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Amici perduti


Gavios

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Vorrei solo un piccolo consiglio.

Per farla breve ho fatto qualche mese al primo anno di università in una facoltà (che poi ho mollato per iscrivermi ad un'altra facoltà)

Ho conosciuto alcuni ragazzi con cui passavo molto del mio tempo, ero felice e pensavo di aver trovato degli amici (sottolineo che non avevo detto di me a nessuno in classe, a parte alle ragazze... volevo che il fatto che non fossi gay dovesse essere per forza qualcosa di influente nei miei rapporti con le persone).
Appena mi sono ritirato, nessuno di questi mi ha cercato e, anzi, ho scoperto dalle amiche che ho conosciuto li che i ragazzi si erano chiesti se lo fossi (e alcuni avevano detto cose pesanti).
La cosa mi fece incazzare a punto tale che con alcuni ho chiuso proprio i rapporti.
Tra cui con uno per cui (credo) di avere una sorta di "cotta"

Mi è capitato di uscire con la mia vecchia classe, loro facevano finta che non esistessi, manco mi salutavano.
Con questo ragazzo con cui ho avuto una cotta addirittura è dovuta venire una mia ex collega a costringerci a stringerci le mani, io ero imbarazzatissimo ma a lui sembrava non gliene fregasse niente.
Forse sono solo una persona troppo buona e vedo sempre del buono in tutti, spero davvero ci sia un chiarimento o comunque un momento per parlare di questa cosa, perché ci sono rimasto davvero male!
Secondo voi devo mandarceli a fanculo seriamente oppure tentare di riallacciarci i rapporti?
 

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Devi imparare a vivere con gli altri, il primo passo è non pensare più di essere troppo buono.

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

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Non devi fare nulla. Devi andare avanti.

 

Ora hai cambiato università: Cerca nuovi amici dove sei adesso e ignora quelli vecchi, che hanno ampiamente dimostrato che non interessi loro.

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LocoEmotivo

Forse sono solo una persona troppo buona

Allora.

Sfatiamo i luoghi comuni, ché altrimenti mi sale il nazismo.

Tu, di buono, da quello che hai scritto non hai veramente nulla.

I tuoi amici possono essere degli immondezzai ambulanti, ma TU sei il primo ad averli trattati come "intimi di serie B", non avendoli messi al corrente di quel piccolo dettaglio che è la tua omosessualità.

Ma se tu non sei "onesto" con loro, come ti aspetti che poi loro possano interessarsi veramente a te?

Non usiamo questo finto alibi della bontà, per favore, se no ci ritroviamo negli stessi paradossi della battuta d'esordio di Monica Scattini in Parenti serpenti.

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Ma in verità io non darei la colpa a lui per non aver detto loro della sua omosessualità, un dettaglio che nella costruzione di un'amicizia può spesso essere rivelato molto dopo.

Direi piuttosto che probabilmente non ne ha parlato per due motivi: per solitudine (aveva bisogno di legare con qualcuno e ha pensato che dirlo sarebbe potuto essere un ostacolo) e perché i rapporti d'amicizia non erano abbastanza consolidati perché si sentisse di parlarne senza correre il rischio di far crollare queste sue amicizie.

 

Le persone vanno e vengono, specialmente all'università.

Se i rapporti non funzionano e sembrano ormai finiti e poco recuperabili, piuttosto che rovistare tra le macerie, ti consiglio di andare avanti perché lì in mezzo non troverai tanto e troverai anche tanto vetro tagliente.

Troverai altri amici nella vita, la cosa fondamentale è abituarsi ad averne pochi o a essere soli.

Dopo che dicono cose pesanti su di te per la tua omosessualità (da loro presunta), perché vuoi riallacciare i rapporti? Perché farsi del male?

Immagino abbia trascorso momenti divertenti con loro, ma dubito che possa approfondire l'amicizia, considerate le premesse.

 

Consiglio per le tue prossime frequentazioni: se non ti va di dire subito che sei gay, almeno scegli persone aperte mentalmente.

