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La rinascita di Riace


Rotwang

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Ci vogliono occhi lontani, preferibilmente d’oltreoceano, per cogliere il senso globale di cose che accadono in un Mezzogiorno d’Italia tanto ingabbiato negli stereotipi della marginalità e della criminalità da essere illeggibile per i connazionali. Accade così che Mimmo Lucano, sindaco di Riace e protagonista di una delle più riuscite esperienze di accoglienza dei migranti dell’ultimo ventennio, si ritrovi, unico italiano, nella lista dei cinquanta personaggi più influenti del mondo stilata dalla rivista americana Fortune. Com’era accaduto già qualche anno fa che fosse il tedesco Wim Wenders a dire che la vera rivoluzione di fine secolo lui non l’aveva vista nel crollo del muro nella sua Berlino ma in quel piccolo paese della Locride dove aveva girato il suo poeticissimo corto intitolato Il volo. Com’è accaduto più di recente che sia stato il newyorkese Jonas Carpignano, “regista-rivelazione” dell’anno secondo la giuria dei Gotham awards, a cogliere nel suo Mediterranea tutti i cambiamenti innescati dall’immigrazione africana nella piana calabrese di Rosarno.

 

Al riconoscimento tributato a Lucano da Fortune i mezzi d’informazione italiani di destra hanno reagito con gran dispetto, attribuendolo a un vezzo politically correct della rivista statunitense. Altri invece hanno dato a Lucano la ribalta della prima pagina o di un invito in tv. Ma tutta insieme l’informazione italiana dovrebbe interrogarsi sul perché un laboratorio come quello di Riace è stato ignorato per anni, o è arrivato agli onori della cronaca con grande ritardo, sporadicamente e come se si trattasse di una curiosa bizzarria piuttosto che di un esperimento amministrativo da seguire nel tempo e da portare a esempio di come la famigerata accoglienza sia possibile e praticabile con vantaggio per la comunità ospitante e senza innescare guerre tra poveri né isterie xenofobe né speculazioni truffaldine. Ma si sa che le guerre tra poveri, le isterie xenofobe e le speculazioni delle cooperative rosse fanno audience, mentre i casi di buona politica dell’immigrazione ne fanno molta meno; e se poi vengono dalla Locride, come conciliarli con la narrativa criminale in cui la Locride è confinata?

 

All’esperimento di Riace va restituito, intanto, il contesto d’origine, perché nulla nasce dal nulla. A metà anni novanta, nel 1997 per l’esattezza, fu sulla costa jonica calabrese che arrivarono le prime navi di esuli e richiedenti asilo. Tra maggio e dicembre sbarcarono a Soverato, Badolato, Monasterace, di nuovo a Soverato a centinaia – più di 800 su una grande nave che pareva presa da un negozio di giocattoli vintage e si chiamava Ararat, due giorni dopo Natale. Erano per lo più curdi, in fuga dall’Iraq di Saddam Hussein e dalla Turchia, ma anche dalle guerre di fazione tra i curdi stessi; ti mostravano le foto che documentavano la loro persecuzione, ti chiedevano un cellulare per telefonare in Svezia o in Germania perché l’agognata Western Europe, per loro, era quella, il sud d’Italia era solo una tappa del viaggio. Invece vi trovarono un’insospettabile accoglienza, coordinata dal comune di Soverato, all’epoca governato da una coalizione di giovani ed entusiasti ulivisti antelitteram guidati da Gianni Calabretta, un sindaco che fu precursore di tutto: si allestirono scuole e ospedali, ci si impadronì dei meandri burocratici attraverso i quali, allora come ancora oggi, passano i permessi di soggiorno e le richieste d’asilo. Si aprirono le prime case a Badolato, che all’epoca era un borgo medievale abbandonato tanto che al sindaco era venuto in mente di metterlo provocatoriamente in vendita, e che da allora, grazie anche alla curiosità suscitata dalla prima comunità curda che vi si stabilì, è stato riscoperto e ripopolato da un turismo intelligente e non solo stagionale.

