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privateuniverse

penso che negli ultimi anni la comunità gay (ma non solo) avrebbe dovuto appoggiare maggiormente il partito radicale

 

Premesso che non credo in Italia esista una vera "comunità gay", direi che in certe occasioni i gay hanno appoggiato i radicali, eccome.

 

Mi ricordo che, alle europee del 1999, l'apogeo elettorale dei radicali con il grande successo elettorale della Lista Bonino, circolò un sondaggio, non so quanto attendibile, secondo il quale la Lista Bonino era stata, credo, con circa il 23 per cento (cito a memoria) il partito più votato dai gay italiani.

 

Io fui tra costoro.

 

non c'è bisogno di aver mai votato uno stronzo narcisista come pannella per apprezzare quello che ha fatto(insieme alla Bonino ed ad altre persone).

 

I Radicali sono stati anche il partito dei voltafaccia, capaci di produrre gente come Capezzone e di allearsi con chiunque. 

Sono riusciti a farsi apprezzare dalle gerarchie vaticane che hanno riconosciuto loro lo status particolare di "nobile avversario" (qualsiasi cosa significhi, non necessariamente sentitamente creduta). E onestamente Pannella ha abusato degli scioperi della fame e altri mezzi eclatanti per poter risultare credibile negli ultimi decenni.

 

Condivido, ma non sono sicuro che i radicali fossero "apprezzati dalle gerarchie vaticane".

 

Tuttavia, è un giudizio troppo riduttivo, probabilmente dovuto al fatto che io ricordo anche il Pannella, e il PR, dei tardi anni 1970 e degli anni 1980, mentre tu, per motivi anagrafici, credo di no.

 

Faccio - sommessamente - notare che ad oggi

le uniche affermazioni significative le abbiamo ottenute

negli ultimi anni, grazie a Certi Diritti e Rete Lenford

 

Non che fossero creature dirette di Pannella, ma Radicali sì

 

[ la cosa grave - semmai - è che lo ignorate... ]

 

E' un giudizio vero ma anche discutibile.

 

I successi ottenuti sul piano giuridico ci sono stati, ma sono stati parziali.

 

Se, poi, questi sono gli unici veri successi ottenuti il motivo è anche che, sul piano politico, i fallimenti sono stati brucianti (e io annovero la recente legge sulle unioni civili tra questi, anche se, mancando dal forum da molto tempo, non ho seguito la discussione sull'argomento).

 

I fallimenti politici derivano dal fatto che le istanze delle libertà civili e della laicità dello stato non sono più rappresentate politicamente, se non, in misura molto minoritaria, da alcuni partiti a sinistra del PD (Sinistra Italiana, Possibile).

 

Nella distruzione della rappresentanza politica dell'area laica, e nell'irrilevanza di quest'ultima nella sinistra, Pannella ha, purtroppo, giocato un ruolo importante, con le sue acrobazie, i suoi opportunismi, con l'ostinato rifiuto di stringere vere alleanze con partiti affini che avrebbero potuto dare origine a partiti organizzati ma sui quali egli non avrebbe potuto esercitare il controllo, con la scelta di distruggere il Partito Radicale (interessanti in proposito le affermazioni di Giovanni Negri ieri alla 7).

 

Da questo punto di vista, a parte la scelta quanto meno discutibile di allearsi con Berlusconi, Lega Nord e CCD nel 1994 (e, in seguito, non di rado con la destra tutta intera), bisogna ricordare anche il fatto che il successo elettorale della Lista Bonino alle europee del 1999 fu dilapidato in breve tempo e il disastro della Rosa nel Pugno subito dopo le elezioni politiche del 2006.

 

Mi dispiace, ha dato un contributo importante alla politica italiana, per di più guidando un piccolo partito. 

 

C'è da distinguere il Pannella giovane da quello vecchio, il primo ha portato avanti battaglie importantissime in un periodo storico estremamente difficile (fondò il PR nel 1956) dove la chiesa in Italia era una potenza che in Europa era seconda solo alla Spagna di Franco, il secondo iniziò a fare accordi politici con chiunque in cambio di qualche posto (passò dal PDS alla neonata Forza Italia e poi si legò per filo e per segno a Prodi come niente fosse) e battaglie come quella sull'amnistia ben poco condivise dalla popolazione.

