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Referendum sulle trivelle


Rotwang

Referendum sulle trivellazioni. Vi ricordiamo che per ABROGARE la legge sulle trivellazioni bisogna votare SÌ, se invece volete mantenere la legge votate NO  

31 members have voted

  1. 1. Cosa votate al referendum sulle trivelle?

    • 10
    • No
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    • Non voto/Non so/Altro
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Astenersi è antidemocratico. Se siete così sicuri del no perché avete paura a votare?

Io me ne sto a casa proprio perché sono abbastanza sicuro del Sì, ma non del quorum.

Sono abbastanza sicuro del Sì perché il popolo italiano è facilmente manipolabile (record mondiale di analfabetismo funzionale al 47%) e si beve facilmente la propaganda grillina e ambientalista.

Me ne sto quindi a casa perché non credo si raggiungerà il quorum e il mio interesse sta proprio nel fallimento del referendum.

Astenersi significa anche dire "Non voglio che argomento X sia materia e oggetto di referendum": esattamente ciò che penso, visto che certe materie, come questa di carattere tecnico, non andrebbero lasciate in pasto all'ignoranza popolare.

Ci sarà un motivo se i costituenti hanno messo il quorum al referendum, non credi?

La verità è che si tratta di un referendum inutile e fuffoso.

Si tratta di un referendum di carattere prettamente politico, contro Renzi, promosso da nove assemblee regionali (di destra e di sinistra anti-renziana) e non dal popolo (una raccolta firme a riguardo si era fermata a 37mila sottoscrizioni).

Erasmo Venosi, uno "scienziato" ambientalista grillino, dice: "Il referendum sulle trivelle anche se d’impatto concreto MINIMO perché riguarda unicamente il rinnovo delle concessioni, che scadranno nel 2017 va sostenuto perché una lezione di democrazia e uno schiaffone alla concrezione d’interessi trasversali, che ha in pugno l’Italia davvero ci vuole".

In questa frase è racchiuso tutto il carattere politico-vendicativo del referendum.

Edited by Uncanny
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Nei referendum abrogativi vista l'esistenza del quorum l'astensione è una scelta come le altre e ha un chiaro e preciso effetto sul referendum.

 

Se non si fosse voluto ciò i padri costituenti non avrebbero inserito un quorum.

 

Io personalmente sono contrario alla referendite, per cui si chiamano a votare gli italiani su qualsiasi cosa, tematiche poi la cui complessità e le cui precise ripercussioni non sono facilmente comprese da tutti.

 

Ricordo Gaber sui referendum. :asd:

 

"Il referendum per esempio, è una pratica di democrazia diretta, non tanto pratica, attraverso la quale tutti possono esprimere il loro parere su tutto. Solo che se mia nonna deve decidere sulla variante di valico Barberino Roncobilaccio, ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve dire solo si se vuol dire no, e no se vuol dire sì. In ogni caso ha il 50% di probabilità di azzeccarla. Ma il referendum ha più che altro un valore folcloristico simbolico. Perché dopo avere discusso a lungo sul significato politico dei risultati, tutto resta come prima, e chi se ne frega."

 

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davydenkovic90

la questione mi appassiona davvero pochissimo, vorrei capire onestamente cosa c'è dietro. Perché interpellare l'intero paese per votare un referendum così tecnico e relativo a questioni che non possono essere capite né influire sulla vita di quasi nessuno?

Comunque preferisco il "no", ma sinceramente non ho ben chiara la questione.

Edited by davydenkovic90
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Sul serio credi che se vincerá il SI, le compagnie italiane (e quelle estere...) non andranno lo stesso in Monzambico?

Mi sembra una grande arrampicata sugli specchi, esattamente come chi si preoccupa dei posti di lavoro, delle tasse e del fatto che poi dovremo importare (chiuderebbero i giacimenti che apportano solo il 3-4% del fabbisogno nazionale).

Inoltre verrebbero chiusi verso il 2017-2020.

 

Allo stesso modo non vedo tutti sti danni al turismo vabbé.

 

Io voto sí solo perché valutando le due parti mi sembra più ragionevole il sí. Come detto da altri comunque non capisco perché chiamare in causa il popolo per una cosa cosi tecnica (per quanto io o rotwang o sbuffo o il signor Giovanni possiamo informarci non saremo mai in grado di valutare la situazione come lo sarebbe un ingegnere tecnico del settore).