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volevo che il fatto che non fossi gay dovesse essere per forza qualcosa di influente nei miei rapporti con le persone

 

 

 

La cosa mi fece incazzare a punto tale che con alcuni ho chiuso proprio i rapporti. Tra cui con uno per cui (credo) di avere una sorta di "cotta"

in sintesi:

  • poche idee
  • molto -ma molto- confuse
  • espresse malissimo, sia come grammatica semplice che come concetti

Secondo me prima di tutto dovresti cercare di capire se vai cercando:

  1. compagnia per non sentirti solo nella grande città spersonificante
  2. gente con cui puoi essere semplicemente te stesso (omosessualità inclusa) senza che questo sia un problema
Edited by freedog
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Efestione7

Se si è buoni o meno non lo si giudica dal fatto di dire o no se si è froci, dichiararsi a qualcuno non ti fa essere "buono" specie se li conosci da poco e sei al primo anno di uni. Piuttosto non si capisce una mazza se questi del primo anno di uni sono stati anche compagni prima, parli di classe, che di solito indica una scuola superiore.

Direi se mai che se non vi siete più sentiti dopo il cambio di facoltà, eravate conoscenti e non certo amici, quindi sia tu che loro non avevate creato un sentimento profondo; stavi bene con loro perchè ti divertivi ma non perchè c'era un rapporto di amicizia e confidenza d'animo.

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Non è vero non sei affatto "troppo buono", sei represso.

 

Astrattamente, la gente ha in generale diritto di chiesersi di che orientamento sessuale sei: è ESSENZIALE per chi vuole rapportarsi in confidenza con te, è ESSENZIALE per chi resta nel formale ma non vuole fare gaffes, è ESSENZIALE per chi vorrebbe provarci con te o conosce qualcuno che vorrebbe farlo.

 

Se tu stesso sei omofobo, ritieni che dell'orientamento sessuale non si debba parlare e quindi vedi in automatico come nemico chiunque lo faccia, indipendentemente dalle sue reali intenzioni, che nella quasi totalità dei casi saranno lontanissime dal "progetto paranoideo" che ti fa sentire sotto attacco. In fondo se sei a disagio con te stesso trasmetterai il tuo disagio agli altri, che ne sanno ovviamente per forza di cose meno di te sull'argomento.

 

L'omosessuale sei tu: sei tu che te la devi gestire egosintonicamente, di certo non puoi pretendere che l'iniziativa di accettazione provenga dall'esterno, dagli altri. Se viene bene, ma non ci puoi e non ci devi fare affidamento.

 

Che poi qualcuno abbia "detto cose pesanti" succede sempre e a chiunque, e di certo avresti potuto rispondergli o confutare i suoi pregiudizi se fossi stato tranquillamente dichiarato: non avresti avuto nulla "da nascondere" e l'altra persona si sarebbe sentita "sfidata" sul piano della chiarezza e dell'evidenza pubblica.

 

Quindi calmati e prova a concepire l'inizio degli studi nella nuova facoltà come ad una preziosa occasione per presentarti fin da subito come omosessuale. E' un vantaggio enorme e gradevolissimo. Ne vale la pena davvero, pensaci sul serio.

Edited by Sampei
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O fai un sereno coming out e stai alla larga da cotte per eterosessuali, o ti crei un giro di amicizie tra gay (e non vale in questo gioco dire "è impossibile" o "sarebbe innaturale cercare amici in base alla sessualità" , poichè è innaturale allo stesso modo avere "amici" che sparlano della tua omosessualità appena non sei presente )  .

 

Concordo con chi dice che non sei troppo buono, semplicemente non sai ancora come districarti in queste dinamiche e ti lasci troppo coinvolgere dalle meccaniche del gruppo senza stare a vedere quali siano i vostri reali rapporti interpersonali .

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cuddlemaniac

anche in questo caso avrei una serie di vendette da consigliare, non posso scrivertele in un pubblico, si tratta di reati penali.

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LocoEmotivo

Ma in verità io non darei la colpa a lui per non aver detto loro della sua omosessualità, un dettaglio che nella costruzione di un'amicizia può spesso essere rivelato molto dopo.

