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Infatuazione per l'amico. La mia esperienza


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Anch'io, come molti, ho provato quel piacevole-spiacevole processo chiamato innamoramento nella mia (ormai conclusa) adolescenza. E come molti, l'oggetto dei miei desideri (sessuali e, per la prima volta, anche affettivi) è stato un caro amico e compagno di classe. Sarebbe superfluo aggiungere che, come la casistica insegna e la probabilità prevede, costui fosse etero.

 

E' buffo a ripensarci oggi, ma il tutto avvenne in modo così naturale, imprevisto e allo stesso tempo graduale che, se mi chiedessero di individuare un episodio, un momento, un periodo in cui tutto ebbe inizio, non riuscirei a trovarlo. In effetti, non è raro che una forte intesa amicale, fondamentalmente corrisposta e vissuta reciprocamente, diventi poi un potenziale rapporto passionale quando vi è terreno fecondo in una almeno delle parti. E questo è naturale.

 

Fu imprevisto (e graduale), invece, perché non me lo aspettavo. Può sembrar scontato, ma il mio amico non era perfettamente il mio tipo ideale dal punto di vista estetico.  Non me lo sarei mai immaginato: non ricordo se, prima della mia cotta per lui, fu in qualche modo presente nelle mie fantasie erotiche, come viceversa accadeva spesso per alcuni altri miei compagni di classe, a partire dalle scuole medie.

Invero, era tutto il mondo del sesso e dell'amore passionale che mi toccava poco dal punto di vista quotidiano. Il piacere sessuale, oltre che con le fantasie suddette, era sfogato con la masturbazione, ovviamente (e per lo più grazie alla pornografia, quando in casa arrivò internet). Possibili relazioni o ricerche in tal senso, nemmeno a parlarne. Troppo impegnato con la scuola, il gioco in solitaria, la lettura, i videogiochi, le carte dei Pokémon, gli anime, le occasionali scampagnate con gli amici, la vita in famiglia e tutto ciò che fa parte dei tranquilli trascorsi di un adolescente di inizio secolo. Provare qualcosa per lui quindi fu sorprendente.

 

Comprenderlo, fu  invece la prima difficoltà. Mentre scrivo, ora, mi viene da ridere a ripensarci: dimostrando totale inesperienza, non riuscivo ben a realizzare cosa fosse quella strana sensazione nello stomaco. Ammetterlo, fu il secondo scoglio. Non che avessi particolari problemi a riconoscere il mio orientamento sessuale. Il mio ambiente sociale non è mai stato dichiaratamente omofobo, né ho mai subito bullismo o pressioni di alcun tipo dalla mia famiglia. Il problema fu ammettere che mi ero innamorato di un amico - che mai avrei considerato in modo romantico - e ammettere, sopratutto, che ero cresciuto. Sono stato un bambino che, nel suo cuore (parola che significa tutto e nulla, ma permettetemi di usarla), avrebbe voluto rimanere un bambino per sempre. Quel corpo che cambiava mi metteva a disagio. E capire che stessi davvero provando qualcosa da 'adulti', ulteriore conferma di un processo che - in teoria - non si poteva bloccare, mi infastidiva. Tutto ciò successe verso il penultimo anno del liceo.

 

Compreso e ammesso questo sentimento, iniziò la fissazione per lui, i tentativi di depistarmi pensando che fosse solo una 'amicizia speciale' e non un innamoramento, e poi a soffrire per il mancato ricambio di attenzioni come io avrei tanto voluto e sperato. Ben inteso, questo mio amico fu apertissimo nell'approfondire la nostra amicizia, meglio di quanto non avessimo fatto in passato, anche perché - oltre ad essere compagni di classe - ci conoscevamo già da circa sette anni prima del liceo. Ma più si approfondiva il rapporto di amicizia e più, ovviamente, mi sentivo legato a lui. Le cose erano complicate da un altro fattore: nello stesso periodo iniziò la sua prima storia con una ragazza. A mente lucida, già ai tempi, capì che a palesare in me i sentimenti che io provavo - forse in modo latente - verso di lui fu proprio questa circostanza. Mi dava un buon motivo per credere, inizialmente, che tutto quanto fosse semplice gelosia amicale e null'altro. Chiaramente, mentivo a me stesso.

