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Secondo voi è possibile che un omosessuale abbia comportamenti omofobi?  Una delle definizioni di omofobia: " timore ossessivo di scoprirsi omosessuale o avversione nei confronti degli omosessuali", quindi purtroppo a questo mondo ci sono anche omosessuali che possono essere omofobi, anzi sopratutto moltissimi omosessuali nascosti che non accettano loro stessi e non saprai mai che lo sono, sono i più contrari agli occhi di tutti all' omosessualità. C'è chi dice invece che questo non sia un caso di omofobia. Voi che ne pensate? condividete le vostre opinioni

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https://www.gay-forum.it/topic/33001-un-gay-pu%C3%B2-essere-omofobo/
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Dubito che una persona possa avere un timore ossessivo di scoprire cosa già sa... sull'avversione invece è possibile, e immagino derivi da un odio o non accettazione del proprio orientamento sessuale.

Invece non penso che chi vive velatamente - gli omosessuali nascosti come dici - sia necessariamente omofobo o avverso ad altri omosessuali: il CO è una scelta volontaria, ma non obbligatoria, .

Assolutamente si. Perchè spesso l'ambiente sociale e l'educazione in versione omofoba, formano la mente prima o in modo talmente forte e quest'avversione copre o può ampiamente coprire la propria capacità di capirsi come omosessuali. D'altronde non è per niente un fatto raro che ciò accada in ambienti fortemente negativi per l'omosessualità, mentre dove il rispetto dilaga, questo fenomeno ha molto meno senso di esistere.

Una delle definizioni di omofobia: " timore ossessivo di scoprirsi omosessuale

 

Be', se un omosessuale vivesse in Arabia Saudita od in paesi simili, direi che tale timore sarebbe più che giustificato, dato che una tale scoperta potrebbe aprire la strada al patibolo od a gravi pene......

 

 

Per il resto, se un omosessuale segue un'ideologia, di solito ma non necessariamente religiosa, omofoba, è chiaro che odierà sé stesso ed i suoi impulsi omoerotici, tentando di frenarli o di scacciarli:

quindi potrebbe propriamente essere definito omofobo per questo.

Edited by Mario1944

Dubito che una persona possa avere un timore ossessivo di scoprire cosa già sa... sull'avversione invece è possibile, e immagino derivi da un odio o non accettazione del proprio orientamento sessuale.

Invece non penso che chi vive velatamente - gli omosessuali nascosti come dici - sia necessariamente omofobo o avverso ad altri omosessuali: il CO è una scelta volontaria, ma non obbligatoria, .

si certo ognuno è libero di fare come si sente, non necessariamente un gay represso deve essere ostile a gay, era solo un esempio di un caso che può portare un omosessuale ad avere comportamenti omofobi :)

La correlazione tra omofobia ed omosessualità repressa è evidente e comprovata, ed è alla base dei comportamenti potenzialmente violenti e distruttivi nei confronti di coloro che rappresentano per l'omofobo ciò che egli reprime.

 

Mi hai incuriosito. Per caso esistono articoli scientifici / papers che esaminano la questione ?

 

 

tagliate fuori la discriminazione il pregiudizio l'omonegatività etc.

Sì esatto non è che uno è omofobico così giusto perché nell'intimo della sua vita psicologica ha i segni di genitori assenti e distanti o di un'infanzia senza giocattoli, il problema è mostruosamente e massivamente sociale.

Gli articoli postati da Laen non fanno né l'una né l'altra cosa. Evidenziano, in alcuni individui del campione, una discrepanza effettiva tra ciò che dicono (di essere) e ciò che sono. Ma non è che riconducano l'essere omofobi con una condizione psichica innata.

 

Nell'articolo di IbTimes si fa riferimento ai genitori, giustamente come possibili ''trasmettitori'' dell'omofobia (che è ovviamente un processo culturale*), e mi pare condivisibile ritenere essi un po' come i ''rappresentanti'' dei valori di una comunità-società e da cui l'individuo - almeno finché non prenderà scelte autonome in merito (e potrebbe non farlo per tutta la vita, s'intende) - trae molti schemi di pensiero, repulsioni, gusti, ecc. E' poiché ogni famiglia non è un'isola ma è inserita in uno specifico tessuto sociale, chiaro che - a livelli più alti - l'omofobia è un problema sociale di una data società (o almeno strato della società).

 

* Processo culturale che, nel singolo individuo, può innestarsi in una specifica personalità, anche geneticamente determinata, in parte, e dall'altra formata dall'esperienza di vita personale.

Edited by Layer

Certo, si tratta dell'azione congiunta di una serie di fattori che, combinati, generano quanto di cui sopra. Gli articoli evidenziano il comportamento, non la causa.

Ho riportato anche l'articolo di ibtimes perché parzialmente pertinente al discorso. 

 

La componente psicopatologica repressiva - e quindi non innata - è seconda ad altre problematiche - sociali, culturali, quellochevuoi - che la alterano, ovviamente, ed è questo processo che genera i comportamenti incriminati.

Edited by Laen
i gay che non si accettano come tali e allora odiano tutti gli omosessuali

 

La fobia però, propriamente, è diversa dall'odio, come indica il significato originario del termine che, a differenza di misos, odio, richiama la fuga da ciò che fa paura: phobos, appunto.

Edited by Mario1944

Ciò che fuggiamo è anche ciò non possiamo ottenere perché ci spaventa.