 

L'ennesimo spreco pubblico e l'ennesima situazione mal gestita.

Ma rifiutarsi di andare a votare é come buttare nel cesso i propri diritti e doveri morali. Ormai la frittata l hanno fatta, se siete contrari spendete dieci minuti e andare a votare no.

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Per quanto riguarda il Mozambico, la domanda è un'altra

Quale è la politica energetica nazionale se per 10 anni filati

ci parlano della necessità assoluta di costruire  "rigassificatori"

( che servirebbero appunto a trasformare il gas liquido che viene

dal Mozambico o altri stati africani ) nonostante l'opposizione delle

comunità locali coinvolte e poi il tema scompare, al primo calo del

prezzo degli idrocarburi?

 

La seconda questione è se la politica energetica nazionale debba

prevalere sulle competenze regionali e sul consenso delle popolazioni

coinvolte dalle scelte politiche

 

La logica efficientista del governo Renzi, dando seguito ad un orientamento

che si è andato consolidando negli anni, interpreta la competenza locale come

un freno allo sviluppo economico del paese ( NO TAV, NO TRIV, NO Rigassificatori )

e quindi con lo Sblocca Italia, si sono travolte le competenze regionali

 

10 regioni hanno reagito proponendo 6 referendum

 

Con la legge di stabilità il governo ne ha aggirati 5, abrogando le norme che erano

coinvolte dai referendum abrogativi e ne ha lasciato in piedi 1 perchè voleva far

schiantare le Regioni su un referendum a cui ragionevolmente non parteciperà nessuno

e vincere la prova di forza Stato VS Regioni

 

Da qui la scelta di non accorpare il voto del referendum al voto amministrativo, che certo

avrebbe fatto risparmiare ma avrebbe alzato il quorum

 

Stiamo quindi assistendo ad uno scontro politico fra Stato e Regioni, in vista di quella

svolta "accentratrice" che il governo porterà a compimento con la riforma costituzionale

 

La domanda di fondo però è un altra, questo paese è stato "tormentato" per 20 anni dalla

questione del federalismo, come fu tormentato poi da quella dei rigassificatori, cioè le opzioni

di fondo non dovrebbero essere soggette a cambi di rotta così radicali e contraddittori ogni 10

anni ( nucleare sì-nucleare no ; rigassificatori sì-rigassificatori no ; trivellazioni sì-trivellazioni no

energie alternative sì-energie alternative no )

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La domanda di fondo però è un altra, questo paese è stato "tormentato" per 20 anni dalla questione del federalismo

Il federalismo (o comunque un regionalismo avanzato) muore con la riforma costituzionale.

 

Per il resto anche io ho varie remore. Sulla questione di principio sarei più portato a votare sì. Per me personalmente, qualunque indicazione di politica pubblica che possa dare un segnale verso gli investimenti in energie rinnovabili piuttosto che in operazioni comunque invasive e con un impatto notevole è da seguire. Inoltre sarebbe un'interessante rivendicazione degli intessi regionali che, per una volta, si farebbero portatori di un'istanza a beneficio di tutti (il rispetto del territorio è comunque questione di interesse nazionale) nei confronti delle politiche centraliste del Governo.

Sulla questione pratica mi accorgo che forse "il gioco non vale la candela". Che gli effetti nefasti paventati non appaiono così realistici e che i benefici ci sono anche considerando la situazione di fatto ormai consolidatasi. Ma su questo devo ancora informarmi bene, qualunque cosa dico potrebbe darsi sia una sciocchezza.

 

Infine mi duole che la questione non sia diventata un argomento di dibattito pubblico di ampia portata, laddove, anzi, sembra prevalentemente oggetto di discussioni (e relativi post su fb) della comunità "radical chic" che, in questo modo, può sentirsi impegnata su un nuovo fronte. 

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Il federalismo (o comunque un regionalismo avanzato) muore con la riforma costituzionale.

