 

Io espongo fatti e notizie su un argomento che conosco molto bene, ma con chi dice che le repressioni italiane nelle colonie africane furono robetta da niente (lo intendi molto bene) non devo proprio costruirci alcunché di civile e ti mando solo a quel paese, occupati di diritto, forse in quello sei bravo. Tra l'altro uno che nega l'importanza storica della Resistenza (quattro rubagalline giusto?) come può non negare anche le atrocità italiane in Africa? Sei fascista, ed essendo veneto è quasi la tua natura.

O non sei in grado di capire cosa ho scritto, o hai la coda di paglia e, sapendo di non saper affrontare la discussione con me, la rifiuti.

 

Se sono argomenti che conosci molto bene, dimostralo. Altrimenti é affermazione ridicola.

O non sei in grado di capire cosa ho scritto, o hai la coda di paglia e, sapendo di non saper affrontare la discussione con me, la rifiuti.

 

Se sono argomenti che conosci molto bene, dimostralo. Altrimenti é affermazione ridicola.

 

Quale sarebbe la discussione? Tu che dici che altri europei sono stati più colonizzatori e repressivi di noi e che le persecuzioni italiane erano sporadiche e lievi? Ma cosa c'è da affrontare? Che argomentazione è? Hai l'intelligenza di un oleandro.

Non ho intenzione di risponderti, non si può rispondere al nulla.

Edited by Rotwang

Ti sei drogato? Cosa c'entra il massacro nazista?

Non tirare fuori alla cazzo di cane eccezioni a cose che non ho detto e non c'entrano.

Poi diamine, sempre l'olocausto e i nazisti saltano fuori in queste obiezioni farlocche.

Quel che dico é il colonialismo italiano é stato breve e ha coinvolto, salvo la guerra etiope(inclusa nei movimenti di soldati delle guerre fasciste) scarse quantità di italiani.

Del resto, é finito con la sconfitta fascista, anzi, un paio di anni prima. Ovvio che sia stata dimenticata a fronte del ben piú rilevante aspetto della guerra mondiale persa.

La questione della resistenza non é pertinente: il fatto che sia controversa dimostra che non é dimenticata, mentre il colonialismo non é controverso, é solo dimenticato. Le controversie eventuali sono solo tra quattro o cinque vecchi storici politicamente schierati.

Non é pertinente confrontarci a francesi o inglesi, i cui imperi coloniali sono finiti piú recentemente e la cui fine é stata di per sè un evento storico autodeterminato, che ha coinvolto enormi masse di uomini e ha lasciato legami intatti tra le elites.

Semmai il confronto va fatto col colonialismo tedesco, artificioso, tardivo, poco irrilevante e cessato con una sconfitta.

Ma anche in questo caso, l'enorme massacro namibiano resta a testimoniare il passaggio tedesco.

Nel caso italiano, esistono episodi di atrocità repressive in libia ed etiopia. Nessun paese europeo ha chiesto scusa sua sponte, ma solo su richiesta degli ex sudditi. Per la libia abbiamo chiesto scusa a gheddafi, per l'etipia non saprei, considerato che gli etiopi non vogliono ammettere che quello italiano fu colonialismo, volendo mantenere il mito nazionale di non essere mai stati sottomessi(forse per ragione razziali visto che non pare si considerino del tutto uguali agli altri "negri").

Il fatto é questo: vai in giro per la Germania a chiedere cosa ne pensano del cameroon del togo e della oceania tedesca. Vediamo se l'uomo della strada se ne ricorda. Io dico di no.

La tua tesi é che il colonialismo sia dimenticato in Italia, la mia é che in Europa sia dimenticato quasi da tutti.

 

Certo non degli inglesi che hanno affrontato l'indipendenza indiana o dai francesi che hanno gli ex sudditi chiusi nelle banlieu.

Ma certamente dai tedeschi, dai belgi e dagli altri.

 

Dire che gli italiani sono smemorati per convenienza morale, solo per non assumersi le responsabilità storiche é una sciocchezza esterofila che parte da presupposti arbitrari.

 

L'Italia ha restituito l'obelisco di Axum e la Venere Cirenaica, ha fatto piú di quanto abbiano fatto gli altri paesi europei in termini di pubbliche scuse.

 

Se si contesta l'ignoranza degli italiani medi, occorre confrontarla con quella dei tedeschi o dei belgi.

 

Quella inglese o francese non é conoscenza storica, ma, per gli effetti ancora presenti e le ferite ancora aperte, attualità politica.

 

Questa é la mia opinione. Smettila di dare del fascista ad ogni persona che prova a ribatterti.

Edited by Demò

Se è possibile fare ancora una discussione su questo forum io direi che è indiscutibile il fatto

che il "conto" dell'esperienza coloniale italiana sia finito in quello del fascismo

 

Le colonie italiane prefasciste ( Eritrea e Somalia ) furono poca cosa e la Libia strappata alla Turchia,

poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, fu di fatto colonizzata sotto il regime fascista

( ma per essere precisi pure l'Eritrea fu mobilitata e trasformata dai fascisti come base per la invasione

dell'Etiopia, per ovvie ragioni logistiche, essendo prima poco più di uno scalo commerciale )

 

Il mito degli "Italiani,brava gente" è vero. Voi siete troppo giovani ma a me alle Elementari quando si

spiegavano queste cose la Maestra diceva che gli Italiani erano "buoni", perchè costruivano le strade

ed avevano lasciato un buon ricordo di sé etc

 

Gli Italiani, poveri, andavano in questi paesi a lavorare e lasciavano opere pubbliche e non speculavano o

rubavano materie prime ( il ché per la seconda parte era vero essendo le nostre colonie "povere" di materie

prime, ovviamente il petrolio in Libia non era stato scoperto ancora...)