Da qui il sentimento di odio verso qualcosa che vorremo avere, ma non ci appartiene.

 

L'omofobo ragiona così

"Ti odio perché non ti posso amare".

Oppure amo te -> odio me -> odio te.

La paura e la fuga conseguente può essere anche causata da un pericolo reale o congetturale:

così l'aracnofobia ha un senso razionale in regioni dove vivano ragni velenosi, assai meno, anzi non ne ha nessuno nelle nostre (mie almeno....) latitudini..

 

Certo la paura può portare all'odio:

ho paura dei ragni e quindi uccido tutti i ragni che incontro e mi batto per lo sterminio di tutti i ragni viventi

D'altronde l'odio spesso implica paura:

odio gli Ebrei e quindi ho paura che mi facciano male ricambiando il mio odio oppure semplicemente difendendosi dal mio odio.

 

Tuttavia odio e paura sono cose diverse

Nella maggior parte dei casi però l'omofobia è un odio proiettivo, mario1994 :

odio me come ''potenziale omosessuale'' od odio me come ''omosessuale'', mi reprimo e cerco di reprimere anche l'altro.

 

Se gli omofobi non sono omosessuali, tuttavia sono almeno persone che hanno paura di esserLo o di poterlo diventare. 

 

E' un ragionamento che faccio spesso.

Come fa una cosa che consideriamo lontana a spaventarci? L'omosessualità spaventa chi la sente vicina. 
Un etero non può sentire ''vicino'' l'omosessuale, lo sente come estraneo e prova indifferenza per due uomini che si baciano.

 

L'odio subentra quando la sua identità rischia di frantumarsi, proprio perché è un 'identità ''fragile'' e solo apparentemente eterosessuale.

La fuga è necessaria, ma l'oggetto da cui fuggiamo è anche fonte di dolore, ci costringe alla sofferenza e alla paura, dunque , infine, all'odio. 

 

 

Nella maggior parte dei casi però l'omofobia è un odio proiettivo, mario1994 : odio me come ''potenziale omosessuale'' od odio me come ''omosessuale'', mi reprimo e cerco di reprimere anche l'altro.

 

Che ci siano casi tali non discuto, che siano la maggioranza ho parecchi dubbi:

in genere aderiamo ad una morale secolare o addirittura millenaria senza porci troppe domande sul perché e sul percome e quindi senza odiare (od amare) visceralmente, ma per partito "ereditato".

 

 

 

 

Come fa una cosa che consideriamo lontana a spaventarci? L'omosessualità spaventa chi la sente vicina.

 

Un comportamento considerato turpemente immorale non è considerato lontano, ma anzi, vicinissimo:

se fosse considerato lontano, estraneo, neppure forse sarebbe giudicato turpemente immorale, al più sarebbe considerato a-morale cioè appunto estraneo alla morale.

 

 

 

 

Un etero non può sentire ''vicino'' l'omosessuale, lo sente come estraneo e prova indifferenza per due uomini che si baciano.

 

Anzi!:

un etero omofobo non prova certo indifferenza, com'è attestato ripetutamente;  basti pensare alle dichiarazioni del padre dell'omicida d'Orlando.

Del resto non uccidi né perseguiti chi ti è indifferente.

 

 

 

 

La fuga è necessaria, ma l'oggetto da cui fuggiamo è anche fonte di dolore, ci costringe alla sofferenza e alla paura, dunque , infine, all'odio.

 

Appunto:

altro che lontananza ed indifferenza!

ma è una vicinanza ''psicologica'', non fisica (reale)..quella che avverte l'omofobo...

 

Non si è mai sentito che una banda di delinquenti stuprasse un ragazzo,appena uscito da scuola. 

Sono casi  rari, circoscritti , mentre è molto più possibile e frequente assistere ad un 'eterosessualità violenta.

L'omosessualità ''violenta'' è invisibile, esiste solo nei circoli chiusi ed è un pericolo per gli omosessuali, non per gli eterosessuali.

 

L'omosessualità, sia violenta che non, è molto meno visibile dell'eterosessualità. La probabilità che un uomo approcci un uomo è molto minore di quella che una donna approcci un uomo o un uomo approcci una donna.

Di cosa avere paura?

Di un fenomeno clandestino?

 

E' questo il punto. Come si fa ad avere paura di qualcosa che non esiste?
Me lo chiedo perché penso ad un mio compagno di classe, loretano, che gli omosessuali non li sopporta.

Ma a Loreto, città di bigotti religiosi, famosa proprio per il turismo religioso, di omosessuali non se ne vedono. Come non se ne vedono nemmeno nelle marche.

Da qui l'idea che quella che lui avverte sia una vicinanza legata ad un ''fantasma'' dell'omosessualità. Un fantasma che spaventa perché è interiore, è frutto della propria mente, è proiezione.

Olimpo, il comportamento immorale non è necessariamente un comportamento che paventiamo per gli effetti fisici su di noi:

uno può benissimo paventare l'omosessuale anche se non ha ragione di temerne un'aggressione fisica.

Lo paventa in quanto l'omoerotismo infrange l'ordine morale in cui crede e che è persuaso sia stabilito da un dio o da una natura provvidenziale o comunque cogente.

Quindi è proprio il contrario:

non si paventa un "fantasma" interiore od esteriore, ma si paventa una realtà concreta considerata pericolosa in quanto contraria alla legge divina  naturale.

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