 

Passai circa un anno in tale condizione, per cui più tendevo a legarmi a lui, più soffrivo a non vedermi corrisposto e nel seguire le vicissitudini verso il 'fidanzamento' informale del mio amico con la sua ragazza (che naturalmente conobbi). Non sto qui a descrivere il fastidio provato nell'assistere ad abbracci, baci e carezze fra di loro in mia presenza...

 

Non ricordo quando accadde, tuttavia capì gradualmente che avrei voluto esternare quanto io stessi vivendo da ormai troppo tempo. Non avevo paura della sua reazione: effettivamente, di lui, ho parlato poco, ma era (ed è) una persona stupenda, intelligente, aperta, sensibile, oltre che ironica (con vari difetti, naturalmente, ne sono sempre stato consapevole, ma sono qui irrillevanti per la questione in sé). La nostra amicizia era (ed è) fondata su intenso scambio intellettuale, sapevo già cosa aspettarmi da lui. I procastinamenti dipesero tutti da me: non avevo il coraggio di esprimere un qualcosa di così intimo (tendo ad essere introverso), mi vergognavo nella misura in cui il nostro rapporto non sarebbe stato più 'alla pari' (ai miei occhi), e chiaramente mi sentivo agitato perché non avevo mai detto a nessuno della mio orientamento: non ne avevo mai avuto bisogno, non avevo mai avuto interesse di farlo, né - d'altra parte - avevo mai avuto pensiero che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.

 

Ho ancor in mente quel giorno in cui - in modo un po' goffo - gli confessai ciò che provavo davvero per lui. Qualche tempo prima, mi assicurai che ci saremmo visti: dovevamo parlare di cose importanti. Decisi di dirgli tutto in una volta, coming out e innamoramento. Gli feci una domanda precisa, ''Proverai mai ciò che io provo per te?''. Lui mi confermò di no. Al netto della mia agitazione, lui fu sorpreso (non avevo mai fatto trasparire nulla), ma - come sapevo già - si comportò in modo esemplare. Fu una serata (eravamo da soli, a casa mia) piuttosto imbarazzante, e con il senno di poi forse evitabile nelle dinamiche con cui si svolse (la confessione me la dovette quasi strappare di bocca tanto ci giravo attorno).

 

L'imbarazzo che seguì nei giorni e nelle settimane successive, inoltre, non mancò. Ma più che da lui, il tutto era fomentato da me. Gli dissi di volermi allontanare da lui, benché non fosse d'accordo. Mi sembrava l'unica soluzione a un rapporto che - per come si era evoluto nel tempo - mi faceva soltanto soffrire (e volevo che ciò fosse palese anche a lui...). Forse me lo sarei potuto risparmiare un atteggiamento del genere - erano gli ultimissimi mesi dell'ultimo anno, e ci saremmo divisi comunque con l'università - ma a quel tempo non sapevo ancora gestire l'infautazione e non avevo ancora pieno controllo sui sentimenti e pensieri che mi tormentavano.

 

L'intuizione - il fatto che un diradamento della frequentazione 'fisica' con questo mia amico avrebbe ridotto via via e poi fatto scomparire l'innamoramento - era in realtà validissima, per quanto mi riguarda(va). Ma fu davvero difficile metterla in pratica, sia perché non volli farlo davvero (intrattenemmo comuque altri confronti, pur - da parte mia nello specifico - sempre un po' impacciati a seguito alla confessione) sia perché, sopratutto, eravamo dei compagni di classe e quindi costantemente assieme a scuola, in corriera, nei progetti di gruppo, durante le prove per la maturità. Dovetti perciò aspettare il periodo universitario: la situazione si normalizzò circa un anno dopo la mia confessione con lui. Ci vedemmo solo a Natale, a Pasqua e nell'estate del mio primo anno di università, nei momenti in cui, cioè, scendevo a casa. Con il graduale affievolirsi del mio sentimento passionale, riuscì a intrattenere un rapporto più sereno con lui.

 

Non riprendemmo immediatamente il discorso, ci volle un po' di tempo. Ma intanto riprendemmo a frequentarci normalmente (nei periodi di vacanze). L'amicizia che ci lega è ancora viva: parliamo sempre dei 'massimi sistemi', ci aggiorniamo riguardo le nostre carriere da studenti, usciamo con altri amici, ci sentiamo qualche volta via telefono - quando siamo lontani - per assicurarci che tutto vada bene. Insomma, chiacchieriamo, ridiamo, scherziamo. Lui è ancora felicemente assieme alla ragazza del liceo. Non provo più alcun fastidio a vederli assieme.