 

Non è detto, comunque meglio la riforma costituzionale della situazione attuale e lo dico da sostenitore del modello federale perché è un cambiamento del sistema paralizzato dalla troppa proporzionalità. Fine OT

Edited by Rotwang
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davydenkovic90

io sto pensando di non andarci o di annullare la scheda. Chi cavolo sono io per dire se bisogna trivellare o no? Mi sembra evidente che c'è un doppio gioco dietro a questo referendum. E a prescindere da quale sia questo doppio gioco, già il fatto che ci sia mi lascia un po' perplesso.

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il rispetto del territorio è comunque questione di interesse nazionale

 

Non è così

 

Lo sarebbe se esistesse una legge statale che dà preminenza alla tutela

del territorio rispetto agli altri interessi in gioco ed esistessero valutazioni

tecniche affidabili

 

Ma come facciamo noi a fidarci di una valutazione di impatto ambientale

sulla laguna di Venezia, quando a posteriori tutti gli enti pubblici coinvolti

nella realizzazione dell'opera pubblica MOSE, dal Sindaco a salire fino al

Presidente di Regione ed ai ministeri che hanno finanziato l'opera, risultano

irrimediabilmente corrotti?

 

D'altro canto non è vero neanche che io ipotetico governatore della Regione

Toscana difendendo la costa di fronte a Livorno, difendo la costa di tutti

 

Difendo la costa di tutti, se è vero che fare una piattaforma o un rigassificatore

a Livorno è più rischioso rispetto che farlo a Bari, altrimenti difendo solo il mio

tratto di costa

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Sono indeciso...

Le argomentazioni del si e del no sembrano tutte buone ma mi fa strano un referendum del genere, non è come quello sul nucleare dell'87 dove era chiaro cosa si chiedeva, questo sembra campato per aria... Vivo in Emilia Romagna con diversi anni di passato estivo fanciullesco in quella bacinella di pantano chiamata "riviera adriatica", la visita alla stazione petrolifera con la motonave "Marinella" che partiva dal porto di Riccione era un'attrazione e bisognava anche partire per tempo per trovare posti a sedere mentre la visuale delle piattaforme dalla costa era un modo per capire il livello d'afa del giorno: si vede la piattaforma "wow oggi forse si respira", non si vede la piattaforma "anche oggi si crepa in mezzo al carnaio sulla spiaggia" ergo il turismo non credo c'entri una pippa...

Ho buone conoscenze per quanto riguarda una delle mostruosità ecologiche più a portata di mano: la centrale termoelettrica nel Polesine (Veneto), chiusa qualche anno fa ma ancora ben riconoscibile... Sia chiaro che io ho una passione abbastanza elevata per elettricità, centrali di ogni tipo e tecnologie sul genere ma vedere 4 turbine con relativa ciminiera su un'area con circonferenza di alcuni km in mezzo ad un parco naturale fa il suo effetto, specie se ti raccontano che in base al vento si potevano avere piogge di olio sul bucato steso e 2 persone su 3 hanno problemi di salute ma sempre tutto ben insabbiato...ora mi venite a dire che mi fate decidere sulle trivelle? Sempre questa centrale è un chiaro esempio di lavoro che viene a mancare di colpo per molti...

Sempre in quella zona i vecchi abitanti raccontano di quando negli anni che furono estrassero metano a tutto andare e pian piano le varie isole del Delta del Po si sono abbassate, questo non so se è del tutto vero ma è abbastanza verosimile e farebbe votare a favore del si...

Abitando in Emilia il terremoto del 2012 me lo sono gustato, non ho avuto danni perché sono dall'altra parte ma ho ballato non poco e di conseguenza non ho chiuso occhio per diverse notti, conosco gente che ha perso la casa e ancora adesso vedo dove stanno ricostruendo: chi dice che non c'entrano nulla le varie trivellazioni, chi dice che è colpa delle trivellazioni: io so che l'Emilia (in pianura) era una delle regioni a minor rischio sismico che poi è stato elevato appunto dopo il 2012, di chi fidarsi? Per non saper né leggere né scrivere potrebbe essere un si: finite il vostro tempo poi via...

Ritorna sempre però la stranezza di questo referendum... Tutti i giorni si fanno dei passi avanti in tutte le tecnologie a livello energetico ma non le sviluppiamo e ci teniamo auto a petrolio (benzina e diesel), caldaie a gasolio, caldaie a gas etc... E mi chiedete cosa fare delle trivelle che ormai sono lì che estraggono da 30 anni... Mi sembra una presa per i fondelli...

