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Referendum sulla Riforma Costituzionale 2016


Sbuffo

  

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  1. 1. Come voterai al referendum sulla riforma costituzionale?

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Evidentemente gli elettori non erano interessati a sottoscrivere la richiesta dei comitati del no.

 

Per altro se fosse dipeso solo da loro il referendum confermativo nemmeno ci sarebbe stato.

 

Perchè il referendum confermativo delle riforme costituzionali non è automatico, ci può essere se non si è raggiunta in parlamento una maggioranza dei 2/3 ma poi serve che vengano raccolte 500.00 firme o che ne facciano richiesta 1/5 dei parlamentari o 5 consigli regionali.

 

Quindi fosse dipeso solo dai comitati del no il referendum non ci sarebbe nemmeno stato.

 

Poi ci sono manifesti e volantini per il no come quelli del M5S dove sembrano dare dell'asino a chi vota no. :asd:

 

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privateuniverse

I Comitati per il NO sono divisi e non hanno denaro

ci può essere il volantino dell'ANPI ma neanche hanno

appeso dei manifesti

Io li attaccherò questo fine settimana. ;)

 

Nonostante due terzi della nazione dai sondaggi e dai sentori dell'opinione pubblica sia schierata per il NO, con finanziamenti partitici, politici e culturali, con conferenze molto più diffuse del SI, azioni squadristiche, propaganda terroristica via web e altrettante numerose manifestazioni, ci sono ancora bontemponi che hanno il coraggio di dire di essere in minoranza e che non hanno soldi, come se fossero pure perseguitati. Mi ricordano qualcuno...

 

Due terzi della nazione, purtroppo, no: secondo i sondaggi il No è in vantaggio, ma di pochissimo, fra i due e i quattro punti percentuali.

 

Ci vuole una bella faccia tosta per dipingere il No come Golia contro il Davide del Sì: Renzi fa campagna a ruota libera, tanto che il servizio delle "Iene" su Renzi è stato censurato mentre lo stessi Renzi domenica sera è andato da Fazio e ha fatto un quarto d'ora di propaganda per il Sì, alla faccia della par condicio.

 

Schierata per il Sì anche la quasi totalità della stampa e le reti Mediaset.

 

Per non parlare degli elenchi degli elettori italiani all'estero utilizzati dal governo e negati un mese fa a uno dei comitati per il No.

 

Sono felice che il NO si produca in questo tipo di argomentazioni, per quanto si sforzi Renzi davvero non riesce a fare altrettanto schifo.

Già, meglio la menzognera vignetta di Staino che diceva che Bersani, fra Parisi e Grillo sceglieva Parisi mentre la battuta di Bersani citava Verdini, non Parisi.

 

In compenso, ora bisogna votare Sì per lottare contro il diabete.

 

http://www.possibile.com/la-nuova-madrina-del-referendum-la-ministra-lorenzin/

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Evidentemente gli elettori non erano interessati a sottoscrivere la richiesta dei comitati del no.

 

Io non ho detto che il Comitato per il Sì ha rubato i contributi

 

Ho detto che li ha presi

 

Ovviamente poter contare sulla rete degli iscritti al PD

rispetto a Zagrebelski...gli dava un notevole vantaggio

 

Oltre al fatto che Berlusconi nonostante abbia costituito un Comitato per il No

si è materializzato giusto la settimana scorsa e neanche ha partecipato all'unica

manifestazione per il No del Centrodestra

 

Ma al contrario delle SS del forum, non facevo "vittimismo" constatavo

semplicemente il divario enorme di risorse a favore del Sì

 

Per cui non resta che lamentare il dubbio gusto di una vignetta satirica non potendo

comparare altro...

 

Il M5S non credo neanche abbia costituito un comitato per il NO e non credo che il

viaggio in moto di Di Battista possa essere comparabile con una seria campagna

politica di partito e d'altronde moltissimi osservatori hanno giudicato la loro campagna

timida, considerato che in teoria sarebbero il principale partito a favore del NO

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Corriere della Sera

 

«Sul referendum un clima da guerra civile, io voterò Sì»: Walter Veltroni ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 parla, tra l’altro, del voto del 4 dicembre.