 

Parlando di quanto io ho provato per lui, ci siam detti vari cose, tipo ''cosa hai provato quando te l'ho detto?'' e robe simili su cui non mi dilinguo. Osservo solo che, riprendendo il nostro rapporto amicale in modo più 'spassionato' e avendo parlato a lungo di quanto è successo, siamo riusciti a ritrovare un nuovo equilibrio, a eliminare certi imbarazzi che ancora censuravano le nostre condivisioni. Non ho mai visto, da parte sua, reali cambiamenti nel modo di approcciarsi verso di me. Lo ha fatto sempre con discrezione, rispettando i miei tempi, e io i suoi. Se dovessi trovare un qualcosa di diverso, questo è il seguente: non mi dà più alcun bacio 'non circostanziale' (ad oggi). Benché io e lui non fossimo (e non siamo) fisicamente espansivi nelle nostre dimostrazioni d'affetto, capitava (e capita) che ci scambia(va)mo abbracci, pacche, carezze sulla nuca (da ragazzini altro però, come i 'coppini' :asd:) e sulle cosce. Capitava pure (e non capita più) che mi desse qualche improvviso bacio sulla guancia, totalmente fuori circostanza (auguri, condoglianze, saluti prima/dopo un lungo periodo in cui non ci si vedeva). Quando ero infatuato di lui, era qualcosa che apprezzavo tantissimo e in fondo serviva a riaccedere qualche speranza in me: se per lui era un semplice gesto d'affetto, a me eccitava tantissimo. :) Se oggi me ne desse uno, non sentirei più probabilmente quelle sensazioni. D'altra parte, sono molto meglio le mille altre percezioni emotive meno pervadenti, ma più serene, costanti e delicate che fluiscono in me grazie a un'amicizia ritrovata e non per mezzo di un innamoramento sincero, ma non corrisposto, verso un caro amico d'infanzia.

 

Perché ho (cercato) di condividere la mia esperienza su questo forum? Come avrà forse inteso chi è giunto a leggere fin qui (mi dispiace per essere stato prolisso), ho filtrato – per quanto possibile – ogni passaggio della vicenda specifica. Non mi interessava, difatti, parlarne per quello che è (una storia di innamoramento verso 'l'amico etero' dai canovacci più classici esistenti). Mi interessava piuttosto condividere la mia esperienza interiore (il mio percorso, evoluzione) perché ho passato vario tempo – ormai sette anni fa – a leggere i topic del Gay-Forum.it di casi simili al mio. Sempre in cerca di risposte, su cosa sentivo, su come avanzare, su come risolvere il tutto.

 

Molti dei topic in questione erano richieste di aiuto, a volte disperate, a volte imho con troppo pathos. Tuttavia, quasi mai vi erano le 'conclusioni'. Che fine facevano i richiedenti aiuto? Avevano ascoltato e messo in pratica i consigli degli altri utenti? Confessavano alla fine i loro sentimenti al loro amico etero (o amica etero, nel caso di donne omosessuali)? Rompevano con loro? Altrimenti, in che modo proseguiva il rapporto dopo l'eventuale confessione?

 

Queste erano alcune domande che mi frullavano in testa. Non perché fossi interessato alle storie in sé: non sopporto le storie d'amore romanzate, e ho totale disinteresse per il 'gossip', ma avrei voluto capire cosa mi sarei dovuto aspettare per il 'dopo'.

 

Con la consapevolezza che nasce dall'esperienza, oggi direi che è a dir poco inutile leggersi decine e decine di topic ''Mi sono innamorato del mio amico etero'' e simili. Le persone, le variabili, gli sviluppi in cui tutto ciò può avvenire sono pressoché uniche, è dunque impossibile prevedere cosa avverrà al proprio specifico rapporto di amicizia sulla base di altre specifiche situazioni.

 

Purtuttavia, penso che aiuti: a farsi coraggio. Coraggio per cosa? Per fare qualcosa di, imho, fondamentale in un rapporto di amicizia: parlare, confrontarsi, svelarsi sul (e del) proprio sentire.