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Non è così  

Certo che è così.

Intanto ci sta l'art. 9 (comma secondo) della Costituzione. Dopodichè io ne facevo un discorso teorico e il fatto che si tratti della tutela di singoli territori non toglie che si possa ritenere nel complesso più rispondente alla tutela dell'interesse collettivo la preservazione di piccole porzioni di territorio. Non serve una legge che dica "tuteliamo i territori" (se ho capito bene quello che affermi) perché la tutela del territorio è già (almeno secondo me) un valore di rilievo dell'ordinamento. Non si capisce perché avere un "Ministero dell'Ambiente", un corpus di regole amministrative che prevedono molteplici attenzioni alla tutela dell'ambiente e bla bla. Che poi le valutazioni tecniche non siano affidabili, questo io non lo so.

Quindi, nel complesso, credo che questa richiesta nei fatti si traduca nel seguente quesito: la tutela di determinate parti di territorio è questione di interesse nazionale? Ripeto, secondo me sì, in quanto si tratta di preservare un valore che trascende gli interessi particolari dei territori. E questo è un fatto importante in questo dibattito. È vero che le Regioni proponenti sono quelle coinvolte, ma è comunque una questione di principio molto rilevante. Soprattutto a fronte di una riforma costituzionale che "demolisce" le competenze legislative delle Regioni (il nuovo art. 117, quinto comma, introduce la possibilità per lo Stato di intervenire nelle materie di competenza esclusiva dello Stato, a tutela dell'unità e dell'interesse nazionale...cioè sempre...senza che venga dato potere di veto al Senato teoricamente espressione degli "interessi dei territori").  

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Non serve una legge che dica "tuteliamo i territori" (se ho capito bene quello che affermi) perché la tutela del territorio è già (almeno secondo me) un valore di rilievo dell'ordinamento

 

Le leggi in materia di estrazione petrolifera e di gas che autorizzarono l'estrazione entro le 12

miglia io le ignoro, ma presumibilmente scavalcarono l'art 9 Cost perchè in caso contrario le piattaforme

non dovrebbero esserci ( pur non esistendo in molti casi le Regioni che non erano ancora nate )

 

Le piattaforme sono visibili dal litorale e certamente modificano anche la fruizione estetica del paesaggio, quindi

anche ipotizzando che all'epoca si intendesse la tutela del paesaggio in forma ridotta rispetto ad oggi, la tutela dell'art

9 fu scavalcata a piè pari

 

Questo significa che si è ritenuto prevalente l'interesse economico sulla tutela del paesaggio e che il fatto che il

paesaggio fosse tutelato dallo stato, ed iscritto in Cost. non ha determinato una tutela superiore

 

 

D'altro canto

 

Dopodichè io ne facevo un discorso teorico e il fatto che si tratti della tutela di singoli territori non toglie che si possa ritenere nel complesso più rispondente alla tutela dell'interesse collettivo la preservazione di piccole porzioni di territorio

 

Dove collocare un inceneritore, sgradito a tutti, è però una questione

dannatamente concreta.

 

Non è una questione di dimensione del territorio, perchè un territorio

delimitato può avere un grosso interesse turistico è una questione però

in cui la tutela di territori "singoli" determina una visione parziale e localistica

del problema ( ognuno difende il suo orticello...) tale per cui poi salta la gestione

dei rifiuti con ricadute ambientali su altri territori che si ritrovano le discariche, magari

autorizzate 20 anni fa per mera situazione di fatto.