 

Veltroni: «voto Sì contro l’instabilità»

«Non condivido questo clima da guerra civile sul referendum. Io voterò a favore della riforma costituzionale, per tre motivi: c’è bisogno di innovare una bellissima costituzione come la nostra - ha detto Veltroni - poi, sono molto angosciato dalla crisi della democrazia, crisi in primo luogo di capacità di decisione, che vede una tendenza a tenere tutto com’è». Secondo Veltroni, infine, se dovesse vincere il No si aprirebbe una fase di instabilità politica. «Un momento di instabilità sarebbe molto pericoloso per l’Italia, non penso che questa riforma sia la panacea di tutti i mali - ha aggiunto l’ex segretario PD - ma penso che sia la scelta che favorisce l’innovazione. E poi diciamocelo, se non passa la riforma, se ne riparlerà tra tanti anni». A proposito delle posizioni di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, Veltroni sostiene di non essere sorpreso. «Quando si parla di costituzione penso sia legittimo avere idee diverse. Ma mi piacerebbe che tutto venga gestito molto meglio» ha detto.

Edited by Rotwang
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Oh, finalmente qualcuno che dice qualcosa di sensato

 

Voto sì contro l'instabilità

 

Dopodichè spero che Veltroni nel caso vinca il Sì abbia

delle proposte per risolvere la crisi democratica ( legge

sui partiti, disciplina seria delle primarie e aggancio al

voto elettorale, legislature brevi etc )

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Io mi sto informando, ma ammette un discreto livello di ignoranza che non mi consente di capire appieno tutti gli annessi e connessi. Sto cercando di capire per un voto consapevole, Se rimango nel dubbio, voterò no per il vecchio adagio "chi lascia la strada vecchia per la nuova, sà quel che lascia ma non quel che trova". Devo dire che comunque le info raccolte fino ad ora sono sconfortanti, spero di sbrogliare la questione per tempo. Anche perchè tutti dovremo andare a votare visto che non è previsto quorum.

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Gli Stati Generali

Daniel Pludwinski


Altro che voto ideologico, per mia natura ho un approccio analitico. La riforma l’ho studiata nel dettaglio e mi è piaciuta: ecco perché sono convinto e il 4 Dicembre voterò Sì.

Nella mia scelta baso la mia analisi sui numeri, perché li trovo chiarificatori dei contenuti e rappresentativi dei fatti.

Prima di entrare nel merito trovo giusto sgombrare il campo dai fraintendimenti che circolano in questo periodo e ricordare che questo referendum è il risultato di un percorso parlamentare regolare e preciso, che segue alla lettera il dettato dell’art. 138 della Costituzione che tratta di modifiche costituzionali e non è in deroga come poteva esserlo ad esempio la bicamerale del 1996, che ha avuto bisogno di apposita legge costituzionale per essere formata.

Ma ora veniamo ai numeri e ai perché al mio SÌ.

Questa riforma innanzitutto modifica e ripara i numerosi errori che nel 2001 furono fatti quando si normarono i rapporti Stato/Regioni. Per dare un ordine di idee, se nel 2000 la Corte Costituzionale trattava per circa il 5% delle sue sentenze di rapporti Stato/Regioni, ora si attesta intorno al 45%. Una cifra impressionante. Con la riforma il quadro normativo dei rapporti Stato/Regioni si prospetta decisamente più chiaro, penso a beneficio di tutti.

Ma soprattutto la riforma elimina il bicameralismo paritario: quasi un unicum mondiale in cui i due rami del Parlamento hanno le stesse competenze, causa di una pessima produzione legislativa, che spesso non riesce neppure a concludere il proprio iter, se non sotto sprone dell’esecutivo.

Numeri alla mano a titolo di esempio nell’attuale legislatura sono state approvate 255 leggi di cui solo 47, ovvero poco più del 18% sono di iniziativa parlamentare. E poiché il tempo medio di approvazione delle leggi di iniziativa parlamentare è di 504 giorni, un anno e mezzo circa significa che nella auspicabile ipotesi di una legislatura che compia interamente il suo iter quinquennale, dal terzo anno e mezzo in avanti ogni legge proposta con iter parlamentare ha scarse possibilità di essere approvata prima della fine della legislatura stessa.

Il restante 82% delle leggi è giocoforza di iniziativa governativa, dove il tempo medio di approvazione è di 172 giorni. Singolare in una Repubblica che si definisce parlamentare.

Con la nuova procedura di approvazione invece competerebbero al voto della sola Camera dei Deputati circa il 97% delle leggi (prendendo i numeri dell’attuale legislatura), va da sé che migliorerebbero sia la qualità della produzione legislativa parlamentare, non avendo bisogno di una doppia approvazione identica, sia le tempistiche (ricordo: 504 giorni. E solo se si arriva in fondo all’approvazione!).