 

Questo semplice, quasi banale consiglio (valuterete voi) è indirizzato al/la ragazzo/a a omosessuale innamorata del/la proprio/a amico/a etero approdato/a qui per schiarirsi le idee sul da farsi.

 

Spero che la mia esperienza possa dunque risultare utile.

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davydenkovic90

A me stranamente non è mai capitato di innamorarmi di un etero, né di un mio amico...

Sarà che la sorte ha voluto che facessi una scuola dove erano al 95% ragazze e quei pochi maschi che c'erano erano figli di papà cessi.

Mi è capitato di essere attratto sessualmente e voler far roba con qualche etero... per esempio una volta mi capitò di prendermi una cotta per un ragazzo con cui mi allenavo a tennis... Era un po' tonto, bassino, rozzo, però molto carino fisicamente e me lo sarei fatto volentieri. Ma non ne ero innamorato e non lo avrei mai voluto come ragazzo. Naturalmente non è mai successo nulla fra di noi (a parte fare la doccia insieme nello spogliatoio per anni, ma ognuno al suo posto) e poi mi è passata.

Non conosco le tribolazioni delle cotte impossibili per ragazzi etero, comunque grazie per aver condiviso la tua esperienza, magari può interessare a qualcuno nella tua stessa situazione

Edited by davydenkovic90
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Molto interessante la tua storia e molto ben scritta.

 

Mi sembri fortunato ad avere come amico questa persona, che ha una bella sensibilità. Certo, l'equilibrio che siete riusciti ad instaurare dipende anche molto dal fatto che non siete più costantemente vicini, in questo caso la lontananza è da benedire, non so se quest'equilibrio si sarebbe conservato se fossi stato costretto ad averlo accanto e doverti macerare per il tuo sentimento. Il fatto di essere arrivato a preferire le "serene sensazioni dell'amicizia" alle speranze passionali è un'altra cosa positiva. Non è facile arrivarci, ed è questione anche dei caratteri che sono in gioco: non solo per un eventuale omofobia dell'oggetto etero del desiderio, ma anche delle sensazioni di chi ama: c'è chi è più passionale, chi vive i sentimenti in maniera più totalizzante e non riuscirebbe mai ad accontentarsi e a contemplare serenamente l'amicizia.

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Un'esperienza da non sottovalutare.

Ho passato una situazione simile, e credo che in quello che hai scritto hai di molto alleggerito il dolore o la frustrazione e l'ossessione o l'agitazione che si prova in casi simili,

o comunque che ho provato io.

In alcuni punti della tua storia mi ci son ritrovato

tuttavia ho avuto dinamiche diverse

Ma l'amico...l'amico... hai descritto il tuo, hai descritto il mio. Sia nel carattere che nel pensiero che nell'atteggiamento che nel cambiamento del comportamento nei miei confronti,

e il tempo che ci abbiamo messo per far sì che un abbraccio sia di semplice affetto di amicizia

senza che lui abbia paura di chissá quale mia provocazione...

Siamo fortunati ad avere persone amiche come quella di cui ti sei innamorato, che tuttora è presente nella tua vita

come l'amico per il quale mi sono innamorato io, tuttora presente nella mia.

 

Serve e servirà questa tua esperienza, è servita a me ora in questo momento nonostante da quella cotta e dal mio dichiararmi a lui sia ormai passato molto tempo.

Grazie per aver condiviso (:

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 Mentre scrivo, ora, mi viene da ridere a ripensarci: dimostrando totale inesperienza, non riuscivo ben a realizzare cosa fosse quella strana sensazione nello stomaco. 

Anche a me è successo svariate volte...in alcune circostanze io non avevo nello stomaco le cosiddette farfalle ma delle aquile in volo!!...aggiungiamo anche vampate di calore al solo avvicinamento a loro!!

Alla fine si parla di maschi ed a noi ci piacciono gli ometti!

 

Io vivo una infatuazione per un mio sottoposto al lavoro da diversi anni...

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A me stranamente non è mai capitato di innamorarmi di un etero, né di un mio amico...

 

Mi è capitato di essere attratto sessualmente e voler far roba con qualche etero...