 

Una sintesi concisa ma condivisibile.

Hinzelmann

 

 

I successi ottenuti sul piano giuridico ci sono stati, ma sono stati parziali.

 

Premesso che come noto, non essendo l'Italia un paese di common law

in cui i precedenti giurisprudenziali costituiscono principio di diritto etc

 

Che quindi ci sono dei limiti e delle lentezze che discendono dalle caratteristiche

del nostro ordinamento giuridico

 

E' indiscutibile il fatto che la recente giurisprudenza sta legittimando l'adozione gay

certo non è il riconoscimento generale e politico della omogenitorialità ma è già più

di quanto il Parlamento Italiano sia disposto a concedere.

 

Poi ovviamente le Sentenze le scrivono i Magistrati, non le associazioni che introducono

e/o patrocinano le azioni legali. E la magistratura italiana come noto è anche composta da

diverse anime politiche ( oltreché espressione di nomine politiche )

 

Sullo specifico della questione omosessuale i Radicali sono stati decisivi, o comunque entrano

di diritto al primo posto in un libro di storia LGBT italiano anche e soprattutto nel periodo storico

più recente ( 2000-2015 )

 

 

Sullo specifico della questione omosessuale i Radicali sono stati decisivi, o comunque entrano di diritto al primo posto in un libro di storia LGBT italiano anche e soprattutto nel periodo storico più recente ( 2000-2015 )

beh, ma anche all'epoca di Pezzana e del FUORI è stato l'unico che gli ha dato ascolto.

Io anticiperei sto periodo storico fin dagli anni 70 (quando ai komunsitoni facevamo schifo, vi ricordo..)

Hinzelmann

Sì il punto è però che su questa specifica questione, la distinzione

fra passato ( buono ) e presente ( non buono ) non regge

 

Questo è quello che intendevo dire

 

Al di là del fatto che è discutibile, anche su altre questioni. Nel senso

che io ad esempio ho condiviso la battaglia antiproibizionista, la questione

del fine vita, il ricorso alle tecniche di procreazione assistita e la libertà di

ricerca scientifica ( cioè tutta una serie di iniziative politiche più recenti )

 

Posso comprendere però che chi è proibizionista, contrario all'eutanasia, contrario

alla GPA, all'amnistia etc. voglia distinguere un prima, rispetto ad un dopo.

 

Ma al di là di questo, sullo specifico omosessuale, non è proprio possibile

privateuniverse

Premesso che come noto, non essendo l'Italia un paese di common law

in cui i precedenti giurisprudenziali costituiscono principio di diritto etc

 

Che quindi ci sono dei limiti e delle lentezze che discendono dalle caratteristiche

del nostro ordinamento giuridico

 

E' indiscutibile il fatto che la recente giurisprudenza sta legittimando l'adozione gay

certo non è il riconoscimento generale e politico della omogenitorialità ma è già più

di quanto il Parlamento Italiano sia disposto a concedere.

 

Quando però, alcuni anni fa, si arrivò alla corte costituzionale con un ricorso sull'equiparazione delle coppie dello stesso sesso alle famiglie (non ricordo bene il caso, vado a memoria, potrei essere inesatto), la corte disse che quest'equiparazione non sussisteva in mancanza di un intervento legislativo.

 

Con questo voglio dire che la strada del riconoscimento dei diritti per via giudiziaria può funzionare, ha funzionato e funzionerà in certi casi (mi aspetto, per esempio, che buona parte dei limiti fissati dalla recente legge in materia di adozione del configlio sarà fatta a pezzi dalle sentenze, com'è accaduto per la legge sulla fecondazione assistita) ma che, per il resto, senza leggi approvate in parlamento non si va da nessuna parte.

 

Chi ci si aspetta che le elabori, le presenti, le appoggi e le approvi, queste leggi, in parlamento? Se non ci sono partiti che rappresentano queste istanze, bisogna affidarsi alle convenienze politiche degli altri partiti; e le vicende del DdL Cirinnà, da questo punto di vista, sono emblematiche.

 

Basti pensare al precedente della legge sul divorzio, che fu approvata perché, al di là di qualunque battaglia, nel paese, possa essere stata condotta dai radicali, in parlamento dei partiti laici c'erano e avevano una rappresentanza consistente.