Parliamo poi del tanto contestato articolo 70, ovvero quello che norma le competenze di Camera e Senato. Che sia più lungo di un articolo di 9 parole (quello preriforma) mi sembra normale poiché l’attuale dice semplicemente “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Dato che nella riforma questo bicameralismo paritario lo si supera e da qualche parte le funzioni del nuovo Senato bisognava scriverle… il nuovo articolo 70 fa proprio questo, chiarisce le competenze delle due Camere: una avrà competenze nazionali e l’altra territoriali.

E proprio perché il testo è chiaro, ciò che ne consegue è semplice e diretto, senza sovrapposizioni o aree grigie: questa infografica prodotta dal Corriere della Sera illustra in modo chiaro e conciso chi fa cosa.

 

infografica-referendum-Corriere-della-Se

 

Per quanto riguarda l’elezione dei futuri Senatori il testo della riforma non pone difficoltà di interpretazione (ricordo che le leggi elettorali non sono in Costituzione, ma lo sono i principii che sottengono alle stesse). Pertanto sappiamo (art. 57 comma 5 e 6) che i Consigli Regionali sceglieranno “fra i propri componenti” i Senatori con metodo proporzionale e in un altro comma “in conformità alle scelte degli elettori”. Appunto “in conformità alle scelte degli elettori”, non di altri.

Parlando di Presidente della Repubblica, attualmente per eleggerlo dopo il terzo scrutinio basta la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Nonostante questo, senza un accordo politico difficilmente si trova un candidato che raccolga i voti, come ben sa il professor Prodi.

La riforma prevede invece che dopo il terzo scrutinio non basti la semplice maggioranza, ma il voto favorevole dei tre quinti degli aventi diritto e dal settimo scrutinio il voto favorevole dei tre quinti dei votanti. Ricordo che l’affluenza media durante l’elezione del Presidente della Repubblica è di circa il 98,5% e pertanto, non solo sostanzialmente i tre quinti degli aventi diritto e i tre quinti dei votanti combaciano, ma pensare che una maggioranza non qualificata possa eleggerlo senza un accordo è fuori dalla realtà di qualsiasi osservatore minimamente neutrale.

In sostanza, al contrario di ciò che dicono molti, sarà ancora più difficile per la maggioranza eleggere il Presidente della Repubblica senza l’accordo con le minoranze.

Per quanto riguarda le competenze Stato e Regioni, e in particolare l’articolo 117, con la riforma finalmente si razionalizza e si pone ordine.

In primis perché restano in capo alle Regioni le materie di rilevanza territoriale, come la programmazione e l’organizzazione dei servizi sanitari, che da soli valgono l’80% dei bilanci regionali, o la pianificazione del territorio e la mobilità interna; poi vengono eliminate le competenze concorrenti tra lo Stato e le Regioni, cosa che dovrebbe fare esultare tutti (si, proprio quelle competenze che attualmente fanno sì che la Corte Costituzionale tratti per circa il 45% delle sue sentenze di rapporti Stato/Regioni).

Pertanto la conseguenza della riforma è che le Regioni tornano a fare quello per cui sono preposte, ovvero gli enti territoriali. Che senso ha infatti che le Regioni abbiano ambasciate nel mondo? Che senso ha che non vi possa essere una norma nazionale per catalogare gli alberghi? Che senso ha che le Regioni possano bloccare infrastrutture strategiche nazionali? Che senso ha che le Regioni possano intromettersi nelle politiche energetiche nazionali? Secondo me nessuno.

Poco invece si è parlato nel dibattito referendario di un punto della riforma che a me molto piace, ovvero il deciso ampliamento degli istituti di democrazia diretta: l’abbassamento del quorum per la validità del quesito referendario raggiunte le 800.000 firme, la novità apportata dai referendum propositivi, l’obbligo di esame da parte del Parlamento delle leggi di iniziativa popolare (che al momento finiscono in un cassetto prima ancora di arrivare alla Camera).

Infine continuando nel merito della riforma taluni penseranno che siano poca cosa l’obbligo di trasparenza, la premialità per le Regioni virtuose, la parità di genere, il vaglio preventivo da parte della Corte Costituzionale delle leggi elettorali, l’abrogazione del CNEL, il divieto di rimborso ai gruppi consiliari regionali (ricordo che la maggior parte degli scandali degli ultimi anni nasce proprio da lì), il tetto posto agli emolumenti dei consiglieri regionali che non potranno superare quelli del sindaco del capoluogo di riferimento.

Io penso invece che siano questioni importanti che finalmente si affrontano.

È per tutte queste ragioni e non per voto ideologico che voterò convintamente Sì il prossimo 4 Dicembre.