 

D'altronde non è obbligatorio passare da questa esperienza. Capita, e capita perché è raro - nel periodo adolescenziale - avere già a disposizione una cerchia di coetanei dichiaratamente omosessuali (o bisessuali) con cui sperimentare i nuovi stati che la pubertà dà la possibilità di esprimere. Non che questo elimini completamente il ''rischio'' di non essere corrisposti o di innamorarsi comunque di un amico etero, naturalmente. Poiché, saprai penso, entra in gioco non solo l'elemento fisico, ma anche caratteriale e mentale.

E l'essere dello stesso orientamento non garantisce il successo nella sintonia fra due persone, per qualsiasi rapporto amicale o passionale.

 

Che si sia attrattiva per etero è normale, sono pur sempre uomini. :D E poi, solitamente, quando si lavora di fantasia, si è capaci di trasfigurare il proprio oggetto dei desideri, redendolo migliore rispetto alla realtà. Un processo simili lo avrai fatto anche per il ragazzino ''un po' tonto ma carino'' di cui parlavi.

 

Mi sembri fortunato ad avere come amico questa persona, che ha una bella sensibilità. Certo, l'equilibrio che siete riusciti ad instaurare dipende anche molto dal fatto che non siete più costantemente vicini, in questo caso la lontananza è da benedire, non so se quest'equilibrio si sarebbe conservato se fossi stato costretto ad averlo accanto e doverti macerare per il tuo sentimento. Il fatto di essere arrivato a preferire le "serene sensazioni dell'amicizia" alle speranze passionali è un'altra cosa positiva. Non è facile arrivarci, ed è questione anche dei caratteri che sono in gioco: non solo per un eventuale omofobia dell'oggetto etero del desiderio, ma anche delle sensazioni di chi ama: c'è chi è più passionale, chi vive i sentimenti in maniera più totalizzante e non riuscirebbe mai ad accontentarsi e a contemplare serenamente l'amicizia.

 

Io e lui siamo molto legati, e spesso ci diciamo, molto affettuosamente, che siamo persone importanti l'una per l'altra. Più che mantenere l'equilibrio attuale, la distanza ha aiutato a ricostruirla, cioè - in sostanza - a farmi 'scottare' e ricondurre i miei sentimenti nei binari di un rapporto d'amicizia, e non farli deragliare sul flirt più o meno tacito e lo slancio dell'innamoramento, visto che non v'era (e non vi è) possibilità di ricambio. Tuttavia, escludo che oggi, frequentandolo magari assiduamente, 'ricadrei in amore', come dicono gli inglesi.

 

Sono d'accordo sulla seconda parte: dipende molto dalla propria personalità, ma anche dall'introspezione e dall'autocontrollo che si riesce a mettere in campo. A posteriori, l'esperienza che ho raccontato, direi mi abbia dato un bella spinta per maturare sotto il profilo emotivo-sentimentale. E mi ha permesso anche di soffermarmi a riflettere sul valore delle relazioni sociali che intrattenevo ai tempi, e oggi. In più, e questo potrebbe sembrare curioso, ha rinsaldato un'amicizia - come quella fra me e lui - che aveva tutte le potenzialità per divenire una grande amicizia. Serviva solo che maturassimo gradualmente (anche lui, come me, ha potuto mettersi in gioco, in modo parallelo, con la storia che stava iniziando con la sua ragazza). E' anche questo il senso di diventare adulti.

 

Mi dà sollievo il fatto che la lettura non sia stata troppo faticosa, non ho uno stile di scrittura lineare e sintetico, come vorrei, ma tendo a usare molti incisivi e costruire i periodi in modo ostico e complesso. Il mio relatore ha tentanto inutilmente di farmelo notare...

 

Un'esperienza da non sottovalutare.

Ho passato una situazione simile, e credo che in quello che hai scritto hai di molto alleggerito il dolore o la frustrazione e l'ossessione o l'agitazione che si prova in casi simili,

o comunque che ho provato io.

In alcuni punti della tua storia mi ci son ritrovato

tuttavia ho avuto dinamiche diverse

Ma l'amico...l'amico... hai descritto il tuo, hai descritto il mio. Sia nel carattere che nel pensiero che nell'atteggiamento che nel cambiamento del comportamento nei miei confronti,

e il tempo che ci abbiamo messo per far sì che un abbraccio sia di semplice affetto di amicizia

senza che lui abbia paura di chissá quale mia provocazione...