 

Dagli ultimi vent'anni Pannella, con il suo egocentrismo, con il suo narcisismo, con la sua pretesa di incarnare in maniera assoluta le istanze di cui diceva di farsi promotore, sulla possibilità di tornare a dare una reale rappresentanza politica all'Italia laica ci ha messo una bella zeppa; anzi, due: quando, dopo le europee del 1999, fu sprecata la possibilità di dare continuità al successo elettorale della Lista Bonino, e quando, dopo il 2006, i radicali fecero fallire qualsiasi tentativo di dare forma, sotto il profilo politico e organizzativo, alla Rosa nel Pugno (nonostante la Bonino, in particolare, avesse assicurato, in campagna elettorale, che non si trattava solo di un cartello elettorale).

 

Per fortuna a pensarla così non sono solo io: l'altra sera, alla 7, Giovanni Negri ha detto le stesse cose.

Edited by privateuniverse
Hinzelmann

Ma guarda, che Pannella sia criticabile sotto svariati punti di vista

mi pare ovvio e certamente il suo atteggiamento nei confronti del

"suo" partito, è certamente uno dei punti nevralgici di una ipotetica

discussione. La mia idea è che lui non abbia mai inteso farsi veramente

partito, o un partito strutturato, nel vero senso del termine.

 

Limitandosi all'analisi del suo atteggiamento durante la seconda repubblica

( perchè il problema esisteva da prima ) Pannella fu tra i primi sostenitori dell'idea

di un sistema uninominale maggioritario, con la costituzione di un Partito Democratico

Suppongo che lui lo immaginasse come un comitato elettorale all'americana, aperto

alla partecipazione organizzata di una componente radicale, ma con primarie contendibili

etc un luogo cioè in cui il movimentismo radicale avrebbe potuto esprimersi senza diventare

un partito delle "tessere" o strutturato e senza vincoli politici di alleanze o fusioni.

 

Dovremmo parlare però del narcisismo di Giorgio La Malfa o di Boselli o di altri leader di piccoli

o grandi partitini laici, diventati funzionali a dare un seggio o una candidatura al loro segretario

e basta. Caduta la rendita di posizione laica con la dissoluzione della DC, l'area laica avrebbe

dovuto ridefinirsi sulla base di una identità politica forte ed autonoma ed invece si dissolse

insieme ad essa. D'altronde che senso ha un PRI ( al modo della prima repubblica ) quando tutti

sono atlantici, o un PLI quando tutti sono genericamente liberisti, o un PSDI quando nessuno è più

rivoluzionario etc

 

Il problema è di più vasta portata, è culturale: o tu nel 2016 sei liberale sostenendo che ognuno ha il diritto,

essendo il sistema previdenziale contributivo, di andare in pensione quando vuole senza dipendere

dall'INPS, oppure sei indistinguibile dalla tecnocrazia PD-PDL delle varie riforme governative

A diverso titolo si potrebbe parlare della cd diaspora socialista, o della crisi della socialdemocrazia

 

La bandiera laica è rimasta in mano a Pannella, anche per colpa e limiti di altri.

Certo a Pannella non mancò a differenza di altri -almeno- la visione politica

 

Comunque vedremo se i Radicali, ad esempio guidati dalla Bonino o comunque non condizionati

più da Pannella, faranno meglio di quanto non fecero con "l'ipoteca Pannella"

Dall'ultimo congresso in cui è diventato segretario Magi, uomo inviso a Pannella, è in atto tra i Radicali un po' una resa dei conti... ci sono due fazioni, la prima riconducibile a Bernardini, D'Elia, Turco (la quale, da quanto ho capito è quella che è in possesso dei simboli di tutte le liste radicali ed è espressione sopratutto del partito radicale transnazionale) fedele all'ideologia pannelliana del "diritto umano alla conoscenza", della "transizione allo stato di diritto", etc., la quale mi sembra poco o quasi nulla interessata a candidarsi o a partecipare alle elezioni politiche. E poi c'è quella invece riconducibile a Cappato e alla Bonino (ma anche ad altri esponenti storici come Spadaccia e Mellini), che invece ritiene che per fare politica sia necessario partecipare alle competizioni elettorali. Questa differenza di impostazione si è vista molto anche al funerale di Pannella, dove Bonino e Cappato invitavano gli astanti a votare i radicali ("Amateci di meno, votateci di più"), mentre Bernardini e D'Elia avevano toni più da amarcord e invitavano più all'iscrizione al Partito Radicale Transnazionale. Poi, pare ci sia anche una questione di soldi. La sede del partito è sotto ipoteca e i seguaci "giovani" della Bonino avrebbero chiesto ai pannelliani di gestire la cassaforte, trovandosi però davanti ad un muro...
Bernardini peraltro ha rilasciato un'intervista al Corriere in cui praticamente rinfaccia alla Bonino di essersene fregata della condizione di Pannella e che avrà dei rimorsi a vita... Insomma, non escludo che a breve possano volare stracci.