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Paolo Mieli a Piazzapulita: "Io penso che se vincerà il No ci sarà un ultimo governo tweet, per dirla con un'espressione che ha usato Di Maio, nel senso che Renzi lascerà la Presidenza del Consiglio, ne sono abbastanza certo, anzi ne sono certo, però troveranno il modo di fare un governo non eletto dagli elettori, un governo che faccia una legge elettorale, insomma l'abbiamo già sentito tante volte, [governo] di scopo, magari gli cambieranno la parola per evitare l'ironia, i fischi, però la sostanza sarà quella. Poi, se vincerà il No, ovviamente dovranno rifare le leggi elettorali, la rifaranno comunque ma in quel caso in modo clamoroso, si farà sicuramente una legge elettorale più proporzionale e la prossima legislatura non vincerà nessuno, nel senso che con una legge proporzionale ci sarà un partito che avrà più voti degli altri, ma a meno che il sogno di Di Maio non si avveri e prendano il 51%, nessuno avrà il 51% di parlamentari e quindi si dovrà fare un nuovo governo, cioè che gli elettori avranno l'impressione di votare per questo, per quello, quell'altro ancora, ma poi ci sarà una crisi parlamentare di una quarantina-cinquantina di giorni, e alla fine si troverà un accordo. Probabilmente sarà un governo fatto dai perdenti, perché siccome i 5 Stelle ormai si è capito che sono più intelligenti del resto della compagine politica, non si vanno ad alleare con l'altra roba che trovano in Parlamento, li lasceranno, allora all'inizio si dirà 'bisogna fare un governo coi 5 Stelle per forza', poi non si riuscirà a fare il governo dei 5 Stelle e i perdenti diranno 'lasciamo il Paese senza governo?' e faranno un governo di super-scopo e vivremo una legislatura in cui ci sarà da divertirsi, questo accadrà."

Edited by Rotwang
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[governo] di scopo, magari gli cambieranno la parola per evitare l'ironia, i fischi, però la sostanza sarà quella.

 

In realtà già questo ed il precedente e quello prima ancora, erano governi di scopo

Poi -certo- il fatto che la presidenza sia passata da Letta al neo-segretario del PD

ha un po' cambiato la percezione sul governo ma non il fine della sua azione

 

Tanto è vero che forse questo governo salta su delle riforme (sciape e mal fatte) perchè

Napolitano fece dello scopo di realizzarle il fine dei governi di questa legislatura e Renzi si

è ritrovato a dover fare ciò che a Letta non sarebbe riuscito

 

Con l'onere peraltro di impasticciare la finanziaria in una congiuntura economica pericolosa

nel tentativo di vincere il referendum-plebiscito

 

Un governo non di scopo non nascerebbe neanche ora, se lo stesso Renzi ammette

di dover di nuovo tornare sulla legge elettorale della Camera ( delle due l'una o

l'Italicum è da rifare veramente o non è da rifare: non è che si può considerarlo

tale a seconda della convenienza nel discorso...ma se è da rifare ci sono sempre

due leggi elettorali da approvare in ogni caso )

 

Insomma sono tutti governi di scopo, il prossimo poi avrebbe un Colpevole

già individuato, il Presidente Mattarella che controfirmò una legge elettorale

ad efficacia differita e valida per una sola camera, prima che fosse riformato

il Senato

 

Un classico caso di vizio formale, che avrebbe dovuto consigliare un rinvio

dell'Italicum alle Camere

 

Insomma non se ne esce...vada come vada avremo sempre un governo di scopo

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Referendum, bambino sostenitore del SÌ vittima di bullismo da parte di compagni a favore del NO
 
Cambia (NO) – Era inevitabile che la campagna di invidia e odio condotta da coloro che non vogliono che l’Italia si goda il suo meritato progresso ed entri finalmente almeno nel XIX secolo, coinvolgesse tristemente anche le creature più tenere e fragili: i prèsidi.
 
Proprio uno, di loro si è trovato a dover gestire i clamorosi episodi che si sono verificati nella Scuola Elementare “D. Verdini”, quando alcuni alunni contrari alla riforma costituzionale, hanno ripetutamente preso di mira il piccolo Matteo Boschi, della 3ªP (ma da tutti chiamata P3), colpevole solo di essere il dolce pargolo e la speranza di un nuovo futuro di una coppia che non teme di essere portatrice dell’auspicato cambiamento che da sempre attende il nostro Paese.
 