Siamo fortunati ad avere persone amiche come quella di cui ti sei innamorato, che tuttora è presente nella tua vita

come l'amico per il quale mi sono innamorato io, tuttora presente nella mia.

 

Serve e servirà questa tua esperienza, è servita a me ora in questo momento nonostante da quella cotta e dal mio dichiararmi a lui sia ormai passato molto tempo.

Grazie per aver condiviso (:

 

Son contento tu abbia trovato interessante quanto ho scritto.

 

I gesti d'affetto - baci, carezze, a volte coccole - che ci facevamo, ce li facciamo ancora. :) Escludendo, come detto, il bacio non circostanziale sulla guancia. Ai tempi, quando avevo una cotta per lui, la cosa risultava certamente una provocazione, ma non da parte mia... era lui che iniziava. :P Dopo la confessione, il mio disagio fu molto evidente in questi casi, e così iniziò anche lui a tentennare ed evitare contatti imbarazzanti. Ora, con l'esperienza data dalla pratica, tendo ad essere più espansivo anch'io verso i suoi confronti. E lui sta al gioco come prima.

 

Sai, è un po' come una liberazione intrattenere nuovamente un sereno rapporto di amicizia, alla fine di quel cul-de-sac che è l'innamoramento non corrisposto. E' come uscire e 'riveder le stelle', nuovamente in compagnia del proprio amico!

 

Anche a me è successo svariate volte...in alcune circostanze io non avevo nello stomaco le cosiddette farfalle ma delle aquile in volo!!...aggiungiamo anche vampate di calore al solo avvicinamento a loro!!

Alla fine si parla di maschi ed a noi ci piacciono gli ometti!

 

Io vivo una infatuazione per un mio sottoposto al lavoro da diversi anni...

 

Non so se dipende dall'età (sei di una decina di anni più grande di me), ma di certo non sono un tipo che cerca una relazione appositamente. Quindi, invero, non è che abbia avuto altri innamoramenti escluso questo. Eccetto un'iniziale infatuazione per un altro mio amico caro (l'anno scorso), che ho però tenuto prontamente sotto controllo, anche senza soluzioni drastiche. Ma ciò che mi sorprese, ai tempi, era la stranezza della sensazione. E' quasi indescrivibile, deve certo essere, per l'evoluzione, un qualcosa per spingerci a farsi avanti verso il nostro oggetto di attrazione sessuale-riproduttiva, poiché è davvero fastidiosa. :)

 

Ricordo come mi eccitavo tantissimo anche solo a sentirmi sfiorare da lui quando vi ero innamorato. Ma d'altronde, al di là del sesso virtuale, avevo anche pochi altri modi per sfogarmi...

 

Leggerò il tuo topic in sezione.

 

Intanto, grazie a tutti per le vostre riflessioni.

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Non so se dipende dall'età (sei di una decina di anni più grande di me), ma di certo non sono un tipo che cerca una relazione appositamente. Quindi, invero, non è che abbia avuto altri innamoramenti escluso questo. Eccetto un'iniziale infatuazione per un altro mio amico caro (l'anno scorso), che ho però tenuto prontamente sotto controllo, anche senza soluzioni drastiche. Ma ciò che mi sorprese, ai tempi, era la stranezza della sensazione. E' quasi indescrivibile, deve certo essere, per l'evoluzione, un qualcosa per spingerci a farsi avanti verso il nostro oggetto di attrazione sessuale-riproduttiva, poiché è davvero fastidiosa. :)

 

Ricordo come mi eccitavo tantissimo anche solo a sentirmi sfiorare da lui quando vi ero innamorato. Ma d'altronde, al di là del sesso virtuale, avevo anche pochi altri modi per sfogarmi...

 

Leggerò il tuo topic in sezione.

 

Intanto, grazie a tutti per le vostre riflessioni.

Ti capisco.

Mi piacerebbe avere il tuo commento alla mia situazione. Anche se ci pensavo da qualche giorno, leggere la tua storia mi hai dato lo slancio ha scrivere il post

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L'ho letto ma ci sto rimurginando sopra, in quanto è situazione delicata, un po' diversa da esperienze simili.

Ehh...considera che da quando mi sono accettato ho legittimizzato i sentimenti. Tutto mi sembra possibile...forse fino ad un certo pumto...ti devi scontrare con la complicazione di alcune situazioni...