 

Tuttavia non fu solo questione di buone amministrazioni. A legare nell’impresa i comuni della costa, solitamente tutt’altro che inclini alla cooperazione, fu piuttosto un sentimento diffuso e tangibile, l’opposto di quelli che si respirano oggi nell’Italia dei Salvini e nell’Europa dei fili spinati: la percezione che il mare stava restituendo quello che alla costa jonica aveva tolto con decenni di emigrazione oltreoceano. Non un’invasione ma una restituzione, non un assedio ma un segno benevolo della ciclicità della storia, questo volevano dire quelle navi che arrivavano da non si sa dove.

 

L’esperimento di Riace nasce l’anno dopo in questa scia, e la consolida con l’idea tanto visionaria quanto tenace di Mimmo Lucano che quella restituzione poteva diventare, per Riace, un principio non solo di ripopolamento e di rinascita, ma di riorganizzazione economica. Sembrava, all’inizio, la follia fantasiosa e fragile di un sindaco arrivato alla politica attraverso i movimenti degli anni settanta e perciò stesso sospetto di utopismo e inconcludenza: nessuno avrebbe scommesso che il borgo semideserto si potesse davvero rianimare, che le botteghe artigiane della tessitura della ginestra o della lavorazione della ceramica potessero davvero riaprire, che a Riace si potessero davvero organizzare asili e scuole multilingue per far crescere i figli dei migranti. Invece tutto questo non solo si è davvero realizzato, ma di anno in anno si è consolidato e si è ampliato, coinvolgendo nel tempo anche i comuni limitrofi di Caulonia e di Stignano e la diocesi di Locri. L’albergo diffuso, cioè l’assegnazione ai migranti delle case abbandonate, è arrivato a disporre di 150 posti letto, dopo i laboratori artigianali è cominciata la scuola invernale e quella estiva in un antico palazzotto ristrutturato e pieno di colori, dopo la scuola la raccolta differenziata dei rifiuti – all’inizio i migranti la facevano con gli asini, per inerpicarsi nei vicoli del borgo –, dopo la raccolta differenziata le piccole imprese di agricoltura biologica e con queste il rifacimento di tutto l’impianto di illuminazione del paese, che adesso, di sera, sembra proprio un presepe adagiato sulla collina. Al fondo di tutto, tre idee semplici semplici di Lucano: primo, i migranti non sono una maledizione ma una risorsa; secondo, alla valorizzazione della costa jonica non servono gli ecomostri in riva al mare ma il recupero dei vecchi borghi in collina; terzo, i 35 euro al giorno che lo stato elargisce per l’ospitalità di ogni migrante – un costo comunque dimezzato rispetto a quello che comporterebbe la sua permanenza in un centro d’accoglienza – non va usato in modo assistenziale e parassitario, ma va investito per creare un posto di lavoro.

 

A distanza di ormai quasi vent’anni, i risultati si vedono: su un totale di duemila abitanti, a Riace vivono oggi stabilmente e lavorano 400 rifugiati, e attorno a loro sono nati e cresciuti anche i posti di lavoro della struttura comunale che se ne occupa. I rifugiati vengono dal Sudan, dall’Eritrea, dall’Afghanistan, dall’Etiopia, dalla Palestina; sono donne, uomini, bambini, hanno imparato l’italiano e un mestiere, guadagnano quanto basta per vivere più che dignitosamente, praticano le loro religioni che siano cattolici, islamici o ortodossi. Ma soprattutto sono usciti dall’anonimato delle statistiche sull’“invasione” dei migranti e hanno ciascuno e ciascuna un volto, un nome, una storia da raccontare: storie tutte uguali – la fuga da una situazione invivibile, l’attraversamento del deserto libico o della Turchia, il viaggio rischioso per mare pagato a caro prezzo, qualche volta la triste sosta in un centro d’accoglienza italiano – e ciascuna diversa – la guerra in Sudan, la fuga da Kabul e dall’arruolamento forzato con i taliban, la disumanizzazione nei territori occupati palestinesi. Nel corso del tempo i bambini sono diventati adulti, e faceva un gran bell’effetto, l’estate scorsa, vederli assistere e intervenire alla presentazione di un libro del collettivo di scrittura Lou Palanca, che s’intitola Ti ho vista che ridevi e racconta la storia di un’altra emigrazione: quella di una ragazza “permale” di Riace, militante nel movimento di occupazione delle terre degli anni cinquanta del secolo scorso e perciò spedita a ingrossare le file delle “langherotte”, le giovani del sud date in sposa ai contadini delle Langhe abbandonati dalle loro donne che andavano a lavorare in fabbrica a Torino. Il libro si chiude con il movimento inverso di un’altra ragazza che negli anni novanta arriva a Riace dall’Africa con il primo sbarco delle migrazioni globali di fine novecento: un’altra restituzione. I cicli della migrazione e della modernizzazione, in fondo, assomigliano alle onde del mare: sempre uguali e sempre diversi.