Tra i bambini identificati dal preside Matteo Sergiarella, ci sono diversi alunni della 5ªS, come il ripetente Battista De Alessandri, Luigi Di Cunio e Giuseppe Cicala, già conosciuto nell’istituto per la sua abitudine di lanciare, sin dal primo anno, sonori “Vaffanbagno!” che si sono evoluti col tempo in qualcosa di ben peggio.
 
A dare loro manforte nell’attività persecutoria si è aggiunto Salvo Matteini, facilmente riconoscibile per la sua collezione di felpe recanti la scritta del luogo preciso in cui si trova in ogni momento, tipo CLASSE, CORRIDOIO, CORTILE, BAGNO, MENSA, che cambia ogni volta che si sposta da un vano all’altro e che lo costringe a portarsi ogni giorno a scuola 30 kg. di zaino solo di indumenti.
 
Il leader della caccia al Boschi era però Zagrebelsko Gustavi della 5ªT, ma lui preferisce V in numeri romani perché sostiene gli conferisca una maggiore autorità, che si sarebbe giustificato dando alla vittima tutta la colpa degli episodi incriminati. «Era incapace di dire NO» – racconta il giovane Gustavi – «Gli dicevamo “Vuoi botte?” e lui “”, “Vuoi che ti infiliamo la testa nel cesso?” e lui “”, “Vuoi che ti tiriamo giù le mutande davanti alle tue compagne?” e lui “”, “Vuoi avere deputati minimo di 25 anni e senatori minimo di 18 e per di più con l’immunità parlamentare?” e lui “EH?”. Capite che non potevamo esimerci, era lui che lo chiedeva!»
 
Non è la prima volta che l’istituto si trova al centro di clamorosi casi di bullismo. Pochi mesi fa, infatti, aveva suscitato parecchio scalpore la notizia che alcuni bambini avevano ripetutamente fatto oggetto dei loro atti di teppismo un compagno i cui genitori erano elettori di Scelta Civica. Scalpore sollevato non tanto dall’entità delle azioni dei bulletti (si era trattato solo di qualche innocente calcio in culo) ma dal fatto che esistesse veramente qualcuno che non si vergognava di confessare di aver votato Scelta Civica.
 
Augusto Rasori - Lercio

 

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Il fatto che i senatori siano eletti dai consigli regionali (su base regionale) non direttamente dai cittadini non è in contrasto con l’articolo 1 della costituzione quando dice che “la sovranità appartiene al popolo”?

"In molti paesi democratici (basati tutti sul principio della sovranità popolare) la seconda camera è eletta in secondo grado: vedi per esempio il senato francese e il Bundesrat tedesco. In secondo grado vuol dire che sono gli eletti locali che, a loro volta, eleggono i membri di queste camere. Il fondamento è sempre la sovranità popolare, che il popolo ‘esercita’, come dice l’articolo 1, ‘nelle forme e nei limiti della costituzione’. Nel caso della riforma italiana non si tratterrà neppure di una vera elezione di secondo grado, perché la riforma prevede che i senatori siano eletti dai consigli regionali ‘in conformità delle scelte degli elettori’. Il metodo di elezione del senato, in concreto, sarà deciso da una legge che sarà approvata dal parlamento se nel referendum la riforma costituzionale sarà approvata.

Ma l’ipotesi più probabile (ricordata da Renzi nel corso dell’ultima riunione della direzione del Pd) è che, al momento dell’elezione di ciascun consiglio regionale, gli elettori abbiano due schede: con la prima gli elettori sceglieranno i consiglieri regionali che rappresenteranno la regione nel senato (dunque quelli che avranno il doppio ruolo di consiglieri regionali e senatori della repubblica), con la seconda sceglieranno tutti gli altri consiglieri regionali (che, a differenza dei primi, potranno far parte della giunta regionale, presiedere il consiglio o le sue commissioni, ma non potranno rappresentare la regione in senato). Se sarà questo il metodo di elezione, il senato sarà in realtà eletto direttamente dai cittadini, per la sua grande maggioranza: su 100 senatori infatti solo i 21 sindaci (uno per regione) e i 5 nominati dal presidente della repubblica saranno eletti in secondo grado”.

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privateuniverse

E qual è la differenza? E' ormai dimostrato con evidenza praticamente scientifica che l'elettorato vota solo in base alla fame, alla paura, alla simpatia, all'antipatia. Si può muoverne i voti solo trattandolo come bestiame, perché le sue leggi di funzionamento sono identiche a quelle del bestiame. 

In questo caso il bue nel parco buoi però sei tu.

 

Infatti tu voti come vorrebbe Renzi.