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Layer, nella tua '' storia '', mi rispecchio tantissimo...Come a te dava fastidio che l'amico di cui ti eri infatuato abbracciasse o baciasse la sua ragazza, anche io, ora, provo lo stessa rabbia e gelosia nei confronti del ragazzo per cui ho preso una cotta. Solo quando mi tocca, magari un abbraccio o un bacio sulla guancia credo di poter svenire all'istante; comunque al di là di come sia andata la vicenda con il tuo caro amico credo ti sia servito per prendere piena coscienza di te, e questo è un bene e in più da come ne parli, sembra anche che la tua amicizia con quel ragazzo si sia rafforzata, o perlomeno tu sia più disinvolto e più aperto nel parlare con lui. Questa è veramente una bella cosa, come anche una piccola semplice esperienza adolescenziale possa comunque cambiarti e farti maturare dal profondo.

Ti ringrazio per aver condiviso questa storia con noi, penso che possa essere molto utile.

Forse anche io dovrei allontanarmi dal ragazzo che mi piace, dato che penso sia etero e che la cotta per lui possa perire dopo un rifiuto come è avvenuto per te, ma credo che, invece, andrò fino in fondo, non mollerò, perché son convinto che come esperienza, vada come vada, mi permetterà di maturare e di essere maggiormente consapevole della mia persona.

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Qualsiasi esperienza, anche quella che sembra negativa nell'immediato, è pur sempre esperienza aggiuntiva. Certo, il lavoro su se stessi (introspezione, studio, riflessione, il mettersi in gioco nuovamente) deve essere fatto una proficua elaborazione, in modo da trarre occasione per comprendere meglio se stessi e la realtà sociale (e naturale) che ci circonsta, e di cui noi siamo parte indissolubile.

 

L'amicizia tra me e lui diciamo che è ritorna ad essere quel che dovrebbe essere, da entrambi le parti, un'amicizia. Ovviamente, vi è una nuova complicità: lui sa che mi son innamorato di lui, un tempo. Ciò rende il rapporto unico. E non perché tale mia esperienza di infatuazione renda il nostro rapporto più 'speciale' di altri che intrattengo con altri miei amici, non è questo. Il punto è che ogni esperienza vissuta in un rapporto - che è di fondo sempre duale, seppur frammisto a molte altre relazioni, il che è abbastanza comune con quelle amicali, poiché non sono rigidamente esclusive come i rapporti passionali - costituisce una precisa 'storia' di quel rapporto, rendendolo differente - nel suo evolversi, nel viverlo - da quello che intrattengo con altri miei amici. Non so se sono riuscito a farmi comprendere...

 

Spero risolverai nel modo migliore la tua situazione, anche quella di cui ha scritto nell'altro topic. Ricorda: tutto passa, anche quello che - nel presente - ci fa soffrire/rendere infelici senza lasciare, apparentemente, sperenza per il futuro. L'importante è attivarsi e tentare di applicare qualche soluzione. Magari anche con l'aiuto dei forummisti di Gay-Forum.it. :)

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Sì, sei riuscito a farti comprendere benissimo. Grazie ancora per l'iniezione di autostima! Ci proverò.

Edited by fireice08
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È un bel racconto/descrizione di una dinamica in cui mi sono ritrovato punto per punto. Anche dal punto di vista fattuale. Con alcune differenze. La cotta che io presi, quella storica che mi ha fatto prendere contezza della mia bisessualità, è avvenuta quando ero più grandicello. Più o meno intorno al terzo ano di università. Ma analoghi son stati i "fremiti", le rappresentazioni mentali, l'eccitazione...etc. 

 

E anche io ho avuto modo di stringere u rapporto bellissimo con una persona intelligente, attenta e  molto cara. Ancora oggi, seppur vedendoci più raramente, è sempre bello vedere come ci siamo l'uno per l'altro nello stesso modo; come non è cambiato nulla e la stima profonda che è sempre stata alla base di un rapporto sincero e onesto, beh insomma è tutto uguale. L'aktra differenza è che con lui mi sono dichiarato, ma tempo dopo l'apice della mia infatuazione e mi sono limitato a dichiarare il mio orientamento, non ho mai fatto menzione di ciò che avevo provato per lui. E credo di aver fatto bene.