 

Se per Italiani intendiamo, gli emigrati italiani, neanche la prima parte è falsa, perchè colonizzazione ed

emigrazione sono due fenomeni che in Italia furono associati

 

In realtà c'è un fenomeno pressoché ignorato, ma in tutto il Nordafrica le comunità europee più consistenti

erano costituite di Italiani meridionali, che in cerca di fortuna ed a poco costo ( rispetto all'emigrazione nelle

Americhe ) si erano installati a Tunisi, piuttosto che al Cairo o a Cipro e Malta etc

 

Era una emigrazione di disoccupati, di gente povera, certamente non di investitori finanziari o di speculatori,

tanto più che spesso lavoravano in paesi controllati da altre potenze, come manovalanza o quadri. Molti di loro

finirono poi per essere internati come cittadini di un paese nemico e si fecero anni di prigionia e furono costretti

a tornare in Italia come profughi, perdendo tutto ciò che avevano.

 

Altro discorso l'estensione del mito degli Italiani brava gente al Regio Esercito ed ai generali italiani

 

L'esercito italiano ha commesso dei crimini di guerra, questo è innegabile. E poichè l'Italia ha perso la guerra

come il Giappone e la Germania, avrebbero dovuto essere processati come è capitato ai nostri alleati

 

La realtà è che  il rendimento militare del nostro esercito fu talmente scadente, che i nostri nemici non erano

animati dagli stessi propositi di vendetta. Perchè Inglesi Francesi ed Americani avrebbero dovuto voler processarci

quando nel 90% dei casi eravamo noi a prenderle da loro?

 

Gli Italiani furono capaci di fare dei soprusi solo a Libici, Etiopi e Yugoslavi

 

E quindi la facemmo franca....

Ok, ma di cosa parliamo? Di crimini di guerra nei confronti dell'Etiopia o di violenze coloniali? E la facemmo franca perchè abbiamo perso?

 

Io guardo alla storia del colonialismo italiano e vedo una storia miserabile.

Spiccano personaggi strani, avventurieri e storie individuali come Belzoni, Savorgnan, Celso Cesare Moreno, ma sempre estranei all'operato dello stato italiano.

Questo dal 1860 fino all'acquisto della baia di Assab è andato in cerca di un qualche territorio, anche in "comodato", per dirigerci l'eccesso di popolazione, collezionando una lunga serie di "no" ed altre umiliazioni.

Alla fine, esauriti i territori liberi, ha cercato il protettorato con la Tunisia, che di per se fu anche un tentativo idealista, all'insegna del ripudio della violenza e "legittimo", vista la grande quantità di emigrati che quel paese ospitava. Ma anche in questo caso, la Francia doveva, gratuitamente, darci un sonoro schiaffo(che gli inglesi fossero preoccupati dal controllo italiano sugli stretti, alla luce dei nostri fallimenti militari ottocenteschi, mi rende perplesso).

 

Arrivammo quindi in Libia, Eritrea e Somalia, una più povera e arida dell'altra.

E di mezzo c'è la sconfitta di Adua.

Quando Pascoli inneggiava(con un verso goffissimo) alla "grande proletaria", era un bastardo e sanguinario colonialista?

Quando Mussolini invase l'Etiopia, gli antifascisti emigrati all'estero si indignarono o furono, per una volta, soddisfatti ritenendo vendicato "l'onore nazionale"?

 

 

Io voglio sottolineare questo aspetto: è facile oggi produrre documentari e mostre "anticolonialiste", tanto quanto 100 anni fa, gli stessi "intellettuali" si esprimevano a favore del colonialismo, lasciandomi il dubbio che in entrambi i casi, si tratti spesso di retorica e parole al vento.

 

Alla fine restano i massacri, i gas, la deportazione delle popolazioni della cirenaica e l'esecuzione di Omar Al Mukhtar. E qui è difficile non provare la stessa acidità di stomaco che procurano i fatti elencati sopra o quelli relativi alle vicende del fronte durante la I GM.

In entrambi i casi si vedono ai vertici figure sadiche ed incapaci, tanto da arrivare a condannare alla cella di rigore il difensore d'ufficio di Al Mukhtar solo perche aveva fatto il suo dovere.

 

Allora la mia domanda è: dobbiamo inventarci una condanna antistorica e zeppa di retorica al paese ed ai suoi tentativi coloniali? A me sembra che si debba chiedere conto ai personaggi che danno il nome alle nostre vie ed alle nostre piazze.

 

Ed in secondo luogo, i nostri massacri vengono ricordati perchè ne è stato autore un paese sconfitto in guerra. Se fossimo stati dall'altro lato dell'alleanza e avessimo vinto, qualcuno ce li rinfaccerebbe?

Perchè se penso a cosa hanno combinato i francesi negli anni '50 e '60(senza contare vicende molto più attuali), noi siamo dei falliti anche come massacratori.

Edited by Demò

Nel caso dell'Etiopia, la conquista fu annunciata nel Maggio del 1936

e la Guerra cominciò nel Giugno del 1940

 

Furono 5 anni scarsi di presenza coloniale in un paese lontano e povero

di fatto gli Italiani in Etiopia non furono più di 5000

 

Praticamente le famose "strade" furono fatte dall'Esercito italiano mentre

avanzava sulla capitale, cioè sono realizzazioni militari

 

Cioè non esiste un vero e proprio colonialismo in Etiopia

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