Referendum, De Luca a 300 sindaci: “Fate votare Sì. Renzi manda fiumi di soldi. Che vi piaccia o no me ne fotto” – AUDIO INTEGRALE

Clientelismo per il Sì - Il resoconto del “Fatto” di una riunione a porte chiuse del governatore della Campania: “Il premier ci ha dato milioni di euro”
di Fabrizio d’Esposito | 18 novembre 2016
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L’arma più antica per vincere il referendum: il clientelismo. Con l’aggiunta di un colossale voto di scambio con il governo. Vincenzo De Luca indica chiaramente il metodo da seguire e addita ai presenti un fulgido esempioFranco Alfieri da Agropoli, in provincia di Salerno, già sindaco decaduto perché accusato di corruzione. “Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare”. Risate. Applausi. Tipica pausa deluchiana. Il governatore della Campania riprende: “Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella”. Altri applausi. “Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”. Risata generale.

ESCLUSIVO – ASCOLTA L’AUDIO INTEGRALE DELL’INCONTRO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hotel Ramada, Napoli, tre giorni fa, martedì 15 novembre. De Luca ha riunito trecento amministratori a lui vicini e provenienti da ogni parte della Campania. Il suo è un monologo di 25 minuti irresistibile e allucinante. Oltre la ben nota imitazione di Crozza. Il propellente che lo scatena è questo: “Non ci sono giornalisti e possiamo parlare tra di noi”. In teoria, di fronte ci sono sindaci, assessori, consiglieri, tutti esponenti che, sempre in teoria, dovrebbero tutelare le loro comunità anziché fare campagna elettorale per il Sì. Accanto a De Luca siede Paolo Russo, un suo collaboratore. L’incipit è apocalittico: “Il 4 dicembre ci giochiamo l’Italia, se le cose vanno male l’esito sarà imprevedibile. A me interessa che manteniamo la Campania unita sugli interessi fondamentali”. Ecco quali: “In questo momento abbiamo un’interlocuzione privilegiata con il governo. Poi vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un cazzo”. Applauso. “Noi non abbiamo mai avuto un accidente di niente, né coi governi di centrodestra, né di centrosinistra. Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì: lui era terrorizzato per la reazione della Lega ma alla fine ce l’ha dato, nonostante la Ragioneria e De Vincenti. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano, Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli, nonostante qualche squinternato (De Magistris, ndr). Ancora 600 milioni per Napoli. Che dobbiamo chiedere di più?”.

Il metodo del pragmatico baratto, la Costituzione in cambio dei soldi, ha quindi bisogno di uno sforzo massiccio: “Dobbiamo mobilitarci, andare tutti porta a porta, per venti giorni non dovete pensare ad altro (si consideri che stiamo parlando sempre di rappresentanti della cosa pubblica, ndr) e contrastare tutti gli argomenti del No, queste puttanate che dicono sul Senato. In America Trump ha vinto col 25 per cento sul 50 per cento dei votanti e in totale ha preso 600mila voti meno della Clinton. Se fosse successo in Italia, apriti cielo: il fascismo, l’autoritarismo. La democrazia è il governo della minoranza più forte, l’idea che ogni cittadino deve avere la sua rappresentanza è un’imbecillità. Trump col 25 per cento controlla la Camera, il Senato e la Corte costituzionale”.

Per De Luca ogni sindaco o consigliere deve indire riunioni con imprenditori, professionisti: “Per la prima volta qui in Campania useremo i fondi europei anche per gli studi professionali”. Bisogna rivolgersi soprattutto alla sanità privata: “Ci sono 400 laboratori, sono tanti voti”. Spiega, infine, un altro trucco per convincere gli elettori: “Lo so, sono stato demagogico con il piano del lavoro regionale (20 mila posti promessi, ndr) ma ho fatto come Berlusconi quando propose di togliere l’Imu alla prima casa. In campagna elettorale non bisogna fare i conti altrimenti regaliamo il Sud ai Cinque Stelle. Mi ricordo un’altra campagna elettorale. Invitai Bersani”. Pausa. Riprende: “Già è complicato fare una manifestazione con Bersani. Gli dissi: ‘Bersà stamm a sentere, non ci presentiamo parlando di crisi, cassintegrati, non deprimiamoli, sono imprenditori, piuttosto fai queste promesse: abolizione del ticket sanitario e pagamento immediato dei debiti della Pubblica amministrazione’. Lui mi rispose: ‘Ma i conti?’. Sapete come finì? Propose di abbassare l’uso del contante da mille euro a 500. Poi vi meravigliate se l’hanno fatto nuovo nuovo. Ma vaffanculo Bersà. Mi raccomando, mettiamoci al lavoro e non perdiamo tempo col dibattito. Mandatemi fax con numeri realistici dei voti per il Sì. Fate il porta a porta e non pensate ad altro”.