Io lo considero un segnale d'allarme: se non ti esponi su questo lato, mi sorge il dubbio che tu possa non esporti quasi mai.

 

Se si è buoni o meno non lo si giudica dal fatto di dire o no se si è froci

Essere buoni, infatti, è un'espressione completamente sbagliata da parte dell'opener.

Che ha un po' il sapore del vittimismo.

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Efestione7

Io lo considero un segnale d'allarme: se non ti esponi su questo lato, mi sorge il dubbio che tu possa non esporti quasi mai.

 

Essere buoni, infatti, è un'espressione completamente sbagliata da parte dell'opener.

Che ha un po' il sapore del vittimismo.

Dipende dai casi, chi meglio di noi sa che non con tutti ci sono gli stessi tempi e armonie di intenzione.

 

Sull'uso scorretto di esser "buono" da parte dell'opener mi trovi assai d'accordo :uhsi:

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Hinzelmann

 

 

... volevo che il fatto che non fossi gay dovesse essere per forza qualcosa di influente nei miei rapporti con le persone

 

Allora...al di là delle opinioni varie che hai già letto, ci sono i fatti

Ed i fatti ci dicono che la gente si accorge o sospetta che tu sia gay

lo stesso

 

Nè aiuta il fatto di dirlo alle ragazze...perchè capisci bene che una che

chiacchiera c'è sempre...per cui anche se un maschietto più ingenuo o

indifferente non si fosse posto la domanda, le voci corrono Lol

 

Come hai fatto tu, sicuramente non può funzionare

 

Se tu fossi coì "buono" ed "ingenuo" come dici, l'avresti detto a tutti presumendo

di trovare una buona accoglienza, e magari ti andava male lo stesso ma la controprova

con loro a questo punto non ci sarà mai.

 

Invece sei stato come minimo "timoroso" del giudizio dei maschi etero ed in un caso almeno

quello del ragazzo per cui hai preso la "cotta" ambiguo, poco trasparente

 

Probabilmente ha anche ragione Sampei: cioè questo tuo atteggiamento non è solo un difetto

di carattere, ma discende ANCHE dalla repressione della tua omosessualità  o in alternativa tu per non

dire che hai avuto "fifa" cerchi di razionalizzare, dicendoti che l'omosessualità DEVE essere ininfluente.

 

 O forse in parte sono vere entrambe le ipotesi: un po' sei ancora represso, un po' sei timoroso e ti scoccia

di ammettere di aver avuto fifa

 

La parte positiva di tutto ciò è che il problema è superato perchè hai cambiato università

ed in quella nuova puoi fare il contrario di ciò che hai fatto nella vecchia, archivia questa

esperienza poco felice come primo esperimento

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davydenkovic90

Io credo semplicemente che tu non abbia ancora capito la differenza tra "amico" e "collega" (o compagno di corso)

L'amico è quello che c'è sempre, a prescindere dai cambiamenti di vita, quello che ti chiama, oppure lo chiami tu, per bere una birra e confidarti con lui, per fare una passeggiata, quello che se hai un problema ti dà una mano, quello che ti invita a casa sua a guardare un film... ecc.

I compagni di classe o i colleghi o i coinquilini sono essenzialmente persone con le quali stai insieme tutti i giorni per costrizione. Il fatto che poi ci siano anche uscite, cene, feste, baci, abbracci, non vuol dire che siano automaticamente amicizie.

E' vero che da un tipo di rapporto può nascerne un altro, ma si tratta di casi rari: molto spesso (soprattutto all'università capita) un semplice rapporto di convivenza in un'aula e di collaborazione infiocchettato da qualche moina di troppo viene scambiato per un'amicizia di chissà quale profondità, che puntualmente finisce una volta finita la sessione di esami o quando qualcuno cambia facoltà e quella routine quotidiana che teneva in piedi il rapporto viene interrotta.

Il fatto che nessuno ti abbia cercato dopo che hai cambiato facoltà e che si siano preoccupati, piuttosto, di spettegolare di te. è un segnale evidente che il rapporto "amichevole" con quelle persone si basava sul frequentare la stessa facoltà, e non su un reale affetto o simpatia o rispetto.