 

Il futuro è il ripopolamento di vecchi e abbandonati centri abitati con profughi/immigrati ed eventualmente giovani italiani?

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Se tu non avessi scritto un romanzo l'avrei letto......

 

Ho cercato il numero 50 nel tuo articolo e non l'ho trovato.....

Edited by marco7
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NorwegianWood

Se tu non avessi scritto un romanzo l'avrei letto......

 

Ho cercato il numero 50 nel tuo articolo e non l'ho trovato.....

Non hai trovato il numero 50 perché è scritto in lettere (cinquanta) alla quarta riga. Ciò mi fa supporre che tu ti sia fermato alla terza e, a questo punto, mi domando come tu possa esprimere una qualunque opinione su qualcosa che non hai letto.

 

Comunque, articolo molto interessante tratto da un settimanale altrettanto interessante. Ringrazio Rotwang per averlo condiviso e mi auguro che sia spunto di riflessione su molti aspetti, come i cicli della migrazione e la "restituzione" dei migranti, il silenzio imbarazzante dei media italiani PRIMA che Mimmo Lucano finisse sotto i riflettori esteri, il contrasto tra l'esperimento di Riace da una parte e «l'Italia dei Salvini» e «l’Europa dei fili spinati» dall'altro, l'idea in sé dell'albergo diffuso eccetera.

 

Per ora mi sento di dire che, spesso, qui in Italia la solidarietà non fa notizia. Preferiamo le brutture e convincerci (e lasciarci convincere) che i migranti sono palle al piede: è molto più comodo e rassicurante.

Edited by NorwegianWood
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Il futuro è il ripopolamento di vecchi e abbandonati centri abitati con profughi/immigrati ed eventualmente giovani italiani?

 

Può funzionare solo dove la mentalità delle persone è storicamente più aperta, non a caso Riace è in Calabria, zona che ha, per secoli, visto arrivi e scambi di gente provenienti da altri paesi, ma un conto appunto sono zone come la Calabria o la Sicilia, storicamente abituate a gente di altre razze e culture, un altro zone come il Triveneto dove la mentalità delle persone è identica a quella di paesi come la Russia e la Polonia, un terrore diffuso per chiunque non sia del luogo, di certo è più facile essere "negro" a Caserta che a Treviso...

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Non hai trovato il numero 50 perché è scritto in lettere (cinquanta) alla quarta riga. Ciò mi fa supporre che tu ti sia fermato alla terza e, a questo punto, mi domando come tu possa esprimere una qualunque opinione su qualcosa che non hai letto.

Dal titolo credevo erromeamente si parlasse dei bronzi di riace e ho iniziato a leggere un po' di parole qua e la e mi sono convinto che non c'era il fatto dei 50 perche' non ho trovato il numero. Quando ho letto il testo di rot non ho capito che riportasse un articolo di giornale ma credevo fosse stato scritto da rot e l'ho trovato di lunghezza eccessiva per un post sul forum.

 

Per questo ho pensato di aggiungere un complemento all'informazione con quel link che non volevo mettere senza scrivere nulla perche' e' una cosa sgradita ai moderatori. Non ho fatto un commento o dato un'opinione a quanto riportato da rot ma un'aggiunta (credevo fosse incompleto).

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Può di certo è più facile essere "negro" a Caserta che a Treviso...

A treviso non hanno mai sparato a nessun negro ribelle al servaggio mafioso però

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Per ora mi sento di dire che, spesso, qui in Italia la solidarietà non fa notizia. Preferiamo le brutture e convincerci (e lasciarci convincere) che i migranti sono palle al piede: è molto più comodo e rassicurante

rassicurante magari no (vedi alla voce paura mediatica, qsa che vende sempre bene, in ascolti-visualizzazioni-voti).

direi che non mette in discussione le certezze assolute di chi ragiona de panza

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NorwegianWood

Esatto freedog. Intendevo proprio dire che tale convinzione rassicura certe persone sul fatto che i cattivi non sono loro ma i migranti.