 

La questione è quindi complessa, lo Stato da un lato dà preminenza agli interessi

economici industriali di approvvigionamento energetico, i poteri locali invece troppo

spesso fanno "ostruzione" difendendo ognuno il suo piccolo interesse ambientale

senza considerare le ricadute sui territori altrui

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La questione è quindi complessa, lo Stato da un lato dà preminenza agli interessi economici industriali di approvvigionamento energetico, i poteri locali invece troppo spesso fanno "ostruzione" difendendo ognuno il suo piccolo interesse ambientale senza considerare le ricadute sui territori altrui

Che la questione sia complessa non ci sono dubbi. Il punto è che non sempre l'interesse economico industriale anche se quantitativamente rilevante può essere ritenuto preminente per forza. I territori, magari animati anche da interessi particolaristici, sollevano la questione. E, appunto ci pongono di fronte al quesito spingendoci a riflettere proprio questa cosa. D'altro canto è normale che regioni ed enti locali siano piuù sensibili a certi temi. E mi pare anche democratico che sia così e che quindi quei temi entrino nel dibattito.

 

Poniamo il caso della TAV. La decisione se tutelare o meno il territorio della Val di Susa è una questione di interesse nazionale anche se riguarda una porzione piccola. Sia perché potrebbe rispondere all'art. 9 Cost, sia perché richiama questioni di più ampia portata (quanto è giusto puntare u infrastrutture di un certo livello piuttosto che su strade alternative? esistono strade alternative? Il gioco vale la candela?...etc. ). Io non ho una risposta, ma è giusto che se ne discuta....

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Premetto che non esiste un dissenso fra di noi nel merito anche perchè io

mi sto limitando a cercare di descrivere una situazione piuttosto che esprimere

una mia opinione

 

Ciò che forse sto cercando di segnalare è che in un mondo complicato e articolato

come il nostro non esistono "interessi nazionali" cioè lo possiamo anche scrivere in

una o più leggi, ma è una finzione giuridica

 

Esistono più interessi pubblici in gioco ( da un lato quello economico e dall'altro quello

ambientale ) ma questo vale per quasi ogni procedimento amministrativo dove sono coinvolti

quasi sempre più interessi pubblici

 

Come dici tu, è un bene che questi interessi che entrano in gioco come "astratti" si confrontino

fra di loro dialetticamente, diventando interessi pubblici "concreti".

 

La qual cosa è possibile attraverso una attività istruttoria, valutazioni tecniche, un bilancio fra costi

e vantaggi, una valutazione di impatto ambientale etc solo così si può arrivare ad una decisione

Io devo dimostrare che in concreto un interesse prevale sull'altro

 

La tentazione di fronte a questa complessità è questa:

 

 

 

Chi cavolo sono io per dire se bisogna trivellare o no?

 

La fuga dal problema...ma questo deriva dal fatto che i nostri giornali non seguono le istruttorie e

non le spiegano e forse è utopistico pensare che possano essere seguite da tutti ed è realistico siano

seguite con attenzione da chi abita il territorio

 

In secondo luogo occorrerebbe che almeno 1 volta, se Berlusconi o Renzi o Monti danno

un input politico ( fate la TAV, fate il MOSE ) questo sia smentito dal procedimento amministrativo

come risultanza empirica, mentre in Italia non accade mai ( al massimo, come nel caso della Val di

Susa ti fanno una galleria per non far vedere il passaggio del treno nel tratto stretto della valle )

 

Se il governo decide che una cosa va fatta, l'esito è sempre lo stesso : va fatta

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non condivido lo "scavalco" delle regole, gli investimenti ingenti non possono comportare un allungamento non determinato delle concessioni.

E' la stessa questione degli stabilimenti balneari.

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davydenkovic90
La fuga dal problema...ma questo deriva dal fatto che i nostri giornali non seguono le istruttorie e non le spiegano e forse è utopistico pensare che possano essere seguite da tutti ed è realistico siano seguite con attenzione da chi abita il territorio

No, non è la fuga dal problema. E' che, per quanto possa informarmi, penso che a un quesito del genere è bene che rispondano persone preparate sull'argomento, che hanno studiato per anni gli impatti ambientali, la sicurezza degli impianti e tutte le altre implicazioni.

Io al massimo che posso fare? Pescare quattro notizie messe in fila su dei siti internet inattendibili, innamorarmi di una verità o semplicemente scegliere lo schieramento del "sì" o del "no" per simpatia e andare a votare per sentirmi bello e bravo di aver fatto il mio dovere di cittadino e di aver fatto un esercizio -fine a se stesso- di democrazia?