Non penso che tu debba riallacciare niente. Adesso sei in un'altra facoltà, frequenta altre persone.

Edited by davydenkovic90
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Ammetto di aver scritto il post alla cazzo, oddio :'D

Cooomunque.
Tutto il periodo che ho descritto risale a un momento molto confuso: vivevo in un ambiente claustrofobico (una piccola frazione, tutti parenti e tutti omofobi) e mi stavo per trasferire dal nulla in una nuova città, oltretutto mi ero dichiarato da poco con i miei genitori (che non l'hanno presa benissimo, anzi hanno detto cose anche pesanti).

In quella città inizialmente ero completamente solo e volevo legare necessariamente con qualcuno e fare nuove amicizie.

Il fatto di non averlo detto ai ragazzi ...si, era per puro timore che non l'accettassero , ma anche perché volevo evitare delusioni.. Volevo qualche amico etero che non si allontanasse solo per il fatto che fossi gay (come era già capitato). Volevo semplicemente entrare in un ambiente nuovo, farne parte senza avere problemi di accettazione e divertirmi, superare la solitudine. Insomma si, mi sono comportato in modo stupido, ma avevo proprio bisogno di evadere! L'unica cosa di cui mi sono pentito é di essermi aperto fin troppo con queste persone..

 

Adesso la mia vita la vivo molto più tranquillamente, amici - parenti - nuovi colleghi - anche vecchi colleghi sanno di me, me ne frego molto di più se la gente sa di me, anche perché mi faccio molti meno problemi a riguardo; sono una persona diversa e sicuramente più riservata.
Riguardo a quei ragazzi con cui non parlo più tuttora, avevo davvero bisogno di un parere esterno e ho capito che alla fine ero più legato io di quanto lo fossero loro... Il fatto che non mi fossi dichiarato con loro è stato perché sapevo fossero persone abbastanza chiuse mentalmente (eppure ho deciso comunque di frequentarli, ognuno fa le sue cazzate).
Forse non c'era nemmeno bisogno di iniziare questo topic, vi ringrazio comunque per le risposte e vi do ragione in molte cose, sia per il fatto che avrei dovuto distinguere amici e colleghi, sia per il fatto che quello che ho detto (e che avevo in testa) era molto confuso

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davydenkovic90

 

 

ho capito che alla fine ero più legato io di quanto lo fossero loro...

Secondo me non è vero neanche questo... il fatto che tu non gli abbia voluto dire che sei gay è un indice chiaro del fatto che non c'era fiducia da parte tua nei loro confronti e quindi che non c'era un vero e proprio legame di amicizia. C'erano solo delle aspettative. Probabilmente, come hai anche detto tu, non avendo altre possibilità, sei entrato in un gruppetto di persone che la sorte ha voluto che capitassero nella tua stessa facoltà, e per un po' vi siete frequentati e avete avuto un bel rapporto...  che alla fine, però, si è rivelato essere molto superficiale e superfluo, sia per te che per loro.

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Secondo me non è vero neanche questo... il fatto che tu non gli abbia voluto dire che sei gay è un indice chiaro del fatto che non c'era fiducia da parte tua nei loro confronti e quindi che non c'era un vero e proprio legame di amicizia. C'erano solo delle aspettative. Probabilmente, come hai anche detto tu, non avendo altre possibilità, sei entrato in un gruppetto di persone che la sorte ha voluto che capitassero nella tua stessa facoltà, e per un po' vi siete frequentati e avete avuto un bel rapporto...  che alla fine, però, si è rivelato essere molto superficiale e superfluo, sia per te che per loro.

 

Mmmhh.... Hai ragione, al di la di tutto forse l'unica cosa che devo fare è non pensarci e fregarmene, si cambia pagina e stop... Sarà che volevo prescindere comunque da me stesso e dalla mia omosessualità (all'epoca!)