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Intendevo proprio dire che tale convinzione rassicura certe persone sul fatto che i cattivi non sono loro ma i migranti

ah, ok;

è che x come l'avevi messa, potevi essere frainteso.

tutto qui

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A treviso non hanno mai sparato a nessun negro ribelle al servaggio mafioso però

 

No, però proprio a Treviso (presa a caso ad esempio) se non ricordo male è stato l'unico posto dove la gente si è rivoltata contro dei profughi siriani, assaltando gli alloggi, certo non siamo a livello della Polonia dove hanno massacrato di botte un cristiano libanese che viveva li da anni perchè scambiato per un profugo siriano, ma la dice lunga su quanto la gente del luogo abbia paura di chiunque venga da fuori. In Sicilia, penso la regione più imbastardita (in senso buono) d'Italia è difficile, visto che hanno sempre visto arrivare chiunque, si tema il diverso.

 

Il caso che parlavi è Rosarno, ma li era tutta un'altra storia, c'erano questioni di controllo del mercato della droga, con la mafia locale che usava i neri stagionali come manovalanza...

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Il caso che parlavi è Rosarno, ma li era tutta un'altra storia, c'erano questioni di controllo del mercato della droga, con la mafia locale che usava i neri stagionali come manovalanza...

 

Ma pensa te che bell'episodio di integrazione, eh! E' sempre un'altra storia quando si ha una certa teoria da portare avanti...

 

 

 

però proprio a Treviso (presa a caso ad esempio) se non ricordo male è stato l'unico posto dove la gente si è rivoltata contro dei profughi

 http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/scontri_immigrati_roma_gabrielli_razzismo-1149551.html

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/altra-rivolta-contro-i-profughi-residenti-cacciano-immigrati-1153372.html

 

Vuoi sapere perchè a Treviso han fatto casino, a parte le strumentalizzazioni di casapound?

Immagina di essere un operaio veneto di mezza età che dopo anni di lavoro ha finito di pagarsi il mutuo dell'appartamento, in una merda di paese di poche centinaia di persone.

Immagina che poi arriva l'ordine del prefetto di affittare alcuni degli appartamenti vuoti nella tua palazzina per farci ospitare dei profughi (siriani? io temo fossero africani).

E' evidentemente una di quelle soluzioni provvisorie all'italiana, destinate a durare per anni.

Tu pensi siano stati nazisti a protestare? Poveri cristi, pensavano di aver fatto l'investimento immobiliare della vita nel comprarsi  casa e arriva lo Stato a svalutarne il prezzo piazzandoci dei profughi! 

 

La verità è che a Roma sono scesi a protestare contro la decisione di usare una ex caserma, isolata rispetto al centro abitato. Ai provinciali del paesello trevigiano invece i profughi glieli volevano mettere in casa, pensa un po'.

 

Io non so che ti sia successo a Padova, se ci hai passato un brutto periodo lavorativo, se ti hanno violentato all'Arcella, non lo so, ma davvero nella tua strana, insensata visione del mondo, l'accanimento contro il nord-est dovrà pur avere una spiegazione razionale

Edited by Demò
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Ma non era stato proprio il sindaco di Treviso a togliere le panchine da parchi & giardini pubblici, almeno i neghèr non ci si andavano più a mettere e giravano al largo?

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LocoEmotivo

Il futuro è il ripopolamento di vecchi e abbandonati centri abitati con profughi/immigrati ed eventualmente giovani italiani?

Speriamo: almeno diamo un senso a flussi migratori che non possono essere fermati, storicamente e socialmente e ontologicamente e sensatamente e praticamente.

Fare di necessità virtù, in fondo, è ancora più intelligente che trincerarsi dietro le ruspe.

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Ovvio, ma non negherei mai che questo é un posto pieno di boari razzisti. Solo che i boari razzisti dalle mie parti amano fare i gradassi e prendere provvedimenti amministrativi show, ma quando si tratta di menare le mani e correre qualche rischio, da buoni villani timorosi del feudatario, se ne guardano bene.

Io non contesto il razzismo, contesto che da immigrati si viva meglio a Caserta che a Treviso, perchésecondo me si basa su una mistificazione che ha per fantasia un Meridione mediterraneo, accogliente, povero ma bello, dove il proletariato é rimasto ancorato ai bei valori di una volta invece che svendersi ai padroncini in cambio della casetta di proprietá e del benessere.