Edited by Orfeo87

 

 

non escludo che a breve possano volare stracci

tra i radicali da sempre volano stracci cmq, e non solo per i soldi:

sono cronicamente con le casse vuote, ma non perchè qualcuno si sia fregato il malloppo: è che hanno sempre avuto una gestione un po' in tutto parecchio anarcoide.. si lanciano in millantamila battaglie liberali, libertarie, per i diritti eccetera senza stare a vedere MAI di quali risorse dispongano per affrontarle

Hinzelmann

La frattura in senso lato c'è sempre stata, da parte di coloro

che pretendevano da Pannella una comportamento "da politico"

non so però se possa - in senso proprio - ridursi a mero fattore

narcisistico, cioè caratteriale, la sua volontà di non diventare un

soggetto del sistema politico.

 

Certo è che, finchè c'era Pannella era difficile che le varie personalità

che contingentemente tentavano di spingerlo o costringerlo alla logica

partitica, potessero prevalere. Ora può essere si imponga una linea più

"realista" ( un peso l'avrà anche la soglia di sbarramento essendo un

partito che al massimo è riuscito ad oltrepassare il 3% )

 

Però - ripeto - l'elenco di partiti laici morti per eccesso di realismo è lungo

( PRI - PLI - PSDI - PSI ) e non si può restringere l'analisi solo ai Radicali

privateuniverse

Ma guarda, che Pannella sia criticabile sotto svariati punti di vista

mi pare ovvio e certamente il suo atteggiamento nei confronti del

"suo" partito, è certamente uno dei punti nevralgici di una ipotetica

discussione. La mia idea è che lui non abbia mai inteso farsi veramente

partito, o un partito strutturato, nel vero senso del termine.

 

Limitandosi all'analisi del suo atteggiamento durante la seconda repubblica

( perchè il problema esisteva da prima ) Pannella fu tra i primi sostenitori dell'idea

di un sistema uninominale maggioritario, con la costituzione di un Partito Democratico

Suppongo che lui lo immaginasse come un comitato elettorale all'americana, aperto

alla partecipazione organizzata di una componente radicale, ma con primarie contendibili

etc un luogo cioè in cui il movimentismo radicale avrebbe potuto esprimersi senza diventare

un partito delle "tessere" o strutturato e senza vincoli politici di alleanze o fusioni.

 

Dovremmo parlare però del narcisismo di Giorgio La Malfa o di Boselli o di altri leader di piccoli

o grandi partitini laici, diventati funzionali a dare un seggio o una candidatura al loro segretario

e basta. Caduta la rendita di posizione laica con la dissoluzione della DC, l'area laica avrebbe

dovuto ridefinirsi sulla base di una identità politica forte ed autonoma ed invece si dissolse

insieme ad essa. D'altronde che senso ha un PRI ( al modo della prima repubblica ) quando tutti

sono atlantici, o un PLI quando tutti sono genericamente liberisti, o un PSDI quando nessuno è più

rivoluzionario etc

 

Il problema è di più vasta portata, è culturale: o tu nel 2016 sei liberale sostenendo che ognuno ha il diritto,

essendo il sistema previdenziale contributivo, di andare in pensione quando vuole senza dipendere

dall'INPS, oppure sei indistinguibile dalla tecnocrazia PD-PDL delle varie riforme governative

A diverso titolo si potrebbe parlare della cd diaspora socialista, o della crisi della socialdemocrazia

 

La bandiera laica è rimasta in mano a Pannella, anche per colpa e limiti di altri.