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vivevo in un ambiente claustrofobico (una piccola frazione, tutti parenti e tutti omofobi) e mi stavo per trasferire dal nulla in una nuova città

insomma, eri nella situazione della matricoletta con la sindrome da pulcino bagnato, eh?

ossia, vieni dal paesello (e lì conosci tutti e tutti conoscono te -pure se ti stanno sulle balls-) e catapultato nell'ateneo della megalopoli spersonalizzante sei andato in panico,

perchè ti sei sentito una nullità in mezzo a tutto quel caos e ti manca(va) qsi punto di riferimento/d'appoggio con cui poter parlare, sfogarti eccetera.

Speravi che sti tipi potessero esserlo,  visto che

Volevo ...superare la solitudine

e invece ti sei beccato la tranvata in faccia

---

Piccolo memo che spero ti torni utile: all'uni (come poi al lavoro) non funziona come coi compagnucci del liceo: ci si vede sempre -o quasi- solo in funzione del lavoro-progetto-studio che fai con loro.

Finiti quelli, finisce pure la frequentazione.

 

Quel che fai una volta fuori da quell'ambiente si chiama vita, ed è qsa che dovrai inventarti da te

Edited by freedog
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Piccolo memo che spero ti torni utile: all'uni (come poi al lavoro) non funziona come coi compagnucci del liceo: ci si vede sempre -o quasi- solo in funzione del lavoro-progetto-studio che fai con loro.

Finiti quelli, finisce pure la frequentazione.

Si certo, in realtà non era una grande metropoli (si parla di Alghero, capirai!) ed eravamo praticamente in 30-40 in classe , ma ci frequentavamo sempre e sembrava quasi di stare in un ambiente liceale. Per dire, anche nella mia nuova facoltà, in classe siamo in 21 (in Sardegna esistono queste piccole realtà, il gruppo è molto più stretto)

Edited by Gavios
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Allora.

Sfatiamo i luoghi comuni, ché altrimenti mi sale il nazismo.

Tu, di buono, da quello che hai scritto non hai veramente nulla.

 

Ma va bene abbattere così qualcuno che già si presenta come "timoroso"/"spaventato"...?

Probabilmente in molti adoperano l'attributo "buono" come sinonimo di "mite", ed è così che, mi pare, l'intende anche l'opener.

 

A vent'anni forse nei momenti migliori t'avrei dato ragione @Loco, e non che io non creda che la trasparenza circa il proprio orientamento sessuale sia fondamentale per l'instaurarsi di buoni rapporti sociali, e pure col tempo provo sempre maggior tenerezza per l'umana fragilità.

Non posso giustificare chi alle spalle m'insulta o mi dileggia solo perché io non mi sono dichiarato...occorre dichiararsi sempre e con tutti? A che pro?

 

E' chiaro che generalmente lo fa chi non ha subito episodi di bullismo, ostracizzazione, violenze più o meno sottili.

Io non posso fingere di non avere sofferto per esser stato maltrattato perché gay; concederai che trovi quantomeno "saggio" mantenere un atteggiamento prudente col resto del mondo???

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davydenkovic90
all'uni (come poi al lavoro) non funziona come coi compagnucci del liceo: ci si vede sempre -o quasi- solo in funzione del lavoro-progetto-studio che fai con loro.

Be' anche coi compagnucci del liceo funziona uguale... dopo la vacanza post esame di maturità, in genere il rapporto finisce o si dirada molto. Sono rari i casi in cui accade il contrario.

Io del mio liceo ho mantenuto una sola amica, con la quale mi vedo - se va bene - una volta all'anno. E comunque ho notato che anche quel rapporto è molto strano: nonostante io sia cambiato moltissimo dai tempi del liceo, ad esempio, lei continua a vedermi come ero allora... è come se quell'immagine e quel vissuto, che fanno parte del nostro passato ormai piuttosto remoto, siano più forti dell'attuale legame.

E ripeto, la persona con cui ho contatti è solamente una. Degli altri ricordo a stento i nomi. E quando andavamo a scuola con molti avevo anche un bel rapporto e ci facevo anche cose al di fuori dell'ambiente scolastico. Ma, una volta finito quel periodo della nostra vita, ognuno ha trovato di meglio altrove. Lì per lì può sembrare triste o ingiusto, ma visto da una prospettiva "superiore" è anche bello e stimolante che ci sia un ricambio nelle frequentazioni.  