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Beh, diciamo che un Conservatore inglese ( cioè realista e sensato )

potrebbe dirci che la cosa ha funzionato a Riace perchè era un paese

desertificato dall'emigrazione

 

Quindi di fatto una sorta di Far West ( nella fattispecie Far South ) da

ripopolare, come nell'emigrazione del XIX sec negli USA

 

Mentre a Treviso la situazione è differente

 

Poi certo se uno pensa che uno scappa dall'Africa perchè mancano le panchine

non è un "Conservatore Inglese" perchè è un cretino, è chiaro che impedisci la

fruizione del parco alla pensionata trevigiana e l'immigrato si sposta a dormire

sotto l'albero, cioè queste sono insensatezze

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Se intendi che non mi iscrivo al partito largamente

maggioritario, quello della stupidità, ok

 

La possibilità di una opinione conservatrice ma sensata,

esiste, non è qualcosa fuori dall'ordine delle cose.

 

Mentre il discorso panchine, è semplicemente stupido

prima ancora che essere conservatore

 

Ovviamente il fatto che esista una possibile risposta

di stampo conservatore, non significa che io la condivida

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Se proprio volessimo potremmo farne una questione di equitá sociale: visto che l'integrazione ha un costo, perché una parte non irrilevante del costo deve pesare sulla classe medio-bassa? Perché i profughi vanno stipati in un condominio nella campagna veneta o in una caserma del pigneto e non in un condominio ai Parioli?

Adesso, non prendiamoci in giro, che ci siano buone ragioni per utilizzare immobili pubblici vuoti per far fronte alle esigenze immediate é razionale, ma se si devono pensare a soluzioni di lungo periodo, cooperative etc, non si puó ignorare il fatto che esiste un'ostilità degli indigeni da sopprimere col manganello, ma anche una ragionevole protesta che nasce a fronte di un danno economico diretto ed evidente a tutti. Evidentemente si dovrebbe elaborare un piano di gestione dei profughi sul medio e lungo periodo che tenga in debita considerazione i possibili problemi di rigetto/integrazione. E nell'immediato, evidentemente, evitare di mandare i profughi in casa delle persone(o risarcirle almeno). Altrimenti a fronte di una esigenza collettiva saranno solo alcuni a dover pagare i conti.

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Se intendi che non mi iscrivo al partito largamente

maggioritario, quello della stupidità, ok

 

Quello di Cameron che evade i soldi a Panama? Mi sa che tutto il mondo è paese, è ora che anche tu lo ammetta e mi spiace, non sono piddino né mai lo sarò.

Edited by Rotwang
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Evidentemente si dovrebbe elaborare un piano di gestione dei profughi sul medio e lungo periodo che tenga in debita considerazione i possibili problemi di rigetto/integrazione. E nell'immediato, evidentemente, evitare di mandare i profughi in casa delle persone(o risarcirle almeno). Altrimenti a fronte di una esigenza collettiva saranno solo alcuni a dover pagare i conti.

 

Guarda che in teoria e sottolineo in teoria questi piani esisterebbero

 

Ad esempio, per quanto riguarda la Toscana:

 

http://100passijournal.info/il-modello-di-accoglienza-in-toscana-un-esempio-di-civilta/

 

Tralasciamo il fatto che l'articolo è tutto "in positivo" mentre reazioni negative - da parte di FdI

e Lega Nord - ci sono state:

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/10/toscana-la-regione-lancia-la-linea-profughi-150-chiamate-in-due-giorni/2024426/

 

Resta il fatto che per ora in Toscana si sarebbe scelto di fare ciò che tu dici

non so quali siano state le scelte della Regione Veneto, ma credo che se le

decisioni devono essere imposte dallo Stato attraverso i Prefetti, perchè gli Enti

Locali boicottano il piano nazionale profughi etc inevitabilmente la gestione diventa

difficoltosa e inefficiente

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Guarda che in teoria e sottolineo in teoria questi piani esisterebbero

 

Ad esempio, per quanto riguarda la Toscana:

 

Si, e volevo far notare una cosa, l'enorme differenza di come hanno reagito i tedeschi e i paesi del nord Europa rispetto all'Italia e ai paesi dell'est Europa.