Certo a Pannella non mancò a differenza di altri -almeno- la visione politica

 

Comunque vedremo se i Radicali, ad esempio guidati dalla Bonino o comunque non condizionati

più da Pannella, faranno meglio di quanto non fecero con "l'ipoteca Pannella"

 

Completamente d'accordo sui primi due punti. Aggiungerei che ora lo vediamo cosa significa la politica fatta dai comitati elettorali, e quanto fosse intrinsecamente limitata, e limitante, la visione, tutto sommato notabilare, della politica che aveva Pannella.

 

Su quanto affermi nel terzo capoverso: certo, Pannella non è stato l'unico responsabile. L'inconsistenza di un Boselli e gli opportunismi di un Giorgio La Malfa hanno avuto le loro responsabilità. Infatti io ho parlato di zeppe che ha messo Pannella, non l'ho additato come l'unico colpevole (e, comunque, in questo caso bisogna anche parlare della corresponsabilità della Bonino, perché c'è stata una divisione dei compiti fra loro due: la Bonino ha lasciato a Pannella le scelte politiche strategiche in cambio del fatto che Pannella, quando doveva proporre qualcuno per un incarico politico di peso, suggeriva la Bonino).

 

Pannella, però, ha una responsabilità politica specifica, perché i radicali sono l'unico partito del ceppo laico che non fu travolto da Tangentopoli, perché non era compromesso con il sistema politico della prima repubblica, e l'unico che, anche dopo il 1992, ha ottenuto successi elettorali significativi.

 

Non avremmo avuto repliche del PSI, del PRI o del PLI (il PSDI era da tempo un mero cartello clientelare). Non avrebbe neanche avuto senso, in uno scenario in cui erano cambiate le coordinate del quadrante politico, come fai notare tu; ma avremmo avuto, forse, una sinistra e una destra diverse da quelle che abbiamo ora, e che sono dominate dalle culture, e dal personale politico, postfascista, postdemocristiano e postcomunista (con la recente eccezione dell'M5S).

 

Ti suggerirei l'intervento di Giovanni Negri a "Bersaglio Mobile" venerdì scorso. Non è lungo e riassume quel che ho sempre pensato.

 

Certo, sarà interessante vedere cosa succederà adesso; ma dubito che i radicali abbiano ancora un autonomo spazio politico significativo (e con questo mi riallaccio anche a quanto scrive @Orfeo87).

 

Io, comunque, di sicuro non li seguirò più: a parte che detesto anche quell'arpia della Bonino (approfittare del funerale di Pannella per chiedere il voto ai radicali è l'ennesimo esempio in questo senso), io ormai non ho più fiducia nei "laici" e le mie posizioni politiche sono cambiate, da allora.

Edited by privateuniverse
Hinzelmann

 

 

i radicali sono l'unico partito del ceppo laico che non fu travolto da Tangentopoli, perché non era compromesso con il sistema politico della prima repubblica, e l'unico che, anche dopo il 1992, ha ottenuto successi elettorali significativi.

 

In un ipotetico libro di storia politica degli anni '90, però si dovrà spiegare

meglio come la presenza cattolica sia sopravvissuta alla scomparsa della

DC riuscendo a riorganizzarsi in forme che hanno consentito al cattolicesimo

politico di ottenere rappresentanza, forza e tutele. E come ciò non sia riuscito

all'area laica.

 

Manca cioè qualcosa sia su un piano generale, che secondo me non si spiega

solo con tangentopoli

 

Nell'analisi di Giovanni Negri, nelle cui parole riecheggia troppo ( per me ) un gergo

Craxiano, l'idea cioè che i Radicali sarebbero stati "buoni" quando sono riusciti a

"modernizzare" il paese e avrebbero dovuto ereditare il ruolo di "modernizzatori"

del paese ( senza ovviamente la corruzione del PSI) riemerge una visione debole e

maggioritaria di laicità.

 

E' l'idea di Craxi, di laicità

 

Come gay, non posso non ricordare il monito di Pasolini sui limiti di una azione referendaria

che riguardava una maggioranza ed invece le tante azioni che i Radicali hanno continuato

anche negli anni '90 e duemila nelle loro varie forme associative a favore di minoranze ( Luca

Coscioni, Welby, Amnistia, Certi Diritti etc ) Questa parte dell'azione politica radicale forse mi

convince di più rispetto al partito transnazionale.