E' brutto quando uno si trova un po' solo e non sa bene come fare per trovare qualcuno con cui uscire nel tempo libero, e mi sembra -in parte- il caso del nostro topic starter, però bisogna ricordare che non è una situazione irrimediabile o particolarmente disastrosa: ci si rimbocca un po' le maniche, si frequentano due o tre posti dove poter conoscere qualcuno (circoli sportivi, associazioni, biblioteche) e prima o poi qualche rapporto riesci a stringerlo

Edited by davydenkovic90
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LocoEmotivo

occorre dichiararsi sempre e con tutti? A che pro?

Schopy, non è che la bontà sia strettamente correlata a un CO a reti unificate: semplicemente, "buono" e "bontà" sono dei termini talmente astratti e vaghi che chiunque e per qualunque motivo può nascondervisi dietro.

L'autoanalisi che ha fatto l'opener successivamente, infatti, non evidenzia in alcun modo forme presunte di bontà: riconosce una situazione difficile, e amen.

Perché è fin troppo facile dire che gli amici ci abbandonano perché siamo buoni, non otteniamo niente nella vita perché il mondo è cattivo, non troviamo l'amore perché le persone pensano tutte a una cosa soltanto: sono tutte stronzate dietro cui ci nascondiamo per non guardare un minimo a noi stessi - ed è qui che mi sale l'istinto genocida.

Stavolta spero di essere stato più chiaro, anche se sto morendo dal sonno :D

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Posso essere d'accordo col fatto che finché non ci si dichiara il rapporto con gli altri resta sempre "mezzo mezzo" e non ci si può lamentare ad oltranza di questo. Però scaricare interamente la colpa su di lui non mi trova d'accordo, la vedo un po' come Schopy. O perlomeno (scusami LocoEmotivo), non mi sembra che la questione semantica della bontà sia centrale. O forse non ho capito io. Comunque, dichiararsi, soprattutto in ambienti non proprio metropolitani - come anche Gavios ha sottolineato - non sempre può rappresentare un passo semplice e soprattutto dato il contesto da cui veniva trovo naturale ci sia un po' di ritrosia. Anche perché in questa faccenda esistono anche gli altri con la loro sensibilità assente: uno può anche avere dei sospetti, ma o chiede o si fa discretamente i cacchi suoi, non si mette a parlare alle spalle stronzeggiando. Francamente di fronte a 'sta gente non mi ci spreco neanche ad aprirmi più di tanto, e mi viene quasi da pensare che Gavios non si sia aperto perché ha subodorato qualcosa che non lo ha spinto a farlo, anche al di là della sua riservatezza.

Quindi Gavios fregatene altamente di loro, e qui mi ricollego anche a chi dice che all'università il 90% dei rapporti che s'instaura resta superficiale e anche se avessi avuto tutto sommato buoni rapporti avresti avuto un'alta probabilità di perdere comunque la loro amicizia (o presunta tale).

Edited by Fred
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Perché è fin troppo facile dire che gli amici ci abbandonano perché siamo buoni, non otteniamo niente nella vita perché il mondo è cattivo, non troviamo l'amore perché le persone pensano tutte a una cosa soltanto: sono tutte stronzate dietro cui ci nascondiamo per non guardare un minimo a noi stessi - ed è qui che mi sale l'istinto genocida.

Aspetta. Io quando scrivo che sono una persona troppo buona non lo faccio per vittimismo per dire "oddio, sono una persona dal cuore d'oro, il mondo mi va contro, tutti contro di me oddio" ma nemmeno "perdono tutti quanti, faccio bene fratelli, sono un santo".

Ho sbagliato ad utilizzare la parola "buono". Avrei dovuto/voluto semplicemente scrivere "Magari a loro non gliene frega davvero niente del rapporto che c'è stato, ma spero comunque che MAGARI ci sia una possibilità per riavvicinarsi".