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In questo caso il bue nel parco buoi però sei tu.

 

Infatti tu voti come vorrebbe Renzi.

Referendum, De Luca a 300 sindaci: “Fate votare Sì. Renzi manda fiumi di soldi. Che vi piaccia o no me ne fotto” – AUDIO INTEGRALE

Clientelismo per il Sì - Il resoconto del “Fatto” di una riunione a porte chiuse del governatore della Campania: “Il premier ci ha dato milioni di euro”
di Fabrizio d’Esposito | 18 novembre 2016
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L’arma più antica per vincere il referendum: il clientelismo. Con l’aggiunta di un colossale voto di scambio con il governo. Vincenzo De Luca indica chiaramente il metodo da seguire e addita ai presenti un fulgido esempioFranco Alfieri da Agropoli, in provincia di Salerno, già sindaco decaduto perché accusato di corruzione. “Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare”. Risate. Applausi. Tipica pausa deluchiana. Il governatore della Campania riprende: “Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella”. Altri applausi. “Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”. Risata generale.

ESCLUSIVO – ASCOLTA L’AUDIO INTEGRALE DELL’INCONTRO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hotel Ramada, Napoli, tre giorni fa, martedì 15 novembre. De Luca ha riunito trecento amministratori a lui vicini e provenienti da ogni parte della Campania. Il suo è un monologo di 25 minuti irresistibile e allucinante. Oltre la ben nota imitazione di Crozza. Il propellente che lo scatena è questo: “Non ci sono giornalisti e possiamo parlare tra di noi”. In teoria, di fronte ci sono sindaci, assessori, consiglieri, tutti esponenti che, sempre in teoria, dovrebbero tutelare le loro comunità anziché fare campagna elettorale per il Sì. Accanto a De Luca siede Paolo Russo, un suo collaboratore. L’incipit è apocalittico: “Il 4 dicembre ci giochiamo l’Italia, se le cose vanno male l’esito sarà imprevedibile. A me interessa che manteniamo la Campania unita sugli interessi fondamentali”. Ecco quali: “In questo momento abbiamo un’interlocuzione privilegiata con il governo. Poi vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un cazzo”. Applauso. “Noi non abbiamo mai avuto un accidente di niente, né coi governi di centrodestra, né di centrosinistra. Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì: lui era terrorizzato per la reazione della Lega ma alla fine ce l’ha dato, nonostante la Ragioneria e De Vincenti. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano, Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli, nonostante qualche squinternato (De Magistris, ndr). Ancora 600 milioni per Napoli. Che dobbiamo chiedere di più?”.

Il metodo del pragmatico baratto, la Costituzione in cambio dei soldi, ha quindi bisogno di uno sforzo massiccio: “Dobbiamo mobilitarci, andare tutti porta a porta, per venti giorni non dovete pensare ad altro (si consideri che stiamo parlando sempre di rappresentanti della cosa pubblica, ndr) e contrastare tutti gli argomenti del No, queste puttanate che dicono sul Senato. In America Trump ha vinto col 25 per cento sul 50 per cento dei votanti e in totale ha preso 600mila voti meno della Clinton. Se fosse successo in Italia, apriti cielo: il fascismo, l’autoritarismo. La democrazia è il governo della minoranza più forte, l’idea che ogni cittadino deve avere la sua rappresentanza è un’imbecillità. Trump col 25 per cento controlla la Camera, il Senato e la Corte costituzionale”.

Per De Luca ogni sindaco o consigliere deve indire riunioni con imprenditori, professionisti: “Per la prima volta qui in Campania useremo i fondi europei anche per gli studi professionali”. Bisogna rivolgersi soprattutto alla sanità privata: “Ci sono 400 laboratori, sono tanti voti”. Spiega, infine, un altro trucco per convincere gli elettori: “Lo so, sono stato demagogico con il piano del lavoro regionale (20 mila posti promessi, ndr) ma ho fatto come Berlusconi quando propose di togliere l’Imu alla prima casa. In campagna elettorale non bisogna fare i conti altrimenti regaliamo il Sud ai Cinque Stelle. Mi ricordo un’altra campagna elettorale. Invitai Bersani”. Pausa. Riprende: “Già è complicato fare una manifestazione con Bersani. Gli dissi: ‘Bersà stamm a sentere, non ci presentiamo parlando di crisi, cassintegrati, non deprimiamoli, sono imprenditori, piuttosto fai queste promesse: abolizione del ticket sanitario e pagamento immediato dei debiti della Pubblica amministrazione’. Lui mi rispose: ‘Ma i conti?’. Sapete come finì? Propose di abbassare l’uso del contante da mille euro a 500. Poi vi meravigliate se l’hanno fatto nuovo nuovo. Ma vaffanculo Bersà. Mi raccomando, mettiamoci al lavoro e non perdiamo tempo col dibattito. Mandatemi fax con numeri realistici dei voti per il Sì. Fate il porta a porta e non pensate ad altro”.