 

- In Germania, Svezia, ecc... la gente ha accettato ben capendo che si trattava di veri disperati in fuga dalla guerra da ospitare per un certo periodo di tempo, e gli arrivi sono stati moltissimi

 

- In Italia lo abbiamo visto tutti, arrivi di siriani, iracheni, ecc... molto più limitati, ostilità da parte delle persone, nessuno o quasi favorevole ad ospitare questi disgraziati

 

- Nell'Europa orientale addirittura frontiere chiuse, nessun arrivo anche per paura di minacce e rivolte di piazza (specialmente in Polonia e Ungheria), addirittura qualche aggressione a gente mediorientale che viveva li da una vita  

 

Casualmente la maggiore apertura mentale corrisponde a paesi più ricchi e più laici. Ovviamente nessuna persona dotata di cervello vuole aprire a clandestini senza arte ne parte, ma qui si è fatta appositamente confusione tra profughi di guerra e migranti economici, in Polonia Kaczynski ha vinto le elezioni sostenendo che i siriani sono migranti economici!

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Si, e volevo far notare una cosa, l'enorme differenza di come hanno reagito i tedeschi e i paesi del nord Europa rispetto all'Italia e ai paesi dell'est Europa.

 conomici!

 

Veramente sono proprio i paesi germanici del Nord che han chiuso le frontiere, senza contare la crescita ben inquietante di movimenti neonazisti e gli attacchi da questi mossi ai profughi

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Quel che accadeva in precedenza alla crisi migratoria del 2015 era il tentativo

di "extraterritorializzare" i controlli, più che altro realizzato dall'Italia in Libia ed

in Tunisia ( un sistema che però la stessa UE ritenne illegittimo )

 

L'Italia è impossibilitata a realizzare un filtro extraterritoriale in Libia, perchè

c'è la guerra, ma la Germania fregandosene delle sentenze europee che avevano

dichiarato illegittimo il filtro extraterritoriale italiano, quando c'era....sta facendo

esattamente la stessa cosa con la Turchia.

 

Oggettivamente l'ultima "crisi delle frontiere" è stata innescata dall'Austria che ha

agito unilateralmente facendo accordi coi paesi balcanici a cascata...ma la sua decisione

consegue anche ad altre chiusure ( la Danimarca e la Svezia vs la Germania )

 

il 18 febbraio i responsabili delle polizie di Austria, Croazia, Macedonia, Slovenia e Serbia hanno definito un accordo che prevede una forma unica di registrazione in Macedonia, e nella pratica l’ingresso viene ora consentito solo ai profughi di nazionalità siriana o irachena. I migranti di tutte le altre nazionalità, compresi gli afghani, vengono bloccati.

 

Il risultato è stato il richiamo da parte del governo Greco dell'ambasciatore a Vienna

ma dal punto di vista pratico è sotto gli occhi di tutti che

 

1) il controllo di Frontiera esterno è stato spostato in Macedonia per iniziativa dell'Austria

 

2) La Germania ha cercato una intesa con la Turchia per gestire la situazione

 

In parole povere è come se si fissasse un controllo per la rotta del canale di Sicilia

al Brennero e a Ventimiglia e si cercassero accordi con un ipotetico governo libico

saltando a piè pari l'Italia che sta nel mezzo, perchè ciò che è stato fatto è saltare

la Grecia.

 

Come si potesse pensare che la Grecia potesse però far meglio di ciò che ha fatto

nelle condizioni in cui è stata messa dalla stessa Europa è un mistero.

 

Certamente si è innescata una dinamica europea di stampo "leghista"

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  • 5 years later...

Ripiglio questa discussione che non era stata molto frequentata.

Cosa diciamo oggi di Riace? 

Ma soprattutto, cosa diciamo della reazione della sinistra italiana alla sentenza?

A me, personalmente, Letta ha fatto vomitare.

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Cosa possiamo dire? Che pare che il sindaco

abbia compiuto irregolarità per ospitare più migranti

e che questo rischia di costrargli 13 anni di galera.

(Qualcuno faceva notare che se ai migranti invece di aiutarli gli spari

- come ha fatto Traina - di anni ne prendi invece solo dodici...)

Mi manca la dichiarazione di Letta...

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