In un ipotetico libro di storia politica degli anni '90, però si dovrà spiegare meglio come la presenza cattolica sia sopravvissuta alla scomparsa della DC riuscendo a riorganizzarsi in forme che hanno consentito al cattolicesimo politico di ottenere rappresentanza, forza e tutele

gli effetti del lavoraccio da lobbista che ha fatto Ruini (infestando di leccapreti qsi partito nato, nascente o nascituro che fosse; Rifondazione Comunista compresa...) temo che ce li trascineremo dietro fin troppo a lungo..

Edited by freedog
Hinzelmann

 

 

Manca cioè qualcosa sia su un piano generale, che secondo me non si spiega solo con tangentopoli

 

Qui manca un pezzo di frase...Lol

Solo che non mi ricordo cosa volevo dire XD

 

@freedog Ruini ed i Cattolici si sono mossi benissimo, non ci piove

però il "disastro laico" degli anni '90 secondo me è poco indagato e

spiegato

 

A questo poi seguirà il "disastro della sinistra" negli anni 2000, cioè un

secondo passaggio negativo ( e di impoverimento democratico )

 

Per certi versi sono dei fenomeni "epocali", se pensiamo che l'area

laica rappresentava un 20% e la Sinistra - almeno - un 10%

 

Talché oggi è venuta in voga l'espressione "destrinismo" cioè l'idea

che per vincere e governare serva- essenzialmente - una mescolanza

di idee di destra e di sinistra e tanta astuzia e populismo.

 

Il destrinismo, sarebbe una caratteristica riscontrabile sia in Cameron

sia in Renzi, cioè sia in un ex conservatore, che in un ex...beh Renzi

a stretto rigore, è solo Renzi ( un ex concorrente della ruota della fortuna

forse )

 

Mi piacerebbe sapere cosa ne penserebbe Craxi, se fosse vivo ma pacificato

con se stesso.

  • 8 months later...

non è morto solo Pannella, è morto anche il partito radicale: assistiamo sgomenti alla spartizione delle frattaglie del leader

 

http://www.corriere.it/politica/17_febbraio_10/radicali-rottura-definitiva-f1fc7f96-efd2-11e6-ba75-096146c2df58.shtml

 

la vicenda è complessa e non appassiona neanche gli addetti ai lavori: in sintesi coloro che hanno assunto il controllo della fondazione, che fa capo al Partito Radicale transnazionale e a cui sono intestati tutti i beni, compresa la sede di Torre Argentina a Roma e la quota di maggioranza di Radio Radicale, hanno deciso di sfrattare i radicali italiani e alcune associazioni storiche, che hanno da sempre il loro referente politico in Emma Bonino, e di epurare la loro presenza su radio radicale

in qualità di rappresentanti della pura razza pannelliana, si ritengono gli unici interpreti del verbo ed ambiscono ad arrivare a 3000 iscritti entro il 2017

c'è da chiedersi chi possa sentirsi affascinato dalla leadership di Angioli Bernardini o Turco al punto da iscriversi a un partito la cui unica azione sembra quella di voler imbalsamare e incensare la salma di Pannella, cantando sulla radio incessanti novene sui temi cari al caro leader, interpretati alla perfezione secondo le modalità apprese in tanti anni di militanza, ma recitati senza alcuna creatività e intelligenza politica

nascondersi dietro l'intransigente osservanza della lettera del lascito politico sembra il modo migliore per tradirne la sostanza: senza Bonino, Cappato o Magi il partito radicale transnazionale è destinato a scomparire definitivamente dalla presenza nelle istituzioni

diventerà un club di nostalgici senza alcun seguito, e la radio, se verranno meno un paio di collaborazioni storiche, in particolare quella di Massimo Bordin, è destinata all'irrilevanza mediatica

il requiem se lo suonano in radio tutti i giorni da anni, sembra che abbiano infine deciso di dargli sostanza

una prece

pessimo epilogo e situazione molto squallida;

di solito ste liti succedono per questioni di soldi,

ma lì non c'è una lira, il che rende tutto ancora più surreale,

chè sto casino s'è creato soprattutto perchè Emma sta da decenni sul q alle vestali pannelliane.

 

sentimento tra l'altro profondamente ricambiato, senza che nessuno faccia niente per nasconderlo

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