Io comunque sono più dalla parte del no, mi fido delle istituzioni scientifiche che dicono che questi impianti sono sicuri e comunque trovo che debbano essere sfruttati fino alla fine, dato che sono stati messi in piedi. Quindi posso pure non andare a votare. Trovo uno spreco fare un referendum per un problema del genere.

Edited by davydenkovic90
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No, non è la fuga dal problema. E' che, per quanto possa informarmi, penso che a un quesito del genere è bene che rispondano persone preparate sull'argomento, che hanno studiato per anni gli impatti ambientali, la sicurezza degli impianti e tutte le altre implicazioni.

 

Beh se preferisci chiamarla "delega" puoi chiamarla delega

 

Ovviamente nessuno può studiare queste cose, dovremmo essere

tuttologi, dovremmo leggere sui giornali i resoconti degli atti del procedimento

amministrativo -che solo dal 1990 sono accessibili- ed averne un resoconto

sintetico

 

E dovremmo avere organismi di cui poterci fidare....cosa che io non riterrei

affatto scontata in Italia

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Quando il legislatore non è in grado di legiferare su una materia per mancanza di competenze specifiche

si emana una legge delega che permette al governo di utilizzare le competenze ministeriali al fine

di poter  approvare un provvedimento coerente e ben fatto.

 

Con questo referendum si chiede ai cittadini italiani di decidere se le sole concessioni in essere entro le

12 miglia dalla costa  debbano venir rinnovate alla loro naturale scadenza e sino all'esaurimento del giacimento

o debbano decadere una volta scadute.

 

Da una parte si sottolinea l'impatto negativo sull'occupazione e l'anti-economicità.

Dall'altro si sottolinea il rischio ambientale.

 

Dal mio punto di vista è ovvio che questa discussione, pur apprezzabile, non avrebbe dovuto

trovare soluzione tramite il ricorso al referendum...

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L'Espresso

 

È cresciuto di 20 punti, negli ultimi 16 anni, l’indice di attenzione degli italiani in tema ambientale: il dato, rilevato dall’Istituto Demopolis, era del 43% nel 2000 e raggiunge oggi il 63% con una crescita di oltre 10 punti negli ultimi 5 anni.

 

In questo clima di crescente attenzione all’ambiente, non stupisce che gli italiani, se chiamati in causa, manifestino ampie riserve sulle trivellazioni negli spazi di mare entro le 12 miglia dalle coste: è il tema del quesito referendario, promosso da 9 Regioni con il sostegno di diverse associazioni, che non riguarda comunque le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare a una distanza maggiore dalle coste.  

 

Secondo il sondaggio condotto dall’Istituto diretto da Pietro Vento, il 74% degli italiani vieterebbe, alla scadenza, il rinnovo delle attuali concessioni per le estrazioni in mare entro le 12 miglia. Di parere diverso è il 26%, poco più di un quarto dei cittadini interpellati.  

 

image.jpg

 

Il quesito, prescindendo dalla valenza immediata, sembra assumere soprattutto un valore simbolico. Secondo i dati di Demopolis, motivazione prevalente di quanti si schierano per il no, è che l’Italia non può permettersi di rinunciare allo sfruttamento delle risorse petrolifere. Altre ragioni, la tutela dei posti di lavoro nel settore e la convinzione che le trivellazioni non mettano a repentaglio l’ambiente.

 

image.jpg

 

Di tenore del tutto opposto le ragioni di chi si schiera per il sì al divieto di rinnovo delle concessioni: i due terzi affermano che il mare e le coste italiane vadano protetti da qualsiasi rischio ambientale. Il 43% teme possibili danni per il turismo, ritenuto fondamentale per lo sviluppo del Paese; per oltre un terzo dei cittadini, intervistati da Demopolis per il programma Otto e Mezzo, la politica energetica italiana dovrebbe puntare in modo più deciso sulle fonti rinnovabili.

 

image.jpg

Prescindendo dalle convinzioni in materia, la validità o meno del referendum si gioca – come sempre – sul raggiungimento del quorum del 50%.

