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sabato 11 giugno - Roma Pride 2016


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LocoEmotivo

Punto numero 1: rientro ora dal Pride. Perché, ovviamente, oltre al Pride deve esserci anche un post-Pride. Anche se lo festeggiate solo in quattro, anche se solo per una pizza sgamuffa.

 

Punto numero 2: quelle che seguono non sono le mie opinioni ma la pura, esatta e scientifica verità. Chi dice diversamente è in malafede, e non si accettano repliche in merito.

 

Punto numero 3: chiunque vi dica che il Pride è una carnevalata, è una schifezza, è un'esibizione, è una cosa vergognosa, è un "ma che bisogno c'è di andare in giro nudi" e cose del genere, al prossimo Pride viene con me. E vediamo se ha il coraggio di ripetere di nuovo queste puttanate da quattro soldi quando vede la realtà con i suoi occhi.

 

Punto numero 4: la gente. Perché tu magari ti fermi un attimo a via Labicana e c'è un mare di gente attorno a te, guardi di fronte e c'è un mare di gente davanti, ti giri dietro e c'è un mare di gente alle tue spalle. Una marea continua, un flusso enorme di attivisti, coppie, sfrante, palestrati, tizi pelati, frocie perse, ragazzini (intesi come minorenni già con una coscienza di genere), genitori con prole, ragazzi, ragazze, vecchie lesbiche bruttissime, panzoni orribili, truccatissimi, ignudi o quasi, pantaloncini, vestitini in pelle, zizze di fuori, cartelli, cartelloni, striscioni, sbarbatelli, barboni, hipster, checche isteriche, daddy, scopabili e non scopabili. Una cosa impressionante.

 

Punto numero 5: la musica. Perché ti accodi al carro CGIL che è l'unico che non spara merda tunz-tunz e ti ritrovi a cantare a squarciagola Alghero di Giuni Russo come non esistesse un domani. Perché "mia madre non lo deve sapere, non lo deve sapere, non lo deve sapere!" (anche se la mia lo sa, ma è il principio che conta).

 

Punto numero 6: l'AGEDO. Perché il carro triste e solingo di quei quattro gatti è quello che non può non commuoverti, se guardi le loro facce felici e se ti chiedi quanto gli è costato conquistare quella felicità. Gente che lotta perché siano riconosciuti i diritti degli altri, non di loro stessi. Cioè, mica ciufoli.

 

Punto numero 7: i Pride vanno vissuti. C'è un Pride? Vacci. Inventati quello che cazzo ti pare, ma vacci. Esisti tu, esistono gli altri come te: fai parte di una comunità, di un gruppo: non è questo che ti deve rendere orgoglioso, è ovvio, però può aiutarti.

 

Punto numero 8: mi sento come la signorina Silvani quando esce dalla camera da letto con i capelli tutti dritti e dice (riferendosi a Fantozzi) "Che me sò persa pe' trent'anni!". E' stato il mio primo Pride e vorrei tanto fosse stato il secondo, il terzo. Almeno, il quinto.

 

Punto numero 9: è una carnevalata. Semel in anno licet insanire, come diciamo noi che ce la tiriamo un po', ed è giusto che il Pride sia un carnevale: con i suoi stessi eccessi, dai trucchi ai vestiti alle maschere, e con lo stesso piacere di un giorno volutamente straordinario per gente sessualmente straordinaria.

 

Punto numero 10: ricomincia dal punto numero 1.

Edited by LocoEmotivo
LocoEmotivo

Com'è andata? Vi siete baciati?

Ci hanno provato.

Mi hanno fermato le ragazze che stavano dietro a questo progetto e mi hanno chiesto di baciare uno di questi quattro malcapitati che si trovavano in mia compagnia.

Ovviamente le ho mandate a cagare e sono tornato a ballare Donatella Rettore.

 

 

E' stato il mio primo Pride e vorrei tanto fosse stato il secondo, il terzo. Almeno, il quinto
  1. guardate allo specchio
  2. sputate a un occhio

quanto cazzo di tempo è che te sto a dì "vieni e vedi di persona pesonalmente", capocciò?

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