Volevo solo intendere questo: è sparito quel "poco" di rapporto che (evidentemente) c'era, eppure mi sarebbe piaciuto poter riallacciare i rapporti, tutto qui. Questo era il "buono" che intendevo, che comunque al di la di tutto comunque potessero mostrare un minimo di interesse per una persona che, anche se frequentata per pochi mesi, comunque non era "quello che salutavi solo a lezione" (eravamo quasi sempre insieme, dentro e fuori la facoltà).

Sarà pure una bontà troppo autoreferenziale, sarà che ho visto chissà quali amicizie e che la gente sicuramente ha altro da fare rispetto a dovermi pensare... ma in fin dei conti restano soltanto persone di passaggio. Avevo bisogno di questa dose di realismo  :nyam:

 

P.S: Quando dico che ho scritto il post a merda intendo questo, la prossima volta se mai avrò bisogno di scrivere qualcosa starò più attento  :uhsi:

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ma spero comunque che MAGARI ci sia una possibilità per riavvicinarsi

 

Senti perdonami la durezza con cui sto per rivolgermi alla questione, ma il nucleo fondamentale del tuo discorso che lascia tutti perplessi è che tu sei un dannato omosessuale che si ostina a "volersi riavvicinare amorevolmente" ad un branco di dannatissimi straccioni omofobi.

 

Lo hai capito questo? Hai capito che è assurdo? Perché lo fai?

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davydenkovic90
anche se frequentata per pochi mesi, comunque non era "quello che salutavi solo a lezione" (eravamo quasi sempre insieme, dentro e fuori la facoltà). Sarà pure una bontà troppo autoreferenziale, sarà che ho visto chissà quali amicizie e che la gente sicuramente ha altro da fare rispetto a dovermi pensare... ma in fin dei conti restano soltanto persone di passaggio. Avevo bisogno di questa dose di realismo

Come ti ho detto, all'università è tipico: ci sono tanti tempi morti e tante occasioni di svago in più rispetto al liceo per cui è molto facile che fra compagni di corso o fra coinquilini ci si frequenti anche al di fuori della facoltà e delle situazioni "obbligate", ma non si tratta comunque di amicizie. Hai avuto un'aspettativa, hai creduto di poter creare un'amicizia con queste persone ma non è successo: finita la facoltà è finito anche l'interesse da parte loro a cercarti e includerti nelle loro vicende.

Quando dici "ha altro da fare rispetto a dovermi pensare", be', è anche tu avrai altro a cui pensare d'ora in poi. Altra facoltà, altre frequentazioni, magari un po' più gay-friendly... questo è quello a cui dovresti aspirare. Non al primo gruppetto di infantili omofobi raccattati, triste residuo del classico quadretto liceale in cui il frocio è additato e gli etero tamarri spadroneggiano con le loro feste in discoteca dei 18 anni, le loro squadrette di calcio di provincia, i loro tre metri sopra il cielo e tutte le altre situazioni deprimenti nelle quali abbiamo tutti dovuto fare, nostro malgrado, da comparse per anni e anni. 

Edited by davydenkovic90
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Senti perdonami la durezza con cui sto per rivolgermi alla questione, ma il nucleo fondamentale del tuo discorso che lascia tutti perplessi è che tu sei un dannato omosessuale che si ostina a "volersi riavvicinare amorevolmente" ad un branco di dannatissimi straccioni omofobi.

 

Lo hai capito questo? Hai capito che è assurdo? Perché lo fai?

Credevo che in fondo potessero cambiare idea a riguardo, non che io sia una persona così tanto potente e magnifica da trasformare la mente di tutti quanti...

Ho peccato di eccessivo eroismo forse

Edited by Gavios
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Secondo me il fatto che non si sia confidato sulla sua omosessualità non è grave, ad alcune persone serve più tempo e fiducia consolidata per aprirsi, non c'è niente di male. La mia domanda è: dici che quando ti sei ritirato nessuno ti ha cercato, ma tu hai provato a cercare loro? Non devi aspettarti che siano sempre gli altri a muoversi verso di te... o meglio, puoi anche farlo, ma andrai incontro a delusioni e infelicità certa. Perchè doveva essere loro compito cercarti?

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