 

image.jpg

 

L'Istituto Demopolis ha misurato il grado di conoscenza dei cittadini. “Appena 1 elettore su 4 – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento –  si dichiara informato sull’appuntamento elettorale. Il 34% ammette di non saperne assolutamente nulla; il 41% degli italiani sostiene di aver sentito parlare genericamente del referendum sulle trivellazioni, ma di non sapere che si voterà il 17 aprile”.
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Esistono più interessi pubblici in gioco ( da un lato quello economico e dall'altro quello ambientale ) ma questo vale per quasi ogni procedimento amministrativo dove sono coinvolti quasi sempre più interessi pubblici   Come dici tu, è un bene che questi interessi che entrano in gioco come "astratti" si confrontino fra di loro dialetticamente, diventando interessi pubblici "concreti".

Sono assolutamente d'accordo. L'unica cosa è che, con il referendum, questa valutazione passa attraverso una decisione "politica" e "di valore".  D'altro canto le leggi (nonché la decisione circa la loro abrogazione) sono sempre il frutto di valutazioni politiche. 

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dato che c'è stata molta disinformazione su questo referendum, anzitutto da parte del governo, posto un articolo ben documentato in cui si capisce meglio la posta in gioco

 

http://www.rinnovabili.it/ambiente/nuove-trivelle-entro-le-12-miglia-se-fallisce-il-referendum-333/

 

"Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi – che ha definito il referendum “inutile” – è però di altro avviso: egli sostiene che l’attuale quadro normativo sia perfettamente coerente, in quanto, nonostante le attività di estrazione già autorizzate e ricadenti entro le 12 miglia marine potranno continuare ad essere esercitate, non sarà più possibile installare nuove piattaforme e perforare nuovi pozzi. In altre parole, non sarà più possibile “trivellare”.
Questa affermazione è, però, inesatta: attualmente, la legge non consente che entro le 12 miglia marine siano rilasciate nuove concessioni, ma non impedisce, invece, che a partire dalle concessioni già rilasciate siano installate nuove piattaforme e perforati nuovi pozzi. La costruzione di nuove piattaforme e la perforazione di nuovi pozzi è, infatti, sempre possibile se il programma di sviluppo del giacimento (o la variazione successiva di tale programma) lo abbia previsto. Questa conclusione è avvalorata anche da un parere del Consiglio di Stato del 2011, reso al Governo Berlusconi, che chiedeva lumi sulla portata del divieto di ricerca ed estrazione di petrolio entro le 5 miglia marine introdotto l’anno prima nel Codice dell’ambiente.
La risposta del Consiglio di Stato è stata che il divieto non riguarda i permessi e le concessioni già rilasciati e non ricomprende le seguenti attività:
– l’esecuzione del programma di sviluppo del campo di coltivazione come allegato alla domanda di concessione originaria;
– l’esecuzione del programma dei lavori di ricerca come allegato alla domanda di concessione originaria;
– la costruzione degli impianti e delle opere necessarie, degli interventi di modifica, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili all’esercizio;
– i programmi di lavoro già approvati con la concessione originaria;
– la realizzazione di attività di straordinaria manutenzione degli impianti e dei pozzi che non comportino modifiche impiantistiche."

 

la verità è che il governo ha procrastinato, nella legge di stabilità del 2016, le concessioni senza limiti di tempo proprio per aggirare la norma antecedente che imponeva il blocco delle trivellazioni entro le 12 miglia marine

 

poi ognuno prenda posizione come meglio crede, ma un governo degno e il relativo codazzo giornalistico dovrebbe cominciare a dibattere con onestà

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AndrejMolov89

Da quanto ho capito vengono rinnovate le concessioni di coltivazione e non quelle di prospezione. Inoltre le concessioni riguardano una area limitata che comprende ragionevolmente il giacimento che si sta già sfruttando. 
Di per sé dubito che facciano nuove prospezioni, con nuovi impianti petroliferi, però probabilmente le aziende vogliono unicamente sfruttiare il fondo del barile di quelli esistenti. A livello pratico non cambia assolutamente nulla, e mi pare che ci sia l'illusione generale di fare qualcosa per l'ambiente. D'altro canto quelli per il no sono altrettanto scemi. Io fortunatamente  non ho la possibilità di scegliere tra sì, no e mi astengo XD l'aire ha perso i miei documenti. 
In ogni caso determinati problemi predano i concetti razionali a causa della politica che ha perso ogni credibilità: il confronto razionale è impossibile all'interno di questo referendum. 

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