 

Il racconto, molto bello, rende l'idea di come, si tratti di una esperienza che certamente crea uno scompiglio emotivo non indifferente...ma molto bella dal punto di vista personale.

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  • 2 weeks later...
lecosechenondici

Mi fa piacere leggere che queste cose passano. Dopo pochi mesi dalla mia accettazione mi sono reso conto che ormai da due o tre anni sono innamorato di un uomo molto più grande di me. È una persona per me molto speciale, non proprio un amico, ma comunque una persona a cui affiderei la mia vita. Inutile dire che è un innamoramento impossibile e malato, me ne rendo conto da solo, ma mi chiedo se parlarne con lui potrebbe risolvere il problema. Da quando ho realizzato di essere innamorato di lui ho difficoltà a guardarlo in faccia e a parlargli e so che potrebbe benissimo capire cosa succede. Probabilmente tra un anno o due non lo vedrò più quanto lo vedo ora e sto pensando di parlargli prima di andarmene, con lui voglio essere sincero anche se ho paura di una sua possibile reazione negativa. Spero che nel frattempo passi tutto anche se ormai va avanti da un bel po' di tempo.

Edited by lecosechenondici
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Da ragazzo che adesso sta vivendo una situazione molto molto simile alla tua non posso far altro che dirti grazie. Di certo non è il finale che mi sarei augurato, ma in un certo senso è quello che avevo previsto e leggendo il tuo post mi rattrista molto. Moltissime cose ci accomunano, dai pensieri alle situazioni create. Persino il motivo per cui hai aperto la discussione... non sai quanti posto ho letto, che rimanevano in aria e che aspettavo con ansia che venissero aggiornati. La cosa che può un po consolarmi è che comunque, se dovesse andare così come è andata a te, non perderò la persona più bella (caratterialmente principalmente) che ho incontrato. Ho le lacrime, è difficile da accettare, ma questa è la realtà dei fatti. Grazie ancora, un abbraccio. 

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  • 5 months later...
davydenkovic90

@Layer, lo senti ancora questo amico etero? Nel caso digli da parte mia, e di tutto il forum, che ha pessimi gusti.

 

Avrei pensato anche a un modo per conquistarlo. So che tu non apprezzerai, ma io sì.

In pratica, quando lo rivedi a Natale, gli dici "ehi bello, non lo sai che a Natale bisogna essere tutti più froci?" e poi lo baci.

Vedrai che da quel momento sarà uno dei nostri.

Edited by davydenkovic90
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Ahaha, grazie del consiglio. Lo hai messo mai in pratica? E ha funzionato? :D

Comunque, glielo dico sempre che ha pessimi gusti. Ma questo lo rinfaccio a quasi tutti i miei amici. :sisi:

 

Di lui non sono più infatuato. Gli vorrei dare un forte abbraccio, e fare una bella chiacchierata di persona, non ci vediamo da parecchi mesi.

Edited by Layer
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davydenkovic90

No, io, come scrissi  nel primo messaggio, non sono mai stato attratto da un etero, se non sul piano esclusivamente fisico (nel senso che dovevano proprio stare fermi e zitti e non dire una parola per piacermi)

Gli etero sono così tonti e lineari, io sono sempre stato affascinato dalle cose un po' incasinate. E in questo paragonare un ragazzo gay a un etero è come paragonare "guerra e pace" a un sudoku. :D

Che poi nel 2016 è proprio difficile trovarlo un etero. xD 

 

Va be', a parte le battute idiote, ripeto che è un racconto molto onesto e, a giudicare dalle risposte, anche utile a parecchia gente che bazzica queste pagine.

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  • 1 month later...
davydenkovic90
Layer hai scritto un post molto bello, complimenti.

Sarebbe ancor più bello (e divertente) un topic dove parla delle ragazze che hanno tentato di rimorchiarlo.

Io modestamente vado fiero delle mie. Se quelle di Lay sono scusabili, le mie avevano proprio tutta la produzione del prosciutto di Parma degli ultimi 10 anni sugli occhi. C'è da dire che diverse di queste erano delle matematiche, forse avevano certe aree del cervello un po' in tilt, dev'essere stato quello...

 

Comunque, Lay, è colossalmente OT, ma ho trovato l'ennesima gif che ben si adatta a me...

 

tumblr_ofkktmUxWX1qhgd0so1_500.gif

Edited by davydenkovic90
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