 

 

Che tristezza, tiri in ballo scandali presunti o tali per giustificare il No, non sei entrato nel merito della riforma una sola volta se non con slogan e ricostruzioni fasulle.

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privateuniverse

Che tristezza, tiri in ballo scandali presunti o tali per giustificare il No, non sei entrato nel merito della riforma una sola volta se non con slogan e ricostruzioni fasulle.

 

Se fosse vero che non sono mai entrato nel merito delle riforme sarei come De Luca.

 

Ricordo la sua frase: "l’idea che ogni cittadino deve avere la sua rappresentanza è un’imbecillità".

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Beh il Sì spara tutte le sue cartucce finali: sondaggi sospetti di essere "drogati"

per motivare la gente al voto, conduttori e opinionisti compiacenti, voto di scambio,

pressioni di Bankitalia etc

 

Certo se questo deve essere il segno del Cambiamento...viene da ridere, per non

piangere

 

Ovviamente si dirà che il Fine giustifica i Mezzi ( anche questa una novità di giornata )

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Beh, non è molto diversa da ciò che fa l'altra fazione.

Io rimpiango che non sia passata con la maggioranza dovuta in Parlamento.

 

Ci si risparmiava tutta questa manfrina, e pure un sacco di soldi.

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Ma i sondaggi semplicemente non ne hanno mai presa una, anzi generalmente si è sempre verificato l'opposto di quanto pronosticato.

Brexit tutti pronosticavano una vittoria seppur di misura del remain e invece ha vinto l'uscita.

Alle presidenziali tutti pronosticavano una vittoria della Clinton e poi ha vinto Trump.

Alle scorse europee doveva vincere il M5S o esserci un testa a testa e invece ha largamente vinto il Pd con il miglior risultato mai ottenuto dal Pd.

 

Banca d'Italia si è limitata a dire semplicemente che "Gli indicatori di mercato registrano un aumento della volatilità attesa sulle azioni italiane nella prima settimana di dicembre, in corrispondenza con il referendum sulla riforma costituzionale".

 

De Luca semplicemente ci tiene alla sua terra, ha visto che uno dei governi che si sta occupando di più del rilancio e del sostengo al sud è l'attuale governo e quindi invita gli amministratori a lui vicini a sostenere il governo Renzi e la riforma costituzionale che aiuterà a dare maggiore stabilità ai governi.

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@@privateuniverse, i tuoi velati insulti mi scivolano addosso come olio per massaggi. Sappi che non vi risponderò, ma se è alienarti le mie simpatie che vuoi ottenere, ti assicuro che dopo il combloddo di geippimorgan è difficile che tu scenda più in basso nella mia stima dal punto di vista intellettuale. 

Quanto al video di De Luca, lo avevo già sentito, PER INTERO e non gli stralci riportati dal Fatto.

E dopo di allora De Luca è diventato un idolo per me :D

 

@@Hinzelmann, no è una novità di giornata, si è sempre fatto così e sempre si farà così. La politica è un lavoro in cui ci si sporca le mani per migliorare le cose, non è un lavoro da anime candide che si scandalizzino per le parole di De Luca il quale, per inciso, ha ragione al 100% (e non dico al 110% solo perché sono statistico). E poi dipingere il fronte del Sì come cinico capace di tutto, quando abbiamo visto le peggiori bufale, i travisamenti più in malafede e le persone più indegne spesi al sostegno del No ha del patetico. In campagna referendaria spesso ci si gioca tutto quello che si ha; fosti proprio tu mi pare a dire che c'è differenza fra usare la demonizzazione dell'avversario a fini elettorali e il crederci. Non dirmi che adesso tu ci credi, sei più sveglio di così.

Edited by FreakyFred
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Avete anche voi dei contatti facebook

che minacciano di togliervi dagli amici se votate Sì?

No, se qualcuno si permettesse di farlo lo cancellerei all'istante.

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